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Autore: Beverly Rose    06/06/2012    3 recensioni
Una fan fiction che torna indietro nel tempo a quando Sesshomaru era ancora figlio unico.
Come occupava le sue giornate, quando ancora non poteva sfogarsi sul fratellino mezzo demone e quando le spade che desiderava erano appese alla cintura del padre?
Una serie di episodi che vedono Sesshomaru ed Inu No Taisho insieme duecento (e passa) anni prima che l'avventura di Inuyasha avesse inizio!
E, di grazia-domandò -a che cosa serve una spada che non taglia?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bisognava ammetterlo: era di una bellezza che lasciava senza fiato, se ti piaceva il genere.

Ad Inu No Taisho piaceva … O era piaciuto.

Non c’era mai stato un tempo in cui la Signora dell’Ovest era una selvaggia, spericolata fanciulla; il suo ardore non si era spento, perdendosi con i primi anni della sua vita: non c’era mai stato.

Era sempre stata così e così Inu No Taisho l’aveva desiderata.

L’aveva desiderata per il biancore della sua pelle e per il brillio di ironica superiorità nello sguardo.

L’aveva desiderata per la sua granitica determinazione e per la sua eleganza non comune neppure per un demone così altolocato.

E, per un po’, l’aveva avuta.

Per quanto una donna simile potesse essere avuta da qualcuno, persino dal suo legittimo compagno.

Le si era concessa di buon grado e per lui erano state le rare parole di apprezzamento, le lunghe passeggiate, le conversazioni stimolanti e senza fine.

In ultimo, aveva dato luce ad un suo erede, bello e promettente.

Aveva in sintesi fatto tutto ciò che un uomo ha il diritto di aspettarsi dalla propria compagna.

Una volta adempiuto al suo dovere, la Signora dell’Ovest aveva rivendicato la propria libertà ed Inu No Taisho gliel’aveva concessa, non dandole un permesso che lei non aveva chiesto ma semplicemente lasciandola fare; dubitava in un finale diverso, se anche avesse deciso di opporsi.

La Signora tornava al palazzo dell’Ovest, di quando in quando ed a volte vi si tratteneva per più giorni di seguito.

Era un’alleata preziosa e non mancava di amministrare con talento i possedimenti a lei concessi grazie alla sua unione con Inu No Taisho, ma non viveva più con lui, né vi giaceva, né camminava più con lui.

Ma se non era più una compagna, rimaneva una madre, seppure sempre a suo modo.

Quando Inu No Taisho l’aveva vista comparire, assieme con la prima brezza notturna, si era sentito minacciato dalla sua presenza e non si poteva dire che quella fosse la prima volta.

Sapeva che il suo carattere e quello di Sesshomaru erano così compatibili che lei non avrebbe dovuto sprecare neppure una parola per convincerlo di ogni sua singola opinione.

Sesshomaru, che sembrava così imbevuto delle convinzioni di sua madre che a stento riusciva anche solo a prenderne in considerazione una diversa.

Oh, quell’espressione che aveva, come se non comprendesse affatto cosa suo padre cercava di dirgli, per Inu No Taisho era già sufficiente.

Non era mai stato nei suoi piani imbastire una gara per essere l’unico genitore in grado di conquistare se non l’affetto, almeno l’approvazione del figlio, ma se la Signora dell’Ovest aveva idee così diametralmente opposte alle sue, non poteva non intromettersi.

Fece per parlare ma Sesshomaru lo precedette di una frazione di secondo:

- Madre- accolse con voce monocorde, alzandosi.

- Figliolo. Si dice che tuo padre ti abbia inferto la tua prima sconfitta.

Il giovane demone deglutì rumorosamente ma non modificò il proprio tono.

- Chi lo dice?

- La tua frusta- fu la risposta - si è rotta. Una madre lo sente- si portò teatralmente una mano sul cuore.

Inu No Taisho sbuffò, alzandosi in piedi a sua volta; la Signora dell’Ovest rivolse a lui lo sguardo per la prima volta.

- E chi altro avrebbe potuto batterti, se non il demone più potente della terra?

- Uno dei più potenti- la corresse automaticamente l’altro, compiendo uno sforzo per non sembrare malmostoso.

- Oh, come sbagli ad essere modesto- lo redarguì lei - chi non ti conosce potrebbe pensare che vuoi confonderti con il resto della popolazione dell’Ovest!

I suoi occhi si spostavano dal viso del demone più maturo a quello del più giovane e seguendo il suo sguardo, Inu No Taisho vide che Sesshomaru lo osservava con identica disapprovazione.

Cosa stava succedendo? Lo stava forse conducendo ulteriormente dalla sua parte e proprio sotto i suoi stessi occhi?

- Conosco le tue opinioni circa l’amministrazione di un territorio- replicò, più a beneficio di Sesshomaru che suo - ma, come ricorderai, non le condivido affatto.

- Certo. Dev’essere per questo che non sei stato in grado di trovare una compagna che mi rimpiazzasse in maniera soddisfacente.

Se la signora era gelosa per essere stata sostituita , non lo diede a vedere: si coprì la bocca con le dita affusolate e diede una risatina fasulla.

- Un’umana … Avresti dovuto incuterle un tale terrore da farla scappare con un solo sguardo ed invece …

Lasciò la frase in sospeso e si rivolse nuovamente a Sesshomaru:

- Lascia che controlli se la tua mano è tornata integra- si offrì.

- Non c’è bisogno, madre. Lo è- rifiutò lui.

Inu No Taisho non se ne era accorto, ma gli si era allontanato di qualche passo, come se fosse stato contagioso.

- Allora lascia che tua madre ti spieghi come e perché sei stato battuto oggi- rilanciò lei senza scomporsi.

Come e perché?

Per un attimo Inu No Taisho si ritrovò troppo indignato per parlare. Sesshomaru era stato battuto da maggiore potenza e maggiore esperienza e perché così giovane non era neppure lontanamente in grado di sfidarlo!

Che cosa voleva inventarsi stavolta quella donna?

Che aveva avuto solo fortuna, così come era solo un caso se lui governava incontrastato le Terre dell’Ovest, infischiandosene delle sue idee su quanto un sovrano dovesse isolarsi da tutto ciò che lo circonda?

- Cosa potresti mai spiegargli che non gli sia già chiaro?- domandò una volta ritrovata la voce.

- Qualcosa che forse non è chiaro nemmeno a te- fu l’enigmatica risposta.

- Se lo desiderate, madre- Sesshomaru disse, prima che suo padre potesse infilare un ulteriore commento.

Gli occhi di Inu No Taisho si posarono nuovamente su suo figlio: la sua espressione piana non era cambiata ma gli parve, quando gli restituì lo sguardo,di riconoscervi un brillio di maligna soddisfazione.

“Ecco” sembrava volergli far capire “Non ho alcun interesse per i vostri consigli colmi di sentimento. E’ mia madre l’unica che desidero ascoltare”

Ma forse lo stava solo immaginando.

- Andiamo, figliolo- lo richiamò la Signora, con mortale dolcezza; nei suoi occhi, invece, la derisione di chi ha appena vinto una battaglia era evidente.

A quella vista, Inu No Taisho gettò al vento ogni prudenza.

- Sesshomaru, non la stare a sentire- disse ad alta voce - non vedi? Ti dice quello che vuoi sentirti dire, sempre.

Ci fu un lungo momento nel quale suo figlio non fece altro che guardarlo, come per valutare le sue parole.

L’altro demone sostenne il suo sguardo, celando l’agitazione, affannandosi per trovare un argomento che l’avrebbe dissuaso dal seguire la madre per l’ennesima volta. Ma cosa, cosa avrebbe potuto dirgli?

“Guardati, Sesshomaru, sei solo un guscio ora!" ?

“Guardati, guardati, cammini per il palazzo come un fantasma!” ?

“Guardati, guardati, guardati, dove hai nascosto le tue emozioni?” ?

“Non credi di stare rinunciando alla felicità, assieme con la rabbia?” ?

“Oh, ti darò Tessaiga se è questo che vuoi, ma smettila di allontanarti, da me e dal mondo intero!” ?

- No- rispose infine Sesshomaru - siete voi che non mi dite quello che voglio sentire, mai.

Non si congedò, non saluto, neppure lasciò che fosse sua madre a precederlo ma entrò per primo nel Palazzo dell’Ovest, lasciandolo solo e senza più una parola, in quella notte primaverile improvvisamente fredda.

Sedette nuovamente, rigido, registrando solo vagamente che anche la Signora lo stava oltrepassando.

La sua mente edificò un’immagine bizzarra di suo figlio che pestava i piedi come un demone molto più giovane strepitando:
"Non vuole darmi Tessaiga, non è giusto! L’ho vista prima io! La voglio, la voglio e la voglio!", intanto che sua madre ripeteva che bruto egoista era lui.

Glielo aveva messo contro, giorno dopo giorno e lui l’aveva lasciata fare; peggio, fino a quel momento non se ne era mai realmente reso conto.

Pensò alle sue spade, micidiali, potenti e a quello che Sesshomaru sarebbe arrivato a compiere, pur di ottenerle. Tutte meno Tenseiga.

Penso ad Izayoi e al loro figlio, entrambi con un così disperato bisogno di essere protetti.

In ultimo, pensò a Ryukotsusei ed a quanto temibile fosse come avversario.

E decise.

Un rumore lieve gli giunse da destra, appena più percepibile di uno zampettare di insetto.

- Mio Signore!- fu chiamato.

- Myoga- accolse lui -
Myoga, devo lasciarti istruzioni circa l’eredità dei miei figli.






Non molto convinta di questo capitolo ma se non aggiornavo ora chissà quando lo facevo. Gli esami mi stanno mangiando viva!XD





  
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