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Autore: northernlight    07/06/2012    1 recensioni
Alla sensazione di avere più di 50.000 persone lì solo per sentirti suonare, per cantare e perdere la voce sulle canzoni che tu hai composto, assieme ai tuoi amici di sempre.
I tuoi migliori amici.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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II.

Oh, Chloe...
Per un istante gli balenarono davanti i suoi occhi, profondi, dolci e rassicuranti. Quanto avrebbe voluto averla lì, in quella stanza, per avere solo un paio d’ore tutte per loro, per ridere e stare insieme. Jonny chiuse gli occhi e ripensò al loro primo incontro. Era successo molti anni prima, in un tiepido e poco soleggiato venerdì di metà maggio, nel 2004. Erano reduci dai loro primi due album, da una serie di festival che li aveva portati in giro per il mondo. Era il weekend e, come avevano concordato qualche anni prima, avevano deciso che nei finesettimana a Londra, erano liberi di fare quello che volevano in modo da non impazzire dietro a quello che prima di essere il loro lavoro, era la loro passione. Prima di acquistare quello che sarebbe stato il loro futuro covo nel cuore di Londra, la Bakery, loro quattro erano soliti riunirsi in un locale che avevano affittato nella periferia di Londra, per risparmiare un po’. Jonny non aveva niente da fare, ma era comunque lì. Non sapeva dove fossero i suoi amici anche se, in realtà, era in attesa di una chiamata da parte di Chris che era in ospedale con Gwyneth che stava per dare alla luce la loro prima figlia. Gli altri due erano con le rispettive neo mogli. Quanto li invidiava, avere qualcuno da cui tornare dopo essere stato lontano dei mesi era una chimera per lui che era così timido da arrossire ogni volta che qualcuno gli rivolgeva la parola. Lui era lì e si stava annoiando, vagava come un’anima in pena tra le varie stanze di quel locale adattato a studio di registrazione. Curiosava tra alcuni vinili di Guy, tra alcuni quotidiani sportivi di Will e tra gli spartiti e appunti di Chris e decise di provare a costruire un buon riff di chitarra, attorno ad una canzone che aveva il titolo provvisorio di Picture e che Chris non aveva ancora sottoposto a nessuno. Dopo un paio di ore smise, soddisfatto del suo lavoro. Ora era indeciso sul da farsi: voleva fare un salto al pub lì vicino, ma forse non era il caso dato che era venerdì sera e ci sarebbe stata troppa confusione per poter stare tranquilli, quindi qualsiasi posto del genere era escluso, anche perché alle cinque del pomeriggio era ancora tutto chiuso. Oh, le cinque, era l’ora del tè! Corse nella piccola saletta adibita a cucina e si preparò il suo buon tè e tornò in studio. Lo zucchero era finito e perciò, prima di gustarsi in silenzio il tè, dovette andare nell’ennesimo sgabuzzino dove tenevano scorte di quel genere e tanta roba vecchia. Cercando lo zucchero, si imbatté in alcune curiose scatole che non vedeva da anni, risalenti al loro periodo universitario. Ce n’erano cinque, una per ogni membro della band , Phil compreso. Prese quella col suo nome scritto nella caotica scrittura di Chris, ci soffiò sopra per togliere un po’di polvere e l’aprì. Un malinconico sorriso a trentadue denti gli si stampò sul viso nel rivedere quelle cose: foto di loro quattro insieme fatte da Guy con una delle sue prime macchine fotografiche, maglie e poster degli Joy Division, storico gruppo che lui adorava, e persino alcuni cd e libri che credeva fossero andati perduti. C’erano quaderni, infiniti quaderni con altrettanti infiniti appunti di matematica e astronomia. Chris aveva conservato proprio tutto. I suoi occhi improvvisamente brillarono quando sul fondo della scatola trovò l’intera collana composta di sette libri, di uno scrittore di gialli di origini irlandesi che aveva conosciuto poco dopo la fine del liceo e per cui andava letteralmente matto. Li tirò fuori: uno, due, tre, quattro, cinque, sei… un momento. Sei? Dov’era l’ultimo? Svuotò la scatola per intero e niente, nessuna traccia del libro. Sconfortato si accasciò reggendo gli altri sei libri e accarezzandoli come se fossero un gattino indifeso. Cercò di ricordare cosa era potuto succedere al suo libro, a chi l’aveva prestato magari, ma non ricordava niente purtroppo. Cosa poteva fare? Lì vicino c’era una libreria, ma non sapeva nemmeno se potessero avere quel libro forse fuori produzione per sempre. Decise di provare a chiedere, tanto non aveva niente da fare. Al massimo si sarebbe depresso ancora di più se non avessero avuto il libro e sarebbe finito sul divano a guardare vecchie puntate di Doctor Who. Corse a prendere il cappotto per uscire, non aveva tanta voglia di mimetizzarsi perciò si mise solo un semplice cappellino nero e rosso con la visiera e uscì.
  
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