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Autore: JessL_    06/06/2012    10 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In questo nuovo capitolo conosceremo un nuovo personaggio. Un personaggio a cui tengo tanto, anche se non sarà il massimo dello spessore in questa storia, ma comunque farà una certa differenza.

Vorrei ringrazio di cuore per seguire questa storia, non avete idea di quanto mi facciate contenta.
Cerco di non perdermi in chiacchiere inutili, quindi vi saluto... spero che il capitolo vi piaccia! Buona lettura.




Luca Dirisio – Nell’assenzio.
 
<< Quale sarà la tua nuova preda? >> Mi chiede Sara in modo complice. Sorrido divertita ma non le rispondo, continuo a bere il mio vodka lemon tramite la cannuccia e continuo a guardare i ragazzi che si trovano come noi nel pub.
Nessuno è veramente degno di nota, tranne il solito che si trova dietro il bancone con cui mi diverto sempre e purtroppo a non fare quello che mi passa per la testa ogni qualvolta che lo guardo o mi parla.
<< Ancora non lo so. >> Dico infine facendola sorridere e scuotere il capo.
Conosco Sara da circa sei mesi, l’ho incontrata per puro caso tra i corridoi del posto in cui lavoriamo, ci siamo praticamente andate a scontrare. Si è scusata come non mai e infine ci siamo ritrovate a parlare di libri e ragazzi... amore a prima vista, in pratica. Da quel momento non ci siamo più separate, anche se ci capita di vederci maggiormente nei weekend, ma d’altronde lei è fidanzata, ha un lavoro e studia per prendere la patente di guida, io... io sono un caso patologico che si crea problemi di ogni genere.
<< Perché non ti fai sotto con Alessandro? >> Mi chiede ammiccando e facendomi ridacchiare abbassando la testa.
<< Lo sai, è fidanzato e comunque non gli interesso. >> Mormoro guardando di sfuggita il ragazzo dietro il bancone di cui stiamo parlando e giocando a girare il drink con la cannuccia.
Alessandro è più grande di noi, ha ventiquattro anni, ha i capelli di un castano molto chiaro e gli occhi sono marroni ma tendenti al verde.  Per non parlare delle sue labbra... da mordere, decisamente!
<< Certo, secondo il tuo parere non interessi mai a nessuno, però chissà come mai negli ultimi quattro giorni sei uscita con quattro ragazzi diversi e soprattutto non ci sei solo uscita. >> Faccio una smorfia portando il mio sguardo sul tavolo in legno su cui sono appoggiati i nostri drink e ora anche le mie braccia.
Lentamente mi volto verso Sara e la osservo bere mentre i suoi capelli neri le accarezzano le spalle e i suoi grandi e stupendi occhi cioccolato si scontrano con i miei.
<< Ho esagerato, vero? >> Le chiedo senza umorismo. Sara si allontana dal suo drink e sospira incrociando le mani attorno al bicchiere, lasciandole sul tavolo.
<< Sì, nel senso che hai reagito male e nel modo sbagliato... ma ti ha fatto stare bene, no? >> Me lo chiede sperando in una risposta positiva.
<< No. Cioè... non vedo e non sento Francesco da cinque giorni oramai e... ho reagito male, è stato più semplice uscire con altre persone e farci... beh dall’altro per non pensare ma so che è sbagliato. Non sono di certo una facile o comunque una poco di buono, anche se ho dimostrato il contrario. >> Sara mi sorride e mi afferra una mano.
<< Perché non lo chiami? >>
<< Che cosa lo chiamo a fare? Gli ho lasciato dei messaggi ma non mi ha risposto. >> Ammetto tenendo lo sguardo basso. Sara rafforza la stretta sulla mia mano e per un po’ stiamo in silenzio.
<< Non capisco perché Elisa ti abbia fatto una richiesta del genere. >> Sputa dopo un po’, sciogliendo la nostra stretta e appoggiandosi al sedile della sedia. Io sbuffo e mi muovo agitata per poi risponderle, ovviamente guardandola in faccia.
<< Per Rebecca è fuori di testa, secondo Lea è questione di essere immaturi e di non avere le palle di affrontare le proprie paure, perché secondo lei fuori io, il campo è libero. >>
Sara non conosce Elisa, ne ha sempre e solo sentito parlare dalla sottoscritta e ha visto qualche foto tramite facebook. << Ma a te Francesco non interessa in quel senso... o no? >> Cerco di non sorridere di fronte alla sua curiosità. Tutte le persone, in questi anni, che ci hanno visto assieme – a me e a Francesco – hanno sempre pensato che fossimo fidanzati, perciò non mi stupisco della sua domanda.
<< Per me, Francesco, è un amico. Un semplice amico a cui voglio un mondo di bene. >> Lo dico specchiandomi nei suoi occhi, sperando veda la mia sincerità.
Sara apre bocca per ribattere, ma Alessandro – il barista – ci affianca e ci sorride.
<< Allora, ragazze, va tutto bene? Come mai sole solette? >> Sorrido divertita e osservo i suoi capelli sparati per aria.
<< Stiamo aspettando gli altri, ma lo sai, Erica è la solita ritardataria. >> Ale alza gli occhi al cielo.
<< Ma io dico, a Stefano lo ha già conquistato, perché ogni volta deve sempre farsi attendere? >> Ridacchiamo e lui appoggia le mani sui suoi fianchi.
<< Sai meglio di me che lei non prova niente per lui. >>
<< Sì, è vero, ma lui è cotto a puntino. >>
<< Secondo me, a furia di stare sul fuoco si è bruciato. >> Mormora Sara per poi riprendere a bere.
<< Povero ragazzo. >> Dice infine Alessandro guardando oltre di noi, al di fuori dal locale. << Vi porto altro da bere? >> Chiede osservando il mio drink praticamente finito.
<< No grazie, aspettiamo gli altri. >> Gli dico facendolo annuire sorridendo. Mentre si allontana, mi volto lievemente e gli osservo il sedere; questa sera indossa dei jeans che glielo incorniciano proprio bene, Sara, beccandomi, inizia a ridere e mi colpisce al braccio.
<< Un po’ di dignità! >> Ridendo mi volto verso di lei e le faccio una linguaccia, infine finisco di bere il mio drink e la obbligo a seguirmi fuori dal locale per fumarmi una sigaretta.
 
<< Che venerdì sera di merda! >> Sgrano gli occhi.
<< Ciao anche a te, coinquilina. >> Dico sorridendo, affiancando Lea fuori dal nostro portone di casa. Leandra sospira e si volta verso di me, con ancora le chiavi in mano.
<< Ciao. Spero che a te sia andata meglio che a me. >> Scrollo le spalle per poi appoggiarmi al muro accanto al portone.
<< Non mi lamento. >> Lea mi squadra bene dalla testa ai piedi e socchiude leggermente gli occhi per poi portarsi al punto giusto gli occhiali.
<< Non sei ubriaca. >> Deduce.
<< No... anche perché se no non mi sarei messa alla guida. >>
<< Brava, mai guidare se si ha bevuto. >> Alzo gli occhi al cielo. Dice tanto di non essere mia madre, ma quando fa certi discorsi mi sorge il dubbio.
<< Ho bevuto, ma non sono ubriaca, se lo fossi stata, avrei aspettato che mi passasse la sbronza e poi sarei tornata a casa. Proprio come ho fatto. >> Le dico, giusto per farle capire il mio ragionamento.
<< Stai sempre a precisare. >> Dice sorridendo scacciando chissà cosa con la mano destra, ma subito dopo mi osserva attentamente. So che vuole chiedermi qualcosa, ma a quanto pare non sembra pronta. << Stasera si sta bene fuori. >> Dice infine, spostandosi i capelli lunghi e biondi da davanti alle spalle. Annuisco e aspetto che trovi il coraggio per dirmi quelle che deve, infatti dopo qualche secondo sospira e inizia a gesticolare. << Ok, io te lo dico... e poi fai quello che vuoi. >> Alzo un sopracciglio ma continuo ad aspettare. << Sono andata con le altre in una gelateria in centro, dopo cena e... ho beccato Francesco. Era con Elisa e gli altri, stavano passeggiando per il Centro. >> Non so come si aspettava che reagissi, in realtà... non penso di fare qualche faccia strana. So solo che non so come dovrei reagire. Come dovrei sentirmi?
Francesco esce quasi tutte le sere, non è che perché ora non si sta sentendo con me, dovrebbe segregarsi in casa...
<< E...? >> Chiedo, appoggiandomi meglio al muro, non capendo se c’è dell’altro. Lea si appoggia accanto a me e fa toccare le nostre spalle, anche se veramente io sono qualche centimetro più bassa di lei – ma questo è un dettaglio.
<< E niente... mi ha chiesto di te, ovviamente sotto l’occhio – e le orecchie – vigili di Elisa. >> Mi umetto le labbra e la guardo speranzosa, perché sì... speravo chiedesse di me, e spero abbia chiesto anche altro. Mi manca, è il mio migliore amico, non potrei mai fare finta di niente.
<< Cosa gli hai risposto? >> Sorride fin troppo divertita.
<< Che ti stai dando fin troppo alla pazza gioia. >> Alzo gli occhi al cielo ridacchiando.
<< Oh sì, certo, era proprio quello che sperava di sentirsi dire. >> Lea continua a ridacchiare.
<< In realtà ha reagito in modo strano. >> Dice facendosi seria incollando i suoi occhi azzurri con i miei nocciola. Aggrotto la fronte, cercando di capire.
<< In modo strano? >>
<< Scusate? >> Alziamo le teste e troviamo Rebecca affacciata al balcone. << Che ne dite di aggiornare anche me? >> Sorrido e rubo dalle mani di Lea le chiavi per poi entrare in casa e raggiungere Rebecca nella sua stanza.
Rebecca è quella che ha il balcone più spazioso, che tra l’altro da’ sulla strada, quindi non mi stupisco di trovarla mentre apre una terza sedia di plastica su di esso.
Abbandono la borsa sul letto, mi levo le scarpe e la raggiungo sul balcone, ma subito dopo torno dentro prendendo una sigaretta e l’accendino – ovviamente sotto l’occhio fulminante di Lea, ma faccio finta di niente.
<< Quindi hai visto Francesco? >> Mi chiede, contenta, Bec, una volta che torno a sedermi, però vicino alla ringhiera, così da poter buttare la cenere di sotto.
<< No, è Lea che lo ha visto. >> La smorfia che fa, mi fa sorridere. Sono oramai tre giorni che continua a ripetermi di fregarmene della “stronza” e di chiamarlo... alla fine – sempre a detta sua – io sono l’unica innocente in tutta questa situazione.
<< E cosa vi siete detti? >> Le chiede, sperando in qualche pettegolezzo succulento.
<< In realtà niente di che, mi ha chiesto come stava e io le ho detto che se la sta spassando e come stavo per aggiungere poco fa, lui ha fatto un’espressione strana del tipo “ah, bene, quindi sta una meraviglia anche senza di me”. >> Uno sbuffo di Bec, fa interrompere Lea e strappa l’ennesimo sorriso a me, che però blocco per accendermi la sigaretta.
Adoro Rebecca, sarà anche vero che tende a credere solo quello che dice e vede lei, ma una volta che la conosci meglio e sai come prenderla... beh è la persona più buona del mondo. Beh, magari non quando ha degli esami imminenti, come in questi giorni, in quel caso una vipera le fa’ un baffo, ma io l’adoro lo stesso. Riesce sempre e comunque a trovare un po’ di tempo per ascoltarmi e sorbirsi le mie lagne.
<< È scemo... cioè... non la cerca, non risponde ai suoi messaggi e poi osa anche solo fare qualche faccia strana? Vuole essere picchiato dalla sottoscritta? >> Cerco di non ridere ma mi è piuttosto difficile, e in effetti lo è anche per Lea che si trova a ridacchiare con una mano di fronte la bocca. Inspiro la sigaretta e spero che Rebecca non mi faccia nuovamente ridere: non mi va di strozzarmi a causa del fumo.
Mi perdo ad osservare Lea, e noto che si è legata i capelli e che è scalza, indossa però l’abitino blu che aveva anche poco fa. Doveva andare a ballare, almeno mi aveva detto prima che uscissimo entrambe per cena, ma evidentemente i piani sono cambiati visto che non sono nemmeno le quattro e ci troviamo tutte e tre a casa a raccontarci le nostre solite sventure.
<< Beh resta il punto che mi ha detto che magari si farà sentire. >> Facciamo tutte e tre una smorfia, non credendo minimante alle sue parole.
<< Secondo me dovrai farti viva tu se ci tieni. >> Dice Bec, dando il suo verdetto. Io incrocio le gambe sulla sedia e osservo il cielo scuro e fingo di non avere i loro occhi addosso e che la sigaretta non si stia praticamente fumando da sola.
Una risposta del genere non è da lui... ma non è nemmeno da lui non farsi sentire per giorni interi...
<< Secondo te lo ha detto perché c’era lei? Per quello è rimasto così vago? >> Mi chiede Lea, sicuramente più razionale di Rebecca. Scrollo lievemente le spalle.
<< Magari devo solo abituarmi a vivere senza la sua presenza. >> Mormoro per poi voltarmi verso di loro. Vedere le loro facce dispiaciute mi fa sentire ancora peggio, perciò sorrido... e poco importa che entrambe sappiano che è un sorriso finto, nessuno dice niente.
 
**
È passata un’altra settimana, niente di rilevante da dire, solo tanta noia e una stretta continua allo stomaco ogni volta che il pensiero di Francesco mi è passato per la mente.
Non si è fatto vedere, non si è fatto sentire... su facebook sembra la felicità fatta a persona, ha fatto un sacco di foto con la sua ragazza e non è stato una sera a casa.
Questa sera sarebbe dovuto venire da me come ogni giovedì per vedere un film e ingozzarci di popcorn, ma non si è presentato nemmeno il giovedì prima, quindi sicuramente non si farà vivo nemmeno oggi, eppure una parte di me continua a sperarci.
Non può mandare all’aria un’amicizia del genere.
<< Ciao, faccino triste. >> Sara intreccia un suo braccio col mio e sorrido osservandola per un istante. Quest’oggi porta gli occhiali e ha tirato in su i capelli: non sembra nemmeno lei. Non sono abituata a vederla in questo modo... ma rimane bellissima lo stesso.
Stiamo per uscire dall’ufficio, e a quanto pare la signorina vuole essere un po’ aggiornata.
<< Ciao, pandina, come mai stai uscendo a quest’ora? >> Le chiedo incuriosita.
<< Ti stavo aspettando... volevo avere qualche notizia di Alessandro. >> Alzo gli occhi al cielo ridacchiando.
<< Ti prego, sai meglio di me che non è successo nulla. >> Dico fermandomi e premendo il pulsante dell’ascensore. La osservo e lei mette il broncio incrociando le braccia al petto.
<< Non ci credo, l’altra sera sembravate nella vostra bolla fatte di risate e... >> La interrompo.
<< E tequila, almeno la sottoscritta. >> Sorrido e lei sbuffa entrando nell’ascensore.
<< Non sa cosa si perde. >> Per l’ennesima volta alzo gli occhi al cielo.
<< Non si perde niente, anzi, più mi sta lontano, più è sicuro che non si metta nei guai. >>
<< Dici questo perché sei presa di Francesco e quindi non vuoi mettere di mezzo un altro ragazzo o perché... ti è più facile dire una cosa del genere? >> La guardo con la bocca spalancata e senza rendermene conto la seguo verso l’uscita dell’edificio.
<< Ma... non ha senso quello che dici. >> La fermo afferrandola per un braccio e lei mi guarda con un sorriso diabetico.
<< Ok, continua pure a mentire a te stessa... buona serata, Jess. >>
<< Io non mento a me stessa. >> Sussurro guardando il vuoto, una volta che Sara è già piuttosto lontana da me.
<< Può anche essere, però parli da sola... non sembri proprio una ragazza affidabile e sana di mente in questo momento. >> Mi volto velocemente e mi specchio negli occhi azzurri di Francesco. La stretta allo stomaco si rafforza, ma non fa’ più male. I miei occhi cercano di inumidirsi ma non glielo permetto, proprio come impedisco al mio corpo di buttarsi sul suo per stritolarlo in un abbraccio.
<< Oh, ma guarda un po’ chi si rivede... >> Cerco di far uscire la mia voce più sarcastica possibile. E detto sinceramente, mi è venuto piuttosto facile.
Francesco si passa una mano tra i capelli corti e biondi e sospira stiracchiando le labbra in un mini sorriso. << So di essere sparito, e mi dispiace. >> Incrocio le braccia al petto, come se stessi cercando di proteggermi e lui fa un passo avanti – quasi come se volesse superare la protezione che mi sono imposta di usare.
<< Elisa dove l’hai lasciata? In macchina? Magari nel bagagliaio, chiusa con una benda sulla bocca per farla stare un po’ zitta? >> Non mi risponde, evita il mio sguardo mentre fa’ una smorfia strana con la bocca. Lentamente si mette le mani nelle tasche anteriori dei jeans che indossa.
<< È a casa di una sua amica. >>
<< Oh, quindi poiché hai avuto finalmente un’ora d’aria, ti sei ricordato di me? >> Sputo gesticolando con le mani. Francesco sbuffa e si avvicina ulteriormente, ma io faccio un passo indietro riportando le braccia a incrociarsi sul mio petto.
<< Hai tutte le motivazioni per essere arrabbiata... ma fammi spiegare. >> Non vedendo una mia reazione e non sentendo le mie urla, riprende a parlare in modo più tranquillo, appoggiando persino le sue mani calde sulle mie braccia. << Magari davanti a uno, due o tre panini del Mc, ci stai? >> Cerco di non sorridere e distolgo lo sguardo.
<< Ok, ma prendiamo la tua macchina. >> Ridendo annuisce e infine fa passare un suo braccio dietro le mie spalle.
<< Sappi che dopo cena ho voglia di vedermi un film con la mia migliore amica. >> Sorrido abbassando lo sguardo e mentalmente mi dico che la stretta allo stomaco non c’è più.
E che Francesco deve assolutamente avere delle buone motivazioni per farsi perdonare del tutto dalla sottoscritta.
 
   
 
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