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Autore: MessyBun    06/06/2012    1 recensioni
Una città, un sogno infranto e una ragazza ammalapena diciottenne.
(fatemi sapere che ne pensate, feel free to comment)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s just a dream.

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Un bambino con stampato in faccia un sorriso pieno di pietà mi si avvicina e mi porge due pounds, che carino che sei come se io con due pounds potessi farci qualcosa, almeno in italia con due euro un pasto ce lo facevi qua a Londra con due pounds neanche ti ci pulivi il culo. Com’ero arrivata al punto di chiedere l’elemosina e di dormire su una panchina di Hyde park? Semplice un sogno, un fottuto sogno. Ero cresciuta amando l’Inghilterra e in particolare Londra e come avevo sempre detto a diciotto anni finita la maturità ero partita con un solo biglietto di andata per Londra e un appartamento in affito a Notting Hill. Mi ero trovata un lavoro, facevo la commessa in un negozio in Oxford street, una figata assurda! Poi dopo un anno che tutto andava alla grande e che io stavo vivendo in pieno quello che era sempre stato il mio sogno venni licenziata dal negozio perché la figlia del proprietario cercava lavoro e quindi prese il mio posto, bella merda no? E io da li cercai di arrangiarmi, iniziai a fare la cubista nei locali ma quei pochi soldi che mi davano mi bastavano giusto per mangiare. Per i primi sei mesi tirai avanti perché anche se non pagavo l’affitto ormai ero amica dei proprietari e sapevano che stavo cercando lavoro e che presto gli avrei pagato tutti i mesi arretrati, ma quel momento non arrivò così tanto presto e a malincuore furono costretti a sfrattarmi e così rimasi da sola a Londra senza una casa e con un lavoro che pagava ben poco. Quando andavo a fare le serate avevo preso l’abitudine di trovare sempre un uomo con cui passare la notte almeno dormivo con un tetto sopra la testa, che genio che sono no? Poi altro lampo di genio, se tanto ogni sera mi ritrovavo nel letto di un uomo diverso perché non farne una fonte di guadagno? Alla fine quando hai fame manderesti via anche l’anima pur di mangiare e così diventai quello che la società guarda con disprezzo, ero diventata una prostituta, l’ultimo gradino della piramide sociale in pratica.
Non potete capire quanto odio provassi per me stessa mentre davo via il mio corpo per dei putridi soldi, ma il mondo va così servono i soldi e per stare in una città come Londra ne servono tantissimi e qualche modo per fare soldi bisogna pur trovarlo. Per più di una notte appena avevo finito di darmi via piangevo lacrime silenziose e pensavo che tutto sarebbe stato più facile se fossi tornata in Italia. Ma come potevo ritornare a casa? Mi presentavo davanti la porta dei miei genitori “dlin-dlon” -si ciao sono io sono tornata a casa perché ho perso il lavoro per colpa di una fottuta raccomandata, mi hanno sfrattato di casa perché non pagavo più l’affitto sono finita a fare la cubista e poi la prostituta, posso tornare a casa?- Sono sicura che mi avrebbero riaccolto a braccia aperte, poi i miei erano molto contrari al fatto che io partissi subito dopo la maturità, loro volevano che io andassi all’università prendessi una laurea e poi magari con un titolo di studio valido mi trasferissi all’estero, ma io testarda come mai nessuno prima ero fermamente convinta che il mio destino fosse questo, andarmene da un fottuto paesino di provincia nel centro Italia e vivere a Londra, quindi oltretutto c’era anche l’orgoglio nel mezzo e io di orgolio ne avevo da vendere. Così ero andata avanti nonostante lo schifo per me stessa, nonostante le lacrime, nonostante tutto. Finchè non avevo conosciuto Josh, un angelo in tutti i sensi: era biondo, occhi azzurri, muscoloso e alto, insomma il sogno erotico di qualsiasi donna sulla faccia della terra; mi aveva promesso un lavoro, mi aveva ospitato a casa e anche se io ero diffidente di così tanta gentilezza accettai, in fondo che avevo da perdere? Mi innamorai di lui e tutto ciò che facevo era in funzione di lui. Accettai i suoi vizi e finii per farli diventare anche i miei vizi, Josh fumava e si drogava e così iniziai anche io, mi faceva sentire più vicina e legata a lui.
Accettai i suoi difetti: era geloso marcio non voleva che uscissi di casa scollata, con i tacchi o soltanto con qualcosa che desse un tocco di sexy alla mia persona quindi la mia vita iniziò a trascorrere più al chiuso in quelle quattro mura in periferia che all’aria aperta anche perché uscire di casa praticamente coperta da capo a piedi non era proprio il massimo.
Poi un sera scoprii l’ultimo vizio di Josh: l’alcool. Ero uscita per strada a fumarmi una sigaretta quando lo vidi tornare a casa, i suoi occhi erano lucidi e barcollava segno che aveva alzato di parecchio il gomito quella sera appena mi vide puntò dritto verso di me, mi afferrò per un braccio e mi sbatacchiò al muro di una casa dai mattoni rossicci, quelli tipici di una casa di periferia da poveraccio, iniziò ad urlarmi contro che io ero roba sua, che non dovevo uscire senza il suo permesso e che se non era per lui io ero sempre quella troietta italiana di periferia. BOOM. Con quella frase toccò il fondo, il mio amore verso di lui crollò in un istante, avevo accettato di tutto che lui fumasse che si drogasse che bevesse un po’ troppo spesso e più del dovuto ma non doveva permettersi di chiamarmi così, lui sapeva la mia storia e sapeva anche che non lo facevo con piacere. Così con uno strattone mi liberai da lui e scappai più veloce che potevo, senza i miei vestiti, senza la mia roba, senza il mio portafoglio, avevo con me solo 5 pounds e il mio pacchetto da venti di Winston blue. Che bello avevo fatto l’ennesima cazzata. Ora ero da sola, senza lavoro e senza neanche un cambio di vestiti.

Camminavo senza sapere dove andavo e accendevo una sigaretta dopo l’altra, anche sapendo che finito quel pacchetto sarei rimasta senza, quando ero nervosa ero così riuscivo a fumarmi anche tutto il pacchetto, una sigaretta tirava l’altra.
Passò tutta la notte e le mie gambe non si volevano fermare, il mio corpo non rispondeva ai comandi che riceveva dal cervello, sembrava che avessi bisogno estremo di camminare come un malato terminale ha bisogno della bombola di ossigeno, era come se camminando mi sarei purificata da tutto lo schifo che avevo addosso, da tutti i casini che avevo combinato. Era l’alba e finalmente riuscii a fermarmi ero davanti ad un fiume, ero davanti al Tamigi ero riuscita ad arrivare a piedi dalla periferia fino al centro di Londra.
Mi sedetti su una panchina e guardai attorno a me la città risvegliarsi lentamente, tutto riprendere vita; davanti a me passavano uomini e donne vestiti eleganti per andare a lavoro, quanto li invidiavo cosa avevano loro più di me? Cosa avevano fatto nella loro fottuta vita da meritarsi qualcosa in più di me? Perché loro avevano una casa, una famiglia che gli voleva bene e un cazzo di lavoro mentre io ero qui senza una casa, con una famiglia lontana migliaia di chilometri e che credeva che io stessi bene che avessi un lavoro e che stessi vivendo il mio sogno in pieno? Ovviamente non gli avevo detto che ero finita in miserie e che ero una così detta barbona o homeless come dicono qui, li avevo continuati a chiamare da una gabina telefonica dicendogli che stavo benissimo che li chiamavo da una gabina per due motivi uno perché faceva figo e due perché il servizio delle chiamate internazionali non era attivo con il contratto telefonico che avevo io.
Scusa più banale non la potevo trovare, ma loro se la sono bevuta in pieno quindi ciao.
In quella nebbiosa mattina di Londra rimasi tutto il tempo su quella panchina senza capire cosa fare finchè un’anziana signora stretta in un plaid a quadri mi passò davanti e in un attimo tutto fu chiaro, io non avevo scelta qualcuno aveva già scelto per me, la vita,il destino, o il fato chiamatelo come cazzo vi pare, aveva già scelto per me ero senza casa e le persone senza casa fanno tutte le stesse cose:
1 dormono dove capita, sopra una scatola di cartone aperta e raggomitolate in due o tre coperte di plaid trovate nei bidoni della spazzatura.
2 cercano di racimolare i soldi in vari modi, c’è chi canta, chi balla, chi semplicemente sta seduto con un pezzo di cartone tra le mani e chi si inventa le cose più assurde.

Fino al primo punto c’eravamo ma io cos’ero brava a fare? Cantare non se ne parla, ballare si potevo ballare ma che mi mettevo a fare la lap dance attaccata ad un lampione? Non credo fosse una buona idea.
Quindi non mi rimaneva che sedermi con un cartellone in mano aspettando di avere un lampo di genio e trovare qualcosa che attirasse la gente a guardarmi ad avere un briciolo di pietà e lasciarmi qualche spicciolo per vivere.
Il lampo di genio arrivò secondo voi? Si? Beh vi sbagliate di grosso, neanche un’idea mi venne in mente, tutto quello che credevo fosse una buona idea, una novità era già stato fatto e rifatto da qualcun altro.
Quindi eccomi qui ad aspettare che un altro bambino impietosito mi lasci i suoi soldi che magari i nonni gli avevano dato per comprarsi il gelato. Che bella persona che sono vero? Prendo i soldi a dei bambini con un cuore troppo grande e tutto questo per il mio fottuto orgoglio, per il mio fottuto sogno di poter vivere una splendida vita a Londra, lontano dalla merda italiana ma ve l’hanno mai detto che chi lascia la via vecchia per quella nuova sa cosa lascia ma non sa cosa trova? A me si però come al solito la testardaggine gioca brutti scherzi e ora sono qui all’angolo di una via di cui non ricordo il nome con i capelli tutti arruffati, vestita di stracci, con il trucco colato e con solo il mio fidato pacchetto di Winston blue da venti e qualche pasticca. Sono dimagrita ovvio, grazie a Josh i miei soldi finiscono tutti in sigarette e droga prima di tutto poi se avanzano in cibo. Eccolo questo è il mio fottuto sogno londinese, ma sono convinta che non sono la prima a essere stata sedotta da questa città e portata alla miseria e sono strasicura che non sarò neanche l’ultima.
Fottuta Londra e il suo fottuto fascino.
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'Cause british is better?
Eccomi qua a risfrantumarvi le scatole con le mie storie orrende. Questa one-shot mi è venuta in mente oggi e lo scritta tutta di getto e apparte qualche correzione di ortografia l'ho lasciata così quindi scusate i vari fottuto/i/a sparsi per tutta la storia.
cosa vi posso dire? è partito tutto dal mio sogno, finita la maturità partire e andare a Londra poi ci ho costruito così sopra questa storia. Fatemi sapere cosa ne pensate veramente, spero vi piaccia perchè è la prima cosa che pubblico originale e ci tengo veramente tanto :3
Su twitter se volete contattarmi sono ___Flowers
Goodbye, Ire
  
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