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Autore: Pwhore    04/06/2012    3 recensioni
Jack e Alex partono per una vacanza in una vecchia casa della famiglia Gaskarth e pian piano diventano sempre più affiatati, finché un vecchio ricordo non salta fuori dal cassetto e comincia a cambiare le carte in tavola per tutti.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jalex Ci guardammo negli occhi e ricominciammo a leggere.

13 maggio 2003
Ciao diario, scusa se poi non ho più scritto, ma gli uomini di ieri sono tornati a prendermi e sono stata costretta a cambiare nascondiglio per sfuggire alle loro grinfie. Che vuoi che ti dica, vogliono impedirmi di rivedere 'lex ed essere felice, per una buona volta, ma non gliela darò vinta, neanche morta. E se credono che mi piegherò al loro volere così facilmente si sbagliano di grosso, anche se le forze mi stanno abbandonando sempre più rapidamente e mi sento sempre più debole e vulnerabile ogni minuto che passa. Dulcis in fundo, ho anche quasi finito le scorte d'acqua della base e qui vicino non ci sono sorgenti. Spero si arrendano presto o avrò dei problemi.

15 maggio 2003
Quegli uomini incamiciati mi hanno trovata e portata via mentre dormivo; credo sia successo ieri pomeriggio, ma non saprei dirlo con precisione visto che mi si era rotto l'orologio. So solo che questa orrenda stanza bianca mi dà sui nervi in una maniera indescrivibile, quasi quanto questi stupidi fili che mi entrano fin dentro le vene e mi costringono a nutrirmi senza che io possa oppormi in alcun modo. Sono sorvegliata giorno e notte da diversi infermieri e non c'è nessuna possibilità di fuga -mi beccherebbero subito e non ho idea di cosa mi succederebbe dopo. Voglio andare via, raggiungere Alex, ma i dottori non mi permettono neanche di andare un secondo al bagno; ''ci pensano i tubi a far da gabinetto'', dicono. Bhe, vaffanculo a questi tubi, voglio andare a casa, e troverò di sicuro un buon modo per evadere da questa candida prigione; è solo questione di tempo. Vedrete.

16 maggio 2003
Scusa ma sono stata costretta a nasconderti, diario, visto che gli infermieri hanno provato a prenderti e leggerti mentre io dormivo. ''Lo facciamo per capirti meglio'', dicono, ma secondo me vogliono solo ficcare il naso nei fatti miei per poi sputtanarmi con mia madre o riempirmi di psicofarmaci visto che tanta gente pensa che io sia pazza. Ma per quanto mi riguarda, non ho mai avuto un diario. Mai. Vadano a farsi fottere.

17 maggio 2003
Parlano di liberarmi e farmi seguire una specie di corso per insegnarmi a mangiar bene, lentamente e in modo sano, ma non so quanto sia effettivamente vero. Spero comunque di uscire presto da qui, così potrò rivedere i miei amici con un po' di calma e sentire le loro voci allegre e ridenti. Chissà che hanno detto di me a scuola, chissà cosa mi urleranno contro quando tornerò. In un certo senso sono curiosa, tanto questa non è più neanche la mia vita; è una cosa completamente assurda, lo so bene, ma non riesco a vedere tutto questo con me come protagonista, è decisamente troppo strano per essere successo davvero. Bho, non vedo comunque l'ora di tornare a casa e salutare tutti. Tanto questo piano non funzionerà mai.



Staccai gli occhi dal diario e rimasi in silenzio per qualche secondo, rimuginando.
"Tutto bene, 'lex?"
"Più o meno" mormorai.
"E' che mi sembra così strano e impossibile.."
"Non è colpa tua" disse Jack, posandomi una mano sulla spalla.
"Lo so, lo so, però è così surreale da sembrare finto, non riesco a credere che sia successo davvero.."
"Lei ti doveva amare molto" osservò lui.
"Anche troppo, credo" sospirai, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe nuove.
"Non c'è mai limite all'amore. Non è colpa tua, lo vedi benissimo da solo che fai quest'effetto a tutti e che non c'è persona al mondo che non vorrebbe stare al tuo fianco per tutta la vita. Le sei stato vicino quand'era possibile e sono sicuro che lei ne è stata felicissima. Non potevi fare niente da dove ti trovavi"
"Lo so, però.. cioè, guarda cos'ha sofferto"
"Anche tu hai sofferto, Alex, non colpevolizzarti inutilmente di cose che non dipendono assolutamente da te. Per tutto il tempo che sei rimasto qui, ti sei impegnato per migliorare la vita degli altri a tal punto che ancora oggi, a distanza di anni, loro si ricordano di te e sono felici di averti conosciuto. Sei un bravo ragazzo, Gaskarth, e non devi rimproverarti in alcun modo per le azioni di qualcun altro, per quanto stupide e gravi esse possano essere. Tu non hai fatto proprio niente di male, ficcatelo bene in testa; l'unica cosa che hai fatto è stata essere il ragazzo fantastico che tutti conoscono e apprezzano, e quello non puoi assolutamente rimproverartelo, non credi? Questa ragazza ha fatto quel che ha fatto consciamente e di sua spontanea volontà, non è assolutamente e categoricamente colpa tua. Tu l'hai solo aiutata a risolvere i tuoi problemi, ed è la cosa più dolce che tu potessi fare"
"Sì, è vero, però.."
"Però un corno, Alex. Sei la persona migliore che conosca e queste cose succedono in continuazione, tu non c'entri proprio niente. Ha avuto solo fortuna a conoscerti."
Lo guardai. Mi osservava con sguardo serio e sembrava completamente convinto di ciò che diceva, e in un certo senso mi stupii. Jack non era un tipo da smancerie ma ultimamente si stava abbandonando alle parole e ai sospiri pur di farmi sorridere, e la cosa mi faceva sentire importante.
"Grazie Jack" sorrisi.
"Andiamo avanti?" proposi poi.
"Solo se te la senti" mi avvisò lui, calmo.
"Massì, non preoccuparti. In ogni caso, ci sei tu qui con me" sorrisi, dandogli una pacca sulla spalla. Lui esitò un attimo, pensieroso, poi aprì il quaderno e lo mise in mezzo.
"Tutto quello che vuoi Gas."

18 maggio 2003
Hanno allestito quel cavolo di corso di riabilitazione e mi hanno iscritta per una settimana. Ovviamente. Non vedo l'ora che finisca tutto, oggi è stato orribile. Voglio tornare a casa.

19 maggio 2003
Oggi a pranzo c'era solo frutta estiva. Devo sforzarmi di mangiare anche quella, sebbene non mi piaccia; questa libertà vigilata comincia a stancarmi. Meno sei giorni.

20 maggio 2003
Terzo giorno del corso di rieducazione alimentare. Dio, quanto fa schifo il cibo qui; voglio tornare a casa dai miei amici e dalla mia famiglia, qualunque cosa pur di non stare in questo dannato ospedale a soffrire gli scherzi degli altri pazienti. È l'inferno, anche se in effetti forse lì si mangia meglio. Maledizione a me quando mi sono fatta prendere da questi incompetenti, la settimana scorsa. Avrei dovuto stare più attenta. Stupida, stupida, stupida!

21 maggio 2003
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Con oggi sono al quarto giorno di corso, ma mi sembra di essere al quattordicesimo per quanto durano le giornate qui. Non c'è niente da fare, se non fissare il muro, e con gli infermieri non si possono fare neanche quattro chiacchiere perché ''si distraggono dal lavoro''. Macché lavoro e lavoro, stanno tutto il giorno a leggere riviste e controllare che io non scappi! Ipocriti del cazzo. Non vedo l'ora di andarmene.

22 maggio 2003
Quinto giorno di corso. Mi sto comportando bene, credo sia possibile sperare di tornare a casa prima e riabbracciare i miei amici relativamente presto. Incrocio le dita, sono stufa marcia di questa situazione, di stare nel limbo tra bene e male e di non poter fare niente a causa dei miei "guardiani". Questa non è vita! Sono speranzosa, però; forse questa è davvero la volta buona e fra qualche giorno sarò di nuovo in classe ad annoiarmi. Speriamo bene.

23 maggio 2003
Sesto e penultimo giorno. I dottori mi hanno fatto i complimenti, dicono che sono guarita completamente e che sono una ragazza forte, e che sperano anche di non vedermi mai più in una situazione simile. Ovviamente ho smentito subito e ho detto che non accadrà mai più, ma non si può mai sapere; potrei benissimo tornarci il mese prossimo e rifiutare le cure con tutte le mie forze, chi lo sa. Il destino è sconosciuto ed è un bene che lo sia. Spero di non vederli mai più, comunque, e sono certa che neanche loro mi abbiano apprezzata così tanto alla fine. La cosa è reciproca, sono tutti degli stronzi cinici e non si meritano tutti quegli elogi da parte della comunità. Mah.

25 maggio 2003
Oggi me ne vado! Non vedo letteralmente l'ora – e non solo perché non mi lasciano tenere l'orologio qui. Se penso che tra qualche ora sarò fuori, libera di abbracciare i ragazzi e di correre per i prati fioriti, mi sento esplodere di gioia e soddisfazione nei miei confronti, perché sono sopravvissuta a un'avventura del genere con le mie sole forze. Tutte queste dannate sofferenze non le proverò mai più, sperando, e sono finalmente libera per sempre, e, cosa più importante, non rivedrò mai più quei dottori in vita mia. Dio, come sono felice! La vita sa essere così bella quando vuole che mi viene da piangere se penso alla mia futura libertà. Diiiio!


Alzai lo sguardo dal diario e lo puntai su Jack, in silenzio. Lui indugiò un secondo e deglutì.
"Finisce così" mormorai.
"Le altre pagine sono bianche" osservai, sfogliandole e mostrandole al mio amico.
"Ecco.. per me lei ha ritrovato i suoi amici e non ha più avuto bisogno di sfogarsi qui, quindi ha abbandonato il diario in un cassetto per non farne morire il ricordo ed è andata avanti con la sua vita.." suppose Jack. Annuii.
"Dev'essere così per forza" concordai.
"Chissà chi è, però" mi domandai, corrugando le sopracciglia.
"Lo scopriremo stasera" sorrise, facendomi l'occhiolino.
"Però dovrai presentarmi qualcuno, visto che non mi cagherai minimamente per tutta la serata e non voglio essere costretto a stare solo come un cane mentre tu ti spupazzi tutti gli altri invitati" rise.
"Oh, andiamo Jack, ma ti pare? Verranno tutti a cercarti per conoscerti, una volta salutato me, sicuro come l'aria! Figurati se ci fosse qualcuno a cui non interesserebbe starti accanto, è una cosa troppo assurda persino da pensare, figurati da far succedere! Dammi retta, a meno che non si siano istupiditi fino a raggiungere livelli stratosferici, ti gireranno tutti attorno e non ti lasceranno in pace un secondo, credimi. Piuttosto, sarai tu a dovermi promettere di rimanere con me, perché dopo un po' divento geloso" risi. Jack rise con me e sorrise, contento.
"Te lo prometto" mormorò. Lo guardai un attimo, spaesato, poi sorrisi. Non pensavo che avrebbe fatto caso pure a quell'ultima frase e nel sentire la sua promessa c'ero rimasto un attimo di stucco, ma in effetti avrei dovuto aspettarmelo, conoscendolo. Sembrava tutto estroverso e casinaro, ma credo che perfino una persona come lui possa trovarsi a disagio in una situazione come questa e quindi era meglio evitare di lasciarlo solo come un coglione o avrebbe potuto rimanerci male. E poi non volevo che rimanesse solo, volevo che stesse con me e che imparasse ad apprezzare i miei amici come lo facevo io, perché insieme a lui loro erano le persone più importanti del mio mondo.
"C'incamminiamo, Jack?" proposi.
"Verso dove?" ribatté, alzandosi in piedi e guardandosi attorno.
"Bho, casa nostra?"
"E da che parte bisogna andare?"
"Di qua, vieni che ti faccio strada" sorrisi. Lo presi per mano e camminai al suo fianco per qualche chilometro, rimanendo sempre vicino al mare.
"C'è una bella vista, non trovi?" commentai, riparandomi dal sole con la mano libera.
"Bellissima" concordò l'altro, annuendo leggermente.
"Jack?" lo chiamai.
"Sì, lex?"
"Hai caldo, per caso?"
"Un po', perché?"
"Si sente" lo sfottei con un sorriso. Lui sgranò gli occhi e sfilò la mano dalla stretta, passandosela ripetutamente sui pantaloni con un paio di «merda» ben piazzati.
"Oddio scusa, mi dispiace" si scusò, rosso in volto.
"Ma fa niente scemo, io stavo scherzando" risi.
"Comunque dalla regia mi dicono che dobbiamo andare a casa di Gwen, perché è lì che ci sarà la festa" lo avvertii, rimettendo il cellulare in tasca e tornando a guardarlo. Indicai la direzione con la testa e lui svoltò, precedendomi di po' di metri e poi sedendosi su una panchina ad aspettarmi. Lo raggiunsi in poco tempo e riprendemmo a camminare uno accanto all'altro, chiacchierando tranquillamente come al solito, finché non giungemmo ai piedi di una grande casa bianca. Da dentro si sentivano delle voci, così mi avvicinai e citofonai. Improvvisamente le voci tacquero e tutto si fece silenzioso per un paio di minuti, fin quando Nichole aprì la porta urlando il mio nome e saltandomi allegramente al collo.
"Niki!" gridai, stringendola.
"Alex! Ommioddio Alex, quanto tempo è passato!" s'emozionò lei, staccandosi da me e baciandomi le guance.
"Mi sei mancata" replicai io, arruffandole i capelli biondi e facendoglieli ricadere sulla faccia.
"Oh, anche tu" commentò lei, coprendosi la bocca con la mano come a nascondere l'eccitazione. Poi si spostò dalla porta e ci fece segno di entrare, aggiungendoci un «prego, siete i benvenuti». La ringraziai ed entrai, sentendo che dietro di me il chitarrista le si presentava. Un saluto cordiale e impacciato, di quelli che fanno subito colpo sulle ragazze. Sospirai tra me e me, alzando gli occhi al cielo, e proseguii nella stanza successiva, dopo aver dato una schicchera a un palloncino colorato. Appena misi piede lì dentro la gente saltò fuori e mi urlò un bentornato, venendo tutta ad abbracciarmi e ad arruffarmi i capelli. Abbracciai tutti e rimasi un po' a chiacchierare con un ragazzo, mentre la festa prendeva lentamente avvio. Una mezz'oretta dopo le luci erano già più offuscate e le risate si sentivano da ogni parte della casa, proprio come la musica e l'odore di alcol e erba. Niente in contrario naturalmente, ma c'era un po' troppa gente che voleva parlarmi per i miei gusti, così sgattaiolai fuori in terrazzo in cerca di tranquillità e finii con l'incappare in Jack.
"Ehi" lo salutai, avvicinandomi.
"Ehi" replicò, voltandosi.
"Come va?" domandai, appoggiandomi al balcone.
"Bene, dai, e tu?"
"Bene, ma non sono abituato a tutta questa gente che mi cerca ogni due minuti. Cioè sì, ci sono abituato, ma speravo proprio di evitare gli incontri di questo genere venendo qui e bho, mi aspettavo di meglio" commentai.
"Mmm" mormorò il chitarrista, crogiolandosi sotto i raggi lunari.
"In qualche modo sei sempre ricercato.. non era stressante per la tua ragazza?" osservò.
"No, non credo, non era mai gelosa di me, qualunque cosa succedesse. Mi faceva sentire un po' abbandonato a me stesso, effettivamente" ammisi.
"È una persona stupida allora" sbottò, leggermente piccato.
"Non hai tutti i torti" sorrisi, malinconico.
"Se avessi una persona come te al mio fianco non la tratterei mai come se non me n'importasse niente di quello che fa… credo che sarei terribilmente geloso, anzi. Fortuna che sono single" replicò, sorridendo sotto i baffi.
"Fortuna per te o per gli altri?" lo sfottei.
"Bada a come parli, nano, potrei offendermi" rise. Lasciai passare qualche secondo di silenzio, poi sospirai.
"Sai Jack, ogni tanto mi chiedo perché la gente mi si affezioni così velocemente. Voglio dire, non sono niente di speciale alla fine, per quanto gentile e disponibile possa essere, e bho, mi sembra un sacco strano" sorrisi, malinconico.
"Però allo stesso tempo penso a te e a tutta la gente che ti gira attorno e mi sento speciale perché decidi di buttare le tue giornate con me invece che con qualcun altro ed è una cosa carina, perché significa che per te conto qualcosa e quindi bho, mi sento bene". Jack mi guardò in silenzio e sentii venirmi la pelle d'oca.
"È una cosa strana, perché con gli altri ragazzi non ho un rapporto come quello che ho con te e niente, sono felice che tu sia il mio migliore amico" sorrisi. Vidi il suo sguardo addolcirsi e la sua mano mi scompigliò i capelli.
"Vedi Alex, è terribilmente facile esserti amico, per questo ti cercano tutti. Non dovresti avere tutti questi dubbi inutili, davvero. Sei la persona più bella del mondo"
"Lo so, scusa. Però ora sono felice" mormorai.
Jack sorrise nuovamente, poi un brontolio affamato proveniente dal suo stomaco rovinò completamente l'atmosfera, facendomi ridere.
"Oddio scusa, mi succede sempre a quest'ora" si giustificò lui, coprendosi la pancia con le mani, imbarazzato.
"Due minuti e torno, okay?"
"Okay" risi, guardandolo correre via verso il buffet. Mi appoggiai al bordo del balcone e tornai a guardare la luna, completamente assorto nel panorama. Metteva addosso una certa malinconia e mi sentivo decisamente più dolce, anche se non lo facevo apposta e avrei preferito essere in un altro stato d'animo, specialmente quando il mio amico era nei paraggi. Mi sentivo strano, decisamente strano, ma la luna amplificava notevolmente il tutto e bho, temevo di fare brutta impressione con lui e di sembrargli un depresso, mentre invece ero felice e soddisfatto della mia vita e dei miei amici. È che la cosa del diario mi aveva un po' scombussolato e non sapevo come comportarmi, visto che non ne conoscevo l'autore, quindi trattavo tutti un po' coi guanti nel caso fossero loro la famigerata ragazza anoressica che tanto mi aveva colpito. Era una cosa stupida, in effetti, ma non sapevo che altro fare per combattere i sensi di colpa, se non parlare col chitarrista; ma non potevo scaricare sempre tutto su di lui, non era giusto nei suoi confronti e non era una cosa carina in generale, senza contare che sarebbe sembrato come se lo cercassi solo per sfogarmi con lui e non era così, proprio per niente.
Sospirai e mi persi nell'oscurità della notte, liberando i miei pensieri verso l'alto. Ero completamente immerso nelle mie riflessioni, ma mi accorsi di un rumore di passi alle mie spalle e mi voltai velocemente.
"Oh Jack, ce ne hai messo di tempo!"
"Alex?"
Cercai di scorgere meglio la figura nell'oscurità e persi il respiro.
Oh.
Porca.
Miseria.
   
 
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