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Autore: himchanchan    08/06/2012    1 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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«Cosa mi risponderesti se ti dicessi che noi due saremmo una buona coppia di alleati all'interno dell'arena?»

La domanda mi tormentò tutta la notte successiva. Avrei dovuto accettare o no? Mi avrebbe decisamente fatto comodo uno come lui al mio fianco ma poi Jieun? L'avrebbe lasciata entrare nella nostra “squadra”? Non avrei potuto lasciarla sola. Non poteva di certo sopravvivere senza il mio aiuto e io non potevo vivere con il rimorso di averla abbandonata al suo destino senza nemmeno provare a difenderla, a cercare di tenerla in vita.

“Hey, allora? Accetti?”
Chiese il ragazzo a Yongguk. Stava studiando la sua espressione, cercava di capire quello che sarebbe stato meglio per lui e Jieun, metteva in ordine i suoi pensieri e si sforzava di dargli una risposta sensata. Avrebbe dovuto rifiutare... o accettare?
Lo guardò con gli occhi più incerti che avrebbe mai potuto mostrargli prima di riuscire finalmente a parlare di nuovo.
“Perché dovrei accettare? Così riesci a farmi fuori più facilmente?”
“Woh, calma. Ti ho semplicemente fatto una domanda. Se non vuoi, fa nulla. Io però ti dico di pensarci. Facciamo così: non serve che me lo dici subito, tra qualche giorno, fammi sapere”
Il ragazzo si allontanò dalla colonna su cui si era poggiato e tornò ad allenarsi da solo. Yongguk osservò ogni suo momento, non lo perdeva di vista; era come se mantenesse la guardia in caso l'altro decidesse di farlo fuori addirittura prima dell'inizio dei giochi... ma a pensarci, era impossibile. Che cosa avrebbe poi raccontato ai game makers? Si sarebbe di certo firmato da solo la condanna a morte e con la sua, anche quella degli allenatori lì presenti che avrebbero dovuto cercare di evitare che scoppiassero risse o cavolate simili. Avrebbe avuto la loro morte sulla coscienza anche nella tomba... sempre se gliene avrebbero concessa una.
Una volta accertatosi che fosse a distanza di sicurezza, Yongguk riprese ad allenarsi cercando di scacciare, per il momento, l'offerta dalla mente.


“Forse dovrei parlarne con qualcuno”
Mi alzai finalmente dal letto, non essendomi reso conto di aver fissato il soffitto per chissà quanto tempo, e uscii dalla mia stanza. Erano ancora le cinque di mattina e nel salotto non vi sarebbe venuta anima viva almeno fino alle nove ma trovai una figura seduta sul divano che mi dava le spalle. All'inizio, intontito per la mancanza di sonno e la quasi assenza di luce all'interno della stanza, non ebbi la possibilità di riconoscerlo subito ma poi capii chi fosse. Il mio manager o, per rimanere in tema con gli Hunger Games, il mio mentore. Non sapevo se avesse notato la mia presenza o se non gliene importasse nulla o se addirittura stesse dormendo proprio lì. Feci il giro del divano per avvicinarmi a lui e lo osservai per qualche minuto, dato che il buio mi ostacolava; stava dormendo. Feci allora un sospiro e cominciai ad allontanarmi guardandomi costantemente attorno nella speranza di riuscire a trovare qualcosa con cui passare il tempo.
“Ragazzino, dovresti essere a letto”
Appena sentii quella voce, sobbalzai e mi scappò anche una sottospecie di urletto, tanto per farmi sembrare ancora più coraggioso e pronto per affrontare quello che mi sarebbe toccato affrontare nell'arena.
“E fai silenzio che svegli tutti. Come accidenti farai una volta entrato lì dentro? Ma non parliamo di questo, non ho voglia di discutere”
“Scusa. Che ci fai qui a quest'ora?” “Lavoro”
“Lavoro?”
“Si. Lavoro. Non hai mai visto gli Hunger Games, ragazzino? Tra due giorni avrete la vostra prima intervista e io devo occuparmi di quello che dovrai dire per attirare gli sponsor su di te. E solo per te, ripeto: solo per te, ho chiesto di poter fare da mentore anche a Jieun. La sua non sembrava poi tanto interessata così ho ottenuto subito l'incarico. Quando la vedi, dille che farò tutto io per lei”
Mi si formò sulle labbra un sorriso misto di felicità e sollievo. Ero contento per Jieun. Avrebbe avuto una chance in più di sopravvivere con gli sponsor che il mio manager avrebbe potuto farsi amici. E poi c'ero io. L'avrei potuta difendere all'interno dell'arena, l'avrei aiutata durante l'addestramento, saremmo potuti essere alleati. Alleati... ero partito con l'idea di cercare qualcuno con cui parlare di questa faccenda e nonostante ci fosse il mio mentore lì davanti a me non me ne ero proprio reso conto che lui era la persona perfetta.
“Hyung... Ieri durante l'addestramento mi hanno chiesto di formare, si, diciamo... un'alleanza all'interno dell'arena e non so se accettare o meno. Voglio dire, io ho già promesso a Jieun che avrei cercato di difenderla e se accettassi non so se lui sarebbe d'accordo che venga con noi, lei è un po'...”
“Debole. Lo so. Ed è per questo che tu non accetterai. Starai con lei fino alla fine”
“Si ma che ne dici se provassi a parlarci e a vedere-”
“Niente ma. Bang Yongguk e Song Jieun: ecco la tua alleanza. Puoi andare”
Non ci pensai due volte ad alzarmi subito e a tornare nella mia stanza, proprio come un bambino che fa i capricci fino a quando non ottiene quello che vuole. Mi buttai di nuovo sul letto ancora sfatto e lasciai che i miei pensieri ricominciassero a divorarmi.
Una parte di me voleva rifiutare quell'offerta, voleva rimanere con Jieun e proteggerla in qualunque modo. Sarebbe anche stato da egoisti accettare; le avevo promesso che avrei trovato un modo per farla uscire viva di lì e se non avessi mantenuto la parola solo per salvarmi la pelle, sarei passato per il vigliacco di turno. E poi non ho nemmeno il coraggio di lasciarla sola. Però c'era qualcosa in me che non pensava a queste cose, voleva solo vincere, vincere e ancora vincere e quell'offerta sembrava proprio l'unica cosa che mi mancava per poter sopravvivere agli Hunger Games.
No. Aveva ragione Minhyun, non potevo lasciarla da sola.
Feci pace con i miei pensieri e mi infilai di nuovo sotto le coperte nella speranza di dormire un po' in quelle poche ore che mi erano rimaste per riposarmi. Non servì comunque a molto e a colazione non feci altro che bere caffè per evitare di addormentarmi dentro il piatto.
Una volta pronti, ci spedirono di nuovo dai nostri stilisti; dovevamo parlare dei nostri vestiti per l'intervista.
Kyunghyun era ancora assente, il che significava che avremmo avuto una Soohyun di nuovo nevrotica, pronta ad ucciderci solo se non avessimo fatto come diceva lei. Come al solito, era seduta dietro la sua scrivania con le gambe sopra di essa a giocherellare con il cellulare ma non appena ci vide entrare nella stanza, lo scaraventò da qualche parte e rivolse la sua attenzione su di noi.
“Allora, ormai vi avranno informato che tra due giorni avrete la prima intervista e che vi servono degli abiti che risaltino al meglio la vostra figura, no? Beh, scordatevi tutto questo. Io e Kyunghyun vogliamo mandarvi lì fuori mostrando la vostra personalità, non con un vestitino che risalti meglio le curve di una tenera Song Jieun e i pettorali di un feroce Bang Yongguk. No. Ragion per cui dovrete parlarmi di voi oggi. Su, sbizzarritevi”
Io e Jieun ci scambiammo un'occhiata, incerti su quello che avremmo dovuto fare, ma i minuti continuavano a passare senza che nessuno aprisse bocca. Rivolsi lo sguardo nuovamente su Soohyun e notai che non si era mossa di un millimetro; era lì che aspettava del materiale su cui lavorare per creare qualcosa di spettacolare... materiale che noi avremmo dovuto darle.
“Ma come siamo loquaci... sentite, se non mi importasse un accidente di voi, sarei andata a cercarmi qualcosa a caso su internet per farmi un'idea di come siete o addirittura avrei potuto darvi un vestito a caso senza neanche starci troppo a pensare e invece sono qui a chiedervi personalmente di aiutarmi a trovare un'idea per il vostro abito. Per esempio, Yongguk, cos'è che ti piace?”
Aveva ragione; avrebbe potuto benissimo fregarsene di noi. Pensai che non avrei dovuto rifiutare il suo aiuto, del resto, ci avrebbe dato una mano con gli sponsor ma soprattutto le ero grato per averci dimostrato che neanche lei voleva renderci la vita difficile lì dentro. Iniziai allora a parlare, a rispondere a quello che mi chiedeva e anche Jieun prese a fare lo stesso.
Terminato il nostro incontro con Soohyun, ci dirigemmo di nuovo verso il nostro appartamento e una volta finito di mangiare, andammo al centro di addestramento. Avevo un conto in sospeso da risolvere.
Non dissi nulla a Jieun e cominciai subito a cercarlo per non perdere tempo... anche io dovevo allenarmi, dopotutto. La palestra era enorme e non sapevo nemmeno da dove iniziare ma dopo aver girovagato per almeno trenta minuti, mi si accese la lampadina. Si trovava sicuramente alla postazione di tiro con le lance. Corsi subito lì, lo vidi avventarsi e lanciare quelle armi come se fosse la cosa più semplice del mondo e pensai che forse non era una cattiva idea avere Kwon Jiyong come alleato.


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Heilà, baldi giovani~ (?)
Ho finalmente aggiornato *^*
Scusate il ritardo ma volevo terminare il capitolo per forza in una certa maniera
ma non avevo idee e quindi non sapevo come fare ma eccolo! *^*
E' un po' noioso perché non ci sono molti avvenimenti ma whatever (?) uwu
Spero vi sia piaciuto anche questo~
  
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