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Autore: Cecile_du_Mars    07/06/2012    0 recensioni
Pensieri e azioni di una persona chiusa a riccio nel suo mondo,un mondo dal quale non vuole uscire.
Genere: Introspettivo, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La goccia cade sul lavandino,rendendo un angolo di esso rosso cremisi.
Una millessima parte di me ora è posata li,su quel marmo freddo,inanimato... un pò come sono io.

Non ho voglia di parlare,non penso serva a molto;
le parole le porta via il vento
i silenzi sono le frasi non dette le quali rendono bene il senso del mio dolore,
molto meglio delle parole.

Che cos'ho? e chi lo sa!
Forse a questa domanda potrebbe rispondere la seconda goccia
rendendo ancora più cremisi e parte di me quel lavandino
che di me sa molte cose,più di quelle che so io stessa:
quanti pianti,quante vomitate,quanti tagli ha visto,
ha vissuto.

Già,un lavandino ha vissuto più cose di quelle che posso aver vissuto io!

Non sento dolore,
ormai a quello neanche penso più
mi ha abbandonata.
Tutto prima o poi ci abbandona,
persino il dolore
persino noi stessi.

Ci lasciamo li,seduti su quel marciapiede,ubriachi e puzzolenti di fumo,con le lacrime che sgorgano senza averci chiesto il permesso.
Ci guardiamo da lontano,ci facciamo pena,ci vergogniamo di noi stessi e infine ci abbandoniamo lì,ubriachi e stanchi.

Domani sarà tutto diverso,
me lo dico(no) sempre
ma non è mai cosi,
e poi diverso da cosa?
può qualcosa cambiare veramente? possiamo noi cambiare noi stessi?
Siamo nati in questa pelle,e in questa pelle moriremo
come le gocce del mio sangue che lentamente muoiono
in quel freddo lavandino.

Nasciamo in fiore.



  
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