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Autore: VirginiaRosalie    05/06/2012    2 recensioni
Una vita può cambiare a seconda di come la vorremmo noi? Voi direste di no ma io non ci credo.. perché? Perchè ne abbiamo la prova.
Lei una normale ragazza italiana, qualche parente inglese e qualche amica.
Lui un attore famoso, molto successo, molti amici e nemici.
Un amore pieno di ostacoli, paure, illusioni, pianti e tradimenti ed infine, il perdono. E' questo che accade quando lasci il tuo cuore vincere?
"L'aereo atterrò su LAX, il più grande aeroporto di Los Angeles, la città in cui mi stavo trasferendo..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taylor Lautner, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov Taylor

Mi avviai velocemente verso il taxi che Ian aveva chiamato appena eravamo atterrati all'aeroporto di Fiumicino. Roma era una città rumorosa e inquinata ma le mie fan non mancavano mai. Un gruppo di ragazze corsero in mia direzione tenendo le mani ben stese pronte a ricevere un autografo.
"Taylor, Taylor!"
"Un autografo, per favore!"
"Sei bellissimo."
"Mi dispiace, devo scappare" risposi aprendo lo sportello dell'auto.
Ovviamente non era programmato questo mio arrivo in Italia, non avevo mai fatto una cosa del genere, quasi mi sentivo a disagio visto che ogni volta che avevo fatto visita a questa città avevo i bodyguard ed era stato tutto organizzato.
Presi dalla tasca il biglietto che mi aveva dato Spencer con il nome dell'ospedale in cui si trovata Virginia e lo passai all'autista.
"Tutto ok?" chiese il mio manager.
"Si – scrollai le spalle e sospirai – ..Sto bene."
"Posso partire?"
"Ovviamente" dissi.
La macchina partì all'istante, purtroppo c'era un po' di traffico, cosa che a Los Angeles era rara vedere.
Iniziai a tamburellare il piede sul tappetino dell'auto mentre la mia gamba si muoveva nervosamente, ero scosso, teso, impaziente, non vedevo l'ora di vedere quella ragazza che mi aveva rubato il cuore. Era incinta, non potevo crederci, non sapevo se definire tutto ciò un sogno o un incubo.
Poggiai la testa sul sedile e cercai di chiudere gli occhi per rilassarmi ma era impossibile, tutti quei clacson che suonavano erano fastidiosissimi. Strinsi i pugni per non perdere la pazienza, stavo dando di matto, la confusione nella mia testa era tanta e irremovibile.
"Siamo arrivati?" chiesi massacrandomi le unghie delle mani.
"Non ancora!" rispose il tassista.
Passarono circa dieci minuti ma non c'era ombra di ospedali, sembrava ancora un'autostrada quella che stavamo percorrendo.
"Quanto manca?" domandai di nuovo.
"Ragazzo, sei davvero impaziente! Dovrebbero mancare cinque minuti.."
"Si.. - voltai lo sguardo al di fuori della finestra – Scusi!"
"Stai correndo da tua moglie? - disse con tono calmo e con lo sguardo concentrato sulla strada – Se non sono indiscreto.."
"In realtà è la mia fidanzata.." risposi anche se sapevo benissimo che non era così.
Ian stava dormendo beato, secondo l'orario americano ci eravamo svegliati presto, a Roma invece, erano le cinque pomeridiane. Sospirai e accennai un sorriso.
Virginia era incinta.
Ripetevo spesso quella frase nella mia testa come se ancora non ci credessi. Cosa avremmo fatto ora? Sarebbe tornata negli Stati Uniti con me e avremmo iniziato un nuovo capitolo della nostra vita?
Per prima cosa avrei dovuto aggiornare la ragazza: il figlio che aspettava Sara non era mio e.. la piccola relazione con Spencer? Avrei dovuto confessare tutto? Forse sarebbe dovuto rimanere segreto, infondo non ero veramente attratto da sua cugina, lei era stata più un rimpiazzo, non era amore visto che non avevamo neanche ufficializzato la cosa. Scossi la testa e notai che l'auto si era fermata.
"Eccoci qui" disse l'uomo.
Prima di scendere dalla macchina diedi un pugno ad Ian tanto forte da farlo svegliare di soprassalto, ero sicuro che avrebbe pagato lui così, mi affrettai ad entrare in ospedale. Corsi lungo i corridoi cercando il reparto maternità.
"Scusi. Sono il fidanzato di Virginia Rosalie Hastings, è qui lei, in questo ospedale? Non è vero?" dissi tutto ciò velocemente e senza prendere fiato. 
"Cosa? Scusi?"
"Virginia Rosalie Hastings."
"Oh - sorrise - è incinta di tre settimane, circa." 
"In che stanza sta?"
"Tesoro, lei è uscita questa mattina, se sei il suo fidanzato avresti dovuto saperlo" disse quasi con tono di rimprovero.
Presi il cellulare dalla tasca e controllai l'ora.
"Si.. lo so.. cioè.. la situazione è complicata. Lei non legge i giornali?"
La donna sospirò e scosse la testa tornando a sistemare le cartelle di ogni paziente. In lontananza intravidi quello di Virginia. 
"Scusami ragazzo, non posso aiutarti."
"Mi dica dove abita, la prego."
"Mi dispiace ma devo rispettare la privacy della ragazza."
"Ma sono il suo ragazzo!"
"Hai qualche prova?"
Questa proprio non ci voleva, l'infermiera non voleva darmi nessun indirizzo o numero che mi avrebbe riportato dalla mia "ragazza". 
"No.." affermai abbassando lo sguardo.
"Mi dispiace."
"La prego" mi avvicinai la bancone pregando la donna.
"Non posso.. Credo sia meglio che lei vada."
"Ma.. - non feci in tempo a finire la frase che mi squillò il cellulare, era Ian - Pronto?"
"L'hai trovata?" chiese.
"No. L'infermiera non vuole dirmi dove abita.." dissi cercando di non farmi sentire da lei.
"Ed ora?
"Non so.. - sbuffai ma a grande sorpresa la donna mise alcuni documenti dentro un cassetto poi si allontanò, probabilmente doveva andare in bagno o a visitare qualche donna incinta - Aspetta, arrivo subito."
Mi guardai intorno, nessuno stava passando di lì così, a passo felpato mi gettai sui cassetti, li aprii e cercai il fascicolo di Virginia. Una volta trovato memorizzai la sua via e corsi fuori dall'edificio, passando quasi inosservato.
"Ian!" urlai.
"Ti ha dato l'indirizzo?"
"No. Me lo sono preso!"
"Aham.. Direi che sei cotto."
Per fortuna, Ian aveva chiesto al tassista di aspettare prima di ripartire così ci avrebbe accompagnato verso un'altra destinazione.
"Hai trovato la tua ragazza?" chiese l'uomo alla guida.
"Non esattamente" risposi in preda all'agitazione.
"Taylor - il mio manager mise una mano sulla mia spalla e mi guardò intensamente, sembrava un po' preoccupato - Calmati."
"Sono completamente partito! Non so più cosa pensare, che fare.." 
"Tranquillo, è tutto ok" cercò di rassicurarmi.
"Quanto manca?"
"Poco, ragazzo, davvero poco."
Sembrava avessi i minuti contati, non mi era mai successo niente di tutto ciò con le altre ragazze, il mio cuore non aveva mai iniziato a battere più forte del dovuto. Virginia era tutto ciò che cercavo in un ragazza, era difficile da conquistare ma dolce, serena e piena di voglia di vivere. Il suo più grande difetto era la paura di non essere abbastanza, a volte sembrava timida e insicura, forse troppo ma, conoscendola meglio era un persona meravigliosa, capace di cambiarti la vita. 
Sorrisi tra me e me mentre il silenzio aveva preso il sopravvento nell'auto. C'erano momenti in cui l'unica cosa che sapevo fare, era pensare, esprimere tutto ciò che provavo soltanto nella mia testa, non avevo neanche bisogno di confidarmi con un amico. 
"Casa Hastings è proprio davanti a voi."
"Grazie mille" dissi entusiasta. 
Nel momento in cui stavo uscendo dalla macchina, Virginia stava rientrando a casa ma, essendo di spalle, non si era accorta della mia presenza.
Scesi rumorosamente gli scalini che portavano al portone del condominio e istintivamente la presi per i fianchi facendola girare verso di me, non rendendomi conto di ciò che stavo per fare, avvicinai le mie labbra a le sue ed iniziai a baciarla avvicinandola sempre di più a me. Lei non si stava opponendo, le sue mani contornarono il mio collo e potei notare il suo abbraccio, più forte che mai.
"Cosa ci fai qui?" chiese con il respiro affannato.
"Ho saputo.. - sospirai - Mi sei mancata."
"Anche tu" rispose.
"Davvero?"
"Certo."
Entrambi sorridemmo poi, senza dire niente tornammo a baciarci come se la distanza che ci avesse separati non aveva significato nulla, almeno per me era così.
"Prima che tu dica altro, ho bisogno di dirti una cosa molto importante - presi il suo viso tra le mie mani e la guardai dritta negli occhi - Il bambino che aspetta Sara, non è mio!"
Si creò un po' di tensione accompagnato da un silenzio assordante.
"Ehm… non so che dire…" rispose.
Feci scivolare la mia mano lungo la sua pancia, l'accarezzai delicatamente sentendo un leggero rilievo poco notabile ad occhio nudo.
"Non dire niente."
Tornai a baciarla ma quel momento fu interrotto da sua madre che finse una tosse. Momento davvero imbarazzante! 
"Taylor?" disse Amanda.
"Signora Giolitti."
"Che sorpresa!" spalancò gli occhi, era davvero sorpresa.
Feci qualche passo indietro da sua figlia, cercai di prendere un po' le distanze dopo che ci aveva visti nel letto insieme.
"Sei tornato per portarla a Los Angeles?" domandò dispiaciuta.
"Mamma.. no.." Virginia scosse la testa.
"Perchè no?" 
"Non posso lasciarti.."
"Virginia, starò bene!"
"No.."
"Si invece - sospirò - Vi lascio soli e discutete voi di questa faccenda, vi ricordo che c'è una bambina o… bambino, da crescere."
Avevo sempre ammirato sua madre, era una donna saggia e trovava sempre una soluzione a tutto, amava sua figlia e accettava ogni decisione che essa prendeva. Non avevo mai avuto un rapporto del genere con mia madre, spesso lei mi dava ordini e voleva che stessi a tutti i costi con Sara Hicks, non si rendeva conto che era una bugiarda e, anche se la conoscevo da quando ero piccolo, non avrei potuto immaginare la mia vita a canto ad una persona del genere, non dopo quello che mi aveva fatto.
"Torno subito.." rispose Virginia.
"Tranquilla."
Mi avvicinai alla ragazza dopo che sua madre ebbe chiuso il portone, presi entrambe le sue mani e le strinsi con le mie.
"Non vuoi crescere il bambino con me?"
"Certo che voglio.. ma non posso lasciare mia madre, di nuovo."
"Può venire con noi."
"Non lascerà Roma!"
"Per sua figlia lo farebbe.."
"Non so.. - abbassò lo sguardo e socchiuse gli occhi mentre si mordeva il labbro - .. è una decisione così affrettata e domani è la vigilia di Natale.."
"Virginia, guardami negli occhi. Mi ami?"
"Taylor sì, ti amo da impazzire, non sai quanto io sia stata male in questi giorni, credevo fossi tornato da Sara.. non mi hai mai chiamata…"
"Lo so, il fatto è che.. avevo deciso di dimenticarti.."
"Ci ho provato anche io… poi ho scoperto questo" indicò il suo ventre.
"Ti rendi conto che saremo genitori?"
"Sono troppo giovane per affrontare una gravidanza.. non riesco ad immaginarmi con il pancione.. i dolori.." interruppi la sua frase.
"Non dovrai affrontare tutto da sola, io sarò con te!"
"Cosa ne pensa tua madre?"
Sentii dei passi dietro di me, mi voltai prima di rispondere e vidi Ian immobile con le mani incrociate al petto, il suo sguardo era rilassato, come se avesse visto un angelo. Feci cenno di tornare in macchina poiché l'argomento che stavamo affrontando era piuttosto privato. Spostai il mio sguardo, di nuovo, su Virginia.
"Non lo sa!"
"Suppongo non sia molto contenta.."
"Quando ha scoperto che Sara era incinta, sembrava talmente felice.."
"Ma io non sono Sara."
Quella frase me l'aspettavo, sapevo che a mia madre non andava molto a genio Virginia però se mi voleva bene, doveva accettare le mie scelte perché avevo intenzione di chiedere alla ragazza di fronte a me di diventare, ufficialmente, la mia fidanzata.
Scossi la testa e abbassai appena il capo verso di lei sorridendo appena.
"No, tu non sei Sara. Sei molto meglio."
"Forse per te, ma per tua madre sembrerò una stracciona visto che non ho tutti questi soldi come li ha.."
"Basta parlare di Sara, parliamo di noi."
Sospirammo.
"Vuoi essere, ufficialmente, la mia ragazza?" le chiesi guardandola speranzoso. 
Io ero pronto ad affrontare una relazione, ero sicuro di ciò che volevo ma lei non sembrava molto convinta. Attesi a lungo la sua risposta, il silenzio aveva dominato, di nuovo.
Alzai gli occhi al cielo, ero agitato e lei, con quel suo sguardo, non facilitava le cose. 
Finalmente mosse le labbra.
"Si."
"Si?" sorrisi.
"Si, voglio essere la tua ragazza."
Fui colto da un attimo di pazzia, presi Virginia in braccio facendo contornare i miei fianchi con le sue gambe e delicatamente la poggiai al muro. Iniziai a baciarla con foga scendendo anche verso il collo. 
"Taylor.." fece in modo che il mio viso tornò sul suo e le sorrisi. 
"Ti amo" ripetei mordendole appena il labbro poi la misi giù.
"Anche io però…"
"Però?" ribadii confuso.
"Possiamo passare il Natale qui, a Roma?"
"Certo."
"Ti prometto che festeggeremo il Capodanno a Los Angeles, ok?"
"Non m'importa dove, come e quando, l'importante è che io sia con te.."
"A me importa! - udii il tono cupo di Ian, entrambi lo guardammo in cagnesco. - Hai dei film da girare e poi, dove dormiremo questi giorni?"
"In hotel?"
"No, a casa mia!"
"Non credo tua madre accetterebbe…"
"A sua madre va bene!" urlò Amanda dal balcone, guardando in direzione nostra.
"Ci stavi spiando?" gridò sua figlia.
"Non direi proprio spiare.. casualmente ho sentito.."
"..ogni singola parola" concluse Virginia.
"Esatto!"
Ridacchiai sotto i baffi rendendomi conto che ciò stava andando proprio come doveva andare. 
Sapevo che non sarebbe stato facile crescere un bambino a questa età, il mio lavoro mi impegnava molto, spesso non tornavo neanche a dormire a casa mia, era davvero stressante ma ce l'avrei fatta, per Virginia e per il nostro bambino, o la nostra bambina.
"Non avete valige.. borse?"
"Niente" dissi scuotendo la testa.
"E.. perché?"
"Il tuo ragazzo appena ha saputo che eri incinta è voluto partire senza pensare alle conseguenze.." si intromise Ian.
"Sei pazzo."
"Pazzo di te!" affermai poi la baciai. 
"Allora, raccontami cosa hai fatto in questi due mesi.."
Avrei voluto non mi avesse mai posto quella domanda, odiavo mentirle ma se le avrei detto che sono uscito con sua cugina, le si sarebbe spezzato il cuore e non me lo sarei mai perdonato.
"Mah.. niente di che, ho lavorato.. e tu? Nessuno ti ha corteggiata?"
"Sfortunatamente no.." disse ridacchiando.
"Salite!" urlò sua madre.
"Arriviamo, mamma."
Amanda ci aprì il portone e fummo seguiti da Ian che, nel frattempo, aveva pagato e mandato via il tassista.
"Per Capodanno, mia madre aveva deciso di partire per il Grand Rapids.."
"Vengo con te" affermò la ragazza.
"Ovviamente! Finite le feste torneremo a Los Angeles, nella mia piccola suite."
"Posso andare a dormire da Spencer.. a proposito, devo chiamarla" prese il cellulare e compose il numero ma la fermai in tempo.
"Non ora.." dissi avvicinandmi alle sue labbra e feci passare avanti Ian per restare un po' solo con la mia fidanzata.
"Perché no?" si morse il labbro, mi prese per il colletto e avvicinò le sue labbra fingendo un bacio.
"Le faremo una sorpresa."
"Mmh.. va bene.. ma la tua camera è piccola."
"Troveremo una casa tutta nostra."
"Taylor.. non affrettare le cose" disse mentre contornava il mio collo con le sue mani.
"Non le sto affrettando, dovremmo trovare una sistemazione, dove credi cresceremo nostra figlia?"
"A casa di Spencer?" ridacchiò.
"Sai cosa? Mi faccio spedire alcuni vestiti da mia madre!"
"Perfetto!"

  
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