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Autore: Bluesun    03/06/2012    9 recensioni
Vegeta, un orfano nato con una coda e per questo motivo non viene mai adottato e passa la vita a fuggire dalla gente per poi ritrovarsi dentro un orfanotrofio. Però a 17 anni la sua vita cambierà grazie a il suo migliore amico con la sua fidanzata e una ragazza molto speciale......non vi dico altro buona lettura!
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio cadde nella stanza. Tutti gli sguardi erano puntanti sul ragazzo che prima era coraggioso e temerario adesso pareva confuso e disorientato. Continuava a osservare la terra sotto i suoi piedi senza proferire parola mentre gli altri cercavano di capire cosa gli passasse per la testa, ma senza successo. Bulma vedendolo timoroso e preoccupata anche lei per il compagno interruppe quella grande tortura che aveva causato la lettera appena letta:
“Cosa pensi di fare adesso?”
Gli sguardi di Goku e Chichi all’inizio si erano puntati addosso all’azzurra e successivamente sul moro, il quale non si mosse neppure di un millimetro. Passarono altri attimi interminabili di silenzio assoluto, una tortura immaginabile per i tre ragazzi che volevano sapere e comprendere le reazioni del compagno. Alla fine il moro si decise a rispondere catturando completamente l’attenzione degli altri tre:
“Che dovrei fare ora? Cercherò di scoprire più cose su di lui, e scoprirò da che pianeta viene e chi era mia madre. Ho ancora troppi dubbi sulle mie origini e ora finalmente ho l’opportunità di affogarli nella verità. Per prima cosa ci parlerò poi vedremo….”
Goku e Chichi gli regalarono un sorriso, quel ragazzo anche nei momenti più difficili riusciva a uscirne con le più logiche e sensate pensate. Invece Bulma rimase titubante anche se la risposta di Vegeta non era una cattiva idea.
“Ok, ti aiuteremo anche noi. Vogliamo sapere di più su questa faccenda” disse Goku sorridendo all’amico il quale rispose con un cenno del capo e un mezzo sorriso.
“Io non ho capito una cosa…..come mai pensi che Vegeta Senior, cioè tuo padre  sia per forza un alieno?” chiese confusa la povera Chichi.
“Ci sono vari elementi che lo confermano: il primo è “…Adesso sei libero di andare…” e successivamente “…vai a prendere tuo figlio e portalo con te…” sembra che mia madre spinga mio padre a tornare a casa ma sicuramente starà alludendo a una casa troppo lontana e qui sorge dei dubbi, la seconda è la parola “Sayan”. Mia madre ha scritto che in me ha visto subito “ Il Super Sayan che libererà dalle grinfie di Mardok il tuo popolo”. Sayan sicuramente non ha niente a che fare con i terrestri o qualsiasi forma vivente umana. La terza è che mi ha chiamato “meticcio” e “sporco mezzo sangue”, quindi centra qualcosa con due razze completamente diverse. E per ultima cosa non dimenticate che siamo in una navicella o così sembra.”  Disse Vegeta con aria seria stupendo i presenti.
“Wow, sei una persona molto acuta e di nobile ingegno”
Tutti si girarono e si trovarono davanti l’uomo di prima, Vegeta Senior , o meglio, il padre di Vegeta.. Teneva sulla spalla destra due cinghiali sanguinanti e sotto il braccio sinistro un cespuglio di ramoscelli secchi.
“Venite con me” disse risoluto ai ragazzi e successivamente uscì seguito dal gruppo. Uscirono dall’astronave e si postarono lì vicino intorno a dei tronchi dove i ragazzi si sedettero. Vegeta Senior buttò a terra i cinghiali e con i cespugli ci fece un fuoco accendendolo con un lampo uscitogli dalla mano.
“WOW! Ma come fa?” gridò eccitato Goku con i lucciconi agli occhi
“Un semplice e banale Ki-Blast” rispose alzando le spalle l’uomo, che intanto si preparava la sua cena.
“Allora?” chiese Vegeta facendo intendere al padre quello che voleva sapere
“Allora adesso ti racconto. Come ho già detto prima, mi chiamo Vegeta Senior il Re dei Sayan. Devi sapere che i Sayan sono una razza aliena del pianeta Vegeta-sei chiamato così dal mio antenato Vegeta Vargas I il quale sconfisse gli tsufuro, un popolo di gente avida e menefreghista. Infondo noi siamo un tantino peggio ma abbiamo uno spiccato senso della famiglia e della protezione verso i compagni d’avventure. Siamo un popolo guerriero che uccide per espandersi, in poche parole non siamo dei santi. Però negli ultimi anni mio padre li ha cambiati parecchio, adesso combattiamo in aiuto degli altri popoli acquistando sempre più fama ma a causa di essa siamo stati presi di mira da Mardok, Re del popolo del freddo. E’ un essere spietato che vuole solo distruzione. Lui vuole annientarci completamente perché teme che tra noi nasca il leggendario Super Sayan! Colui che nasce ogni mille anni e che sia in grado di sconfiggere chiunque! Purtroppo non siamo abbastanza forti per sconfiggerlo….Accidenti!” urlò in preda ad un attacco d’ira, tirando un pugno nel terreno. Piano piano si ricalmò e continuò il suo racconto:
“Una mattina stavo partendo in missione per ritrovare una nostra squadra scomparsa nel nulla… atterrai sul pianeta in cui quella squadra era stata inviata ma lì trovai solo un deserto ad aspettarmi…scoprì troppo tardi che mi avevano teso una trappola. Combattei più che potei ma non ce la feci e per sbarazzarmi di me mi spedirono su questo pianeta e qui ne sono rimasto senza carburante. Ho cercato inutilmente di rintracciare mio padre o i miei compagni, ma niente, qui non prende campo”
“Quindi tu provieni da un altro pianeta come avevo supposto vero?” chiese Vegeta al padre che intanto stava mangiando la sua cena a grandi morsi che pareva un lupo a digiuno da secoli.
“Esatto…il pianeta Vegeta-sei...” rispose il padre senza distogliere l’attenzione da quello che stava facendo.
“Vai avanti” continuò Vegeta ancora curioso
“Qui incontrai tua madre. Devi sapere che lei era una cantante e mi diceva che qui trovava l’ispirazione per le suo canzoni. Sinceramente non sapevo cosa erano le canzoni né che cosa era una cantante ma mi piacque, devo dire la verità. Mi ricordo come ci incontrammo…:




“Vorreii illuminarti l’animaaa! Nel bluu, dei giorni tuoi più fragiliiii io ci sarò!”
Mi girava la testa. Per un momento pensavo di essere arrivato all’inferno ma quella voce melodiosa mi stava facendo cambiare idea… mi alzai dolorante tenendomi la testa e barcollando riuscì a uscire dalla navicella. Barcollai fino a un fiume lì vicino per lavarmi la ferita che aveva sulla nuca e che sanguinava terribilmente. Probabilmente durante il viaggio sbattei la testa. Poi la sentii smettere e un aura debole si avvicinò a me e poi la vidi in tutto il suo splendore.
I capelli corvino le cadevano lunghi fino a metà schiena, erano un po’ mossi ma leggermente proprio da dare l’effetto d una persona libera. I suoi stupendi occhi erano azzurri…azzurri come il cielo e mi guardavano preoccupati e materni. Le sue mani avevano un tocco così delicato e impercettibile e le sue braccia erano calde e magiche perché riuscivano a farti sentire caldo anche te. Era perfetta anche in forme. Quel giorno indossava una maglietta nera dai bordi in oro  senza spalline e che faceva intravedere bene i seni rotondi e perfetti della donna. Le spalle erano coperte dal freddo da una giacchetta bianca aperta lunga fino alla vita e indossava dei jeans neri attillati e degli stivali che arrivavano fin sopra al ginocchio.  Ma la cosa più straordinaria era la sua voce e il suo carattere così tenace e indomabile. Mi prese fra le braccia e mi diceva:
“Signore…Signore….Sta bene? Chiamo un’ambulanza?”
Poi il silenzio assoluto…Il giorno dopo mi risvegliai in una stanza completamente bianca attaccato a mille fili elettrici attaccati a loro volta da dei macchinari strani e di tecnologia arretrata.
“Dove mi trovo?” chiesi confuso tirandomi su con il busto staccando i fili delle macchine.
“Ovvio, in un ospedale! Eri ridotto maluccio”
Era lei. Mi si avvicinò e mi porse una mano:
“Piacere Hanasia!”
Io restai a guardarle la mano…nel mio pianeta si usava la coda e non sapevo cosa fare per salutarla quindi risposi con una banale e semplice:
“Tsk”
“Ma come siamo gentili e educati! Abbassa la cresta moretto, IO ti ho salvato la vita” mi disse lei indicandosi con la mano il petto e facendo un espressione altezzosa
“Nessuno ti ha chiesto di farlo” le risposi calmo io mentre la guardavo
“Il tuo sangue mi diceva altro. Non ha importanza. La prossima volta ti lascerò lì a soffrire come un cane” rispose lei con un sorrisino stampato in volto
“Che cosa è un cane?” chiesi io con aria interrogativa
“Sì! La testa l’hai sbattuta forte vedo. Ma di MOLTO FORTE” mi rispose lei per poi scoppiare a ridere “Comunque, moretto, posso sapere gentilmente il suo nome? O devo chiamare l’anagrafe per farmelo svelare?”
“Il mio nome è Vegeta Senior III, principe dei Sayan” risposi
“Ok, chiamo un dottore per farti rimettere le rotelle a posto” rispose lei con aria divertita. Capì subito che lei non aveva minimamente idea di chi ero. Forse non eravamo così famosi nella galassia del Nord.
“Perché ridi?” chiesi spazientendomi
“I Sayan! Pff….altre boiate inventate? No sai, se hai finito ti invito pure a cena” disse lei sorridendo mentre mi guardava levarmi quei dannati fili di dosso.
“Tu ci credi negli alieni?” le chiesi io alzandomi dal letto e avvicinandomi a lei
“E’ una domanda insolita ma….sì credo di sì. Perché?” mi rispose pensandoci un po’ su
Io mi avvicinai a lei e le sussurrai sensualmente in un orecchio:
“Perché i Sayan…..sono degli alieni”
Rimase di stucco quasi da non accorgersi che mi stavo spogliando per poi mettermi la mia tuta.
“Ehy!!! Ma che fai! Sei impazzito!!! Sono una donna! Non hai un minimo di pudore!”
Non l’ascoltai e continuai a vestirmi mentre lei restava girata con le mani sugli occhi
“Ma sentila! IO il bellissimo e l’affascinante Vegeta che non ho pudore! Sentiti fortunata, donna!” risposi io tirandomi su i pantaloni della tuta
“Donna a chi??? Sei proprio rozzo! Ma che cosa…….hai dietro il sedere!!!?!?”
“La coda, donna” risposi tranquillo io
“Allora non scherzavi…sei veramente un…un alieno!” disse lei restando immobile a fissarmi.
“Paura?” chiesi con un ghigno stampato sul volto
“Figurati! Anzi mi eccita stare davanti ad una creatura non umana!” disse lei con degli strani lucciconi agli occhi. Rimasi in silenzio, troppo sorpreso dalla sua reazione.
“Che fai? Non accetti l’invito a cena?” mi chiese lei prendendomi per mano
“Perché tu non hai paura di me…..ma ce l’ho io di te?” chiesi io ironicamente
“Benvenuto nel mio mondo! Sayan!” mi rispose lei trascinandomi fuori
“Ehi! Ma dove andiamo?” chiesi io preoccupato
“TAXIIIIIIIIIIIII! Ma come dove? Ma naturalmente a comprarti dei vestiti e poi ti farò vedere il posto e ti farò vedere dove alloggerai!” disse lei eccitata
“….sei proprio strana donna” risposi io
“Grazie! E’ tanto bella la follia! Ti fa vivere al meglio la vita”


 
 
 
“Da lì passammo molto tempo insieme. Era molto simile a me di carattere e mi ci trovai bene. Infondo mi aiutava sempre e mi faceva capire un sacco di cose buffe: tipo come la gente si diverte, lo sapete che la Play Station è divertentissima? Io ci giocavo sempre con lei nel tempo libero. Grazie a lei mi sento nuovo, forse un po’ troppo umanizzato però mi sento libero. Una sera mi spiegò uno strano discorso sull’amore e si dichiarò apertamente che lei provava quella strana sensazione per me. Io non lo sapevo cosa provavo di preciso ma sapevo che aveva una forte attrazione su di me. Alla fine ti concepimmo in una notte di luna crescente e da lì promisi di restare insieme a lei finché non l’avessi convinta a lasciare il pianeta e di partire con me nella volta dello spazio per il mio regno. Poi seppi della sua malattia al cuore e sapevo che con la tua nascita sicuramente lei non ce l’avrebbe fatta ma non mi importava, sarei rimasto con lei finché non avesse esalato l’ultimo suo respiro. Ma questo non avvenne…uno scagnozzo di Mardok scoprì che io ero ancora vivo e mi bloccò in una vasca di rianimazione che si poteva aprire solo da fuori e finché non fosse stata aperta io avrei dormito in eterno…non ti vidi nascere e non vidi lei morire…” finì il racconto e la cena nello stesso momento. Tutti erano tristi e rabbuiati per il racconto così triste e toccante tanto che Chichi necessitava di fazzoletti.
“Quindi ricapitolando, tu sei mio padre, io sono un mezzo alieno e mi madre è morto per una malattia al cuore?” disse Vegeta guardandolo spengere il fuoco.
“Sì, il succo è quello” rispose il padre mentre si alzava e si stiracchiava. Restarono in silenzio, troppo toccati dal racconto quando vennero risvegliati dall’uomo.
“Si è fatto tardi. Tornatevene a casa” disse brusco l’uomo scendendo nella navicella.
“Aspetta! Tu non vieni con noi? Ti posso dare una stanza della capsule Corporation!” urlò Bulma seguendolo.
“Non mi interessa. Tornate domani e ora sparite” ordinò l’uomo bloccando le porte dall’interno
“Ma noi! Uffa, che testa calda!” piagnucolò Bulma mettendo un broncio
“In effetti ha ragione Bulma, sono già le 7 i nostri si preoccuperanno” disse Chichi saggiamente.
“Va bhè, torneremo domani dopo scuola. Forza torniamo a casa” rispose l’azzurra per poi tornare nei loro passi per ritornarsene a casa. Per la strada parlavano del più e del meno molto interessati dalla storia dell’uomo e curiosi di ogni cosa ma non si erano accorti che Vegeta era stranamente taciturno al riguardo.
“Ehi Vegeta, che hai?” chiese preoccupato Goku
“Niente lasciate perdere. Io sono arrivato. A domani a scuola” disse il moro svoltando a destra per andare all’orfanotrofio
“A domani!!!” urlarono gli altri per poi prendere il pullman per il ritorno a casa. Intanto Vegeta aveva suonato il campanello e ad aprire la porta ci fu un’ alquanta arrabbiata Silvia.
“Signorino! Dove sei stato? Mi hanno detto che oggi hai marinato la scuola!”
“In giro…” rispose lui svogliatamente per poi entrare lentamente in casa
Silvia si accorse che era turbato e molto strano e subito riaddolcì l’espressione:
“Che hai tesoro?” chiese dolcemente a Vegeta il quale si fermò in mezzo al corridoio.
“Niente sono solo….stanco” e con queste parole andò in camera sua sotto lo sguardo preoccupato di Silvia.
Passò la sera, anche a cena Vegeta fu silenzioso ma questa era una cosa normale, invece quello che preoccupava di più Silvia è che non toccò cibo.
“Tesoro, non hai fame?”
Vegeta alzò lo sguardo e guardò Silvia:
“No, non ho fame” rispose con un sguardo perso nel vuoto ma riacquistò colore quando vide una figura particolare fuori dalla finestra.
“Ora vado in camera mia. Buona Notte a tutti!” disse alzandosi velocemente e correndo in camera sua.
“Ma cosa avrà mai il mio Vegeta” pensò Silvia guardandolo preoccupata.
Arrivato in camera chiuse a chiave la porta e si avvicinò alla finestra e l’aprì e sporse un po’ cercandolo con lo sguardo:
“Quindi vivi qui”
Si girò di scatto verso la figura trovandolo disteso in aria con le braccia incrociate dietro la schiena accanto alla finestra .
“Stai….fluttuando” disse sbalordito il ragazzo
“No, sto volando. Tu non lo sai fare?” chiese il padre cambiando posizione mettendosi in piedi a braccia conserte davanti a lui. Vegeta scosse la testa e si spostò per farlo entrare.
“Te lo insegnerò” disse il padre guardandolo negli occhi per poi mettersi a osservare il posto. Il ragazzo lo guardava silenzioso mentre ciacciava in giro per la stanza: apriva cassetti e li richiudeva, apriva armadi e li richiudeva, guardava sopra gli scaffali e sotto il materasso del letto. Poi con rigoroso silenzio si ripulì le mani battendole insieme e si rimise davanti a Vegeta.
“Bene, un appartamento piccolo per due ci basta. Non hai tanta roba” disse poi sorridendo.
Vegeta lo guardò spiazzato. La bocca gli arrivava a terra dalla sorpresa e gli occhi erano grandi come due palle da bowling.
“Co-cosa?” chiese balbettando
“Come cosa? Io sono tuo padre e ho il diritto di riavere mio figlio! Adesso che sono libero finalmente posso farlo. Ti insegnerò un sacco di cose vedrai” disse facendogli l’occhiolino per poi riuscire dalla finestra. Ma prima di volar vi aggiunse:
“Domani ti voglio pronto. Ti vengo a prendere d pomeriggio. Nel frattempo mi faccio tutti i documenti e le carte per venirti a prendere. Tua madre me lo insegnò molto tempo fa. Dormi bene figlio mio, ci si vede domani” e poi scomparve lasciando una scia di luce e un figlio alquanto sbalordito dietro lui.





Saaaaaaalveeee!
Vedete? Ho aggiornato presto :D
L'ispirazione è tornata! Am questo capitolo vi deve bastare almeno fino a domenica prossima D:
Devo Studiare! Ormai siamo alla fine, ce la devo fare ><
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi ho dato l'idea della madre di Vegeta , ma ci saranno anche altri pezzi futuri su di lei :D
Ora devo scappare!
Baci!!!

Saluti speciali alla mia socia :D
   
 
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