Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Sawa    05/06/2012    5 recensioni
Quando feci per aprirla non ebbi nemmeno il tempo di elaborare quello che stava succedendo che la ritrovai a colpirmi la faccia in modo alquanto violento.
"Ahia, ma cos-"
"Oh, non dovresti metterti dietro le porte". Una volce atona e bassa mi raggiunse prima che riuscissi a mettere a fuoco il mio aggressore.
Tastandomi il naso per assicurarmi che non fosse rotto alzai gli occhi sul ragazzo davanti a me, un moro che a giudicare con un'occhiata sembrava avere più o meno la mia età, incenerendolo con lo sguardo.
"Ma che cavolo, non sei tu che dovresti avere più riguardo nello spingere una porta che può aprirsi da entrambe le parti?" Il mio tono irato non sembrò nemmeno raggiungerlo, tantomeno la mia occhiata.
"Non avevo calcolato di incontrare un'idiota dall'altra parte, dovrebbe essere una mia colpa?" Inarcò un sopracciglio a sottolineare l'intonazione beffarda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1.
Mi stai intralciando.

Sentivo l'acqua scorrermi addosso e avvolgermi completamente, una calma innaturale mi pervadeva isolandomi dal resto del mondo; avvertivo solo quel fresco liquido incolore in cui affondavo e ogni suono ne risultava attuttito.
Tesi ancor più le braccia in avanti stringendo la testa tra esse e inarcando leggermente la schiena per spingermi in superficie, conscio del mio bisogno impellente di ossigeno.
Emersi quel tanto che bastava per respirare girando la testa di lato, due bracciate e una boccata d'aria, in un ciclo che avrei voluto fosse infinito; scorgevo alternarsi alle immersioni ed emersioni del capo immagini del bordo vasca: bambini e adulti che si accingevano a raggiungere gli spogliatoi o ad entrare in acqua, istruttori contraddistinti dall'usuale t-shirt bianca e nuotatori nelle corsie ai lati della mia.
Riaffioravo nel mondo esterno e sprofondavo nella mia realtà, un continuo inseguirsi di verità e finzione in un circolo vizioso, come un cane che si morde la coda girando sempre nello stesso punto.
Ma quando nuotavo tutto si fermava, ogni pensiero, ogni evento, il tempo stesso si arrendeva alla bellezza di quelle ore di serenità, non c'era nessun passato, nessun presente, nessun futuro.
C'ero soltanto io e la distesa d'acqua davanti a me, quelle vasche in cui avrei trovato rifugio e azzerato ogni sentimento negativo.
Toccai il muretto della piscina con la punta delle dita e, fermandomi, spostai le gambe verso il basso fino a toccarne il pavimento, riaffiorai con il viso dalla superficie e ripresi a respirare leggermente ansimante.
Alzai le braccia fin sopra il bordo del muretto e mi issai con forza fino a ritrovarmici seduto, portai le gambe dall'altra parte e mi alzai in piedi stanco ma soddisfatto dell'allenamento.
Tolsi gli occhialini con le lenti arancionate e mi strofinai delicatamente gli occhi che si stavano riabituando ai colori reali; tirai via anche la cuffia di silicone blu argentata e scrollai il capo scompigliandomi i capelli biondi, presi il mio accappatoio ovviamente in microfibra che - arancione - spiccava tra la fila appesa alla parete e mi ci avvolsi.
Un sorriso mi solcò le labbra e infilando le ciabatte che ancora una volta non stavo dimenticando a bordo vasca grazie all'indicazione di un gentile vecchietto - ma com'è che ce n'era sempre uno a ricordarmele? - mi diressi negli spogliatoi affiancando la prima corsia fino alla porta.
Quando feci per aprirla non ebbi nemmeno il tempo di elaborare quello che stava succedendo che la ritrovai a colpirmi la faccia in modo alquanto violento.
"Ahia, ma cos-"
"Oh, non dovresti metterti dietro le porte". Una volce atona e bassa mi raggiunse prima che riuscissi a mettere a fuoco il mio aggressore.
Tastandomi il naso per assicurarmi che non fosse rotto alzai gli occhi sul ragazzo davanti a me, un moro che a giudicare con un'occhiata sembrava avere più o meno la mia età, incenerendolo con lo sguardo.
"Ma che cavolo, non sei tu che dovresti avere più riguardo nello spingere una porta che può aprirsi da entrambe le parti?" Il mio tono irato non sembrò nemmeno raggiungerlo, tantomeno la mia occhiata.
"Non avevo calcolato di incontrare un'idiota dall'altra parte, dovrebbe essere una mia colpa?" Inarcò un sopracciglio a sottolineare l'intonazione beffarda.
- Che razza di strafottente -
Rimasi interdetto non trovando nulla con cui controbattere, io che avevo - e volevo - sempre l'ultima parola; mi lascai sfuggire uno sguardo tra il sorpreso e il curioso che durò un minuto di troppo.
"Che hai da guardare? Spostati, devo passare". Non aveva nessuna intenzione di volersi scusare.
Indagai con intensità in quegli occhi nero pece, ma non riuscii a leggervi nulla, nè scherno o compiacimento che fosse per avermi non solo spalmato una porta in faccia ma anche deriso.
"Mi stai intralciando".
Il suo tono tagliente mi riscosse dai miei pensieri, la serietà del suo volto e la contrattura della mandibola mi lasciarono spiazzato; mi rispresi subito ritrovando la mia impertinenza che, in casi come questo, era decisamente dovuta.
"Ma chi ti credi di essere?! Spero di non dover rivedere la tua faccia mai più!" Con una spallata lo colpii sul braccio destro ottenendo di farlo arretrare di un passo, certamente perchè colto alla sprovvista, e lo superai con ancora un residuo di risentimento sul viso.
Lo sentii emettere un "Mpf" e proseguire per la sua strada come se l'accaduto non fosse degno di nota, come se io non meritassi nemmeno di rientrare nel suo campo visivo, come se avesse già rimosso l'incontro.
- Che sbruffone odioso -
La giornata si era trasformata inaspettatamente in una di quelle da dimenticare.
Mi incamminai di malumore verso l'armadietto in cui avevo riposto lo zaino per lasciare cuffia e occhialini e dirigermi alle docce, svestito di ogni voglia.
Mi sciacquai e mi asciugai velocemente, non ripiegai nemmeno l'accappatoio ranfugandolo nello zaino e mi vestii con gesti un po' troppo bruschi causando uno strappo nella mia maglietta preferita.
"Accidenti! Ci mancava solo questa, maledetto pallone gonfiato!"
Ancor più rabbioso mi diressi a grandi falcate fuori dalla struttura per ritrovarmi sotto una pioggia insistente.
"Oggi non ne va una giusta!" Imprecai al cielo riversando la frustrazione di essere impotente contro i fenomeni atmosferici a quel ragazzo che definire antipatico sarebbe stato un complimento.
Mi misi a correre in direzione casa, se così si poteva chiamare uno squallido appartamento tutto ammuffito.
Propositi per il domani: non allenarmi più di Domenica.

Giunsi davanti al malandato condominio ormai fradicio, con i capelli appiccicati alla fronte e le ciglia grondanti, i vestiti appesantiti mi si incollavano addosso e i pantaloni della tuta così conciati rendevano difficile correre.
Frugai frenetico nel taschino davanti dello zaino e appena afferrate le chiavi me le infilai in bocca per richiuderne la cerniera; me lo rimisi sulle spalle e mi liberai le labbra dal ferro ghiacciato dell'anello che teneva unito il mazzo, disgustato per il sapore amaro e pungente.
Scelsi la chiave adibita ad aprire il cancello e lo spalancai senza fare troppi complimenti per richiuderlo subito dopo con un tonfo, percorsi a balzi lo spazio che mi separava dal portone d'ingresso e infilai la chiave nella toppa quasi di lancio.
Una volta all'interno tirai un sospiro di sollievo e mi scrollai di dosso un po' d'acqua scuotendomi come spesso avevo visto fare ad Akamaru - il cane del mio amico Kiba - prima di accingermi a salire i gradini fino al sesto piano.
Salii le scale il più velocemente possibile, non vedevo l'ora di potermi levare quegli indumenti inzuppati, ma soprattutto avevo una fame incredibile.
- Ramen -
Un pensiero fulmineo mi colpì d'improvviso e immancabilmente il mio stomaco iniziò a brontolare.
Raggiunsi con un paio di balzi felini il pianerottolo del mio piano e mi parai davanti alla porta di casa, sulla sinistra appena svoltato l'angolo dopo il primo appartamento.
Feci fare un paio di scatti alla serratura e afferai il pomello che mi scivolò fra le dita bagnate.
"Cavolo!"
Riprovai tre volte senza ottenere alcun risultato, tranne sentir montare una rabbia smisurata: ero sicuro che tutti quei problemi derivassero dall'incontro con quel tipo molesto.
D'un tratto, quando stavo per arrendermi sconsolato al mio destino avverso, ebbi un'illuminazione e mi stupii io stesso che me ne capitasse una in una giornata così storta quando già normalmente erano rare.
Presi tra le dita la chiave ancora infilata nella serratura e la ruotai di mezzo scatto indietro facendo aprire la porta.
"Finalmente!" Esultai felice al buio che mi accoglieva.
Non feci in tempo a richiuderla ed ad appoggiare lo zaino per terra che il mio cellulare iniziò a suonare.
Cercai frettoloso tra l'accapatoio e lo trovai rintanato in una piega, fortunatamente non si era bagnato.
Il display si illuminava insistente mostrando il nome di Shikamaru, un ragazzo tanto intelligente quanto svogliato che avevo conosciuto un paio d'anni prima durante il lavoro e che era divenuto mio collega.
Premetti il tasto di ricezione chiamata e avvicinai l'apparecchio al viso lasciandomi sfuggire un sorriso.
"Ciao Shikamaru!"
Sentii uno sbuffo provenire dall'altra parte.
"Ciao Naruto, devo chiederti un favore."
Il tono ancor più indolente mi fece dedurre che si trattasse di lavoro, d'altronde sapeva che non mi sarei mai tirato indietro se si trattava di aiutare un amico così mi portai avanti tentando di calarmi i pantaloni con una mano.
"Dimmi!" Feci scivolare a terra senza intoppi entrambe le gambe della tuta e mi chinai sollevando contemporaneamente il ginocchio sinistro per sfilarla.
"Stasera potresti sostituirmi al lavoro? Ho un impegno imprevisto". Lo avvertii sbuffare di nuovo.
"Ma cer-woooa" Scivolai sul piede destro a causa della suola di gomma e l'appoggio bagnato finendo con il sedere per terra.
"Ehi, tutto bene?" Non sembrava preoccupato però, forse perchè incidenti del genere mi capitavano spesso.
"Ah si, sono caduto. Comunque va bene, a che ora dovresti iniziare?"
Decisi di rimanere sul pavimento fino a quando non avrei avuto tutte e due le mani libere.
"Per le 21.30"
Guardai l'orologio del telefono spostandolo davanti al viso: 20.47.
"Okei, ce la faccio"
Lanciai un'occhiata alle condizioni in cui versavamo io e la stanza. Forse.
"Grazie Naruto, a domani."
"Ciao"
Chiusi la chiamata e guardai sconsolato il lago su cui stavo comodamente seduto.
- Sì, decisamente mai più allenamenti la Domenica -





Note dell'autrice: Ho deciso di getto di provare questo esperimento, spero riesca bene e vi piaccia.
Spero vogliate lasciarmi un commento con il vostro parere, mi farebbe molto piacere anche se so che in questo capitolo non succede nulla, ma abbiate pazienza: è il primo:)
Il Raiting è verde perchè per il momento non sto trattando di alcun tipo di tematica particolare, ma potrebbe cambiare con l'andamento della storia.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sawa