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Autore: laura_hiwatari    23/12/2006    2 recensioni
una lama maledetta, un libro determinante e 3 strani ragazzi con un passato misterioso
Genere: Dark, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, autore di Beyblade; in qualsiasi caso, non vi sono episodi strettamente legati al manga/anime, in quanto ho solo inserito i personaggi in un contesto totalmente differente. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro! ringrazio ki ha commentato x avermi fatto notare gli errori! ^^ scusate il disagio provocato dal non uso dell'html, sto provvedendo a rimettere a posto anke gli altri capitoli! ^^ The Damned Blade

 

Mosca, 1856.
Notte. Un vicolo buio in periferia. I chiari raggi della luna piena non erano abbastanza forti da rischiarare le cose davanti a lui. Era ferito. Al collo. Due piccoli fori dai quali usciva un sottile filo di sangue caldo.
Ansimò. Il sangue perso era veramente troppo. Ormai non c’era più nulla da fare… la guaritrice era troppo lontana, non sarebbe arrivato in tempo… non riusciva più a respirare…
Si abbandonò al nulla, cadendo in ginocchio sulle pietre non levigate della strada, appoggiando la spalla destra al muro. Alzò il viso, rivolgendo alla luna gli occhi pieni di lacrime:
- Ci sono riuscito… finalmente… io…-
Tossì. Un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca, formando una piccola pozza davanti a lui. Si passò una mano sulle labbra livide, asciugandole. Poi proseguì:
- Ora… spero solo che il mio sacrificio non sia vano…-
Estrasse un pugnale argentato dalla manica della giacca. La punta era macchiata di sangue, il sangue immondo di un essere immondo che aveva compiuto delitti… a causa sua. perchè non si era accorto di ciò che accadeva a sua sorella... Ora giaceva morto, definitivamente, nella sua bara, nella cripta sotterranea che era stata la sua dimora prima che il ragazzo lo risvegliasse accidentalmente dal suo sonno eterno. A meno che…
Gemette. Mancava poco, doveva fare in fretta… Afferrò saldamente il pugnale e rivolse la punta verso il cuore.
- E che il mio sacrificio non sia vano…-
Sentì la lama fredda come il ghiaccio perforargli il torace e il cuore. Poi cadde riverso al suolo, esalando il suo ultimo respiro.

Mosca, 2006.
Un college rinomato. Recuperato da un antico monastero in disuso. Solo una delle due sedie davanti alla scrivania della preside era occupata.
Eris si mosse leggermente sulla sedia, tentando di mettersi a proprio agio, attendendo che la preside si decidesse a mandarla a lezione. La sua prima lezione nella nuova scuola.
- Mi ricordo di tua sorella-
Eris alzò gli occhi, incrociando lo sguardo della preside, che continuò:
- Come sta, ora?-
- Venus ha vent'anni e ha una bambina di 3 mesi. È diventata una scrittrice di libri thriller e horror-
La preside scoppiò a ridere:
- Oh, sì, mi ricordo certi suoi temi… ama ancora così tanto le leggende sui vampiri?-
Eris rabbrividì. Lei odiava i vampiri, e in generale quel genere di libri horror che sua sorella maggiore definiva "Meravigliosi, veramente. Dovresti leggerne qualcuno, sai? Diventeresti meno paurosa".
- Sì, li adora. Posso andare?-
La preside si mise a scrivere qualcosa su un foglio. Si fermò:
- Mi ripeteresti gentilmente il tuo nome…?-
- Mi chiamo Eris. E-R-I-S. Come la dea greca della discordia-
Ormai era abituata a dare sempre quella spiegazione del suo nome.
- Cognome…?-
- Evans-
- Tua madre era appassionata di storia classica?-
- Perché?-
- Be’, sia tu che tua sorella avete nomi di divinità greco-romane…-
Eris si rabbuiò. La madre era morta in circostanze non del tutto chiarite, una notte, mentre tornava a casa passando per una scorciatoia. Non era più stato trovato il suo corpo. Eris aveva vissuto con il padre, almeno finché questi non aveva avuto la bella idea di scappare di casa con una brasiliana portando via tutti i soldi che la madre le aveva lasciato. All’inizio era andata a vivere con Venus, suo marito e la loro figlia Katrina. Ma si era accorta ben presto che non era quello il suo posto, e aveva deciso di iscriversi a quel college russo.
- Oh, sì, se mi ricordo di tua sorella…la seconda migliore studentessa che questo college abbia mai avuto, già…-
Eris la guardò stupita:
- C’era qualcuno più bravo di mia sorella?-
Venus era stata una studentessa modello, aveva sempre ottenuto il massimo dei risultati in ogni attività… Eris non credeva che ci potesse essere qualcuno con un quoziente intellettivo più alto di sua sorella.
La preside sorrise:
- Negli archivi della scuola è riportato il nome di un ragazzo che aveva 10 e lode in tutte le materie e in tutte le attività extra… più o meno 150 anni fa… un giorno scomparve misteriosamente e nessuno seppe più nulla di lui-
Eris deglutì. Detestava quel tipo di cose:
- Come si chiamava…?-
- … alloggiava nella stanza 666… oh, scusa, non ti avevo sentito. Il suo nome… era Kei Hiwatari-
La ragazza soppesò il nome e lo ripeté sussurrandolo.
- … Eris…? Mi hai sentito? Puoi andare-
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri:
- Oh. Ok, grazie mille, signora preside-
Uscì dalla presidenza e percorse il corridoio fino ad arrivare alle scale. Scese i gradini a due a due, rigirandosi la chiave della stanza tra le dita inguantate. Stanza 666. il numero che odiava di più. Sua madre era morta quando lei aveva 6 anni, e suo padre se n’era andato di casa il 6 giugno. Uno schifo di numero, ecco cos’era.
Stava per tornare in bidelleria a recuperare le valigie, quando notò una grande porta in legno di quercia che non aveva visto al suo arrivo. Si voltò verso una vecchia bidella con i capelli grigi e gli occhiali a mezzaluna:
- Mi scusi, dove conduce quella porta?-
La donna alzò lo sguardo dallo schema di parole crociate che stava completando e la fissò da sopra le lenti:
- La biblioteca-
"Quasi quasi mi ci faccio un giretto…" - Potrebbe tenermi d’occhio le valigie per ancora qualche minuto, per favore?-
La bidella non la guardò neanche e alzò le spalle:
- Certo-
Non del tutto convinta che la donna l’avesse sentita, ma decisissima ad esplorare la biblioteca, fece dietro-front e si diresse alla porta. La aprì con non poche difficoltà ed entrò. Per precauzione, la lasciò socchiusa.
Camminò fra gli alti scaffali strapieni di tomi voluminosi, alzando lo sguardo al soffitto affrescato. Si sentiva una formica in quell’enorme stanza. Continuò a girare tra gli scaffali, accarezzando con le dite le copertine dei libri.
Ad un tratto, sentì un rumore strano, come di qualcosa che cada nell’acqua. Sciaff. Guardò per terra e vide che era stato il suo piede, a contatto con una pozza d’acqua rossa, a produrre quel…
Acqua rossa? Eris si inginocchiò. Estrasse un fazzoletto di carta dalla tasca dei jeans e ne immerse un’estremità nella pozza. Poi si portò il fazzoletto agli occhi. Sangue.
Sobbalzò. Una pozza di sangue… in una biblioteca? Si guardò intorno, spaventata. Quello era il genere di cosa che avrebbe mandato su di giri sua sorella, ma di sicuro non lei. Si rialzò di scatto, decisa ad andarsene in camera a sistemarsi, quando notò che la pozza non era l’unica. Ce n’erano altre, piccole, che tracciavano una specie di percorso.
Senza accorgersene, Eris cominciò a seguire quel percorso, incapace di staccare gli occhi da quelle macchie rosse. Rosso, rosso, rosso…
Wow… sul serio, sua sorella avrebbe pagato per essere al suo posto… amen, voleva dire che le avrebbe raccontato ciò che c’era alla fine del percorso: un’altra enorme porta in legno di quercia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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