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Autore: violanassi    04/06/2012    0 recensioni
Éugénie era in piedi davanti a lui, con i capelli color del grano estivo raccolti in una treccia morbida che le si riversava su una spalla, gli occhi ghiaccio puntati dritti su di lui, come per incolparlo, per giudicarlo di qualcosa più grande di lui, per colpe che lui non aveva assolutamente commesso.
Victor le si era dichiarato a cuore aperto esattamente cinque mesi prima, nello stesso posto in cui si trovavano, in una grigia e nevosa mattina di Natale, sulle rive di un lago calmo appena al di fuori del paesino in cui abitavano entrambi i ragazzi.
E lei lo aveva ricambiato, aveva accettato subito il suo amore e si era presa il suo cuore, mettendolo in uno dei posti più intoccabili e nascosti della sua anima, dove nessun ragazzo prima di lui aveva avuto accesso.
E in quel momento, alle 15.28 del 25 maggio, lo stava lasciando.
[Attenzione: è angst puro :)]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-No, Victor, no. Ti ho amato, ti ho amato veramente tanto, talmente tanto che riuscivo a sentire il tuo cuore scoppiarmi di felicità nel petto ogni volta che mi stringevi a te.
Ho amato il tuo profumo delicato, col sapore della pesca matura, una delle sensazioni più belle è sempre stato sentirmelo addosso, impregnato sui miei vestiti, sui miei capelli dopo una notte passata con te.
Ti ho amato, ma ormai, per me almeno, tutto questo è passato.
Non ti dico sepolto, perché è una ferita che brucia ancora e so che non ti dimenticherò sicuramente in uno o due giorni, ma non ne posso più.
Ti dirò le cose in faccia come faccio di solito, e se te lo stai domandando, sì, ti sto lasciando.
Ti sto dicendo addio; addio molto probabilmente per sempre.-
Éugénie era impassibile mentre pronunciava queste parole, così dure e ferme, quasi come fossero scolpite nella pietra, che a ogni respiro rimbombavano rumorosamente nella testa confusa di Victor.
Éugénie era in piedi davanti a lui, con i capelli color del grano estivo raccolti in una treccia morbida che le si riversava su una spalla, gli occhi ghiaccio puntati dritti su di lui, come per incolparlo, per giudicarlo di qualcosa più grande di lui, per colpe che lui non aveva assolutamente commesso.
Victor le si era dichiarato a cuore aperto esattamente cinque mesi prima, nello stesso posto in cui si trovavano, in una grigia e nevosa mattina di Natale, sulle rive di un lago calmo appena al di fuori del paesino in cui abitavano entrambi i ragazzi.
E lei lo aveva ricambiato, aveva accettato subito il suo amore e si era presa il suo cuore, mettendolo in uno dei posti più intoccabili e nascosti della sua anima, dove nessun ragazzo prima di lui aveva avuto accesso.
E in quel momento, alle 15.28 del 25 maggio, lo stava lasciando.
Lo stava lasciando così, senza spiegazioni né premesse né stupidi clichés.
Victor non sapeva il perché, ed Éugénie si ostinava a non volerglielo rivelare.
Lei, dura come un sasso appuntito scagliato a tutta forza sulla superficie piatta di un lago, di quel lago in cui i due giovani avevano vissuto i momenti più importanti per loro, stava trafiggendo Victor mano a mano, lentamente ed inesorabilmente, con una crudeltà inaudita concentrata nelle parole ben pronunciate dalla sua voce bassa e melodiosa.
-Victor, ti dico subito che io non intendo restituirti i regali che mi hai fatto.
No, parrebbe più una scortesia che un gesto di sdegno nei tuoi confronti.
Tutto adesso finisce nel modo in cui è cominciato; fino a ieri avrei venduto la mia anima, persino me stessa, per strapparti una risata o un sorriso, uno di quelli capace di illuminare tutta la tua figura. Ma adesso, se ti vedessi bruciare nel fuoco delle ansie e paure che tu stesso ti sei procurato e ti stai procurando ancora inutilmente, molto probabilmente girerei la testa dall'altra parte e me ne andrei senza troppe cerimonie.-
Éugénie prese lentamente fiato, portandosi le dita sottili e lunghe della mano destra sul polso sinistro, dove era ancora allacciato un fine braccialetto di cuoio azzurro regalatole da Victor per il loro primo mesiversario.
Indugiò sulla cucitura dell'accessorio, mentre gli occhi hazel di Victor, lucidi già da un po', erano puntati sui movimenti minuscoli e fluidi delle sue dita sul bracciale.
Quelle dita che fino a poco prima lo accarezzavano per ore come se lui  fosse stato il loro più grande tesoro, che lo consolavano e gli davano piacere nelle notti passate assieme.
Quelle mani che gli ridavano la vita ogni giorno di più, che avevano il potere di annientarlo con un solo tocco e nello stesso momento di tirarlo su delicatamente e fargli vedere il paradiso.
Quelle braccia candide e magre che qualche settimana- se non giorno- dopo avrebbero sicuramente stretto forte il collo di un altro, che si sarebbero lasciate cullare dalla stretta più o meno sicura di un ragazzo, che avrebbe preso il suo posto.
E questo faceva sentire Victor una nullità.
Uno scarto.
Una ruota di scorta.
Un giocattolo di bambino che non appena comincia a mostrare qualche segno di cedimento viene immediatamente scaricato e rimpiazzarlo con un nuovo gioco, più bello e colorato.
Victor...Victor non sapeva cosa pensare, a cosa credere oramai, a cosa aggrapparsi.
Era annientato.
Annientato da lei, una presenza quasi più forte di lui, una forza oscura capace di mandarlo dalle stelle alle stalle in una manciata di pochi secondi.
Era come una Dea: intoccabile, al di sopra di lui, scultorea, candida.
Perfetta.
Dopo quei quattro minuti e ventotto secondi di silenzio puro, che per Victor sembrarono migliaia di anni luce, Éugénie alzò nuovamente la testa e lo guardò, gli occhi che non lasciavano trasparire alcuna emozione sempre puntati nei suoi, la bocca piccola, colorata da uno strato sottile di rossetto color carne leggermente increspata e un dente centrale che le mordeva piano il labbro inferiore.
-Allora...Victor, io vado. Mi sembra pressoché inutile rimanere ancora qui a far perdere tempo prezioso sia a me che a te; già, il tempo, perché quello è l'unica vera cosa che non potrà mai più tornare indietro da noi.
Io non ho nulla da dirti.
Spero che...se vuoi, cioè...noi…potremmo...-
Victor scorse velocemente una mano tra i capelli rossicci già spettinati, e guardò Éugénie con uno sguardo di colui che ha capito che è tutto finito e aprire bocca servirebbe soltanto per farsi più male.
Era un tipo piuttosto taciturno, preferiva dare sfogo ai suoi pensieri soltanto internamente, e  se avesse potuto, non avrebbe parlato mai. Odiava la sua voce, troppo alta per un ragazzo di diciassette anni e troppo...troppo scomoda per lui.
Rimanere lì, inerme come fino a quel momento, ad aspettare che la ragazza ancora davanti a lei girasse i tacchi e se ne andasse gli sembrò la cosa migliore da fare, nonché l'unica.
-Quindi ciao, Victor. Vorrei dirti "addio", ma...ma non mi va.
Ciao.-
Éugénie si voltò e cominciò a camminare lentamente, facendo pressione sul terreno molle e ancora umido dalla pioggia del giorno prima.
Victor bolliva.
Era pieno zeppo di tutte le parole che non era riuscito a pronunciare, di tutto quello che aveva accumulato e del quale aveva pieni il cervello la mente il cuore.
Ah, il cuore.
Il suo cuore.
Lui non aveva più un cuore.
Se l'era preso lei, con paroline dolci sussurrate a un orecchio ingenuo.
Scaltra furba fredda intelligente insensibile amata fin troppo.
E l'aveva rotto, ci era saltata sopra fino a quando non era diventato un ammasso molle ed informe.
E Victor era pieno, pieno di tutto.
E non ce la fece più.
Éugénie aveva fatto sì e no una ventina di passi, e Victor urlò.
-Ti sei presa il mio cuore! Ridammelo! Rivoglio indietro il cuore che tu non hai saputo apprezzare né custodire!
Dammi il mio cuore, Éugénie!-
Ma lei non si voltò, neanche a quelle parole strazianti pronunciate con un tono di voce che avrebbe fatto soffrire anche il più duro uomo senz'anima.
Ma non lei.
Continuò imperterrita a camminare lentamente, la testa alta, il lungo vestito color panna di seta che le oscillava lentamente ricadendo sulle gambe nude.
E Victor cadde a terra, contorcendosi su se stesso.
Si portò immediatamente entrambe le mani sulla parte sinistra del petto, ritraendole completamente tinte di rosso scarlatto.
Non si stupì del sangue che ormai aveva riempito più di metà della sua camicia verde chiaro.
Perché era chiaro come l'acqua di sorgente che senza cuore non si vive.
E oggi, dopo poco più di tre settimane, tutto ciò che rimane di Vincent è un sottile braccialetto azzurro che ondeggia pigro sul fondo di quel lago.



Beth's corner.
Ok, se l'avete davvero letta tutta, vi ringrazio infinitamente. Io non ce la fare, seriamente. Mi sembra...parecchio pesante. Io di solito descrivo veramente poco, tendo di più ad usare parecchia narrazione, quindi stavolta ho cercato di sfruttare i consigli che mi sono stati dati e quindi, secondo me, ho descritto troppo e rallentato enormemente il 'ritmo' della narrazione.
Quindi, se avete dei consigli/correzioni/critiche anche negative da farmi, sono sempre ben accette :)
Non è betata, se trovate degli errori ditemelo se volete sarebbe il massimo... comunque, grazie mille a chiunque leggerà e troverà un briciolo di tempo per recensire questo coso :)
Alla prossima,
Viola, alias Beth


   
 
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