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Autore: Natalja_Aljona    06/06/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Duecentonovantotto



 

Duecentonovantotto

Ti guardai e provai una cosa che osò darmi i brividi e so che al tuo corpo pensai…

Love will destroy his world

L’amore distruggerà il suo mondo

 

Questo amore è una camera a gas
E’ un palazzo che brucia in città
Questo amore è una lama sottile
E’ una scena al rallentatore
Questo amore e' una bomba all'hotel
Questo amore e' una finta sul ring
E’ una fiamma che esplode nel cielo
Questo amore è un gelato al veleno

(Fotoromanza, Gianna Nannini)

 

Sparta, 9 Maggio 1838

 

“Avete mai visto un visino più avvenente e leggiadro di quello della vostra fidanzata?

E’ mai possibile essere più candide e più bionde?

Non sono forse manine perfette, le sue?

E il collo, con quelle sue movenze da cigno, non incanta, forse?

Non è vero che Fleur-de-Lys è adorabile e che voi ne siete innamorato cotto?”

(Notre Dame de Paris, Victor Hugo)

[...]

I've been so lucky
I am the girl with golden hair
I want to sing it out to everbody
What a joy, what a life, what a chance

Sono stata così fortunata
Io sono la ragazza dai capelli d'oro
E vorrei gridare a tutti
Che gioia, che vita, che possibilità
(Thank you for the music, Abba)

 

-Perché ti chiamano Natalys?-

Era la mattina del 9 Maggio 1838, le sette e tre minuti.

Gee aveva il sorriso stravolto di chi non aveva dormito proprio per niente, e invece un po’ l’avevano fatto, tra un bacio e l’altro.

-Perché? Beh, prima di tutto per quella frase di Notre Dame de Paris, sulla fidanzata del Capitano...

E’ mai possibile essere più candide e più bionde? E così Jànos, il mio migliore amico, il fratello di Feri, ha detto: “Eh no, non è mica possibile! Questa non è Fleur-de-Lys, è Natalys, la nostra Natal’ja!”.
E poi, sai, Fleur-de-Lys... I fiordalisi sono azzurri, azzurrissimi, come i miei occhi in certi momenti, in molti momenti, anche adesso, penso...-

-Sì, sì, anche adesso! Sono bellissimi...- confermò Gee, sorridendo.

-Ma non solo per questo. Cioè, io non ci facevo caso, ma mi chiamavano così anche prima... Aisling e Brianne, non è che mi abbiano lasciato proprio un bel ricordo, loro, e neanche a te, soprattutto Lilì... Comunque, loro mi chiamavano Natalis, perché il mio nome, Natal’ja, ch’è diffusissimo in Russia, deriva dal Latino, e in Latino era Natalis, appunto... Natalys, Lys. Ti è piaciuta la storia?-

-Oh, sì, tantissimo... E’ originale, Natalys. Ma quel... Quell’individuo, o almeno credo che sia un individuo... Juan?

E’ spagnolo, argentino...?-

-Ungherese. Si chiama Jànos, tra parentesi. E’ il fratello di Feri, te l’ho detto! Il fratello minore. Ha quattro anni in meno di Feri, e due in più di me... Da questo dedurrai che io sono sempre la più giovane, praticamente cresciuta nella Little Hungary di Krasnojarsk-

-Ah! Ci risiamo. Un altro Ungherese da tenere d’occhio. Una favola- borbottò Gee, tra i denti.

-Ma io non so neanche dov’è, l’Ungheria!-

-Est Europa- gli suggerì Natalys, e lui annuì.

-Sì, ma Jàn è... Più innocuo di quanto possa sembrare. Certo, a volte fa troppo il cretino, come quando ha detto che mi chiamavano Lys anche perché, sai... La mia quasi omonima con il Fleur-de davanti, la ragazza di Phoebus...

Che poi fa morire dal ridere, la pronuncia francese del nome di ‘sto deficiente, Phoebùs...

Insomma, dicevamo, Fleur-de-Lys è la fidanzata del Capitano, il Capitano degli Arcieri del Re, che poi sarebbe il deficiente... E io ci sono andata vicino, ad esser la fidanzata del Capitano, il nostro Capitano, Feri...-

-E me lo racconti anche?!-

-Ma no, pensavo... Per ridere...-

-Solo che io ho tipo una paralisi facciale, e non rido, no che non rido! Non ci riesco proprio, a ridere di te che hai quasi rischiato di diventare la fidanzata di Feri!-

-Vabbé, rischiato... Guarda che è bello, lui! Ha solo un carattere un po’... Discutibile, ecco-

-Lo dicevo, io, ch’era bello! Era scontato, uno che si chiama Feri Desztor dev’essere bello per forza!

E poi, figurati, è ungherese! E si sa che son belli, gli Ungheresi! Spigliati, selvaggi, libertini, affascinanti...

E’ pure uno zingaro, ‘sto Feri Desztor!-

-Il più bello è Jàn, comunque- si lasciò sfuggire Lys, che alle mitiche crisi di gelosia di Gee ci si stava quasi appassionando.

-Ah sì? Il tuo migliore amico? E adesso cosa mi può capitare, un altro ungherese? Un altro?-

-Altri quattro, per la precisione. Pál e Csák, i più grandi, entrambi arruolati, Kolnay, il padre, un uomo assolutamente straordinario, e Hajnalka, l’ultima nata e l’unica femmina, la mia migliore amica.

Ma a me sembrava di avertela già spiegata, la genealogia dei Desztor! Nel ’34, no?-

-Io gli Ungheresi li avevo rimossi, Zeus!-

In quel mentre, i due ragazzi sentirono bussare alla porta.

Con meno insistenza di Theo il giorno prima, ma ugualmente forte.

Era Dekapolites, venuto a informare Gee che suo padre, il Capitano John Arthur Gibson, aveva appena attraccato la Magna Graecia al Pireo, e avrebbe infinitamente gradito che Geórgos e la sua deliziosa fidanzatina bionda, così si era riferito a Natal’ja, che sapeva essere nel Peloponneso, andassero a prenderlo ad Atene.

-Dobbiamo tornare ad Atene, Lys. Papà mi aveva promesso che in una delle sue prossime tappe mi avrebbe raggiunto in Grecia, ma non pensavo così presto...-

-Vuole che venga anch’io?- domandò Alja, sorpresa.

-Già. Gli è rimasto un bel ricordo di te, gli eri simpatica...-

-Davvero?-

-Beh, non è come Sthàsja, lui-

No, non era come Anasthàsja.

Natalys aveva una strana sensazione, perché a lei, il ricordo più vivido ch’era rimasto di John, era il fatto che avesse un’amante in ogni Porto, e che se le scambiasse anche con Gee, suo figlio, talvolta...

Ma si sforzò di non pensarci.

 

Pireo (Atene), 9 Maggio 1838

 

-Che bello rivederti, Natal’ja...-

La biondina slava sorrise, tormentandosi una ciocca di capelli.
La sua chioma dorata aveva catturato millemila bagliori solari, e il Capitano Gibson la guardava rapito.

-Quanti anni hai, adesso, cara?-

-Tredici... Appena compiuti- sussurrò lei, un po’ a disagio.

-Ne dimostri di più-

-Grazie...-

-E quanto sei carina, poi! Non ho mai avuto un’amante russa...-

-Come?-

-Niente, piccola. Stai bene con Gee?-

-Benissimo...-

-Lo ami?-

-Oh, da morire!-

Gee le sorrise, stringendo gli occhi per il troppo sole, e lei gli mandò un bacio sulla punta delle dita, con il risultato che il bel Gibson, stordito, inciampò nelle stringhe slacciate dei suoi stivali.

John gli lanciò uno sguardo di sufficienza, per poi alzare gli occhi al cielo.

-E’ un tale disastro, quel ragazzo!-

-Non è un disastro...- lo difese Lys, offesa come se il Capitano l’avesse detto di lei -Non sempre, almeno-  

-Lo ami davvero, vedo. Che meraviglia! E tu come mi trovi, Natalys?-

Natal’ja lo guardò un po’ intimidita negli scintillanti occhi d’un turchese intenso, e riconobbe gli arruffati capelli neri e la pelle abbronzata che gliel’avevano reso da subito un uomo fin troppo affascinante.

-Molto bene, direi...-

-πατήρ, Lys è la mia παρθένος, ricordatelo!- intervenne Gee, un po’ infastidito dall’egocentrismo del padre.

Non che non se l’aspettasse, ma proprio con la sua ragazza...

John Arthur Gibson aveva trentotto anni, e a volte la sua sfacciataggine era davvero insostenibile.

Si comportava come se fosse sempre in corso una gara di bellezza e fascino tra lui e il figlio diciassettenne, e da qualche tempo aveva superato ogni limite.

Dimostrava dieci anni di meno, sì, era alto e slanciato e la divisa un po’ stropicciata gli stava d’incanto, e questo lo faceva sentire il re del mondo e dimenticare di essere un padre, anche un padre, non solo il Capitano della Marina Inglese e il proprietario di una splendida nave mercantile.

I problemi, però, sarebbero cominciati a Sparta.

 

Sparta, 9 Maggio 1838


Se sottoterra c'è un oro che è per te
Te ne rivestirai
Se tu ti spoglierai
(La fede di diamanti, Notre Dame de Paris)

 

George, minacciato da Leonida, era dovuto andare in palestra, ma aveva promesso a Lys che sarebbe tornato entro un’ora.

“Hai passato più di un mese chiuso in camera con una ragazza, e va bene che sei stato ferito in battaglia, ma il troppo amore, per quanto anche fisico, potrebbe intorpidirti i muscoli... E’ pericoloso!”.

Così Natal’ja era rimasta da sola in camera di Gee, tranquilla a leggere l’Iliade in greco antico, capendone sì e no due o tre parole, ma conosceva a memoria interi brani della versione russa, e completava le spoglie strutture sintattiche del testo ellenico, più integrale e originale che mai, con le sue conoscenze.

Era lì, con la sottoveste leggera tirata su fino a poco sopra le ginocchia, spiegazzata, e con uno strappo che le lasciava scoperta una spalla, i capelli sciolti e appena pettinati, che le coprivano i fianchi e gran parte delle gambe nude, in lievi onde dorate, sdraiata un po’ di traverso sul letto di Gee, quando John Arthur Gibson socchiuse la porta.

-Sei troppo bella per mio figlio...- mormorò, con la voce spezzata per l’emozione.

Alja sussultò, e cercò disperatamente il lenzuolo per coprirsi, ma poi ricordò che George l’aveva mandato sotto il letto con un calcio, e il Capitano non le diede il tempo di chinarsi.

Le accarezzò e poi baciò il collo candido, mentre con una mano cercava di strapparle quel che restava della sua sottile sottoveste bianca.

-Sir Gibson, vi prego...-

-Perdonami, Alja, perdonami... Sei così bella, stupenda, hai sempre uno sguardo così passionale... Peccato che guardi solo mio figlio, con quei tuoi occhi meravigliosi-

-Perché io lo amo, vostro figlio...-

-Pensa a George, se vuoi, ma datti da fare! Theo mi ha detto che, nonostante le apparenze, dai molta importanza ai sentimenti... Questi sono per il disturbo. Li ho già cambiati in rubli, non ti preoccupare-

John le sbatté sul comodino alcune banconote, quarantasette rubli.

Era una somma incredibile, almeno per lei che vendeva fiammiferi e così tanti soldi li vedeva soltanto nei furti con i Desztor.

Era chiaro che avesse previsto di andare oltre, John Arthur Gibson.

Ma molto oltre, forse anche per ore...

-Voi non siete il mio Georgij... Io non potrei mai...-

-Non inventare scuse, piccina. Sei russa, sei povera, e hai fama di lasciarti scivolare giù quel bel vestitino con estrema facilità...-

-Solo con vostro figlio!-

-E’ mio figlio, appunto. Stessi geni, stesso sangue. Non dovresti essere così sconvolta. Sei una fiammiferaia, ti facevo più focosa...

Theodorakis ti ha fatto una così sincera pubblicità!-

-Theodorakis mi odia, non ha capito niente... Cosa vi ha raccontato, esattamente?-

-Che sei una sgualdrina di lusso con un debole per i Greci. Io lo so bene, il greco, credimi! Lo parlo da anni-

-Ma...-

-Non è così?-

-Io sono innamorata di George... Solo di George... Certo che non è così!-

-Ascolta, Natal’ja, forse c’è stato un equivoco, ma possiamo trovare un compromesso... I soldi te li ho dati, no?

Fai finta che io sia Gee...-

-Gee non mi paga, Sir Gibson! E vi prego, adesso lasciatemi andare...-

 

-Hai passato una bella giornata con il Capitano? Ti ho aiutata ad arrotondare le entrate?

I guadagni con la vendita dei tuoi cerini devono essere ben miseri, così ho pensato: “Cos’è che la Natal’ja sa fare bene?”. Non avertene a male se mi è venuto in mente proprio quello, solo quello... E’ colpa tua, ci hai mai pensato?

Probabilmente non hai altre abilità. Su, vai a farti difendere da Gee! Sempre che tu glielo voglia dire, come hai trascorso il pomeriggio con suo padre...-

-Guardami negli occhi, Theo-

Natal’ja alzò su di lui i suoi fieri occhi color cielo e fumo, più lucenti che mai, e il sorriso del giovane Dounas svanì.

-Tu non l’hai mai provata, un’umiliazione del genere, vero?-

Non voleva piangere, Alja.

Non ancora.

Le lacrime le pizzicavano le iridi cristalline, ma le trattenne.

-Perdonami...- mormorò Theo, e per un momento, quale ironia, sembrò quasi sinceramente dispiaciuto.

Lei sorrise.

-Certo! Ma non credevo che potessi essere bastardo fino a questo punto... Tu vivi di pregiudizi!

E se non mi odi, beh, allora vorrei proprio capire che accidenti di confusione hai in quella testolina bionda!-

-Lo sapevi, Lys. Sapevi com’ero e cosa pensavo di te. Io non l’avrei fatto, sai, se tu non stessi per partire, e per far soffrire Gee, ancora... Sto solo vendicando il mio migliore amico. Sei così ingiusta con lui!

Sì, io preferirei vederti morire come la Sylphide, preferirei vederti morire di nostalgia per il tuo Paese, con il cuore infranto e gli occhi consumati di lacrime, il respiro stanco e i battiti quasi impercettibili, debole e fragile come una foglia caduta, preferirei vederti sfiorire come un fiordaliso ferito, calpestato e straziato, per amore di Geórgos, piuttosto che partire domani!

Tu partirai e sarà lui, a rimanere senza fiato, a piangere fino a squarciarsi il petto di singhiozzi, a perdere i battiti e i respiri, e lui non se lo merita, Lys!-

-Oh, dimenticavo che qui, se Gee mi tradisse, dovrei essere io a chiedere scusa!-

-Non è questo il punto, tesoro. Io davvero non capisco cosa ci trovi lui in te, oltre a quel bel visino...

Cioè, credevo di averlo capito, ma alla fine sei solo una sciocca qualsiasi, Natal’ja-

La biondina scosse la testa, con uno sguardo triste, e si allontanò a passo svelto.

Theodorakis le rise dietro.

-Sciocca sgualdrina russa-

Lei si voltò ancora un attimo, e la prima lacrima le solcò una guancia nivea, come un ago di cristallo.

Se l’asciugò in fretta.

-So cosa stai pensando. Sono siberiana, sono bionda, e non sono proprio l’immagine della purezza, non più...

Ma non sono così!-

-E allora, Natalys? Ho fatto piangere una sgualdrina?-

-Hai fatto piangere una persona... Come te. Anche se tanto non ci crederai-

 

-George! George, sei tornato...-

Come Gee aprì la porta della sua camera, Natal’ja gli si precipitò tra le braccia, sconvolta.

I capelli biondi scompigliati, la sottoveste scomposta…

Tremava, e gli lanciava sguardi inquieti, ansiosi, quasi imploranti.

George la strinse forte a sé, confuso.

-Alja, cos’è successo?-

-Com’è andata in palestra? Ti sei allenato, sì... Si vede che ti sei allenato. Stai bene, vero? Almeno tu...-

-Tu non stai bene, amore? Ma perché, prima eri tranquilla, sorridevi...-

-Anche adesso sorrido, Gee. Tra poco sorriderò, vedrai. Ti prego, non andare via...-

-Sei tu, che vuoi andare via! Io non ti lascerei mai, mai, mai...-

-Ma nessuno lo capisce, questo! Nessuno lo accetta! E perché? Noi non facciamo niente di male, Georgij...-

-Certo che no! Ma qualcuno ha detto che è sbagliato? Io non capisco, Lys... Hai la febbre? Dopo una scottatura come quella di due giorni fa può capitare...-

-Io... Lui non è come te. Nessuno è come te. Io glieli ho restituiti, i soldi...-

-Quali soldi? Natal’ja!-

-Non ascoltarmi, ti prego. Io domani devo partire per forza, ma lo devi capire bene, almeno tu, che io ti amo davvero, Gee... Anche se tra tre mesi sarò in Russia e non ci vedremo per un po’, mi mancherai da morire, come sempre. E ti giuro che un presto, prestissimo, noi... Staremo ancora abbracciati così-

-Lo so...-

Gee sorrise, finalmente, e fece sorridere anche lei.

-Avrei dovuto fare un tuffo nell’Eurota, prima... Grondo di sudore, ho perfino i capelli bagnati...-

-Non muoverti! Vai benissimo così-

Natal’ja affondò di nuovo la testa nel suo petto, con il cuore che le batteva troppo forte.

Non era stata una bella giornata, no, ma promise a stessa e al meraviglioso sorriso di George che da quel momento in poi, da quell’abbraccio, lo sarebbe diventata.

 

Per un’ora d’amore, non so cosa farei

Per poterti sfiorare, non so cosa darei

(Per un’ora d’amore, Matia Bazar)

 

 

 

Note

 

πατήρ (greco): Padre.
παρθένος (greco): Ragazza, fanciulla.
Ti guardai e provai una cosa che osò darmi i brividi e so che al tuo corpo pensai: Un mattino ballavi, Notre Dame de Paris.
Love will destroy his world: L’amore distruggerà il suo mondo. Riferito a Gee.

 

Allora...

Avevo scritto che Alja odiava John, ma non avevo mai spiegato il vero motivo.

Eccolo.

Quanto allo "scherzo" di Theo...

Oh, a voi la parola.

Lui, in fondo, cerca solo di difendere Gee, è preoccupato per il suo migliore amico, se Gee soffre sta male anche lui, ma se la prende con la persona sbagliata, e nel modo sbagliato.

Perché, diciamocelo, quello che ha fatto a Lys è davvero terribile, anche se non ai livelli di John.

L’ultima parte è stato bello scriverla, tanto... Si rialzano sempre, a modo loro, Lys e Georgij ;)

E anche la prima, con il discorso di Alja e Gee sul soprannome Natalys, Feri, Jàn e i Desztor, gli Ungheresi...

Spero che vi sia piaciuto! ;)

 

A presto,

Marty

  
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