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Autore: Sayumi    22/12/2006    1 recensioni
Cari lettori, che dire… sono tornata con una nuova fic! Non ho la più pallida idea di come possa essere, alla fine siete voi che dovete dirmi che ne pensate no? :P Vabbè tralasciando questo passiamo alla presentazione: Arashi è una ragazza Italo-giapponese… normalissima, un solo fidanzato, con il quale è finita pure male… (anche se non vi dico come) e presto avrà a che fare con una sua vecchia conoscenza… Per chi ama le storie romantiche… ma non troppo… Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Arashi in Love*

*Arashi in Love*

Capitolo 12

-Odio San Valentino! -

Dopo la minaccia di mia madre verso Kamui, capimmo quanto effettivamente la mamma ce l'aveva con papà.

Non lo insultava apertamente davanti a noi, ma molto probabilmente dentro di se gli aveva sparato tanti di quegli insulti che nemmeno osavo immaginare.

Fatto sta, che dopo quella chiacchierata non toccammo l'argomento per il resto della giornata. Aiutai mia madre a preparare i dolci di cioccolato, mandando al diavolo le lezioni per quel giorno.

Poi arrivò il momento più terribile della giornata.

Erano le sei. Tra un ora e mezza circa Akira sarebbe arrivato a prendermi.

Nell'accettare non avevo nemmeno pensato di chiedere quale fosse il posto in cui mi voleva portare.

E nella mia mente un unico dubbio mi assalì.

Cosa diavolo mi sarei messa d'abito?!!!

Feci un sospiro, pensai per prima cosa di darmi una sistemata ai capelli e mi truccai lievemente, senza esagerare, in modo da poter essere ordinata ma non troppo assomigliante ad uno spaventapasseri.

Poi tornai in camera e aprii le ante dell'armadio.

Ufficialmente non era mai capitato che uscissi con qualcuno più grande di me, tanto meno che quella persona in questione, fosse il figliastro di uno dei nobili più importanti del paese. Avrei dovuto vestirmi in modo tradizionale o occidentale? E se mi sarei vestita in occidentale sarebbe stato meglio un vestito elegante, uno sportivo o uno casual?

Fissai terrorizzata l'armadio.

Per l'abito tradizionale non sarei mai riuscita a rispettare i tempi, anche perchè mia madre non sapeva legare l'obi, solo mia zia ne era in grado, ma a chiamarla ci avrebbe messo troppo tempo, sempre che fosse stata disponibile.

Quindi restava solo l'abito normale.

Lo sportivo lo scartai immediatamente, quindi il dubbio restava sull'elegantissimo, l'elegante, il non troppo elegante, e il semplice.

Frugai ovunque ma non trovai niente che potesse soddisfarmi.

Avrei volentieri chiesto in prestito qualche vestito a mia madre, se non fosse che era più bassa di me di almeno 10 centimetri, e io ero decisamente più magra.

Continuando a cercare riuscii a decidere di mettere una semplice camicia bianca, di gonne non sapevo minimamente quale scegliere.

-Mammaaaaaaaaaaaaaaaa- strillai disperata chiedendo aiuto.

-Cosa c'è?- la vidi entrare preoccupata col fiatone.

-Non so cosa mettermi!- dissi con le lacrime agli occhi.

Lei mi guardò assottigliando gli occhi rendendoli due fessure. Poi sospirò e mi spinse a farle vedere la camicia.

Poi portò le dita al mento e iniziò a frugare nell'armadio. Aveva la testa sempre più infilata nei miei abiti, con lo chignon che le raccoglieva i capelli e il vestito che aveva scelto per la serata. Se non altro aveva più gusto di me nel vestire. Aveva optato per una gonna nera che le scendeva lungo i fianchi, sopra due calze nere che finivano in un paio di eleganti scarpe col tacco tutte impreziosite da piccoli brillantini, mentre il maglione a collo alto le dava un'aria quasi nobile, mentre la sua collana con incisioni strane le impreziosiva il collo e completava l'effetto.

Assorta com'ero nei suoi abiti nemmeno mi accorsi che aveva trovato una gonna marrone che era perfetta con la camicia, aveva anche pensato alle calze e alle scarpe che prese immediatamente dalla scarpiera, poi, dopo avermi lasciato con i vestiti sul letto andò in camera sua a prendere un maglione della stessa tinta della gonna con delle maglie larghe che avrebbero lasciato intravedere la stoffa bianca della camicia.

Mi vestii di fretta e scesi di corsa le scale. Mancavano ancora venti minuti prima dell'arrivo di Akira, ma prima ci tenevo ad avere l'assenso dei miei fratelloni.

-Sei fantastica!- esclamarono in coro.

Poi mia madre mi guardò da capo a piedi e assottigliò nuovamente gli occhi in due fessure, per poi sollevare un sopracciglio. -Vieni con me- disse trascinandomi nel suo bagno, adiacente al suo studio.

Mi prese i capelli e iniziò a pettinarli, per poi raccogliermeli dietro la nuca in una serie di piccoli nodini, simili a chignon, che lasciavano scivolare alcune ciocche bionde. Poi prese una scatoletta ed estrasse un paio di orecchini a pendolo, con delle pietre nere, e mi puntò un fermaglio a forma di medaglione sotto il colletto, anch'esso in pietra marrone e beige.

Sentii il campanello suonare. Il cuore prese a tamburellare e corsi velocemente giù dalle scale, gettandomi ad aprire la porta.

Non pensai nemmeno a come avrebbero reagito i miei fratelli nel vedere Akira, tanto meno la reazione di mia madre, fatto sta che quando aprii la porta non fu Akira che mi trovai davanti.

Un uomo altò poco più di me, dai capelli castani e i lineamenti occidentali, vestito di tutto punto era davanti alla porta.

Il suo giapponese non era perfetto quanto quello di mia madre, evidentemente non era da molto che viveva qui...

-Mamma... è per te...- mi feci da parte e lasciai entrare quell'uomo che si fermò sull'uscio, aspettando mamma.

-Tu sei Arashi?- chiese con un forte accento italiano.

Annuii e feci un leggero inchino.

-Perdonami, non parlo bene giapponese...- si scusò. -Somigli molto a tua madre...- mi sorrise e poi alzò lo sguardo verso la scala. Mamma aveva preso lo scialle e se l'era avvolto attorno alle spalle, mentre scendeva verso di noi.

Mi voltai istintivamente a fissare quell'uomo e rimasi decisamente sorpresa nel vedere come guardava mia madre. Credo, o almeno lo pensai in quel momento, che nemmeno mio padre avesse mai guardato mamma in un modo tanto intenso. Mi chiesi, divertita, se fosse dovuto al fascino italiano.

Mentre dalla porta entrava un freddo vento, una folta chioma di capelli rossi spuntò da dietro quel Thomas, e immediatamente i miei fratelli, che avevano sporto la testa per vedere il nuovo arrivato, esclamarono in coro... -Ora ho capito qual'era la firma!-

Lanciai loro un'occhiata fulminante.

Poi mia madre sorrise e invitò i due ad entrare, così da permettere di chiudere la porta. Infine si avvicinò e sistemò le scarpe.

Guardò i capelli rossi di Akira, poi il resto e sorrise.

-Akira, è da molto che non ti facevi vedere...- era stata senza dubbio migliore di me nel riconoscerlo. -Sei cresciuto molto...- poi sorrise.

-Quel rosso...- esclamò l'altro ospite... -Se non ricordo male, anche tu da giovane avevi i capelli di quel colore...-

-Hai buona memoria Tom- sorrise mia madre che si voltò a raccomandare ai miei fratelli di non fare troppo tardi.

Uscimmo tutti e quattro e indossai il cappotto aiutata da Akira.

-Mamma, tu avevi i capelli rossi?- chiesi sconvolta prima di chiudere il cancelletto.

-Si, adoravo quel colore, ma tuo nonno ha insistito per quasi un anno, fino a che non sono tornata bionda... poi, alla fine, non ho più cambiato...- sorrise e ci salutò affidandomi nelle mani di Akira.

Rimasti soli, lui si chinò a sfiorarmi la guancia con un bacio.

-Sei davvero carina questa sera...- sorrise e mi porse il braccio invitandomi a seguirlo verso una macchina nera apparentemente molto costosa. -Ho chiesto in prestito questa a mia madre per l'andata...- si giustificò, per poi dare indicazioni all'autista fermo sul volante in attesa del via libera.

-E per il ritorno?- chiesi curiosa mentre mi sedevo al suo fianco.

-Tesoro, del dopocena ne parliamo dopo la cena non credi?- ammiccò lui, divertito dalla faccia che feci io dopo aver sentito la parola "dopocena". -Avanti! Stavo scherzando!-

Mi portò ad un locale di cucina cinese, il posto era carinissimo, tutto ben curato: dalla raffinatezza dei cibi all'arredamento, il tutto accompagnato da una musica leggera di sottofondo che rendeva l'atmosfera molto tranquilla e serena.

  
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