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Autore: Lojet    06/06/2012    1 recensioni
la classica apocalisse zombie... questa storia è horror ma non troppo.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi, Genova ore 13.00
 
Sono passati giorni da quando ci siamo barricati in questo appartamento, la porta blindata non reggerà ancora per molto, quei cosi sono dannatamente forti...
Le provviste cominciano a scarseggiare. Non dobbiamo bere dai rubinetti, il bacino idrico non è contaminato ma non possiamo rischiare. Ci laviamo, beviamo e cuciniamo con l’acqua delle bottiglie che viene venduta a 5 euro al litro ed è difesa come se fosse oro. Probabilmente si può definire l’oro della catastrofe.
Il sedere comincia a farmi male, mi alzo da terra. I pantaloni bagnati mi si attaccano alla pelle provocandomi un brivido freddo. Vado nell’altra stanza. La piccola Annette dorme tra le braccia di Maria e Paolo sonnecchia nella branda lì affianco. E’ giorno ma ci siamo dovuti adattare ai Loro orari, alle Loro “regole”. Non avevamo altra scelta, adattati o muori.
Mi porto la mano dietro la schiena, il freddo metallo della Python viene a contatto con le mie dita.
Quel revolver mi ha salvato la pelle ben più di una volta, è diventato quasi come il mio amico più fidato.
Salgo le scale che portano sul terrazzo, appena esco all’aria aperta la luce del sole mi investe, è come se mi stessi rigenerando. Aspiro una boccata d’aria fresca, a quest’altezza la puzza di morto non può raggiungerci.
Lucy sta scrutando la strada sotto il palazzo con il binocolo, il fucile da cecchino calibro 50 Barrett è appoggiato alla ringhiera. Prendo una sedia e mi siedo affianco a lei.
Si volta verso di me, le sorrido, Dio mio quant’è bella. 
- Come và? – le chiedo.
- Quei bastardi continuano a farsi fuori a vicenda ma finché stiamo qui dovrebbe andare tutto bene –
- Le ultime parole famose –
- Portasfiga – 
Ridiamo tutti e due attenti a non fare troppo rumore.
- E te? Come stai? -
- Beh, come vuoi che stia, probabilmente i miei genitori sono morti sbranati o sono in quel bordello laggiù – indica la strada con un gesto della mano – ma tutto sommato possiamo ancora parlarci, quindi stò bene.- guarda per terra – Sai, è grazie a te se siamo riusciti a sopravvivere fino ad adesso.
Contiamo su di te. Annette, Maria, Paolo, anche io, noi tutti ci fidiamo di te e sai che questa è una grossa responsabilità.
-Già… - mi stiracchio sulla sedia – Cosa farai quando raggiungeremo il Blocco? – le sue parole sono come una freccia per me, la domanda mi coglie alla sprovvista. Tutti noi pensiamo solo a raggiungere il Blocco, ma dopo? Non lo so. Le idee e le parole mi frullano nella testa, cosa farò dopo? E domanda ancora più grande: esiste veramente il Blocco? Quasi tutto il mio viaggio, il nostro viaggio, si è basato sul raggiungimento di questo fantomatico Blocco. Ma se fosse stato distrutto o, peggio ancora, se non fosse mai esistito? Comunque abbiamo bisogno di una meta, di qualcosa che ci dia la speranza per sopravvivere. Prima di sapere della possibile esistenza del Blocco le nostre menti erano alla deriva, non avevamo né speranza né voglia di vivere. 
Il Blocco ce le ha ridate entrambe. Verità o finzione che sia.
-Non lo so, veramente non lo so. Forse potrei chiamare i parenti di mio padre in Germania, ma non posso sapere fino a che punto si è estesa l’epidemia. E te? –
- Io? Beh, prima di tutto cercherò un modo per contattare i miei genitori…-
- E se fossero…- mi interruppi.
- In quel caso non saprei più che fare, spero che potremo rimanere insieme, anche con Paolo, Maria e Annette, intendo.-
- Mpf…- prendo il binocolo – Và giù e fatti una dormita -. 
Tenta di protestare – Sta tranquilla, controllo io qui - - E’ proprio per quello che mi preoccupo - faccio finta di offendermi. Sorride, si alza e scende le scale di legno.
Mi sistemo sulla sedia e guardo nel binocolo.
  
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