QUANDO I BRUTTI PRESAGI DIVENTANO REALTA’
Le strade della grande mela erano
intasate come sempre.
Mentre Beckett ed Esposito erano
riusciti a passare evitando quel momentaneo ingorgo, Castle e gli altri si ci
erano trovati in mezzo senza quasi accorgersene. Ryan alla guida malediceva
l’ora del rientro ed era tentato di azionare il lampeggiante e la sirena in
modo da dileguarsi da lì nel minore tempo possibile, ma non sarebbe stato
etico, così rinunciò.
Si rassegnò a dover passare mezz’ora, come
minimo, tra clacson e maledizioni degli automobilisti. Castle e Lanie, invece,
erano nascosti nel retro del furgone ed erano pronti per mettere in atto il
travestimento concordato.
“Siamo intasati nel traffico.
Speriamo che Kate sia già al distretto” disse Rick guardando un punto
indefinito davanti al lui.
“Secondo me hanno avuto fortuna e
stanno subendo le lamentele di Iron Gates sul nostro ritardo” scherzò Lanie.
“Beh allora non la considererei
proprio una fortuna” riuscì a rispondere lo scrittore dimenticando per un
momento di dubbi che lo affliggevano.
In quel preciso istante il
furgoncino tornò a muoversi e Ryan comunicò loro di aver deciso di seguire un
percorso alternativo. Avrebbero allungato il tragitto, ma sperava di riuscire a
liberarsi di quel marasma.
Si infilò in una stradina
secondaria, del tutto ignaro che qualcun altro aveva compiuto la medesima
manovra, non perdendolo di vista un istante. Il poliziotto non si era accorto
di nulla, al contrario di Castle, che guardando dal finestrino accanto a lui,
aveva notato che un’autovettura scura non li perdeva di vista un attimo.
La sua ansia incominciò a tornare
a galla prepotentemente: “Ci stanno seguendo”.
Lanie cercò di rassicurarlo
ancora una volta: “Writer boy rilassati.. la tua immaginazione ti sta tirando
un brutto scherzo. Nessuno sa che siamo qui. Andrà tutto ben..”.
Non riuscì a terminare la frase.
Un violento urto la scaraventò a
terra dall’altra parte dell’abitacolo. Anche Castle subì la botta, ma riuscì a
mantenere l’equilibrio, anche se a stento, ed andare in soccorso dell’amica.
“Mi dispiace doverti correggere,
ma mi sa che non è solo frutto della mia immaginazione” disse, assicurandosi
che l’amica non fosse ferita.
Nel frattempo Ryan tentava
disperatamente di tenere il veicolo in strada, le ruote fischiavano come treni.
Quel suono stridulo rimbombava nella testa dei tre, tesi come corde di violino,
in attesa della prossima mossa del loro assalitore.
Un secondo violentissimo urto si
udì provenire dalla sinistra.
Castle guardò fuori: sulla loro
destra si vedevano solo muri di palazzi.
Non c’era alcun dubbio, qualcuno
stava cercando di mandarli fuori strada, impedendogli di scappare.
Si avvicinò al vetro che metteva
in comunicazione la zona di guida von il resto del veicolo in modo che l’amico
potesse sentirlo ed urlò: “Ryan non farti stringere, cerca di tornare al centro
della carreggiata! Se riescono nel loro intento di farci avvicinare agli
edifici saremo in trappola!”.
L’uomo annuì: “Ci sto provando
amico, ma non è facile”.
Improvvisamente si udì lo
stridere acuto della carrozzeria contro il muro e tutti entrarono nel panico,
ma grazie a non so quale miracolo, il
veicolo sobbalzò vistosamente, ma non si capovolse.
Dovevano reagire.
Ryan, con un abile
controsterzata, riuscì a ribaltare la situazione ed a spingere via il nemico,
giocando sulla maggiore resistenza e potenza del furgone.
La situazione favorevole, però,
durò poco, chiunque li stesse inseguendo non aveva nessuna intenzione di
arrendersi e l’uomo lo vide affiancarsi nuovamente a loro.
Doveva prendere una decisione in
poco tempo: fermarsi ed affrontarlo a viso aperto, nonostante fosse l’unico ad
avere una pistola e di conseguenza l’unico che avrebbe potuto difenderli
realmente, oppure provare a resistere finchè non avesse raggiunto la loro
destinazione.
Optò per la seconda ipotesi con
una lieve modifica: doveva liberarsi dell’inseguitore. Non poteva rischiare di
avvicinarsi troppo al distretto.
“Tenetevi forte, tra qualche
istante balleremo più di prima!”.
Castle e Lanie si guardarono in
viso preoccupati e si aggrapparono saldamente a ciò che trovarono, ma non fu
molto risolutivo, poiché, non appena il poliziotto attuò la sua violenta
manovra verso sinistra, entrambi andarono a sbattere contro le portiere, come
fossero palline rimbalzanti impazzite.
I due veicoli entrarono in
collisione in maniera violenta e precisa, come negli inseguimenti che si vedono
solo nei telefilm.
Entrambi furono spostate dalla
forza dell’impatto, ma nessuna delle due ebbe la meglio.
La situazione stava diventando
insostenibile poiché si stavano progressivamente avvicinando alle vie
principali della città: quello stallo doveva finire o il rischio che qualche
estraneo venisse coinvolto sarebbe divenuto sempre più concreto.
L’uomo del drago lo sapeva bene,
così decise di passare al piano B: se non riusciva a farli accostare
speronandoli, conosceva un altro modo per far in modo che quella maledetta auto
si fermasse.
Recuperò dal bauletto del
cruscotto la pistola di contrabbando, comprata poche ore prima al mercato nero
e, dopo essersi affiancato di nuovo in maniera perfetta, abbassò il finestrino
e mirò alla ruota posteriore.
Il primo e il secondo colpo
mancarono il bersaglio, mentre il terzo andò a conficcarsi saldamente nel
pneumatico che in attimo si sgonfiò, facendo perdere immediatamente aderenza al
veicolo.
Ryan cercò disperatamente di
mantenere il controllo per impedirne lo schianto, ma fu tutto inutile. La forte
velocità, tenuta fino a quel momento, divenne incontrollabile e, in men che non
si dica, si ritrovarono contro un palo della luce.
Le lamiere del muso si
accartocciarono su se stesse, schiacciando il guidatore nell’abitacolo. Gli air
bag si aprirono, andando a sbattere contro il corpo di Ryan che, a causa del
trauma, si accasciò sul volante privo di coscienza. Nel retro del furgone Lanie
e Castle non erano messi molto meglio.
Erano entrambi a terra feriti e
l’uomo poteva udire indistintamente i lamenti della donna.
“Lanie stai bene?” domandò con un
fil di voce lo scrittore.
La dottoressa riuscì a mormorare:
“Devo essermi rotta un polso, fa un male atroce, ma per il resto direi che è
tutto ok”.
Un filo di sangue, invece, le
colava sul viso, non doveva essersi accorta di essersi ferita anche sulla
fronte durante l’impatto.
Castle cercò di raggiungerla, ma
non ci riuscì: la testa gli doleva e non riusciva a mantenere l’equilibrio.. La
sua mente era offuscata, ma ricordava di aver preso una brutta testata sotto la
nuca. Sperò di non essersi procurato un trauma cranico..
Ne ebbe quasi la certezza, però,
quando il portellone anteriore del furgone si aprì e la luce del giorno lo
investì in pieno viso. Immediatamente gli salì la nausea.
Il suo cuore divenne un martello
pneumatico nel petto nell’istante in cui vide la figura di un uomo armato
salire all’interno e puntare dritto verso di loro.
“Lasciala in pace” disse Castle
riconoscendolo immediatamente.
Il killer ridacchiò: “Non ti
preoccupare scrittore, i tuoi amici sono fortunati, non ho intenzione di far
loro del male. Devo solo occuparmi di te. Qualcuno desidera farsi una
chiacchierata in amicizia con te e io ti porterò da lui. Se non opporrai resistenza, ce ne andremo come se nulla fosse
accaduto. Altrimenti- disse puntando la pistola verso Lanie- dovrò convincerti
con le cattive. Non devo ricordarti che, per colpa tua, è già morta un’altra
donna nell’ultimo periodo, vero?”.
L’uomo si sentì in trappola, ma
non aveva altra scelta, doveva seguirlo.
Il drago lo aveva messo con le
spalle al muro per la seconda volta.
Si mise in piedi con estrema
fatica, ma prima di scendere, controllò d’avere al polso il suo orologio. Per
fortuna constatò che non era rotto..
Il suo rapitore non si rese conto
di nulla e lo spinse verso la sua macchina in fretta e furia, non poteva
perdere altro tempo. Quando riuscì a far entrare Rick nei sedili posteriori, lo
colpì col calcio della pistola alla testa, rendendolo incosciente. Non poteva
rischiare che memorizzasse il tragitto per arrivare al loro covo, semmai ne
fosse uscito vivo.
Mentre ripartiva, pensò che, per
una volta, il suo capo sarebbe stato contento di lui.
“Che cosa?! Quando? Sì,
naturalmente! Stiamo arrivando..” disse Victoria Gates sbattendo la cornetta
del telefono sull’apparecchio sottostante. Chiuse gli occhi e si passò una mano
sul viso. Erano decisamente nei guai, si
erano fatti fregare come pivelli, maledizione.
Esposito e Beckett, giunti sani e
salvi al distretto, avevano assistito alla scena al di fuori dell’ufficio del
capitano.
Ciò che avevano visto attraverso
i vetri era chiaro, anche se non avevano intuito le esatte parole della
conversazione: era successo qualcosa di serio.
La Gates fece loro segno
d’entrare e i due ubbidirono prontamente. Una volta al’interno la donna fece
scendere le tapparelle sui vetri in modo che quella diventasse una
conversazione privata, senza avere gli occhi di tutto il distretto addosso.
Kate la scrutò attentamente,
consapevole che quello che stava per ascoltare non le sarebbe piaciuto.
Il capitano prese un profondo
respiro e parlò: “C’è stato un grave incidente
stradale nella zona del decimo distretto. Un furgone della polizia
forense è stato speronato e fatto uscire di strada da un altro veicolo non
ancora identificato. I due poliziotti all’interno sono rimasti feriti e li
stanno trasportando all’ospedale più vicino. Non sono in pericolo di vita. I
colleghi mi hanno appena confermato che si tratta del detective Ryan e della
dottoressa Parish.”.
Esposito mise le mani sui fianchi
e maledì l’universo.
Come era potuto accadere?
Kate era rimasta senza parole.
Un unico tarlo le offuscava la
mente..
La Gates aveva detto “due
poliziotti”…
Lanie e Ryan..
E Rick? Dov’era finito Rick?
Sapeva di conoscere la risposta e
ciò la inquietò ancora di più. Non volle pensare subito al peggio: quei
maledetti volevano lei, non avrebbe avuto alcun senso ucciderlo ora. In caso
contrario avrebbe abbandonato il cadavere sul luogo dell’attentato, come segno
del loro potere.
Aveva ancora una possibilità,
doveva trovarlo. Sarebbe andato a riprenderselo, anche se avesse dovuto
affrontare il drago in persona.
Victoria Gates doveva averle
letto nel pensiero, o più semplicemente aveva interpretato l’espressione del
suo viso, perché le si parò davanti e, con aria severa, decretò: “Non ci pensi
neanche detective. Lei non uscirà di qui senza un piano preciso e dettagliato.
Stanno tendendoci una trappola. Ammetto che sono stati più scaltri di noi
stavolta, sono riusciti a seguirvi senza che ve ne rendiate conto, e mi chiedo
come questo sia possibile- disse guardando torva Esposito- ma non riusciranno a
fregarci del tutto. Aver rapito la persona più importante della sua vita è solo
un espediente per renderla vulnerabile, per attirarla verso di loro senza
difese, ma non deve permetterglielo. Non torceranno un capello al signor
Castle, il vero obbiettivo resta lei”.
La giovane donna sapeva che il
suo capo aveva ragione, doveva riuscire a scindere i sentimenti dalla
razionalità anche se era quasi impossibile. Non poteva permettere al drago di
mandarla sotto ancora una volta.
“Ha ragione capitano, non devo
agire d’istinto questa volta. Non le nascondo la mia angoscia, ma vedrò di non
cacciarmi nei guai. Farò tutto ciò che devo fare, ma la prego, ritroviamolo in
fretta”.
“Non si preoccupi detective,
anch’io voglio che questa storia finisca presto, comincia ad irritarmi il fatto
che siamo sempre un passo davanti a noi. Loro non sanno, però, che abbiamo un
asso nella manica..”.
“L’informatore di Rick!” esclamò
Kate.
Come aveva potuto dimenticarsene?
Doveva assolutamente
rintracciarlo, ora più che mai.
“Ok, la sua identità non può più
rimanere segreta, ci devo assolutamente parlare. Ho bisogno di alcuni
chiarimenti che solo lui può darmi”.
Si diresse a passo svelto verso
l’ufficio dove venivano custodite le prove senza aspettare un secondo di più.
Aveva negli occhi una nuova luce,
forse mai avuta prima.
Victoria Gates sorrise: quella
era la Kate Beckett che le aveva descritto Roy, non la donna testarda ed
indisciplinata che aveva conosciuto.
Sarebbe stato un piacere lavorare
con lei.
Si girò verso Esposito e gli
impartì ordini: “Vada all’ospedale ad accertarsi delle condizioni della sua
ragazza e del suo amico e mi faccia sapere al più presto. Io resterò qui col
detective Beckett per riuscire a sciogliere il groviglio di questa matassa”.
L’uomo la guardò riconoscente,
aveva una gran voglia di vedere Lanie: “Agli ordini capitano” e sparì dentro all’ascensore.
Sentiva solo suoni confusi che
gli rimbalzavano nella mente torturandolo, come se un martello pneumatico gli
stesse perforando le meningi.
Non aveva cognizione di dove
fosse, non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi. I suoi sensi erano del tutto
alterati e il corpo non rispondeva ai suoi comandi.
Presto si rese conto del perché:
era legato mani e piedi ad una sedia e la testa gli pendeva in avanti. Con
immane fatica cercò di raddrizzarsi, ma i muscoli intorpiditi del collo gli
causarono una scarica dolorosa aumentandogli decisamente la nausea.
Udì una voce accanto a lui
pronunciare: “Bene, ti stai svegliando”.
Un rumore leggero di tacchi si avvicinò
sempre di più. Castle si sforzò per mettere a fuoco la figura davanti a lui. A
poco a poco tutto si fece più chiaro, ma la sua sorpresa fu assoluta.
Non poteva essere lei.
La donna si limitò ad alzargli il
mento con la mano, per poterlo guardare negli occhi, ed a dire: “Hello Rick”.
Angolo mio!!!
Come avevo promesso la situazione
si è decisamente movimentata!! Rick aveva ragione a sentire puzza di guai..
Dove sarà stato portato? E la
misteriosa donna che lo ha segregato chi sarà?
Aspetto i vostri commenti!
Un bacione a tutti! E grazie col
cuore ..
Kiss