Sentivo il
cuore battere a mille
nel mio petto ansimante, l’aria entrare e uscire frettolosa
dalle mie labbra
secche. L’oscurità che mi faceva da compagna
accarezzava la mia pelle come un’amante
silenziosa.
Era
l’undici Settembre. Quella data
mi diceva qualcosa.
Ah,
sì. La scuola. La scuola di
magia e stregoneria di Hogwarts.
Alzati,
Hermione. È ora di prepararsi.
Ascoltai le
voci nella mia testa,
voci falsamente amichevoli che ripercorrevano i soliti tratti che
avevano
sempre contraddistinto quel giorno. Doveva essere il mio quinto anno,
quello.
Hermione? Sei
ancora lì? Sbrigati, o farai tardi!
No. Nessuno si
preoccupava più per Hermione
Granger, se non Albus Silente e il gruppo di persone che mi attorniava
da quasi
un anno a quella parte. Per tutti quanti Hermione era scomparsa nel
nulla dopo
la misteriosa morte dei suoi genitori.
Che buffo,
assistere al tuo stesso funerale, sapendo che in realtà si
sta celebrando un rito fasullo.
Silente almeno
lo sapeva. Sapeva,
eppure non aveva aperto bocca. Aveva osservato le lacrime di Harry,
ascoltato i
gemiti straziati di Ron e avvertito il dolore dei miei cari. Ai loro
occhi io
ero stata uccisa e fatta sparire dai Mangiamorte. Niente di
più sbagliato. Però
avrei voluto che fosse stato davvero così.
La porta si
aprì cigolando e un
fascio di luce opaca tracciò una scia luminosa sul pavimento
di pietra. Io lo
ignorai, impegnata com’ero a squadrare la statua davanti ai
miei occhi. Riconoscevo
quel volto gentile di donna come il viso della dea adorata dagli
Esiliati.
???: Hermione.
L’uomo
mi affiancò. Vestiva con un
largo abito nero da monaco e un cappuccio calato sul volto. Mi ero
così
abituata alla sua presenza, alla sua voce morbida che ormai li sentivo
parte di
me, dell’ambiente pacifico in cui vivevo.
Rea’vi,
detto anche Picco dell’Anima.
Si trattava di un enorme monastero in cima al monte Everest. Nessuno
poteva
accedervi a parte Silente e pochi predestinati cui gli incantesimi di
protezione consentivano il passaggio.
Quel luogo era
il traguardo ultimo
di coloro la cui anima era logorata.
Quel luogo era
la pace raggiunta
dopo tanto viaggiare.
Quel luogo era
casa mia.
Io, che fino a
qualche anno prima
avevo pensato di essere come gli altri. Io che ancora mi illudevo di
poter
trascorrere una vita normale. Io che normale non ero.
Dio solo
sapeva quanto avrei voluto
rivedere il mondo dei maghi con gli occhi che avevo adesso.
Perché il mio
aspetto non era più quello di un tempo, così come
anche le mie forze.
Ero diventata
un abominio, una
bestia che non sarebbe mai stata umana, seppur
l’umanità io l’avessi sempre
cercata.
???: Hermione.
Hermione: cosa
c’è?
Non
riconoscevo più nemmeno la mia
voce, eppure ormai ci avevo fatto l’abitudine. Della vecchia
sottutto che
Hogwarts aveva conosciuto, non era rimasto che un brandello
d’anima fatta a
pezzi.
???: Silente
ti ha parlato dell’Ordine
della Fenice?
Hermione:
sì, e allora?
L’incappucciato
si grattò il mento.
O almeno, credo.
???: e allora
vuole parlarti. È nella
stanza accanto, ti sta aspettando.
Senza una
parola di ringraziamento
mi alzai per andare incontro all’uomo che ancora una volta
avrebbe plasmato la
mia vita, se la mia vita si poteva ancora definire.
Nell’oscurità
della stanza, alle
mie spalle, una coda sinuosa e scudisciante accarezzò il
muro per seguire me,
sua padrona nella camera accanto.
Note
dell’autrice:
ok,
ammetto di non sapere
se continuare la storia o mettere come avvertimento
“Incompleta” e lasciarla
così. Sinceramente non mi piace granché, ma
ritengo questa storia appendice di
un sogno che ho fatto di recente. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate
e se
ritenete saggio che io la prosegua. Mi rimetto al vostro giudizio, cari
lettori
*si inchina*
E
ora, la solita domanda:
Che
genere di creatura è diventata Hermione? O meglio, con che
bestia è stata
incrociata?
A
presto, spero!
Tomi
Dark Angel