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Autore: Lallons    06/06/2012    2 recensioni
Quegli occhi che significavano tutto, quegli occhi che rispecchiavano l'anima. E' così che tutto è iniziato.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tonfo non si sentí. La voce di Rihanna era altissima e il corpo di lei cedette a terra senza suono. Louis la stava osservando e se ne accorse immediatamente, spaventato. Chinato su di lei, vide le sue labbra aprirsi in un fantastico sorriso che scoprí i denti bianchissimi. «Heather é caduta. Heather sono io. Sono a terra, accidenti.» Louis non si accorse subito che la ragazza stesse parlando in terza persona, non conoscendola. Era ubriaca e a terra, di questo si era reso conto anche lui.
June li guardava accigliata. Sussurró al ragazzo «Speravo di chiudere in bellezza questa serata, da me o da te..» «June, dobbiamo riportarla a casa, é ridotta proprio male.» In quel momento ogni suo organo attivo del cervello era concentrato in questa missione. A June ci avrebbe pensato più tardi, ora c'era Heather.
Un minuto dopo se la caricó sulle spalle sotto lo sguardo nervoso e infastidito della bionda, che si voltó a cercare Liam fino ad allora rimasto ad osservare la scena.


Bene Liam, questo é il momento di intervenire. Vai lá e le dici......la porti.......le fai capire che...... . Cosa, cosa? Non lo sapeva nemmeno lui, Dio. June lo 'rimbabiva' davvero, usando le parole chiare e tonde di Adele. «Andiamo. Dobbiamo uscire di qui. Ci serve qualcuno di organizzato.. Adele?» Il ragazzo cercó di far spazio tra i pensieri ricordandosi che lei si era allontanata precedentemente con Alex, Niall e uno strano tipo eccessivamente abbronzato. «Louis e io accompagniamo furtivamente voi ragazze a casa, NON ci fermiamo, e cerchiamo di andarcene altrettanto furtivamente.» Sperava di essere stato abbastanza chiaro sul punto del loro ritorno, sottolineando bene la parola 'NON', augurandosi sia June che Louis avessero inteso le sue parole, dato che non fecero domande ma si limitarono ad uscire dal locale. Heather non voleva stare zitta «Signor sí, Signor Liam. Ai suoi ordini.» «Taci cretina.» E a June non andava giú che lei gli avesse rovinato i piani per il post-serata con il suo amico. «Dovreste essere amiche voi due, ho sentito che condividete la casa, e tu June potresti trattarla con piú rispetto e gentilezza.» «Louis tieni il naso fuori dalle nostre faccende ed evita di fare il buonista moralista come tuo solito, noi ce la caviamo a modo nostro.» La ragazza accelleró il passo, sorpassandoli sotto lo sguardo attento di Liam. «Spero abbia una buona scusa per questo, perché sono stufo di essere trattato cosí.» borbottó il moro con ancora in braccio il corpo caldo di Heather. «Avrá le sue cose, amico. Sai come sono quando hanno questi periodi, e a noi tocca sopportarle.» disse Liam, sorridendo ammiccante. «E questo é il motivo per cui io e lei non parliamo affatto quando ci vediamo.» «E allora cos... Okay no non voglio saperlo.» Liam fece una smorfia di disgusto a quel pensiero. Louis gli fece l'occhiolino «É merito dell'incredibile linguaggio del corpo.» «Chiudiamola qui eh?» Il ragazzo non voleva ampliare l'argomento. Heather si divincoló di colpo ma Louis la teneva salda, e inizió a farfugliare qualcosa di incomprensibile con molta enfasi ma con gli occhi ancora chiusi. «Non é buffa?» Louis si era intenerito guardandola. «Vediamo se sará buffo anche quello che ti tireró in mezzo alle palle.» June, no. Lou evitó un'altra discussione facendo finta di non aver sentito, Liam la prese per mano dolcemente ma con convinzione e si sorprese che lei non la ritiró e che chiuse gli occhi inspirando l'aria. Gli bastava in quel momento. Le tenevano strette l'una nell'altra prima di intravedere il vialetto della casa delle ragazze. June lasció la sua mano dopo qualche secondo, e si giró in direzione dell'altro ragazzo. La sua espressione diceva che lei ed Heather sarebbero entrate da sole, e non ammetteva repliche.

Stavano tornando anche loro, e Liam si sentiva un ragazzino. Aveva conosciuto molte persone nuove e nessuna lo aveva maltrattato, anzi erano riuscite a non fargli pensare al suo passato per un'intera giornata. Louis avrebbe potuto giurare di averlo visto saltare prima di entrare, ma non fece domande.

 

La mattina dopo non ce n'era uno che non sembrasse uno zombie. Senza dubbio Heather e Alex battevano tutti: “Io non ce la posso fare” ripeteva Alex girando per casa con gli occhiali da sole. “Stai zitta e non urlare, cazzo!” ripeteva Heather, che sembrava avere un nido di vespe tra i capelli da quanto era spettinata. “Sentite, voi due: io non ho intenzione di stare qui a non far niente come sta facendo Adele, nell'altra stanza che dorme come un tasso durante il letargo e fuori, al posto di cadere neve dal cielo, cade merda! E siccome non voglio nessuna di voi scazzata la mattina non urlate sennò la svegliate” June zittì le lamentele delle sue conquiline che le rivolsero sguardi sconcertati.
“Quindi cosa proponi di fare?” la provocò Alex. “Beh, venite in palestra con me o andate a fare qualunque altro minchia di corso sportivo, non vi voglio ciccione sennò nessun ragazzo vi filerà e niente nottate piccanti. Quindi chi opta per il fisico da urlo?”
“IO!” urlarono in coro le altre due, improvvisamente emozionate e coinvolte dal discorso di June, che le fulminò con uno sguardo. “HO DETTO DI NON URLARE, TONTE”.
“Si si scusa... Io in palestra non ci vado ma magari vado a vedere se c'è un corso di nuoto o tennis o calcio. Dite che ci sia qualcosa del genere? Forse incontro qualche bel maschione!” affermò soddisfatta Heather, fiondandosi nella doccia per darsi una rinfrescata.
“A me va bene la palestra, dai. La doccia me la sono già fatta, mi cambio e andiamo” si lasciò andare alla proposta dell'amica.


“E' il primo anno che vieni qui, amico?” chiese Liam a Zayn mentre si dirigevano in palestra. Si era svegliato presto quella mattina dopo aver dormito solo poche ore. Non era riuscito a chiudere occhio così come non riuscì a togliersi dalla mente June per tutta la notte. Dopo aver tentato di svegliare invano Harry andò alla casetta di Louis, Niall e Zayn ma l'unico che accettò di vestirsi e andare in palestra con lui fu il moro.
“In realtà è il terzo anno. Due anni fa ho conosciuto Lou e Niall e visto che me li sono ritrovati nella stessa abitazione mi sono dovuto abituare a quei due rincoglioniti!” rispose Zayn, ridendo leggermente. “Beh immagino lo sforzo!” controbattè Liam, scherzando a sua volta “Ho notato una certa vicinanza tra te e Alex ieri sera, ti piace eh?”
Zayn si sentì improvvisamente a disagio, aveva fatto di tutto per togliersela dalla testa e proprio quando non ci stava più pensando Liam gliela tirò fuori di nuovo. Il moro non si era mai sentito particolarmente in colpa per essere andato a letto con altre ragazze mentre stava con Julia. Ora invece si sentiva una merda solo per essere rimasto a fissare una tipa qualunque, incantato e ammaliato. “E' una bella ragazza, sì. Ma io ho una ragazza fissa, ormai da due anni” “Ah scusa amico, credevo.. scusa. Cavolo però, due anni! Che coraggio!”
“Tranquillo dude, non lo sapevi. Molto, molto, molto coraggio e molta, molta, molta volontà. Ma noi ci ami.. cioè.. si c'è am.. ancora ad.. quello no? Hai capito!”
Liam gli rivolse uno sguardo confuso e annuì lentamente per poi scoppiare a ridere. Zayn guardava attentamente il terreno su cui camminava, come se stesse facendo uno di quei giochi che fanno i bambini, ed era estremamente a disagio. L'amico che si era reso conto della reazione lasciò cadere il discorso.
“Ecco questa è la palestra” Zayn indicò a Liam l'edificio arancione a due piani che stava loro davanti. Un'insegna posta sopra di esso diede al ragazzo la conferma di ciò che gli aveva detto l'amico: “Gym”. Entrarono e si diressero verso la reception per parlare con la segretaria. Dopo andarono negli spogliatoi, si cambiarono velocemente e si tuffarono nella sala pesi per conoscere il loro personal trainer. Quando però lo videro chiacchierare con due ragazze la loro mascella cadde: non perchè non si aspettavano di vederlo parlottare con delle tipe ma perchè quelle tipe erano June e Alex che flirtavano spudoratamente. June, con il suo paio di pantaloncini inguinali distraeva ad ogni colpo di bacino Mark (il personal trainer), e Alex, che con la sua canottierina scollata che quando rideva faceva risaltare il seno che si muoveva, attirando lo sguardo di quel maniaco sul suo petto. June e Alex. Proprio loro. Zayn si diresse tutto indirippettito e con fare incazzato verso quei tre e fu costretto a trascinare Liam per un polso, visto che questo era rimasto bloccato sul suo posto con lo sguardo fisso sul trio.
“Ehilà guarda chi c'è” disse Zayn alle ragazze per poi fissare Mark con la mascella serrata. “Ciao cugino di Heather, ciao Liam” rispose Alex. June, a cui diede particolarmente fastidio dover interrompere il suo flirt, si ritrovò a sua sorpresa contenta di incrociare il sguardo con quello di Liam, quando si girò per vedere a chi appartenesse quella voce irritata. Il ragazzo, al contrario, era piuttosto innervosito: Possibile che sia sempre a provarci con qualcuno? Pensò.
Zayn invece non si fece problemi a prendere Alex da parte e chiederle di impulso: “Perchè ci provi con quello? Non è carino, sai. Ieri sera eri pronta a concederti a me stando a quello che dicevi mentre ti portavamo a casa e stamattina invece sei a scherzare con un palestrato del cazzo”.
“Primo: ti ho visto una sola volta in tutta la mia vita. Secondo: non stiamo insieme. Terzo: scusami per ieri, avevo bevuto troppo e non volevo.. sul serio, scusami.” Alex abbassò lo sguardo. Era dispiaciuta davvero. Zayn non ci poteva credere, al massimo quello che doveva scusarsi era lui per come le si era rivolto. Quelle guance rosse un po' per il dispiacere un po' forse per aver scoperto di essersi quasi concessa a uno sconosciuto, quei maledetti occhi che gli erano entrati in testa l'altra sera ed erano diventati un tatuaggio invisibile nel suo cervello. Tutto in quella ragazza lo stava facendo impazzire un'altra volta. No, piano. Ragiona. Non lasciarti andare. Ora magari chiedi scusa per ciò che hai detto. “No, non devi scusarti. Anzi, dispiace a me per come ti attaccato adesso” Ha sorriso, bravo. Ora magari chiedile se si è ripresa dalla sbronza. “Stai meglio? Ieri sera avevi bevuto decisamente troppo. Quindi magari non ricordi il mio nome: sono Zayn, il cugino di Heather per l'appunto”. Alex un po' presa in contropiede dall'improvviso e premuroso modo di fare del ragazzo, arrossì e sorrise: “Posso aver bevuto troppo ma un volto come il tuo me lo ricordo. Anche se ammetto che hai fatto bene a ricordarmi il tuo nome, non so come mai mi veniva Zeno o Zaìn ma non Zayn..” Zayn rise nel ricordarsi quante volte aveva tentato di pronunciare il suo nome invano la sera prima. Era così tenera anche da ubriaca.
Cosa aveva detto di così strano Alex? Nulla di che, a meno che il ragazzo non ridesse per qualcosa che gli era venuto in mente, non c'era nessun motivo per ridere così sguaiatamente. Eppure quella risata insensata era uno dei suoni più belli che esistevano sul pianeta Terra. Come Zayn assottigliava gli occhi mentre rideva, come apriva la bocca mostrando i suoi denti perfetti: Alex era persa. Sam. Doveva pensare solo a Sam, a quei capelli biondi e gli addominali scolpiti, al carattere più dolce del mondo. Non di certo agli occhi profondi e scuri del moro, né tanto meno al sorriso sconvolgente che mostrava ogni volta che allargava le labbra. Basta, Alex.
“Alexandra, comunque volevo dirti che mi ha fatto davvero piacere conoscerti”.
“Si.. anche per me. Ora scusa ma mi sa che è meglio se continuo con i miei esercizi, devo buttare giù ciccia!” sorrise, abbassando lo sguardo, con un leggero rossore sulle guance. Si girò come per per allontanarsi ma Zayn le prese un polso per farla di nuovo rivolgere verso di lui, dicendo: “Non si salutano così gli amici”. Mise un braccio attorno ai fianchi di lei per avvicinarla a sé, i loro visi non furono mai così vicini ma invece di soddisfare le aspettative moralmente sbagliate di Alex, Zayn le diede un semplice ma carico di significato, dolce ma sensuale bacio sulla guancia per poi ritornare da Liam.
Quest'ultimo nel frattempo, era rimasto con June e Mark. Il ragazzo non spiaccicò parola, la mascella serrata e i pugni stretti. Il personal trainer annusò la tensione nell'aria e si congedò, dicendo che sarebbe tornato dopo. Liam rivolse a June uno sguardo duro, quasi spregevole, ammonitorio. Si voltò e si diresse verso una macchina presente nella palestra.
June si sentì tremendamente in colpa. Quel ragazzo era così carino con lei e di sicuro non aveva nulla da invidiare a Louis fisicamente. Lei gli piaceva, si vedeva benissimo, e nemmeno a lei lui dispiaceva. Non era ancora sicura ma forse una possibilità poteva dargliela...

 

Faceva un caldo torrido. Erano le 10.00 e Louis si stava dirigendo al campo da tennis del campus appena scoperto grazie alla cartina appesa alla bacheca di ogni zona. Il contatto con la terra rossa lo faceva sentire meglio. Non voleva fermarsi a pensare ed il tennis era l’unica cosa che lo teneva così occupato e concentrato da non farlo distrarre. Impugnò la racchetta con un gesto esperto e si voltò impaziente verso il gestore dei campi. Quest’ultimo a sua volta fece un cenno con la testa verso qualcuno che si trovava in fondo al campo di fronte, impaziente di giocare. Il ragazzo non si disturbò a presentarsi, levò la pallina in volo e la colpì perfettamente. In risposta, l’avversario la colpì altrettanto precisamente. La pallina passava da un giocatore all’altro sfiorando la rete ma senza mai rallentare la velocità o fermarsi. L’ultimo tocco lo mancò Louis, che si accorse di avere di fronte una ragazza e per lo stupore non si concentrò abbastanza. Entrambi si avvicinarono alle panchine per una sosta e Heather bevve qualche sorso dalla bottiglietta. Si guardarono per qualche secondo sorpresi ma incapaci di dire qualcosa. Lei gli lanciò un’occhiata accigliata e soddisfatta prima di ignorare la sua stretta di mano e si diresse verso gli spogliatoi. Louis rimase di sasso e ci mise qualche secondo a riprendersi, successivamente la vide diretta all’uscita, la rincorse e la bloccò stringendole il polso. «Hey. » disse lui. «Hey. Che vuoi? » «La rivincita. » «Magari un’altra volta, quando sarai più pronto. Allenati nel frattempo. » «Io sono Louis. » «Louis. Afferrato. » Heather se ne andò prima che potesse riuscire a controbattere. Era la seconda volta in pochi minuti che lei scappava lasciandolo senza parole.
Le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte diventarono ad un tratto più fastidiose e il caldo più pesante. Si tolse la fascetta in fronte e a grandi passi si diresse verso la palestra. June.
Heather non sarebbe mai stata amica di Louis Tomlinson. Lui le provocava un fastidio e un’irritazione inimmaginabile. Ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua espressione, le ricordavano che quel ragazzo era un emerito coglione. Era sfacciato, maleducato, ridicolo, insopportabile, pesante. Tutto di lui le faceva venir voglia di tirargli uno schiaffo in pieno viso, e allo stesso tempo la attraeva. Era come se non potesse stargli distante. Una calamita. Era una orribile e irritante calamita che non sapeva giocare a tennis. Decise di fissarsi questa frase in testa, cosicché non potesse pensare ad aggettivi positivi neanche un istante. Non c’erano solo gli uomini nella vita,vero? Heather sperava di no, perché lei li odiava. Nessuna eccezione, nessun legame. Zayn incluso. Forse per lui poteva non provare un odio profondo, ma per gli altri sì. E Louis era eccome un altro.
Non le serviva il grande amore, non le serviva nessun amore. Gli starebbe stata lontana. Oppure potevano essere amici, semplici innocui amici. Aveva deciso. Le serviva del succo di limone.


La casa era silenziosa come mai lo era stata in presenza delle ragazze. Adele dormiva ancora, o forse era sveglia ma troppo pigra per alzarsi ed uscire dal letto. Qualche raggio di sole entrava dalla finestra e c’era profumo di cocco. Tre dei letti erano sfatti e pieni di vestiti, sulla tavola c’erano lucidalabbra e post-it. In cucina si potevano chiaramente intravedere tracce di una colazione frettolosa: padelle incrostate e fette di bacon avanzate sui piatti, succhi di frutta aperti e il vasetto di Nutella senza coperchio.
Suonarono al campanello: Harry voleva notizie di Alex. Il ragazzo suonò tre volte, la quarta volte si attaccò al pulsante finché non sentì dei passi e cenni di vita dentro la casa. Adele spalancò gli occhi verdi: era sveglia. Rabbrividì al contatto gelido con i piedi nudi sul pavimento freddo. Aveva un cespuglio in testa e un istinto omicida pronto ad abbattersi contro chiunque ci fosse dietro la porta. La aprì e guardò infuriata Harry, prima di sbadigliare. Lui sorrise, la trovò bella. Non carina, sexy, attraente. Bella.
«Non dovevi. Non dovevi assolutamente. »
«Volevo sapere come stesse Alex. Si è ripresa? »
«Non ne ho idea! In questo momento nella mia testa c’è solo una grande voglia di spaccarti in due e poi divorare i pezzi rimasti. » Era ancora furiosa, ma un po’ delusa che avesse chiesto esclusivamente dell’amica assente. Lui sorrise di nuovo.
«Potrei prepararti la colazione, così magari eviterai di mangiare i miei resti. »
Lei non rispose, così rimasero entrambi lì, sulla porta, a guardarsi negli occhi.
«Ehm…. Posso entrare? »
«Lo farai comunque vero? » Nella sua voce c’era una punta di ironia, che bastò al ragazzo per sentirsi un po’ più tranquillo e a suo agio. Adele si scostò e quando Harry entrò, le loro braccia si sfiorarono. Il contatto scottava e arrossirono entrambi nello stesso istante. Il battito di lei accelerò subito e sentiva che non sarebbe riuscita a rimanergli così vicina senza iniziare a pensare a lui.
Il riccio prese l’iniziativa e mise sulla piastra la pasta per i pancake. C’era un silenzio rumoroso, pesante. Mille parole in aria, in testa. Ma nessuno dei due parlava.
«Okay è durata abbastanza, finiamola. Sei fidanzata ufficialmente da sei anni con qualcuno di meraviglioso? »
«Harry. »
«Vuoi farti suora? »
«Harry. »
«Sei lesbica? »
«Harry! »
«Andiamo! Cioè puoi dirmelo, mi sentirei meglio! » Sembrava nervoso.
«Nulla di tutto questo, giuro. »
«Ora mi sento una merda. Davvero. »
Adele lo trovava ridicolo, non rispose.
Harry era agitato e confuso, era sull’orlo di una crisi.
«Che c’è, non ti piaccio? Preferisci i biondi? I lisci? Profondi occhi marroni? »
«Harold ascolta, sei molto attraente, non lo posso negare. Ma c’è dell’altro, altro che tu non hai. O almeno che finora non mi hai dimostrato di avere. Scusa, ma non cerco più uno come te, e tu non cerchi una come me, fidati. »
Lui aveva sorriso interamente del complimento, ma poi si era chiuso ascoltando il resto del discorso. Che cazzo, lui era sempre andato più che bene a tutte, che cosa gli mancava per andare bene ad una come Adele?
Gli mancava il fiato, ma voleva urlare.
«Non pensi potremo almeno provarci? Tu mi piaci. »
Lei sorrise teneramente dandogli una carezza sulla guancia.
«Dolce, io non posso piacerti. Da quanto mi conosci, un giorno? Sei carino ma cosa vuoi che proviamo, andiamo a letto insieme? Ci baciamo dieci volte, e poi fine? Non è quello che voglio, nemmeno per un giorno. »
«Allora voglio conoscerti. Ti osserverò attentamente e ti dimostrerò che nemmeno tu mi conosci. »
«Lo spero tanto, Harry. Spero davvero di sbagliarmi. »
Adele e Harry avvicinarono le sedie in modo che le ginocchia si sfiorassero. Appoggiarono la fronte una contro l’altra e per un tempo infinito si guardarono negli occhi verdi. Il contatto non si interrompeva nemmeno quando sbattevano le palpebre per idratarle. I riccioli scuri di Harry solleticavano la fronte di lei, mentre quelli scompigliati e aggrovigliati di Adele gli sfioravano le guance. Sentivano i respiri mescolati.
I pancake erano neri.

Harry e Adele chiacchieravano del più e del meno dopo aver fatto colazione insieme e ripreparato i pancake, quando all'improvviso qualcuno bussò alla porta. “Tranquilla vado io. Magari tu vestiti visto che hai addosso solo la maglietta del pigiama e le mutande. Insomma quando ci sono io, puoi anzi mi fa piacere se stai così. Ma gli altri non ti devono vedere così”.
“Oh, Harry per favore, taci e vai ad aprire. Magari sono le ragazze che tornano dalla loro mattinata sportiva e mi hanno già vista in mutande, loro”.
Hazza stava per controbattere con una frase del genere “allora io posso andare anche oltre” ma si dovette trattenere quando qualcuno bussò nuovamente. Scocciato, andò alla porta. Quando la aprì e si ritrovò Niall davanti la rabbia iniziò a crescergli dentro.
“Ehi amico! Che ci fai a casa delle ragazze? Comunque tutti mi hanno abbandonato quindi sono venuto a cercare compagnia al gineceo”.
“Si certo... cosa vuoi?” Controllati, Harry.
“Posso entrare?” rispose Niall come se fosse una cosa ovvia. L'amico non sembrava smuoversi dalla sua posizione che bloccava l'entrata in casa, nemmeno quando il biondo avanzò di un passo.
“In realtà, no..”
“Non fare l'idiota Harold! Certo che può entrare quel cucciolo irlandese!” Adele era apparsa dietro Hazza. Ma come, ancora non si è vestita? notò Harry rivolgendole uno sguardo infastidito. Quando però guardò ancora una volta Niall si accorse che anche il biondo aveva notate le gambe magre e nude della ragazza.
Harry fece spazio, per farlo entrare. Niall seguì Adele all'interno della casetta, chiacchierando e facendola ridere. Hazza intanto li guardava mentre si dirigevano in sala da pranzo.
E no biondo. Lei è mia.
E intanto, quasi senza che Harry se ne accorgesse, in lui cresceva una potente voglia di prenderlo a pugni.










Writers' corner
EHILA GAMBERONEEEE :)
Ecco il quarto capitolo! scusateci tantissimo, la scuola ci ha ucciso ma ora siamo resuscitate. Anche perchè così siamo pronte per l'estateeeeeeee :)
Chi come noi non attende altro? 
Comunque per farci perdonare, ci impegneremo per pubblicare molto più spesso.
Vogliamo sapere qual'è la vostra coppia preferita fin ora: scrivetecelo in una recensione qui sotto o anche in un messaggio privato!
Mi raccomando :)
Grazie mille a chi ha recensito, a chi tiene questa storia fra le preferite, seguite o ricordate.
Notiamo che ci sono state moltissime più visualizzazioni per il primo capitolo. Vi prego, non fermatevi andate avanti! Man mano scoprirete dettagli sempre più importanti e non riuscirete più a togliervi dalla testa questa storia, promesso!
Per eventuali domande o informazioni, twittateci siamo @Anna_Vicentini e @Lallons16

Violonciaoo :)
Anni e Lalli

  
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