Duecentonovantotto
Ti guardai e provai una cosa che osò darmi i brividi e so
che al tuo corpo pensai…
Love will destroy his world
L’amore distruggerà
il suo mondo
Questo amore è una
camera a gas
E’ un palazzo che brucia in città
Questo amore è una lama sottile
E’ una scena al rallentatore
Questo amore e' una bomba all'hotel
Questo amore e' una finta sul ring
E’ una fiamma che esplode nel cielo
Questo amore è un gelato al veleno
(Fotoromanza, Gianna
Nannini)
Sparta, 9 Maggio 1838
“Avete mai visto un
visino più avvenente e leggiadro di quello della vostra fidanzata?
E’ mai possibile
essere più candide e più bionde?
Non sono forse
manine perfette, le sue?
E il collo, con
quelle sue movenze da cigno, non incanta, forse?
Non è vero che
Fleur-de-Lys è adorabile e che voi ne siete innamorato cotto?”
(Notre Dame de Paris, Victor Hugo)
[...]
I've been so lucky
I am the girl with golden hair
I want to sing it out to everbody
What a joy, what a life, what a chance
Sono stata così fortunata
Io sono la ragazza dai capelli d'oro
E vorrei gridare a tutti
Che gioia, che vita, che possibilità
(Thank you for the music, Abba)
-Perché ti chiamano Natalys?-
Era la
mattina del 9 Maggio 1838, le sette e tre minuti.
Gee aveva
il sorriso stravolto di chi non aveva dormito proprio per niente, e invece un
po’ l’avevano fatto, tra un bacio e l’altro.
-Perché?
Beh, prima di tutto per quella frase di Notre Dame de Paris, sulla fidanzata
del Capitano...
E’ mai possibile essere più
candide e più bionde? E così Jànos, il mio migliore amico, il fratello di Feri, ha detto: “Eh
no, non è mica possibile! Questa non è Fleur-de-Lys, è Natalys, la nostra
Natal’ja!”.
E poi, sai, Fleur-de-Lys... I fiordalisi sono azzurri, azzurrissimi, come i
miei occhi in certi momenti, in molti momenti, anche adesso, penso...-
-Sì, sì,
anche adesso! Sono bellissimi...-
confermò Gee, sorridendo.
-Ma non
solo per questo. Cioè, io non ci facevo caso, ma mi chiamavano così anche
prima... Aisling e Brianne, non è che mi abbiano lasciato proprio un bel
ricordo, loro, e neanche a te, soprattutto Lilì... Comunque, loro mi chiamavano
Natalis, perché il mio nome, Natal’ja, ch’è diffusissimo in Russia, deriva dal
Latino, e in Latino era Natalis, appunto... Natalys,
Lys. Ti è piaciuta la storia?-
-Oh, sì,
tantissimo... E’ originale, Natalys. Ma quel... Quell’individuo, o almeno credo che sia un individuo... Juan?
E’
spagnolo, argentino...?-
-Ungherese. Si chiama Jànos, tra
parentesi. E’ il fratello di Feri, te l’ho detto! Il fratello minore. Ha
quattro anni in meno di Feri, e due in più di me... Da questo dedurrai che io
sono sempre la più giovane, praticamente cresciuta nella Little Hungary di Krasnojarsk-
-Ah! Ci
risiamo. Un altro Ungherese da tenere d’occhio. Una favola- borbottò Gee, tra i denti.
-Ma io
non so neanche dov’è, l’Ungheria!-
-Est Europa- gli suggerì Natalys, e lui annuì.
-Sì, ma
Jàn è... Più innocuo di quanto possa
sembrare. Certo, a volte fa troppo il cretino, come quando ha detto che mi
chiamavano Lys anche perché, sai... La mia quasi omonima con il Fleur-de davanti, la ragazza di Phoebus...
Che poi
fa morire dal ridere, la pronuncia francese del nome di ‘sto deficiente, Phoebùs...
Insomma,
dicevamo, Fleur-de-Lys è la fidanzata del Capitano, il Capitano degli Arcieri
del Re, che poi sarebbe il deficiente... E io ci sono andata vicino, ad esser
la fidanzata del Capitano, il nostro
Capitano, Feri...-
-E me lo racconti anche?!-
-Ma no,
pensavo... Per ridere...-
-Solo che
io ho tipo una paralisi facciale, e non rido, no che non rido! Non ci riesco
proprio, a ridere di te che hai quasi rischiato di diventare la fidanzata di
Feri!-
-Vabbé, rischiato... Guarda che è bello, lui! Ha
solo un carattere un po’... Discutibile,
ecco-
-Lo
dicevo, io, ch’era bello! Era scontato, uno che si chiama Feri Desztor dev’essere bello per forza!
E poi, figurati, è
ungherese! E si sa che son belli, gli Ungheresi! Spigliati, selvaggi, libertini, affascinanti...
E’ pure uno zingaro, ‘sto Feri Desztor!-
-Il più bello è Jàn, comunque- si lasciò sfuggire Lys, che
alle mitiche crisi di gelosia di Gee
ci si stava quasi appassionando.
-Ah sì? Il tuo
migliore amico? E adesso cosa mi può capitare, un altro ungherese? Un altro?-
-Altri quattro,
per la precisione. Pál e Csák, i più grandi, entrambi arruolati, Kolnay, il
padre, un uomo assolutamente straordinario, e Hajnalka, l’ultima nata e l’unica
femmina, la mia migliore amica.
Ma a me sembrava di avertela già spiegata, la genealogia
dei Desztor! Nel ’34, no?-
-Io gli Ungheresi li
avevo rimossi, Zeus!-
In quel mentre, i due ragazzi sentirono bussare alla
porta.
Con meno insistenza di Theo il giorno prima, ma ugualmente
forte.
Era Dekapolites, venuto a informare Gee che suo padre, il
Capitano John Arthur Gibson, aveva appena attraccato la Magna Graecia al Pireo,
e avrebbe infinitamente gradito che Geórgos e la sua deliziosa fidanzatina bionda, così si era riferito a Natal’ja, che
sapeva essere nel Peloponneso, andassero a prenderlo ad Atene.
-Dobbiamo tornare ad Atene, Lys. Papà mi aveva promesso
che in una delle sue prossime tappe mi avrebbe raggiunto in Grecia, ma non
pensavo così presto...-
-Vuole che venga
anch’io?- domandò
Alja, sorpresa.
-Già. Gli è rimasto un bel ricordo di te, gli eri
simpatica...-
-Davvero?-
-Beh, non è come Sthàsja, lui-
No, non era come
Anasthàsja.
Natalys aveva una strana sensazione, perché a lei, il ricordo
più vivido ch’era rimasto di John, era il fatto che avesse un’amante in ogni
Porto, e che se le scambiasse anche con Gee, suo figlio, talvolta...
Ma si sforzò di non pensarci.
Pireo (Atene), 9 Maggio 1838
-Che bello
rivederti, Natal’ja...-
La biondina slava sorrise, tormentandosi una ciocca di
capelli.
La sua chioma dorata aveva catturato millemila bagliori solari, e il Capitano
Gibson la guardava rapito.
-Quanti anni hai, adesso, cara?-
-Tredici... Appena
compiuti- sussurrò lei, un po’ a disagio.
-Ne dimostri di più-
-Grazie...-
-E quanto sei carina, poi! Non ho mai avuto un’amante russa...-
-Come?-
-Niente, piccola. Stai bene con Gee?-
-Benissimo...-
-Lo ami?-
-Oh, da morire!-
Gee le sorrise, stringendo gli occhi per il troppo sole, e
lei gli mandò un bacio sulla punta delle dita, con il risultato che il bel
Gibson, stordito, inciampò nelle stringhe slacciate dei suoi stivali.
John gli lanciò uno sguardo di sufficienza, per poi alzare
gli occhi al cielo.
-E’ un tale disastro, quel ragazzo!-
-Non è un disastro...- lo difese Lys, offesa come se il
Capitano l’avesse detto di lei -Non
sempre, almeno-
-Lo ami davvero, vedo. Che meraviglia! E tu come mi trovi, Natalys?-
Natal’ja lo guardò un po’ intimidita negli scintillanti
occhi d’un turchese intenso, e riconobbe gli arruffati capelli neri e la pelle
abbronzata che gliel’avevano reso da subito un uomo fin troppo affascinante.
-Molto bene,
direi...-
-πατήρ, Lys è la mia
παρθένος, ricordatelo!- intervenne Gee,
un po’ infastidito dall’egocentrismo del padre.
Non che non se l’aspettasse, ma proprio con la sua ragazza...
John Arthur Gibson aveva trentotto anni, e a volte la sua
sfacciataggine era davvero insostenibile.
Si comportava come se fosse sempre in corso una gara di
bellezza e fascino tra lui e il figlio diciassettenne, e da qualche tempo aveva
superato ogni limite.
Dimostrava dieci anni di meno, sì, era alto e slanciato e
la divisa un po’ stropicciata gli stava d’incanto, e questo lo faceva sentire il
re del mondo e dimenticare di essere un padre, anche un padre, non solo il Capitano della Marina Inglese e il
proprietario di una splendida nave mercantile.
I problemi, però,
sarebbero cominciati a Sparta.
Sparta, 9 Maggio 1838
Se sottoterra c'è un oro che è per te
Te ne rivestirai
Se tu ti spoglierai
(La fede di diamanti, Notre Dame de Paris)
George, minacciato da Leonida, era dovuto andare in
palestra, ma aveva promesso a Lys che sarebbe tornato entro un’ora.
“Hai passato più di
un mese chiuso in camera con una ragazza, e va bene che sei stato ferito in
battaglia, ma il troppo amore, per quanto anche fisico, potrebbe intorpidirti i
muscoli... E’ pericoloso!”.
Così Natal’ja era rimasta da sola in camera di Gee,
tranquilla a leggere l’Iliade in greco antico, capendone sì e no due o tre
parole, ma conosceva a memoria interi brani della versione russa, e completava
le spoglie strutture sintattiche del testo ellenico, più integrale e originale
che mai, con le sue conoscenze.
Era lì, con la sottoveste leggera tirata su fino a poco
sopra le ginocchia, spiegazzata, e con uno strappo che le lasciava scoperta una
spalla, i capelli sciolti e appena pettinati, che le coprivano i fianchi e gran
parte delle gambe nude, in lievi onde dorate, sdraiata un po’ di traverso sul
letto di Gee, quando John Arthur Gibson socchiuse la porta.
-Sei troppo bella
per mio figlio...- mormorò,
con la voce spezzata per l’emozione.
Alja sussultò, e cercò disperatamente il lenzuolo per
coprirsi, ma poi ricordò che George l’aveva mandato sotto il letto con un
calcio, e il Capitano non le diede il tempo di chinarsi.
Le accarezzò e poi baciò il collo candido, mentre con una
mano cercava di strapparle quel che restava della sua sottile sottoveste
bianca.
-Sir Gibson, vi prego...-
-Perdonami, Alja, perdonami... Sei così bella, stupenda, hai
sempre uno sguardo così passionale... Peccato
che guardi solo mio figlio, con quei tuoi occhi meravigliosi-
-Perché io lo amo,
vostro figlio...-
-Pensa a George, se vuoi, ma datti da fare! Theo mi ha detto che, nonostante le apparenze, dai
molta importanza ai sentimenti... Questi
sono per il disturbo. Li ho già cambiati in rubli, non ti preoccupare-
John le sbatté sul comodino alcune banconote, quarantasette rubli.
Era una somma incredibile, almeno per lei che vendeva
fiammiferi e così tanti soldi li vedeva soltanto nei furti con i Desztor.
Era chiaro che avesse previsto di andare oltre, John Arthur Gibson.
Ma molto oltre,
forse anche per ore...
-Voi non siete il mio Georgij... Io non potrei mai...-
-Non inventare scuse, piccina. Sei russa, sei povera, e
hai fama di lasciarti scivolare giù quel bel vestitino con estrema facilità...-
-Solo con vostro
figlio!-
-E’ mio figlio,
appunto. Stessi geni, stesso sangue. Non dovresti essere così sconvolta. Sei
una fiammiferaia, ti facevo più focosa...
Theodorakis ti ha fatto una così sincera pubblicità!-
-Theodorakis mi odia, non ha capito niente... Cosa vi ha raccontato, esattamente?-
-Che sei una
sgualdrina di lusso con un debole per i Greci. Io lo so bene, il greco,
credimi! Lo parlo da anni-
-Ma...-
-Non è così?-
-Io sono innamorata di George... Solo di George... Certo che non è così!-
-Ascolta, Natal’ja, forse c’è stato un equivoco, ma
possiamo trovare un compromesso... I
soldi te li ho dati, no?
Fai finta che io sia Gee...-
-Gee non mi paga,
Sir Gibson! E vi prego, adesso lasciatemi andare...-
-Hai passato una bella giornata con il Capitano? Ti ho aiutata ad arrotondare le entrate?
I guadagni con la vendita dei tuoi cerini devono essere
ben miseri, così ho pensato: “Cos’è che la Natal’ja sa fare bene?”. Non
avertene a male se mi è venuto in mente proprio quello, solo quello... E’ colpa tua, ci hai mai pensato?
Probabilmente non
hai altre abilità. Su,
vai a farti difendere da Gee! Sempre che tu glielo voglia dire, come hai trascorso il pomeriggio con suo
padre...-
-Guardami negli occhi, Theo-
Natal’ja alzò su di lui i suoi fieri occhi color cielo e
fumo, più lucenti che mai, e il sorriso del giovane Dounas svanì.
-Tu non l’hai mai provata, un’umiliazione del genere,
vero?-
Non voleva piangere, Alja.
Non ancora.
Le lacrime le pizzicavano le iridi cristalline, ma le
trattenne.
-Perdonami...- mormorò Theo, e per un momento, quale ironia, sembrò quasi sinceramente dispiaciuto.
Lei sorrise.
-Certo! Ma non credevo che potessi essere bastardo fino a
questo punto... Tu vivi di pregiudizi!
E se non mi odi, beh, allora vorrei proprio capire che
accidenti di confusione hai in quella testolina bionda!-
-Lo sapevi, Lys.
Sapevi com’ero e cosa pensavo di te. Io non l’avrei fatto, sai, se tu non
stessi per partire, e per far soffrire Gee, ancora...
Sto solo vendicando il mio migliore amico. Sei così ingiusta con lui!
Sì, io preferirei
vederti morire come la Sylphide, preferirei vederti morire di nostalgia per il
tuo Paese, con il cuore infranto e gli occhi consumati di lacrime, il respiro
stanco e i battiti quasi impercettibili, debole e fragile come una foglia
caduta, preferirei vederti sfiorire come un fiordaliso ferito, calpestato e
straziato, per amore di Geórgos, piuttosto che partire domani!
Tu partirai e sarà
lui, a rimanere senza fiato, a piangere fino a squarciarsi il petto di
singhiozzi, a perdere i battiti e i respiri, e lui non se lo merita, Lys!-
-Oh, dimenticavo che qui, se Gee mi tradisse, dovrei essere io a chiedere scusa!-
-Non è questo il punto, tesoro. Io davvero non capisco cosa ci trovi lui in te, oltre a
quel bel visino...
Cioè, credevo di
averlo capito, ma alla fine sei solo una sciocca qualsiasi, Natal’ja-
La biondina scosse la testa, con uno sguardo triste, e si
allontanò a passo svelto.
Theodorakis le rise dietro.
-Sciocca sgualdrina
russa-
Lei si voltò ancora un attimo, e la prima lacrima le solcò
una guancia nivea, come un ago di cristallo.
Se l’asciugò in fretta.
-So cosa stai pensando. Sono siberiana, sono bionda, e non
sono proprio l’immagine della purezza, non
più...
Ma non sono così!-
-E allora, Natalys? Ho
fatto piangere una sgualdrina?-
-Hai fatto piangere una
persona... Come te. Anche se tanto
non ci crederai-
-George! George,
sei tornato...-
Come Gee aprì la porta della sua camera, Natal’ja gli si
precipitò tra le braccia, sconvolta.
I capelli biondi scompigliati, la sottoveste scomposta…
Tremava, e gli lanciava sguardi inquieti, ansiosi, quasi
imploranti.
George la strinse forte a sé, confuso.
-Alja, cos’è successo?-
-Com’è andata in palestra? Ti sei allenato, sì... Si vede
che ti sei allenato. Stai bene, vero? Almeno
tu...-
-Tu non stai bene, amore? Ma perché, prima eri tranquilla,
sorridevi...-
-Anche adesso sorrido, Gee. Tra poco sorriderò, vedrai. Ti prego, non andare via...-
-Sei tu, che vuoi andare via! Io non ti lascerei mai, mai, mai...-
-Ma nessuno lo capisce, questo! Nessuno lo accetta! E perché? Noi
non facciamo niente di male, Georgij...-
-Certo che no! Ma qualcuno ha detto che è sbagliato? Io
non capisco, Lys... Hai la febbre? Dopo una scottatura come quella di due
giorni fa può capitare...-
-Io... Lui non è come te. Nessuno è come te. Io glieli ho restituiti, i soldi...-
-Quali soldi? Natal’ja!-
-Non ascoltarmi, ti prego. Io domani devo partire per
forza, ma lo devi capire bene, almeno tu,
che io ti amo davvero, Gee... Anche
se tra tre mesi sarò in Russia e non ci vedremo per un po’, mi mancherai da morire, come sempre. E
ti giuro che un presto, prestissimo, noi... Staremo
ancora abbracciati così-
-Lo so...-
Gee sorrise, finalmente, e fece sorridere anche lei.
-Avrei dovuto fare un tuffo nell’Eurota, prima... Grondo di sudore, ho perfino i capelli
bagnati...-
-Non muoverti! Vai
benissimo così-
Natal’ja affondò di nuovo la testa nel suo petto, con il
cuore che le batteva troppo forte.
Non era stata una
bella giornata, no, ma promise a stessa e al meraviglioso sorriso di George che
da quel momento in poi, da quell’abbraccio, lo sarebbe diventata.
Per un’ora d’amore, non so cosa farei
Per poterti sfiorare, non so cosa darei
(Per un’ora d’amore, Matia Bazar)
Note
πατήρ (greco): Padre.
παρθένος (greco): Ragazza, fanciulla.
Ti guardai e provai una cosa che osò darmi i brividi e so che al tuo corpo pensai: Un mattino ballavi, Notre Dame de Paris.
Love will destroy his world: L’amore distruggerà il suo
mondo. Riferito a Gee.
Allora...
Avevo scritto che Alja odiava John, ma non avevo mai
spiegato il vero motivo.
Eccolo.
Quanto allo "scherzo" di Theo...
Oh, a voi la parola.
Lui, in fondo, cerca solo di difendere Gee, è preoccupato
per il suo migliore amico, se Gee soffre sta male anche lui, ma se la prende
con la persona sbagliata, e nel modo sbagliato.
Perché, diciamocelo,
quello che ha fatto a Lys è davvero terribile, anche se non ai livelli di John.
L’ultima parte è stato bello scriverla, tanto... Si
rialzano sempre, a modo loro, Lys e Georgij ;)
E anche la prima, con il discorso di Alja e Gee sul
soprannome Natalys, Feri, Jàn e i Desztor, gli Ungheresi...
Spero che vi sia piaciuto! ;)
A presto,
Marty