Aveva passato molte notti in quel letto sempre freddo, sempre, anche quando la presenza al suo fianco avrebbe dovuto riscaldarlo. Tante erano le notti trascorse aggrappata alle coperte, stretta ad esse nella disperata ricerca di un qualche calore umano, che non aveva il coraggio di chiedere a lui, perché ogni contatto fisico non strettamente necessario era proibito.
Non che lui l’avesse mai detto. Semplicemente, era così.
Sakura non sarebbe stata in grado di dire perché e come si fosse trovata
in quella situazione, invischiata nella rete di un uomo freddo come la morte,
i cui respiri gelidi erano l’unica cosa che sembravano dargli una parvenza
di vita.
Ogni particolare del suo corpo aveva qualcosa di sbagliato e inquietante, a
partire dagli occhi neri, spenti e morti. Il pallore del viso, così innaturale,
così aberrante perché sottolineato dalle occhiaie scure, oramai
cicatrici incise sulla pelle delle guance. Le sue mani erano scarne, le dita
lunghe e magre, ma forti nella presa. Non le avevano mai lasciato una via di
scampo, e lui godeva nel tracciare scie insanguinate sulla sua schiena. Erano
quelli, i momenti in cui si accendeva in lui una qualche parvenza di vita: per
quanto perversa, per quanto dolorosa e crudele, era la sua testimonianza di
esistenza. Solo il contatto della pelle, lo sfregare delle labbra, il cercarsi
ansioso delle mani, parevano restituire un oscuro bagliore, una fame perversa
a quelle pupille sempre vuote.
Ma anche così, nulla toglieva che lui fosse morto.
E forse, per causa sua, stava lentamente morendo anche lei.
Sakura stava morendo in ogni piccola cosa, ogni giorno: nelle risate sempre
più vuote e più false, nei sorrisi spenti, negli occhi che andavano
a oscurarsi, contaminarsi del suo veleno ogni giorno di più.
La proprio apatia la spaventava e disgustava ancora più del suo sguardo
fisso, dei segni dei morsi sulla sua pelle, del sangue che gocciolava dalle
ferite appena aperte.
<< Sakura-chan. >>, la voce di Naruto era sempre la stessa, ma per un momento quasi non l’aveva riconosciuta.
<< Che c’è? >>
<< Sembri un fantasma, ultimamente. Sicura sia tutto ok? >>
Un sorriso storto e vuoto era stata la sua unica risposta, prima di camminare via, a passi lenti eppure inafferrabili. E anche lui, senza saper che altro dire, l’aveva lasciata scivolare lontano. Dopotutto forse, non voleva salvarla.
Lui arrivava con la notte.
Per quanto fosse silenzioso, per quanto la sua presenza non fosse mai annunciata
da alcunché, e riuscisse comunque a coglierla di sorpresa, Sakura sapeva
perfettamente come Itachi fosse in grado di modificare ogni cosa intorno a lui,
deformandola e distruggendola senza pietà. Tutto sembrava perdere colore
quando lui era vicino, gli oggetti si fondevano tra loro, svanendo in una sfumatura
di nero lucido, un labirinto senza ingressi e senza uscite.
E ogni notte era come tutte le altre. Non sarebbe servito cercare di fuggire.
Andare lontano. Non era quello, che voleva.
Le sue parole erano rare e appena sussurrate, evanescenti come un sogno, ma
corrotte dalle tinte fosche degli incubi.
<< Cos’è che vuoi, Sakura…? >>, le sue mani si insinuavano sotto i vestiti, bastava il loro tocco a congelare la sua pelle, piegarla alla sua volontà.
<< Niente… Non voglio nient’altro… >>, i suoi mormorii erano insensati e sconnessi, la sua mente offuscata dalla sensazione di torpore che quel freddo le provocava.
Non aveva mai il coraggio di toccarlo per prima. Perché ciò che
lei gli poteva dare, era solo ciò che lui desiderava prendersi.
E tutto ciò che aveva voluto, gliel’aveva strappato senza esitazione.
E alla fine, l’aveva fatto.
Le aveva tolto la sicurezza del calore di una casa, una giovinezza spensierata
e felice, priva di preoccupazioni. Le aveva tolto la pace, la tranquillità
e la segretezza del cuore, che adesso non cessava i suoi battiti alterati e
irregolari.
Le aveva tolto tutte le emozioni, le gioie che ora apparivano insignificanti
a quegli occhi verdi, la luce dello sguardo e l’ossigeno dai polmoni,
aveva privato di colore ogni cosa, tingendola della sua corruzione e crudeltà.
L’aveva uccisa, come sapeva sarebbe successo.
E così, dopo averla tolto ogni cosa, dopo che la sua pelle perse freschezza,
le sue mani calore, il corpo la vita e la mente il desiderio, dopo averla lasciata
vuota e incapace di anche solo sperare, Itachi l’aveva privata anche della
sua presenza.
L’ultima notte passata insieme le lenzuola si erano macchiate di sangue,
denso e scuro più delle altre volte: anche il lembo di una maglietta
strappata presentava un alone scuro e secco, solo una goccia, che mandava comunque
un odore pestilenziale, insopportabile a lei.
Sakura lo strinse fra le mani fino a far sbiancare le nocche, fino a dilaniarne
la stoffa.
Una macchia.
Dopo avergli donato tutto, ecco cosa le era rimasto.
Una stupida, fottutissima macchia.
* * *
Ispirazione d'un momento. Scritta di fretta, ci saranno sicuramente molti errori,
fatemi sapere.
Perché sempre Sakura, mi chiedo, a volte?
Che importanza ha, dopotutto?
Ja Ne
suzako