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Autore: Roxette    22/12/2006    0 recensioni
Roxette, una ragazza normale di 14 anni, sta per ritrovare contatto con il mondo della musica grazie ad una band in particolare..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roxette

 

Cap 1: Roxette

La città era piena di persone che camminavano con frenesia illuminati dalla luce della città. Più si camminava per le strade più si incontrava gente vestita in maniera strana e svampita.

Sbuffando, sbatté contro un ragazzo più grande. Avrà avuto circa 25 anni..

-Ehi! Attenta a dove metti i piedi, ragazzina!- la redarguì con un tono annoiato e odioso alle sue orecchie.

Lo squadrò da capo a piedi.

Era un omone che sarà pesato sui 90 kg di muscoli, una bandana copriva la testa pelata e portava degli occhiali da sole grandi e neri sul naso. Un orecchino sul naso e uno all’orecchio sinistro. Indossava una larga maglietta arancione con su la scritta: "JRock" in nero e bianco con dei tribali attorno.

Portava dei jeans con il cavallo basso e aveva un portamento sciolto e quasi gobbo. Stava con altri tre più o meno come lui, ma uno di loro era più piccolo. Capelli a rasta.

Subito Roxette fotografò il tipo come: "spaccone senza cervello".

-E se ti comprassi un paio d’occhiali da vista piuttosto di quelli orrendi che hai?- chiese con uno sbuffo e lo sguardo in tralice verso di lui. Si scostò un poco per evitare una coppia che le stava per andare addosso. Dovevano essere un po’ troppo brilli..

Non si accorse che il tizio di fronte a lei aveva preso male la sua battuta e che non aveva uno sguardo molto amichevole.. anzi.. affatto amichevole.

La prese per il colletto del suo giubbotto nero e lungo con il pelo scuro a strisce sulle spalle. La fece avvicinare con uno strattone, un poco violento, verso di se e la guardò bene negli occhi con un piccolo ghigno divertito sul volto.

-Senti senti.. che tono strafottente ha la ragazza.- disse con la voce roca. Un’inconfondibile aroma di birra misto tabacco, fumo gli usciva dalle fauci. Roxette poteva vedergli bene i denti per niente puliti e grigi per il troppo utilizzo di sigarette. Probabilmente frequentava quel tipo di ambiente già da ragazzino per essere ridotto così. Per non parlare poi dell’odoraccio di sudore e sporco che aveva pure addosso.

Non reagì, ma si tappò il naso piuttosto che continuare a sentire quel puzzo orribile.

-Ehi.. una mentina ogni tanto non ti uccide sai? E, per tua informazione, è acqua quella che esce dalla doccia in casa tua, non acido. Puoi usufruirne ogni tanto..- fu fermata dalla reazione di quel tizio che, sembrava, se la fosse molto presa, visto che strinse la presa sulla sua giacca nuova. Quando però lei glielo fece notare, cominciò pure a ringhiare. Sembrava proprio infuriato.

E perché avrebbe dovuto? Era solo una constatazione innocente sulla sua igiene.. o, per meglio dire, sulla completa mancanza di essa..

-Mocciosa, come ti permetti di fare simili insinuazioni?!- le urlò in faccia sputacchiandole addosso.

Trattenne a stento un BLEAH! Per evitare un altro gesto simile. Si ripulì con la mano che teneva ancora sul naso, piuttosto. Le sembrava che la saliva di quella montagna di muscoli sudanti potesse essere come acido.

-Ehi, piantala Jack, andiamocene piuttosto..- borbottò spazientito e annoiato uno degli altri con i capelli neri e lunghi fino alle spalle, mentre quello più basso rideva divertito.

-Non me ne vado da qui fino a quando questa ragazzina non avrà chiesto scusa! E ringrazia che non ti faccia stare anche in ginocchio!- sembrava proprio un toro che vede rosso.

La gente intorno passava senza problemi davanti a quella scena. O erano troppo sbronzi per connettere o troppo conigli per intervenire.

In ogni caso, la situazione cominciava a dar noia. Si portò due dita alla bocca, della mano ancora pulita, non infetta dalla bava di quel tizio, inspirò a pieni polmoni e fece fuori uscire tutta l’aria in un fischio rumoroso che irritò un po’ tutti nelle vicinanze, ma non le importò.

Sentì la gente lamentarsi per qualcosa che doveva averli spaventati portando lo sguardo a terra. Qualcuno urlò pure.

Finché, un grosso cane Labrador bianco, arrivo reduce di una corsa sfrenata fra la gente e forse da un accalappia cani. Portava un collare nero con una targhetta: "Latte".

-Oh! Latte, piccola, mi fai un favore? Potresti, gentilmente, staccare ogni singola falange dalle mani di questo essere qui?- chiese Roxette con tono neutro e un’espressione uguale.

Il cane guardò con interesse l’uomo che teneva la sua padrona per la giacca e continuò ad osservarlo rimanendo sulle quattro zampe.

Una risata sommessa fece finire altra saliva sul suo viso facendola letteralmente incavolare. Si ripulì con la destra.

-Che botolo! Non ti ubbidisce nemmeno!- rise di gusto il più basso con i capelli rasta.

Senza dare troppo peso alle parole di quel tizio, Roxette alzò, tra lei e l’energumeno, la destra.

Teneva il pollice e il medio premuti l’uno contro l’altro, pronta a schioccare le dita.

-Ti avverto. Non appena schioccherò le dita, perderai le tue..- il tono freddo e pungente come i suoi occhi.

-Corri, Latte, corri!- ordinò Roxette al cane bianco che le balzava accanto senza perderla tra la folla di gente che riempiva ancora le strade. Urtava di continuo qualcuno, ma non le importava sapendo che dietro di lei c’erano quei quattro di prima. Uno dei quali era molto arrabbiato.

Latte era ancora sporca sulla bocca del suo sangue. Aveva morso l’energumeno proprio alla mano, ma lei non le aveva dato il via!

Si rintanarono in un vicolo buio e controllarono di aver seminato per bene i quattro uomini. Sembrava tutto tranquillamente indaffarato là fuori per lo stradone principale, quindi, pensò di essere salva.

-Latte..- la richiamò prendendola per il collare: -.. non fare mai più una cosa del genere!- le urlò, ma dandole una carezza, come per dire: "bel lavoro".

Un rumore attirò la sua attenzione in fondo al vicolo buio. Prese dalla tasca interna del cappotto nero, il guinzaglio dello stesso colore e l’agganciò.

Si avvicinò con calma. Non era del tutto buio, vi era un lampione che emanava la luce a scatti, come se la corrente facesse interferenza.

Latte era tranquilla, quindi dedusse che non vi erano problemi a continuare ancora un po’ per quella strada.

Il suono forte della chitarra elettrica rimbombava da una porta sul muro di fianco a lei. Sopra alla porta vi era un lampioncino che la illuminava con luce fioca. Su di essa vi era scritto: "Twilight".

Oltre alla chitarra, ora poteva sentire anche i rimbombi della batteria forte.

Doveva trattarsi di un locale in cui si suonava dal vivo, perché il suono era molto forte e.. fresco.

Alzò la mano verso la maniglia per aprire la porta, ma la porta si aprì di colpo contro il suo naso. Si portò una mano al viso per il male mugugnando irritata contro il responsabile.

Una ragazza dai lunghi capelli neri colorati un po’ di blu, sbuffò con la cicca in bocca. Rimase ferma sulla porta aperta dalla quale usciva ancora più forte e potente la musica che veniva suonata in quel buco.

Dentro però era buio e il suono era ancora troppo lontano.. doveva esserci un corridoio e ancora un’altra porta prima.

-Non serve a niente stare davanti ad una porta se non la apri..- disse la ragazza di fronte a lei. Espirò e dalla bocca fuoriuscì una folata di fumo maleodorante. Fortuna che aveva già una mano sul naso..

-E tu.. aprire così di botto..- bofonchiò Roxette prendendo dalla tasca un fazzoletto di carta e sistemandoselo sul naso sanguinante. Aveva proprio aperto la porta con forza quella tizia..

Latte abbaiò richiamando l’attenzione su di se. Che la fece portare di seguito verso i quattro tizi di prima.

-Oh, cazzo no..- spinse la ragazza dai capelli lunghi dentro e chiuse la porta accertandosi che Latte fosse entrata.

-Ma che diavolo..- sbraitò stizzita.

-Dove posso nascondermi?- chiese Roxette tenendo chiusa la porta. Teneva ben stretta la maniglia e si era poggiata con entrambe le gambe ai bordi in muro dell’uscio. Latte abbaiava ringhiando verso la porta dalla quale si sentiva sbraitare l’energumeno di poco prima.

La ragazza rimase un secondo a guardare la strana scena. Prese la sigaretta, la gettò a terra e la spense con la scarpa da tennis strausata.

Le afferrò la mano e la spinse via.

Subito bloccò la porta che stava per aprirsi sotto le insistenze di quelli dall’altra parte.

Afferrò qualcosa dal collo e la attorcigliò attorno alla maniglia e ad uno spuntone in legno che fuoriusciva dal muro malridotto.

-Ma.. cosa..- farfugliò Roxette.

-Ci ho messo le mie cuffie, forza!- le prese il braccio e chiamò con un fischio Latte che seguì le ragazze con il guinzaglio che ballonzolava a destra e a manca. Dietro di loro si sentivano le lamentele dei ragazzi che la inseguivano.

-Dai, entriamo lì!- indicò una porta simile a quella di entrata. Sopra vi era scritto ancora: "Twilight". La ragazza la spalancò e un assordante rombo colpì tutte e tre. Roxette richiuse la porta dietro di se e sbuffò irritata quando s’accorse che sulla maniglia vi era una gomma da masticare fresca. Le rimase attaccata alla destra con estremo disgusto.

-Forza avanti, mischiamoci alla folla!- dovette urlare per farsi sentire in quel casino generale dove tutti, circa mezza sala di gente, saltavano su e giù a ritmo di musica come impazziti. La luce consisteva solo in qualche faro colorato qua e là.

-Sei sorda!? Forza!- la richiamò dal suo esame attento sull’ambiente circostante.

Roxette prese con una mano Latte per il guinzaglio e con l’altra cercava di staccarsi quella dannata gomma da masticare con un fazzoletto. Non vi riuscì di certo.

-Con questo fracasso! Permetti che non senta!?- le urlò di rimando seguendola pazientemente nel mezzo della gente.

Latte sembrava non avere problemi di udito, anche se si stavano avvicinando al complesso che suonava una musica molto forte e ritmata.

Non riuscì a vedere un granché però, perché Latte abbaiò verso la porta dalla quale erano entrate.

Erano appena entrati tre degli energumeni che la inseguivano. Riuscì ancora a vedere quello con la mano insanguinata che aveva la faccia davvero incazzata da matti. Attorno alla ferita aveva attorcigliato un fazzoletto scuro.

Anche l’altra ragazza se ne accorse e, prendendola per la manica della giacca, la condusse correndo fino ad un’altra porta ancora.

-Ma basta!- si stizzì Roxette una volta scaraventata oltre quella porta.

Latte era comodamente accucciata a terra vicino a Roxette che era invece seduta su una seggiola verde nel mezzo di quello che pareva un camerino sgangherato. La ragazza le aveva detto di star lì ad aspettare buona, buona che tornasse. Ma non doveva andar via?

Sbuffò e si osservò attorno.

I muri in mattoni erano pieni di polvere e poster mezzi strappati. Solo uno si salvava, ed era di una nota band americana.. sembravano i green day, ma non ne era molto sicura, visto che era pieno di segni in nero sulle loro facce. Un grande armadio sovrastava una piccola parte della stanza.

Davanti agli specchi che coprivano una parte di muro, erano accatastati una marea di oggetti di diverso tipo. Da un pupazzo di peluche a un cavatappi. Un attaccapanni era posizionato vicino alla seconda porta di quella stanza. Vi erano appesi due cappotti in pelle, delle sciarpe multicolore e un paio di guanti appeso ad un chiodo lì vicino.

Per terra sembrava non si passasse un aspirapolvere da anni e la poca luce che vi era nella stanza, arrivava da una lampadina appesa al soffitto coperto da una tintura verde vomito che la fece nauseare. Stava per portarsi la destra alla bocca, quando ricordò che vi era ancora appiccicata la gomma da masticare di prima. Fece per prendere un fazzoletto, quando la musica cessò e i fischi si alzarono nel salone accanto.

-Ehi! Tornate, ci conto, eh!- urlò uno che sembrava dalla voce il cantante di prima, seguito ancora da fischi e grida. La batteria e le chitarre finirono di suonare.

Intuendo che poteva anche andarsene, pensando che, dopo mezzora gli energumeni di prima dovevano essersene già andati, si avvicinò alla porta e fece per aprire, ma si ritrovò per la seconda volta della serata, la porta in faccia e il naso sanguinante.

Mugugnando di dolore, si portò la sinistra al naso. Se non era rotto adesso..

Sentì una mano posarsi sulla sua nuca e premere per spostarla all’indietro.

Si ritrovò con la testa sollevata verso l’alto, mentre un viso dagli occhi concentrati e neri la scrutava per bene. Un rivolo di sangue le scese dal naso mentre, il ragazzo davanti a lei, le esaminava per bene la faccia.

-Che hai da guardare?- si innervosì Roxette scrollando la testa per allontanarsi. Prese dalla tasca il fazzoletto già sporco da prima di sangue e se lo rimise sul naso che stava per prendere un colorito violaceo.

Riuscì a vedere, oltre a quel tizio, anche altri due ragazzi che entrarono mentre parlavano con la ragazza di prima.

Uno dei ragazzi, quello che aveva i capelli corti e neri sul rosso scuro, aveva in mano tre peluche e una foto di una ragazza che salutava con la mano aperta. Quello con invece i capelli biondi e ingellati all’insù, aveva una lettera e un peluche a forma di topo.

La ragazza parlava ora con il tizio con i capelli rossi.

-Ghiaccio..- disse invece il tipo che la stava studiando come una cavia da laboratorio.

Era tanto strana con i suoi capelli bianchi argentati con le punte nere, corti a caschetto spettinati? Gli occhi erano grigi e la faccia poco truccata. Portava ancora la giacca nera con le strisce di pelo sulle spalle e dei jeans scuri. Delle converse all stars bianche e nere erano ai suoi piedi. Alta solo un metro e sessanta, non si poteva dire che era un tappo, ma che era un chiodo sì.

-Cosa?- chiese visto che non aveva capito.

Il ragazzo dagli occhi neri le puntò un indice contro toccandole la punta del naso appena, ma bastò per farle vedere le stelle per il male. Si riportò la mano al naso spalancando gli occhi per il dolore. Si era fatta altre volte male, non era la prima volta, ma questa le batteva tutte a umiliazione, perché si era fatta male da sola, in un certo senso.

- Ho detto.. che ci vuole del ghiaccio..- bofonchiò quel tizio andando verso un piccolo frigorifero posizionato in un angolo della stanza verso il quale non aveva nemmeno guardato poco prima.

-Ah.. Sì..- mugugnò appena.

-E così.. era lei ad essere inseguita da quei tizi?- chiese il ragazzo dai capelli biondi avvicinandosi dopo aver posato la roba che aveva in mano sulla montagna di oggetti vari davanti agli specchi.

-Già, non riesco a capire come faccia a conoscerli..- farfugliò la ragazza accendendosi un’altra sigaretta con un accendino nero con una rosa rossa disegnata sopra.

-Basta chiedere..- farfugliò con la testa ficcata nel frigo il ragazzo dagli occhi scuri.

-Avanti.. come fai a conoscere quegli idioti?- chiese il ragazzo con i capelli neri e rossi posando anche lui gli oggetti sulla montagna infinita di roba. Una pallina di gomma della grandezza di una palla da tennis, cadde e rotolò fino ai piedi di Roxette. Venne raggiunta da Latte, della quale non si era accorto ancora nessuno.

Il cane prese la palla in bocca e si sedette di fianco a lei aspettando una carezza mugugnante. La ragazza l’accontentò.

-Ehi! Che ci fa quel botolo qui?!- si stizzì una voce diversa proveniente dalla porta. Entrò un altro ragazzo sui 25 anni con i capelli neri, spettinati. Un paio d’occhiali da vista sul naso gli dava un’aria professionale.

Proprio in quel mentre la raggiunse alle spalle il tizio con il ghiaccio avvolto in un panno un poco bagnato. Glielo posiziono in faccia rimanendo alle sue spalle.

-Ehi!- si lamentò del modo di fare di quel ragazzo troppo espansivo per i suoi gusti. Tenne però ben stretto il fagotto che le diede sollievo al naso.

-Non temere, ce ne andiamo ora, vieni Latte..- la chiamò Roxette prendendola per il guinzaglio con la mano libera.

-Well, well, well.. Deduco che non ci dirai come facevi a conoscere i quattro di prima..- farfugliò il biondo con un ghigno, sedendosi sulla sedia una volta averla girata. Poggiò le braccia incrociate sullo schienale verde.

-Sembrerebbe..- continuò la ragazza.

-Per me può anche tener la bocca chiusa al riguardo, basta che porti via quel bastardo.- si lamentò il tizio occhialuto tenendo aperta la porta dietro di sé. Fuori la sala era deserta.

-Latte..- Roxette le tolse il guinzaglio e se lo mise in tasca, mentre toglieva il ghiaccio dal panno che gettò a parte su un ripiano non distante. Si premette il ghiaccio sul naso mentre la destra frugava alla ricerca di un fazzoletto pulito dove metterci i freddi cubetti.

Il cane, al richiamo della padrona si alzò in piedi e lasciò a parte la pallina di gomma. Il Labrador bianco era ora ritto a quattro zampe con lo sguardo puntato sui tre davanti a loro.

  
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