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Autore: FallingInLove    08/06/2012    2 recensioni
Due città, due regioni, tre amiche speciali, un cuore duramente provato, una scelta da prendere.
In tutto questo quel bacio sembrava solo un gioco, una cosa insignificante.. o almeno, così pensava Lally. Perché Dann ce la metterà tutta per farsi spazio, per farle capire quanto quei 400 Km siano una sciocchezza paragonati a ciò che prova per lei: sarà il suo migliore amico, soffrendo in silenzio, perché questo è ciò di cui lei ha bisogno.
Ma quella scelta, quella dannata scelta! Forse sbagliando, forse illudendosi, Lally troverà il coraggio di decidere la meta finale del suo continuo viaggiare (avanti e indietro, avanti e indietro..). Ma scegliendo, dovrà necessariamente rinunciare a qualcosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Never Too Far Away'
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CAPITOLO 6. Urlando contro il cielo


Ma quanta gente scendeva a Ostiense? Stavo camminando lungo la banchina, facendomi strada fra la folla e sbirciando attraverso i finestrini del treno, ma non riuscivo a trovare Dann.

Il treno non poteva che essere quello, Dann mi aveva avvisata a metà corsa che aveva accumulato mezz'ora di ritardo, così ero andata in stazione più tardi; controllai un'altra volta il numero del binario, che era il 5, quello giusto.
-Aspetti qualcuno?
Riconobbi la sua voce, e mi girai già sorridendo -Soltanto se quel qualcuno non ha una valigia troppo pesante
-Scherzi? La porto da solo -rispose lui, e vederlo di persona mi provocò una piacevole sensazione di familiarità.
-Di solito quando si va a prendere qualcuno alla stazione gli si portano le valige
-Sei una donna -replicò indignato, come se l'ovvietà della cosa giustificasse il fatto
-Questa è discriminazione! -gli puntai contro il dito indice
-Protesta quanto ti pare, giovane sessantottina, non ti lascerò portare la mia valigia -concluse, tenendo il semplice borsone ben stretto sulla spalla.
-Ok, menomale perché non te la volevo portare sul serio -confessai allora
Dann scoppiò a ridere -Lo immaginavo. Come stai, Lally? -mi chiese con un sorriso tenero
Mi fece piacere il fatto che me lo chiese, nonostante ci fossimo sentiti spesso anche quando lui era ancora nella nostra Viareggio; camminavamo con tranquillità l'uno accanto all'altra -Bene -risposi -Tu?
-Affamato. Mac o kebab stasera?
-A dire il vero ho delle pizze che aspettano solo di essere scaldate
-Perfetto, non facciamole aspettare, allora! -rispose e ci dirigemmo verso l'uscita
Conversammo tranquillamente fino a casa poi, dopo avergli mostrato la mia stanza e il suo divano letto, misi a scaldare le pizze
-Come sta Andrea? -gli chiesi chiudendo il forno
-Bene -rispose lui, stravaccato su una sedia; aveva appena finito di apparecchiare nonostante gli avessi ripetuto più volte che avrei potuto farlo io -Mi ha chiesto della tua amica, Lisa
-Sul serio?
Non mi stupiva il fatto che qualcuno avesse chiesto di Lisa ma del fatto che, solitamente, la mattina dopo il rione non ci si ricorda minimamente i lineamenti di chi si è incontrato. Be', io e Dann facevamo eccezione.. ma la nostra era tutta un'altra storia! Scoprii anche che parlare del rione, di quella sera, non mi faceva più agitare tanto: ero a mio agio ormai, con lui.
-Mi ha chiesto se hai intenzione di riportarla a Viareggio, una volta tanto -continuò Dann -a quanto pare hanno chiacchierato parecchio
In quel momento il forno suonò; levai le pizze e le portai in tavola. Mentre mangiavamo, Dann mi fece morire dalle risate, raccontandomi di un tizio che gli si era seduto vicino sul treno e che non aveva smesso un attimo di parlare, raccontandogli tutta la sua vita e annoiandolo a morte.
Commentando che di gente strana ce n'era parecchia, sparecchiai insieme a lui; lo osservai poi stiracchiarsi la schiena mentre sbadigliava
-Sei stanco -non era una domanda, anche perché era normale che lo fosse dopo il viaggio
-Un po' -confermò -stamattina avevo lezione presto
-Dai, spaparanziamoci davanti alla TV -proposi allora
-Aspetta! -mi fermò andando a recuperare il borsone che aveva lasciato in salotto -Ho portato una cosa
-Che cosa? -chiesi incuriosita
Lui non rispose e frugò per un po', finché non tirò fuori un DVD -Ta daaaaa -fece porgendomelo
Dovevo immaginarlo! Lessi, ma avevo già visto la grossa S in primo piano: Superman!
-Mi hai portato il DVD di Superman?! -chiesi divertita
-Sarà una storia che sentirai molto vicina -mi assicurò strizzandomi l'occhio
-Scemo -lo apostrofai con affetto -Però voglio guardarlo
-Ok, tanto è una storia che adoro
-Vieni -e lo condussi in camera mia, dove c'era l'unica piccola TV di tutta la casa, dotata anche di lettore DVD.
Dann lo inserì e spense la luce mentre io mi sedevo sul letto; nella penombra, mentre sullo schermo scorrevano i primi titoli, gli feci cenno di sedersi accanto a me, dove avevo sistemato il cuscino in modo che facesse da appoggio alle nostre schiene.
Dann, che evidentemente aveva visto quel film almeno trecento volte, minacciava di raccontarmi le scene successive, e alla fine ingaggiammo una vera e propria lotta fra la mia mano che andava a tappargli la bocca e i suoi pizzicotti; dopo un po' però smise, finché non lo sentii più.
-Ti sei arreso? -gli chiesi dopo circa un quarto d'ora di film visto in pace; lui rispose poggiando inavvertitamente la testa sulla mia spalla. Mi girai a guardarlo, interdetta e stupita e fu allora che mi resi conto che si era addormentato; sorrisi intenerita, e abbassai lievemente il volume chiedendomi se non fosse il caso di spegnere del tutto
Magari tra un po' si sveglia pensai, e così continuai a guardare il film.
Mezz'ora dopo Dann si mosse leggermente, finendo col mento più giù della mia spalla; i suoi capelli mi facevano solletico al collo e dubitavo che in quella posizione tutta storta potesse stare comodo. Così, tentai di spostarlo di nuovo sopra la mia spalla ma, temendo di svegliarlo, alla fine rinunciai e decisi invece di appoggiarlo sul mio petto. Ok, così aveva la faccia fra le mie tette ma tanto dormiva! E poi almeno, stavamo comodi tutti e due.
Mentre Superman stava facendo a botte con non so chi, mi ritrovai ad accarezzare i capelli di Dann: erano morbidi e folti, ed era piacevole immergervi la mano.
Alla fine del film, dormiva ancora beatamente e io non me la sentii di svegliarlo; allungai nuovamente il braccio fino al telecomando, stavolta per spegnere tutto. Eravamo solo io e Dann, nel buio della mia stanza, ma non ero agitata: lo so, la maggior parte di questo lo dovevo al fatto che Dann dormisse profondamente.. ma eravamo amici, no? E non c'è niente di strano se due amici dormono insieme.
Mi rilassai e chiusi gli occhi, aspettando che il sonno avvolgesse anche me. A proposito di avvolgere: cominciavo a sentire freddo senza coperte, così strinsi di più Dann, usandolo come una specie di termosifone umano e avvicinando le gambe alle sue, fino ad intrecciarle.
Non più di così mi raccomandai un attimo prima di sprofondare nel mondo dei sogni.

°°°

-Lally
-Mmh..
-Lally, svegliati
-No -boffonchiai
-Ok, allora continua a dormire
Un attimo. Con chi stavo parlando? Le coperte non parlano, specialmente non con questa voce dolce. Mi ricordai in un lampo di Dann e di Superman e aprendo gli occhi e mi resi conto di essere stesa sul mio letto, Dann in piedi accanto a me, che mi guardava con un sopracciglio alzato
-Buongiorno -disse sorridendo
-Cosa.. -poi mi ricordai improvvisamente che era sabato -Che ore sono? -domandai saltando su, il groviglio cespuglioso di capelli immediatamente al seguito.
-Rilassati -fece lui bloccandomi -ho staccato la sveglia, ma ti ho chiamata alla stessa ora: fai in tempo ad andare a scuola -tirai un sospiro di sollievo -Però dormivi talmente che bene che mi è dispiaciuto svegliarti
-Ti avrei fucilato se non lo avessi fatto -risposi togliendomi le coperte di dosso
-Delicatissima anche di prima mattina -commentò lui; allora mi resi conto di quanto, a differenza dei miei capelli spettinati, lui sembrasse fresco come una rosa
-Da quanto sei in piedi?
-Da un po' -rispose -ti ho preparato la colazione
La colazione?? Lo guardai ammirata, ma allo stesso tempo mi sentii in colpa: era mio ospite -Dann..
-Devo pur ricambiare l'ospitalità in qualche modo, no? -mi bloccò lui -e che ospitalità.. -aggiunse poi a mezza bocca dandomi le spalle per tornare di là
-Aspetta -feci seguendolo -che vuoi dire?
Lui si voltò a guardarmi e il suo sorrisetto compiaciuto non presagiva niente di buono
-Be'.. diciamo che ho dormito proprio bene -affermò, ma sapevo che non mi stava dicendo tutto; lo esortai con lo sguardo a proseguire, finché non roteò un attimo gli occhi per poi sputare il rospo; sembrava si stesse divertendo tantissimo -Ho fatto molta fatica stamattina per alzarmi senza svegliarti: mi tenevi stretto come un peluche
Ma certo! Mi ero addormentata con Dann addosso; se mi ero risvegliata sepolta nelle coperte era perché doveva avermele messe lui, quando si era alzato.
Quando si era alzato dalle mie tette.
-Sei tu che ti sei addormentato così! -mi difesi con troppa enfasi e lui scoppiò a ridere non appena capì che avevo realizzato -Se ti ho stritolato è stato solo perché avevo freddo -specificai a testa alta
-Un po' di colpa ce l'ho, per essermi addormentato così di botto -si scusò poi
-Non fa niente, mi ha tenuto compagnia Superman -risposi scrollando le spalle -e poi è normale essere rincoglioniti dopo 3 ore e mezzo seduti su un treno -conclusi per poi superarlo, diretta in bagno
-Mi hai dato del rincoglionito -mi fece notare
-Proprio così!

°°°

-..e dal 2007 è una delle sette meraviglie del mondo moderno -conclusi fieramente la mia esposizione.
Dann era rimasto per tutto il tempo con il naso all'insù, alternando occhiate verso di me mentre ammirava il Colosseo.
-E ci credo -commentò -Guarda che roba!
Come d'accordo, Dann era venuto a prendermi fuori scuola. Ormai era scesa la sera e con essa, il monumento sembrava ancora più spettacolare; mi aveva chiesto lui di lasciarlo per ultimo, proprio per non perdersi questo effetto, mentre per tutto il giorno avevamo visitato chiese e monumenti fra i più importanti di Roma. Mi aveva stupito, conoscendo molte delle opere che avevamo visto e sapendomi dare nozioni sia su di esse che sugli artisti: devo dire che ero rimasta affascinata da tutte le cose interessanti che sapeva (merito del mio amore per la storia dell'arte), e anche dal modo che aveva di spiegarle, facendomi scovare particolari di un quadro che non avevo notato o rifiniture particolari della veste di una statua. Si vedeva che l'argomento piaceva anche a lui, e mi ritrovai a fargli molte domande a cui rispose con piacere e pazienza.
Adesso eravamo lì davanti da circa dieci minuti e gli avevo riassunto tutto quello che sapevo sul Colosseo (ok, lo ammetto: avevo guardato qualcosina su Wikipedia, perché sapevo che era la cosa che gli interessava di più a Roma, e quindi volevo essere preparata!).
-Di' la verità, hai fatto i compiti a casa -fece Dann dopo un po' che osservava in silenzio quel pezzo di storia
-Cosa? -mi finsi disinvolta -No di certo, non mi metto a studiare solo per fare un favore a te
Lui però mi guardò e ghignò e capii troppo tardi perché: mi stavo arricciando una ciocca di capelli.
-Accidenti a te, Dann! -esclamai imbarazzata togliendo la mano a razzo e voltandogli le spalle per tornare alla mia macchina
-Guarda che è una cosa bella -fece lui rincorrendomi -L'apprezzo molto
Lo guardai con la coda dell'occhio -Ammettilo però, sono stata veramente brava
-Una perfetta guida turistica -confermò- per ringraziarti, guido io
Quella sera cenammo al Mc e, mentre divoravo con gusto il mio Crispy, mi venne un'idea: -Ti va di andare al Vittoriano?
Dann corrugò le sopracciglia -Cos'è?
Strabuzzai gli occhi; nessun essere umano doveva venire a Roma senza essere stato almeno una volta sulla cima dell'Altare della Patria.
Circa un'ora dopo eravamo lì e guardavamo Roma dall'alto: gli indicai San Pietro, via Nazionale, il Colosseo e tutto ciò che riuscivo a riconoscere.
-E tu vivi qua tutti i giorni -commentò, come a dire che possedevo una fortuna inestimabile
-Già -il mio tono suonò irrimediabilmente amaro mentre concentravo lo sguardo sul Colosseo; potevo vedere con la coda dell'occhio che Dann si era girato a guardarmi e, dopo un po', si avvicinò e mi passò un braccio sulle spalle. Lo lasciai fare.
Una delle città più belle del mondo, la capitale d'Italia: una fortuna viverci, a meno che tu non sia nato da un'altra parte, a meno che la tua vita non si sia sdoppiata, a meno che qualunque scelta farai, dovrai sempre rinunciare a qualcosa.
Contrassi la mascella e mi strinsi di più a Dann
-Stai bene? -mi chiese lui preoccupato, e solo allora mi accorsi di essere sull'orlo delle lacrime.
Non ne avevo mai parlato con nessuno: non ne potevo parlare con le mie migliori amiche perché non avrebbero capito la mia titubanza, non potevo parlarne con la mia famiglia per paura di deluderla.. ma con Dann potevo parlarne e non solo perché era estraneo alla faccenda, ma anche perché, a differenza di quando ci eravamo conosciuti, adesso lo sentivo veramente vicino, non solo con il corpo.
Perciò, scossi lentamente la testa -Io non so cosa fare -confessai
Sollevai lo sguardo e vidi che mi guardava perplesso, ma anche serio e attento -A proposito di cosa?
Chiusi gli occhi, per vedere se dirlo così faceva meno male -L'Università. Tutti mi chiedono se ho intenzione di frequentare La Sapienza o Pisa, se voglio vivere a Roma o a Viareggio; me lo chiedono tutti, e me lo chiedono continuamente.
Tranne Dann; Dann non me lo aveva mai chiesto, gliene stavo parlando adesso di mia volontà. E dirlo ad occhi chiusi non aveva fatto meno male, ma almeno ne stavo parlando con qualcuno che non fosse la mia mente stessa, anzi; ne stavo parlando con un amico, un amico disposto ad ascoltare e ad aspettare i miei tempi, come mi dimostrò quello che disse dopo
-Quindi è per questo -mormorò infatti, stringendomi la spalla su cui aveva poggiato la mano
-Che vuol dire “quindi è per questo”? -domandai stupita
-Durante i fuochi di chiusura, e adesso -spiegò e mi ricordai di come mi era rimasto vicino quella sera, mentre io ero sull'orlo del pianto; ma adesso era diverso, perché se allora la sua vicinanza non mi aveva fatto né caldo né freddo, adesso ero contenta che fosse lì con me in quel momento, che non mi lasciasse sola -è per questa domanda
Dann aveva già intuito allora che ci fosse qualcosa che non andava, ma aveva deciso di non mettermi fretta, lasciandomi tutto il tempo di cui avevo bisogno per fidarmi di lui e parlargliene.
Annuii -Mi rimbomba nella testa. Tutti sono certi della mia risposta: mamma e papà sono convinti che sia impaziente di tornare con loro, come lo sarebbe ogni brava figlia degna di questo nome costretta a vivere lontana da casa. Kath e Lisa invece considerano ovvia e scontata la risposta: sono rimasta qui per loro in questi ultimi due anni mentre i miei erano in Toscana, e continuerò sicuramente a farlo come ogni brava migliore amica che si rispetti dovrebbe fare. Tutti danno per scontato cosa risponderò
-E tu? -mi chiese allora Dann con vigore -Tu cosa vorresti davvero? Questo te lo sei mai chiesta invece di continuare a pensare a quello che gli altri vogliono da te?
Sospirai scuotendo la testa -Io.. io non so cosa fare -ripeti
-Nessuno ti considererà una pessima amica o una pessima figlia se scegli di fare ciò che vuoi
-Sì invece -lo corressi staccandomi e appoggiandomi alla ringhiera -e mi ci sentirei anch'io
Dann mi guardò incredulo -Credi davvero che la tua amicizia con Kath e Lisa si rovinerebbe per questo, che non sia abbastanza forte da superare un confine regionale? O credi che i tuoi ti vogliano così poco bene da non appoggiare quella che sarà la tua scelta di vita?
Le sue domande mi suscitarono nuove riflessioni -Io.. io sarei la vecchia più felice del mondo se al mio fianco ci fossero le mie migliori amiche: una vita passata assieme, sarebbe fantastico! ..Ma io amo Viareggio e non vorrei vivere in nessun altra città, per quanto bella possa essere -feci indicando quel panorama mozzafiato, quasi con rabbia -E ho una paura indescrivibile -aggiunsi con la voce strozzata, confessandomi ancora di più, aprendomi ancora di più nell'intimo di quello che era il mio dilemma quotidiano
-Lally..
-Che succede se prendo la decisione sbagliata? -gli domandai voltandomi verso di lui, quasi come fosse colpa sua -Cosa succede se sbaglio tutto? Io non voglio rinunciare a niente, non voglio perdere le mie amiche ma nemmeno le mie radici.. come faccio?
La mia voce si era andata via via spegnendo e capii che di lì a poco non ce l'avrei più fatta a trattenere le lacrime.
-Lally.
-Cosa faccio se me ne accorgo troppo tardi? Cosa racconterò alla mia famiglia o a Kath e Lisa? E se..
-Lavinia -fece allora con decisione prendendomi per le spalle e guardandomi dritta negli occhi -Qui non si tratta di scelta giusta o scelta sbagliata -cominciò, tenendomi stretta; il mio sguardo era incatenato al suo, e mi accorsi che avevo un disperato bisogno delle sue parole, di qualcuno di cui mi fidassi che potesse ascoltarmi e aiutarmi -Qui si tratta di ciò che vuoi tu, di come vuoi costruire il tuo futuro. Se sceglierai di vivere qui avrai i tuoi pomeriggi con Kath e Lisa, ma ricordati che potrai sempre tornare a Viareggio tutte le volte che vorrai, dai tuoi genitori, dalla tua famiglia; non sarà come viverci, ma farai il bagno nel nostro stesso mare
Questo fatto, a cui non avevo mai pensato, mi fece sorridere, a dispetto della prima lacrima che mi rigò la guancia.
-E la tua città sarà sempre lì ad aspettarti, stanne certa -continuò poi, la voce che d'un tratto sembrava una carezza, come la mano che passò delicatamente sulla mia guancia per asciugarla -Qualunque orizzonte sceglierai di guardare la sera, al tramonto, dalla tua finestra, sarai sempre la benvenuta da noi -sorrise facendo una piccola pausa -Se invece sceglierai Viareggio, le tue amiche forse all'inizio non ti capiranno, ma da tutto quello che mi hai detto, la vostra amicizia è talmente forte che è impossibile finisca così: vi terrete in contatto, farete a turno nel venirvi a trovare alla fine del mese, magari a volte vi potreste incontrare a Grosseto che è a metà strada, o a Civitavecchia così tu non paghi..
Questa volta mi sciolsi in una risata, seppur amara e, mentre abbassavo il viso, sentii Dann prendermi fra le braccia
-Qualunque scelta tu faccia -soffiò fra i miei capelli -la tua famiglia, le tue amiche e tutte le persone che realmente ti vogliono bene, un modo per starti vicine lo troveranno sempre
Anche tu? Avrei voluto chiedere d'impulso, ma mi costrinsi a non farlo per evitare di creare imbarazzo: non volevo che mi lasciasse, volevo stare fra le sue braccia ancora un po'.
Mi strinsi contro il suo petto -Lo pensi sul serio? -mi limitai a chiedere; le mie dita stritolavano i lembi della sua felpa
-Ne sono convinto -rispose, e sentii la sua mano calda accarezzarmi i capelli -Non devi aver paura, e soprattutto devi tenere a mente che questa scelta non cambierà ciò che sei
Sospirai forte, sentendomi più leggera dopo tanto tempo che quella faccenda mi consumava in silenzio: adesso non ero più sola
Appoggiai la testa sulla sua spalla, la fronte contro il suo collo, e lo sentii strusciare il mento leggermente pungente di barba sulla mia tempia, a mo' di carezza. Il lento su e giù del suo torace mi rilassava e il suo respiro caldo mi arrivava fra i capelli in quella notte piuttosto fredda.
Ancora qualche istante stretti l'uno all'altro, poi lo sentii prendermi la mano che tenevo sulla sua spalla e stringerla, mentre con quell'altra mi cingeva ancora la vita; mi allontanai leggermente per lanciargli uno sguardo interrogativo. Lui rispose sollevando le sopracciglia trascinandomi con sé mentre faceva un passo indietro, due di lato..
-Cosa stiamo facendo? -domandai
-Shht -rispose lui -rovini l'atmosfera -mi ammonì facendomi fare una giravolta
-No -feci ridendo e capendo all'improvviso -Stiamo ballando il valzer?! Come al rione..
-Esatto!-sorrise- E questo è un pezzo molto famoso
-Ma se non c'è la musica!
-When it’s black, take a little time to feel around -canticchiò facendomi ridere di nuovo
-James Morrison? -domandai -Fai sul serio?
-Dai, canta -mi esortò
-No, non mi metterò a cantare sulla cima del Vittoriano -protestai divertita da quanto suonasse pazza e tremendamente invitante quell'idea
-Say those words, say those words like there’s nothing left -continuò, stavolta a piena voce, guardandomi
Continuai a ridere mentre mi facevo guidare da lui in quel balletto improvvisato: devo dire che sia come breakers sia come ballerino normale non se la cavava per niente male.
Esaltata dalle nostre risate, decisi lasciarmi trascinare e di unirmi a lui.
-Open up, open up your heart to me now!
Dann mi ascoltò poi intonammo insieme, quasi strillando -Let it all come pouring out, there’s nothing I can’t take
Risi come una matta quando Dann mi prese per mano e, mentre con i piedi continuavamo a improvvisare risolvendoci in un passo che somigliava di più a quegli esercizi di step che fanno fare in palestra, con le mani battevamo il tempo, sgolandoci sulle parole, come se tutta la città, che avevamo di fronte in tutta la sua sensualità notturna, dovesse sentirci.

And if there’s love just feel it,
and if there’s life we’ll see it;
this is no time to be alone, alone
..YEAH!

Il modo in cui Dann pronunciò (anzi, urlò) quello “yeah” mi fece ridere talmente tanto che non riuscii più a cantare; Dann aspettò che mi calmassi un attimo, poi, prendendomi il viso fra le mani, concluse il ritornello, stavolta però sottovoce, senza nemmeno canticchiare: -I won’t let you go
Mi sorrise, mentre io lo guardavo senza sapere cosa dire; ripensai al testo della canzone, proprio quel testo che Dann aveva scelto.. probabilmente aveva iniziato a cantare il primo che gli fosse venuto in mente, però era sorprendente come quelle parole sembrassero dipingere alla perfezione il quadro della nostra situazione..
-Non ti lascerò Lally -ripeté, stavolta nella nostra lingua -Non sei sola
Infatti.. if there's love just feel it, if there's life we'll see it. Continuai a guardarlo, momentaneamente senza parole.
-Ci accomodiamo? -mi domandò divertito e, mentre le sue mani scivolavano via dal mio viso, i suoi polpastrelli mi accarezzarono dolcemente la pelle; io annuii e ci sedemmo a terra
-Credi che ci arresteranno? -gli chiesi poi, per alleggerire quella leggera tensione.. tensione che si era creata in me, perché lui era tranquillissimo.
Dann scrollò le spalle -No, siamo troppo bravi, al massimo ci mandano a un talent show
Risi di nuovo e lui si voltò verso di me, gli occhi azzurri che non avevano niente a che vedere con la fredda austerità del ghiaccio: erano uno sprazzo di cielo, erano gocce cristalline rubate al mare di Viareggio, erano.. erano gli occhi dell'uomo che avevo baciato, tante sere prima sotto la pioggia.
Tornai di scatto a guardare verso le mie ginocchia, scossa dalla prepotenza con cui quel ricordo era tornato a insistere per essere rivissuto. Ma non era possibile, non volevo...
-Non pensarci, ancora -mi sussurrò Dann
Ovviamente fraintesi.
-Non ci stavo pensando -risposi troppo in fretta e troppo concitata, per poi capire che si riferiva a ciò di cui avevamo parlato prima che riuscisse inspiegabilmente a distrarmi
La sua fronte si arricciò alla mia risposta, e mi affrettai a parlare di nuovo
-Come.. come ci sei riuscito? -domandai
Lui sorrise -A distarti?
-Sì
Sollevò le spalle, lo sguardo davanti a sé -Con il ballo mi distraggo, mi estraneo da tutto il resto.. me l'ha insegnato un mio amico, Michele -aggiunse, e i suoi occhi si abbassarono per un momento, mentre la mascella si contrasse impercettibilmente, ma non abbastanza da sfuggire ai miei occhi -ho pensato potesse funzionare anche con te
-Be', ha funzionato -affermai sorridendo e lui annuì -Chi è?
-Chi?
-Questo Michele -precisai -uno della crew?
Non l'avessi mai detto. Se lui era riuscito a farmi sorridere quella notte, io ero riuscita a farlo incupire, se non addirittura innervosire
-Tempo fa lo era -rispose con l'aria di chi ha voglia di parlare di tutto meno che di questo
-Perché lo dici con questa faccia? -domandai
-Perché mi fai tutte queste domande? -sbuffò improvvisamente, alzandosi di scatto
-Volevo solo sapere perché ti sei rabbuiato di colpo -risposi seguendolo interdetta
-Non ti riguarda
Strabuzzai gli occhi sbalordita: non aveva mai usato quel tono con me, né mi aveva mai guardata in quel modo. Non con rabbia o disprezzo, no: semplicemente mi stava guardando come.. un'estranea. Una persona da tenere fuori.
Questo mi feriva, e tanto anche: decisi di tentare ancora.
-Tu mi hai ascoltata quando io ti ho raccontato di me, e vorrei che anche tu..
-Hai deciso tu quando e come farlo -mi interruppe, capendo dove volessi arrivare - io non ti ho forzata, quindi tu non forzare me, per favore
Era calmo, il suo tono di voce era sin troppo piatto: qualsiasi cosa provasse in quel momento, me la stava nascondendo.
In fondo però non aveva tutti i torti: amicizia vuol dire anche saper rispettare l'uno i tempi dell'altro. Quindi, per quanto non mi facesse piacere vederlo così, avrei dovuto aspettare che fosse lui a decidere se e quando parlarmi di cosa lo angosciasse così tanto; intanto però, nessuno, nemmeno lui, mi avrebbe impedito di stargli vicino come potevo. Perché a lui ci tenevo.
Così feci un passo avanti e, per il suo stupore, lo abbracciai; come mi aspettavo lui rimase fermo, rigido come una statua, ma io sapevo esattamente cosa dire.
-Va bene -cominciai -fa' pure il duro quanto ti pare, Dann. Ma sappi, e questa è una minaccia, che nel preciso istante in cui deciderai di tirar fuori qualunque cosa tu ti stia portando dentro con così tanta fatica, io sarò lì. Ci sarò, Dann e tu non potrai impedirmelo, che ti piaccia o no -decretai senza ammettere repliche.
Lui rimase ancora qualche istante immobile, in silenzio, poi, finalmente, sentii le sue braccia avvolgermi la schiena.
-Scusami -sussurrò -sono un cretino
-Lo so -risposi e lui fece una mezza risata fra i miei capelli.
Non so quanto restammo lì, con la capitale ai nostri piedi, in uno spettacolo di luci talmente pittoresco che sembrava di essere in un dipinto.
-Sei congelata -constatò Dann dopo un po', a bassa voce, mentre strofinava le mani sulla mia schiena cercando di riscaldarmi -Andiamo a casa?
Annuii -Sì
Dann guidava in silenzio, e io osservavo le luci scorrere fuori dal finestrino come un film. Si fermò ad un semaforo e sentii il suo sguardo addosso per qualche istante; quando mi voltai verso di lui, aveva già ripreso a guardare oltre il parabrezza.
Arrivammo a casa e lo vidi sgranchirsi la schiena come aveva fatto la sera prima -Ma che ore sono? -mi chiese
-Le due -risposi con uno sbadiglio
-Ecco perché tutto questo sonno -commentò allora stropicciandosi il volto.
Da bravi bambini, andammo a lavarci i denti, sgomitando per entrare entrambi nello specchio; poco dopo, fiera nell'indossare il mio pigiamone, gli augurai la buonanotte
Dann, che stava sistemando un cuscino, si voltò a guardarmi e scoppiò a ridere -Sei bellissima con quella giraffa! -commentò indicando il cartoon dell'animale che campeggiava al centro di quel pigiama
-La comodità prima di tutto -ribadii mentre si avvicinava
Sorrideva, non solo con ironia, ma anche con tenerezza -Dormite bene tu e la tua giraffa -commentò fermandosi davanti a me; con delicatezza, mi fece sollevare sollevare il mento con un dito e si chinò per baciarmi.. sulla guancia.
-Buonanotte -sussurrò ritraendosi; era stato un bacio leggero, lieve, eppure dolcissimo.
Dopo qualche istante di sbigottito silenzio da parte mia, mi accorsi che forse era opportuno che gli rispondessi -'Notte Dann -riuscii a balbettare, guardando quegli occhi azzurri un'ultima volta, prima di voltarmi e raggiungere la mia stanza; solo quando chiusi la porta ricominciai a respirare.
Quella sera però, fino a un secondo prima di addormentarmi non riuscii a levarmi dalla testa la consapevolezza che Dann era lì, e dormiva solo a due porte di distanza dalla mia camera.









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Capitolo dedicato a tutte quelle persone, amici o amiche, che sanno stare accanto a noi nei momenti difficili, quando più ne abbiamo bisogno, che sanno ascoltarci e confortarci; quelle persone che con poche semplici parole o anche “solamente” con la loro presenza ci fanno stare meglio; quelle persone che farebbero di tutto per strapparci un sorriso, e quelle per cui noi faremmo di tutto. Quelle persone per cui vale la pena di vivere, insomma =)
So che probabilmente nella realtà non capiterebbe mai di poter cantare e ballare sul Vittoriano senza che nessuno se ne accorga, ma concedetemi un po' di fantasia!
Il titolo della storia, come ormai avrete capito, viene proprio dalle parole di Dann, quelle parole che hanno saputo confortare Lally, canzone compresa (a proposito, se vi interessa si chiama I won't let you go di James Morrison); ovviamente non è scelta a caso (e anche per decidere quali versi prendere ci ho messo parecchio), ma Lally questo ancora non lo sa ;)
Sa però che anche Dann ha qualcosa che lo tormenta ma, da brava amica, ha deciso di rispettare i suoi tempi come lui ha fatto con lei.
Il capitolo è un po' più lungo del solito, ma questo mi è servito appunto, per far avvicinare i protagonisti; resta ancora una domenica da passare insieme, ma non scordatevi di Jo..
Un bacione grande a tutte voi, ci vediamo nel prossimo capitolo =D
  
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