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Autore: Martyx1988    05/06/2012    4 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

15 – Gioco di ruoli

Un silenzio surreale imperava lungo tutta la strada, normalmente abitata dal frastuono del traffico e adesso solo percorsa da un sommesso brusio.

Non era roba di tutti i giorni, infatti, assistere all'inseguimento di un piccolo ladruncolo non solo da parte delle forze dell'ordine, ma persino da un uomo in grado di correre lungo sottilissimi cornicioni senza la minima difficoltà. A tutto questo erano, poi, seguiti due incidenti miracolosamente evitati, che avevano ulteriormente contribuito a catalizzare l'attenzione dei passanti.

Tutto questo, però, a Kanon faceva tutt'altro che piacere. Non era tipo da stare sotto i riflettori e il ruolo di eroe urbano non gli calzava bene. Tuttavia non riusciva a scrollarsi di dosso il bambino, ancora scosso e tremante dopo il salvataggio.

La situazione più critica era, però, quella in cui si trovava Ayame. Lo sguardo fiammeggiante di Shion la teneva inchiodata al muro e la rendeva incapace di abbassare gli occhi o, eventualmente, di rivolgerli altrove.

Il volto del Gran Sacerdote era inespressivo e, all'apparenza, imperturbabile. Dalle labbra serrate non una parola aveva intenzione di uscire, rendendo il silenzio ancora più teso. Dal canto suo, la ragazza non si osava a proferire nemmeno una sillaba, probabilmente consapevole di aver sfidato troppo la sorte, nonché la pazienza del suo salvatore.

Dopo momenti che parvero infiniti, Shion distolse lo sguardo da Ayame e lo rivolse a Kanon.

Direi che è ora di tornare tutti a casa” affermò con fermezza. Lasciò andare la ragazza e, senza attendere risposta, si incamminò per risalire la via da cui lei e Kanon erano venuti.

Ayame esitò a seguirlo e cercò aiuto nel Generale, che le intimò di seguire il Celebrante con un cenno del capo. Kanon si incamminò dietro di lei, con Proteo sempre in braccio.

A metà strada, la silenziosa piccola processione si fermò.

Il bambino deve riconsegnare qualcosa, se non sbaglio” sentenziò Shion, senza nemmeno voltarsi.

Ayame e Kanon guardarono Proteo, che dalla tasca del giacchetto tirò fuori un pacchetto di caramelle.

Ayame, riconsegnalo al negoziante”

La ragazza si guardò intorno finché non individuò il negozio di caramelle alla loro sinistra. Proteo le consegnò il pacchetto e la ragazza eseguì. Il proprietario si riprese la refurtiva e la rimise subito a posto nell'ordinato espositore all'esterno del suo negozio, ringraziando Ayame con un borbottio.

La ragazza si scusò col negoziante, ma si ripromise mentalmente che avrebbe comprato qualche dolciume a Proteo appena ne avesse avuta l'occasione.

Possiamo andare” decretò Shion, per poi riprendere il cammino. Ayame gli si accodò rapida e insieme ripartirono verso il Santuario, sotto lo sguardo incuriosito dei passanti, per la maggior parte rivolti al giovane ed autoritario tibetano in testa e all'aitante greco in coda.

Quanto ad Ayame, per tutto il tragitto il suo sguardo restò piantato a terra. Sapeva che c'era una tempesta in arrivo, e anche imponente, ma, seppur intenzionata a non farsi mettere i piedi in testa, in quel momento si sentiva in trappola e senza difese, ma soprattutto senza nulla da ribattere ai rimproveri che Shion le avrebbe rivolto.

Giunsero ben presto a Rodorio, dove si fermarono di nuovo.

Kanon, porta il bambino all'orfanotrofio. Accompagno io Ayame nei suoi alloggi” ordinò Shion.

Come desiderate, eccellenza” rispose prontamente il Generale.

Il Gran Sacerdote proseguì verso le Dodici Case, ma Ayame, prima di seguirlo, lanciò un'occhiata verso Kanon, il quale le rispose scuotendo la testa: non poteva aiutarla in alcun modo, ormai.


Eccoli qua” disse Georgia, posando i documenti sul tavolino, davanti a Milo. Lui e Camus erano scesi fino al suo bar per chiederle informazioni riguardo al vecchio negozio del padre di Psiche. Sul motivo del suo interessamento, però, lo Scorpione non si era sbottonato con nessuno dei due.

Atto di proprietà, diritto di successione e quant'altro” illustrò la ragazza, sfogliando il plico di carta.

Che pensi di fartene di tutta questa roba?” domandò Camus per l'ennesima volta, sorseggiando una limonata ghiacciata. “Scommetto che non sai nemmeno da che parte cominciare a leggerla”

Perchè, tu sì?” ribattè Milo, eludendo nuovamente la domanda.

Posso spiegarti io, se vuoi” si propose Georgia. “Ho un diploma di ragioneria e sto studiando giurisprudenza. Per quel che riesco, do una mano ai miei genitori con la parte burocratica della gestione del locale”

Trovata la soluzione, scettico amico” rimarcò il greco.

Camus sbuffò e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, lasciando a Milo l'onere di comprendere ciò che Georgia gli stava spiegando e che, per lui, nonostante l'espressione concentrata, era praticamente arabo.

Ancora non capiva il motivo di tanto interesse verso quelle scartoffie, e doveva ammettere che il rigoroso silenzio dell'amico riguardo a quella strana faccenda lo irritava non poco. Si erano sempre detti tutto e, dei due, il più riservato era sempre stato Camus: quell'inversione di ruoli stonava troppo con le loro personalità.

C'era, tuttavia, qualcosa in Milo che Camus non aveva mai visto prima di quella mattina. Nonostante i postumi della sbornia, era riuscito a notare una luce nuova nei suoi occhi, segno di una determinazione ancora più grande di quella che Milo aveva sempre dimostrato.

Per quanto, poi, si ostinasse a comportarsi bonariamente in ogni occasione, chiunque si sarebbe accorto che Milo era maturato, era diventato uomo ed era desideroso di dimostrarlo al mondo intero, o, forse, solo a qualcuno in particolare.

Camus dovette ammettere a se stesso di invidiare un po' l'amico, perché era uno che non faceva mai marcia indietro e non si pentiva delle proprie scelte. Nemmeno ai tempi della battaglia contro i Cavalieri di Bronzo, per quanto fosse poi diventato consapevole della menzogna di cui era stato vittima, insieme alla maggior parte dei loro compagni, aveva lasciato intendere di provare rimorso per le azioni compiute per ordine di Saga: era stato convinto di agire in nome della giustizia e per essa aveva levato la sua mano.

Per quanto riguardava lui, come Cavaliere Camus sentiva di non avere nulla da rimproverarsi... ma come uomo?

Erano state poche le occasioni in cui si era potuto comportare come tale, forse troppo preso dal suo ruolo si sacro guerriero. Tuttavia, in quegli ultimi giorni gli era capitato più volte di vivere delle situazioni che molti avrebbero definito normali ma che erano comunque riuscite a spiazzarlo.

L'unica costante di tutti quei momenti era lei: Galatea. Lei, che normale non era, era stata la prima ragazza a dormire sotto il suo stesso tetto, la prima con cui aveva avuto un appuntamento, la prima che gli aveva donato un dolce bacio sulla guancia.

Camus si portò istintivamente una mano alla gota. Gli pareva di percepire ancora il tocco morbido di Galatea sulla pelle e la magia di quell'atmosfera in penombra che aveva fatto da sfondo a quella innocente quanto per lui sconvolgente effusione. Talmente sconvolgente da portarlo a bere senza ritegno, dando prova di non essere assolutamente in grado di gestire una situazione normale, specialmente se di tipo sentimentale.

Che c'è? Hai mal di denti?”

La domanda fuori luogo di Milo lo risvegliò dai suoi pensieri e gli fece realizzare perché era realmente invidioso dell'amico: Milo avrebbe saputo affrontare la situazione in maniera egregia semplicemente perché era se stesso. Non aveva mai tentato di nascondere una parte di sé, era una persona autentica, nel bene e nel male.

Camus no, perché quello era il suo ruolo. Ma forse era giunto il momento di interromperlo, questo gioco di ruolo.

No, mi sto semplicemente addormentando. E pensare che, a quest'ora, avrei potuto dormire ancora, se qualcuno non fosse venuto a svegliarmi”

Stellina! La prossima volta ti sveglio con un bacino sulla fronte, come farebbe la cara Galatea”

Solo che tu sei decisamente più brutto”.


Dopo neanche ventiquattr'ore dal loro ultimo diverbio, Ayame e Shion si ritrovarono di nuovo faccia a faccia, nella sala del Trono. Il Gran Sacerdote era fermo davanti al suo scranno e dava le spalle alla ragazza, in piedi all'inizio della breve scalinata che elevava il Celebrante sopra il suo uditorio.

Per quanto fosse consapevole di meritarsi il rimprovero che, di lì a poco, Shion le avrebbe rivolto, Ayame non era intenzionata a subirlo passivamente. Certo, sarebbe stato più semplice obbedire alle indicazioni di Shion, se lui non si fosse comportato in modo eccessivamente autoritario con lei sin dal primo giorno, guadagnandosi la sua antipatia. Nel profondo Ayame sapeva che il suo comportamento era infantile, ma era anche consapevole del fatto che quella che si erano velatamente lanciati al Synagein era stata una sfida e che come tale andava affrontata.

Shion si voltò lentamente verso di lei e la studiò impassibile per alcuni istanti, prima di rompere il silenzio.

Cosa dovrei dirti, secondo te?” le domandò senza dare un'intonazione particolare al quesito.

Volevo soltanto dare una mano...” provò a giustificarsi Ayame.

Come? Facendoti investire? Un grande aiuto, davvero!”

No, non hai capito! Io stavo...”

Certo, sono sempre io quello che non capisce, giusto?” sbottò Shion, che ormai aveva perso del tutto la pazienza. “Sono sempre io quello che ti tiranneggia, che ti controlla a vista, ti impedisce il minimo movimento. Ma credi che mi diverta a farti da baby-sitter, ragazzina? Rischi il collo uno giorno dopo l'altro e sembra quasi tu stia cercando di mandare la nostra missione a rotoli!”

Se la tua missione è così importante, nessuno ti chiede di perdere del tempo con me” ribattè Ayame a tono.

Non è solo a me che stai facendo perdere tempo, mia cara. Stai impegnando Shaka più del dovuto. Il suo aiuto è più prezioso di quello di chiunque altro qui dentro, ma sembra che a te non importi, che quello che sta cercando di insegnarti sia superfluo”

Ma tu che ne sai? Non sai niente di me e di quello che sto passando”

Esatto! Non ne so niente e non ne voglio sapere niente! Di te, di Afrodite e di tutto il resto!”

Shion le era arrivato ad un palmo dal naso e la sovrastava in tutta la sua imponenza. “Io sono il Gran Sacerdote di Atena. Servo lei e nessun altro, Afrodite” sputò l'ultima parole come se fosse veleno di serpente appena succhiato via da una ferita.

Ayame lo guardava con tanto d'occhi, ammutolita. Non era quella la reazione che si aspettava da Shion, né pensava che si sarebbe sentita così costernata dopo la sua ramanzina.

E ora fuori di qui” sibilò il Celebrante, per poi darle le spalle e risalire verso il suo seggio.


Ayame corse via appena Shion si fu voltato. Questa volta avrebbe seguito il suo ordine. Sarebbe uscita dalla Sala del Trono, e non solo da quella.

Entrò come una furia nella stanza e prese a riempire il suo borsone, ancora mezzo pieno, con tutto ciò che gli capitava a tiro.

In breve la sacca fu ricolma. Ayame richiuse con malagrazia la zip e si precipitò fuori in corridoio, per il momento con un'unica direzione in testa: via dal Santuario.

Uscì dalla Tredicesima col sole di mezzogiorno a picco sulla sua testa, trascinando il pesante borsone per la tracolla, incurante dei danni che quel gesto provocava al tessuto della borsa.

Molte altre cose più importanti le erano indifferenti in quel momento, prima fra tutte la sua incolumità.

Stava scappando dall'unico luogo sulla Terra che le garantiva una completa protezione e che, come tutti i luoghi che promettono protezione, alla fine si era rivelato più una prigione che altro. E poi c'era un altro posto in cui poteva essere al sicuro, per giunta in compagnia di persone conosciute, che sapeva che le volevano bene.

Decise che sarebbe tornata a Tokyo, in un modo o nell'altro. Da Saori, dalle sue Sacerdotesse, da Hyoga. Come ulteriore incentivo a continuare la sua discesa verso Atene, le parole di Shion le riecheggiarono in mente.

Non voglio più saperne! Di te, di Afrodite, di nulla!! Io servo Atena e nessun altro! ”

Sentì le lacrime pungerle agli angoli degli occhi. Era stanca di piangere, stanca di sentirsi debole. Le parole del Gran Sacerdote avevano avuto il potere di ferirla nel profondo, di non lasciarle diritto di replica, di farla sentire una nullità. Andò comunque avanti, nonostante la vista annebbiata, finché il peso che si portava dietro non venne a mancare all'improvviso e rischiò di cadere in avanti sulla scalinata.

Ayame si voltò a guardare cosa era successo. La tracolla della borsa si era staccata e la sacca stessa non era in ottime condizioni. Strappi di varie dimensioni si aprivano nel tessuto.

Bastarono quelle piccole cose a farle comprendere l'assurdità dal suo gesto. Il denaro per un biglietto aereo non le mancava, ma quanto ci avrebbero messo gli Angeli a venire a sapere della sua fuga? E Tokyo era molto distante da Atene. Troppo.

Per orgoglio personale, però, non poteva risalire fino alla Tredicesima. Né poteva andare a stare con Psiche o Galatea, i loro alloggi erano sempre troppo vicini a Shion e in quel momento era l'ultima persona che voleva vedere la mattina.

Spaesata, ferita e affranta, Ayame tirò su rumorosamente col naso e si accasciò su uno scalino, il moncherino della tracolla ancora tra le mani.

Non sapeva nemmeno a che altezza del Santuario si trovava. Una voce profonda glielo fece capire immediatamente.

Siamo già in partenza?” le chiese Kanon, inespressivo come al solito. Stava appoggiato ad una colonna, le mani affondate nelle tasche dei jeans. Probabilmente era appena tornato dall'orfanotrofio. In un'altra situazione gli avrebbe chiesto di Proteo, ma al momento i pensieri di Ayame erano altri.

Era il piano originario” ribatté lei laconica, asciugandosi rapida le lacrime senza alzare lo sguardo dal ciuffo di fili che una volta costituivano la cucitura della tracolla.

Avresti dovuto metterci meno roba in quella valigia. A quest'ora saresti già all'Acropoli a chiamare un taxi”

Ayame alzò lo sguardo, interdetta. “Parli seriamente o mi stai prendendo in giro?”

Kanon non rispose e andò a sedersi qualche gradino sopra Ayame.

Non conosco il motivo della tua tentata fuga, ma non credo ti convenga” riprese il Cavaliere, cambiando totalmente discorso.

Se è per questo nemmeno io. Per la cronaca, ho discusso nuovamente con Shion”

Posso saperne il motivo?”

Perchè lui è... lui” rispose semplicemente lei, senza sapere come altro esprimersi. “Ogni occasione è buona per rimproverarmi, anche quando cerco di fare qualcosa di buono. Sembra che ci goda ad accanirsi contro di me”

Non è accanimento, è prudenza” la corresse Kanon. “Ed è così prudente perché, beh, tu sei tu”

Che vuoi dire con questo, scusa?” domandò Ayame, corrucciata.

Niente, divinità da strapazzo, adesso andiamo”

Il Generale si alzò e sollevò il borsone lacero per la maniglia come se pesasse quanto una piuma.

Ehi! Ma che fai?” protestò Ayame, facendo per riprendersi la sacca.

Vuoi dormire sui gradini, stanotte?” suggerì Kanon, imperturbabile come sempre.

Ovviamente no!”

Allora niente storie. Ti prendi la stanza di Saga. Non toccare niente che non sia o il letto o l'armadio. La colazione è alle sette e mezza, un minuto di ritardo significa che non mangi, come non mangerai pranzo se non ti sbrighi a sistemarti...”

Kanon andò avanti nel decalogo delle regole della casa per altri cinque minuti buoni, mentre guidava Ayame per gli innumerevoli corridoi fino alla stanza che una volta apparteneva al gemello.

Nel mentre Ayame valutò la situazione.

Era in un luogo sicuro? Sì.

Era abbastanza lontana da Shion da non rischiare spiacevoli incontri casuali? Sì.

Era insieme a qualcuno che le voleva bene?

Guardò di sottecchi Kanon e questi ricambiò con una delle sue solite occhiate gelide. Forse, col tempo...


Si è fermata alla Terza Casa. Kanon si è offerto di ospitarla” comunicò Mu al suo maestro.

Era salito alla Tredicesima insieme a Shaka. Una volta giunti, Shion aveva sentito il bisogno di uscire all'aria aperta e si erano così spostati sulla scalinata ai piedi della statua di Atena. Il Gran Sacerdote, lasciato un attimo da parte il suo ruolo, si era tolto i paramenti ed era rimasto a torso nudo sotto il sole rovente del mezzodì, seduto su un gradino e con le mani tra i lunghi capelli verdi. Alle parole del suo allievo, sollevò lo sguardo.

Devo intervenire?” domandò Mu, seppur non troppo convinto.

Shion sospirò. Aveva perso il controllo con Ayame, poco prima, evento raro, per un uomo con la sua esperienza e saggezza.

La sua sortita dal Grande Tempio, con tutto quello che ne era conseguito, era stata l'ultima goccia in un vaso di mille pensieri vorticanti che erano traboccati a cascata e si erano riversati sulla prima vittima disponibile. Non era, infatti, solo Ayame ad occupare la sua mente. Tutta quella situazione assurda e nebulosa non lo faceva dormire la notte, perché era qualcosa su cui non era possibile avere controllo, così come non lo era la ragazza. Ma avere il controllo di tutto era il suo ruolo, e non riuscirci, per Shion, era niente meno che un fallimento.

In cuor suo, però, dovette ringraziare Kanon per aver evitato che il diverbio nato tra lui e Ayame si trasformasse in un disastro totale.

No. Va bene così” sentenziò greve Shion, alzandosi dal suo scomodo seggio.

Se mi consentite di esporre il mio parere, Eccellenza” si inserì Shaka, rimasto in silenzio fino a quel momento. “Non poteva andare meglio”

Allievo e maestro lo guardarono con aria interrogativa. Shaka sorrideva sornione, con lo sguardo serrato rivolto al limpido orizzonte.

Con le vostre parole avete lanciato ad Ayame una sfida, mettendo in palio l'unica cosa che veramente conta per una divinità: l'orgoglio. Se ci aggiungiamo i metodi rudi di Kanon, penso che il risultato sia assicurato” spiegò l'asceta, soddisfatto, mentre cominciava a scendere la scalinata.

Dove stai andando?” gli domandò Mu, quando Shaka gli passò accanto.

A spiegare a Kanon cosa dovrà fare con Ayame. Il mio compito con lei è terminato” fu la sbrigativa spiegazione che Virgo diede.

Quindi non ti farai più carico della sua ripresa?” chiese conferma Shion.

Shaka si fermò per rispondere al suo superiore. “Esatto, Eccellenza. Ne osserverò i progressi da lontano e mi farò riferire da Kanon ogni minimo dettaglio del suo lavoro, ma no la seguirò più di persona. Non riesco a darle... come dire, gli stimoli giusti”

Kanon, invece, sì?” domandò Mu, scettico. Nonostante fosse stato il primo a dimostrarsi fiducioso nei confronti del compagno d'armi, dubitava che fosse in grado di portare a termine un compito arduo persino per il grande Virgo.

Shaka, tuttavia, annuì convinto. “Posso anzi affermare che è l'unico, al momento, che può veramente fare qualcosa di utile per Ayame. Lo dicono anche le stelle”

Dopo l'ultima sibillina rivelazione, Shaka riprese il suo cammino verso le Dodici Case. Né Mu né Shion provarono a fermarlo. L'Ariete sapeva bene quando bisognava smettere di chiedergli spiegazioni riguardo le sue frasi criptiche.

Tornò dal suo maestro, la cui testa spuntò dopo poco dalla veste sacerdotale che aveva nuovamente indossato.

Voi che ne dite, maestro?” gli domandò. Al contrario di lui, Shion, per ovvi motivi, aveva faticato a fidarsi del Generale degli Abissi.

Che potrebbe avere ragione” rispose lui dopo qualche istante, sorprendendo l'allievo. “Ad ogni modo, staremo a vedere. Anzi, tu e Aldebaran starete a vedere, e mi riferirete qualsiasi cosa possa essere degna di nota. Sono stato chiaro?”

Certo, maestro” acconsentì Mu, senza esitare.

Shion indossò l'elmo del Gran Sacerdote e si rivolse ancora una volta all'Ariete. “Vuoi sapere perché Shaka ha parlato delle stelle, vero?”

Beh, sì, diciamo che mi è sorta una spontanea curiosità. Come sempre, quando parla Shaka” rispose frettolosamente Mu, spiazzato dalla domanda del maestro, che ancora una volta gli aveva dimostrato quando potenti fossero le sue capacità di telecinesi.

Voleva semplicemente dire che Ayame è del segno dei Gemelli, ma io non ho mai creduto molto a queste cose”.

Salve a tutti, seppur con immenso ritardo, ma, come ovvio, l'ispirazione viene quando viene, e ultimamente a me viene pochi giorni prima di un esame, quando, invece che scrivere, dovrei studiare... ma vabbè! Eccovi il 15° capitolo, un po' più breve rispetto agli altri ma spero che vi piaccia lo stesso :) ringrazio come sempre la mia beta Panenutella, senza la quale pubblicherei strafalcioni a non finire, soprattutto in questo periodo un cui non distinguo la destra dalla sinistra XD attendo qualsiasi vostro parere, se avrete piacere di darmelo :)

Buona lettura e a presto! 

   
 
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