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Autore: elyforgotten    07/06/2012    9 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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11 CAPITOLO- 2 PARTE

-So I stayed in the darkness with you-

 

Lui è l’aria che ucciderei per respirare.

 

 

Ylenia era appena arrivata alla festa, e subito inarcò il sopracciglio quando vide alcuni ragazzi bere fino a strozzarsi. Non riusciva proprio a capire la gioventù di quell’epoca, il loro divertimento non era proprio di buongusto.

Sospirò rumorosamente sistemandosi il vestito rosa, e si fece largo attraverso la folla per andare al banco dove servivano qualcosa da bere, che non facesse però stare male il giorno dopo.

Quel vestito la faceva sembrare una vera bambolina e indossava fra i capelli una fascia color marrone che andava di moda negli anni ’20.

All'improvviso però sentì un respiro gelido solleticarle l'orecchio e si voltò di scatto, incrociando gli occhi chiari ma temibili di Klaus.

"Non sei un po’ troppo vecchia per partecipare ad un ballo scolastico?" domandò lui col suo solito tono strafottente, allargando un braccio lungo il bancone.

Ylenia alzò gli occhi al cielo, infastidita dalla presenza dell'ibrido, dato che si era fortemente augurata che non ci fosse alla festa.

"Ti sei portato i tuoi amici ibridi come il precedente ballo scolastico? Hai altre accuse da rinfacciarmi?" domandò tagliente come se stesse sputando vetro. Ovviamente si riferiva alla frase che un ibrido le aveva detto sotto ordine di Klaus… Quella frase che aveva fatto crollare tutte le sue forze e aveva fatto riaffiorare i fantasmi del suo passato.

"Non sono accuse, é solo la verità. E io sono un amante della verità perché non tollero chi mi mente." rispose lui apatico alzando il bicchiere. "E poi quale frase migliore per inaugurare il nostro primo incontro dopo così tanto tempo?"

Tuttavia questa volta qualcosa attraversò gli occhi chiari dell'ibrido: un lampo improvviso, abbagliante, come se stesse giudicando o colpevolizzando la donna di fronte a lei per qualcosa che lo mandava in bestia più del solito.

Ylenia sostenne il suo sguardo, percependo quell'orrenda colpa che aleggiava sul suo animo e non smetteva un attimo di tormentarla. 

Ma non era stata colpa sua... Tutte le sue sofferenze e quell'orrore erano state causate da Klaus. Lui apriva il cuore delle persone, lo stritolava tra le mani e ci spargeva veleno. Faceva così con tutti.

Sviò lo sguardo per non dargliela vinta, soffocando il groppo in gola, quando vide Caroline a qualche metro da loro intenta a parlare con Bonnie.

Si fece scappare un sorriso amaro, nostalgico:

"Caroline é molto simile ad Agnes. Tutte e due bionde, occhi chiari, molto carine, testarde, stessa spiccata voglia di vivere..."

Ylenia parlava tra sé e sé come se non avesse a fianco alcun interlocutore, ma quell'interlocutore c'era eccome. Era più che mai presente, vibrante di una forza sinistra e sembrava stesse andando a fuoco.

"Non provare a psicoanalizzarmi Ylenia Lefévre. La mia coscienza é perfettamente a posto sebbene sia macchiata dal sangue che in mille anni ho versato. Ma sai che c’é? Non mi interessa. Non m'importa né di Caroline, né di te, e nemmeno di Agnes."

La voce che fuoriuscì dalla bocca spietata di Klaus risuonò così convincente che avrebbe convinto anche un sordo. Non un'ombra di trasalimento, nessuna compassione, nulla. Come se ogni sentimento benevolo gli fosse proibito e negato.

Eppure Ylenia sapeva che mentiva, non perché lui avesse tentennato in quella confessione spietata, ma perché un tempo lo conosceva.

Per quanto riguardava Caroline non sapeva fino a che punto fosse il loro rapporto quindi non poteva giudicare ora come ora; per quanto riguardava lei stessa... Beh lei e Klaus avevano di certo condiviso qualcosa anche se non ne andava fiera. Si erano divertiti tempo prima, anche se l’uno aveva usato l’altro, e Klaus ora aveva solo voglia di strangolarla.

Ma per quanto riguardava Agnes... Sapeva che quella di Klaus era un’enorme stratosferica balla. Ne era stata lei stessa testimone di un atto del vampiro incredibilmente umano.

Klaus lesse tutto questo negli occhi di Ylenia e la trafisse con uno sguardo di fuoco per farle pentire di aver anche solo pensato che lui provasse dei sentimenti.

Rafforzò la potenza del suo sguardo. "Anzi qualcosa di te mi importa, cara Ylenia. Il nostro accordo. Ho avuto parecchio da fare in questo periodo ma non credere che me ne sia dimenticato. Ti ho dato parecchi avvertimenti invece di passare al sodo, in onore dei vecchi tempi. Ma la mia pazienza ha un limite come ben sai... E se non fai ciò che ti dico, sporcherò il tuo bel vestito di sangue." sibilò a denti stretti e le afferrò il polso, conficcando le dita nella pelle per farle capire che faceva sul serio.

Ylenia non fece tempo a rispondergli per le rime che sentì una voce pericolosa alle sue spalle.

"Lasciala stare, Niklaus."

Mai si aspettò che proprio lui accorresse in sua difesa, ma stranamente così fu. E Ylenia sgranò gli occhi scuri per la sorpresa.

Finn era accanto a lei, aveva i nervi tesi lo si poteva percepire, e teneva gli occhi fissi su Klaus, senza alcuna paura.

Contro le aspettava della donna, l’ibrido la lasciò andare e schioccò la lingua in segno di risposta: "Bene bene. La coppia del secolo di nuovo riunita!" sghignazzò divertito alzando il bicchiere a  di brindisi.

Poi sotto lo sguardo di pietra dei due, Klaus mise il bicchiere sul tavolo e congiunse le mani in avanti, come se stesse commiserando Finn.

"Finn... Fratello, credevo avessi imparato la lezione ma a questo punto credo di aver sottovalutato le tue manie suicide!" mormorò impertinente e sghignazzando di nuovo col suo solito sorrisetto furbo.

Finn serrò duramente le mascelle e lo trafisse con uno sguardo intensamente crudo, ma non replicò alla provocazione del fratello; mentre Ylenia aveva abbassato lo sguardo come se quelle parole avessero avuto potere su di lei e non sopportasse il peso di quelle colpe.

Klaus fece un ultimo ghigno spietato e portò il busto in avanti in direzione di Ylenia, trafiggendola con lo sguardo. “Ricordati quello che ti ho detto.”

Dopo aver detto ciò, l’ibrido si dileguò all’istante senza dare la benché minima occhiata a Finn e senza alcun dispiacere negli occhi.

Appena la presenza dell’ibrido sparì, Ylenia tornò finalmente a respirare e il suo cuore batté a ritmo regolare, almeno finché non incrociò lo sguardo di Finn che le era ancora rimasto accanto.

“Grazie.” Sussurrò con un fil di voce impastata da dolcezza non propriamente tipica in lei, ma che decise di liberare con lui.

Finn d’altro canto si ricompose subito, mettendo le mani in tasca e sviando lo sguardo da lei come se non volesse guardarla. “Ho solo voluto impedire che Klaus trasformasse la festa in un ennesimo scontro, e che qualcun altro ci andasse di mezzo. Non l’ho fatto per te.” bisbigliò con voce tagliante, come una lama in perfetta sincronia con il suo sguardo freddo.

Ylenia deglutì, assentendo con la testa visto che non poteva aspettarsi nulla di diverso, ma comunque ci aveva sperato. Una brezza gelida le solleticò le spalle e si strinse con le braccia mentre vide che le danze erano iniziate al centro dell’area.

“Balliamo?” domandò lei all’improvviso, senza neanche pensarci.

Finn allora la fissò con uno sguardo estremamente sorpreso, quasi forsennato. Indossava un completo color blu scuro che gli donava molto. Il vampiro sembrò tentennare di fronte all’offerta della donna e d’istinto quasi cedette, avvicinandosi lievemente a lei e porgendole la mano… ma subito si scansò come scottato. Come se il cervello si fosse riattivato e non poteva farcela contro quel cuore morto da tempo.

“Meglio di no.” Rispose seccamente, senza neanche guardarla, come se temesse di cedere nuovamente.  Ylenia si strinse nelle spalle non dicendo nulla, anche se lo sguardo faceva trapelare alla perfezione la sua delusione.

Così come aveva fatto Klaus, Finn si volatilizzò nel nulla senza degnarla di uno sguardo o proseguire oltre la conversazione.

Ylenia si ritrovò sola. Di nuovo.

 

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Ballare con Elijah era sempre un’esperienza emozionante. Il semplice sfiorarsi le mandava in tilt il cervello, e venire catapultata insieme a lui in un’elegante danza la faceva sentire leggiadra, integra. Il batticuore era sempre assicurato.

Ma in quella serata tutto era diverso.

Non che il cuore di Briony battesse all’impazzata mentre ballava un lento con Elijah, ma la causa era diversa. Sembrava che lui non fosse lì con lei, che la mano che la stringeva a sé non fosse sua ma di qualcun altro che lei non conosceva. Gli occhi neri non riflettevano il suo vero essere e lei ne fu intimorita.

Di nuovo la sensazione di cadere nel buio ritornò… come se lui nelle vesti di un angelo bianco e magnifico la stesse invitando a camminare nella sua direzione, e lei come rapita lo faceva. Senza però accorgersi che tra di loro c’era un profondo abisso ricolmo di oscurità, e lui la stava dirigendo in esso consapevole che sarebbe caduta.

Ma lei se ne sarebbe accorta solo quando i suoi piedi non avrebbero toccato più terra e sarebbe caduta giù, nel vuoto più nero. Non esisteva alcun appiglio per risalire, e le sue grida non valevano niente.

Mentre cadeva, quell’angelo magnifico che l’aveva ammaliata si tramutava in un angelo nero.

E dall'alto il suo sorriso gelido la spinse a chiudere gli occhi.

Briony riaprì gli occhi all’improvviso scacciando quell’allucinazione assurda e pazzesca.

<< Quelle erbe che mi ha dato Ylenia non mi fanno affatto bene >> pensò tra sé e sé, mettendo la mano sulla spalla di Elijah e concentrandosi nel ballo.

Appoggiò la testa sotto la sua spalla inspirando profondamente il suo profumo, mentre una mano era intrecciata a quella di Elijah, provocando brividi nell'intero braccio fino a bruciarlo come legna da ardere.

Quando arrivò il momento del caschèBriony cercò di rimanere ferma il più possibile per restare in equilibrio nei piedi mentre la schiena si inarcava sempre di più verso il basso. I suoi occhi verdi era agganciati in quelli neri di Elijah, come se neanche una linea li dividesse.

Si sentì avvampare mentre un profondo e elettrizzante brivido le percorse la schiena dove lui la toccava, mentre il viso del vampiro si avvicina sempre di più, tenendo gli occhi bassi e ardenti fissi nei suoi.

Briony sentì quello sguardo penetrante, i suoi occhi profondi, e tutto il suo fisico scolpito come un’onda leggera che la faceva galleggiare libera nel mare e le permetteva di innalzarsi sempre di più verso il cielo. La mano di Elijah intanto la sosteneva fortemente per impedirle di cadere

Ma all’improvviso lei si sentì pietrificare.

Come se quell’onda si stesse tramutando ad un tratto in un’onda selvaggia che travolgeva chiunque fosse nel suo cammino e lei stava proprio nel mezzo, nel culmine della sua potenza.

Percepì il ghiaccio della pelle di Elijah passarle all’attraverso il tessuto del vestito azzurro, come se la volesse pietrificare di proposito per impedirle di sfuggire a quell’onda, nuotando a riva verso la salvezza.

Quando il caschè arrivò alla fine, nel punto in cui i loro visi erano più vicini che mai, come se i torpori dei loro corpi si stessero congiungendo, Briony sentì quell’onda abbattersi su di lei con tutta la sua potenza e la sommerse.

In preda a quelle sensazioni ultrasensoriali, Briony si aggrappò allora alle spalle del vampiro con forza quasi stritolante, cercando di non affogare e di trovare la via per respirare di nuovo. Sebbene fosse proprio Elijah, l’onda che la stava tramortendo e la stava conducendo in un oblio sempre più profondo.

E lei gli si stava aggrappando, credendo di trovare in lui la salvezza.

Il respiro gelido di Elijah sembrava si schiantasse contro il suo viso, fino a spezzarle l’anima. 

Briony allora non riuscì più a fare nulla e rimase incatenata nella sua morsa, aggrappandosi a lui mentre il fiato le si mozzò nella trachea. Il cuore sembrava essersi spento nel petto.

Quando finalmente il caschè finì, e le mani di Elijah la ricondussero elegantemente al punto di partenza. I petti tornarono a scontrarsi, e Briony boccheggiò in cerca d’aria con gli occhi fuori dalle orbite.

Briony? Ti senti male?” domandò lui sinceramente preoccupato, accorgendosi solo in quel momento che la ragazza era sul punto di svenirgli tra le braccia e che era totalmente pallida.

Lei sembrò riscuotersi all’improvviso dal suo stato catatonico e si mise la mano sulla fronte, sorridendo lievemente: “Ho avuto una vertigine. Non sono per niente una brava ballerina.” scherzò martellandosi la tempia con la mano. << Sto diventando pazza, una pazza sul serio.  >> Pensò fra sé e sé.

Elijah però non sembrava affatto convinto e la osservò attentamente. “Sicura di stare bene?”  le chiese gentilmente, tastandole una mano.

Briony allora lo guardò. Quello stesso viso affascinante e terribile che qualche minuto prima la stava facendo affogare, e ora invece la stava facendo riemergere allungandole la mano.

Quelle emozioni così intense e contrastanti, per non dire assurde, le facevano girare la testa come se un burattinaio la manovrasse.

Scosse il viso  tentando di sorridere: “Certo. Ho soltanto bisogno di un bicchiere d’acqua.” Rispose cercando di respirare normalmente.

Elijah alzò il sopracciglio e le cinse la schiena per accompagnarla nel tavolo dove servivano da bere.

Briony ne approfittò per guardarsi intorno e riprendere il controllo di se stessa.

Rebekah stava ballando con Matt e sembravano parecchio affiatati: Rebekah gli stava rivolgendo quella che doveva essere un’occhiata maliziosa e Matt stranamente ne fu compiaciuto, tanto che sorrise.

Notò anche Caroline ballare stretta stretta con Klaus. Di solito Briony avrebbe distorto il viso in una smorfia orripilante ma in quel momento non ci volle fare molto caso; ne fu quasi indifferente, anche se un lieve fastidio attraversò la sua anima pensando che sua sorella stava con il mostro che aveva ucciso i suoi due migliori amici senza pietà.

Ma in fondo se Caroline voleva Klaus e si intestardiva nella sua decisione, buon per lei.

Notò che Klaus le stava parlando all'orecchio e Caroline aveva un'espressione turbata, ma allo stesso sorpresa in viso, e ascoltava in silenzio ogni singola parola dell'ibrido.

Briony si girò dall'altra parte per bere un bicchiere d'acqua e non appena lo finì tutto in un sorso, ritornò a guardare Elijah, il quale stava osservando le scene intorno a lui con posa elegante.  Quando anche lui girò lo sguardo, abbassandolo lievemente, per incrociare il suo.

Briony finalmente sentì il cuore battere, come se fosse rinato all’improvviso dopo essere affogato anche lui, e le guance si tinsero di rosso mentre Elijah continuava a guardarla.

Il suo sguardo la metteva sempre in soggezione. Ci avrebbe mai fatto l’abitudine?

Elijah le sorrise ma poi sembrò diventare serio, quasi austero. Sviò lo sguardo di nuovo, serrando duramente le mascelle mentre i muscoli delle spalle si irrigidivano.

“Ti devo parlare di una cosa…” sussurrò flebilmente come se non volesse farlo, ma si sentiva in dovere di parlare.

“Ok. Dimmi.” Rispose lei, mettendosi dritta con la schiena.

Quando incrociò il viso del vampiro però si pentì subito della risposta perché lo sguardo era così duro e grave da non poterlo sopportare, e quasi il sangue le si raggelò nelle vene.

Elijah era sempre stato un tipo strano: alternava momenti di gentilezza ad altri di gelo assoluto. E qualche volta non capiva quale fosse la sua vera natura.

Tuttavia Elijah si ricompose subito, drizzando la schiena sempre con la sua solita eleganza:

“E’ meglio dopo. Voglio che ti goda la festa” mormorò rivolgendole un sorriso per nulla convincente, e sfiorandole il viso con la punta delle dita gelide mentre lo sguardo divenne stranamente malinconico.

Briony trasalì per il freddo delle sue mani e per quegli occhi che sembravano rivelarle qualcosa che istintivamente la turbò.

Non ebbe il tempo però di rispondere che Elijah se ne andò, sorpassandola, e lasciando con sé tutti i suoi dubbi e le sue domande.

Le loro braccia inevitabilmente si sfiorarono.

Quel contatto la pietrificò sebbene doveva esserci abituata, ma ad un simile gelo non ci sarebbe riuscita granché.

Si voltò per rintracciarlo ma Elijah era subito sparito dalla sua vista, come se si fosse volatilizzato.

Briony guardò verso la direzione in cui era sparito come se sperava di trovare il significato delle sue parole in quel punto preciso, che ora racchiudeva il vuoto.

 

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Ylenia fuoriuscì dalla scuola, mettendosi sopra una giacca bianca per coprirsi dal freddo. Era stanca di restare lì inoltre quella festa non la divertiva affatto. Aveva incontrato Briony nella folla ma non avevano potuto parlare, e la ragazza le aveva solo rivolto uno sguardo interrogativo come per chiederle se avesse trovato qualcosa per aiutarla.

La strega le aveva fatto cenno di no, e Briony subito si era stretta nelle spalle evidentemente delusa. Poi dopo le loro strade si erano divise e Briony aveva iniziato a ballare con Elijah.

Ylenia sospirò rumorosamente: le faceva male mentire in quel modo a Briony e ingannarla. Aveva tentato più volte di avvertirla ma di solito è meglio credere a una bella bugia piuttosto che a una dolorosa verità.

Lei ne sapeva qualcosa.

Fece alcuni passi in avanti per andarsene, quando vide Finn lì vicino a lei. Sembrò non essersi accorto della sua presenza finchè lei non gli si avvicinò. A quel punto Finn girò la testa e la guardò, ovviamente sorpreso.

Forse aveva sperato di non ritrovarsela più davanti.

Ylenia deglutì, non riuscendo a guardarlo in viso senza sentirsi in colpa. Mai in quel momento le venne l’impulso di sfogarsi e di buttare tutto ciò che reprimeva nel suo animo. E scherzo del destino, lo faceva proprio con lui.

“Mi dispiace Finn.” sussurrò a malapena, tenendo sempre lo sguardo basso.

Il vampiro alzò il sopracciglio, non perché non sapeva a cosa si riferisse - il motivo gli era molto chiaro - ma perché lei stava dicendo mi dispiace.

“E’ un po’ troppo tardi per farlo, non credi?” mormorò in tono crudele, alzando il mento.

Ylenia scosse la testa e aprì le labbra, come se non stesse più respirando. “Quello che ho fatto… non è come credi… io non…” si fermò di colpo quasi non riuscisse a trovare le parole giuste o non ne avesse la forza. Non sembrava neanche più lei, ma in fondo lei stessa era cambiata nel corso dei secoli.

“Io ero solo una ragazza… piena di sogni, di ambizioni… E sono una strega, Finn. Io di natura dovrei odiare quelli come te, per questo ho agito in quel modo come se credevo fosse la cosa giusta quando in realtà non lo era.” Parlava con voce strozzata, come se fosse sul punto di piangere anche se gli occhi non le lacrimavano. Scuoteva continuamente la testa, ma quando continuò a parlare divenne immobile.

“Klaus non l’ho mai amato.. ma tu... nel tuo caso era diverso. E non sai quanto mi dispiace.”

Alzò lo sguardo per cercare di vedere in lui qualcosa che non arrivò. Quella confessione non lo aveva minimamente scalfito, anzi lo aveva fatto arrabbiare di più se fosse ancora possibile.

“Ti dispiace? Credi che me ne freghi qualcosa del tuo dispiacere?” tuonò lui con voce spietata. Ylenia, nessuno ti ha costretta a fare quello che hai fatto. Non dare la colpa a Klaus perché tu sei una strega quindi non puoi essere soggiogata. Se volevi, potevi mandarlo al diavolo oppure venire da me e dirmi tutto. Ma tu no, sei andata avanti con la tua diabolicità!  E quella poverina di Agnes..” Nell’ultima frase cominciò a ridere come se fosse impazzito totalmente.

“Mi dispiace davvero che lei non ci sia più… è molto meglio che al mondo vivano persone leali e buone come lei, piuttosto che degli avvoltoi come te.” Ringhiò infuriato, guardandola come se fosse posseduto.

Ylenia trasalì per quell'atteggiamento, soprattutto quando aveva parlato di Agnes e a causa di ciò il suo cuore aveva perso dei battiti, ma si ricompose subito.

"Ho capito, non vuoi ascoltarmi." sussurrò duramente serrando i pugni e passandogli davanti per andarsene.

Ma all'improvviso Finn l'afferrò rudemente per un braccio, obbligandola a fermarsi.

"No infatti. Non voglio ascoltarti." ringhiò con ira davvero insolita in lui, ma che era così potente da farla rabbrividire di terrore.

I suoi occhi si tinsero di un nero più intenso come se stesse bramando di farle del male.

Ylenia non si accorse delle sue vere intenzioni fino a quando non lo vide inclinare il viso verso il suo collo con velocità inumana, e non appena sentì qualcosa pungerle il collo come una puntura di spilli.

Ylenia soffocò il grido che aveva in gola e puntellò le mani sul petto di Finn per scansarlo via da lei. Ma la presa del vampiro era così forte che le sembrava avere una belva addosso piuttosto che un uomo.

I denti affilati di Finn affondarono sempre di più sul suo collo, apposta per intrappolarla nel sua morsa. Ma sembrava non le stessero succhiando il sangue… solo infierendo su di lei con ferocia e rabbia, apposta per farle più male.

Ylenia sentì il terrore prendere il sopravvento, mentre Finn si avventava su di lei sempre con più forza, e allora lei decise di usare la magia per fermarlo. Chiuse gli occhi per concentrarsi come doveva, e infierì su Finn con un duro colpo anche se lui non demorse.

Infatti le braccia del vampiro rafforzarono di più la presa per non farla scappare, e le mani finirono fra i suoi capelli neri che li strinse fra le dita per farle inclinare di più la testa da un lato, e bere questa volta il suo sangue per davvero.

Ylenia allora urlò e diede dei continui pugni al petto, blaterando altre magie per fermarlo.

Finn sobbalzò per la magia che Ylenia gli stava impartendo, ma per reagire affondò le dita sempre di più nei suoi capelli e durante la lotta fra i due, la fascia della strega finì a terra tutta sgualcita, sparpagliandole i capelli neri.

 Ylenia finalmente riuscì a cavarsi di mezzo Finn con tutta la forza che aveva, e incespicò all'indietro per allontanarsi da quella bestia.

Finn intanto rimase immobile con la bocca tinta del suo sangue, mentre qualcosa attraversò poi i suoi occhi: il senso di colpa. Non si era mai comportato così figuriamoci con una donna. Aveva sempre aborrito la sua natura ma evidentemente quella donna faceva fuoriuscire il lato peggiore di sé.

Ylenia intanto si premeva il collo dolorante per fermare il flusso del sangue, i capelli erano mezzi scompigliati e la faccia pallida come un fantasma.

Finn fuoriuscì dal suo stato catatonico e le puntò un ennesimo sguardo pieno d'odio:

"Stai lontana da me. Oppure la prossima volta, ti ammazzo." sibilò duramente prima di scomparire nel buio.

Ylenia osservò il punto in cui era svanito con occhi sgranati. Il sangue aveva smesso di fuoriuscire dal collo ma faceva comunque un male cane, e dei rivoli di sangue erano scesi perfino lungo il vestito rosa.

Tirando su col naso, Ylenia cercò di abbassarsi per raccogliere la fascia da terra.

Per l'ennesima volta dopo uno scontro con Finn si sentiva la dignità sotto i piedi, ma chissà perché non riusciva ad avercela con lui. Credeva di meritarselo dopotutto.

Tuttavia mai si sarebbe immaginata che a fine serata i suoi vestiti sarebbero stati sporcati di sangue, non a causa di Klaus... Ma di Finn.

 

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Briony si guardava un po’ attorno mentre la festa continuava in tutta la sua euforia, quando vide all’improvviso suo padre a qualche metro da lei e subito rimase stupefatta perché mai si sarebbe aspettata di ritrovarselo lì.

<< Che cosa ci fa qui? >> Pensò imbestialita mentre il padre si dirigeva verso di lei.

“Ciao Briony.” Disse lui con voce apatica mettendosi di fronte a lei, e Briony subito gli fece capire che la sua presenza non era gradita.

“Che cosa ci fai qui? Dove hai lasciato la tua amica strega?” domandò tagliente, mentre le venivano in mente le frasi di Esther.

Bill ne fu realmente sorpreso che lei fosse finalmente venuta a conoscenza della verità e strabuzzò gli occhi. “Tu lo sai quindi?” domandò esterrefatto

“Sì..” il viso di Briony divenne così grave e teso che sembrava fosse scavato nelle ossa. Quanto avrebbe voluto non sapere mai quella verità che aveva segnato l'epilogo di tutto.

Ma… perché non sei venuta da me? Avrei potuto aiutarti.” sussurrò Bill con un tono stranamente amorevole e alzò la mano per accarezzarle la spalla.

Briony lo scansò via, indietreggiando di qualche passo.

“Ah sì? Come hai già fatto, sguinzagliando Esther? Perché non mi hai mai detto la verità, perché mi hai sempre mentito?” domandò profondamente delusa con uno sguardo che non tralasciava dubbi su ciò che pensava di lui.

Bill si guardò poi attorno con fare sospetto e prese la figlia per il braccio senza tante cerimonie, al fine di condurla in un angolo senza essere sentiti dagli altri.

Briony… come avrei potuto.. dirti una cosa del genere equivalerebbe farti del male. E io volevo proteggerti da tutto questo… inoltre tu hai sempre detto che non volevi seguire le orme della tua famiglia, così ho deciso di lasciar perdere sperando che avresti vissuto una vita normale.” mormorò lui guardandola negli occhi e la prese per le spalle, parlandole come se fosse un padre modello che vuole solo il bene della figlia.

Ma Briony non si lasciava incantare dalle sue dolci paroline:

“Normale? Non è mai stata normale! Tutto quello in cui credevo in realtà è una bugia e ora tutto è un completo inferno! Come dovrei sentirmi secondo te? Ad essere quel mostro…” rispose con voce strozzata, sgranando gli occhi per lo shock di essere uno scherzo della natura.

Briony, tu non sei un mostro… figliola...”

“Smettila. Non voglio sentire altro. Esther mi ha detto che tu dovresti prepararmi a diventare ciò che sono, visto che in tutta la mia vita non sono mai stata preparata a questo. E’ la verità?” domandò con orrore guardandolo negli occhi per scorgere almeno in essi un guizzo di sorpresa, che dimostrava che lui non sapeva niente di tutto questo intrigo.

Ma ciò non avvenne: Bill rimase fermo nella sua posizione, nemmeno un bagliore negli occhi o un tentennamento che dimostrasse fosse innocente.

Invece no, i suoi sospetti erano fondati.

Si mise agitata le mani in viso, incapace di respirare:

“Oddio..”

Bill si fece avanti, cercando di giustificarsi:

Briony ti prego… ho mentito per il tuo bene… perché non volevo che un simile peso albergasse sulle tue spalle… ma bisogna guardare in faccia la realtà e tu sei così, Briony. Che tu lo voglia o no. Devi accettarlo.”

La ragazza scosse la testa con occhi in preda all'angoscia e si portò le mani alla bocca per schiacciare giù quella tristezza che si stava espandendo in tutto il corpo.

“Ma non sono venuto qui per questo. Potremo parlarne in seguito quando vorrai, ma ora… devo dirti una cosa estremamente importante… ho taciuto fino ad ora ma adesso basta. Bisogna farla finita.” ruggì imbestialito tenendo chiusi i pugni.

“Che cosa vuoi dirmi? Un’altra bugia? Un altro inganno, papà?” lo schernì lei con un sorriso triste.

Bill si guardò ancora attorno e spinse di più Briony nell'angolo:

“Tu non puoi stare con Elijah”

Lei strabuzzò gli occhi per l'esasperazione e si portò una mano sui capelli, sbraitando. La tentazione di lanciare un pugno in faccia al padre era tanta.

“Oddio! Ancora con questa storia! La vuoi piantare?? Anche se io sono un mostro, questo non significa che lo diventerò… E io non gli farò mai del male né a chiunque altro vampiro, mettetevelo bene in testa!”

Bill ruggì come un toro impazzito:

“Come fai a stare con lui?”

La risposta saettò prima nella sua testa rendendola più reale, poi la pronunciò a gran voce:

“Perché lo amo!”

“LUI HA TENTATO DI UCCIDERTI!!” urlò Bill a perdifiato agitando le mani. Le guance arrossate per la furia.

Briony si fermò allora di colpo, con gli occhi completamente sgranati. Distorse la bocca in un sorriso incredulo:

“Che altra diavoleria ti sei inventato?” domandò sbigottita.

“Non è una bugia, Briony. E’ la verità. Tu non puoi saperlo perché abbiamo fatto rimuovere i tuoi ricordi di quell’orribile giornata solo per proteggerti… ma devi credermi…” affermò avvicinandosi a lei e guardandola dritta negli occhi per dimostrare la sua sincerità:

“Eri solo una bambina… eravamo a Detroit e il tuo amato Originario ha avuto uno scontro con tua madre. Ma all’improvviso sei comparsa tu al momento sbagliato... e quel bastardo non ha avuto la benché minima compassione nell’afferrarti e minacciare di ucciderti se tua madre non avesse fatto ciò che lui voleva. Capisci, Briony? Lui stava per ucciderti senza pietà.” rispose crudele serrando le mascelle.

Briony ascoltava in silenzio, il suo cuore si era accodato in un angosciante mutismo.

“Ti ha usato come esca senza il benché minimo onore. E ringrazio Dio tutti i giorni perché tu sia ancora qui, sana e salva.” continuò Bill con faccia compassionevole.

Briony lo lasciò parlare ma appena finì di farlo, lei sbottò con la bocca spalancata:

“Sei un bugiardo! Tutto ciò che dici sono menzogne! Non hai fatto altro che mentirmi per tutta la vita perché dovrei crederti ora?!” gridò non riuscendo a credergli. Elijah non avrebbe mai potuto farlo…

“Allora perché non glielo vai a chiedere?? Vai da lui e vediamo cosa ti risponde! Ma credo che non avrà la minima decenza di dirti la verità.”

Briony continuava scuotere la testa, fulminando il padre:

“Stai mentendo… tu spargi veleno ovunque papà…

Si portò la mano alla bocca, come se non volesse più respirare; girò lo sguardo altrove per scappare da tutto il male che la circondava.

Non poteva essere vero!

Ritornò poi a guardare il padre con sguardo convinto e saccente:

“E se anche fosse… come diamine farei io a essere qui? Perché non mi ha tolto neanche un capello visto che è così crudele come lo descrivi?” domandò pienamente certa che il padre stesse mentendo.

“Tua madre ha trovato il modo di salvarti… non lo so con certezza perché io non ero lì, ma appena sono tornato a casa c’eravate voi due nel corridoio e tu piangevi disperata tra le sue braccia in preda al terrore. E Maggie mi ha raccontato tutto. Che era stato un Originario. Quell’Originario che cavava cuori dal petto con un’eleganza disumana. Era senza dubbio Elijah.”

Briony sgranò sempre di più gli occhi, come se le pupille stessero fuoriuscendo dalle orbite. Si accorse di tremare:

“E’ impossibile… lui non lo farebbe mai…

Far del male a una bambina solo per i suoi loschi scopi? Conosceva Elijah e non ne sarebbe mai stato capace.

Bill intuendo i suoi dubbi, le sorrise sprezzante:

“Ancora non hai capito il motivo? Forse perché lui sapeva tutto.”

“Cosa?” domandò lei sbigottita e sotto shock. Non voleva sentire le teorie del padre, voleva che si stesse zitto.

“Già. Forse il tuo amato Originario sapeva che tu eri così… che eri un pericolo per lui e la sua famiglia, così è venuto a cercarti per ucciderti… non si è fermato neanche vedendo che eri solo una bambina… Hai capito chi stai difendendo? Chi stai amando?? Il tuo amato Originario non merita i tuoi sentimenti perché lui di certo non li prova verso di te! Scommetto che il suo amore per te è solo una farsa, per farti abbassare la guardia fino a quando riuscirà ad ucciderti!”

Briony spalancò la bocca inorridita da ciò che stava dicendo il padre. Tutti i suoi muscoli, persino il cuore, tremarono di fronte a quella terribile teoria che le perforava l’anima.

“Le tue supposizioni sono campate per aria! Lui… non può sapere che io sono quel mostro! E’ totalmente impossibile!! Ho visto con i miei occhi la sua sorpresa quando Gwendolyn gliene ha parlato! E poi se avesse voluto mi avrebbe già uccisa.” Rispose con voce strozzata e incredula.

La sua mente urlava che il padre era un bugiardo, ma qualcosa nel suo cuore vacillò in preda alla paura.

“Non è molto semplice uccidere quelli come te, figliola. Magari voleva farti abbassare la guardia, farti provare amore per lui, così non avresti mai avuto la forza di ucciderlo e poi lui avrebbe fatto la sua mossa. Sono vampiri Briony, cosa ti aspettavi?”

La ragazza tornò a fissare il padre con disprezzo. Strinse forte i pugni:

“Sei un bugiardo! Io non credo neanche a una tua sola parola!”

“Perché lo difendi ancora?? Quel vampiro è veleno per te e tu lo mandi giù consapevole di morire!”

Quell’affermazione la fece trasalire e le mancò improvvisamente l’aria sufficiente per respirare. 

Il veleno Esther aveva usato le stesse identiche parole rivolte a lei, dicendo che l’amore di Elijah per lei era come un veleno che gli bruciava la vita nel sangue.

Forse avrebbe bruciato la vita a tutti e due. Forse l’uno era veleno per l’altro.

Perché ogni nuova verità risultava sconvolgente per il suo animo già deteriorato?

“Io mi fido di Elijah.” rispose duramente, guardando il padre con aria di sfida per poi dargli le spalle. Voleva sfuggire da quelle assurde teorie che non potevano essere vere. Non potevano…

Non si può fingere l’amore a quei livelli, non si può falsificare un sogno rendendolo una realtà così orribile.

“Ti stai distruggendo con le tue stessi mani e non te ne rendi conto.”

Briony si bloccò, e il suo con respiro con lei.

Di nuovo la sensazione di cadere nel vuoto più nero e profondo riapparve dentro di lei… e insieme a quell’orribile immagine anche la consapevolezza che il sangue stava bruciando, come se un veleno le si fosse iniettato con sadica lentezza,  impedendole di muoversi per scappare via.

Eppure con tutte le sue forze lo fece. Come se non sopportasse più quelle mostruose angherie, Briony se ne andò, col cuore in tempesta.

 

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Briony ritornò alla festa con la consapevolezza che tutto stava cadendo in pezzi attorno a lei; ogni cosa le sfuggiva di mano nel tentativo di riprendersela e il terreno sotto di lei stava cedendo, inghiottendola in un precipizio senza fondo.

Si sentì naufragare come un relitto malridotto che ha perso la giusta rotta e solo quando era troppo tardi si accorse di non saper nuotare. Non ce l’avrebbe mai fatta risalire da quell’abisso.

Briony si mise in un angolo ad osservare con occhi vuoti ciò che stava succedendo attorno a lei, anche se le importava ben poco. Caroline le si affiancò chiedendole se si sentiva bene visto che la sorella era pallida come un fantasma e sembrava che il corpo stesse ciondolando, ma Briony le rivolse un scarso sorriso per dire che andava tutto bene.

Doveva andare tutto bene, così pensò Briony tra sé e sé dando continuamente al padre del bugiardo e pensando che Elijah non avrebbe mai potuto fare una cosa simile.

Non a lei, non dopo ciò che aveva passato e sofferto… e anche se lui non fosse stato a conoscenza di quella maledetta verità, le sembrava insensato la sola idea che lui potesse fare del male a una bambina. Non era da lui, non combaciava col suo modo di ragionare o col suo codice d’onore che l’aveva sempre caratterizzato.

Non può averlo fatto.

La tenacia di quella convinzione però era ben poca cosa, rispetto al suo sguardo pieno di agonia e di incredulità.

All’improvviso Briony sentì una presenza al suo fianco, che fece allontanare il gelido vento attorno a lei ma si raggelò comunque, sempre di più. Come se avesse appena toccato la punta dell’iceberg dalla forma perfetta che l’avrebbe fatta affondare.

Dovette ricordarsi più volte di respirare quando sentì la voce di Elijah spegnere quel silenzio assordante:

“Ti ho vista con tuo padre.”

Briony si voltò di colpo, come se l’avesse appena frustata. Lo guardò con occhi sgranati e il respiro si fermò all’improvviso. Poteva vedere Elijah soltanto di profilo visto che guardava un punto indefinito davanti a sé, ma comunque sembrava calmo, impostato nella sua classica eleganza, come se niente lo turbasse. Era sempre lui.

Ma lo aveva mai conosciuto?

Di nuovo i dubbi fortificarono ogni cosa nel suo cervello rendendolo totalmente in brandelli, perché stava ripensando a ciò che le aveva detto suo padre. La sensazione di trovarsi vicina a qualcuno che era stato il fantasma di una cruda illusione era forte, nonostante le sue enormi aspettative di volersi fidare a tutti i costi di Elijah e definire Bill un lurido bugiardo.

Che doveva fare?

Briony deglutì il groppo disperato che aveva in gola e solo dopo vari tentativi ci riuscì.

Elijah era sempre immobile, in attesa della sua risposta e impostato nella sua perfetta calma gelida.

“Voleva solo parlarmi di una cosa.” rispose a malapena, felice di saper parlare sebbene il cuore aveva smesso di prendere voce ed era rimasto muto, in un silenzio doloroso e angosciante.

Elijah si voltò all’improvviso verso di lei: nei suoi occhi il forte desiderio di penetrarle nella mente, e dalla sua espressione seriaBriony dedusse che il vampiro aveva identificato subito la paura che lei tentava di nascondere.

“E’ per questo che sei agitata? Di cosa avete parlato?” domandò con il solito tono classico gentile, e niente in quel momento sembrò dimostrare che lui fosse il mostro che Bill aveva descritto e che lei aveva provato sulla sua pelle quando era solo una bambina.

Forse quell’illusione di paura era ciò che il padre le aveva imposto per farla mettere contro Elijah, mentre la realtà che desiderava e che ambiva rimaneva tale.

Ma nonostante tutto lei non riuscì a non mentire di fronte a quella domanda, come se un panico improvviso l’avesse assalita di fronte allo sguardo indagatore di Elijah:

 “Abbiamo parlato delle solite cose, inutile starle a ripetere.”

Briony sollevò di più lo sguardo in direzione di Elijah, e quel che vi lesse la fece rabbrividire per la potenza dei suoi occhi inquisitori che sembravano cogliere ogni sfumatura dei suoi pensieri.

Briony, dovrei preoccuparmi delle intenzioni di tuo padre?” dichiarò lui scandendo parola per parola in una melodia che non stonava per niente con la perfezione del suo sguardo, ma che comunque faceva intravedere un punta di sospetto tentatore nella voce.

I polmoni di lei rimasero di nuovo a corto di ossigeno. Era totalmente incapace di sostenere quello sguardo indagatore che apriva il suo cervello manco fosse una nocciolina, allo scopo di leggere tutti i pensieri che lei gli nascondeva.  

Elijah strinse gli occhi continuando ad osservarla.

Briony aprì la bocca in cerca d’aria e disse la prima scusa che le venne in mente: “Voleva solo scusarsi… per come mi ha trattata l’altra volta…anche se ovviamente non gli ho dato corda.” rispose cercando di apparire convincente e creando in lei una maschera di rilassatezza.

“Tutto qui? Non voleva nient’altro?” domandò ancora Elijah come se ne fosse davvero interessato.

Il viso di Briony si incupì prima di rispondere e di aver creato un’ennesima maschera di calma: “No, nient’altro.” Rispose cercando di sorridere.

Gli occhi di Elijah saettarono dentro di lei, scontrandosi con la sua maschera e cercando di inciderla con forza, ma stranamente non ci riuscirono.

Lui rimase immobile, continuando a scrutarla con lo sguardo, come se avesse la sensazione che gli stava nascondendo qualcosa, ma quella maschera era troppo forte da abbattere per potere sentire la voce del suo cuore che gridava la verità.

<< Sai tutto Elijah? Hai cercato di uccidermi quando ero una bambina indifesa? Hai sempre saputo tutto? >> domandò la voce del cuore di Briony piena di agonia, la quale si stava espandendo in tutto il corpo e lei sembrò navigarci dentro, facendosi abbattere da essa.

C’era qualcosa che non fossa rimasto macchiato nella sua vita?

E non avere risposte a quei dubbi che la laceravano, sconvolgeva tutto ciò in cui credeva, perché l’amore che provava per lui era il centro del suo mondo, rappresentava ciò che di più prezioso aveva, era la sua gioia più immensa e totale.

E nell’avere dei simili dubbi sembrava come se ogni cosa perdesse importanza. Come se non fosse realmente autentico.

Briony decise di porre fine a quell’afflizione, andandosene via. Passò accanto a Elijah e nel cammino le loro braccia si sfiorarono, provocandole brividi in tutto il corpo. Ma la loro natura le sembrava terribile, priva di calore.

Elijah si voltò per guardarla come se volesse fermarla ma il suo corpo rimase immobile dov’era, e il suo sguardo seguì la figura di Briony fino a quando non scomparve.

La ragazza intanto sentiva di continuo lo sguardo penetrante di Elijah sulla schiena e tremò involontariamente. Voleva andarsene di lì, fuggire via.

Ma certamente non sarebbe stata la soluzione al suo problema e vivere con dei simili dubbi non sarebbe stato vivere.

Però voleva davvero conoscere la risposta se fosse stata ciò che temeva? Lo avrebbe sopportato?

C’era qualcosa che una persona potrebbe fare per farti smettere di amarla? Quel pensiero e la risposta nella sua mente fu come la morte per lei… ma non una morte semplice che durava un attimo… era una morte crudele, che la torturava per un tempo infinito sfracellandole il corpo e l’anima.

 

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Elijah camminava attraverso la folla di gente con la testa in fiamme anche se lo sguardo era sempre gelido. Aveva subito intuito che qualcosa non andava e non riuscendo a coglierne il motivo gli incuteva un pericoloso sospetto.

Camminava ancora quando vide Bill Forbes passargli accanto, ma l’uomo lo ignorò totalmente come se non esistesse. Ma così non fece Elijah che lo afferrò saldamente per un braccio, obbligandolo a fermarsi di fronte a lui.

“Che cosa ha raccontato a sua figlia?” domandò senza tanti preamboli e puntandogli addosso uno sguardo temerario e diabolico, come per avvertirlo che se non voleva rispondere le cose non si sarebbero messe bene.

Bill gli sorrise in segno di sfida: "Io non ti dirò niente, sarà lei a dirtelo se lo vorrà."

Elijah affilò lo sguardo in un modo ancor più spietato, e fece un passo in avanti per ritrovarsi faccia a faccia con lui

"Forse é necessario liberarti dal peso di una testa vuota." sibilò lentamente come se fosse stato un serpente in attesa di agguantarsi contro la sua preda. I suoi occhi neri brillavano per quella minaccia ben riuscita.

Il coraggio di Bill però era arrivato quasi alle stelle, infatti per tutta risposta gli fece un bel ghigno divertito e gli mise una pacca sulla spalla come se fossero vecchi amici.

“Abbi fede. Che chi semina, raccoglie!” esclamò l’uomo sfoderando un altro ghigno divertito prima di andarsene via.

Elijah non si prese neanche la briga di girarsi perché se lo avrebbe fatto sicuramente avrebbe perso il controllo e non ne valeva la pena. Restò nella sua perfetta calma gelida per qualche secondo, in una postura elegante che lo faceva apparire una statua dall’aspetto di un Dio temibile e vendicativo.

Passati i secondi, Elijah si riscosse dalla sua immobilità e cominciò a camminare.

 

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Briony aveva cercato un riparo da quel mondo estraneo per lei in un’aula della scuola, non molto grande sicuramente da contenere tutta la sua agonia. Neanche un contenitore illimitato ce l’avrebbe fatta a sostenerne il peso.

Si levò il fermaglio che teneva in testa e i capelli le caddero lisci lungo la schiena, fornendo calore alle spalle ma che fu subito raffreddato dall’ansia e dai dubbi.

Briony si mise una mano alla bocca, tenendo l’altra mano sopra a un banco, come se non riuscisse a stare in piedi e temesse di vomitare da un momento all’altro.

All’improvviso sentì una voce ristabilirla, ma appena né intuì chi fosse il proprietario subito la forza le mancò, come se venisse soffocata da un tappeto.

Elijah era sulla porta, la mano sullo stipite e aveva un’espressione interrogativa in viso:

Briony? Che ci fai qui? La festa non è ancora finita.”  Chiese facendo alcuni passi verso di lei, tenendo la mano sinistra in tasca.

Briony si riscosse dal suo stato e si girò portandosi le mani alla tempia. “Non mi sentivo molto bene.” Sussurrò freddamente tenendo lo sguardo altrove, come se facesse fatica a guardare Elijah per dei secondi interi.

Lui fece dei passi lenti verso di lei fino a quando i loro corpi non si trovarono vicini, eppure sembrava esserci un distacco enorme fra loro, come se qualcosa di bruciante li separasse.

“Forse abbiamo ballato troppo.” constatò lui sollevando un angolo del bocca e alzando una mano per sistemarle un ciuffo scomposto che le era ricaduto sulla fronte.

Ma appena lei intuì la sua mossa si scansò subito, come se la testa avesse obbedito a una volontà propria, infatti questa si mosse nella direzione opposta alla mano di Elijah per schivarla.

A causa della sua reazione improvvisa, gli occhi di Elijah furono attraversati da un intenso bagliore… lo sguardo si serrò e il petto si alzò per un attimo, come se fosse stato appena colpito da una freccia alla schiena.

La mano di Elijah si abbassò con lentezza, quasi volesse indurre Briony a guardarlo almeno, ma lei si strinse nelle spalle e superò Elijah andando verso il centro dell’aula.

Gli stava dando le spalle ma sapeva di dover voltarsi verso di lui, perché anche solo il pensiero di avere il suo sguardo fisso sullo schiena o di non cogliere le sfumature del suo viso, la inquietava terribilmente.

Con molta lentezza decise di farlo: ma non riusciva nemmeno a guardarlo dritto negli occhi, quasi le costasse una fatica enorme.

I suoi occhi saettarono in ogni cosa, nell’aula della stanza, in alcune parti del corpo del vampiro ma mai nei suoi occhi, perché sapeva che in quel pozzo buio avrebbe trovato la risposta alla sua agonia e se questa poteva o no essere placata.

Elijah intanto continuava a fissarla con sguardo grave senza proferir parola, come se non ne avesse bisogno o non avesse intenzione di parlare; restava elegantemente fermo mentre la profondità dei suoi occhi neri sprigionava una potenza pura per obbligare quelli di Briony a sollevarsi verso di essi.

E lei finalmente lo fece, e il suo cuore traballò.

Nella sua mente il male si vestiva di bianco per nascondere il nero della sua anima, e per infondere illusioni sulla gente pur di indurre loro una trappola letale verso la fine della storia.

E all’inferno non c’era il fuoco ardente che bruciava ogni fibra del tuo essere, ma si gelava.

Briony infatti si sentì raggelare le vene mentre guardava Elijah e le sue vesti di un colore bianco così candido e puro, ma che sembrava essere soltanto una bella copertura su ciò che era veramente.

Le sembrava di vedere il fantasma di un’altra persona davanti a lei.

Chi sei tu per farmi stare così male?

“Credi che sia vero poter conoscere una persona, totalmente e indissolubilmente? E esserne poi felice?” domandò lei apatica, mentre il flusso delle loro vite caotiche si racchiudeva attorno a loro, implacabile.

Lui abbassò gli occhi, rimanendo immobile e severo: “Credo che sia un dono unico e raro. Ma talvolta la felicità non è compresa perché le due cose possono non combaciare.”

Quella teoria razionale e assorbita nel tempo poteva terribilmente essere vera. Per la prima volta Briony si sentiva sullo stesso confine del fatalismo del vampiro.

Venne un istante in cui i due si guardarono, da lontano, mentre la tensione saliva e saliva come un’orchestra inquietante che si diffonde all’interno di quella piccola stanza.

E al culmine fatidico di quella tensione, Briony combatté col groppo che aveva in gola e gli fece una domanda precisa:

“Hai mai conosciuto mia madre?”

Tutte le sfumature del viso di Elijah sparirono di colpo, inghiottendolo in qualcosa che sembrava un vuoto e un nulla illimitato. Come se ogni cosa che lo caratterizzava si fosse sbriciolato in lui, lasciando solamente vivi quegli occhi neri che ora si stavano chiudendo, come se pativano nel guardare quella ragazza davanti a sé.

“Tu lo sai..?” Il sussurrò che uscì dalle sue labbra semichiuse risuonò così flebile e leggero come quella brezza che stava ghiacciando il corpo di Briony.

Elijah girò lievemente il viso dall’altra parte mentre il busto rimaneva perfettamente immobile, come se fosse stato ghiacciato.

“No, io non so niente perché non può essere vero..” rispose lei scuotendo la testa di continuo e negando a se stessa un’ulteriore verità che le poteva fare del male.

Quando Elijah riaprì gli occhi e incrociò i suoi, Briony percepì all’interno la verità che sembrò fiondarsi su di lei come un missile che faceva a pezzi ogni cosa nella sua traiettoria.

Il nodo che provava allo stomaco si trasformò in un abisso senza fondo. Lo sguardo di Elijah la sfiorò come la carezza di una mano gelida che non le infondeva calore… ma solo un dolore invisibile e pietrificante che anticipava un dolore prossimo, ancora più lancinante.

I solchi di silenzio riempivano la stanza addensandola di tensione e di aspettava che uno di loro parlasse prima o poi per spezzare quella taciturnità con le loro voci, con le loro grida, con qualunque cosa che potesse smembrare quel silenzio divorante.

“E’ vero…” mormorò lei come se stesse parlando da sola e quelle parole furono la conferma ai suoi dubbi, che avrebbero tanto voluto rimanere tali pur di non conoscere la risposta definitiva che avrebbe segnato il cammino della sua esistenza.

Elijah si riscosse all’improvviso dalla sua immobilità, un’ombra sembrava intrappolata nei suoi occhi neri, e la fissava con insistenza mentre i suoi passi si facevano sempre più vicini così come le sue mani pronte a prenderla.

C’era qualcosa di così terribile e sconosciuto nella sua espressione che Briony si allontanò da lui prima ancora di rendersene conto. Come se le sue assurde paranoie le immettessero delle nuove immagini sfocate nella sua mente, di lui sotto forma di angelo nero che la salvava da quell’abisso in cui stava cadendo soltanto per condurla in un inferno più oscuro insieme a lui.

Briony le si mozzò il respiro per quelle immagini terrificanti e non appena sentì le mani fredde di Elijah toccarle le braccia, lei scattò infervorata quasi avesse paura che quell’immagine si avverasse.

“Lasciami.” mormorò freddamente facendo un ulteriore passo indietro e abbassando lo sguardo pur di non farsi afferrare anche da quello.

“No, non finché non parliamo.” rispose lui risoluto e determinato mentre affondava sempre di più la presa sulle sue braccia per avvicinarla e farla calmare.

Briony però scuoteva continuamente la testa, agitando freneticamente le braccia anche se la debole opposizione che compiva non poteva servire a niente, ma questo sembrò davvero infastidirlo.

“Ascoltami!” ringhiò lui alzando il tono della voce rendendolo quasi spaventoso, e le dita affondarono nella sua pelle come artigli per farla immobilizzare e obbedire al suo ordine.

Briony sgranò gli occhi impaurita, incontrando quelli glaciali di Elijah.

Quel gesto improvviso l'aveva fatta scuotere involontariamente, infatti le mani di Elijah erano affondate nella parte superiore delle sue braccia, avvicinandola di più a lui per intrappolarla nella sua morsa oscura.

Briony deglutì il groppo in gola più volte e mentre i suoi occhi tremanti si agganciavano con forza a quelli di Elijah, pensò che quello che aveva davanti non era il fantasma di un’altra persona come aveva creduto all’inizio, ma era proprio lui.

Perché il cuore non poteva sbagliare neppure in momenti strazianti come quello. Il dolore combaciava alla perfezione con l’amore che provava per lui. Erano ugualmente intensi e ugualmente distruttivi. Autentici nella loro forza devastante che sterminava ogni logica.

Era davvero lui, non poteva sbagliarsi.

Non poteva soffrire così tanto se il suo cuore non aveva smesso di essere aggrappato a quel sentimento chiamato amore.

Briony ritornò alla realtà: erano passati soltanto pochi secondi da quando lui l’aveva afferrata e obbligata a starlo a sentire.

Lei rimaneva immobile, alla sua completa mercè. Elijah serrò invece duramente lo sguardo per prepararsi a quel dolore che entro poco si sarebbe espanso anche dentro di lui.

“Te lo avrei detto.. Non è una giustificazione, so che non esiste per ciò che ho fatto.” sussurrò mestamente con gli occhi abbassati, tenendo sempre la stretta ferrea sulle sue braccia.

Briony si morse il labbro, tenendo a freno le lacrime che stavano per inondare i suoi occhi per quella scoperta che voleva a tutti i costi negare. Non l’avrebbe mai creduto capace di un gesto tanto orribile… tentare di uccidere un bambino era una scelleratezza tipica soltanto di mostri come Klaus, ma il termine mostro non aveva mai riguardato Elijah nel suo vocabolario.

Non era mai entrata quella parola orribile nel suo cuore e non aveva mai macchiato il suo amore per lui. Ma ora sembrava tutto diverso, come se quella scoperta stonasse su tutto ciò che pensava e credeva su di lui.

“Ma perché? Che cosa era successo…?” domandò lei basita tentando almeno di capirlo.

Un ultimo appiglio disperato del suo cuore che cercava di rimanere aggrappato alla sua forza, la quale stava scemando dentro di lei.

Elijah questa volta la lasciò andare, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi. L’espressione era aumentata in una durezza colpevole e sembrò non voler trovare delle giustificazioni inutili.

“Ho ucciso molti cacciatori nella mia vita, ho tolto la vita a tante persone molte delle quali avevano tradito la mia fiducia o semplicemente mi infastidivano.” mostrò un sorriso stanco e freddo, per nulla divertito. “Le uccidevo senza provare la minima compassione. E non sto mentendo.”

Briony sgranò gli occhi traumatizzata più per lo sguardo scavato e deciso di Elijah, piuttosto per le sue confessioni. Sembrava non gli importasse di nulla, che avesse deciso di dare libero sfogo alle colpe che macchiavano il suo animo senza ammorbidire il tono in cui lo diceva, per il preciso scopo di apparire ancora più feroce. O per rendersi colpevole con le sue stesse mani.

Elijah lasciò Briony, camminando a passi lenti nell’aula senza una ragione precisa... forse per darle il tempo di racimolare ciò che stava succedendo, oppure perché non sopportava di avere il suo dolore così vicino.

Ma… se mia madre non ti avesse fermato, che cosa sarebbe successo…?” domandò lei con sgomento pensando a cosa sarebbe potuto accadere, che poteva restare uccisa, che la comparsa di Elijah le aveva cambiato più volte la vita segnandola per sempre.

Soltanto allora si rese conto dell’ironia della situazione: Elijah aveva minacciato di ucciderla, di toglierle la vita, ma poi per uno strano scherzo del destino era diventato la sua voglia di vivere.

Era ritornata a vivere, come se prima di amarlo non l’avesse mai realmente fatto.

Davvero strano il destino.

Elijah però non appena sentì la sua domanda si voltò rapidamente verso di lei, quasi quelle frasi l’avessero colto di sorpresa o non se l’aspettasse. Infatti i suoi occhi vennero attraversati da un guizzo che però scomparve subito, non lasciando traccia del motivo della sua origine.

“Sono problemi che non mi sono mai posto. Io sono ciò che sono, Briony. Non traggo piacere in ciò ma è inutile negarlo.” rispose duramente non guardandola nemmeno, e accanendo le parole con più freddezza per renderle apposta insopportabili.

Briony infatti provò una fitta gelida al cuore sentendo il vuoto nella sua voce. Come se lui di sua spontanea volontà incidesse sempre di più nel tormento di lei, facendo sembrare se stesso un essere senza scrupoli che non si interessava delle conseguenze delle sue azioni, e che non combatteva la sua natura demoniaca perché non c’era speranza di farlo.

Sembrava come se lui si arrendesse a ciò che era, non lasciando nessun barlume in lei per farle credere che stesse mentendo.

E l’accurata freddezza in cui in quel momento la stava guardando la fece rabbrividire fin dentro le ossa.

Ma… come puoi dire questo..?” domandò lei angosciante e alzando di più il tono, non sopportando di guardare l’apparente freddezza dei suoi occhi perché la feriva come una lama affilata e mortale.

“Sto cercando di farti capire che non ci sono giustificazioni per ciò che ho fatto. Non è perché sono un vampiro, ma perché io sono realmente così e nessuno può combatterlo. Nemmeno tu, perché anche tu sei stata vittima della mia crudeltà.” rispose Elijah con una freddezza ben calcolata, come se aspettasse di dire quelle cose da troppo tempo ma non era mai riuscito a farlo.

Di nuovo Briony sentì l’aria strozzarsi dentro di lei per quelle parole così gelide che non facevano trasparire nessuna emozione.

Sentiva più dolorosamente che mai l’abisso che li separava e che stava di nuovo per inghiottirla, facendola cadere sempre più giù, sempre più giù.

E lui? Sarebbe caduto con lei? O sarebbe rimasto a guardare con freddezza impassibile?

Di nuovo cercò di guardare nella profondità dei suoi occhi per scorgervi qualcosa, almeno un tentennamento, almeno un'emozione che la inducesse a sperare e a non crogiolarsi da sola nel suo dolore.

Fai qualcosa. Dimostrami che non è vero ciò che stai dicendo. Pensò, mentre il suo cuore si sbriciolava nelle lacrime e gli occhi angosciati parlavano come se avessero avuto voce.

Ma lui non faceva nulla e nemmeno reagiva al suo dolore. Come se fosse una lastra di ghiaccio che feriva chiunque lo toccasse, ma non sentisse il dolore delle sue vittime.

Briony in quel momento si trovava a metà strada tra Elijah e la porta, tra la salvezza e la condanna. Ma quale fosse l’una e quale l’altra non lo sapeva nemmeno lei, e aveva paura di scoprirlo.

“E' assurdo... è tutto assurdo...” mormorò lei confusa e all’improvviso si sentì la testa girare, quasi un martello pneumatico picchiasse con violenza dentro di lei, e un senso di vertigine la sommerse. Briony si mise una mano alla tempia per calmare quel dolore improvviso e lancinante, quando le gambe improvvisamente sembrarono muoversi da sole, e andare verso la porta.

La sua salvezza, la via per respirare di nuovo e sentirsi meno male.

Briony si appoggiò alla maniglia della porta e fece dei profondi respiri per scacciare via quel mal di testa atroce, quando all’improvviso sentì una voce da dietro la schiena. Troppo vicina.

“So che ora mi detesti.”

Briony trasalì sentendo quella voce perforarle la schiena e l’anima. Percepiva lo sguardo di Elijah su di sé anche se gli dava le spalle e la mano rimaneva sulla maniglia, incapace di fare qualunque mossa.

“Quindi non ti trattengo… visto il male che ti ho arrecato e che potrei arrecarti ancora”

La sua voce sembrò trattenuta, frenata da qualcosa che sembrava agonia. Sebbene il suo corpo apparisse freddo come lo era sempre stato da secoli.

La stava lasciando andare… la liberava dal male che lui rappresentava, la escludeva dell’inferno che era la sua vita.

Tutto senza guardarla, come se nel momento che l’avesse fatto forse avrebbe tentennato o non sarebbe riuscito ad andare fino in fondo.

Ma lei voleva guardarlo. Volevo scavare dentro i suoi occhi prima di quel triste epilogo che lei non voleva e che odiava con tutto il cuore.

Non riuscì a trattenersi perché nonostante tutto il suo cuore palpitava per l’ansia di guardarlo, e mentre Briony girava il viso per incrociare quello di Elijah purtroppo ebbe un’altra vertigine e strinse gli occhi per diminuire il dolore.

Inconsapevolmente si aggrappò a una manica della giacca di Elijah per non cadere a terra, e quando lui la sorresse grazie all’altro braccio, lei allora sollevò gli occhi verso di lui, incapace di farne a meno, e subito le sue iridi nere la inghiottirono.

Le ginocchia di Briony stavano leggermente cedendo facendola apparire ancora più piccola del solito, mentre Elijah teneva lo sguardo basso in direzione del suo. E la schiena lievemente inclinata in avanti, per sostenere quella che ai suoi occhi era una piccola e fragile umana e che con quanta facilità avrebbe potuto dannarle la vita.

Briony cercò di osservarlo attraverso la nebbia delle sue continue vertigini: il viso era sempre bellissimo e temibile, con la sua anima nera messa in risalto dall’abito bianco. L’espressione gelida che sfoderava su frasi agghiaccianti.

Quando qualcosa cambiò sul viso serrato di Elijah, perché lui aveva intuito male questa volta l’origine dei pensieri di Briony e il motivo per cui si era sentita male.

Lei vide in lui un vero e proprio tormento.

Il suo tormento sembrava cadere dal suo cuore morto, atterrandole infine negli occhi verdi. E vi penetrò, lasciandola cieca.

La presa di Briony sul braccio del vampiro si fece ancora più ferrea per tollerarlo, i respiri si facevano spezzati, ma comunque continuò a guardare Elijah per un momento infinito.

Il dolore sul suo volto marmoreo era terribile. Era un dolore senza violenza e senza speranza, sull’orlo di una terribile e esplicita emozione che non sarebbe stato capace di controllare.

Lui temeva quell’emozione, l’aveva sempre fatto e non l’aveva mai fatta prevalere sul suo viso gelido.  Fino ad ora…

Capendo di essersi lasciato troppo andare, Elijah la lasciò con finta indifferenza e lei per tutta risposta traballò nel non sentirlo più vicino a .  Un senso di smarrimento si impadronì della sua anima.

Mentre lo vedeva allontanarsi sempre più da lei e i suoi passi riecheggiavano lontano, Briony obbedì a un sublime e tragico istinto.

Si limitò a seguire il cuore che qualche attimo prima sembrava morto, e ora invece le parlava come se fosse vivo e con una potenza tale da spezzare il ritmo dei battiti.

Perché davanti a lei c’era una vita che non voleva rifiutare, un futuro che attendeva e che sicuramente le avrebbe fatto male fino a morire dentro, e che l’avrebbe scalfita con violenza, ma nonostante tutto gli stava correndo incontro.

Stava andando verso la sua condanna, e follemente non le importava dei rischi che correva anche se sapeva che fossero molti.  Voleva soltanto che quelle braccia forti e letali la abbracciassero, conducendola nel loro paradiso maledetto.

Certe volte il cuore spezza ogni limite che la mente impone.

Briony camminò allora verso di lui e gli prese il braccio per farlo voltare, visto che ora le dava le spalle e sembrava essersi tramutato in una statua immobile.

Non appena Elijah sentì il suo tocco, si voltò allibito e sorpreso ma i suoi occhi saettarono subito sulla mano che gli toccava il braccio, come se gli stesse facendo male.

“Non dovresti toccarmi.” Suonò come un ammonimento.

La mano di Briony comunque restò ferma dov’era.

“Perché?”

Lui sorrise freddamente: “Lo sai il perché.”

Briony si morse nervosamente le labbra, cercando le parole giuste da dire ma non era facile come rincorrerlo e fermarlo. Lei non voleva perderlo, voleva averlo accanto a sé. Tutto qui.

Lui è l’aria che ucciderei per respirare.

Ma allo stesso tempo, era l’aria per la quale avrebbe ucciso pur di respirarla.

Quei pensieri contrastanti si unirono in una strana e agghiacciante combinazione.

Briony cercò poi di guardarlo negli occhi con convinzione, anche se tremò leggermente.

“Io non ti odio per quello che hai fatto.”

“Davvero? Forse non ti ricordi il modo in cui piangevi in preda alla disperazione.” la schernì lui con un sorriso cattivo.

“Credi che non sia rimasta sotto shock per ciò che ho scoperto? Lo ero eccome e anche ora. Voglio solo sapere perché. Cosa ti ha spinto a combattere con mia madre?”

Lui sviò lo sguardo infastidito. “L’ho fatto perché mi era tra i piedi nella mia battaglia contro Klaus. Vuoi sapere altri dettagli o vuoi che mi fermi?” mormorò questa volta puntandole alla fine uno sguardo estremamente freddo.

Gli occhi di Briony brillarono di una strana luce pensando che lui la prima volta era capitato per caso nella sua vita per non uscirne mai più.  Ancora una volta le insidie di Bill erano tutte bugie, ma tuttavia lei si diede della stupida per aver pensato che Elijah la stesse cercando per ucciderla visto che poteva sapere la verità su di lei. Era totalmente una cosa impossibile, ai limiti dell’assurdo, perché per quanto un piano possa essere diabolico non si può mandarlo avanti mentre il cuore scoppia per un amore che si stava sviluppando dentro di esso.

Il dolore per quella scoperta si attenuò un poco.

“Ti ho detto che non ti biasimo se vorrai andartene via da me… per cui vai, non ti trattengo oltre.” mormorò lui duramente, girando il viso e mettendosi di profilo.

Ma quella sua freddezza era intrisa di un odio profondo verso se stesso e che non voleva essere riversato anche su di lei.

La verità è che lui si sentiva colpevole di tutte le atrocità che le erano capitate e si sentiva in dovere di dimostrarglierlo; non importava se faceva del male a entrambi. Voleva dimostrarle che con lui o si viveva nell’oscurità, o non si viveva affatto.  

Perché quelli come lui gettano nella rovina chi sta loro accanto, era sempre stato così.

Infatti appena notò che Briony gli si stava avvicinando ancora per parlargli, girò subito lo sguardo trafiggendola.

“Smettila.” Mormorò lui fra i denti, mentre una fiamma evaporò dentro il ghiaccio dei suoi occhi.

Briony sussultò per quell’atteggiamento, ma subito si rifece sotto senza alcun timore questa volta:

“Ma io ti amo, non conta questo? Succeda quel che succeda lo farò sempre.” mormorò col cuore tra le mani ma con un leggero tremolio nella voce. Perché sapeva che lo avrebbe sempre fatto, ma era a conoscenza che degli ostacoli irremovibili avrebbero potuto porre fine a tutto questo e a impedire loro di stare insieme.

Deglutì per quella consapevolezza atroce.

“E questo è il tuo più grande errore.” rispose lui crudelmente, con occhi assolutamente glaciali.

Lei scosse la testa debolmente. “Non pensare che l’essere un vampiro cambi il mio amore per te. Conosco il tuo passato e ora che riguarda anche me, potrei anche lasciare che il disprezzo sorpassi la mia insensatezza, ma lo farei se tu avessi fatto adesso quell’azione che a dire il vero mi pare ancora assurda. Ora invece… non ci riesco, per quanto mi abbia sconvolta. Il passato è passato, e noi siamo qui. E non ho intenzione di punirti.”

A Elijah però non garbavano quelle parole perché lei non si rendeva minimamente conto del pericolo che correva.

La fissò in maniera sinistra: “Come può il perdono avere a che fare con un simile grottesco martirio? Non ti permetterò di agire solo a seconda di istintivi sentimentalismi. Credo non ti sia chiaro ciò che ti ho appena confessato.” A fine frase tutta la violenza della confessione gli apparve chiara, così chiara da esprimerla attraverso la colpa.

“Non prendermi per stupida. So io cosa sto provando. E se tu ti chiudi in te stesso e scegli la morte delle emozioni per sopravvivere meglio, ciò non vuol dire che tu debba costringere anche me a farlo. Io invece lotto per ciò che voglio, perché non lo fai anche tu?”

Elijah rimase distaccato a fulminarla, ma interiormente si poteva quasi notare come si sentisse disintegrato dentro, spogliato fino alle ossa.

"Lottare per rovinarti l’esistenza in seguito e concludere con un disprezzo reciproco. Il tuo per quello che ho fatto, e il mio perché tu hai permesso questa follia sapendo come sarebbe andata." concluse secco, mettendole in faccia la dura e inequivocabile realtà.

Briony tremò di fronte all'atteggiamento e alle parole del vampiro. Sembravano le stesse funeste che lei aveva esposto quando aveva scoperto la verità su se stessa, quando non vedeva più vie d'uscita ma solo oblio...  come se l'inferno fosse loro alle calcagna sotto ogni aspetto, la condanna pronta e micidiale come campane funebri mentre l'epilogo imminente.

E ironia della sorte era Elijah ora a volerla salvare, a definirsi un ostacolo sulla sua felicità.

Se prima aborriva il pensiero di essere veleno l'un per l'altra, adesso sembrava quasi accettarlo con tristezza apatica.

Elijah intanto rimaneva a fissarla livido, il bianco dell'abito ora lo faceva apparire uno spettro.

"Non voglio questo per te. " sussurrò infine scuotendo la testa.

Briony fece un forte sospiro per abbandonare i cattivi pensieri contrastanti:

"Te lo ripeto e ne sono convinta. Non pensare che io ti disprezzi o che voglia colpevolizzarti, lo stai già facendo tu fin troppo."

La dolce luce che si intravedeva nei suoi occhi tuttavia non era sufficiente ad allontanare la tensione dei pensieri del vampiro.

“Ma tu puoi dirmi onestamente “rimani”, dopo aver saputo un simile meschinità, dopo aver contemplato l’eventualità che il futuro potrebbe disfarsi come cenere?" chiese lui serio, non aprendosi sul suo dolore, ma riflettendo il cupismo della realtà come se già conoscesse l'esito.

Briony volenti o nolenti tentennò. Debolmente ancora scossa, con la proprio maledizione che non voleva darle scampo e le succhiava i suoi sogni, ora il buon senso riguardo all'insieme delle circostanze si ripeteva come un eco supremo e tagliente.

Forse davvero si sarebbe ridotto tutto in cenere ma in quel momento Briony non era pronta a mollare del tutto, a ritenere la loro storia drasticamente impossibile.

"Non sono ancora in grado di pensare al futuro.." mormorò abbassando lo sguardo per poi cercare altre parole di sollievo, ma Elijah glielo impedì.

"E allora non dire assurdità, non voglio nemmeno ascoltarle." proclamò gelido e cupo alzando una mano.

Briony si tappò obbligatoriamente la bocca e successivamente vide un abbattimento negli occhi di Elijah, un'ombra senza nome scendere su di lui.

Si allontanò:

"Ho bisogno di restare solo e pensare quanto gravi questo colpo sulle nostre vite e se ciò che rimane della mia coscienza potrà sopportarlo. Per piacere fallo anche tu, ho bisogno che tu lo faccia." le sue parole erano solenni e architettate. Non le aveva rivolto lo sguardo ma Briony aveva comunque sentito il peso della sua richiesta.

Elijah non voleva che scegliesse a cuor leggero, di come l’oscurità fosse nell’angolo pronta ad acchiapparli, che si rendesse pienamente conto di ciò che era successo. Lui stesso faticava a perdonarsi.

Briony si rendeva conto di cosa significasse per lui un colloquio diverso. Decise allora di assentire:

"D’accordo"

Elijah abbassò lo sguardo livido e rimase per qualche secondo immobile, a meditare, per poi girarsi e andarsene, nella solitudine della colpa.

E quando Briony comprese la concretezza del suo allontanamento, il terrore si diffuse sul suo volto pallido. Si riscosse dallo stordimento. Lui era andato via, lei non poteva rimanere.

Istintivamente si gettò fuori dall'aula cercando la figura di Elijah. Lo trovò nel corridoio, solitario e impeccabile, l’oscurità prendeva forma attorno a lui; se ne stava andando verso l'uscita ma in realtà senza meta.

Briony si immobilizzò a guardarlo, sapendo che doveva lasciargli il suo spazio e concedergli la pace con se stesso, se mai fosse stato possibile. Così lo lasciò andare, sviando da lui lo sguardo e intrecciò le mani, sospirando tra i denti. Pensò allo stesso tempo cosa era giusto fare, se doveva sul serio riflettere sulla condanna che persisteva attorno alle loro vite e se non fosse davvero saggio allontanarsi prima di rovinare il bello che li aveva uniti. Poteva l’intensità del suo amore giustificare quello che forse anime oneste avrebbe giudicato una follia malsana e sbagliata?

Doveva essere sollevante mollare la spugna in una situazione disastrosa, ma Briony si sentì svuotata mentre ritornava in aula.

Si mise sopra un banco, a testa china mentre il suo tormento silenzioso era come un velo su di essa.

Non seppe quanto tempo passò ma sentì una specie di botto che rimbombò nell’aula. Briony aveva alzato lo sguardo per vedere se fosse Elijah ma era quel pazzo di Kol. E non era un bello spettacolo: le sue braccia cingevano le spalle di due ragazze che gli si strusciavano addosso senza alcun pudore; la cravatta di Kol era tutta malmessa, la camicia sbottonata e persino i pantaloni stavano cadendo sotto i fianchi. I capelli erano tutti spettinati come se avessero appena lottato.

“Maledizione ma non c’è neanche un’aula libera in questo schifo di scuola??” sbottò Kol all’improvviso imprecando tra sé e sé, mentre Briony lo guardava apatica e indifferente.

Mentre Kol lanciava un’altra imprecazione e se ne andò portandosi dietro le due ragazze, Briony tornò ad abbassare la testa pesante dai suoi fardelli.

Sembravi non averci fatto proprio caso al vampiro, come se si fosse dimenticata di esistere.

E nel frattempo al di fuori della scuola la festa andava avanti, radiosa e frizzante, ingoiando la felicità che poco prima lei e Elijah avevano avuto.

 

 

 

Aveva riflettuto, eccome e tanto, ma c'era ben poco da riflettere. La sua vita senza Elijah sarebbe caduta come una foglia per poi perdersi come pioggia. Non c'era alternativa, se non combattere come aveva già prestabilito per non perdere ciò che amava e conquistare la tanta agognata felicità a modo suo.

Non poteva, e nemmeno la più agognante scoperta poteva farla desistere dal suo intento di migliorare le cose, di conservare ciò che desiderava veramente con tutto il cuore. Anche se davvero stava andando dritto, tra le braccia, della sua condanna.  Ma chi può giudicare un desiderio tanto passionale, tanto intenso da non apparire umano?

Sembrava esserci una sola via di scampo alla sua anima tormentata, e già entrambe le loro vite erano state maltrattate… c’era un limite alla sua capacità di rinuncia.

Ora si trovava a villa Mikaelson dopo la festa, si era inoltrata facilmente in casa perché non c'era nessuno. La camera da letto di Elijah era sempre la stessa, ma al buio le dava una sensazione di malinconia.

Sapeva che il vampiro avrebbe pazientato finchè la violenza del dolore si fosse esaurita e l’amarezza ridotta. Si sarebbe divorato dal pensare, a cercare la soluzione più giusta e se acquietare il rimorso o portarlo per sempre.

Ad un tratto, Briony sentì dei passi per le scale e tremò per la paura di non saper convincere Elijah a scacciare i fantasmi del passato e affrontare tutto insieme per lasciarselo alle spalle.

Il vampiro entrò nella stanza  a passi lenti ma non si immobilizzò nel vederla, anzi andò avanti a camminare a sguardo alto, come se la presenza di Briony non costasse alcuna differenza per lui.

Lei era sopra il letto, indossava ancora lo stesso vestito della festa e lo guardava con la speranza tenace e ostinata che anche lui la guardasse e mettesse fine a quel supplizio una volta per tutte.

Elijah intanto si era tolto il papillon con fare distratto ma decise di non spogliarsi della giacca come se non fosse il caso appropriato in quel momento. La stanza era in penombra, la luce non era accesa, solo quella della luna faceva lume attraverso gli infissi della finestra.

Briony sentì Elijah venire verso di lei ma non avvicinarsi, il suo sguardo sembrava sfiorarla ma non guardarla veramente, come se fosse immerso in più profondi pensieri.

Era puramente meccanico il mantenimento dell’espressione di calma all’interno del suo volto.

“Sei sempre così ostinata e caparbia, Briony Forbes.” Disse lui ad un tratto, la sua voce che si faceva largo nell’oscurità quasi avesse vita propria, fredda e seria.

La ragazza decise di non prenderla come un ammonimento e gli sorrise per scioglierlo:

“Forse è per questo che siamo perfettamente in simbiosi. Tu compensi me, io compenso te.”

Il contegno di Elijah però era rimasto calmo e freddo, la bocca serrata indicava la forza di autocontrollo.

“Non mi sembra il momento per fare ironie Briony.”

La ragazza ridivenne seria, fissandolo triste e malinconica. A volte invece le loro direttive erano davvero inconciliabili.

Nelle remote profondità della sua indole, così gentile e galante, in Elijah giaceva nascosto un deposito di rigida logica, come un freddo metallo in un terreno rigoglioso che piegava tutto ciò che tentava di attraversarlo. Ecco come lei certe volte si sentiva a volerlo attraversare: bloccata proprio da lui; i loro possibili momenti di pace in standby.

Elijah poi rivoltò lo sguardo, andando verso un comodino e passandoci indifferente le dita:

“Quello che ho fatto è imperdonabile, non so come nemmeno come tu faccia a guardarmi senza provare orrore.” Affermò lui duro con se stesso. Il suo volto era come avvizzito, concentrato sul passato.

Briony lo guardò con triste nostalgia:

“Ti prego vieni qui.” Lo pregò tastando il letto.

Non intuì subito se lui avrebbe acconsentito, rimase per parecchi secondi a guardare le sue spalle, ma poi per sua fortuna Elijah fece dei passi per giungere da lei, fermandosi proprio davanti. Così riusciva un po’ meglio a intravedere i lineamenti del suo volto, perfetti nella loro gelida infrangibilità.

Schiuse le labbra per parlare ma lui la bloccò:

“Non parlare, già intuisco che il tuo pensiero folle non è cambiato. Ma sul serio c’hai riflettuto senza interferenze personali?” La fronte aggrottata, il tono sempre lo stesso.

Briony sospirò, lasciandogli intendere chissà cosa.

“Se hai paura di offendermi non dovresti averla.” Affermò lui allargando un angolo della bocca in un sorriso sinistro, come di quelli che appartengono all’inferno.

Quel sistema di lanciare elaborati sarcasmi, Briony lo conosceva bene e decise finalmente di andare nel fulcro della questione:

“Infatti dovrei. Come ti azzardi a scegliere al posto mio? A pensare di sapere come mi sento? E soprattutto…

“Le tue fustigazioni non sono appropriate al momento.” Replicò lui distaccato incrociando le braccia al petto.

Briony si infervorò per il perenne atteggiamento altezzoso dell’Originario che esponeva pure in quel momento, e così digrignò fra i denti.

“Dio..” imprecò sbattendo le mani sopra il letto.

Ma l’impeto di collera se ne andò come era venuto, nel momento esatto in cui Briony sentì la mano gelida di Elijah sfiorarle la guancia sinistra. Il respiro le si spezzò tra le labbra inconsapevolmente, il cuore battè impazzito per l’emozione di cui era preda. Sembrava non essersi nemmeno accorta come fosse successo e perché, rimaneva soltanto in balia delle emozioni scatenanti che stava vivendo.

Debolmente riuscì a alzare gli occhi su Elijah, che ora la osservava in maniera profonda e inquisitoria. Erano più vicini, la sua mano le sfiorava delicata la guancia come una consacrazione.

Sul serio Briony. Che cosa senti? Che cosa veramente senti?” la provocò lui come in un test. “Perché io sinceramente nulla di piacevole.”

Briony allora strinse le labbra. Avrebbe risposto tutto il contrario lei: sentiva brividi in tutto il corpo e forse davvero la paura provata in precedenza li stava aumentando nella loro potenza, facendola quasi diventare dipendente come una drogata. Ma davvero avrebbe voluto che non si fermasse mai; anche se poteva essere all’inferno non ci vedeva nulla di sbagliato né di orribile.

“Ti faccio schifo ora?” ribattè fra i denti offesa.

Lui sorrise appena:

“Non metterla su questo piano. Sai che non sarà mai così. Il problema non sei tu, anche se i tuoi atteggiamenti sono assurdamente insensati e mi sento in dovere di farti riflettere.”

Briony allora sospirò, chiudendo gli occhi. Lui stava facendo i conti con la sua di verità, ingigantendo ancor di più la colpa platealmente davanti a lei, senza sfiorare le corde in propria difesa. Ma se fosse venuta a galla la verità che riguardava lei… la situazione sarebbe esplosa del tutto? Si sarebbe capovolta la situazione, come dei margini invertiti, e le sensazioni d’orrore e tradimento avrebbero primeggiato sulle altre? Probabilmente sì.

In quel momento se si fosse confessato tutto, come potevano entrambi destreggiare il terribile cambiamento che avrebbe prodotto quella verità nella loro vita, nei loro mondi?

Briony non voleva neanche pensarci. Poteva sentirsi meschina nel vederlo così quando nemmeno lei era senza macchie, ma doveva davvero risolvere un problema per volta. Altrimenti niente l’avrebbe più salvata.

Scelse il silenzio che altrimenti avrebbe previsto il male; scelse di pensare a lui e a rimuovere la sua di colpa; scelse di andare avanti e di guardare oltre; scelse il presente e ciò in cui poteva ancora sperare.

Una vocina interiore le sussurrava che sceglieva l’autoconservazione all’onestà mentre faceva segno al vampiro di sedersi al suo fianco, ma davvero quel problema doveva nascondersi in un angolo remoto quella notte.

Elijah finalmente si era seduto con movimenti lenti accanto a lei, guardandola come se ci vedesse il mondo. La profondità dei suoi occhi neri la indusse a essere umanamente sincera, sperando davvero che avrebbe alleviato il peso del fardello che Elijah portava.

“Non ti odio, non per ingenuità o stupidità, ma perché ti conosco. Qualsiasi disgrazia dovesse accadere, qualsiasi cambiamento, tu rimani sempre tu.  Anche ora che ho scoperto la verità che dovrebbe farmi scappare via, vedo che tu sei proprio tu. E non chiedo altro.”

Elijah sbattè perplesso le palpebre, come se non se lo aspettasse. La guardava come se le chiedesse se fosse sicura, se parlasse sul serio, se non fosse impazzita.

Lei sapeva che non sarebbe stato facile, perché il pensiero che per Elijah contava più di tutti era il proprio, poche cose potevano distorcerlo. Come quando Rebekah gli aveva detto, per confortarlo, che nessuno dei vampiri di Mystical falls era migliore di loro, che lui agiva solo per il bene della sua famiglia. Ma lui, sordo al perdono, si era condannato: “Nostra madre ci ha trasformato in vampiri. Non ci ha trasformato in mostri, quello siamo stati noi a farlo.”

Briony, chissà perché, pensava che l’espressione di Elijah in quel momento combaciasse con quella volta. Forse più parlava bene di lui, più lui sentiva i denti ferrei della colpa chiudersi attorno al suo animo.

“Parli sempre col cuore, Briony Forbes, quell’ostinato e infausto muscolo. Mai con la mente. Quando imparerai..?” la ammonì lui alla fine con un sorriso nato solo per la circostanza.

“E tu invece?”

Sentendosi colpito, lui sospirò e si alzò, dandole le spalle:

“La mia opinione di me stesso proviene da entrambi i fronti se vuoi saperlo.” La rimbeccò lui gelido, rivolgendole metà sguardo.

Briony allora sussultò. Conosceva la testardaggine del suo onore, quanto volesse seguirlo il più possibile per sentirsi meno mostro e salvaguardare almeno la sua maschera di civiltà, e ciò stava portando di conseguenza una condanna mortale nella parte del suo cuore onesto.

Quella coerenza era veramente troppo crudele.

Lei allora si alzò, sicura e determinata:

Ma se io non ti odio perché tu ti affliggi? Ah Elijah, questo tuo codice d’onore. Ma ne varrà davvero la pena rispettarlo? Ti reca più danno che altro.“

Lui si voltò fulmineamente, ghiacciandola:

“Non parlare così. L’onore è tutto ciò di umano che mi rimane.”

Briony si limitò a guardarlo, ispezionando la sua statuaria figura, come il suo completo bianco gli donasse perché non era un essere della notte come gli altri. Ritornò a guardare il volto dell’uomo per il quale lei respirava:

“Ma non è tutto e il più importante. Molti dei nostri limiti che ci imponiamo sono sopravvalutati, solo una fiacca proibizione.” Gli mormorò toccandogli delicata il viso. Sorrise amaramente dentro di sé ripensando al periodo in cui gli aveva affibbiato un’etichetta e non sentiva il bisogno di conoscerlo veramente. Ormai ciò che riguardava lei, riguardava anche lui. Sia nella luce che nell’ombra. Faceva parte di ogni suo progetto, parola, abitudine, pensiero.

“Ciò che ora ci ferisce soltanto, poi ci torturerebbe se molliamo e cediamo... Se invece andiamo avanti, riusciremo a ottenere ciò che vogliamo veramente. Nessun ripensamento.”

Elijah la guardò da sotto le palpebre, pensieroso e immobile.

“Non permettere che questo castigo diventi più pesante di quanto io sia in grado di sopportare…” sussurrò di nuovo, facendogli capire come si sentiva.

La sua mano continuava a sfiorargli il viso, la tensione albergò nella stanza per parecchi secondi. Quando ad un tratto Elijah socchiuse gli occhi.

Briony..” fu il suo bisbiglio nelle tenebre.

Improvvisamente l’afferrò per le braccia con forza e la spinse contro il muro dietro di lui, mettendola di fronte a sé alla sua completa mercè. Un gesto privo di rudezza o violenza, ma pieno di una determinazione che la spinse a non contrattaccare.

Lei sentiva il freddo della parete ghiacciarle la schiena e rabbrividì, restando comunque immobile. Il respiro era fermo e il cuore gonfio di attesa per ciò che lui intendeva fare.

Il lampo malefico che apparve nei suoi occhi neri fu troppo terrificante. Briony pensò che non era consigliabile stare così attaccati e per se stessa niente vie di fuga, anche se Elijah non le ispirava una sorta di timore personale. Poteva avere un pugnale in mano, e la fiducia che aveva nella sua protezione sarebbe stata appena turbata.

Ma emotivamente era davvero così quando Elijah le rivolse anche un sorriso per nulla raccomandabile?

“Mi fai troppo migliore di come sono. Non correrei il rischio se fossi in te.” Le bisbigliò provocatorio.

Briony non permise alla paura di morderla, per cui chiuse gli occhi per riprendere il controllo:

“Decido io per me.”

Non lo vide ma lo sentì comunque avvicinarsi maggiormente. Sentì un brivido attraversarle gelido la colonna vertebrale, e il viso andare a fuoco a contatto col respiro del vampiro.

“Ah sì. Come fanno tutti e poi se ne pentono.”

La minaccia le arrivò dritta come una freccia e Briony sussultò inavvertitamente. Sembravano la preda e il predatore, racchiusi in un cerchio di oscurità penetrante. Erano come il lato oscuro della luna.

Elijah continuò con voce malevolmente ipnotica:

“Altre persone, innocenti, che provavano amore, hanno patito questo destino e l’ho sopportato per mia mano. Tu vorresti riproporre l’esempio? Mia cara rabbrividiresti al pensiero.”

Sapeva che lo faceva apposta ma Briony si ritrovò comunque all’interno del suo gioco mentale, e nella mente vennero rispecchiate immagini sfuocate di donne nel passato che avevano compiuto l’errore di provare amore per uno come lui e avevano pagato caro quel prezzo. Se voleva allontanarla per il suo bene, Elijah stava usando proprio la tecnica migliore.

Briony volle combatterlo, sfidarlo ma riuscì soltanto ad aggrapparsi al colletto della sua giacca con respiro affrettato. Elijah la teneva ancora intrappolata al muro.

“Ti prego...”

Sembrava come se stessero facendo l’amore, perché le emozioni spaventosamente forti che riecheggiavano nell’aria e nei loro corpi non riguardavano proprio un atto efferato. Quella scenografia sembrava anzi seducente. Assurdamente e terribilmente seducente.

Lei desiderava che si fermasse con quelle parole, desiderava averlo con sé in ogni modo; e lui nonostante i suoi intenti razionali continuava a desiderarla accanto contro ogni raziocinio.

Poi non ci fu più niente, come se quella recita fosse inutile. Briony sentì Elijah liberarla, il suo petto non la premeva più e ritornò così a respirare normalmente. L’Originario la guardava scrupolosamente serio. Qualcosa di indecifrabile albergava nei suoi occhi.

“Non scommetterei mai contro di te, Briony Forbes.”

La ragazza, ancora intontita, non capì il senso di quelle parole ma d’impulso riconobbe che il suo ascendente era più forte di quanto immaginasse, tanto da colpire la più gelida razionalità, o almeno scheggiarla.

“Dunque?” mormorò con un fil di voce, non osando guardarlo negli occhi.

“Dunque.” Rispose lui, rimanendo però a meditare nei propri pensieri lontani. Fece un sorriso spento mentre si avvicinava, questa volta senza intenzione di incuterle timore. Intuendolo Briony si scansò un poco come per dirgli che non voleva più ripetere una cosa simile e poi rimase immobile, per scelta alla sua completa mercè.

I loro occhi si legarono, senza costrizioni e in modo naturale. Briony si sentiva nuda di fronte al suo sguardo, come se i suoi occhi neri riuscissero a spogliarla di tutte le sue incertezze senza dover toglierle i vestiti.

“Hai idea di come la mia vita sia cambiata da quando ci sei tu? Non parlo della volta in cui mi hai salvato nella cantina dei Salvatore, parlo di molto prima.” cominciò lui a parlare stringendo gli occhi accuratamente, mentre quelle iridi nere sembravano perforarle la pelle del viso.

“Hai riacceso qualcosa che non doveva più esistere dentro di me, che doveva essere morto. E appena l’ho avvertito ti ho odiato.”  Mormorò con una punta di durezza e glacialità che la fece trasalire.

Lui scosse poi lievemente la testa:

“Perché non dovevi farlo; nessuno deve riaccendere una fiamma che deve restare spenta in un corpo morto. Sarebbe come sconvolgere l’ordine naturale delle cose, e distruggere ciò che noi vampiri facciamo di noi stessi.” Altra durezza accompagnata nella sua bellissima voce. Scandiva bene ogni parola per farle capire cosa gli aveva fatto, per colpevolizzarla di avergli fatto provare qualcosa che non voleva più provare, e per ammonirla con più severità al fine di farle pentire di aver causato tutto ciò.

“E tu l’hai fatto con me.” Rispose lui dopo un attimo di incertezza, mentre i suoi occhi rimanevano avvinghiati dentro quelli di Briony, che rimaneva muta e lo faceva continuare restando ammaliata ad ogni sua parola. Anche se il fatto che lui la facesse sentire colpevole per qualcosa che non avrebbe dovuto fare, la ferì.

“Mi hai fatto percepire qualcosa dentro il petto che non aveva il diritto di esserci.. non dopo la vita che ho condotto, non dopo aver chiuso tutti gli spiragli della mia umanità per vivere una vita in cui i sentimenti nuocciono solo e non servono a niente, solo a fare del male.”

Per lui questi non erano una necessità all’interno della sua nuova vita, ne aveva fatto volentieri a meno perché gli erano costati caro con Katerina e Tatia. Gli avevano fatto perdere tutto e si era promesso di non crederci più...

Ad un tratto le mani di Elijah la presero per le braccia, ma delicate, scivolando lungo i suoi gomiti. Briony lo lasciò fare.

“Sai perché ti ho combattuta all’inizio? Perché volevo a tutti i costi che tu non facessi parte della mia vita? Perché appena ho percepito che stavo provando qualcosa” sibilò l’ultima parola con glacialità, come se non sopportasse dire quella parola o gli faceva male.  

“Quei sentimenti hanno provocato delle ustioni…soprattutto  qui…” mormorò poi con voce più vellutata e carezzevole, mentre prendeva la mano di Briony e la conduceva in un punto del suo petto dove ci doveva essere un muscolo ormai morto.

Quando Briony toccò quel punto, la sua mano tremò ma restò salda perché la mano di Elijah la inchiodò lì. Lui abbassò lo sguardo come per guardare meglio quelle mani intrecciate.

“Quel cuore divenuto ormai un posto troppo freddo e troppo gelido, dove da tempo non c’era più calore, dove da tempo non c’era niente che lo illuminava, e non c’era nulla pronto a renderlo vivo.”  Il suo ormai era diventato un sussurro flebile, mentre continuava a tenere lo sguardo basso sulle loro mani e un ciuffo di capelli gli cadeva elegantemente sulla fronte.

Briony lo guardò con occhi pieni di dolcezza e la sua mano cercò di rimanere il più aggrappata possibile al suo petto.

In quel momento capì perfettamente cosa Elijah voleva dirle nonostante la preoccupazione iniziale.

Poiché lui era stato quasi costretto a ripararsi da quei sentimenti troppo abbaglianti e dalla loro luce che sembrava bruciargli la pelle e il cuore gelido, come se non indossasse nessuna pietra magica pronta a proteggerlo dal sole. Perché contrastava troppo l’oscurità in cui viveva da secoli e le sue convinzioni di vita. E perché c’era un prezzo troppo caro da pagare, per entrambe le parti, e lui moralmente non poteva permetterlo… soprattutto per coloro che amava.

Elijah ad un tratto abbassò le loro mani e guardò altrove.

“Ma non dovevi farlo… doveva rimanere tutto com’era, sarebbe stato molto più semplice così.” Disse diventando a un certo punto freddo.

Già, nella vita ci auguriamo sempre di non soffrire e che il male che capita agli altri non capiti anche a noi.

Ma appena amiamo, soffriamo.  Era una così brutta assonanza che a solo cantarla avrebbe subito fatto indietreggiare coloro che avevano voglia di amare.

Eppure, come già lei aveva detto una volta a lui: “Rischiare fa rinascere laddove non farlo ti svuota.”

Briony gli si avvicinò prendendogli il viso tra le mani per farlo voltare verso di lei, e lui stranamente la lasciò fare.

Ad un tratto le si fece strada un pensiero che spazzò via tutti gli altri. E che le riempì il cuore.

“Non è stata mia madre a salvarmi, non è vero?” domandò lei con certezza.

Lui per un attimo aggrottò la fronte e trasalì, come se non capisse il senso della domanda, sebbene aveva già capito.

“Tu ti sei fermato in tempo.” rispose lei convintissima delle sue parole.

Lui però scosse la testa, con un sorriso sprezzante. “Briony…

Assumendo di nuovo uno sguardo duro, lui le fece abbassare le mani dal viso. “Non devi trovare delle giustificazioni per ciò che stavo per fare o crearti delle false illusioni su ciò che sono. Io ti posso offrire soltanto Oscurità, non la luce che meriti.”

Lei ricambiò lo sguardo con decisione, segno che non le importava.

Se lui era destinato a restare nell’oscurità, allora anche lei sarebbe rimasta nell’oscurità con lui.

Era come se Elijah fosse una droga che doveva assolutamente prendere per vivere..

Briony si lasciò guidare dai suoi antichi e reali desideri, incurante del mondo esterno, e gli si avvicinò sempre di più mentre lui abbassò lo sguardo sulle sue labbra. Dopo qualche secondo di titubanza, Briony lo baciò schiudendo subito le labbra per assaporare il respiro di Elijah e farlo suo.  E finalmente ritornò a respirare.

Elijah schivò prontamente il viso all’indietro per allontanarsi. “Smettila.” ripetè ancora a denti stretti, mostrandosi fintamente freddo.

Lei gli sorrise noncurante, allacciandogli le braccia dietro la nuca “E perché?” gli sussurrò tornando a baciarlo, nonostante l’opposizione iniziale del vampiro.

Gli si strinse di più per non lasciarlo andare, mentre Elijah sembrò di nuovo scostarsi da lei e infatti le mise una mano sulla guancia per far scansare i loro visi.

Ma ad un tratto il suo corpo non fu più rigido come prima, il cuore venne allentato dalla colpa che lo aveva stretto; la sua presa sulla guancia di Briony si rafforzò, come se volesse approfondire il bacio piuttosto che annullarlo. Scelse e si chinò di più verso di lei, avvicinando i loro visi, mentre l’altra mano le abbracciò la schiena per farla scontrare col suo solido corpo, con un rispetto simile da chiederle il permesso.

Briony gli rispose spingendolo prontamente contro il letto e i due si sedettero l’uno accanto l’altra, con lui che le cingeva le spalle e lei che gli si aggrappava senza timori, mentre le gambe erano raccolte contro il bacino di lui.

Erano così stretti in maniera perfetta e indivisibile che se fossero caduti da un dirupo si sarebbero sfracellati, e lo sfracellarsi insieme era più una sensazione di piacere che di terrore.

Continuarono a baciarsi, profondamente e senza bisogno di fare altro, perché ciò che bramavano ora era un semplice contatto per ritornare insieme come una cosa sola. Il cuore dell’umana batteva impazzito come se stesse funzionando per entrambi.

Dopo averla baciata, Elijah sospirò profondamente come se avesse raggiunto uno scopo lungamente desiderato. Rimasero vicini, intimamente vicini come forse mai erano stati. Briony si sentiva leggiadra tra le sue braccia, libera senza più pesi. Non avrebbe permesso che qualcosa rovinasse quel momento di assoluta alchimia.

Alzò la mano per toccargli adorata il volto e si chinò piano per assaporare il respiro di Elijah come se fosse l’aria di cui abbisognava, e sembrò che fino ad allora non avesse mai realmente respirato.

Sentì il respiro di quell’angelo bianco dalle ali nere fluirle nei polmoni e arrivare fino al cuore, fortificandolo e inebriandolo come se fosse stato un dolce veleno che invece di uccidere, curava a sua maniera. Tra un bacio e l’altro, delicati e flebili come ali di un corvo, la luce della luna si rifletteva sui loro volti, sui loro cuori gonfi di quel sentimento assoluto che tornava a unirli di nuovo.

Briony sentiva freddo a causa del vestito leggero non appropriato alla stagione, ma allo stesso tempo un fuoco esplodeva dentro il petto come una fiammata.

Elijah arrivò a cingerle i fianchi, quando all’improvviso sentirono una specie di botto che rimbombò nella stanza. Briony sobbalzò spaventata mentre Elijah si alzò repentino, voltandosi verso la porta dove era appena entrato qualcuno.

Era quel pazzo di Kol, di nuovo. L’aspetto era trasandato come e forse di più di quando Briony lo aveva visto a scuola. Doveva aver fatto baldoria e forse non era finita.

Ops. Nella follia del momento credo di aver sbagliato stanza. Perdono fratello!” affermò col suo solito sorrisetto da canaglia; Elijah teneva gli occhi stretti in due fessure mentre le guance di Briony si tinsero di un rosso pomodoro mentre si alzava piano.

Kol se ne andò canticchiando, non prima di aver alzato la mano in un gesto trionfale.

“Tornate pure a quello che stavate facendo!” gridò sghignazzando mentre se ne andava.

Dopo essere rimasti soli, Briony scoppiò a ridere portandosi le mani in viso per la vergogna, e stranamente anche Elijah rise con lo sguardo verso la porta dove era appena uscito Kol.

“Dovrò ricordarmi di fare un discorsetto a mio fratello domani.” disse sfoderando un sorriso sghembo.

Briony si unì alla risata, poi tornarono a guardarsi senza più ridere questa volta.

Però Briony sentì che non c’era più nulla da dire e che l’agonia stava lentamente scemando, sebbene i rischi fossero ancora alti.

Ma di nuovo non le importò.

Gli si avvicinò e mise la testa sotto la sua spalla, inspirando il suo profumo. Lui rimase immobile come una perfetta statua.

“Non te l’ho ancora detto, ma il bianco ti dona” sussurrò lei sulla sua giacca.

Sentì Elijah sorriderle sui capelli mentre li accarezzava con la mano. Era più rilassato e non la stava mandando via. Né l’avrebbe fatto.

“Il bianco è un colore puro, Briony. Direi che sta molto meglio a te.”

Lei si strinse di più a lui, abbracciandogli la schiena e al tempo stesso scuoteva la testa. Il bianco aveva tante sfaccettature, poteva essere puro e candido apparentemente, però bastava un nulla per colorarlo di nero.

Ma si ama una persona talvolta a dispetto di ciò che si è. Talvolta anche a causa di ciò che si è.

Forse era quello il male supremo… che due persone come loro, nonostante la loro natura dannata, erano giunte persino ad amarsi.

Ma quel male non poteva arrecare alcun danno quella notte.

Rilassata dal cullare dell’ombra nella notte, Briony mise una mano sul suo petto e sussultò dalla sorpresa. Quel gesto svelò che aveva appena sentito un suono… non la voce di una corda vocale, ma quella del cuore di Elijah... che le sembrava battesse sotto il suo tocco.

 

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Ylenia ritornò nel suo appartamento in fretta e furia. I vestiti erano ancora sporchi di sangue ma non le importava in quel momento. Si guardò subito allo specchio come se aspettasse di trovare chissà cosa, e infatti vi trovò qualcosa. Come una traccia che solcava il viso rendendolo più avvizzito e attempato, quasi fosse invecchiata all’improvviso.

Ylenia sospirò rumorosamente e prese dal cassetto il Libro Bianco dopo aver esclamato la magia che lo rendeva visibile ai suoi occhi. Sfogliò qualche pagina in fretta e furia e avendo trovato ciò che cercava, mormorò tra sé e sé alcune parole incomprensibili.

Dopo qualche minuto, il viso ritornò bellissimo come qualche ora prima, senza più nessun segno che lo rendesse avvizzito. Sembrava una bellissima e matura trentenne, agli occhi degli altri.

Ylenia sospirò un’altra volta forse per la fatica dell’incantesimo appena fatto, quando i suoi occhi saettarono su una pergamena che era fuoriuscita dal libro mentre lo aveva sfogliato. Era lo stesso foglio che aveva preso tra le mani qualche giorno prima e lo rilesse un’altra volta con scrupolosità, anche se sapeva le scritte a memoria.

Le parole erano incomprensibili ma comunque nella sua testa vennero tradotte:

“Il corso degli eventi non si può cambiare.. al massimo lo si può deviare verso un destino peggiore”

Ylenia dopo aver letto quelle frasi a dir poco nefaste, rimise la strana pergamena nel libro e lo richiuse in un silenzio tombale nel cassetto.

E dopo essersi guardata di nuovo allo specchio, si domandò in quale guaio si fosse andata a cacciare.

 

Fine capitolo!!

Perdonate i miei bla bla a dir poco mielosi! Certe volte mi sconvolgo da sola Ahah spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Ah la frase "ma quale fosse l'una e quale l'altra non lo sapeva nemmeno lei" é un aforisma de "la coscienza di Zeno" e non so neanche se grammaticalmente sia corretto visto che é un libro vecchio..

"Lui é l'aria che ucciderei per respirare" proviene da una canzone che si chiama "Breathe again"

Mentre il titolo é il verso di una canzone "Cosmic love" e ho preso parecchi spunti dal testo!! :-):-) Vi consiglio di ascoltarla, a me piace molto!

 

Questo é il vestito di Ylenia

http://it.images.search.yahoo.com/images/view;_ylt=A0PDodpHncdPjEEAaAIdDQx.;_ylu=X3oDMTBlMTQ4cGxyBHNlYwNzcgRzbGsDaW1n?back=http%3A%2F%2Fit.images.search.yahoo.com%2Fsearch%2Fimages%3Fp%3Dabito%2Banni%2B20%26ei%3DUTF-8%26fr%3Dyfp-t-709%26tab%3Dorganic%26ri%3D7&w=600&h=800&imgurl=www.incabagiochi.it%2Fopen2b%2Fvar%2Fcatalog%2Fimages%2F1401%2F0-c1feb35d-800.jpg&rurl=http%3A%2F%2Fwww.incabagiochi.it%2Fproduct%2F1401%2FCOSTUME-ANNI-20%27ROSA-TG.S.html&size=36.1+KB&name=COSTUME+ANNI+20%26%2339%3BROSA+TG.S&p=abito+anni+20&oid=e6eb8358b16332334b30932ce121840c&fr2&fr=yfp-t-709&tt=COSTUME%2BANNI%2B20%2526%252339%253BROSA%2BTG.S&b=0&ni=84&no=7&tab=organic&ts&sigr=1264ug1vf&sigb=13642qb3g&sigi=125qad6or&.crumb=OkAIPyh6vAv

 

Questa é la sua povera fascia XD: 

http://static.pourfemme.it/pfbellezza/fotogallery/625X0/27329/fasce-capelli-per-la-primavera-2012.jpg

Mentre questa è Agnes: http://i47.tinypic.com/rw1dut.jpg

So che avete dubbi sul suo personaggio ma verranno presto risolti visto che nel prossimo capitolo ci saranno i flashback di Ylenia!! Yeeee (per la gioia di Ariel winchester!! Muahah)

Vi avverto che il capitolo sarà lunghissimo! Per vostra sfortuna!! XD

 

Grazie a tutti quelli che recensiscono e che amano la mia storia! :-):-) un bacione!!

 

   
 
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