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Autore: HZLLN    05/06/2012    0 recensioni
"Non azzardarti Elizabeth! Non osare andare più da quel drogato!"
"No! Non osare tu, mammina cara. Non osare parlarmi in quel modo!"
"Cos'ha? Cos'ha quel drogato che ha fatto impazzire così tanto la Contessa Elizabeth Jazmine Moore?"
"Quel drogato si chiama Zayn Jawaad Malik e sai cosa mi ha fatto impazzire di lui? IL SUO CUORE."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Oh, Elizabeth, non mangiare così velocemente! Non è degno di te!" mi riprese mia mamma, di nuovo.
Quella sera sarebbe dovuto venire, in casa Moore, il nobile della casata Payne e famiglia.
Perciò, nel pomeriggio, mia madre insistette per fare un'ultima prova definitiva, dopo le migliaia già fatte, per accertarsi che fosse tutto perfetto.
Provavo quasi disgusto nel mangiare quel tacchino arrostito, oramai.
Provavo pena per la servitù, in grado di soddisfare ogni stupido capriccio di mia madre.
Provavo rabbia per me stessa, mai stata in grado di ribellarmi al suo volere.
Già, mia madre. La Contessa Josephine Meredith Moore.
Un diavolo vestito da angelo.
Ero sempre stata costretta ad indossare noiosi e monotoni abiti lunghi, di colori ugualmente noiosi e monotoni.
Mi lasciai trascinare in sartoria da Josh, fedele maggiordomo, considerato più come un padre per me, per procedere con i ritocchi definitivi del vesito.
Era un vestito di seta, bianco puro, con dei ricami a mano all'altezza del seno e sulla schiena, poco scoperta, completati da guanti dello stesso colore lunghi fino a metà gomito e scarpe aperte con tacco di circa dieci centimetri.
Nemmeno mi dovessi sposare!
Fui costretta a provarlo. Effettivamente mi calzava piuttosto bene. Per ogni Principessa o Contessa che mi vedesse non mancavano mai i complimenti per l'aspetto fisico.
Non che fossi brutta ma non mi consideravo nemmeno di questa singolare bellezza con cui mi descrivevano.
Alta circa 1, 70, altezza media per una diciassettenne, mi dicevano, ma io non desideravo altro che crescere, crescere e crescere, poer poter vedere il mondo dall'alto.
Labbra carnose, naso leggermente all'insù, gote alte e perennemente arrossate, occhi di un misero e poverissimo castano e capelli biondi corti, sempre portati lisci, all'altezza del collo.
Qualcuno interruppe i miei pensieri..
"Oh, Gesù, queste scarpe sono perfette! Ed il vestito, oh, Elizabeth, che splendore!"
E chi poteva essere! La mia amata mammina.
"Ok, mamma, basta altrimenti affogherò nei tuoi complimenti!" dissi con aria fintamente compiaciuta.
Con mamma parlavo in un modo che lei definiva "volgare" solo perchè, a volte, non azzeccavo i verbi giusti. Più per noia di sforzarmi che perchè non li sapessi.
Figuriamoci! Parlare in modo elegante. Era una REGOLA.
E ce n'erano tante regole, in casa mia.
"Sù, Elizabeth, vai a fare una doccia, dirò a Josh di farti trovare tutto sul tuo letto!"
"Oh, no, mamma! Non ce n'è bisogno, posso fare sù e giù per la scala! Non mi frantumo mica le ossa!" replicai.
"Signorina, per me è solo un piacere!" aggiunse Josh, con un occhiolino.
Che grand'uomo! Era un quarantenne con i capelli brizzolati e alto quanto un albero centenario. Non so se mi spiego.
Era l'unica figura maschile di riferimento per me, in quanto il mio vero padre ci aveva mollato e si era ricostruito una famiglia.
Ma non me ne importava. Anzi, meglio. Non avrei voluto un'altra persona che mi dicesse cosa fare e cosa evitare.
Così feci una bella doccia e mi rilassai un pò, abbastanza per essere pronta all'inferno che avrei dovuto subìre dopo.
 
Ore 7,30 pm.
 
"Mammaaaaa! Hanno suonato! Dovrebbero essere arrivati!" urlai a mia mamma dall'altra parte dell'enorme salone.
Altra regola: prima far accomodare gli ospiti e poi fare la comparsa in grande stile.
Che melodrammatica!!
Dopo aver sentito la porta di casa Moore chiudersi, ecco che entrammo. Prima lei, poi io.
"Oh, Signor Payne! Che piacere incontrarla!" -disse con entusiasmo- "Signora Payne, Piccolo." aggiunge, facendo un piccolo inchino.
Bhe, proprio piccolo non sembrava. Un bel ragazzo, più o meno della mia età, credo.
Loro ricambiarono con una stretta di mano. Sembravano una famiglia normale.
"Mi permetto di presentarvi la mia adorata figlia, Elizabeth Jazmin Moore."
"E' un onore Signor Payne, Signora." dissi con tono austero.
Il ragazzo mi tese la mano.
"Piacere, io mi chiamo Liam." e sorrise.
Gliela strinsi.
"Puoi chiamarmi Elizabeth." dissi, facendo un breve inchino.
 
La cena procedeva tranquillamente, senza intoppi.
"Quindi, Liam" -iniziò mia madre- "immagino tu abbia finito di studiare. Adesso a cosa ti stai dedicando?"
"Il mio sogno sarebbe lavorare in una fabbrica di aereoplani. Sono la mia passione." rispose il ragazzo, tranquillo.
Poi interruppe sua madre: "ma non lo farà, ovviamente! Dedicherà la sua vita al volontariato, vero Liam?"
Ecco, trovato. Un altro ragazzo con la vita già programmata. Tutto il  futuro pianificato.
Il ragazzo annuì, visibilmente triste.
"E tu, Elizabeth? Ho saputo che hai finito gli studi con un anno di anticipo! Continuerai a studiare o farai qualcos'altro?" mi domandò gentilmente suo padre.
Si aspettavano tutti una riposta certa, sicura. Ma, in realtà, non fui io a darla.
"Oh, si è appena diplomata! Ancora non abbiamo discusso sull'argomento." annunciò mia madre.
"Oh capisco." disse il Conte.
"Bhe, anche tu potresti dedicarti al volontariato! Sai, al St. Christopher Hospital cercano ogni giorno giovani con la voglia di aiutare i bisognosi!" mi suggerì la moglie.
"Oh, grazie mille, Signora! Rifletterò su quest'opportunità!"
 
La cena era finita, mamma e i Signori si erano intrettenuti in salotto per un caffè mentre io e Liam andammo a fare una visita del giardino, sotto richiesta di mia madre.
"Quindi volontariato, eh? Sembra bello.." iniziai.
"Innanzitutto, per favore, parlami come faresti con un diciottenne, non come parleresti ad un cinquantenne pensionato" disse.
Feci una piccola risatina, poi annuii. Che liberazione!
"Il volontariato è bellissimo. Adoro aiutare le persone, amo sapere che qualcuno è felice grazie a me. Sai, ti rende orgoglioso. Magari domani vieni con me, ti divertirai! Almeno mi farai compagnia!" mi sorrise.
"Con piacere, Liam."
 
Liam era un ragazzo simpatico e ti metteva subito a tuo agio. Era questo quello che adoravo di lui.
Il suo autista ci stava accompagnando al St. Cristopher Hospital e, durante il viaggio, guardando fuori dal finestrino, riflettei su quanto vasto potesse essere il mondo fuori da casa Moore. 
La società viveva nel 2012.
Io, invece, ero come se vivessi nel 1990. 
Strano, eh?
Finalmente arrivammo.
 
Ex alcolizzati e ragazze minorenni incinte non mi avevano scosso più di tanto ma fu quando entrammo nella stanza degli "ex drogati" -o in qualunque modo li chiamasse Liam- che mi bloccai.
Rimasi scioccata alla SUA vista.
Se ne stava lì, in un angolo, appartato, escluso dal resto dei suoi "compagni di sventura", escluso dal mondo.
Stava chiamando aiuto dentro di lui, ne ero sicura, ed ero così presa dalle SUE urla da non sentire i fischi e le parole leggermente volgari degli altri.
"Ehi, bella signorina!" -mi chiamò un uomo- "che ci fa una del suo rango qui? Viene a fare carità?" domandò scettico.
"Sono venuta solo per aiutare... Non volevo creare disturbo..." abbassai lo sguardo, intimidita.
"Lasciatela stare! E' con me." interruppe Liam, preso a salutare i suoi "amici".
Subito mi venne incontro e mi prese a braccetto. Mi sentii al sicuro.
 
Dal momento in cui ero arrivata non avevo fatto altro che fissarLO.


YEAH BUDDIEEEEE!
Nuovo "inno", yeah buddie! 
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, niente di che, comunque!
Vi voglio ringraziare in anticipo per leggere questa storia! 
Passate anche in questa, se vi va! (; Sta per finire!

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=988703
Grazie ancora infinitamente! *-* :33
  
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