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Autore: Dikar 93    24/12/2006    5 recensioni
Questa storia è la rielaborazione di un'altra, creata quasi un anno fa, intitolata: "Buon Natale, Harry", ma visto che faceva letteralmente schifo l'ho rifatta, con gli stessi (più o meno) contenuti, ho solo cambiato l'impostazione e il modo in cui è spiegata. Mi ci è veluto un po' per concluderla, e adesso che lo è non mi sembra quasi vero. Datemi un giudizio, ditemi se vi piace, dove ho sbagliato e io la correggerò. ^^
Harry capirà una cosa molto importante nella vigilia di Natale. Robert, un barbone, lo aiuterà facendogli capire che gli vuole bene. Arrivederci a dopo, allora, mentre leggete! ^.-
P.S. Lascitemi un commentino, eh? UoU
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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n bambino sui sette anni alzò gli occhi al cielo

Autrice: Dikar 93
Titolo della storia: "Happy Christmas, little chosen", che tradotto vuol dire: Buon Natale, piccolo prescelto. 
Tutti i credits riservati a: Google, da cui ho preso la lettera 'U' in gotico, word, da cui ho esportato a frontpage il titolo e la canzone a fondo, me, che ho fatto l'immagine-copertina. ^.- 
Parola all'autrice: Questa storia è la rielaborazione di un'altra, creata quasi un anno fa, intitolata: "Buon Natale, Harry", ma visto che faceva letteralmente schifo l'ho rifatta, con gli stessi (più o meno) contenuti, ho solo cambiato l'impostazione e il modo in cui è  spiegata. Mi ci è veluto un po' per concluderla, e adesso che lo è non mi sembra quasi vero. Datemi un giudizio, ditemi se vi piace, dove ho sbagliato e io la correggerò. ^^ 
Grazie per l'ascolto, Sì comincia! Buona Visione. 

Harry: Ma il protagonista della storia sono io oppure è Robert? - sgranocchia un pop-corn. 
Dikar: Tu! Imbecille. 
Harry: E Robert? 
Dikar: Anche.
 Robert: Allora perché dici solo Harry?! 
Dikar: Me l'ha chiesto e io gli ho risposto. 
Harry: No, io sono più figo, per questo, tu sei un vecchio ectoplasmoso barbone.
Dikar: Harry! Non si dicono queste cose! 
Robert: Io pensavo fossimo amici...! - piagnucola
Hermione: Ok, ora zitti, chiaro?
...
...
...
...
...Crouch, crouch...
Hermione si gira e guarda un attimo Harry.
...
...
...Crouch, crouchcrouch...
Hermione: Smettila.
Harry: Di far che? 
Hermione: Ruminare.
Harry: Io non rumino.
Hermione: Ah, davvero...?! 
Robert e Ron: Finitela, vogliamo vedere il film! 
...
...
... crouch, crouch ...
Hermione tira fuori un martello enorme e senza pensare a chi non c'entra nulla come me (çç), fa una grande strage di sangue, la sala si è dipinta di rosso.
Hermione: Buona visione!  

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Image Hosted by ImageShack.usn bambino sui sette anni alzò gli occhi al cielo, era magrolino, avvolto in una sciarpa rossa e nera che lo copriva fino al nasino infreddolito, l'indumento era fin troppo grande per lui, tanto che gli arrivava alle ginocchia. Un cappottino logoro color bordò con un cappellino rotto attaccato.  I guanti blu scuro abbondavano sulle mani ancora piccole. 
Aveva degli splendidi occhi verdi e i capelli corvini. Squadrava la città come se fosse la prima volta che vedeva quel vialetto. Mosse la testa velocemente sia a destra che a sinistra, per poi prendere a correre fino all'altra parte della strada. Entrò in un giardino molto  grande dove c'erano panchine tutt'intorno, tre altalene e uno scivolo, ma soprattutto c'era tanta neve con cui giocare. 
Nonostante tutto ciò non aveva un espressione contenta. Incominciò a dondolare su un'altalena, stringendosi nel cappotto. Spostò gli occhi verso le case vicino al parco, erano tutte illuminate da colorate lucine o alberi di Natale, bambini che andavano a giocare nella neve per mano del papà o della mamma, come sarebbe piaciuto anche a lui; fare pupazzi di neve con sua madre, lanciare la neve a suo padre. Eppure, per lui questo era tutto un sogno, quello che per gli altri bambini della sua età era realtà per lui era desiderio. Abbassò lo sguardo, su una panchina davanti a lui e poco distante era disteso un uomo, magro e avvolto in stracci e giornali bagnati dalla neve. 
D'istinto gli si avvicinò, era tutto solo, proprio come lui. 
Lo guardò con gli occhi verdi pensierosi, le manine appoggiate alla panchina, il respiro che diventava concreto nell'aria fredda, formando delle curiose nuvolette. 
- Ehi? - fece il bambino, toccando la guancia all'uomo, che aprì gli occhi.
- Ma che fai? - chiese mettendosi seduto e ridacchiando un po', toccandosi la guancia. 
- Volevo chiederle cosa faceva sdraiato qui sopra tutto solo - disse il bambino indicando la panchina.
- Oh... vedi, questa è la mia piccola casetta - disse il barbone sorridendo a Harry.
- Casetta?! Ma dov'è il tetto, il letto, il divano...? - disse Harry contando sulle dita. 
- Vedi, a volte basta poco a rimanere soli, e quando questo accade bisogno trovarsi dove vivere in un modo o nell'altro - disse il barbone sorridendo leggermente -  dimmi, piccoletto, come ti chiami? - 
- Harry - rispose il bambino, mostrandosi come orgoglioso del suo nome.
- Io Robert. Dov'è la tua mamma? - chiese il signore guardando dopo le piccole spalle del bambino.
- Non c'è - disse Harry mostrando un'espressione cupa.
- Allora il tuo papà - disse Robert stringendosi di più a sé a causa di una ventata fredda.
- Neanche lui - rispose Harry con gli occhi lucidi. 
- Sei qui tutto solo?! E non pensi che saranno preoccupati? - chiese Robert premuroso.
Harry scosse la testa - nessuno è preoccupato per me - disse facendo scivolare una lacrima.
- Ma che dici?! Sicuramente i tuoi genitori ti staranno cercando! - disse Robert con un'espressione sorpresa.
- No, io non ho più la mamma, e neanche papà - disse singhiozzando.
Robert sbarrò gli occhi  che di colpo gli si facevano lucidi, pentito di aver detto quelle parole. Abbracciò forte il bambino, coccolandolo, fino a che non ebbe smesso di piangere.
- Ma anche tu sei solo? - disse Harry asciugandosi gli occhi sul cappottino freddo.
- Sì, io sono finito qua sfrattato da casa mia - disse Robert tristemente. 
- Come mai?! - chiese Harry agitato.
- E'  troppo lunga da raccontare, piccoletto, e poi non capiresti - disse Robert scompigliando i capelli del bambino ancora di più. 
- Io ti do questa, Robert, così potrai stare al caldo anche nelle giornate fredde come queste - disse Harry posando sulla panchina la sciarpa. Robert notò qualcosa nel bambino che lo incuriosì.
- Ehi, dimmi, che ti sei fatto? - disse indicando la cicatrice a forma di saetta, scoperta dal vento.
- I miei zii hanno detto che quando mamma e papà sono morti in un incidente d'auto io mi sono graffiato con un vetro, ma io non ricordo nulla solo un lampo di luce verde, non so cosa sia però - disse abbassando la testa deluso.
- Sai, a volte le cose ignote sono affascinanti, e io ti voglio far vedere una cosa che ti resterà nel cuore, ne sono sicuro - chiuse un attimo gli occhi, e quando li riaprì dei fiocchi di neve scendevano veloci dal cielo grigio. 
Harry aprì la bocca in segno di sorpresa. 
- E' magia! - disse il bambino contento. Robert sorrise, ma non rispose, sapeva che l'avrebbe scoperto da solo, un giorno. 
Quando l'uomo richiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno Harry tornò verso l'altalena. 

La felicità della magia a cui aveva appena assistito si era dissolta nel nulla, avvolgendolo di nuovo di una grande nostalgia. Gli occhi sulla candida neve, così morbida... scese dall'altalena, per inginocchiarsi su quel tappeto bianco. Incominciò a  formare una palla, per fare il corpo del pupazzo che avrebbe creato. Provava una strana sensazione, come se i suoi genitori fossero li con lui, ad appallottolare la candida neve. Tanto che gli scappò un - Mamma, mi prendi quel mucchietto di neve e lo unisci a questa pallina? - indicando la neve accumulata nelle sue mani. Ma l'unica cosa che sentì fu il rumore del vento e le urla felici dei bambini che giocavano nel parco. 
Riabbassò la testa deluso. 
Gli mancava il calore di una famiglia, stare seduto su un divano a bere una cioccolata calda davanti a un camino accesso. Essere consolato affettuosamente quando aveva la febbre, che i suoi zii gli facevano passare a lavare piatti, perché meno stressante di cucinare e pulire. Gli mancava un bacino  prima di andare a dormire, stringere la mano a qualcuno per attraversare la strada. Giocare a palle di neve in compagnia, andare da sua madre quando si sentiva poco bene. Ma tutto questo era solo un sogno lontano, spento qualche anno fa nel supposto incidente d'auto.

Quando avrebbe finito di fare il suo pupazzo di neve sarebbe dovuto tornare a casa degli zii, ma non ci sarebbe stato un regalino anche per lui, sotto l'albero, neanche un logoro calzino. Allora non era vero che alla vigilia di Natale tutti sono più buoni? Probabilmente no, tanto meno i suoi zii. 

Harry si rimise seduto sull'altalena, guardando il pupazzetto di neve, poi alzò gli occhi al cielo e disse: - Mamma, papà, questo è per voi, vi piace? Buon Natale -.
Adesso era come se loro lo avessero abbracciato forte, perché sentiva un calore dentro il cuore, era il calore di Natale. Quando tutti si vogliono bene, ma lui a chi poteva voler bene? E chi voleva bene a lui?
I suoi genitori, sì, ti stavano sorridendo dal cielo. Dandogli dei bacini e abbracciandolo. Poi una lacrima gli cadde di nuovo dagli occhi, ma il bambino senti una frase provenire dal cuore: "Non piangere più, tesoro". Erano la sua mamma e il suo papà.
Loro non avrebbero voluto che piangesse, perché gli volevano bene. Perciò non l'avrebbe fatto, ormai era grande. I suoi genitori non l'avevano lasciato solo, erano con lui, in qualunque momento, ogni giorno, ogni istante della sua vita. Erano nel suo cuore, e non se ne sarebbero andati. 

Forse anche se la sua mamma non lo avrebbe mai abbracciato e suo padre non lo avrebbe mai accompagnato a scuola non  voleva dire che non aveva i genitori. Loro erano con lui, anche in quell'istante, c'erano, lo stavano abbracciando, e gli sembrò come di sentire nel vento: - Vieni Harry, giochiamo un po' - lui stette un attimo fermo, poi si buttò nella neve, felice, i suoi genitori erano con lui, almeno quel giorno, era il regalo più bello che gli avessero mai fatto, forse l'unico.
Il bambino tornava tutti i giorni al parco, dal barbone, ma un giorno trovò la panchina vuota, così andò da una signora e le chiese: - Scusi, dove Robert? - chiese preoccupato.
- Chi? - rispose lei confusa.
- Il signore che aveva la casa sulla panchina - disse Harry.
- Oh... l'anno trovato morto dal freddo stamattina - disse senza pietà la signora, che aveva un'aria troppo snob, per i gusti di Harry. 
Gli occhi verdi che si riempivano di lacrime, anche Robert l'aveva lasciato, anche il suo unico amico. Ma ora Robert era con la sua mamma e il suo papà, li aveva sicuramente incontrati, e poteva parlarci. Il barbone non lo aveva lasciato, anche lui ora aveva trovato la felicità di vivere in una casa, e riposare in un soffice letto, era nel suo cuore. In fondo il Natale era bello, anche se si era soli e non si aveva nessuno che ti diceva "Buon Natale".

Harry affondò i piedi nella candida neve bianca, fino ad arrivare alla panchina, vi si sedette, e si sdraiò come faceva Robert. Vide qualcosa rosso spuntare sotto la neve, lo tirò fuori, la sua sciarpa! Secondo lui l'aveva buttata dal cielo Robert, come regalo di Natale, alzò gli occhi al cielo e sorrise dicendo: - Grazie, Robert - la mise al collo e tanta neve cominciò a scendere dal cielo, scaturendo le urla eccitate dei bambini. 

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"Buon Natale, Harry"

  
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