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Autore: Moonage Daydreamer    08/06/2012    5 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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The Night Before.
 



La musica risuonava nella sala a un volume folle, ma nessuno sembrava accorgersene. E poi, chi avrebbe chiesto di abbassare il volume quando era stato messo Elvis?                                                                  
Decine di ragazzi ballavano nella stanza, per quanto mancasse l'aria.                                                                  
Una sola ragazza era seduta in disparte, cercando di respirare più ossigeno che poteva; non amava gli spazi stretti e c'era fin troppa gente per i suoi gusti. Visibilmente a disagio, continuava a scostarsi dal viso le ciocche ribelli di capelli dorati che le ricadevano davanti agli occhi.                                    
 Le mancava il respiro.                                                                                                                                                 
Si alzò dalla sedia sulla quale era seduta e si avvicinò a una delle pareti laterali della stanza, cercando invano di farsi strada fra le persone che ballavano senza dover sgomitare. Infine raggiunse la portafinestra che dava sul giardino.
La ragazza non aveva capito bene di chi fosse la festa e in realtà ci era andata solo per fare un favore all'amica che ce l'aveva portata, anche se in quel momento credeva che fosse stata una pessima idea. Che cosa ci faceva una quindicenne ad una festa in cui non conosceva nessuno tranne che l'amica che l'aveva convinta (quasi costretta,in effetti) che ora si era volatilizzata per amoreggiare con uno dei tanti ragazzi che amavano strusciarsi ogni settimana con una ragazza nuova.                                                                                                                            

 La ragazza sbuffò e fece alcuni passi verso il centro del giardino. Era stranamente silenzioso e i suoni della festa giungevano lontani, come se ci fosse stato un velo a separare le due parti della casa.                                              
Levò gli occhi al cielo incredibilmente terso, illuminato da una luna che era raro vedere a Liverpool in quel periodo dell'anno, ma il vento gelido che soffiava da quel pomeriggio aveva contribuito a scacciare le nubi. La ragazza rabbrividì e si maledisse per aver dimenticato il cappotto all'interno della casa, ma alla fine decise che avrebbe preferito congelare piuttosto che ritornare alla festa.                                 
Per quanto avesse cercato di ignorarle, non le erano infatti sfuggite le occhiate che tutti, uno alla volta, le rivolgevano quando credevano che lei non se ne accorgesse.                                             
Sospirò: era sempre stato così, sempre, da quando...                                                                                                    

-Ehi, si gela qui fuori.- una voce interruppe le sue riflessioni e la ragazza si voltò. Un ragazzo che non poteva avere più di un anno in più rispetto a lei le si stava avvicinando, stringendosi nella giacca; quando però il nuovo arrivato si accorse che la giovane davanti a lui non aveva il cappotto, non esitò a togliersela e a porgliela sulle spalle con un gesto all'apparenza molto galante.  Aveva un viso dai tratti particolari, ma non per questo brutti; al contrario, era molto attraente e non solo per la bellezza fisica,ma anche per il modo in cui sorrideva e si muoveva.                                                     
-Rischierai di ammalarti se non ti copri.- continuò lui sorridendo, ma la ragazza non gli rispose; l'aveva visto, per tutta la sera, atteggiarsi da spaccone e flirtare con questa o con quella, indifferentemente.                                              
-Comunque io sono John Lennon . - disse quando si accorse che la fanciulla non aveva intenzione alcuna di rispondergli.                                                                                                                                
-Io sono Anna. -rispose lei, cercando di non dimenticarsi l'educazione. Non disse qual'era il suo cognome, tanto sapevano tutti quale Anna era lei.                                                                                      
-Quella con la madre in prigione per omicidio?- chiese lui direttamente, nonostante nessuno avesse mai osato rivolgerle quella domanda. Probabilmente l'aveva detto solo per farle vedere che si reputava decisamente superiore a lei; dai suoi modi traspariva un'arroganza e una pienezza di sé che irritavano Anna più di qualsiasi altra cosa.                                                                                                  
-Proprio quella. - rispose lei con freddezza e si voltò per ritornare all'interno dell'edificio. Qualsiasi posto era meglio che vicino a John Lennon.                                                                                      
Il ragazzo la fermò prendendola per un polso.                                                                                                          
-Ehi, piccola, scusami, non volevo offendere.- disse con uno strano tono di voce che comunicava tutto tranne che la voglia di scusarsi con lei.                                                                                             
-Non chiamarmi piccola, per piacere.- replicò lei irritata, ma il suo sguardo fu catturato dagli occhi nocciola di John, illuminati da una luce divertita.                                                                                
-Scusa ancora una volta, allora.-                                                                                                                             
Il mezzo sorriso gli si dipinse sul volto gli diede un'aria terribilmente sexy, ma c'era in lui  qualcosa che non andava e la ragazza lo avvertiva. Ogni fibra del suo corpo era tesa.                                                     
 -E' ora che io torni dentro.- mormorò la ragazza. Voleva andarsene, a qualsiasi costo, voleva allontanarsi da John Lennon. - La mia amica mi starà cercando. Grazie per la giacca.-                              
-Ehi, non così di fretta, piccola.- replicò lui posandole una mano sulla spalla. Quel contatto diede i brividi ad Anna. -Non ho sentito nessuno là dentro gridare il tuo nome disperato! -                                
-Ho promesso ai miei che non avrei tardato.-                                                                                  
John rise:- Così sei alla tua prima uscita serale, eh piccola? Sta' tranquilla, è ancora presto.-                                                    
Anna scrollò via le sue mani dalle sue spalle.                                                                                                        
-Non lo sai che dovresti starmi lontano? Secondo molti io sono una ragazza da tenere a distanza.- mormorò lei,facendo finta di stare al gioco che Lennon voleva giocare,  cercando contemporaneamente una via di fuga a quella situazione. John rise di nuovo, poi la raggiunse e  la fermò di nuovo, prendendole la mano e facendola girare verso di sei. Poi le strinse i fianchi e la fece avvicinare a sé.                      
-Oh, ma a me piacciono le ragazze con un passato oscuro alle spalle.-                                                                                          
Premette le sue labbra su quelle di Anna, che sgranò gli occhi, troppo confusa per poter reagire in qualche modo. Cominciò ad arretrare per sottrarsi a quel bacio indesiderato, ma non ci riuscì e alla fine urtò la schiena contro il muro della casa. John cercò di insinuare la lingua fra i denti, ma lei non glielo permise.                                                                                                                                                                 
-No, John, per favore.- mormorò riuscendo a staccarsi. Lui le accarezzò la guancia con un gesto ben poco romantico.                                                                                                                                            
-Non ti preoccupare, piccola: ti piacerà. Non è mai venuta nessuna a lamentarsi il giorno dopo.-                                    
Anna  era paralizzata: l'aveva visto, quello sguardo folle di bramosia che si era augurata di non dover mai più vedere nella sua vita, anche se questa volta gli occhi nei quali l'aveva scorto appartenevano ad un'altra persona. Lennon cominciò a baciarle il collo cercando contemporaneamente di aprire i bottoni della camicetta. Anna chiuse gli occhi: il terrore la rendeva incapace di qualsiasi movimento. Si riscosse solamente quando sentì il desiderio di lui premerle insistentemente contro la coscia.                                                                                                                          
-No, John, ti prego,lasciami andare!- gemette, ma il ragazzo non l'ascoltava; le sue mani avide toccavano le parti più intime del suo corpo .                                                                                                            
-John, cazzo, FERMATI!-                                                                                                                                                      
Lennon insinuò una mano sotto la gonna che le arrivava al ginocchio.                                                                                                                                                                                        
Fu allora che l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio sulla ragazza.  Con un grido, Anna  gli  tirò un pugno, mettendoci tutta la forza che l'adrenalina e il puro terrore avevano fatto nascere in lei . Il giovane, colpito il pieno volto, si sbilanciò e cadde, con il naso insanguinato. Imprecò e guardò la ragazza con occhi iniettati d'odio.
E non era l'unico.
Diverse paia di occhi increduli fissavano Anna; parecchie persone erano infatti uscite attirate dalle grida della ragazza ed erano giunti in tempo per vederla mettere al tappeto, con un unico colpo, John Lennon.                                                                                                                                                                        
-Io giuro, Lennon, che se ci provi un'altra volta, non dovrai più preoccuparti che il tuo cazzo si ecciti in momenti inopportuni!- gridò la ragazza, poi si voltò e si allontanò, senza fretta, mentre Lennon la fissava giurandole odio eterno.





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Innanzitutto devo scusarmi con chi stava leggendo la mia ff  Lucy in The Sky with Diamonds  ma il mio computer è improvvisamente impazzito oggi ed è venuto fuori che invece di aggiungere un capitolo mi aveva cancellato l'intera storia. Sono davvero mortificata.
Tuttavia h o approfittato della situazione per fare alcuni cambiamenti che mi erano venuti in mente scrivendo i capitoli successivi, a partire dal titolo e dal nome della protagonista. (Ho cercato di renderli meno banali )
Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa breve introduzione alla storia.


Inolre, preciso che alcuni eventi (per quanto io cerchi di mantenere la cronologia reale) sono stati modificati per adattarsi alle mie esigenze, e, per concludere, voglio aggiungere i soliti avvertimenti: i Beatles non mi appartengono ( perché se mi appartenessero di sicuro non sarei qui) è questa storia è stata scritta senza scopi di lucro.
 

Chiedo ancora scusa ( ci sono i sensi di colpa che mi stanno tormentando. )
 

Peace n Love





 
  
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