Era una bella mattina di sole, decisamente troppo bella
per correre come dei pazzi scatenati per le strade di Kanagawa pensando che
tanto non sarebbe servito a nulla, visto lo spaventoso ritardo che Hanamichi
Sakuragi aveva accumulato aiutando una vecchietta parecchio mattiniera con la
sua spesa.
Erano le sette e un quarto…tre quarti d’ora di ritardo! Lo
ammazzava! Si, Rukawa lo uccideva!
Quando entrò al campetto, pronto a una
trafila di do’aho che gli sarebbero bastati per tutto l’anno, rimase abbastanza
basito nel vedere la volpe seduta sulla panca, ancora ansante per l’allenamento
che doveva aver fatto da solo, ma con le cuffie nelle orecchie e…meraviglia, un
giornale in mano!
Sembrava piuttosto concentrato ed era strano per Hanamichi
che non l’aveva mai visto a leggere riviste che non fossero esclusivamente di
basket. Invece arrivandogli alle spalle si accorse che era un settimanale di
moto.
Era la pagina delle vendite e Rukawa scrutava attento delle moto di
grossa cilindrata almeno fino a quando non sentì la presenza di quel deficiente
alle spalle. Non si volse nemmeno, tanto sapeva benissimo che era lui e si
limitò a dargli dell’idiota, levandosi gli auricolari.
- Che t’è successo?
Non mi dirai che ti sei addormento.- lo prese in giro, sarcastico.
- Ti
piacerebbe kitsune.- rispose Hana sogghignando, restando sempre alle sue spalle
e spiando le inserzioni di vendita – Ma ho aiutato una signora del mio
condominio con la spesa, poi ho preso la strada sbagliata, dei teppisti mi hanno
rincorso e ho rischiato il collo a causa di una cretina in macchina.-
- Hn…-
Kaede alzò le spalle, del tutto incurante dei suoi guai, fino a quando il rosso
non puntò l’indice sul suo giornale, su una Honda, più precisamente su una Honda
VRF 800 blu petrolio – Questa è buona volpino. Da quando t’interessi di moto
eh?-
Il moro fece una leggera smorfia che l’altro non vide – Ogni anno
ricordo a quell’ipocrita di mio zio che esisto sputtanandogli il conto in banca
che ha messo a disposizione per l’università e quest’anno mi è sembrato
d’obbligo ricordarglielo in maniera un pelo più pesante.-
Mamma mia, che
discorso lungo…Hanamichi si sedette sulla spalliera della panca, restando a
gufare sopra il numero 11 dello Shohoku, leggermente incuriosito. E così Rukawa
anche se viveva da solo aveva dei parenti, in questo caso degli zii. Sembrava
non andare particolarmente d’accordo con suo zio però…ipocrita…gli aveva dato
dell’ipocrita.
Chissà perché. La kitsune non era tipo da sprecare insulti per
chi disprezzava cordialmente, quindi quell’uomo doveva essere un vero stronzo
per attirarsi la sua rabbia.
Comunque non voleva essere inopportuno e farsi
dare di nuovo del do’aho, così rimando le domande personali a un altro momento,
tornando a ciarlare di moto.
- Quindi la compri?-
- Cosa?-
- La figa
seduta sulla Honda. La moto no?-
- Hn.- Rukawa sbuffò – Non potrei anche
volendo. Costa decisamente troppo e poi il mio è solo un capriccio. La userei
solo ogni tanto, non mi muovo mai fuori da Kanagawa.-
Hana tacque per un
secondo, ponderando un’idea abbastanza balzana…poi però non poté impedirsi di
parlare.
- Kit…quanto hai?-
- Cosa?-
- Quanto hai per la
moto?-
Kaede stavolta alzò un sopracciglio, poi rovesciò la testa
all’indietro per vedere Sakuragi seduto sopra di lui.
- Metà della cifra.-
bofonchiò, sentendo le rotelle del do’aho che giravano vorticose.
- L’altra
metà la metto io.-
Dopo un attimo di silenzio, il moro lo fissò con uno
strano lampo negli occhi – Doppie chiavi. Io i giorni pari.-
- Io i
dispari.-
- Fatto.- sentenziò la volpe, evidentemente soddisfatta.
-
Evvai.- Hanamichi fu decisamente più plateale nel dimostrare la sua gioia.
Afferrò la palla della volpe e anche da quella posizione lanciò a canestro,
centrandolo perfettamente. Da lì a mettersi a ridacchiare come un deficiente,
proclamando la grandezza del Tensai, fu cosa da poco.
- Ehi! Quando andiamo a
comprarla eh?- cinguettò Sakuragi tutto allegro, mentre pedalava sulla bici
della volpe verso lo Shohoku – Rintronato, sei sveglio? Dai, quando andiamo a
comprarla?-
- Hn…che ne so…- biascicò il moro con voce impastata, che
sonnecchiava beato contro la sua schiena.
- Come sarebbe che ne so?! Eddai,
dovresti essere contento…ehi ma…non ti azzardare a sbavarmi sulla
divisa!-
Fiato sprecato, Rukawa già dormiva e svegliarlo avrebbe significato
prendersi un pugno in faccia, quindi tanto valeva continuare a insultarlo fra i
denti fino ai cancelli e poi in classe.
Le lezioni si protrassero tutta la
mattina in un clima di noia di mortale. A quanto pareva il tempo che si stava
leggermente incupendo aveva ridotto il morale sotto i tacchi anche ai professori
e al tirocinante di fisica. A tutti, tranne al gigolò americano. La sua voce
squillante salutò tutta la III D e le ragazze subito tornarono a sorridere,
tutte tranne Raim che, come notò Hana, sonnecchiava sul banco.
Accidenti, era
circondato da ghiri. La kitsune da una parte e Raim davanti. Da uscirci
pazzi.
Comunque la loro manager si risvegliò quando venne interpellata dal
loro prof d’inglese. Sembrava parecchio stanca e praticamente gli sbadigliò
quasi in faccia, ma subito ripresero a parlare col loro accento che faceva
sempre sospirare tutte le studentesse. Hana ghignò, pensando a quanto avrebbero
voluto buttasi tra le braccia di quel surfista.
E poi, sfidando il suicidio,
quell’imbecille del professor Hansen andò a piazzarsi proprio davanti a
Rukawa.
Hana incrociò le dita, sperando non lo prendesse a pugni ma il numero
11 doveva essere sveglio già da prima, più o meno da quando il prof aveva
iniziato a chiacchierare con Raim e stupendo non poco il rossino, la volpe
rispose con calma e cortesia alle domande in inglese del prof, anche se
sinceramente Sakuragi si sarebbe aspettato solo tre parole da parte del suo
compagno di squadra, ovvero "Fuck you teacher!"
Finita la lezione col
surfista, Hana si trovò a non dover svegliare Rukawa.
Accidenti, era rimasto
sveglio! Da non credersi!
- Ecco perché c’è questo tempo infame.- frecciò il
rosso, sarcastico.
- Hn.-
Sakuragi lo lasciò perdere e mentre riordinava i
libri per buttarli alla rinfusa nella tracolla, si volse verso la Kotobuki.
- Raim, noi andiamo a cercare i ragazzi per mangiare in santa pace! Vieni
con noi?-
La bella rossa era ancora sotto l’assedio dell’insegnante che si
era fermato a scambiare due parole con lei, praticamente bloccandola al banco e
la ragazza rivolse al giocatore dello Shohoku un sorriso di ringraziamento.
-
Certo, vengo volentieri.- e tornò a girarsi verso Hansen, facendogli un cenno e
terminando la loro conversazione in inglese. Quando finalmente il casanova se ne
fu andato, la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
- Mamma mia, che polipo!-
ghignò Hana divertito – E dire che pensavo che gente come lui fosse interessata
a ragazzine sceme che non capiscono un tubo della lingua! Ehi Raim…l’hai fatto
innamorare!-
- Cosa??-
Perfino Rukawa parve spiazzato quando la ragazza
sbottò in quel modo.
- Un corno!- si calmò Raim – Non ci pensare neanche
Hana! È assurdo!-
Essendosi accorta di aver esagerato, la bella rossa riprese
subito il suo buon umore e riuscì a trascinarli fuori entrambi per mano dalla
loro aula. Visto il messaggio di Mitsui, si ritrovarono tutti dietro alla
scuola, sotto il padiglione che dava sul campetto di pallavolo all’aperto.
C’erano già tutti: Mitsui, Miyagi, Akagi, Kogure, Ayako e Haruko su cui Hana si
fiondò a pesce, Mito che parlava con Hisashi e Ryota delle matricole e infine
proprio loro, Rei Manabe e Nobu Yaoto, due dei più bravi quattro reclutati.
Ma perché si era fatto trascinare lì?, pensò Kaede svaccandosi subito su una
panchina intera e mettendosi a nanna. Accidenti a quella giornataccia. Le
lezioni non erano state neanche tanto pesanti ma l’ultima ora gli aveva fatto
perdere la calma: quel demente dell’Hansen proprio non aveva pudore.
Ogni
volta che parlava con la loro seconda manager ne uscivano sempre dei numeri
indecenti!
- Ti è arrivato il calendario, Takenori?- sentì cinguettare quella
Babbuina della sorella del capitano.
Il calendario delle partite…bhè, era ora
arrivasse! A parte le amichevoli, erano rimasti tutti con i punti interrogativi
sulla testa quando il segretario nazionale aveva detto che le date non erano
ancora state stabilite. E che cazzo aspettava?
Lui già aveva voglia di
tornare in campo, altro che allenamenti con matricole troppo sollecite!
- Si,
è arrivato.- disse Akagi poco dopo, finendo il suo bento.
- Allora Gori?-
attaccò subito il do’aho, facendo sogghignare mentalmente Rukawa – Quando e con
chi si comincia?-
- Fra due settimane.- disse Akagi – Venerdì 13, partita col
Fujen ma Anzai ha tutto il nostro girone nel suo studio. Ce lo darà oggi agli
allenamenti. Piuttosto, prima di preoccuparti del campionato comincia a giocare
bene l’amichevole contro il Ryonan!-
- Quando mai ho giocato male contro il
porcospino eh?- sbraitò Sakuragi rabbioso – Pensa al tuo amico gorilla tu!-
-
Porcospino, gorilla, scimmia, volpe…- Raim mandò giù una sorsata di una strana
lattina energetica che Rukawa aveva visto bere una volta a un suo conoscente
delle medie appena rientrato da una convalescenza – Per voi tutto il mondo è uno
zoo ragazzi?-
- Questo qua dovrebbe stare allo zoo!- sbraitò Akagi ficcando
un pugno in testa al numero 10 che stava già sbandierando di nuovo le prodezze
del Tensai alle matricole – Dunque, l’amichevole stavolta la giochiamo da noi.
Anzai s’è già messo d’accordo con Taoka.-
Taoka. Al solo pensiero le facce di
Miyagi, Mitsui, Hana e Rukawa divennero delle maschere d’incazzatura.
Quello
stupido essere arboricolo!
- E vediamo di non far più figure di merda come
gli scorsi anni, ok?- continuò Akagi ad alta voce – Basta scherzi alle spalle,
basta botte e basta righe sulla sua macchina, hai capito Hisashi?-
Mitsui si
sentì gli occhi della squadra puntati addosso ma fece finta di nulla, incurante
delle loro fecce sconvolte.
- Bene ragazzi.- disse Raim alzandosi dopo una
ventina di minuti – Scusate ma devo andare agli allenamenti.-
- Possiamo
venire a vedere?- chiese Miyagi – O la tua mister s’incazza?-
- Oggi li salto
quelli di ginnastica ritmica.- spiegò la rossa con un sorrisino malizioso – Sto
andando dalla senpai Mihazawa, devo ancora sistemare alcune faccende con
lei.-
- Allora forse può venire a vedere la kitsune.- malignò Hana ghignando
– Chissà che al suo club possa finalmente vedere qualcosa d’interessante! Vero
baka?- e appena finito di dirlo si prese un calcio in faccia, scatenando
l’ennesima lite che il Gorilla placò solo a suon di altre botte.
Mamma mia
quanto erano rissosi quei ragazzi, pensò divertita Raim, rientrando
nell’edificio della scuola.
Li aveva conosciuti l’anno precedente e le erano
subito piaciuti tutti quanti, a partire dal calmo Kogure che arrossiva sempre
quando la vedeva, al povero Ryota che era sempre e perennemente innamorato della
sua Ayako.
Un rapporto più confidenziale l’aveva intrecciato con Hisashi che
sotto la sua aria dura con lei era sempre stato protettivo e affettuoso, anche
molto sensibile…esattamente come con Hanamichi che in coppia con lei aveva
sempre fatto scintille. Caratteri come quello del do’aho, come lo chiamava
Rukawa, era un vero dono del cielo.
Essendo molto simili insieme avevano
sempre fatto impazzire la compagnia l’anno precedente e Shiro aveva sempre detto
che Hana era la sua copia al maschile.
Shiro…
Raim si bloccò nel
corridoio, guardando fuori dalla finestra.
Puntò i suoi occhi verdi sul
gruppo…per poi scivolare senza che lei neanche se ne accorgesse sulla persona
che da qualche tempo aveva occupato i suoi pensieri. Non sapeva capacitarsene ma
c’erano volte in cui Raim si scopriva a pensarlo, a rivederlo…addormentato in
aula, a saltare a canestro con quella sua grazia e quella sua tecnica micidiali,
a borbottare dietro ad Hanamichi…
Quel pensiero sarebbe diventato
un’ossessione?, si chiese, continuando a guardarlo dormire sulla panca. Ammirò i
suoi capelli neri lucidi, lisci come ali di un corvo. La sua pelle bianca…quella
bocca tremendamente sensuale e invitante.
Ogni tanto lo prendeva a dormire
con le labbra dischiuse e …si sentiva come invasa da lava bollente.
Inspirò a
fondo, ridendo amaramente di se stessa.
Dio. Da una trappola in
un’altra.
Kaede Rukawa, pensò andandosene. Accidenti a te!
Il club delle
majorette che non comprendeva solo (e fortunatamente) il Rukawa’s Shinetai, ma
anche tutte le majorette dello Shohoku che avevano il compito di sostenerlo in
ogni avvenimento sportivo, si trovava al secondo piano dell’istituto ed era
guardato da tutte le studentesse della scuola un po’ come la terra promessa.
Direttore indiscusso era Harumi Mihazawa, quarto anno, yankee nascosta dalle sue
buone maniere e dalla sua infatuazione per Rukawa.
Considerata una delle più
belle e più facili ragazze dello Shohoku, la signorina era una che sapeva quando
parlare e …quando alzare le mani. E quel giorno, quando Raim andò a presentarsi
da lei mentre sbraitava alle sue compagne come agitare i pon-pon, non sembrava
di ottimo umore.
- Senpai che succede?- le chiese la rossa – Tutto
bene?-
- Ah, sei tu.- borbottò la ragazza, agitando la massa di capelli scuri
che le arrivava poco sopra la vita – Non va bene per niente, non vedi?
Matricole! Guardale! Non sanno far girare neanche i bastoni!-
Raim in effetti
notò che le timide ragazzine del primo anno messe a confronto con quelle del
secondo o del quarto erano parecchio impedite…forse però con un po’ più di
dolcezza e sicurezza avrebbero potuto diventare brave, no?
- Volevi qualcosa
Kotobuki?-
Raim alzò un sopracciglio, stranita. Chissà che non le fossero
arrivate voci…la sua senpai l’aveva sempre chiamata per nome o con il suo
nomignolo. Comunque se ne fregò, chiedendole se aveva un attimo per lei. Subito
la Mihazawa acconsentì, lasciando la squadra di venti majorette nelle mani della
sua leccapiedi, Yukino Takei, quarto anno rimandata, una stanga di un metro e
ottanta che aveva mandato all’ospedale più di una ragazza che aveva cercato di
lisciarsi gli artigli sul bel fondoschiena di Rukawa.
Bhè, in effetti bastava
avere gli occhi per accorgersi di quanto fosse bello, no?
Con quel corpo
poi…
Raim si morse la lingua, mentre salivano sul terrazzo. Eccola! Stava di
nuovo pensando a Rukawa!
Una volta all’aria aperta, la Mihazawa si accese una
sigaretta e ne offrì una alla rossa che, pensando a cosa stava per dirle, capì
che forse doveva armarsi. Se la fece accendere, poi dette un rapido tiro.
-
Ho sentito che anche voi del terzo anno avete Hansen.- disse all’improvviso la
ragazza del quarto.
- Già.- disse Raim senza interesse.
- Mi dicono che
gli sei piaciuta.- continuò l’altra, fissandola attentamente.
- Solo perché
sono nata a Los Angels come lui.- disse Raim con aria pacifica, decisa a
trattenere il sangue freddo.
- Può darsi.-
La sua senpai continuò a
scrutarla, poi ciccò a terra appoggiandosi al muro – Fossi in te ci starei
attenta a quello. Yukino ha sentito gl’insegnanti dire che è stato cacciato
dalle due scuole in cui ha insegnato. Ha messo incinta una studentessa di
quattordici anni. Pare le sia saltato addosso.-
- Oh, mi so difendere
senpai.- l’assicurò la rossa senza un filo di paura nelle vene.
- Questo lo
so.- ghignò la Mihazawa – Ma prima che metta le grinfie su di te, vorrei
provarci io.-
Raim stavolta tacque, senza alcun commento in proposito.
Facesse quello che voleva.
- Allora…immagino sarai tornata per parlarmi del
tuo lavoro di manager alla squadra di basket.- disse finalmente la ragazza –
Quasi rimpiango di non averti presa a tempo pieno nel gruppo. In fondo dopo di
me sei la migliore.-
- Sai che puoi chiamarmi quando vuoi. Ma Akagi me l’ha
chiesto come un favore personale.-
- Per Sota immagino.- disse l’altra,
andando dritta al punto.
- Già.- disse Raim, stavolta con un notevole sforzo
pensando di nuovo alla figura labile di Shiro che sembrava sparire dalla sua
memoria senza che lei potesse fare nulla per trattenere i ricordi felici che li
avevano accomunati – Ti crea problemi quindi che non venga ad allenarmi? Ho
tutto il programma delle partite dell’istituto e se mai avrai bisogno di una
sostituta sarò pronta.-
- Se, certo…- la Mihazawa scosse il capo, incurante –
Non c’è problema. Se vuoi finire di nuovo all’ospedale sono cazzi tuoi, Kirara.
Lo sai bene. Ti ho coperta l’anno scorso ma quest’anno ho altro da fare.-
-
Lo so e ti ringrazio. Non ti avrei mai chiesto di farlo una seconda volta.-
replicò la rossa digrignando i denti – E poi è stato solo un caso sporadico. Non
mi è più successo di svenire.-
- Buon per te. Comunque ho un’ultima cosa da
chiarire allora.-
- E di che cosa si tratta?-
- L’anno scorso Rukawa non è
mai stato presente alle riunioni del gruppo, vero?-
Eccola. Raim se l’era
aspettato. Era ora di fingere.
- Esatto.-
- Spero che anche quest’anno tu
faccia la scelta di tenertene alla larga.-
- Senpai, faccio solo la manager.
E sai perfettamente bene che per ora gli uomini sono l’ultima cosa che
m’interessa.-
- E fai bene.- replicò la Mihazawa spegnendo la sigaretta con
rabbia – Anche perché se fosse il contrario ti ritroveresti in un bel po’ di
guai.- andò alla porta, per poi voltarsi un attimo a fissarla – Lo sai che ho
sempre fatto di tutto per te, Kirara. Stabilito che non avevamo nulla a che
spartire, ci siamo date una mano in zona neutra…ma non farmi pentire di averti
salvato dalle autorità l’anno scorso.-
Raim tacque per un secondo, per poi
parlare con voce gelida.
- Come te lo devo dire che non assumevo droghe eh?-
sibilò rabbiosa – Era stanchezza fisica!-
- Perdonami ma ti sfinivi anche
l’anno scorso con quattro club e se volevi vincere le gare forse hai dovuto
prendere degli steroidi o delle anfetamine. Non guardarmi così…credi che io non
l’abbia mai fatto per caso?-
- Non m’importa. Puoi fare quello che vuoi
senpai…ma io sono svenuta solo per un calo di zuccheri, perché avevo chiesto
troppo a me stessa, non per aver mescolato delle droghe di troppo, chiaro?-
-
D’accordo, fa come vuoi!- sbottò l’altra già annoiata – Ci vediamo in giro ma
ricorda le mie parole. Sta lontana da lui…o avrai solo un mare di guai, te
l’assicuro e non ci sarà la Kanzaki come l’anno scorso a tenermi ferma! Ti
saluto!-
Una volta sola, la sigaretta le cadde di mano…e si lasciò andare a
sedere, stanca, stanca, stanca…
La Kanzaki. Raim sorrise, ricordando le
parole di quell’importante persona che un anno prima guardandola con disprezzo e
gelo le aveva fatto capire quanto in realtà fosse debole.
Junko Kanzaki, la
sua senpai. La nemica giurata di Harumi Mihazawa.
Era da tempo che non andava
a trovarla…forse sarebbe stato tempo di parlare di nuovo con lei.
-
Avanti passa quella palla!-
- Più gioco di gambe! Corri, non hai le ginocchia
di cemento!-
- Insomma quello era fallo!-
Quando Raim rientrò in palestra
dove i ragazzi già si allenavano, a nessuno sfuggì la sua espressione cupa,
tantomeno ad Ayako che la guardò di sottecchi, fino a chiederle se l’incontro
con quella svitata della Mihazawa, con cui Ayako era stata sfortunatamente in
classe al secondo anno, era andato bene.
- Si, alla grande.- disse serafica
– Allora, come se la cavano i ragazzi?-
- Ah? Oh, bene direi…- disse l’altra,
guardandola un po’ scettica – Ma tu sei sicura di stare bene?-
- Si,
benissimo.- Raim afferrò un pallone e cominciò a palleggiare da seduta, coi
pensieri che vagavano – Ti spiace se faccio anch’io i passaggi con le reclute?
Ho bisogno di sgranchirmi le gambe.-
- Certo, certo.- Ayako annuì,
richiamando le matricole – Avanti ragazzi! Venite qua!-
Il gruppo si fermò e
finalmente i titolari si presero una paura, mentre le matricole rimasero in
campo.
- Ehi!- borbottò Mitsui prima di andare a bere qualcosa – Andateci
piano!-
- Tranquillo senpai!- disse accorato Yaoto – Sono ragazze, staremo
attenti!-
Per tutta risposta sia Hisashi che Hana risero divertiti.
-
Veramente parlavo con Raim.- ghignò il tiratore da tre punti – Comunque
d’accordo. Lei è una ragazza…se le fate un graffio vi appendo dal terrazzo per
il collo, sono stato chiaro?-
Deglutendo per la minaccia, le matricole
guardarono verso Akagi, speranzosi, ma il Gori aveva altro a cui pensare, ovvero
impedire che Sakuragi continuasse a dare il tormento a Rukawa ma Kaede appena
seduto in panchina per riprendere fiato, lo perse di nuovo…quando un passaggio
che aveva la velocità di un lampo attraversò il campo da basket. Vide un turbine
rosso passare veloce fra le matricole e poi…un canestro pulito.
Dio che
salto…
Raim era alta sul metro e sessantotto, niente di eccezionale…ma come
saltava! E quanto restava in sospensione.
- Porca puttana…- alitò Miyagi un
attimo dopo – Fa progressi alla velocità della luce. È incredibile.-
- Non la
vedo giocare da tre mesi e guarda…- disse Akagi, veramente ammirato.
- Ah,
fosse un uomo.- disse Yasuda.
- Fosse un uomo un cazzo.- ghignò Mitsui,
seguito da Hanamichi – Ma li hai gli occhi?-
Kaede lo guardò storto. Ecco che
se la prendeva di nuovo…ma perché?
Riportò lo sguardo su quella ragazza…non
aveva mai visto una ragazza giocare così! Era talmente veloce che per un attimo
desiderò di potersi confrontare con lei. Nella tecnica non sembrava essere al
top della forma ma aveva classe, questo era palese.
Messi a canestro la
bellezza di dieci tiri, finalmente la loro manager si fermò.
Accaldata e con
la canottiera incollata addosso, Rukawa fece un sforzo immane per tornare ad
ascoltare Akagi che parlava dell’amichevole. L’avrebbero disputata quel venerdì
e il pensiero tornò a dargli la carica.
Ma non era solo…
A quanto pareva
anche Mitsui non vedeva l’ora di tornare ad affrontare il porcospino
maniaco.
Per non parlare del do’aho…quello già non stava più
fermo.
Ripresero ad allenarsi con foga qualche minuto più tardi, riprendendo
con le nuove tattiche e se Kogure aveva ragione, cosa di cui anche lui era
convinto, quella volta lui e Hana avrebbero lasciato Sendoh con un bello smacco
sulla sua immacolata impalcatura che altro non era che i suoi capelli.
-
Direi che ve la siete cavata.- disse Akagi, dopo che Rukawa ebbe segnato
l’ultimo punto.
- Certo, non ci fossi io la kitsune a quest’ora starebbe a
dormire per terra.- frecciò Sakuragi ridacchiando come un demente. Dopo il
classico pugno dal Gorilla e anche un calcio in culo della parte insultata,
finalmente si fecero le sei…ma non era ancora finita. Stavano andando tutti
negli spogliatoi quando una tizia stravolta spalancò la porta della palestra,
cercando freneticamente qualcuno.
- Si?- chiese Ayako perplessa – Cerchi
qualcuno?-
Raim invece inclinò il capo – Asuka!- esclamò – Che ci fai
qua?-
La ragazza del secondo anno per tutta risposta scoppiò a piangere come
una fontana e si catapultò ai piedi della rossa, abbracciandola per la vita
tanto da romperle le costole – Senpaiiii!- piagnucolò disperata – Senpai,
abbiamo un problema! Siamo nei guaiii! Nei guai fino al collo!-
- Si ho
capito…ma così non respiro!- alitò Raim cercando di liberarsi. Dovettero
intervenire anche Kogure e Ayako per liberarla, poi la studentessa, che portava
l’uniforme della squadra di pallavolo dello Shohoku, spiegò tutto in lacrime. Si
era fatta male il loro capitano, una tizia di nome Naomi Kurata, una vera sagoma
per chi la conosceva, del quinto anno, che si era slogata un polso e nessuna era
in grado di prendere il suo posto.
Quel sabato avrebbero dovuto giocare una
partita importantissima contro una squadra della loro prefettura e…guardando
Raim con insistenza, le fece capire le sue intenzioni.
- Cosa??- sbottò
l’altra sconvolta – Asuka, non tocco palla da cinque mesi! Non saprei più alzare
per la Kanzaki!-
- Si ma le matricole non possono sostituirti! Solo con te
avremo una possibilità!-
- Ma non posso…ho perso il giro ormai Asuka!-
-
Ti prego, ti prego! Senza di te verremo sbattute subito fuori dal campionato
senpai! La senpai Kanzaki ha detto che se non ti convincevo ci mandava me
all’ospedale, insieme al capitano!! È stata categorica!!! O te o niente!! Ti
prego!!!- e gracchiò tanto che perfino la gente fuori la sentì. Quindi dovevano
trovare il modo di zittirla. Il metodo di Hisashi, che le stava alle spalle con
l’asciugamano tirato in modo da strozzarla era un po’ esagerato, anche una delle
testate di Hanamichi sarebbe stata un pelino troppo aggressiva come
tecnica…perciò non restò che accettare anche perché la senpai Kanzaki, ovvero
Junko Kanzaki del quarto anno, era una a cui non bisognava mai pestare i piedi e
questo Raim l’aveva imparato a sue spese l’anno prima, giocando insieme a
lei.
- D’accordo, d’accordo.- bofonchiò alla fine la rossa, sfinita – Ma non
aspettatevi granché!-
Quella Asuka saltò in piedi, senza più una lacrima e un
sorriso a trentadue denti – Senpai Kotobuki sei un amore! Ti ringrazio! Se
passeremo sarà solo grazie a te! La partita si terrà qui! Sabato pomeriggio dopo
le lezioni!-
- Al campetto all’aperto?- chiese Hana di colpo.
- Si!-
cinguettò la ragazzina arrossendo.
- Allora verremo a fare il tifo!- ghignò
Miyagi.
- Che cosa? Oh, dai ragazzi!- l’implorò Raim viola di vergogna – Non
ci pensate neanche!-
- Perché no?- la blandì Ayako – Dai, sarà divertente!
Noi abbiamo l’amichevole col Ryonan venerdì sera e così sabato lo dedicheremo
tutto a te!-
- Avete bisogno di tifo no?- cinguettò anche Hanamichi, mentre
la pressione della loro seconda manager visto il suo pallore stava notevolmente
calando, a livelli critici anche – E poi non potrai aver perso tutta la tua
abilità nei tre mesi di vacanze più nel quarto dove hai fatto , no? Sono sicuro
che troverai un modo. Tu te la cavi sempre in fondo!-
- Grazie ancora senpai!
Ci vediamo sabato! E cerca di arrivare puntuale!- trillò quella Asuka,
strizzandola di nuovo in un abbraccio e poi scappando via veloce com’era
arrivata.
Quel che restava di Raim invece era uno specie di catorcio.
- Ma
perché tutte a me…- si disperava più tardi, negli spogliatoi coi ragazzi, mentre
Akagi rifaceva l’assegnazione delle maglie. Stava ridistribuendo i numeri ma per
il terzo anno di fila riscoppiarono i soliti problemi, chissà con chi poi…
-
Ehi, io il mio numero 10 me lo tengo chiaro?- sbraitò Hanamichi per l’ennesima
volta, tenendosi stretta la sua maglietta – Un corno! L’ho fregata alla kitsune
due anni fa e adesso me la tengo Gori! È un trofeo!-
- Do’aho.- replicò
Rukawa – Comunque anche a me l’11 sta sempre bene.-
- E alle matricole allora
cosa diamo eh?- sibilò Ayako devastata da quei casini a oltranza.
- Ma che ne
so! Mettigli un sacco, ma non avranno mai la mia maglia!- finì Hana perentorio
come un deficiente – E adesso se avete finito vado a farmi una doccia!-
- Si,
esatto.- disse anche Mitsui – Sta faccenda dei numeri è una stronzata.-
-
Fate come vi pare, mi avete rotto le balle.- disse Akagi lasciando perdere e
andando a cambiarsi con Kogure e Miyagi.
- Ok, ok…- Ayako alzò gli occhi al
cielo – Allora daremo i numeri piccole alle matricole, anche se spetterebbero ai
veterani. Ma fate come vi pare! E aspettate un attimo a cambiarvi, maniaci!-
sbottò, tirando il ventaglio in testa a Ryota che si stava già spogliando per la
gioia dei suoi occhi – Insomma, ma non avete un po’ di decenza?!-
- Ehi
Raim!- urlò Hisashi già da sotto il getto dell’acqua – Perché non vieni a farti
la doccia con me?-
- Nei tuoi sogni magari.- ironizzò Hana perfido, mentre
sotto l’ultima doccia Rukawa si scopriva a toccarsi la vena che stava per
scoppiargli sulla fronte. Forse doveva farsi vedere da un dottore…si,
decisamente aveva qualche rotella andata ormai. Il do’aho doveva averlo pestato
troppo forte di recente!
- Magari un’altra volta.- borbottò la rossa
veramente disperata – Ci vediamo domani ragazzi. Me ne torno a casa.-
- Non
vuoi che ti accompagni?- le chiese Mitsui, appoggiandosi con le braccia allo
sportello della doccia.
- No, no tranquillo.- gli disse la ragazza, per nulla
imbarazzata visto che vedeva solo il suo torace.
- Sei sicura senpai
Kotobuki?- disse anche Rei Manabe – Si sta facendo buio.-
- E’ vero Raim.-
borbottò il Gori, che si era già rivestito – Diventerà sempre più buio e con
quei pattini potresti ammazzare qualcuno, senza offesa.-
- Non sono io a
stare con la testa fra le nuvole.- le sfuggì e subito dopo la ragazza si accorse
di avere due fanali, che altro non erano che gli occhi spocchiosi di Rukawa,
puntati addosso. Forse era meglio sorvolare.
- E poi non sono venuta coi
pattini oggi, sono a piedi.- andò avanti, tranquilla.
- Ma piove. Finirai per
bagnarti tutta.-
- Ehi, cosa sono tutte queste menate eh?- se ne uscì ridendo
– Sono capace a usare un ombrello e a tornare a casa mia!-
- Ma con tutti i
pericoli che nascondono le strade…- frecciò Miyagi divertito – Potresti trovare
Hisashi nascosto dietro un vicolo pronto a saltarti addosso sai?-
- Tappati
la bocca, nano!-
- Ok, diamoci un taglio.- disse esasperata – Se mi lascio
accompagnare da qualcuno la finirete?-
Tutto il gruppo fece automaticamente
si con la testa, manco fossero stati sincronizzati…tranne Rukawa che cominciò a
sentire uno strano nodo in gola. Spiò fra tutti, cercando di capire chi sarebbe
andato con lei…e l’assurdo quanto incomprensibile desiderio di essere lui stesso
a fare la strada accanto a quella rossa lo avvolse in pieno.
Rabbioso,
scacciò quell’idea e si chiuse in un forzato mutismo fino a quando Raim e Mitsui
non se ne furono andati e tornando a casa con la sua bicicletta sembrava come
una scheggia.
Non riuscì a dormire, perché aveva solo una cosa nelle testa…e
la cosa non gli piaceva per niente.
Continuò a girarsi nel letto,
stropicciando le lenzuola come un forsennato…fino a quando alle due di notte non
si mise in piedi, infuriato con se stesso e contro ciò che stava
succedendo.
Dannazione, ma quando mai una stupida e insipida ragazzina era
mai riuscita a fargli perdere il sonno eh?
Tantopiù una con simili capelli
rossi!
Si versò del latte caldo, sedendosi sul divano e accendendo
svogliatamente la tv, senza però vedere realmente lo schermo. Le immagini gli
scorrevano davanti e niente gli suscitava qualche emozione, solo i pensieri
vorticosi che si agitavano nella sua testa.
Che razza di persona poteva
essere quella Raim per averlo ridotto a tal punto?
Non sapeva niente di lei,
solo che era una stacanovista brava in quasi tutti gli sport e che era mezza
americana.
Ah, aveva dimenticato di segnare sul suo taccuino mentale che era
anche un’assalitrice in pattini a rotelle…che non aveva mai sentito parlare di
lui e che non l’aveva mai giudicato in base alla sua fama.
Era una che non si
spaventava a dire le cose in faccia alle persone, a lui specialmente. Non gli
era mai morta ai piedi, sbavando come una cretina e nonostante le sue amicizie
alquanto strane con esseri meglio identificati come il do’aho e il teppista (che
per i suoi gusti se la baciava e la stringeva un po’ troppo), in fondo doveva
trattarsi di una ragazza abbastanza fuori dal comune. Infatti, da come conosceva
Mitsui, lui le donne le aveva sempre tenute un mese al massimo e poi allontanate
e il fatto che avesse un rapporto di amicizia con una ragazza stava a
significare due cose: o quella Raim era una che pestava più di lui e si era
guadagnata il suo rispetto rompendogli tutte le ossa, o come credeva Kaede, Raim
era una di quelle ragazze che non si potevano toccare senza avere un irritante
batticuore a ogni tocco.
Di colpo ricordò quella volta che l’aveva vista
esercitarsi col nastro. Aveva un fisico veramente incredibile, era un uomo e lo
ammise almeno con se stesso. Era bella…si, poteva essere tranquillamente
definita bella.
Non l’aveva mai sfiorata ma la sua pelle sembrava liscia e
soffice, le labbra erano rosee e sottili mentre quei suoi maledetti capelli
rossi in cui avrebbe voluto affondare le mani sembravano seta.
Ok…Kaede, si
disse con pazienza, ammettilo. Che ti costa?
Ti piace. Hai schifo ad
ammettere che ti piaccia una ragazza della tua età?
E non era solo una cosa
del livello "si, mi piace!"
Era…diverso. Tutto il lei emanava qualcosa che lo
attirava come una falena con la fiamma. E se n’era accorto quando Raim aveva
perso di vista i suoi esercizi, giorni prima. Quando si era fatta cadere il
nastro sulla testa, lei aveva incontrato il suo sguardo. Che l’avesse capito?
Che avesse intuito qualcosa?
Naturalmente non riuscì più a chiudere
occhio e quando fu ora di andare all’appuntamento col do’aho per la prima volta
dopo tre anni gli fu un po’ grato. Sakuragi era una di quelle persone che
impegnavano totalmente chi li attorniava, quindi per almeno due non avrebbe
pensato a quella rossa molesta.
Arrivato al campetto, lo trovò intento a
parlare al cellulare e quando si avvicinò sentì il suo tono. Sembrava parecchio
infastidito. Ma con chi parlava? La Babbuina gli dava buca per un’uscita
forse?
- Cazzo!-
Chiusa la comunicazione, Hana si volse verso la kitsune
con la solita bandana con sopra scritto BANZAI e la sua aria bellicosa non
preannunciava nulla di buono.
- Chi era?- bofonchiò il moro, non molto
interessato.
- Aida.-
Aida? Il Coso Prendiappunti del Ryonan? E che
voleva?
- Bella notizia in arrivo.- disse Hanamichi con un sospiro,
lasciandosi andare a sedere sulla panca – Oggi vengono a parlare col Gori Uozumi
e il nostro amico porcospino.-
Il maniaco! Ci mancava anche Sendoh!
Hana
fece una smorfia, già distrutto dalla notizia. Non che in quei tre anni non
fosse diventato amico di Aki, come lo chiamava ora per sfotterlo, ma sapeva
anche bene che la kitsune proprio non riusciva a mandarlo giù quello
lì.
Chissà perché poi…ma in fondo Rukawa non mandava giù un sacco di gente,
Sendoh non centrava.
- Aida ti ha detto perché vengono?- sibilò infatti
Kaede, sedendosi al suo fianco.
- Ha detto che Aki deve parlarci ci una
faccenda importante. Dice che ci sono problemi con una sua vecchia
conoscenza.-
- Aki?- lo sfidò Rukawa fissandolo da dietro le lenti
scure.
- Si, Aki.- ghignò Hanamichi alzandosi e afferrando la palla – Sei
geloso Kit? Vuoi che ti chiami Kacchan per caso?-
Naturalmente gli arrivò una
scarpata sulla testa e la rissa finì in un one on one che però non seguiva
alcuna regola in caso di falli. Giocando si bestemmiavano dietro, si saltavano
in spalla per fermarsi sotto canestro e a momenti si ficcavano anche le dita
negli occhi, quindi la cosa non fu considerata regolare.
Erano tanto presi da
quello scontro corpo a corpo poi, che non si accorsero che qualcuno li stava
fissando da oltre la rete. Hana colse la sua presenza solo con la coda
dell’occhio e quando si volse completamente verso l’uscita, non c’era più
nessuno. Che strano…eppure non se l’era immaginato…
Aveva sentito
distintamente due fastidiosissimi paia di sguardi puntati addosso.
- Ehi
Ru…che facciamo con la moto?- pedalando verso lo Shohoku, Sakuragi aveva
dimenticato gli spettatori di poco prima, anche perché la kitsune addormentata
gli sbavava sulla divisa e qualsiasi tentativo di attirare la sua boriosa
attenzione andava quasi sempre a vuoto. Sperava però che quella Honda lo
svegliasse un poco.
- Hn.- bofonchiò infatti, continuando a sonnecchiare
sulla sua schiena.
- Non cominciare a rispondere con questi versi!- sbraitò
furibondo il rosso – Allora, oggi abbiamo subito gli allenamenti alle due! Le
ragazze della ritmica passano dopo di noi, così alle cinque partiamo e andiamo
in banca a prendere i soldi, capito? Non farmi parlare come se fossi tua moglie,
Dio santo! Hai sentito o no? Con noi viene anche Mitchy, ci porta da un suo
amico a farle la revisione.-
Ci mancava anche il teppista!
- Se viene lui
ci verrà anche Miyagi.- sbuffò, distrutto dal sonno.
- Infatti ci facciamo
scarrozzare in macchina.- ghignò Hanamichi perfido.
Però, comoda così.
Infatti appena arrivati davanti a scuola videro l’inconfondibile parcheggio di
Hisashi Mitsui. Solo lui poteva mettere la macchina ad occupare per orizzontale
tre posti degli insegnanti.
- Roba da matti,- rise Kogure raggiungendoli –
come mai Hisashi è venuto in macchina?-
- Oh, deve accompagnarci in un posto
stasera.- ghignò Hana – Piuttosto, l’hai visto in giro?-
- E’ venuto in
macchina con Kotobuki.- disse il loro vice capitano, arrossendo come suo solito
– Sono già dentro.-
In macchina con Raim. Rukawa non finì di sentire quello
che l’occhialuto stava dicendo. Le palle erano tornate a girargli in maniera
vorticosa e la situazione andò in peggiorando per tutta la giornata, prima
nell’ora di matematica in cui venne svegliato e poi messo in punizione e infine
prima di pranzo, quando pescò il surfista a parlare con la "sua" rossa in mezzo
al corridoio.
Sua…e adesso che novità era quella? Ci mancava solo che
pensasse che Raim era proprietà privata!
La giornata andò definitivamente a
puttane quando entrò in palestra verso le due e un quarto. Aveva ritardato
apposta, restando seduto in bagno ad ascoltare i Metallica che aveva nel
lettore, sperando così di scampare a Sendoh e il re delle scimmie ma quella non
era proprio la sua giornata fortunata.
Varcata la soglia, mentre le matricole
e le riserve facevano esercizio in campo, trovò il Porcky e Uozumi intenti a
parlare con Akagi. Accanto all’hentai c’era anche Hana.
Gli fece appena un
cenno e filò dritto negli spogliatoi, dove trovò Mitsui intento a sonnecchiare
su una panchina.
Ne rimase un po’ stupito, visto che il teppista era sempre
stato uno pieno di energie…ma si bloccò di colpo, quando vide che a terra aveva
il borsone aperto. Dentro c’era una maglietta da ragazza.
La sera prima era
tornato a casa con Raim e quella mattina Kogure aveva detto che erano arrivati
insieme…e nella tracolla aveva una maglietta femminile e forse l’aveva già vista
addosso a Raim. Era una di quelle in dotazione alle ragazze della squadra di
ginnastica ritmica.
Lo uccideva…com’è che aveva voglia di mettergli le mani
al collo e strozzarlo?
- Volpe.-
Rialzò lo sguardo sul teppista quando
Mitsui, sbadigliando, si mise a sedere.
- Ciao. Non ti avevo sentito.- gli
disse tranquillo, passandosi una mano fra i capelli – Sendoh è ancora in
giro?-
- Hn.- si limitò a sibilare.
- Che palle…non mi va di
vederlo.-
E già. Aveva ancora il dente avvelenato per caso?, pensò acido
Rukawa.
Miseria. Ma che cazzo gli prendeva? E tutto per colpa di quella…
-
Ehi ve la date una mossa o no?- Raim apparve sulla soglia tutta allegra,
scoccando un sorriso solare a tutti e due – Perché siete chiusi qui
ragazzi?-
…maledetta rossa, finì mentalmente Kaede infilandosi una maglietta
visto che quella non faceva una piega a vederlo a torso nudo. Che tipa
strana…un’altra si sarebbe disidrata sbavandogli addosso!
- Non hai visto
fuori? Ci sono due tizi del Ryonan.- disse Mitsui seccato.
- Oh, quel tipo
alto più di Takenori e l’altro bel ragazzo.- disse Raim tranquilla.
Bello????
Gli occhi dei due divennero fanali e la manager li guardò preoccupata.
- Che
c’è?-
- Bello Sendoh?- si schifò il tiratore da tre punti – Sono molto più
bello io!-
Seee…Kaede lasciò perdere, sentendosi però addosso gli occhi verdi
di Raim e s’impuntò anche lui a guardarla, fino a quando lei non sorrise,
scuotendo le spalle – Hisa, ti ho detto mille volte che la bellezza è
soggettiva.-
- Certo, come essere delle mezze seghe a letto. Anche quello è
soggettivo, no?- replicò l’altro sarcastico.
- Dai, non fare il bambino! Vai
a salutarli.-
- Piuttosto li avveleno.- disse, andando alla porta e uscendo
in campo.
Rimasti soli, Rukawa tornò alle sue faccende giusto per non dare
la soddisfazione alla ragazzina di darle troppa corda. Lei comunque non se ne
curò minimamente. Andò alla panchina dov’era stato sdraiato Mitsui e si mise a
trafficare nella sua borsa. Ne estrasse il suo cellulare…e Kaede se ne accorse.
Allora quella maglietta era davvero la sua!
Digrignò i denti ma quando parlò
la sua voce uscì pacifica e piatta come sempre.
- Non dovresti lasciare
gl’indumenti del club di ritmica in giro.- le disse, chiudendo
l’armadietto.
- Cosa?-
Raim sbatté gli occhioni, senza capire, poi seguì
in linea d’aria lo sguardo della volpe e vide una maglietta della squadra di
ginnastica ritmica dentro al borsone di Mitsui. Ma, lasciando Rukawa perplesso,
lei non batté ciglio.
- Non è mia.- disse, sfacciatamente.
- Non è tua?-
riecheggiò il moro, senza volerlo.
- Già.- Raim alzò lo sguardo dal suo
cellulare – Perché dovrebbe esserlo?-
Rukawa tacque, non trovando una
risposta. La vide alzarsi, rimettere il cellulare nella tracolla abbandonata
sulla panchina e guardarlo storto. Ora sembrava leggermente irritata.
-
Dovresti smetterla di giudicare la gente troppo in fretta.-
Lui in risposta
s’infilò la fascetta al braccio, senza guardarla – Io non giudico proprio
nessuno.-
- Però lo fai con me.- disse Raim gelida.
- Può darsi.-
-
Perché?- gli chiese, andandogli a un passo dal naso.
Eccola, era troppo
vicina. Accidenti, a guardarla così sembrava fragile e indifesa. In effetti era
molto slanciata e molto magra. Forse erano stati tanti anni di esercizio a
renderla tanto gracile.
- Kitsune, ti ho fatto una domanda!-
Ehi, calma!
Come sarebbe kitsune? Ma era approvato che tutta la gente coi capelli rossi
avesse quel neurone in meno che li portava a chiamarlo in quella maniera
deficiente???
- D’accordo, fa come ti pare.- sentenziò Raim con un sospiro –
Non posso certo obbligarti…ma non iniziare discorsi che non vuoi finire,
Rukawa.-
- Cos’è, un avvertimento?- bofonchiò.
- Dio, sei insopportabile!-
s’infuriò la bella rossa allungando una mano per chiuderlo inconsciamente contro
l’armadietto – Ma fai così con chiunque o solo con me?-
Bella domanda. Perché
si divertiva tanto a provocare quella peste? Perché se ne stava fermo fra lei e
l’armadietto, senza fare un passo? Perché adesso aveva voglia di sbattere lei
contro la parete e inchiodarla al muro per tre giorni di fila?
- Hai dormito
nel tuo letto?- le chiese finalmente, senza cambiare tono.
- Cosa?- allibì
Raim, senza capire.
- Hai dormito nel tuo letto?- replicò di nuovo la volpe,
spazientendosi.
- Bhè, certo.- balbettò la ragazza, senza capire – Come ti
salta in mente di fare domande del genere? Ehi!- sbraitò, quando Kaede fu già
alla porta, soddisfatto dalla sua risposta – Sto parlando con te, accidenti!
Rukawa!-
Fu come parlare al muro. Tornati in palestra andarono per forza di
cose a sentire cosa stava succedendo, vista l’espressione fosca che aveva Akagi
in viso. Sembrava particolarmente nervoso…e anche Hana, almeno a quanto vide
Rukawa, non sembrava dell’ottimo umore della mattina.
Forse il porcospino
aveva portato cattive notizie.
- Allora?- bofonchiò, quando Sakuragi lo
raggiunse seguito a poca distanza da Sendoh.
- Allora quest’anno c’è in gara
anche il liceo Shikuda.- s’intromise Akira Sendoh col suo solito fare gentile e
svagato – E se fossi in voi mi blinderei in casa. Ciao Rukawa, ti trovo
bene.-
- Hn.- rispose la volpe da copione, guardandolo di sottecchi –
Shikuda?-
- Già o come lo chiamo io "la Oni’s School".- rise il porcospino ma
in un modo però diverso dal solito. Sembrava…leggermente preoccupato. E molto
cosciente della situazione.
- Qual è il problema di questo Shikuda?- sibilò
la volpe, incrociando le braccia al petto.
- Quando ero matricola io finii
all’ospedale per due settimane. Un braccio rotto.- disse Sendoh, pacato – Quando
siete arrivati tu e Hana la squadra dello Shikuda è finita in questura. Uno dei
componenti spacciava grazie ai suoi compagni e l’anno scorso hanno pestato un
arbitro in un vicolo, quindi li hanno sbattuti fuori di nuovo. Ora hanno passato
i test ed è caduta la denuncia. Li vedremo al torneo nazionale.-
Però. Rukawa
e Sakuragi si scambiarono una veloce occhiata.
- Chi è che ti ha mandato
all’ospedale Aki?- chiese Hana di colpo.
- Aspetta…com’è che lo chiamavano le
infermiere? …Mi pare Eikichi Takeru, esterno.-
- Le infermiere?-
- Si,
gli avevo rotto il naso, era sulla barella vicino alla mia.- rispose il
porcospino con aria angelica – Comunque ho già ricevuto una visita stamattina
davanti casa, per questo volevo parlarvi. Quelli sono dei bastardi.
Arriverebbero a spedirvi nel reparto rianimazione dell’ospedale o a darvi fuoco
dentro alla vostra stessa macchina.-
- Calma, ma sono teppisti o giocatori?-
sbottò Hanamichi mezzo sconvolto.
- Mai visti con dei teppisti. Ma sembrano
più quello che altro.- rise l’altro alzando le spalle, mandando Rukawa in
bestia. Ma come poteva ridere così quando stavano per farsi bruciare flambé da
quei deficienti dello Shikuda??
Ad un tratto però gli occhi di quel maniaco
si puntarono oltre le spalle di Rukawa…e quando Kaede si volse, vide che stava
puntando Raim come un cane da caccia. Altro che flambé, praticamente la volpe si
dette fuoco da sola, cominciando ad ardere rabbiosa quando al gruppo si unirono
appunto Mitsui e la loro seconda manager.
- E così siamo attorniati dalla
Yakuza, eh?- sibilò il tiratore da tre punti dello Shohoku.
- A quanto pare.
Davvero non ti ricordi di Takeru, Mitsui?- ghignò Sendoh, senza guardare però
Hisashi ma Raim.
- No. Non posso certo conoscere tutti i tagliagola di
Kanagawa amico.-
- Ma davvero?- s'intromise Hana, perfido.
- Sta zitto
mezza sega!-
Mentre quelli litigavano fra loro però, c’era il marpione che si
stava dando da fare…e Kaede se ne accorse.
Vide Sendoh sorridere illuminando
tutta la palestra ed allungare la mano verso la "sua" rossa.
- Non ci hanno
presentati ma ho la vaga impressione di averti già visto. Io sono Akira
Sendoh.-
Raim senza fare una piega allungò la mano a sua volta e gliela
strinse, mentre il porcospino intrecciava un po’ troppo le dita e gli sguardi –
Kirara Kotobuki.-
- Kotobuki?- Akira la fissò per un attimo, poi parve
riprendersi – Ah si! Ecco dove ti ho già visto. Tu sei la ragazza di Shiro!
L’anno scorso sei venuta con lui alla festa del Ryonan a casa di
Koshino.-
Raim sorrise a sua volta ma qualcosa in lei parve incresparsi e
Kaede colse di nuovo quello strano particolare. Ma da quando era diventato così
suscettibile al suo umore?
- Si, so che eravate amici.- rispose Raim, a mezza
voce.
- Shiro era un grande amico.- le disse Sendoh – So che è partito.-
-
Si. È andato a Los Angels per l’ultimo anno.-
- Sta bene immagino.-
- Non
lo so.- disse Raim, annaspando – L’ultima sua lettera mi è arrivata un mese fa
ma a quanto mi ha detto sua madre per telefono sta benissimo.-
Calò un
leggero silenzio e oltre gli sguardi quasi compassionevole dei ragazzi, che la
rossa non poteva sopportare, sentì di colpo una mano sulla spalla e sollevò gli
occhi verdi su Akira che dopo un attimo le sorrise di nuovo.
- E’ un bene che
sia andato a curarsi.-
Raim lo guardò a lungo…poi gli sorrise di
rimando.
- E meglio per me visto che ha lasciato una così bella ragazza a
Kanagawa, no?- aggiunse, cinguettando e facendo calare una goccia spropositata
sulla testa di tutti quanti – Senti, ti va di uscire con me? Eh?-
E poi
accadde una cosa che lasciò Hisashi e Hana senza fiato.
- E’ lesbica.- scandì
Rukawa di punto in bianco, con fare minaccioso.
Dopo quella sparata a Raim
vennero i capelli bianchi e Sendoh inclinò il capo.
- Cosa? Ma se stava con
Shiro!-
- E’ lesbica lo stesso.-
Akira guardò stranito la volpe, un po’
perplesso – Rukawa ma stai bene oggi?-
- Benissimo.- sentenziò l’altro con
fare incazzoso – Do’aho in campo!-
- Come sarebbe do’aho in campo?! Cosa
sono, la tua fottuta schiava personale?-
- FILA CAZZO!-
- Vabbè…- Sendoh
sorrise di nuovo, incrociando le braccia dietro alla testa mentre la kitsune e
la scimmia tornavano ad allenarsi prendendosi a calci – Allora io e Uozumi
togliamo le tende. Mi raccomando, state attenti ok? Specialmente tu
Mitsui.-
- La tua preoccupazione per me mi scalda il cuore.- frecciò il
tiratore da tre, sarcastico – Ci vediamo venerdì Sendoh.-
- Contaci.- rispose
la stella del Ryonan, per poi abbassarsi su Raim – Nel caso tu abbia voglia di
uscire devi solo chiamare ok? Per te ci sono sempre!- e tirando fuori una penna
dalla tasca le scrisse il suo numero sulla mano, facendola ridacchiare divertita
– Ciao Kotobuki, spero di rivederti venerdì!- e se ne andò strizzandole l’occhio
ma anche prendendosi una pallonata sulla testa che "accidentalmente" era
sfuggita di mano a una delle due belve in campo.
Un’oretta più tardi, quattro
ritardati stavano in macchina a blaterare uno sull’altro della novità
dell’anno.
- Ci mancavano anche quel Takeru!- bofonchiò Miyagi, svaccato nel
sedile davanti mentre Mitsui guidava come un pazzo per le vie del centro di
Kanagawa – Ehi Mitchy, ma davvero non ti viene in mente chi sia?-
- Ma che
cazzo ne so io. Perché dovrei sapere chi è eh?- borbottò il numero 14, aprendo i
finestrini – Comunque Sendoh non è mai stato uno da preoccuparsi per stronzate,
quindi bisognerà tenere gli occhi aperti.-
- Chi è l’arbitro che hanno
pestato poi?- chiese Hana, stravaccato dietro con la kitsune imbronciata.
-
Hugami.- ghignò Mitsui.
- Sai che perdita.- disse Ryota – Ma se sono andati a
prendere il porcospino davanti a casa allora sarà una cosa seria. Sarà il caso
d’informarsi su questi deficienti.-
- Chiederò a Mito.- disse Hana – Ma se me
ne capita uno a tiro lo disintegro.-
- Che ci provino a buttarci fuori dal
torneo.- ringhiò Hisashi, fermandosi finalmente davanti alla concessionaria –
Gente ci siamo. Dai scendere! Rukawa sei sveglio?-
- Hn.- sibilò, scendendo
dalla macchina con aria lugubre.
Ma che giornata di merda…si, era stata
proprio una vera giornata di merda sotto tutti i punti di vista. Ed erano solo
le cinque di pomeriggio. Che palle…sembrava non finire mai quella tortura! Prima
era stato sul punto di saltare addosso alla loro manager in bagno, strappandole
i vestiti a morsi, poi Sendoh che ci provava con la "sua" rossa…
Se non altro
l’acquisto della moto gli avrebbe risollevato l’umore. E poi entro un’ora suo
zio gli avrebbe telefonato in preda a una crisi isterica, dopo l’avviso della
banca del prelievo che la kitsune aveva fatto poco prima.
Chissà che
finalmente l’avesse preso un infarto!
Comunque l’acquisto alla fine si
dimostrò davvero un toccasana. A parte la catastrofe economica e le battute di
Miyagi sul fatto che ora Hanamichi la mattina sarebbe stato stirato da una moto
e non da una bici, i due nemici per la pelle si ritrovarono a essere piuttosto
soddisfatti della loro Honda.
Sdoppiate le chiavi e pagata la moto con un
doppio assegno, il gruppo si ritrovò nella piazzola della concessionaria per
permettere ai due di sistemare le ultime cose prima di partire verso il
meccanico amico di Mitsui.
- Come andrà a finire questa storia secondo te?-
borbottò Hisashi, vedendo volpe e scimmia accapigliarsi su chi doveva guidare la
prima volta. Miyagi in effetti aveva le sue perplessità: non avrebbe mai
immaginato che quei due, che conosceva da quando avevano 15 anni, sarebbero mai
arrivati a comprarsi una moto ma in fondo le vie del signore erano infinite no?
Sperava solo che non finissero per ammazzarsi…prima del torneo!
Alla fine
Hana, magnanimo, lasciò che guidasse Kaede e si misero dietro di lui borbottando
mentre la kitsune metteva in modo. Accidenti, sembrava ruggisse! Era fantastica,
se ne erano già innamorati tutti e due.
- Ci siete?- chiese Mitsui già in
macchina – Avanti, veniteci dietro!-
- Ok.- disse Sakuragi, mettendosi il
casco – Dai Kit, fammi vedere che sai fare.-
- Do’aho.- ghignò Rukawa
sinistramente, nascosto dal casco. Adesso avrebbe fatto una bella sorpresa al
Tensai. Il giro migliore della sua vita. E lo fu in tutti i sensi. Stretto alla
maglia della tuta della kitsune, Hanamichi dovette stupirsi alla grande della
sua guida: filava nel traffico come un professionista, era sciolto, come se non
avesse fatto altro che guidare moto da quando era piccolo. Così la volpe sapeva
anche guidare le moto…però!
L’importante era che non si addormentasse sotto i
semafori, no?
- Miseria schifa!-
Kaede nascose un sorrisino arrogante
quando si levò il casco, mentre la scimmia dietro di lui lo fissava tutto
stupito.
Erano arrivati dal meccanico, in un’officina imboscata vicino alla
casa di Mitsui.
Il tipo dava venticinque anni, un ragazzo dall’aria
stranamente troppo gentile e calorosa per essere amico del teppista e li accolse
sorridendo, complimentandosi per la loro nuova moto.
Poco più tardi stavano
fuori, nell’entrata, al sole del tramonto e mentre il meccanico che si chiamava
Tatsuya stava seduto a terra a controllare la trasmissione della Honda e magari
sistemava in sordina il motore con qualche pezzo non proprio legale, gli altri
se ne stavano svaccati lì attorno, seduti su barili di benzina o vecchie
gomme.
- Così sta per iniziare di nuovo il campionato eh?- ghignò il
meccanico – Ehi Hisa, non vorrai scatenare di nuovo rissa in campo come l’anno
scorso spero. Cazzo, l’unica partita che vengo a vedere e ti trovo a strozzare
quel ragazzino.-
- La Nobu-scimmia.- rise anche Hana, accendendosi una
sigaretta in santa pace – Quello merita questo e altro.-
- Do’aho.- sibilò
Rukawa – Vai lontano da me a fumare.-
- Che palle! Piuttosto gente…dopo la
partita di Raim, sabato…ce ne andiamo a cena da qualche parte?-
Al nome della
ragazza Kaede avvertì di nuovo un brivido. Cazzo…così era come spingere un uomo
all’alcolismo!
- Si, non sarebbe una cattiva idea!- rise Ryota contento –
Così riprendiamo le sane vecchie abitudini!-
- Dove andiamo? A casa di
Raim?-
- Ma sarà stanca morta, poveretta.- disse Mitsui.
E già. Se
stramazzava per la strada ci sarebbe stato il teppista a metterla a letto…mamma
mia, Rukawa si passò una mano fra i capelli. Stava dando i numeri! Ma da quando
era diventato così deficiente eh?
Lì ci voleva qualcosa per svegliarsi, così
accettò una delle birre che passò loro Tatsuya e quasi la mandò giù tutta in due
sorsi, continuando a pensare alla "sua" rossa. Chissà…forse un giorno avrebbe
potuto portarla a fare un giro sulla moto…e quella da dove gli era uscita???
Accidenti! Merda, merda e di nuovo merda!
Ma non fece in tempo a chiedere a
Sakuragi di prenderlo a testate che gli squillò il cellulare.
Guardò sul
display e sogghignò perfidamente, cosa che non aveva mai fatto…e gli altri ci
rimasero secchi.
- Pronto?- fece, tranquillo rispondendo alla chiamata.
-
Ma chi è?- bofonchiò Miyagi in sottofondo.
- E che ne so…- disse Hana –
Aspetta…dev’essere suo zio…- e infatti. Un attimo dopo sentirono una voce
gracchiante perfino a qualche metro di distanza ma Rukawa non faceva una piega.
Sembrava del tutto indifferente al cazziatone che lo stronzo fratello di suo
padre gli stava menando e non bastando appoggiò anche il cellulare a terra,
tornando ad ascoltare i discorsi del meccanico, senza notare gli sguardi
stralunati degli altri.
Solo quando la voce di suo zio parve placarsi,
parecchi minuti più tardi, riprese il cellulare e lo salutò beato, chiudendogli
la comunicazione in faccia.
- Altra birra?- chiese Tatsuya, divertito.
-
No, grazie.- rispose la volpe – Come siamo messi?-
- Bene direi.- rise
l’altro – Qua è tutto più che in regola e se alla concessionaria vi hanno già
registrato la targa e tutto il resto siete a posto. Vi ho fatto il pieno e se
avrete mai problemi tornate a qualsiasi ora!-
- Fatti una vita Tatsuya!-
ghignò Mitsui, mettendosi in piedi – Ti fa male toccare solo il metallo.-
- E
a te fa male trattare da bastardo le ragazzine.- lo prese in giro l’altro –
Metti la testa a posto, Hisa.-
- Contaci.- rispose il tiratore da tre punti –
Allora se siamo a posto io me ne torno a casa.-
- Dammi un passaggio prima.-
borbottò Ryota, sbadigliando – Sono davvero a pezzi. Noi ci vediamo domani
gente. E vedete di non uccidervi con quella moto, ok?-
- Tranquillo nano, al
massimo la kitsune si ammazzerà da solo addormentandosi alla guida.-
-
Do’aho…ti piacerebbe.- rispose Rukawa, rimettendosi il casco – Riportami a
scuola. Ho lasciato là la bici. Per stanotte te la prendi tu.-
- Oh, ma come
siamo magnanimi.- cinguettò il Tensai con aria libidinosa – Bene Kit, è ora che
ti scompigli tutti i capelli. Tieniti forte! E grazie amico, ci hai fatto un
favore!-
- Figurati!- rise Tatsuya salutandoli – Ci si vede!-
In effetti
neanche il do’aho se la cavava male, pensò Rukawa mentre sfrecciavano verso lo
Shohoku. Ma in fondo non poteva aspettarsi altro. A un tipo del genere, la
velocità doveva sembrare un modo per mettere le ali.
Passati i cancelli dello
Shohoku, la volpe scese dalla Honda e si levò il casco, guardandosi attorno.
Bene, non c’era nessuno…e lui aveva le chiavi della palestra. Che goduria,
poteva stare a farsi due tiri in santa pace!
- Ci si vede al campetto.- gli
disse Hana, facendo retromarcia – Anzi no…vengo a prenderti a casa.-
-
Perché?- bofonchiò Kaede, spiazzato dalla cosa.
- Così non vieni in bici e
poi ti riprendi la moto per tornare domani sera, rintronato.-
Hn. Il do’aho
pensava. Però…che sorpresa!
- Fa come ti pare.- disse il moro, agitando una
mano con noia e rimettendosi il borsone in spalla – Ma non suonare il
campanello, non ho voglia di sentire baccano di prima mattina do’aho.-
-
Anche io non avrei voglia di vedere la tua faccia di prima mattina ma ci sono
costretto kitsune! Attento in bici quando torni a casa!- cincischiò il rosso,
cacciandogli la lingua e sparandosi fuori dallo Shohoku.
Ma porca miseria.
Aveva fatto bene a mollare a un demente metà di una moto? Mah…
Diretto alla
palestra con la prospettiva di rilassarsi finalmente, vide le luci accese…e
imprecò contro quelle cretine del club di ginnastica ritmica. Possibile che non
erano capaci di chiudere tutto spegnendo dei semplici interruttori?
Che
manica di deficienti!
Arrivato alla porta però rimase immobile…sentendo
delle voci. Spiò dallo spiraglio fra una porta e l’altra e rimase di ghiaccio,
sentendo l’inconfondibile voce di Raim. Stava parlando in inglese col suo
accento americano…e poi finalmente inquadrò il suo interlocutore. Hansen! Il
surfista!
Erano in mezzo al campo, lei in body con degli attrezzi in mano,
Hansen le stava davanti e le teneva un polso.
Parlava concitato, quasi non
capiva cosa diceva ma sembrava piuttosto suadente…ma la sua rossa invece
sembrava come pietrificata. Stava ferma ad ascoltarlo, eppure i suoi occhi erano
come infuocati.
Kaede si sentì male quando quel bastardo le prese il mento
fra le mani…se l’avesse baciata e Raim gliel’avesse permesso probabilmente
sarebbe entrato e avrebbe spaccato tutto…ma poi la vide alzare il braccio che
teneva in mano una clavetta. Stava per colpirlo! Decise in pochi
secondi.
Facendo più chiasso possibile, entrò in palestra e quel bastardo di
Hansen sobbalzò, mollando la ragazza di scatto.
Quando Raim lo vide, quasi
gli sorrise con gioia.
- Kirara.- disse Rukawa, improvvisando – Amore, quanto
ci metti ancora? Si sta facendo buio.-
- Rukawa.- disse il loro professore
arrossendo mentre a Raim quasi scendeva una spallina del body, sentendo l’artica
volpe dello Shohoku rivolgersi a lei in quel modo – Non sapevo fossi qua.-
Il
numero 11 lo fissò appena…ma facendolo quel tizio si sentì gelare il sangue
nelle vene.
- Aspettavo la mia ragazza, prof.- si limitò a dire tranquillo,
trattenendo la voglia di massacrarlo.
- Oh…oh, bene!- farfugliò il surfista,
scoccando alla "sua" rossa un’occhiata lasciva – Bene, ora che so che Kotobuki
non è sola sono più tranquillo. Buona serata allora, ragazzi.- e dicendo quello
scappò via con la coda fra le gambe, guardandosi bene dall’alzare gli occhi su
Kaede che l’avrebbe preso a pugni, se solo avesse osato farlo.
Con lontano il
maniaco, Rukawa chiuse la porta e tornò a guardare Raim che si era portata le
mani sui fianchi.
- Grazie.- disse pacata, per nulla impaurita da ciò che era
successo.
- Che ci fai qua a quest’ora?- le sibilò fissandola storto.
Lei
in risposta sollevò le clavette – Mi allenavo.-
- Che volevi fare prima?
Colpirlo?- mollò il borsone e la raggiunse – Avresti passato dei guai.-
-
Meglio che farsi mettere incinta da quello no?- rispose acida, disincantata –
Hansen è un porco.-
- Se lo sai non stare sola di sera in palestra.- le
rispose, brusco – Poteva non andarti così bene.-
- Mi so difendere.-
- Ah
si?- Rukawa levò un sopracciglio.
- Si.- lo assicurò la ragazza, senza
scomporsi – Ma scusa…eri venuto qua per allenarti da solo vero? Se mi dai un
attimo levo le tende…-
- No…-
Raim si bloccò, fissandolo incuriosita –
No?-
Cazzo. E adesso? Kaede Rukawa sei un deficiente di prima categoria!
-
No…finisci. Tanto ho tempo. Sono appena le sei.- bofonchiò, desiderando restare
a guardarla.
- Ok…- la rossa parve tentennare ad allenarsi di fronte a lui –
Allora rimetto la musica.-
- Ti da fastidio se resto?-
Lei scosse il capo
e alla volpe parve quasi di vederla arrossire ma forse se l’era solo immaginato
perché quando la sua manager rimise un cd da capo di musica classica, parve
dimenticare tutto.
Seduto in panchina, ascoltò solo vagamente la sinfonia
della Morte del Cigno per ascoltare la musica più intensa che produceva il corpo
fantastico di Raim, muovendosi dolcemente a tratti, con passione in
altri.
Sembrava danzasse…e lo ammagliava, muovendo le mani e le braccia quasi
verso di lui.
Si, sembrava danzasse solo per lui. Dolcemente, il nastro le
scivolava sulla pelle, l’accarezzava…sembrava un’appendice stessa di Raim, che
lo comandava con un silente imperativo.
Ogni singolo movimento sembrava
studiato per incantarlo…per renderlo schiavo. L’agilità dei suoi salti, la curva
sinuosa dei suoi fianchi, quella piccola e perfetta del suo seno…
Il suo viso
poi…dannazione, sembrava tanto concentrata nella musica che pareva essere in
punto di piangere. Come addolorata, volava da una parte all’altra del campetto…e
volava, volava sempre più in alto.
Dannazione. Avvertì un brivido lungo la
schiena quando lei posò gli occhi lucidi su di lui.
Un altro brivido, poi un
altro ancora…e se solo non avesse sentito il corpo tanto pesante, si sarebbe
alzato sul serio, le avrebbe strappato quel nastro di mano e l’avrebbe baciata
fino a farle mancare il fiato.
L’avrebbe rovesciata a terra, baciato quel
collo meraviglioso…morso le labbra…la pelle soffice…
Quasi non si accorse
quando terminò la sinfonia. Vide solo Raim con espressione che poteva sembrare
soddisfatta, con le guance arrossate e madida di sudore.
Se solo avesse
capito qualcosa di più di ginnastica ritmica le avrebbe battuto le mani…ma non
era da lui.
E poi aveva apprezzato l’esecuzione solo perché desiderava la sua
rossa.
- Ho finito per stasera.- gli sorrise la ragazza, raggiungendolo e
passandosi un asciugamano sulle spalle nude – Certo che per te dev’essere stato
noioso starmi a vedere…- aggiunse, come per scusarsi.
Noioso? Non era il
termine adatto. Libidinoso forse.
- Senti, visto che stai ad allenarti ti
spiace se faccio una doccia?- gli chiese poi, dandogli la mazzata finale – Così
quando finisci possiamo chiudere, ok?-
- Hn.- si limitò a dire, mettendosi in
piedi e andando a prendere il pallone, mentre lei scappava negli spogliatoi.
Cavolo. Lei sotto la doccia era l’ultima mazzata sulle palle che si era mai
immaginato. Qualcuno in cielo doveva odiarlo davvero. O volergli bene perché il
pensiero dell’acqua su Raim nuda lo stese definitivamente.
Per sfinirsi e
quindi non correre il rischio di entrare nella doccia e sbatterla al muro, corse
come pazzo e fece un canestro dietro l’altro ma forse aveva solo bisogno di un
esorcista. Ma perché tante storie per una ragazza eh?, si chiese. Dai Kaede, non
fare il coglione. Non fare come il do’aho…tu non sei il tipo da sbavare davanti
alla Piattola, non sei né gentile né solare con le donne come il Tensai dei
mentecatti, anzi…probabilmente dopo essertela fatta magari poi non la vedresti
più neanche di striscio.
Si. Forse era quello. Forse andandoci a letto
finalmente se la sarebbe tolta dalla mente.
Ma il solo pensiero di fare sesso
con Raim prendeva una dimensione diversa. Non sarebbe stato sesso…
Si ritrovò
così seduto davanti alla porta della palestra, a guardare le stelle e a bere
avidamente dalla bottiglietta quando lei lo raggiunse alle spalle, buttandogli
dolcemente un asciugamano sulla testa.
Si sedette accanto a lui, con la
camicia dell’uniforme annodata sotto il seno e un paio di pantaloni di una tuta
nera.
Era bellissima…e per la prima volta la vide coi capelli sciolti. Le
arrivavano poco sotto le spalle.
- Hana mi ha detto che oggi sareste andati a
comprare una moto, vero?- gli chiese, trafficando nella sua tracolla.
- Hn.-
rispose.
- Ho visto la foto sul giornale. Quella Honda è molto bella.- ed
estrasse un paio di pastiglie più una bottiglietta d’acqua ma quando fece per
portarle alla bocca, Rukawa le afferrò il polso saldamente. Non per farle
male…ma le aprì la mano e scrutò quelle pastiglie.
- Sono integratori.- gli
disse la rossa, tranquilla – Vitamine e sali minerali.-
- Hn.- borbottò di
nuovo la volpe, mollandole la mano che ora sembrava bruciargli la pelle. Così la
domanda gli sorse spontanea – Perché ti riduci a prendere quelle
schifezze?-
- Cosa?-
- Non basterebbe stancarsi di meno?-
Raim sorrise
con aria malinconica e Kaede se ne accorse, vedendola piegare le ginocchia al
petto e cingerle con le braccia, appoggiando il mento sulle rotule – A te piace
solo il basket vero? Non ti stancheresti mai di giocare.-
Il moro si limitò
ad annuire e la rossa sogghignò – Siete tutti così. Guardarvi mi fa stare bene.
V’invidio.-
Che strano. Si stava aprendo con un’estranea…in fondo sapeva poco
di lei, ma parlarle non lo metteva a disagio come di solito invece accadeva con
il resto dell’umanità.
- Specialmente te e Hana invidio.- aggiunse Raim,
ridendo – Amate così tanto il basket da non vedere altro. Purtroppo io non sono
così…- guardò le stelle, sospirando – Non ho ancora trovato qualcosa che non mi
faccia pensare a nient’altro al di fuori di questa passione. Ma la sto cercando
questa cosa…-
- Ti piace la ginnastica ritmica?- le chiese finalmente.
-
Non più del resto.-
- E allora perché lo fai?-
- Bella domanda.- rispose,
alzando le spalle – Per ora lo faccio perché è un modo per tornare a casa alla
sera e cadere a letto già addormentati. Ma mi sono ripromessa di salire sul
palco, quest’anno. Ho i numeri per farlo. Sono brava con gli attrezzi e potrei
vincere…per ora…si, per ora desidero solo salire sul palco e sentire il fiato
sospeso. Per ora mi farò bastare questo.- concluse, abbassando sempre di più la
voce.
Il fiato sospeso. Rukawa la fissò a lungo, stentando a credere ciò che
aveva sentito.
Era l’adrenalina che cercava quella ragazza. Cercava…un
battito del cuore che ti faceva sentire vivo. Come lui. Come lui quando andava a
canestro e segnava, come quando si sentiva addosso gli occhi di tutti.
Si, la
capiva.
- Secondo te esagero?- gli domandò la rossa di colpo.
- Si.-
disse, senza esitare. Portò lo sguardo su di lei e vide che sembrava più magra,
dentro ai pantaloni larghi della tuta. Forse toccandola avrebbe anche potuto
sentirle le costole. Quello non era puro allenamento.
Quella era la fatica
vera e propria che la debilitava. Perché lo faceva? Perché si stremava
tanto?
Per non pensare…aveva detto così. Per arrivare a casa e assopirsi
subito, in un sonno senza sogni.
- A proposito!-
Si risvegliò, sentendola
cambiare tono di punto in bianco – Ehi, mi spieghi perché hai detto a Sendoh che
sono lesbica?- sbraitò, assomigliando per un attimo a Sakuragi – Ma sei matto?!
Non sono lesbica per niente!-
E parlando di Sendoh! Spiò sul palmo della sua
mano se era rimasto il numero ma era andato via, cancellato dalla doccia. Hn,
bene o avrebbe avuto un porcospino maniaco in più da uccidere.
- Ehi Rukawa!
Mi ascolti o no?-
- No.-
- Dio, che cosa impossibile!- sospirò Raim
mettendosi in piedi – Bene, si è fatto tardi.-
In effetti erano le sette e
mezza. Era meglio andare, prima che il custode arrivasse a metterli nei casini.
Sbaraccarono tutto chiacchierando, anche se parlava solo la rossa mentre il
volpino rispondeva a monosillabi e finalmente uscirono dai cancelli. Mentre lui
trafficava con le chiavi che Mitsui aveva rubato l’anno prima e che poi aveva
regalato alla squadra, Raim s’infilò i pattini e le protezioni, sbadigliando
allegramente.
- Un giorno o l’altro ucciderai qualcuno con quei cosi.- gli
scappò detto, raggiungendola con la bici in mano.
- Senti chi parla.- frecciò
la rossa in risposta, andandogli sotto il naso – Com’è che ci siamo conosciuti
eh? La prima volta che ti sono venuta addosso non guardavi neanche dove
andavi.-
Già. Si erano conosciuti e scontrati…e lei si era portata via il suo
cervello. E adesso la guardava dall’alto in basso. Sarebbe bastato poco. Bastava
prenderla fra le braccia, schiacciarsela addosso e baciarla, senza ascoltare
proteste.
Ma poi? Cosa sarebbe successo dopo?
Il suo silenzio dovette
farle intuire qualcosa perché dopo qualche istante vide i suoi occhi verdi
incendiarsi.
Di nuovo…era già accaduto quella volta, quando lei non aveva
preso l’attrezzo perché era rimasta imbambolata a fissarlo. Forse anche lei…si,
lo riconosceva quel lampo nei suoi occhi.
Fece per abbassarsi e Raim parve
quasi posargli una mano sul torace ma davanti allo Shohoku passò una macchina,
che l’illuminò coi suoi fari e all’improvviso la ragazza si svegliò,
rabbrividendo.
Si fece indietro e Kaede ebbe la netta sensazione che si fosse
come…spaventata.
- E’ meglio andare ora!- disse con voce fintamente allegra –
Ci vediamo Ru! Ciao!- e senza aspettare una risposta girò sui pattini e scappò
letteralmente via, lasciandolo in mezzo alla via…con l’assurda sensazione di non
poter più tornare indietro.