INCANTO DI NATALE
Il pomeriggio della
Vigilia di Natale Hermione Jane
Granger se l’era immaginato ovunque, tranne che
accoccolata nella poltrona più vicina al camino acceso della Sala Comune dei Grifondoro, interamente avvolta in un plaid a quadri.
Due giorni prima Hermione si era svegliata al calduccio del suo letto con un
tremendo mal di testa ed intorpidita da un calore fin troppo sospetto…
Vuoi per il clima
così gelido di quel suo settimo anno ad Hogwarts, o vuoi per la sua incoscienza nell’uscire fuori
dal castello troppe volte con la sola divisa, mentre l’ampio mantello giaceva
dimenticato in chissà quale remoto angolo della sua stanza nel dormitorio
femminile, fatto stava che si era beccata una febbre coi fiocchi che l’aveva
costretta a rimanere a letto.
Certo, ne aveva approfittato per leggere una raccolta di saggi
dall’Ottocento al Novecento sull’ Aritmanzia,
pensando bene di non optare per qualcosa di particolarmente impegnativo; non poteva
sforzarsi troppo, ma libro a parte…
Insomma, non era
proprio il massimo stare segregata in camera e sentirsi rintronata come una
campana mentre tutti quanti scorazzavano qua e là presi da un contagioso buon
umore.
No, proprio no.
Fortuna però che quei
disgustosi intrugli di Madama Chips sembravano farle
un buon effetto; anche se non era guarita del tutto, almeno era riuscita ad
alzarsi dal letto…un altro giorno soltanto e davvero sarebbe impazzita in
quella stanza dove la cosa più interessante potevano
essere gli infissi alla finestra.
E ora eccola lì, nella Sala Comune, incantata a fissare la luce del
fuoco, come ipnotizzata dal movimento rapido e discontinuo delle fiamme rosso
vivo.
Che terribile mal di testa…
Poi c’era lui, Ron.
Hermione sorrise senza accorgersene nello spostare lo sguardo sulla figura
del ragazzo, sprofondata sulla poltrona che aveva di fronte; sedeva scomposto,
i capelli del colore di quelle fiamme che gli incorniciavano, disordinati, il
bel viso…la cravatta, come al solito, appena
allentata.
Ron aveva insistito perché avesse potuto farle compagnia, e a nulla
erano servite le minacce di Hermione di non fargli
più copiare nemmeno un compito di Pozioni.
Non voleva
assolutamente guastargli
Ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
Con la scusa (
perché quella era una scusa bella e buona, Hermione aveva
imparato a conoscerlo ) di non avere la benché minima
intenzione di diventare fradicio dalla testa ai piedi a furia di palle di neve,
era stato insieme a lei per tutto il pomeriggio.
Avevano parlottato
delle ultime storie lì a Hogwarts, avevano giocato
tre partite a scacchi, e per concludere come da
copione, una mezza discussione a causa di Grattastinchi
che, parola di Ron, stava per spolpargli la gamba con
gli artigli. Tutto rigorosamente nella norma.
Hermione, per l’ennesima volta in quella giornata, si ritrovò a incontrare ancora lo sguardo di Ron.
Ma…cosa…
Una stranissima
sensazione si stava facendo spazio nella sua testa, e nel suo
corpo.
Rivolse gli occhi straniti
per ciò che stava provando in quegli azzurri di Ron.
E stava giusto cercando di chiedersi cosa diamine le stesse
prendendo, azione resa ulteriormente difficile dalla mente annebbiata dai
residui dell’influenza, quando vide Ron alzarsi dalla
poltrona e avvicinarsi alla sua…
-Herm…non domandarmi nulla…- farfugliò lui, evidentemente confuso.
-E’ tutto così strano…-
-Che sta succedendo…?-
Il ragazzo le
sussurrò quelle parole a fior di labbra, quasi preso da una forza d’attrazione inspiegabilmente
incontrollabile…ma non ebbe come risposta che la bocca
di Hermione premuta in un attimo contro la sua.
Ron fece scorrere le mani sul suo maglione nero, in un gesto per lui
davvero troppo innaturale, cingendole i fianchi, mentre Hermione
si inginocchiava sulla poltrona per fronteggiarlo, o
quasi, data la considerevole altezza dell’amico.
Il fuoco scoppiettante
riscaldava quel bacio inatteso e decisamente fuori
dall’ordinario…
Il plaid caduto
distrattamente sul pavimento.
Nel frattempo,
nascosti da un lembo della tenda proprio accanto al camino, due piccoli
bagliori luminosi, che altro non erano che folletti
benigni sfuggiti dalle decorazioni degli abeti natalizi della Sala Grande,
bisbigliavano animatamente;
-Oh, non sono
semplicemente adorabili ?- mormorò la creatura avvolta da un’aura
lilla con una voce impercettibile ma deliziata da tanta dolcezza.
-Peccato che non ricorderanno nulla quando sarà tutto svanito…-
Fu la risposta un
po’ dispiaciuta dell’altra, brillante di azzurro.
-Dici che riusciranno prima o poi dirsi che
sono così persi l’uno per l’altra?-
I folletti
tornarono a guardare i ragazzi, quando il secondo borbottò, storcendo ora in una smorfia buffa il
nasino all’insù;
-Lo spero proprio…anche perché non ci sarò
sempre io con l’
incantesimo che spinge gli umani a fare ciò che più segretamente desiderano
senza pensarci !-
FINE