Overwhelming
“Buongiorno, BonBon.”
“Damon”. Bonnie
entrò decisa, senza neanche alzare lo sguardo.
“Fai pure come se fossi a casa
tua” – la apostrofò Damon di rimando.
La raggiunse nel soggiorno e si diresse verso le
bottiglie di bourbon. Ne versò
un bicchiere, e lo alzò in direzione di Bonnie.
“Te ne offrirei un po’, ma non
vorrei mai che si spargesse la voce che incito i minori
all’alcolismo. Dimmi, qual
buon vento?”
Bonnie mantenne uno sguardo distaccato.
“Dobbiamo parlare, è importante. Elena
è qua?” Bonnie si guardò intorno, come
se potesse scorgerla da un momento
all’altro.
“E’ a scuola, sciocchina. Dove
se non sbaglio dovresti essere anche tu.”
“Sono stata impegnata con altre
questioni.” Bonnie evitò il suo sguardo.
“E’
sicuro lasciarla andare a scuola? Jeremy mi ha detto che non
è molto …
controllata” – aggiunse con una nota di
preoccupazione.
“Stefan crede che le faccia bene. Sai,
per tutta la storia di restare
connessi alla propria umanità, eccetera eccetera.”
– Damon con una smorfia agitò
le mani nell’aria – “Dice che la tiene
d’occhio, ma, se vuoi la mia opinione,
ne riparleremo dopo che insieme avranno squarciato qualche
gola.”
Si prese una pausa bevendo un sorso dal bicchiere.
“Uhm, mi sembra di
capire che non abbiate passato molto tempo insieme ultimamente. Le sue
montagne
russe emozionali sono uno sballo … credimi.”
Bonnie ignorò il suo commento e
girò intorno al divano. “Ci sono cose di
cui dobbiamo parlare. Klaus è vivo.”
Damon strinse lo sguardo, e scosse energicamente la
testa. “No, impossibile.
L’ho visto impalettare personalmente. Conservo ancora la sua
bara come
souvenir. E comunque, vallo a dire a Tyler Lockwood”
– aggiunse con una
smorfia, al pensiero che la stessa sorte sarebbe potuta toccare a lui.
“E’ vivo”
– ripeté Bonnie pazientemente - “Klaus
ed io abbiamo fatto
un patto quella sera al magazzino. Ho fatto un incantesimo per
trasferirlo nel
corpo di Tyler.”
Damon aggrottò le ciglia in modo
interrogativo. “Mi stai dicendo che grazie
a te abbiamo ancora uno psicopatico omicida Originario a piede libero
nelle
strade?”
“Grazie a me,
Damon, tu sei
ancora vivo” – rispose Bonnie freddamente, ma i
suoi occhi tradivano una certa
ira - “Ho fatto quello che dovevo fare per salvare tutti
voi.”
Damon si lasciò andare sulla poltrona e
si portò al bicchiere alla fronte
nel tentativo di processare quella nuova informazione.
“Tutti a parte Tyler Lockwood”
– replicò Damon sarcasticamente.
“Da quando ti interessa la sorte di
Tyler?” - Bonnie gli rispose con
un’alzata di sopracciglio.
“E chissenefrega di Tyler
Lockwood.” – rispose Damon sogghignando di
rimando – “Sono solo sorpreso che non interessi a te.”
Bonnie sospirò. “Tyler sta
bene. E’ solo … temporaneamente in prestito fino
a che Klaus non trova il modo di tornare al suo vero corpo.”
“Quindi, fammi capire
…” – Damon si alzò per
andarle vicino e piantare gli
occhi nei suoi . “… al momento stai lavorando per Klaus?”
“Io non lavoro per
nessuno,
Damon.” – Bonnie sostenne il suo sguardo con
fermezza – “Ho fatto un accordo
perché era l’unico modo per salvare Caroline,
Stefan e mia madre …” - si
premurò di non inserirlo nello lista. “Ma Klaus
sta diventando impaziente.” –
proseguì – “Tutti credono che Tyler sia
morto e lui è stanco di nascondersi. I
rapporti con i suoi fratelli non sono dei migliori, dopo che Rebekah ha
provocato la morte di Elena ed ha saputo che Elijah desidera vederlo
essiccato quasi
quanto noi.”
“Ma guardati … la nuova BFF di
Klaus.” – Damon la interruppe con un ghigno.
Bonnie alzò gli occhi al cielo.
“Come ho detto, ho stretto un patto necessario.
Fine della storia. Ma sono qua per avvertirvi. Klaus vuole indietro il
suo
corpo e non ci metterà molto a capire di doverlo cercare nel
tuo scantinato. In
più, ha un disperato bisogno di una strega in questo
momento, sa che non può
fidarsi di me, e si è già messo al lavoro per
trovarne un’altra.”
“E quindi?" - Damon alzò le
spalle con noncuranza - "Se tutto ciò che
vuole è il suo corpo mezzo bruciacchiato, che
venga pure a prenderselo. A quanto pare, l’immenso piacere di
strappare il suo
cuore ibrido purtroppo non rientra nei capricci che posso
concedermi.” – commentò prima di andare
nuovamente a riempire il
bicchiere.
“Non è tutto.”
“Ovviamente.”
“E’ furioso per quello che
è successo a Elena.” Lo sguardo di Bonnie era
serio. “Sta cercando un incantesimo …. per farla
tornare umana”.
Damon rise di gusto. “Stronzate. Se una
cosa del genere fosse possibile,
credimi, lo saprei. Nel corso degli anni ho avuto il piacere di
intrattenermi
con streghe molto più potenti e, soprattutto, molto
più eccitanti di te.” –
finì con un sorrisetto, agitando il bicchiere nella sua
direzione.
“Credi quello che vuoi, Damon. Ma se
esiste anche solo una remota
possibilità, sarà meglio metterci sopra le mani
prima che lo faccia Klaus.”
“Qualche suggerimento?”
Prima che Bonnie potesse rispondere, la porta si
aprì con un rumore secco
e, con un solo gesto, Elena gettò sul divano due ammassi
rotondi di carta
bianca e rossa. Stefan, che l’aveva seguita a breve distanza,
si fermò
appoggiandosi alla parete.
“Beh, questa sì che
è … una sorpresa” –
commentò Damon con un’alzata di
sopracciglio di fronte alla vista di Elena raggiante nella sua divisa
da
cheerleader.
“Ehi, Damon. Bonnie.”
– accennando un passo di danza si diresse distrattamente
verso di loro e prese il bicchiere ancora pieno dalle mani di Damon.
“Uhm!” –
esclamò dopo che lo ebbe assaporato –
“E’ nuovo questo? Mi
piace.” – sorrise e gli fece l’occhiolino
puntando un dito nella sua direzione.
Damon rispose con un vago cenno del capo e si
girò verso Stefan con sguardo
interrogativo, ma il fratello si limitò a scuotere la testa.
“Niente che vuoi condividere con noi,
Elena?” – le chiese Damon,
tamburellandosi un dito sul mento.
“Oh, certo! Sono tornata in squadra. Go
Timberwolves!” – esclamò
alzando un braccio al grido di incoraggiamento. “Avreste
dovuto vedere la faccia di Rebekah! Ah!
Del resto mi ha uccisa dovrò torturarla in qualche modo,
no?” – aggiunse con
un’alzata di spalle.
“Mi sembra logico.” –
la assecondò Damon.
Bonnie raccolse la propria borsa dal divano.
“Sarà meglio che vada. Ci
sentiamo” - aggiunse rivolta a Damon. Si girò
verso Elena e fece per dire qualcosa, ma Elena si limitò a
fissarla da dietro
il bicchiere. Bonnie esitò un attimo, quindi si
voltò e se ne andò senza
aggiungere altro.
Quando Bonnie ebbe chiuso la porta, Damon
tornò a guardare in direzione di
Elena. “Cosa era quello?”
Elena alzò le spalle e nascose lo
sguardo in un altro sorso. “Quello cosa?”
“Bonnie. Voi due.”
“Non so.” – Elena
posò il bicchiere ormai vuoto, prima di proseguire in
tono noncurante – “Non posso mica stare dietro a
tutti i suoi bronci.”
Damon alzò le mani. “Ehi, sono
il primo a dire che siano incredibilmente
fastidiosi, ma … di solito è quello che
fai.”
“Nel
caso non lo avessi notato,
Damon, Elena ha cambiato molte sue abitudini ultimamente.”
– commentò Stefan con
un’alzata di sopracciglia.
“Sai, Stefan, un po’ di divertimento ogni tanto non ti ucciderebbe.” – Elena alzò gli occhi al cielo. “Niente doppi sensi, eh” – con un sorriso si appoggiò in modo malizioso alla balaustra, quindi in un lampo sparì al piano di sopra.
***
“Posso sentirti, Elena, non importa
quanto ti impegni per sorprendermi alle
spalle.”
Elena sorrise e scosse la testa. “Oh,
Damon, non sai stare al gioco.”
Posò distrattamente una sacca di sangue
sul tavolo, quindi si avvicinò al
divano dove Damon era seduto e si appoggiò alla spalliera,
la testa sui gomiti,
per sbirciare alle sue spalle.
“Uhm. Edgar Allan Poe.”
“Cosa vuoi che ti dica, ho il gusto del
macabro.” – Damon voltò una pagina
e proseguì nella lettura, continuando a non guardarla.
“Desideri qualcosa in
particolare?”
Elena inclinò la testa di lato.
“Cosa state tramando, tu e Bonnie?”
“Intendi Bonnie la tua amica strega a cui
hai a malapena rivolto parola?”
Elena sbuffò. “L’ho
chiamata, ok? Le ho detto che mi … dispiace,
ecco.”
Fece una pausa mentre le tornava in mente la telefonata di pochi minuti
prima.
Aggrottò leggermente la fronte. “Non sembrava
molto convinta, però.”
“Non riesco a immaginare
perché.” – commentò Damon
piegando leggermente gli
angoli della bocca.
Elena si rialzò svogliatamente e prese
un bicchiere per rovesciarci il
sangue fresco che aveva portato su dalla cantina.
“Vuoi darmi anche tu lo sguardo serio
alla Stefan, Elena-sono-preoccupato-per-te?”
“Certo che no, quando posso tormentarti
con il mio pungente sarcasmo.”
Damon chiuse il libro, la osservò stringendo le sopracciglia
e si alzò nella
sua direzione.
“Ehi, quanti ne hai bevuti finora? Avrei
giurato di avertene visti prosciugare
almeno altri due solo mezz’ora fa.”
Elena alzò le spalle. “Non lo
so, che importa?”
“Importa. Dammi qua.”
– le intimò Damon allungando la mano verso il suo
bicchiere.
“No.” – Elena si
ritrasse e lo guardò con espressione di sfida. “O
preferisci che vada in giro ad aprire qualche gola?”
Damon rise e scosse la testa. “Lo avresti
già fatto, Elena.”
“Ne sei così
sicuro?” – Elena si avvicinò nuovamente
a lui – “Perché è
tutto ciò a cui riesco a pensare. Ogni singolo giorno, non
appena mi sveglio, e
spesso pure nei miei sogni.” I suoi occhi si accesero mentre
li fissava in
quelli di Damon. “Sono sicura che al confronto un paio di
sacche di sangue in
più non dovrebbero fare la differenza.”
Damon sostenne il suo sguardo con determinazione.
“Non è questo il punto. Devi
imparare a controllarti, a gestirlo. Non puoi berne così
tanto o sarà il sangue
a controllare te.” Mosse
un ulteriore
passo verso di lei. “Dammi il bicchiere.”
Elena indietreggiò, ma mantenne il
contatto visivo. “No.”
“Elena.”
Elena cercò di usare la propria nuova
velocità nel tentativo di sfuggirgli,
ma Damon fu altrettanto veloce nell’afferrarla, una mano sul
fianco e l’altra a
stringerle il polso. Il bicchiere colmo di sangue andò a
rovesciarsi
rovinosamente sul tappeto con un tonfo smorzato, mentre la loro
collisione li
fece maldestramente crollare sul divano.
Sopra di lei, Damon continuava saldamente a tenerle
i polsi.
“Quel tappeto era uno dei miei preferiti,
sai?” – le sussurrò.
Elena sentì una deliziosa stretta allo
stomaco, ed il suo corpo fu percorso
da un brivido. Come ogni volta che gli occhi di Damon scavavano nei
suoi, come
ogni volta che si trovava stretta nella sua presa, come in un bacio a
sorpresa
sul portico, come contro il muro di un motel senza nome.
Pensò a Stefan, a
quanto fosse ingiusto nei suoi confronti, a quanto fosse profondamente
sbagliato soffermarsi su quella sensazione … Ma una parte di
lei le intimò di
tacere e di abbandonarsi a quello sbaglio. Socchiuse leggermente le
labbra ed alzò
gli occhi per fermarli in quelli di Damon.
Damon fu colto di sorpresa da
quell’atteggiamento. Eppure, d’istinto, si
avvicinò
con lentezza alle sue labbra. Non doveva baciarla. Elena aveva scelto
Stefan,
sarebbe sempre stato Stefan. Un solo cedimento a quella tentazione ed
il suo
cuore ne sarebbe rimasto distrutto per l’ennesima volta,
più di quanto potesse
sopportare. Ma, vicino a lei, perdeva ogni capacità di
valutazione, e tutto ciò
che importava era la consapevolezza del suo corpo disteso,
così vicino al
proprio. Solo qualche millimetro e l’avrebbe sfiorata,
incapace di mantenere
ancora il controllo …
Un fragore metallico proveniente dal piano
inferiore li distrasse l’uno
dall’altra. Fulmineo, Damon lasciò Elena libera
dalla sua presa per correre
verso lo scantinato.
La serratura della cella in cui si trovava la bara
con Klaus era
inservibile. Damon aprì la pesante porta di legno con un
brutto presentimento,
ma la bara era ancora lì, avvolta dalla polvere giallastra
che fluttuava
nell’aria. Sbirciò per assicurarsi che la faccia
menomata e inaridita di Klaus
facesse ancora capolino. Klaus era lì, ma il coperchio non
avrebbe dovuto
essere semi-aperto.
“Dannazione” –
mormorò richiudendo la bara con un colpo secco.
“Cosa diavolo è
stato?” – Stefan lo raggiunse all’interno
della stanza,
mentre Elena rimase sulla porta, attenta a sfuggire gli
sguardi di
entrambi.
“Qualcuno è stato
qui.” – lo informò Damon stringendo i
denti – “Il nostro amico
è ancora sottovuoto, ma qualcuno adesso sa che è
qui.”
Stefan si strinse le braccia al petto e lo
guardò in modo interrogativo. “Perché
mai qualcuno dovrebbe essere interessato al cadavere di
Klaus?”.
“Oh, già
… riguardo a quello.” – Damon
girò gli occhi su di lui. “Dobbiamo
parlare.”