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Autore: Natalja_Aljona    04/06/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Duecentonovantasei


Duecentonovantasei

Un bagno di sole o un bagno di sangue?

Devi venire nel mio Paese, dove c’è il sole che brillerà per te

Accecato d’amore, mi stava a guardare

Portami con te, dove non si può

 

Atene, 7 Maggio 1838

 

Ma dove vanno, gl’innamorati

Per dirsi quello che voglio dire a te?

(A Milano non crescono i fiori, Gino Paoli)

 

Natal’ja, sdraiata sulla spiaggia di Atene, giocherellava con una ciocca di capelli color sole e scrutava il cielo favolosamente terso della Capitale greca.

Il suo vestito azzurro, bagnato, le aderiva alla pelle, ormai quasi trasparente, e la piccola slava cercava invano di coprirsi con la sabbia.

In quel momento George uscì dall’acqua, come una visione.

Lei sbatté le palpebre più volte, con il cuore in gola, e quando Gee le sorrise deglutì, stordita.

Non andava mica bene, così...

A Liverpool, nel ’34, non era così bello.

Era sempre il ragazzo più bello che avesse mai visto, ma non così tanto.

Aveva diciassette anni, ormai, Gee, e ad Alja sembravano tantissimi, se paragonati ai suoi tredici, ma si sforzava sempre di non pensarci.

-Cosa combini, Lys?-

Alludeva al fatto che Natal’ja si stesse praticamente scavando una fossa nella sabbia, il marpione Spartano.

-Ma niente, il vestito... E’ bagnato, si appiccica-

George le fece l’occhiolino.

-Stai cercando di toglierlo?-

-Per fortuna che pensavi solo alla guerra e all’Iliade, tu!- sbuffò Lys, alzando gli occhi al cielo.

-Sono un uomo- si giustificò lui, allargando le braccia.

-Ed è qui che ti sbagli, bello mio! Sei il mio uomo. E su questo non si discute-

Natal’ja gli sorrise e a Gee brillarono gli occhi.

-Temevo che non lo dicessi più-

Lys inarcò un sopracciglio.

-Perché non avrei dovuto dirlo?-

-Non so, pensavo a quel Feri di cui mi parlavi a Liverpool, lo zingaro ungherese... Pensavo che... No, niente-

Gee arrossì, abbassando lo sguardo.

-Cosa pensavi, amore?- domandò dolcemente Lys, sorpresa di vedere il grande Brian George Gibson in un momento di autentico imbarazzo.

Lui scosse la testa, con un mezzo sorriso.

-Lascia stare, Alja, dai-

-Ti prego...-

-Niente, davvero. Solo che lui ti ha insegnato a dare quei pugni fantastici, ti ricordi... E io ho pensato che tu sospettassi che io non sarei stato in grado di fare altrimenti. E poi, insomma, pensavo che... Fosse più bravo di me anche a letto, quel Feri Desztor-

Natal’ja, incredula, abbozzò un sorriso, non sapendo se ridere o tirargli uno schiaffo.

-Ma Gee, io, con te...-

Lui la guardò speranzoso.

-Era la prima volta?-

-Non puoi non essertene accorto, dai...-

-Ecco, io... Lo immaginavo, sì- sorrise Gee, ritrovando la baldanza.

-Non puoi essere così stupido...-

-Perché no?-

-Hai l’incendio di Troia nel cervello, sai?-

-E non solo...- sospirò lui, sedendolesi accanto.

Lys gli lanciò uno sguardo interrogativo, confusa.

-Cosa intendi dire?-

-Quanto adoro la tua quasi innocenza...-

-In che senso?- ripeté lei, sentendosi infinitamente stupida.

-Suvvia, Lys... Tu non sei mai stata davvero innocente. Vergine sì, forse, ma per il resto non ci giurerei-

Lei avvampò, scuotendo la testa.

-Ma cosa...-

-Ό αισχρόν εστίν, εν σου όψις καθαρóς, εν ή φς τν σν τρίχες... I told you that in ancient greek, I hope you have understood-

-I don’t understand neither modern greek, but it doesn’t care-

-C’è sempre stato qualcosa di scandaloso, di sconvolgente, nel tuo sguardo limpido, nella luce dei tuoi capelli.

Non mi hai mai ingannato, Lys... Sei una vera civetta-

Natal’ja sgranò gli occhi.

-Io?!-

-Non lo pensa anche Feri?-

-Ma Feri lo sa, che certe cose si deve limitare a pensarle...-

Gee distolse lo sguardo, colto da una fitta di gelosia.

-Speriamo-

-Beh, stavo cercando di coprirmi, comunque- borbottò Lys, tornando al loro primissimo argomento.

Gee colse al volo l’occasione.

-Stanotte non eri così timida...-

-Ma siamo sulla spiaggia! Cioè, è un luogo pubblico, credo...-

-Ma non c’è nessuno...- sussurrò lui, baciandola.

-Nessuno...- sospirò Lys, socchiudendo gli occhi.

Lui sorrise, infilandole una mano sotto il vestito.

-Allora, lo togliamo?-

-Ti prego, sì...-

-Niente paragoni con l’Ungherese, eh!-

-Ma quanto sei idiota, io non lo so...-

-Neanch’io. Sono un idiota terribilmente fortunato...-

-E se arriva qualcuno?-

Gee inarcò un sopracciglio.

-L’idea ti preoccupa?-

-Dicevo per dire...-

-Io sono Brian George Gibson e tu sei la mia ragazza. Se arriva qualcuno, gli sparo-

-Noi ci sposeremo, Gee...- sussurrò lei, non completamente lucida, ma sicura delle sue parole.

-Io ti sposerei anche stasera, lo sai-

-Dicono tutti così...-

Lui la fulminò con lo sguardo.

-Ma solo io lo farei-

-Io potrei sposare solo te, solo te...-

-Ti ricordi quando cercavo di fare quello che sto facendo adesso, a Liverpool, e tu a momenti mi strozzavi?-

-E’ passato tanto tempo...-

-Adesso posso, no?-

Lei annuì, radiosa.

-Tutto quello che vuoi-

 

Avevano passato troppo tempo al sole.

S’eran presi gioco anche del sole, con la mente offuscata dai loro atti osceni in un luogo pubblico.

Ma aveva pagato solo lei, con una scottatura di ventisettesimo grado, neanche fosse caduta in uno dei troppi vulcani di Thera.

La sua delicatissima e candida pelle di perfetta ragazzina siberiana ora aveva il pigmento di un tramonto inoltrato.

-E’ una punizione divina, Lys. Le persone normali, certe cose, le fanno in camera loro-

Sì, e chi era stato, a cominciare?

-Cosa vuoi da me? Io sono solo un’indifesa tredicenne traviata da Gee Gibson-

-Indifesa, certo, con gli artigli che ti ritrovi... Sai che con i tuoi capelli potresti strangolare qualcuno?-

-Interessante...-

-Non piangere, dai. Stai con uno Spartano, potresti essere bruciata viva dall’esercito di una πόλεις nemica, e ti scomponi per una bruciatura superficiale?-

-Ascolta, io non lo so, perché la tua pelle è ancora così favolosamente intatta, ma evidentemente il concetto è uno solo: tu ti abbronzi, io a momenti sanguino. Ancora un po’ e mi polverizzava perfino le ossa, il tuo maledetto sole greco!-

-Non dire così... E’ meraviglioso, lui-

-E’ esattamente quello che dicevo di te quando ti difendevo da Jàn e Feri- non poté fare a meno di ricordare Natal’ja, ridendo.

Lui si accigliò.

-Ancora quello?-

-Ma Gee, ci son cresciuta insieme, io, a quello!-

-E allora tieniti le ustioni da post incendio di Troia, tesoro-

-No, non puoi...-

-Divertiti!-

 

Poche ore dopo era di nuovo indietro, George, con un sorriso un po’ tirato e un bacio che sapeva di sensi di colpa per cercare di addolcirla.

Non ci fu niente da fare: senza troppi giri di parole, la biondina russa lo mandò a quel paese.

Non aveva trovato uno straccio di crema lenitiva -figuriamoci, in casa Zemekis! Con la carnagione da indoiranici che si ritrovavano e i secoli di abitudine, non si sarebbero scottati nemmeno facendo una passeggiata nel nucleo solare, loro!-, e le sue braccia erano già costellate di tante deliziose bollicine, segno che la pelle era già pronta a venir via ch’era una meraviglia.

-Ti aiuto, dai...- le aveva sussurrato Gee, aspettando di strapparle almeno un sorriso, per poi baciarle i capelli.

-Mi aiuti?-

-Sì, ti aiuto. Tu rimuovi i brandelli di pelle morta dal braccio destro, io dal sinistro. O il contrario, se vuoi.

Così facciamo prima e poi... No, niente. Stasera non me lo merito-

-Ti stai proponendo di scotennarmi?-

-Beh, vorrei proporti di fare millecento altre cose, ma in questo momento mi sembrerebbero un tantino fuori luogo...-

-Il destro va benissimo-

-Eh?-

-Il braccio destro. Procedi-

-Poi ci occupiamo della schiena, del collo, delle spalle...-

-Sì, Gee, non correre. Ne avremo per tutta la notte, come minimo-

-No problem-

-No, scusa, io te lo faccio ingoiare, il problem!-

-Scusa...- mormorò lui, facendo un passo indietro.

-Insomma, massacrami questo braccio, Spartano dei miei stivali!-

Natal’ja gli tese il braccio, strinse i denti e si guardò i piedi nudi e molto più rossi di quanto avrebbe voluto.

In fondo anche in quella situazione c’era qualcosa di romantico, di vagamente erotico...

Ma in fondo in fondo, sotto chissà quanti strati di pelle.

-Non mi sarei mai aspettato di vederti così condiscendente... Non osavo sperare...- le bisbigliò all’orecchio Gee, e a Lys, pur non volendo, scappò un sorriso.

-Me l’hai già detto prima, in spiaggia, qualcosa del genere. Solo che preferivo essere “condiscendente” in quella situazione, sai, era più facile... Meno doloroso-

-Ma non ti sto facendo male, vero?-

-Figurati, c’è di peggio. La lapidazione, la crocifissione...-

Gee sussultò.

-Non scherzare, tesoro. Ti sto facendo così male, sul serio?-

-Ma no, te l’ho detto, è solo pelle, non mi stai mica macellando un muscolo o spezzando le ossa...-

Il diciassettenne greco scosse la testa, impressionato.

-E’ meglio se continui da sola, temo-

-Che dici, cretino, lo dicevo per tranquillizzarti!-

-Ma ci arrivavo anch’io, a capire che la crocifissione era peggio, scusa! Così penso che ti sto tipo facendo morire di dolore, invece...-

-Ti amo-

-Anch’io, se no non ti toglierei la pelle- rise lui, scompigliandole i capelli dorati con la mano libera.

-E’ stata una bella giornata, però...-

-Bellissima-

-Anche in questo momento-

-Ce lo ricorderemo per sempre, no?-

Natal’ja ci pensò un po’, poi sorrise e, allungando una manina quasi carbonizzata, pizzicò una guancia a Gee, in un accenno di carezza a metà tra il vendicativo e l’affettuoso.

-Ci ricorderemo che far l’amore in spiaggia fa innervosire gli Dei, e che comunque ne è valsa la pena-

 

Portami con te, dove non si può

Dove c’è il peccato che io peccherò

Portami con te, non ti deluderò

Dove c’è quel mare, io mi bagnerò

(Portami con te, Loredana Berté)

 

 

Note

 

Devi venire nel mio Paese, dove c’è il sole che brillerà per te. A Milano non crescono i fiori, Gino Paoli.

Accecato d’amore, mi stava a guardare: Sei bellissima, Loredana Berté.

Portami con te, dove non si può: Portami con te, Loredana Berté.

 

Diciamo che Alja e Gee sono sempre più da girone dei lussuriosi, e Gee si fa venire dei dubbi assurdi, cercando il confronto con Feri ancora prima di conoscerlo ;)

E poi, le conseguenze della loro giornata in spiaggia...

Ora come ora condivido la situazione di Alja, perché è da giorni che mi stacco la pelle dalle braccia come se non fosse neanche la mia... ;)

Ho la stessa “carnagione siberiana” di Natalys e, anche se in modo un po’ meno “glorioso”, mi sono carbonizzata per bene...

Ad ogni modo, amo scrivere questi momenti romantico-ironici tra quei due folli, perché non potrebbero proprio comportarsi diversamente, loro ;)

Spero che vi sia piaciuto!

 

A presto,

Marty

  
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