Duecentonovantasei
Un bagno di sole o un bagno di sangue?
Devi venire nel mio
Paese, dove c’è il sole che brillerà per te
Accecato d’amore, mi
stava a guardare
Portami con te, dove
non si può
Atene, 7 Maggio
1838
Ma dove vanno, gl’innamorati
Per dirsi quello che
voglio dire a te?
(A Milano non
crescono i fiori, Gino Paoli)
Natal’ja,
sdraiata sulla spiaggia di Atene, giocherellava con una
ciocca di capelli color sole e scrutava il cielo favolosamente terso
della Capitale greca.
Il suo
vestito azzurro, bagnato, le aderiva alla pelle, ormai quasi trasparente, e la
piccola slava cercava invano di coprirsi con la sabbia.
In quel
momento George uscì dall’acqua, come una visione.
Lei
sbatté le palpebre più volte, con il cuore in gola, e quando Gee le sorrise
deglutì, stordita.
Non andava mica bene, così...
A
Liverpool, nel ’34, non era così bello.
Era sempre il ragazzo più bello
che avesse mai visto, ma non così tanto.
Aveva
diciassette anni, ormai, Gee, e ad Alja sembravano tantissimi, se paragonati ai
suoi tredici, ma si sforzava sempre di non pensarci.
-Cosa combini, Lys?-
Alludeva
al fatto che Natal’ja si stesse praticamente scavando una fossa nella sabbia,
il marpione Spartano.
-Ma
niente, il vestito... E’ bagnato, si
appiccica-
George le
fece l’occhiolino.
-Stai cercando di toglierlo?-
-Per
fortuna che pensavi solo alla guerra e all’Iliade, tu!- sbuffò Lys, alzando gli
occhi al cielo.
-Sono un
uomo- si giustificò lui, allargando le braccia.
-Ed è qui
che ti sbagli, bello mio! Sei il mio uomo. E su questo non si discute-
Natal’ja gli sorrise e a Gee brillarono gli occhi.
-Temevo che non lo dicessi più-
Lys
inarcò un sopracciglio.
-Perché
non avrei dovuto dirlo?-
-Non so,
pensavo a quel Feri di cui mi parlavi a Liverpool, lo zingaro ungherese... Pensavo
che... No, niente-
Gee
arrossì, abbassando lo sguardo.
-Cosa
pensavi, amore?- domandò dolcemente Lys, sorpresa di vedere il grande Brian
George Gibson in un momento di autentico imbarazzo.
Lui
scosse la testa, con un mezzo sorriso.
-Lascia stare, Alja, dai-
-Ti prego...-
-Niente,
davvero. Solo che lui ti ha insegnato a dare quei pugni fantastici, ti
ricordi... E io ho pensato che tu
sospettassi che io non sarei stato in grado di fare altrimenti. E poi,
insomma, pensavo che... Fosse più bravo
di me anche a letto, quel Feri Desztor-
Natal’ja,
incredula, abbozzò un sorriso, non sapendo se ridere o tirargli uno schiaffo.
-Ma Gee,
io, con te...-
Lui la
guardò speranzoso.
-Era la prima volta?-
-Non puoi
non essertene accorto, dai...-
-Ecco,
io... Lo immaginavo, sì- sorrise Gee,
ritrovando la baldanza.
-Non puoi
essere così stupido...-
-Perché
no?-
-Hai
l’incendio di Troia nel cervello, sai?-
-E non solo...-
sospirò lui,
sedendolesi accanto.
Lys gli
lanciò uno sguardo interrogativo, confusa.
-Cosa
intendi dire?-
-Quanto
adoro la tua quasi innocenza...-
-In che
senso?- ripeté lei, sentendosi infinitamente stupida.
-Suvvia,
Lys... Tu non sei mai stata davvero
innocente. Vergine sì, forse, ma per il resto non ci giurerei-
Lei
avvampò, scuotendo la testa.
-Ma cosa...-
-Ό αισχρόν
εστίν, εν σου όψις
καθαρóς, εν ή φῶς τῶν σῶν τρίχες... I told you that in ancient greek, I hope you have
understood-
-I don’t understand neither modern
greek, but it doesn’t care-
-C’è
sempre stato qualcosa di scandaloso, di sconvolgente,
nel tuo sguardo limpido, nella luce dei tuoi capelli.
Non mi
hai mai ingannato, Lys... Sei una vera civetta-
Natal’ja
sgranò gli occhi.
-Io?!-
-Non lo
pensa anche Feri?-
-Ma Feri
lo sa, che certe cose si deve limitare a pensarle...-
Gee
distolse lo sguardo, colto da una fitta di gelosia.
-Speriamo-
-Beh,
stavo cercando di coprirmi, comunque- borbottò Lys, tornando al loro primissimo
argomento.
Gee colse
al volo l’occasione.
-Stanotte non eri così timida...-
-Ma siamo
sulla spiaggia! Cioè, è un luogo pubblico, credo...-
-Ma non
c’è nessuno...- sussurrò lui, baciandola.
-Nessuno...- sospirò Lys, socchiudendo gli occhi.
Lui
sorrise, infilandole una mano sotto il vestito.
-Allora,
lo togliamo?-
-Ti prego, sì...-
-Niente
paragoni con l’Ungherese, eh!-
-Ma
quanto sei idiota, io non lo so...-
-Neanch’io.
Sono un idiota terribilmente fortunato...-
-E se
arriva qualcuno?-
Gee
inarcò un sopracciglio.
-L’idea
ti preoccupa?-
-Dicevo
per dire...-
-Io sono
Brian George Gibson e tu sei la mia ragazza. Se arriva qualcuno, gli sparo-
-Noi ci
sposeremo, Gee...- sussurrò lei, non completamente
lucida, ma sicura delle sue parole.
-Io ti
sposerei anche stasera, lo sai-
-Dicono
tutti così...-
Lui la
fulminò con lo sguardo.
-Ma solo io lo farei-
-Io
potrei sposare solo te, solo te...-
-Ti
ricordi quando cercavo di fare quello che sto facendo adesso, a Liverpool, e tu
a momenti mi strozzavi?-
-E’
passato tanto tempo...-
-Adesso
posso, no?-
Lei
annuì, radiosa.
-Tutto quello che vuoi-
Avevano
passato troppo tempo al sole.
S’eran
presi gioco anche del sole, con la mente offuscata dai loro atti osceni in un luogo pubblico.
Ma aveva
pagato solo lei, con una scottatura di ventisettesimo grado, neanche fosse
caduta in uno dei troppi vulcani di Thera.
La sua delicatissima e candida
pelle di perfetta ragazzina siberiana ora aveva il pigmento di un tramonto
inoltrato.
-E’ una
punizione divina, Lys. Le persone normali, certe
cose, le fanno in camera loro-
Sì, e chi era stato, a cominciare?
-Cosa vuoi
da me? Io sono solo un’indifesa
tredicenne traviata da Gee Gibson-
-Indifesa, certo, con gli artigli che ti ritrovi... Sai che con i tuoi capelli potresti
strangolare qualcuno?-
-Interessante...-
-Non
piangere, dai. Stai con uno Spartano, potresti essere bruciata viva
dall’esercito di una πόλεις nemica, e ti scomponi
per una bruciatura superficiale?-
-Ascolta,
io non lo so, perché la tua pelle è ancora così favolosamente intatta, ma evidentemente il concetto è uno solo: tu ti abbronzi, io a momenti sanguino. Ancora
un po’ e mi polverizzava perfino le ossa, il tuo maledetto sole greco!-
-Non dire
così... E’ meraviglioso, lui-
-E’
esattamente quello che dicevo di te quando ti difendevo da Jàn e Feri- non poté
fare a meno di ricordare Natal’ja, ridendo.
Lui si
accigliò.
-Ancora
quello?-
-Ma Gee,
ci son cresciuta insieme, io, a quello!-
-E allora
tieniti le ustioni da post incendio di Troia, tesoro-
-No, non
puoi...-
-Divertiti!-
Poche ore
dopo era di nuovo indietro, George, con un sorriso un po’ tirato e un bacio che
sapeva di sensi di colpa per cercare di addolcirla.
Non ci fu
niente da fare: senza troppi giri di
parole, la biondina russa lo mandò a quel paese.
Non aveva
trovato uno straccio di crema lenitiva -figuriamoci, in casa Zemekis! Con la
carnagione da indoiranici che si ritrovavano e i secoli di abitudine, non si
sarebbero scottati nemmeno facendo una passeggiata nel nucleo solare, loro!-, e
le sue braccia erano già costellate di tante deliziose bollicine, segno che la pelle era già pronta a venir via
ch’era una meraviglia.
-Ti
aiuto, dai...- le aveva sussurrato Gee, aspettando di
strapparle almeno un sorriso, per poi baciarle i capelli.
-Mi aiuti?-
-Sì, ti
aiuto. Tu rimuovi i brandelli di pelle
morta dal braccio destro, io dal sinistro. O il contrario, se vuoi.
Così
facciamo prima e poi... No, niente. Stasera
non me lo merito-
-Ti stai
proponendo di scotennarmi?-
-Beh,
vorrei proporti di fare millecento altre
cose, ma in questo momento mi sembrerebbero un tantino fuori luogo...-
-Il
destro va benissimo-
-Eh?-
-Il
braccio destro. Procedi-
-Poi ci
occupiamo della schiena, del collo, delle spalle...-
-Sì, Gee,
non correre. Ne avremo per tutta la
notte, come minimo-
-No
problem-
-No,
scusa, io te lo faccio ingoiare, il problem!-
-Scusa...- mormorò lui, facendo un passo indietro.
-Insomma,
massacrami questo braccio, Spartano dei miei stivali!-
Natal’ja
gli tese il braccio, strinse i denti e si guardò i piedi nudi
e molto più rossi di quanto avrebbe voluto.
In fondo anche in quella
situazione c’era qualcosa di romantico, di vagamente erotico...
Ma in fondo in fondo, sotto chissà
quanti strati di pelle.
-Non mi
sarei mai aspettato di vederti così condiscendente... Non osavo sperare...- le bisbigliò
all’orecchio Gee, e a Lys, pur non volendo, scappò un sorriso.
-Me l’hai
già detto prima, in spiaggia, qualcosa del genere. Solo che preferivo essere “condiscendente” in quella situazione, sai,
era più facile... Meno doloroso-
-Ma non
ti sto facendo male, vero?-
-Figurati,
c’è di peggio. La lapidazione, la
crocifissione...-
Gee
sussultò.
-Non scherzare, tesoro. Ti sto facendo così male, sul serio?-
-Ma no,
te l’ho detto, è solo pelle, non mi
stai mica macellando un muscolo o spezzando le ossa...-
Il
diciassettenne greco scosse la testa, impressionato.
-E’
meglio se continui da sola, temo-
-Che
dici, cretino, lo dicevo per tranquillizzarti!-
-Ma ci arrivavo anch’io, a capire
che la crocifissione era peggio, scusa! Così penso che ti sto tipo
facendo morire di dolore, invece...-
-Ti amo-
-Anch’io,
se no non ti toglierei la pelle- rise
lui, scompigliandole i capelli dorati con la mano libera.
-E’ stata
una bella giornata, però...-
-Bellissima-
-Anche in
questo momento-
-Ce lo
ricorderemo per sempre, no?-
Natal’ja
ci pensò un po’, poi sorrise e, allungando una manina quasi carbonizzata,
pizzicò una guancia a Gee, in un accenno di carezza a metà tra il vendicativo e
l’affettuoso.
-Ci ricorderemo che far l’amore in
spiaggia fa innervosire gli Dei, e che comunque ne è valsa la pena-
Portami con te, dove
non si può
Dove c’è il peccato
che io peccherò
Portami con te, non
ti deluderò
Dove c’è quel mare,
io mi bagnerò
(Portami con te,
Loredana Berté)
Note
Devi
venire nel mio Paese, dove c’è il sole che brillerà per te. A Milano non
crescono i fiori, Gino Paoli.
Accecato
d’amore, mi stava a guardare: Sei bellissima, Loredana Berté.
Portami
con te, dove non si può: Portami con te, Loredana Berté.
Diciamo
che Alja e Gee sono sempre più da girone dei lussuriosi, e Gee si fa venire dei
dubbi assurdi, cercando il confronto con Feri ancora prima di conoscerlo ;)
E poi, le conseguenze della loro giornata in
spiaggia...
Ora come
ora condivido la situazione di Alja, perché è da giorni che mi stacco la pelle
dalle braccia come se non fosse neanche la mia... ;)
Ho la
stessa “carnagione siberiana” di Natalys e, anche se in modo un po’ meno
“glorioso”, mi sono carbonizzata per bene...
Ad ogni
modo, amo scrivere questi momenti romantico-ironici tra quei due folli, perché non potrebbero proprio comportarsi
diversamente, loro ;)
Spero che
vi sia piaciuto!
A presto,
Marty