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Autore: Axia    26/12/2006    3 recensioni
Storia di un'amicizia fra due nemici, di un amore improvviso, di una torneo pieno di drammi, di sconfitte e di una vittoria, sia in partita che nella vita reale. Non yaoi.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akagi Takenori, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Ryota Miyagi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era una bella mattina di sole, decisamente troppo bella per correre come dei pazzi scatenati per le strade di Kanagawa pensando che tanto non sarebbe servito a nulla, visto lo spaventoso ritardo che Hanamichi Sakuragi aveva accumulato aiutando una vecchietta parecchio mattiniera con la sua spesa.
Erano le sette e un quarto…tre quarti d’ora di ritardo! Lo ammazzava! Si, Rukawa lo uccideva!
Quando entrò al campetto, pronto a una trafila di do’aho che gli sarebbero bastati per tutto l’anno, rimase abbastanza basito nel vedere la volpe seduta sulla panca, ancora ansante per l’allenamento che doveva aver fatto da solo, ma con le cuffie nelle orecchie e…meraviglia, un giornale in mano!
Sembrava piuttosto concentrato ed era strano per Hanamichi che non l’aveva mai visto a leggere riviste che non fossero esclusivamente di basket. Invece arrivandogli alle spalle si accorse che era un settimanale di moto.
Era la pagina delle vendite e Rukawa scrutava attento delle moto di grossa cilindrata almeno fino a quando non sentì la presenza di quel deficiente alle spalle. Non si volse nemmeno, tanto sapeva benissimo che era lui e si limitò a dargli dell’idiota, levandosi gli auricolari.
- Che t’è successo? Non mi dirai che ti sei addormento.- lo prese in giro, sarcastico.
- Ti piacerebbe kitsune.- rispose Hana sogghignando, restando sempre alle sue spalle e spiando le inserzioni di vendita – Ma ho aiutato una signora del mio condominio con la spesa, poi ho preso la strada sbagliata, dei teppisti mi hanno rincorso e ho rischiato il collo a causa di una cretina in macchina.-
- Hn…- Kaede alzò le spalle, del tutto incurante dei suoi guai, fino a quando il rosso non puntò l’indice sul suo giornale, su una Honda, più precisamente su una Honda VRF 800 blu petrolio – Questa è buona volpino. Da quando t’interessi di moto eh?-
Il moro fece una leggera smorfia che l’altro non vide – Ogni anno ricordo a quell’ipocrita di mio zio che esisto sputtanandogli il conto in banca che ha messo a disposizione per l’università e quest’anno mi è sembrato d’obbligo ricordarglielo in maniera un pelo più pesante.-
Mamma mia, che discorso lungo…Hanamichi si sedette sulla spalliera della panca, restando a gufare sopra il numero 11 dello Shohoku, leggermente incuriosito. E così Rukawa anche se viveva da solo aveva dei parenti, in questo caso degli zii. Sembrava non andare particolarmente d’accordo con suo zio però…ipocrita…gli aveva dato dell’ipocrita.
Chissà perché. La kitsune non era tipo da sprecare insulti per chi disprezzava cordialmente, quindi quell’uomo doveva essere un vero stronzo per attirarsi la sua rabbia.
Comunque non voleva essere inopportuno e farsi dare di nuovo del do’aho, così rimando le domande personali a un altro momento, tornando a ciarlare di moto.
- Quindi la compri?-
- Cosa?-
- La figa seduta sulla Honda. La moto no?-
- Hn.- Rukawa sbuffò – Non potrei anche volendo. Costa decisamente troppo e poi il mio è solo un capriccio. La userei solo ogni tanto, non mi muovo mai fuori da Kanagawa.-
Hana tacque per un secondo, ponderando un’idea abbastanza balzana…poi però non poté impedirsi di parlare.
- Kit…quanto hai?-
- Cosa?-
- Quanto hai per la moto?-
Kaede stavolta alzò un sopracciglio, poi rovesciò la testa all’indietro per vedere Sakuragi seduto sopra di lui.
- Metà della cifra.- bofonchiò, sentendo le rotelle del do’aho che giravano vorticose.
- L’altra metà la metto io.-
Dopo un attimo di silenzio, il moro lo fissò con uno strano lampo negli occhi – Doppie chiavi. Io i giorni pari.-
- Io i dispari.-
- Fatto.- sentenziò la volpe, evidentemente soddisfatta.
- Evvai.- Hanamichi fu decisamente più plateale nel dimostrare la sua gioia. Afferrò la palla della volpe e anche da quella posizione lanciò a canestro, centrandolo perfettamente. Da lì a mettersi a ridacchiare come un deficiente, proclamando la grandezza del Tensai, fu cosa da poco.
- Ehi! Quando andiamo a comprarla eh?- cinguettò Sakuragi tutto allegro, mentre pedalava sulla bici della volpe verso lo Shohoku – Rintronato, sei sveglio? Dai, quando andiamo a comprarla?-
- Hn…che ne so…- biascicò il moro con voce impastata, che sonnecchiava beato contro la sua schiena.
- Come sarebbe che ne so?! Eddai, dovresti essere contento…ehi ma…non ti azzardare a sbavarmi sulla divisa!-
Fiato sprecato, Rukawa già dormiva e svegliarlo avrebbe significato prendersi un pugno in faccia, quindi tanto valeva continuare a insultarlo fra i denti fino ai cancelli e poi in classe.
Le lezioni si protrassero tutta la mattina in un clima di noia di mortale. A quanto pareva il tempo che si stava leggermente incupendo aveva ridotto il morale sotto i tacchi anche ai professori e al tirocinante di fisica. A tutti, tranne al gigolò americano. La sua voce squillante salutò tutta la III D e le ragazze subito tornarono a sorridere, tutte tranne Raim che, come notò Hana, sonnecchiava sul banco.
Accidenti, era circondato da ghiri. La kitsune da una parte e Raim davanti. Da uscirci pazzi.
Comunque la loro manager si risvegliò quando venne interpellata dal loro prof d’inglese. Sembrava parecchio stanca e praticamente gli sbadigliò quasi in faccia, ma subito ripresero a parlare col loro accento che faceva sempre sospirare tutte le studentesse. Hana ghignò, pensando a quanto avrebbero voluto buttasi tra le braccia di quel surfista.
E poi, sfidando il suicidio, quell’imbecille del professor Hansen andò a piazzarsi proprio davanti a Rukawa.
Hana incrociò le dita, sperando non lo prendesse a pugni ma il numero 11 doveva essere sveglio già da prima, più o meno da quando il prof aveva iniziato a chiacchierare con Raim e stupendo non poco il rossino, la volpe rispose con calma e cortesia alle domande in inglese del prof, anche se sinceramente Sakuragi si sarebbe aspettato solo tre parole da parte del suo compagno di squadra, ovvero "Fuck you teacher!"
Finita la lezione col surfista, Hana si trovò a non dover svegliare Rukawa.
Accidenti, era rimasto sveglio! Da non credersi!
- Ecco perché c’è questo tempo infame.- frecciò il rosso, sarcastico.
- Hn.-
Sakuragi lo lasciò perdere e mentre riordinava i libri per buttarli alla rinfusa nella tracolla, si volse verso la Kotobuki.
- Raim, noi andiamo a cercare i ragazzi per mangiare in santa pace! Vieni con noi?-
La bella rossa era ancora sotto l’assedio dell’insegnante che si era fermato a scambiare due parole con lei, praticamente bloccandola al banco e la ragazza rivolse al giocatore dello Shohoku un sorriso di ringraziamento.
- Certo, vengo volentieri.- e tornò a girarsi verso Hansen, facendogli un cenno e terminando la loro conversazione in inglese. Quando finalmente il casanova se ne fu andato, la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
- Mamma mia, che polipo!- ghignò Hana divertito – E dire che pensavo che gente come lui fosse interessata a ragazzine sceme che non capiscono un tubo della lingua! Ehi Raim…l’hai fatto innamorare!-
- Cosa??-
Perfino Rukawa parve spiazzato quando la ragazza sbottò in quel modo.
- Un corno!- si calmò Raim – Non ci pensare neanche Hana! È assurdo!-
Essendosi accorta di aver esagerato, la bella rossa riprese subito il suo buon umore e riuscì a trascinarli fuori entrambi per mano dalla loro aula. Visto il messaggio di Mitsui, si ritrovarono tutti dietro alla scuola, sotto il padiglione che dava sul campetto di pallavolo all’aperto. C’erano già tutti: Mitsui, Miyagi, Akagi, Kogure, Ayako e Haruko su cui Hana si fiondò a pesce, Mito che parlava con Hisashi e Ryota delle matricole e infine proprio loro, Rei Manabe e Nobu Yaoto, due dei più bravi quattro reclutati.
Ma perché si era fatto trascinare lì?, pensò Kaede svaccandosi subito su una panchina intera e mettendosi a nanna. Accidenti a quella giornataccia. Le lezioni non erano state neanche tanto pesanti ma l’ultima ora gli aveva fatto perdere la calma: quel demente dell’Hansen proprio non aveva pudore.
Ogni volta che parlava con la loro seconda manager ne uscivano sempre dei numeri indecenti!
- Ti è arrivato il calendario, Takenori?- sentì cinguettare quella Babbuina della sorella del capitano.
Il calendario delle partite…bhè, era ora arrivasse! A parte le amichevoli, erano rimasti tutti con i punti interrogativi sulla testa quando il segretario nazionale aveva detto che le date non erano ancora state stabilite. E che cazzo aspettava?
Lui già aveva voglia di tornare in campo, altro che allenamenti con matricole troppo sollecite!
- Si, è arrivato.- disse Akagi poco dopo, finendo il suo bento.
- Allora Gori?- attaccò subito il do’aho, facendo sogghignare mentalmente Rukawa – Quando e con chi si comincia?-
- Fra due settimane.- disse Akagi – Venerdì 13, partita col Fujen ma Anzai ha tutto il nostro girone nel suo studio. Ce lo darà oggi agli allenamenti. Piuttosto, prima di preoccuparti del campionato comincia a giocare bene l’amichevole contro il Ryonan!-
- Quando mai ho giocato male contro il porcospino eh?- sbraitò Sakuragi rabbioso – Pensa al tuo amico gorilla tu!-
- Porcospino, gorilla, scimmia, volpe…- Raim mandò giù una sorsata di una strana lattina energetica che Rukawa aveva visto bere una volta a un suo conoscente delle medie appena rientrato da una convalescenza – Per voi tutto il mondo è uno zoo ragazzi?-
- Questo qua dovrebbe stare allo zoo!- sbraitò Akagi ficcando un pugno in testa al numero 10 che stava già sbandierando di nuovo le prodezze del Tensai alle matricole – Dunque, l’amichevole stavolta la giochiamo da noi. Anzai s’è già messo d’accordo con Taoka.-
Taoka. Al solo pensiero le facce di Miyagi, Mitsui, Hana e Rukawa divennero delle maschere d’incazzatura.
Quello stupido essere arboricolo!
- E vediamo di non far più figure di merda come gli scorsi anni, ok?- continuò Akagi ad alta voce – Basta scherzi alle spalle, basta botte e basta righe sulla sua macchina, hai capito Hisashi?-
Mitsui si sentì gli occhi della squadra puntati addosso ma fece finta di nulla, incurante delle loro fecce sconvolte.
- Bene ragazzi.- disse Raim alzandosi dopo una ventina di minuti – Scusate ma devo andare agli allenamenti.-
- Possiamo venire a vedere?- chiese Miyagi – O la tua mister s’incazza?-
- Oggi li salto quelli di ginnastica ritmica.- spiegò la rossa con un sorrisino malizioso – Sto andando dalla senpai Mihazawa, devo ancora sistemare alcune faccende con lei.-
- Allora forse può venire a vedere la kitsune.- malignò Hana ghignando – Chissà che al suo club possa finalmente vedere qualcosa d’interessante! Vero baka?- e appena finito di dirlo si prese un calcio in faccia, scatenando l’ennesima lite che il Gorilla placò solo a suon di altre botte.
Mamma mia quanto erano rissosi quei ragazzi, pensò divertita Raim, rientrando nell’edificio della scuola.
Li aveva conosciuti l’anno precedente e le erano subito piaciuti tutti quanti, a partire dal calmo Kogure che arrossiva sempre quando la vedeva, al povero Ryota che era sempre e perennemente innamorato della sua Ayako.
Un rapporto più confidenziale l’aveva intrecciato con Hisashi che sotto la sua aria dura con lei era sempre stato protettivo e affettuoso, anche molto sensibile…esattamente come con Hanamichi che in coppia con lei aveva sempre fatto scintille. Caratteri come quello del do’aho, come lo chiamava Rukawa, era un vero dono del cielo.
Essendo molto simili insieme avevano sempre fatto impazzire la compagnia l’anno precedente e Shiro aveva sempre detto che Hana era la sua copia al maschile.
Shiro…
Raim si bloccò nel corridoio, guardando fuori dalla finestra.
Puntò i suoi occhi verdi sul gruppo…per poi scivolare senza che lei neanche se ne accorgesse sulla persona che da qualche tempo aveva occupato i suoi pensieri. Non sapeva capacitarsene ma c’erano volte in cui Raim si scopriva a pensarlo, a rivederlo…addormentato in aula, a saltare a canestro con quella sua grazia e quella sua tecnica micidiali, a borbottare dietro ad Hanamichi…
Quel pensiero sarebbe diventato un’ossessione?, si chiese, continuando a guardarlo dormire sulla panca. Ammirò i suoi capelli neri lucidi, lisci come ali di un corvo. La sua pelle bianca…quella bocca tremendamente sensuale e invitante.
Ogni tanto lo prendeva a dormire con le labbra dischiuse e …si sentiva come invasa da lava bollente.
Inspirò a fondo, ridendo amaramente di se stessa.
Dio. Da una trappola in un’altra.
Kaede Rukawa, pensò andandosene. Accidenti a te!
Il club delle majorette che non comprendeva solo (e fortunatamente) il Rukawa’s Shinetai, ma anche tutte le majorette dello Shohoku che avevano il compito di sostenerlo in ogni avvenimento sportivo, si trovava al secondo piano dell’istituto ed era guardato da tutte le studentesse della scuola un po’ come la terra promessa. Direttore indiscusso era Harumi Mihazawa, quarto anno, yankee nascosta dalle sue buone maniere e dalla sua infatuazione per Rukawa.
Considerata una delle più belle e più facili ragazze dello Shohoku, la signorina era una che sapeva quando parlare e …quando alzare le mani. E quel giorno, quando Raim andò a presentarsi da lei mentre sbraitava alle sue compagne come agitare i pon-pon, non sembrava di ottimo umore.
- Senpai che succede?- le chiese la rossa – Tutto bene?-
- Ah, sei tu.- borbottò la ragazza, agitando la massa di capelli scuri che le arrivava poco sopra la vita – Non va bene per niente, non vedi? Matricole! Guardale! Non sanno far girare neanche i bastoni!-
Raim in effetti notò che le timide ragazzine del primo anno messe a confronto con quelle del secondo o del quarto erano parecchio impedite…forse però con un po’ più di dolcezza e sicurezza avrebbero potuto diventare brave, no?
- Volevi qualcosa Kotobuki?-
Raim alzò un sopracciglio, stranita. Chissà che non le fossero arrivate voci…la sua senpai l’aveva sempre chiamata per nome o con il suo nomignolo. Comunque se ne fregò, chiedendole se aveva un attimo per lei. Subito la Mihazawa acconsentì, lasciando la squadra di venti majorette nelle mani della sua leccapiedi, Yukino Takei, quarto anno rimandata, una stanga di un metro e ottanta che aveva mandato all’ospedale più di una ragazza che aveva cercato di lisciarsi gli artigli sul bel fondoschiena di Rukawa.
Bhè, in effetti bastava avere gli occhi per accorgersi di quanto fosse bello, no?
Con quel corpo poi…
Raim si morse la lingua, mentre salivano sul terrazzo. Eccola! Stava di nuovo pensando a Rukawa!
Una volta all’aria aperta, la Mihazawa si accese una sigaretta e ne offrì una alla rossa che, pensando a cosa stava per dirle, capì che forse doveva armarsi. Se la fece accendere, poi dette un rapido tiro.
- Ho sentito che anche voi del terzo anno avete Hansen.- disse all’improvviso la ragazza del quarto.
- Già.- disse Raim senza interesse.
- Mi dicono che gli sei piaciuta.- continuò l’altra, fissandola attentamente.
- Solo perché sono nata a Los Angels come lui.- disse Raim con aria pacifica, decisa a trattenere il sangue freddo.
- Può darsi.-
La sua senpai continuò a scrutarla, poi ciccò a terra appoggiandosi al muro – Fossi in te ci starei attenta a quello. Yukino ha sentito gl’insegnanti dire che è stato cacciato dalle due scuole in cui ha insegnato. Ha messo incinta una studentessa di quattordici anni. Pare le sia saltato addosso.-
- Oh, mi so difendere senpai.- l’assicurò la rossa senza un filo di paura nelle vene.
- Questo lo so.- ghignò la Mihazawa – Ma prima che metta le grinfie su di te, vorrei provarci io.-
Raim stavolta tacque, senza alcun commento in proposito. Facesse quello che voleva.
- Allora…immagino sarai tornata per parlarmi del tuo lavoro di manager alla squadra di basket.- disse finalmente la ragazza – Quasi rimpiango di non averti presa a tempo pieno nel gruppo. In fondo dopo di me sei la migliore.-
- Sai che puoi chiamarmi quando vuoi. Ma Akagi me l’ha chiesto come un favore personale.-
- Per Sota immagino.- disse l’altra, andando dritta al punto.
- Già.- disse Raim, stavolta con un notevole sforzo pensando di nuovo alla figura labile di Shiro che sembrava sparire dalla sua memoria senza che lei potesse fare nulla per trattenere i ricordi felici che li avevano accomunati – Ti crea problemi quindi che non venga ad allenarmi? Ho tutto il programma delle partite dell’istituto e se mai avrai bisogno di una sostituta sarò pronta.-
- Se, certo…- la Mihazawa scosse il capo, incurante – Non c’è problema. Se vuoi finire di nuovo all’ospedale sono cazzi tuoi, Kirara. Lo sai bene. Ti ho coperta l’anno scorso ma quest’anno ho altro da fare.-
- Lo so e ti ringrazio. Non ti avrei mai chiesto di farlo una seconda volta.- replicò la rossa digrignando i denti – E poi è stato solo un caso sporadico. Non mi è più successo di svenire.-
- Buon per te. Comunque ho un’ultima cosa da chiarire allora.-
- E di che cosa si tratta?-
- L’anno scorso Rukawa non è mai stato presente alle riunioni del gruppo, vero?-
Eccola. Raim se l’era aspettato. Era ora di fingere.
- Esatto.-
- Spero che anche quest’anno tu faccia la scelta di tenertene alla larga.-
- Senpai, faccio solo la manager. E sai perfettamente bene che per ora gli uomini sono l’ultima cosa che m’interessa.-
- E fai bene.- replicò la Mihazawa spegnendo la sigaretta con rabbia – Anche perché se fosse il contrario ti ritroveresti in un bel po’ di guai.- andò alla porta, per poi voltarsi un attimo a fissarla – Lo sai che ho sempre fatto di tutto per te, Kirara. Stabilito che non avevamo nulla a che spartire, ci siamo date una mano in zona neutra…ma non farmi pentire di averti salvato dalle autorità l’anno scorso.-
Raim tacque per un secondo, per poi parlare con voce gelida.
- Come te lo devo dire che non assumevo droghe eh?- sibilò rabbiosa – Era stanchezza fisica!-
- Perdonami ma ti sfinivi anche l’anno scorso con quattro club e se volevi vincere le gare forse hai dovuto prendere degli steroidi o delle anfetamine. Non guardarmi così…credi che io non l’abbia mai fatto per caso?-
- Non m’importa. Puoi fare quello che vuoi senpai…ma io sono svenuta solo per un calo di zuccheri, perché avevo chiesto troppo a me stessa, non per aver mescolato delle droghe di troppo, chiaro?-
- D’accordo, fa come vuoi!- sbottò l’altra già annoiata – Ci vediamo in giro ma ricorda le mie parole. Sta lontana da lui…o avrai solo un mare di guai, te l’assicuro e non ci sarà la Kanzaki come l’anno scorso a tenermi ferma! Ti saluto!-
Una volta sola, la sigaretta le cadde di mano…e si lasciò andare a sedere, stanca, stanca, stanca…
La Kanzaki. Raim sorrise, ricordando le parole di quell’importante persona che un anno prima guardandola con disprezzo e gelo le aveva fatto capire quanto in realtà fosse debole.
Junko Kanzaki, la sua senpai. La nemica giurata di Harumi Mihazawa.
Era da tempo che non andava a trovarla…forse sarebbe stato tempo di parlare di nuovo con lei.


- Avanti passa quella palla!-
- Più gioco di gambe! Corri, non hai le ginocchia di cemento!-
- Insomma quello era fallo!-
Quando Raim rientrò in palestra dove i ragazzi già si allenavano, a nessuno sfuggì la sua espressione cupa, tantomeno ad Ayako che la guardò di sottecchi, fino a chiederle se l’incontro con quella svitata della Mihazawa, con cui Ayako era stata sfortunatamente in classe al secondo anno, era andato bene.
- Si, alla grande.- disse serafica – Allora, come se la cavano i ragazzi?-
- Ah? Oh, bene direi…- disse l’altra, guardandola un po’ scettica – Ma tu sei sicura di stare bene?-
- Si, benissimo.- Raim afferrò un pallone e cominciò a palleggiare da seduta, coi pensieri che vagavano – Ti spiace se faccio anch’io i passaggi con le reclute? Ho bisogno di sgranchirmi le gambe.-
- Certo, certo.- Ayako annuì, richiamando le matricole – Avanti ragazzi! Venite qua!-
Il gruppo si fermò e finalmente i titolari si presero una paura, mentre le matricole rimasero in campo.
- Ehi!- borbottò Mitsui prima di andare a bere qualcosa – Andateci piano!-
- Tranquillo senpai!- disse accorato Yaoto – Sono ragazze, staremo attenti!-
Per tutta risposta sia Hisashi che Hana risero divertiti.
- Veramente parlavo con Raim.- ghignò il tiratore da tre punti – Comunque d’accordo. Lei è una ragazza…se le fate un graffio vi appendo dal terrazzo per il collo, sono stato chiaro?-
Deglutendo per la minaccia, le matricole guardarono verso Akagi, speranzosi, ma il Gori aveva altro a cui pensare, ovvero impedire che Sakuragi continuasse a dare il tormento a Rukawa ma Kaede appena seduto in panchina per riprendere fiato, lo perse di nuovo…quando un passaggio che aveva la velocità di un lampo attraversò il campo da basket. Vide un turbine rosso passare veloce fra le matricole e poi…un canestro pulito.
Dio che salto…
Raim era alta sul metro e sessantotto, niente di eccezionale…ma come saltava! E quanto restava in sospensione.
- Porca puttana…- alitò Miyagi un attimo dopo – Fa progressi alla velocità della luce. È incredibile.-
- Non la vedo giocare da tre mesi e guarda…- disse Akagi, veramente ammirato.
- Ah, fosse un uomo.- disse Yasuda.
- Fosse un uomo un cazzo.- ghignò Mitsui, seguito da Hanamichi – Ma li hai gli occhi?-
Kaede lo guardò storto. Ecco che se la prendeva di nuovo…ma perché?
Riportò lo sguardo su quella ragazza…non aveva mai visto una ragazza giocare così! Era talmente veloce che per un attimo desiderò di potersi confrontare con lei. Nella tecnica non sembrava essere al top della forma ma aveva classe, questo era palese.
Messi a canestro la bellezza di dieci tiri, finalmente la loro manager si fermò.
Accaldata e con la canottiera incollata addosso, Rukawa fece un sforzo immane per tornare ad ascoltare Akagi che parlava dell’amichevole. L’avrebbero disputata quel venerdì e il pensiero tornò a dargli la carica.
Ma non era solo…
A quanto pareva anche Mitsui non vedeva l’ora di tornare ad affrontare il porcospino maniaco.
Per non parlare del do’aho…quello già non stava più fermo.
Ripresero ad allenarsi con foga qualche minuto più tardi, riprendendo con le nuove tattiche e se Kogure aveva ragione, cosa di cui anche lui era convinto, quella volta lui e Hana avrebbero lasciato Sendoh con un bello smacco sulla sua immacolata impalcatura che altro non era che i suoi capelli.
- Direi che ve la siete cavata.- disse Akagi, dopo che Rukawa ebbe segnato l’ultimo punto.
- Certo, non ci fossi io la kitsune a quest’ora starebbe a dormire per terra.- frecciò Sakuragi ridacchiando come un demente. Dopo il classico pugno dal Gorilla e anche un calcio in culo della parte insultata, finalmente si fecero le sei…ma non era ancora finita. Stavano andando tutti negli spogliatoi quando una tizia stravolta spalancò la porta della palestra, cercando freneticamente qualcuno.
- Si?- chiese Ayako perplessa – Cerchi qualcuno?-
Raim invece inclinò il capo – Asuka!- esclamò – Che ci fai qua?-
La ragazza del secondo anno per tutta risposta scoppiò a piangere come una fontana e si catapultò ai piedi della rossa, abbracciandola per la vita tanto da romperle le costole – Senpaiiii!- piagnucolò disperata – Senpai, abbiamo un problema! Siamo nei guaiii! Nei guai fino al collo!-
- Si ho capito…ma così non respiro!- alitò Raim cercando di liberarsi. Dovettero intervenire anche Kogure e Ayako per liberarla, poi la studentessa, che portava l’uniforme della squadra di pallavolo dello Shohoku, spiegò tutto in lacrime. Si era fatta male il loro capitano, una tizia di nome Naomi Kurata, una vera sagoma per chi la conosceva, del quinto anno, che si era slogata un polso e nessuna era in grado di prendere il suo posto.
Quel sabato avrebbero dovuto giocare una partita importantissima contro una squadra della loro prefettura e…guardando Raim con insistenza, le fece capire le sue intenzioni.
- Cosa??- sbottò l’altra sconvolta – Asuka, non tocco palla da cinque mesi! Non saprei più alzare per la Kanzaki!-
- Si ma le matricole non possono sostituirti! Solo con te avremo una possibilità!-
- Ma non posso…ho perso il giro ormai Asuka!-
- Ti prego, ti prego! Senza di te verremo sbattute subito fuori dal campionato senpai! La senpai Kanzaki ha detto che se non ti convincevo ci mandava me all’ospedale, insieme al capitano!! È stata categorica!!! O te o niente!! Ti prego!!!- e gracchiò tanto che perfino la gente fuori la sentì. Quindi dovevano trovare il modo di zittirla. Il metodo di Hisashi, che le stava alle spalle con l’asciugamano tirato in modo da strozzarla era un po’ esagerato, anche una delle testate di Hanamichi sarebbe stata un pelino troppo aggressiva come tecnica…perciò non restò che accettare anche perché la senpai Kanzaki, ovvero Junko Kanzaki del quarto anno, era una a cui non bisognava mai pestare i piedi e questo Raim l’aveva imparato a sue spese l’anno prima, giocando insieme a lei.
- D’accordo, d’accordo.- bofonchiò alla fine la rossa, sfinita – Ma non aspettatevi granché!-
Quella Asuka saltò in piedi, senza più una lacrima e un sorriso a trentadue denti – Senpai Kotobuki sei un amore! Ti ringrazio! Se passeremo sarà solo grazie a te! La partita si terrà qui! Sabato pomeriggio dopo le lezioni!-
- Al campetto all’aperto?- chiese Hana di colpo.
- Si!- cinguettò la ragazzina arrossendo.
- Allora verremo a fare il tifo!- ghignò Miyagi.
- Che cosa? Oh, dai ragazzi!- l’implorò Raim viola di vergogna – Non ci pensate neanche!-
- Perché no?- la blandì Ayako – Dai, sarà divertente! Noi abbiamo l’amichevole col Ryonan venerdì sera e così sabato lo dedicheremo tutto a te!-
- Avete bisogno di tifo no?- cinguettò anche Hanamichi, mentre la pressione della loro seconda manager visto il suo pallore stava notevolmente calando, a livelli critici anche – E poi non potrai aver perso tutta la tua abilità nei tre mesi di vacanze più nel quarto dove hai fatto , no? Sono sicuro che troverai un modo. Tu te la cavi sempre in fondo!-
- Grazie ancora senpai! Ci vediamo sabato! E cerca di arrivare puntuale!- trillò quella Asuka, strizzandola di nuovo in un abbraccio e poi scappando via veloce com’era arrivata.
Quel che restava di Raim invece era uno specie di catorcio.
- Ma perché tutte a me…- si disperava più tardi, negli spogliatoi coi ragazzi, mentre Akagi rifaceva l’assegnazione delle maglie. Stava ridistribuendo i numeri ma per il terzo anno di fila riscoppiarono i soliti problemi, chissà con chi poi…
- Ehi, io il mio numero 10 me lo tengo chiaro?- sbraitò Hanamichi per l’ennesima volta, tenendosi stretta la sua maglietta – Un corno! L’ho fregata alla kitsune due anni fa e adesso me la tengo Gori! È un trofeo!-
- Do’aho.- replicò Rukawa – Comunque anche a me l’11 sta sempre bene.-
- E alle matricole allora cosa diamo eh?- sibilò Ayako devastata da quei casini a oltranza.
- Ma che ne so! Mettigli un sacco, ma non avranno mai la mia maglia!- finì Hana perentorio come un deficiente – E adesso se avete finito vado a farmi una doccia!-
- Si, esatto.- disse anche Mitsui – Sta faccenda dei numeri è una stronzata.-
- Fate come vi pare, mi avete rotto le balle.- disse Akagi lasciando perdere e andando a cambiarsi con Kogure e Miyagi.
- Ok, ok…- Ayako alzò gli occhi al cielo – Allora daremo i numeri piccole alle matricole, anche se spetterebbero ai veterani. Ma fate come vi pare! E aspettate un attimo a cambiarvi, maniaci!- sbottò, tirando il ventaglio in testa a Ryota che si stava già spogliando per la gioia dei suoi occhi – Insomma, ma non avete un po’ di decenza?!-
- Ehi Raim!- urlò Hisashi già da sotto il getto dell’acqua – Perché non vieni a farti la doccia con me?-
- Nei tuoi sogni magari.- ironizzò Hana perfido, mentre sotto l’ultima doccia Rukawa si scopriva a toccarsi la vena che stava per scoppiargli sulla fronte. Forse doveva farsi vedere da un dottore…si, decisamente aveva qualche rotella andata ormai. Il do’aho doveva averlo pestato troppo forte di recente!
- Magari un’altra volta.- borbottò la rossa veramente disperata – Ci vediamo domani ragazzi. Me ne torno a casa.-
- Non vuoi che ti accompagni?- le chiese Mitsui, appoggiandosi con le braccia allo sportello della doccia.
- No, no tranquillo.- gli disse la ragazza, per nulla imbarazzata visto che vedeva solo il suo torace.
- Sei sicura senpai Kotobuki?- disse anche Rei Manabe – Si sta facendo buio.-
- E’ vero Raim.- borbottò il Gori, che si era già rivestito – Diventerà sempre più buio e con quei pattini potresti ammazzare qualcuno, senza offesa.-
- Non sono io a stare con la testa fra le nuvole.- le sfuggì e subito dopo la ragazza si accorse di avere due fanali, che altro non erano che gli occhi spocchiosi di Rukawa, puntati addosso. Forse era meglio sorvolare.
- E poi non sono venuta coi pattini oggi, sono a piedi.- andò avanti, tranquilla.
- Ma piove. Finirai per bagnarti tutta.-
- Ehi, cosa sono tutte queste menate eh?- se ne uscì ridendo – Sono capace a usare un ombrello e a tornare a casa mia!-
- Ma con tutti i pericoli che nascondono le strade…- frecciò Miyagi divertito – Potresti trovare Hisashi nascosto dietro un vicolo pronto a saltarti addosso sai?-
- Tappati la bocca, nano!-
- Ok, diamoci un taglio.- disse esasperata – Se mi lascio accompagnare da qualcuno la finirete?-
Tutto il gruppo fece automaticamente si con la testa, manco fossero stati sincronizzati…tranne Rukawa che cominciò a sentire uno strano nodo in gola. Spiò fra tutti, cercando di capire chi sarebbe andato con lei…e l’assurdo quanto incomprensibile desiderio di essere lui stesso a fare la strada accanto a quella rossa lo avvolse in pieno.
Rabbioso, scacciò quell’idea e si chiuse in un forzato mutismo fino a quando Raim e Mitsui non se ne furono andati e tornando a casa con la sua bicicletta sembrava come una scheggia.
Non riuscì a dormire, perché aveva solo una cosa nelle testa…e la cosa non gli piaceva per niente.
Continuò a girarsi nel letto, stropicciando le lenzuola come un forsennato…fino a quando alle due di notte non si mise in piedi, infuriato con se stesso e contro ciò che stava succedendo.
Dannazione, ma quando mai una stupida e insipida ragazzina era mai riuscita a fargli perdere il sonno eh?
Tantopiù una con simili capelli rossi!
Si versò del latte caldo, sedendosi sul divano e accendendo svogliatamente la tv, senza però vedere realmente lo schermo. Le immagini gli scorrevano davanti e niente gli suscitava qualche emozione, solo i pensieri vorticosi che si agitavano nella sua testa.
Che razza di persona poteva essere quella Raim per averlo ridotto a tal punto?
Non sapeva niente di lei, solo che era una stacanovista brava in quasi tutti gli sport e che era mezza americana.
Ah, aveva dimenticato di segnare sul suo taccuino mentale che era anche un’assalitrice in pattini a rotelle…che non aveva mai sentito parlare di lui e che non l’aveva mai giudicato in base alla sua fama.
Era una che non si spaventava a dire le cose in faccia alle persone, a lui specialmente. Non gli era mai morta ai piedi, sbavando come una cretina e nonostante le sue amicizie alquanto strane con esseri meglio identificati come il do’aho e il teppista (che per i suoi gusti se la baciava e la stringeva un po’ troppo), in fondo doveva trattarsi di una ragazza abbastanza fuori dal comune. Infatti, da come conosceva Mitsui, lui le donne le aveva sempre tenute un mese al massimo e poi allontanate e il fatto che avesse un rapporto di amicizia con una ragazza stava a significare due cose: o quella Raim era una che pestava più di lui e si era guadagnata il suo rispetto rompendogli tutte le ossa, o come credeva Kaede, Raim era una di quelle ragazze che non si potevano toccare senza avere un irritante batticuore a ogni tocco.
Di colpo ricordò quella volta che l’aveva vista esercitarsi col nastro. Aveva un fisico veramente incredibile, era un uomo e lo ammise almeno con se stesso. Era bella…si, poteva essere tranquillamente definita bella.
Non l’aveva mai sfiorata ma la sua pelle sembrava liscia e soffice, le labbra erano rosee e sottili mentre quei suoi maledetti capelli rossi in cui avrebbe voluto affondare le mani sembravano seta.
Ok…Kaede, si disse con pazienza, ammettilo. Che ti costa?
Ti piace. Hai schifo ad ammettere che ti piaccia una ragazza della tua età?
E non era solo una cosa del livello "si, mi piace!"
Era…diverso. Tutto il lei emanava qualcosa che lo attirava come una falena con la fiamma. E se n’era accorto quando Raim aveva perso di vista i suoi esercizi, giorni prima. Quando si era fatta cadere il nastro sulla testa, lei aveva incontrato il suo sguardo. Che l’avesse capito? Che avesse intuito qualcosa?

Naturalmente non riuscì più a chiudere occhio e quando fu ora di andare all’appuntamento col do’aho per la prima volta dopo tre anni gli fu un po’ grato. Sakuragi era una di quelle persone che impegnavano totalmente chi li attorniava, quindi per almeno due non avrebbe pensato a quella rossa molesta.
Arrivato al campetto, lo trovò intento a parlare al cellulare e quando si avvicinò sentì il suo tono. Sembrava parecchio infastidito. Ma con chi parlava? La Babbuina gli dava buca per un’uscita forse?
- Cazzo!-
Chiusa la comunicazione, Hana si volse verso la kitsune con la solita bandana con sopra scritto BANZAI e la sua aria bellicosa non preannunciava nulla di buono.
- Chi era?- bofonchiò il moro, non molto interessato.
- Aida.-
Aida? Il Coso Prendiappunti del Ryonan? E che voleva?
- Bella notizia in arrivo.- disse Hanamichi con un sospiro, lasciandosi andare a sedere sulla panca – Oggi vengono a parlare col Gori Uozumi e il nostro amico porcospino.-
Il maniaco! Ci mancava anche Sendoh!
Hana fece una smorfia, già distrutto dalla notizia. Non che in quei tre anni non fosse diventato amico di Aki, come lo chiamava ora per sfotterlo, ma sapeva anche bene che la kitsune proprio non riusciva a mandarlo giù quello lì.
Chissà perché poi…ma in fondo Rukawa non mandava giù un sacco di gente, Sendoh non centrava.
- Aida ti ha detto perché vengono?- sibilò infatti Kaede, sedendosi al suo fianco.
- Ha detto che Aki deve parlarci ci una faccenda importante. Dice che ci sono problemi con una sua vecchia conoscenza.-
- Aki?- lo sfidò Rukawa fissandolo da dietro le lenti scure.
- Si, Aki.- ghignò Hanamichi alzandosi e afferrando la palla – Sei geloso Kit? Vuoi che ti chiami Kacchan per caso?-
Naturalmente gli arrivò una scarpata sulla testa e la rissa finì in un one on one che però non seguiva alcuna regola in caso di falli. Giocando si bestemmiavano dietro, si saltavano in spalla per fermarsi sotto canestro e a momenti si ficcavano anche le dita negli occhi, quindi la cosa non fu considerata regolare.
Erano tanto presi da quello scontro corpo a corpo poi, che non si accorsero che qualcuno li stava fissando da oltre la rete. Hana colse la sua presenza solo con la coda dell’occhio e quando si volse completamente verso l’uscita, non c’era più nessuno. Che strano…eppure non se l’era immaginato…
Aveva sentito distintamente due fastidiosissimi paia di sguardi puntati addosso.
- Ehi Ru…che facciamo con la moto?- pedalando verso lo Shohoku, Sakuragi aveva dimenticato gli spettatori di poco prima, anche perché la kitsune addormentata gli sbavava sulla divisa e qualsiasi tentativo di attirare la sua boriosa attenzione andava quasi sempre a vuoto. Sperava però che quella Honda lo svegliasse un poco.
- Hn.- bofonchiò infatti, continuando a sonnecchiare sulla sua schiena.
- Non cominciare a rispondere con questi versi!- sbraitò furibondo il rosso – Allora, oggi abbiamo subito gli allenamenti alle due! Le ragazze della ritmica passano dopo di noi, così alle cinque partiamo e andiamo in banca a prendere i soldi, capito? Non farmi parlare come se fossi tua moglie, Dio santo! Hai sentito o no? Con noi viene anche Mitchy, ci porta da un suo amico a farle la revisione.-
Ci mancava anche il teppista!
- Se viene lui ci verrà anche Miyagi.- sbuffò, distrutto dal sonno.
- Infatti ci facciamo scarrozzare in macchina.- ghignò Hanamichi perfido.
Però, comoda così. Infatti appena arrivati davanti a scuola videro l’inconfondibile parcheggio di Hisashi Mitsui. Solo lui poteva mettere la macchina ad occupare per orizzontale tre posti degli insegnanti.
- Roba da matti,- rise Kogure raggiungendoli – come mai Hisashi è venuto in macchina?-
- Oh, deve accompagnarci in un posto stasera.- ghignò Hana – Piuttosto, l’hai visto in giro?-
- E’ venuto in macchina con Kotobuki.- disse il loro vice capitano, arrossendo come suo solito – Sono già dentro.-
In macchina con Raim. Rukawa non finì di sentire quello che l’occhialuto stava dicendo. Le palle erano tornate a girargli in maniera vorticosa e la situazione andò in peggiorando per tutta la giornata, prima nell’ora di matematica in cui venne svegliato e poi messo in punizione e infine prima di pranzo, quando pescò il surfista a parlare con la "sua" rossa in mezzo al corridoio.
Sua…e adesso che novità era quella? Ci mancava solo che pensasse che Raim era proprietà privata!
La giornata andò definitivamente a puttane quando entrò in palestra verso le due e un quarto. Aveva ritardato apposta, restando seduto in bagno ad ascoltare i Metallica che aveva nel lettore, sperando così di scampare a Sendoh e il re delle scimmie ma quella non era proprio la sua giornata fortunata.
Varcata la soglia, mentre le matricole e le riserve facevano esercizio in campo, trovò il Porcky e Uozumi intenti a parlare con Akagi. Accanto all’hentai c’era anche Hana.
Gli fece appena un cenno e filò dritto negli spogliatoi, dove trovò Mitsui intento a sonnecchiare su una panchina.
Ne rimase un po’ stupito, visto che il teppista era sempre stato uno pieno di energie…ma si bloccò di colpo, quando vide che a terra aveva il borsone aperto. Dentro c’era una maglietta da ragazza.
La sera prima era tornato a casa con Raim e quella mattina Kogure aveva detto che erano arrivati insieme…e nella tracolla aveva una maglietta femminile e forse l’aveva già vista addosso a Raim. Era una di quelle in dotazione alle ragazze della squadra di ginnastica ritmica.
Lo uccideva…com’è che aveva voglia di mettergli le mani al collo e strozzarlo?
- Volpe.-
Rialzò lo sguardo sul teppista quando Mitsui, sbadigliando, si mise a sedere.
- Ciao. Non ti avevo sentito.- gli disse tranquillo, passandosi una mano fra i capelli – Sendoh è ancora in giro?-
- Hn.- si limitò a sibilare.
- Che palle…non mi va di vederlo.-
E già. Aveva ancora il dente avvelenato per caso?, pensò acido Rukawa.
Miseria. Ma che cazzo gli prendeva? E tutto per colpa di quella…
- Ehi ve la date una mossa o no?- Raim apparve sulla soglia tutta allegra, scoccando un sorriso solare a tutti e due – Perché siete chiusi qui ragazzi?-
…maledetta rossa, finì mentalmente Kaede infilandosi una maglietta visto che quella non faceva una piega a vederlo a torso nudo. Che tipa strana…un’altra si sarebbe disidrata sbavandogli addosso!
- Non hai visto fuori? Ci sono due tizi del Ryonan.- disse Mitsui seccato.
- Oh, quel tipo alto più di Takenori e l’altro bel ragazzo.- disse Raim tranquilla.
Bello???? Gli occhi dei due divennero fanali e la manager li guardò preoccupata.
- Che c’è?-
- Bello Sendoh?- si schifò il tiratore da tre punti – Sono molto più bello io!-
Seee…Kaede lasciò perdere, sentendosi però addosso gli occhi verdi di Raim e s’impuntò anche lui a guardarla, fino a quando lei non sorrise, scuotendo le spalle – Hisa, ti ho detto mille volte che la bellezza è soggettiva.-
- Certo, come essere delle mezze seghe a letto. Anche quello è soggettivo, no?- replicò l’altro sarcastico.
- Dai, non fare il bambino! Vai a salutarli.-
- Piuttosto li avveleno.- disse, andando alla porta e uscendo in campo.
Rimasti soli, Rukawa tornò alle sue faccende giusto per non dare la soddisfazione alla ragazzina di darle troppa corda. Lei comunque non se ne curò minimamente. Andò alla panchina dov’era stato sdraiato Mitsui e si mise a trafficare nella sua borsa. Ne estrasse il suo cellulare…e Kaede se ne accorse. Allora quella maglietta era davvero la sua!
Digrignò i denti ma quando parlò la sua voce uscì pacifica e piatta come sempre.
- Non dovresti lasciare gl’indumenti del club di ritmica in giro.- le disse, chiudendo l’armadietto.
- Cosa?-
Raim sbatté gli occhioni, senza capire, poi seguì in linea d’aria lo sguardo della volpe e vide una maglietta della squadra di ginnastica ritmica dentro al borsone di Mitsui. Ma, lasciando Rukawa perplesso, lei non batté ciglio.
- Non è mia.- disse, sfacciatamente.
- Non è tua?- riecheggiò il moro, senza volerlo.
- Già.- Raim alzò lo sguardo dal suo cellulare – Perché dovrebbe esserlo?-
Rukawa tacque, non trovando una risposta. La vide alzarsi, rimettere il cellulare nella tracolla abbandonata sulla panchina e guardarlo storto. Ora sembrava leggermente irritata.
- Dovresti smetterla di giudicare la gente troppo in fretta.-
Lui in risposta s’infilò la fascetta al braccio, senza guardarla – Io non giudico proprio nessuno.-
- Però lo fai con me.- disse Raim gelida.
- Può darsi.-
- Perché?- gli chiese, andandogli a un passo dal naso.
Eccola, era troppo vicina. Accidenti, a guardarla così sembrava fragile e indifesa. In effetti era molto slanciata e molto magra. Forse erano stati tanti anni di esercizio a renderla tanto gracile.
- Kitsune, ti ho fatto una domanda!-
Ehi, calma! Come sarebbe kitsune? Ma era approvato che tutta la gente coi capelli rossi avesse quel neurone in meno che li portava a chiamarlo in quella maniera deficiente???
- D’accordo, fa come ti pare.- sentenziò Raim con un sospiro – Non posso certo obbligarti…ma non iniziare discorsi che non vuoi finire, Rukawa.-
- Cos’è, un avvertimento?- bofonchiò.
- Dio, sei insopportabile!- s’infuriò la bella rossa allungando una mano per chiuderlo inconsciamente contro l’armadietto – Ma fai così con chiunque o solo con me?-
Bella domanda. Perché si divertiva tanto a provocare quella peste? Perché se ne stava fermo fra lei e l’armadietto, senza fare un passo? Perché adesso aveva voglia di sbattere lei contro la parete e inchiodarla al muro per tre giorni di fila?
- Hai dormito nel tuo letto?- le chiese finalmente, senza cambiare tono.
- Cosa?- allibì Raim, senza capire.
- Hai dormito nel tuo letto?- replicò di nuovo la volpe, spazientendosi.
- Bhè, certo.- balbettò la ragazza, senza capire – Come ti salta in mente di fare domande del genere? Ehi!- sbraitò, quando Kaede fu già alla porta, soddisfatto dalla sua risposta – Sto parlando con te, accidenti! Rukawa!-
Fu come parlare al muro. Tornati in palestra andarono per forza di cose a sentire cosa stava succedendo, vista l’espressione fosca che aveva Akagi in viso. Sembrava particolarmente nervoso…e anche Hana, almeno a quanto vide Rukawa, non sembrava dell’ottimo umore della mattina.
Forse il porcospino aveva portato cattive notizie.
- Allora?- bofonchiò, quando Sakuragi lo raggiunse seguito a poca distanza da Sendoh.
- Allora quest’anno c’è in gara anche il liceo Shikuda.- s’intromise Akira Sendoh col suo solito fare gentile e svagato – E se fossi in voi mi blinderei in casa. Ciao Rukawa, ti trovo bene.-
- Hn.- rispose la volpe da copione, guardandolo di sottecchi – Shikuda?-
- Già o come lo chiamo io "la Oni’s School".- rise il porcospino ma in un modo però diverso dal solito. Sembrava…leggermente preoccupato. E molto cosciente della situazione.
- Qual è il problema di questo Shikuda?- sibilò la volpe, incrociando le braccia al petto.
- Quando ero matricola io finii all’ospedale per due settimane. Un braccio rotto.- disse Sendoh, pacato – Quando siete arrivati tu e Hana la squadra dello Shikuda è finita in questura. Uno dei componenti spacciava grazie ai suoi compagni e l’anno scorso hanno pestato un arbitro in un vicolo, quindi li hanno sbattuti fuori di nuovo. Ora hanno passato i test ed è caduta la denuncia. Li vedremo al torneo nazionale.-
Però. Rukawa e Sakuragi si scambiarono una veloce occhiata.
- Chi è che ti ha mandato all’ospedale Aki?- chiese Hana di colpo.
- Aspetta…com’è che lo chiamavano le infermiere? …Mi pare Eikichi Takeru, esterno.-
- Le infermiere?-
- Si, gli avevo rotto il naso, era sulla barella vicino alla mia.- rispose il porcospino con aria angelica – Comunque ho già ricevuto una visita stamattina davanti casa, per questo volevo parlarvi. Quelli sono dei bastardi. Arriverebbero a spedirvi nel reparto rianimazione dell’ospedale o a darvi fuoco dentro alla vostra stessa macchina.-
- Calma, ma sono teppisti o giocatori?- sbottò Hanamichi mezzo sconvolto.
- Mai visti con dei teppisti. Ma sembrano più quello che altro.- rise l’altro alzando le spalle, mandando Rukawa in bestia. Ma come poteva ridere così quando stavano per farsi bruciare flambé da quei deficienti dello Shikuda??
Ad un tratto però gli occhi di quel maniaco si puntarono oltre le spalle di Rukawa…e quando Kaede si volse, vide che stava puntando Raim come un cane da caccia. Altro che flambé, praticamente la volpe si dette fuoco da sola, cominciando ad ardere rabbiosa quando al gruppo si unirono appunto Mitsui e la loro seconda manager.
- E così siamo attorniati dalla Yakuza, eh?- sibilò il tiratore da tre punti dello Shohoku.
- A quanto pare. Davvero non ti ricordi di Takeru, Mitsui?- ghignò Sendoh, senza guardare però Hisashi ma Raim.
- No. Non posso certo conoscere tutti i tagliagola di Kanagawa amico.-
- Ma davvero?- s'intromise Hana, perfido.
- Sta zitto mezza sega!-
Mentre quelli litigavano fra loro però, c’era il marpione che si stava dando da fare…e Kaede se ne accorse.
Vide Sendoh sorridere illuminando tutta la palestra ed allungare la mano verso la "sua" rossa.
- Non ci hanno presentati ma ho la vaga impressione di averti già visto. Io sono Akira Sendoh.-
Raim senza fare una piega allungò la mano a sua volta e gliela strinse, mentre il porcospino intrecciava un po’ troppo le dita e gli sguardi – Kirara Kotobuki.-
- Kotobuki?- Akira la fissò per un attimo, poi parve riprendersi – Ah si! Ecco dove ti ho già visto. Tu sei la ragazza di Shiro! L’anno scorso sei venuta con lui alla festa del Ryonan a casa di Koshino.-
Raim sorrise a sua volta ma qualcosa in lei parve incresparsi e Kaede colse di nuovo quello strano particolare. Ma da quando era diventato così suscettibile al suo umore?
- Si, so che eravate amici.- rispose Raim, a mezza voce.
- Shiro era un grande amico.- le disse Sendoh – So che è partito.-
- Si. È andato a Los Angels per l’ultimo anno.-
- Sta bene immagino.-
- Non lo so.- disse Raim, annaspando – L’ultima sua lettera mi è arrivata un mese fa ma a quanto mi ha detto sua madre per telefono sta benissimo.-
Calò un leggero silenzio e oltre gli sguardi quasi compassionevole dei ragazzi, che la rossa non poteva sopportare, sentì di colpo una mano sulla spalla e sollevò gli occhi verdi su Akira che dopo un attimo le sorrise di nuovo.
- E’ un bene che sia andato a curarsi.-
Raim lo guardò a lungo…poi gli sorrise di rimando.
- E meglio per me visto che ha lasciato una così bella ragazza a Kanagawa, no?- aggiunse, cinguettando e facendo calare una goccia spropositata sulla testa di tutti quanti – Senti, ti va di uscire con me? Eh?-
E poi accadde una cosa che lasciò Hisashi e Hana senza fiato.
- E’ lesbica.- scandì Rukawa di punto in bianco, con fare minaccioso.
Dopo quella sparata a Raim vennero i capelli bianchi e Sendoh inclinò il capo.
- Cosa? Ma se stava con Shiro!-
- E’ lesbica lo stesso.-
Akira guardò stranito la volpe, un po’ perplesso – Rukawa ma stai bene oggi?-
- Benissimo.- sentenziò l’altro con fare incazzoso – Do’aho in campo!-
- Come sarebbe do’aho in campo?! Cosa sono, la tua fottuta schiava personale?-
- FILA CAZZO!-
- Vabbè…- Sendoh sorrise di nuovo, incrociando le braccia dietro alla testa mentre la kitsune e la scimmia tornavano ad allenarsi prendendosi a calci – Allora io e Uozumi togliamo le tende. Mi raccomando, state attenti ok? Specialmente tu Mitsui.-
- La tua preoccupazione per me mi scalda il cuore.- frecciò il tiratore da tre, sarcastico – Ci vediamo venerdì Sendoh.-
- Contaci.- rispose la stella del Ryonan, per poi abbassarsi su Raim – Nel caso tu abbia voglia di uscire devi solo chiamare ok? Per te ci sono sempre!- e tirando fuori una penna dalla tasca le scrisse il suo numero sulla mano, facendola ridacchiare divertita – Ciao Kotobuki, spero di rivederti venerdì!- e se ne andò strizzandole l’occhio ma anche prendendosi una pallonata sulla testa che "accidentalmente" era sfuggita di mano a una delle due belve in campo.
Un’oretta più tardi, quattro ritardati stavano in macchina a blaterare uno sull’altro della novità dell’anno.
- Ci mancavano anche quel Takeru!- bofonchiò Miyagi, svaccato nel sedile davanti mentre Mitsui guidava come un pazzo per le vie del centro di Kanagawa – Ehi Mitchy, ma davvero non ti viene in mente chi sia?-
- Ma che cazzo ne so io. Perché dovrei sapere chi è eh?- borbottò il numero 14, aprendo i finestrini – Comunque Sendoh non è mai stato uno da preoccuparsi per stronzate, quindi bisognerà tenere gli occhi aperti.-
- Chi è l’arbitro che hanno pestato poi?- chiese Hana, stravaccato dietro con la kitsune imbronciata.
- Hugami.- ghignò Mitsui.
- Sai che perdita.- disse Ryota – Ma se sono andati a prendere il porcospino davanti a casa allora sarà una cosa seria. Sarà il caso d’informarsi su questi deficienti.-
- Chiederò a Mito.- disse Hana – Ma se me ne capita uno a tiro lo disintegro.-
- Che ci provino a buttarci fuori dal torneo.- ringhiò Hisashi, fermandosi finalmente davanti alla concessionaria – Gente ci siamo. Dai scendere! Rukawa sei sveglio?-
- Hn.- sibilò, scendendo dalla macchina con aria lugubre.
Ma che giornata di merda…si, era stata proprio una vera giornata di merda sotto tutti i punti di vista. Ed erano solo le cinque di pomeriggio. Che palle…sembrava non finire mai quella tortura! Prima era stato sul punto di saltare addosso alla loro manager in bagno, strappandole i vestiti a morsi, poi Sendoh che ci provava con la "sua" rossa…
Se non altro l’acquisto della moto gli avrebbe risollevato l’umore. E poi entro un’ora suo zio gli avrebbe telefonato in preda a una crisi isterica, dopo l’avviso della banca del prelievo che la kitsune aveva fatto poco prima.
Chissà che finalmente l’avesse preso un infarto!
Comunque l’acquisto alla fine si dimostrò davvero un toccasana. A parte la catastrofe economica e le battute di Miyagi sul fatto che ora Hanamichi la mattina sarebbe stato stirato da una moto e non da una bici, i due nemici per la pelle si ritrovarono a essere piuttosto soddisfatti della loro Honda.
Sdoppiate le chiavi e pagata la moto con un doppio assegno, il gruppo si ritrovò nella piazzola della concessionaria per permettere ai due di sistemare le ultime cose prima di partire verso il meccanico amico di Mitsui.
- Come andrà a finire questa storia secondo te?- borbottò Hisashi, vedendo volpe e scimmia accapigliarsi su chi doveva guidare la prima volta. Miyagi in effetti aveva le sue perplessità: non avrebbe mai immaginato che quei due, che conosceva da quando avevano 15 anni, sarebbero mai arrivati a comprarsi una moto ma in fondo le vie del signore erano infinite no? Sperava solo che non finissero per ammazzarsi…prima del torneo!
Alla fine Hana, magnanimo, lasciò che guidasse Kaede e si misero dietro di lui borbottando mentre la kitsune metteva in modo. Accidenti, sembrava ruggisse! Era fantastica, se ne erano già innamorati tutti e due.
- Ci siete?- chiese Mitsui già in macchina – Avanti, veniteci dietro!-
- Ok.- disse Sakuragi, mettendosi il casco – Dai Kit, fammi vedere che sai fare.-
- Do’aho.- ghignò Rukawa sinistramente, nascosto dal casco. Adesso avrebbe fatto una bella sorpresa al Tensai. Il giro migliore della sua vita. E lo fu in tutti i sensi. Stretto alla maglia della tuta della kitsune, Hanamichi dovette stupirsi alla grande della sua guida: filava nel traffico come un professionista, era sciolto, come se non avesse fatto altro che guidare moto da quando era piccolo. Così la volpe sapeva anche guidare le moto…però!
L’importante era che non si addormentasse sotto i semafori, no?
- Miseria schifa!-
Kaede nascose un sorrisino arrogante quando si levò il casco, mentre la scimmia dietro di lui lo fissava tutto stupito.
Erano arrivati dal meccanico, in un’officina imboscata vicino alla casa di Mitsui.
Il tipo dava venticinque anni, un ragazzo dall’aria stranamente troppo gentile e calorosa per essere amico del teppista e li accolse sorridendo, complimentandosi per la loro nuova moto.
Poco più tardi stavano fuori, nell’entrata, al sole del tramonto e mentre il meccanico che si chiamava Tatsuya stava seduto a terra a controllare la trasmissione della Honda e magari sistemava in sordina il motore con qualche pezzo non proprio legale, gli altri se ne stavano svaccati lì attorno, seduti su barili di benzina o vecchie gomme.
- Così sta per iniziare di nuovo il campionato eh?- ghignò il meccanico – Ehi Hisa, non vorrai scatenare di nuovo rissa in campo come l’anno scorso spero. Cazzo, l’unica partita che vengo a vedere e ti trovo a strozzare quel ragazzino.-
- La Nobu-scimmia.- rise anche Hana, accendendosi una sigaretta in santa pace – Quello merita questo e altro.-
- Do’aho.- sibilò Rukawa – Vai lontano da me a fumare.-
- Che palle! Piuttosto gente…dopo la partita di Raim, sabato…ce ne andiamo a cena da qualche parte?-
Al nome della ragazza Kaede avvertì di nuovo un brivido. Cazzo…così era come spingere un uomo all’alcolismo!
- Si, non sarebbe una cattiva idea!- rise Ryota contento – Così riprendiamo le sane vecchie abitudini!-
- Dove andiamo? A casa di Raim?-
- Ma sarà stanca morta, poveretta.- disse Mitsui.
E già. Se stramazzava per la strada ci sarebbe stato il teppista a metterla a letto…mamma mia, Rukawa si passò una mano fra i capelli. Stava dando i numeri! Ma da quando era diventato così deficiente eh?
Lì ci voleva qualcosa per svegliarsi, così accettò una delle birre che passò loro Tatsuya e quasi la mandò giù tutta in due sorsi, continuando a pensare alla "sua" rossa. Chissà…forse un giorno avrebbe potuto portarla a fare un giro sulla moto…e quella da dove gli era uscita??? Accidenti! Merda, merda e di nuovo merda!
Ma non fece in tempo a chiedere a Sakuragi di prenderlo a testate che gli squillò il cellulare.
Guardò sul display e sogghignò perfidamente, cosa che non aveva mai fatto…e gli altri ci rimasero secchi.
- Pronto?- fece, tranquillo rispondendo alla chiamata.
- Ma chi è?- bofonchiò Miyagi in sottofondo.
- E che ne so…- disse Hana – Aspetta…dev’essere suo zio…- e infatti. Un attimo dopo sentirono una voce gracchiante perfino a qualche metro di distanza ma Rukawa non faceva una piega. Sembrava del tutto indifferente al cazziatone che lo stronzo fratello di suo padre gli stava menando e non bastando appoggiò anche il cellulare a terra, tornando ad ascoltare i discorsi del meccanico, senza notare gli sguardi stralunati degli altri.
Solo quando la voce di suo zio parve placarsi, parecchi minuti più tardi, riprese il cellulare e lo salutò beato, chiudendogli la comunicazione in faccia.
- Altra birra?- chiese Tatsuya, divertito.
- No, grazie.- rispose la volpe – Come siamo messi?-
- Bene direi.- rise l’altro – Qua è tutto più che in regola e se alla concessionaria vi hanno già registrato la targa e tutto il resto siete a posto. Vi ho fatto il pieno e se avrete mai problemi tornate a qualsiasi ora!-
- Fatti una vita Tatsuya!- ghignò Mitsui, mettendosi in piedi – Ti fa male toccare solo il metallo.-
- E a te fa male trattare da bastardo le ragazzine.- lo prese in giro l’altro – Metti la testa a posto, Hisa.-
- Contaci.- rispose il tiratore da tre punti – Allora se siamo a posto io me ne torno a casa.-
- Dammi un passaggio prima.- borbottò Ryota, sbadigliando – Sono davvero a pezzi. Noi ci vediamo domani gente. E vedete di non uccidervi con quella moto, ok?-
- Tranquillo nano, al massimo la kitsune si ammazzerà da solo addormentandosi alla guida.-
- Do’aho…ti piacerebbe.- rispose Rukawa, rimettendosi il casco – Riportami a scuola. Ho lasciato là la bici. Per stanotte te la prendi tu.-
- Oh, ma come siamo magnanimi.- cinguettò il Tensai con aria libidinosa – Bene Kit, è ora che ti scompigli tutti i capelli. Tieniti forte! E grazie amico, ci hai fatto un favore!-
- Figurati!- rise Tatsuya salutandoli – Ci si vede!-
In effetti neanche il do’aho se la cavava male, pensò Rukawa mentre sfrecciavano verso lo Shohoku. Ma in fondo non poteva aspettarsi altro. A un tipo del genere, la velocità doveva sembrare un modo per mettere le ali.
Passati i cancelli dello Shohoku, la volpe scese dalla Honda e si levò il casco, guardandosi attorno. Bene, non c’era nessuno…e lui aveva le chiavi della palestra. Che goduria, poteva stare a farsi due tiri in santa pace!
- Ci si vede al campetto.- gli disse Hana, facendo retromarcia – Anzi no…vengo a prenderti a casa.-
- Perché?- bofonchiò Kaede, spiazzato dalla cosa.
- Così non vieni in bici e poi ti riprendi la moto per tornare domani sera, rintronato.-
Hn. Il do’aho pensava. Però…che sorpresa!
- Fa come ti pare.- disse il moro, agitando una mano con noia e rimettendosi il borsone in spalla – Ma non suonare il campanello, non ho voglia di sentire baccano di prima mattina do’aho.-
- Anche io non avrei voglia di vedere la tua faccia di prima mattina ma ci sono costretto kitsune! Attento in bici quando torni a casa!- cincischiò il rosso, cacciandogli la lingua e sparandosi fuori dallo Shohoku.
Ma porca miseria. Aveva fatto bene a mollare a un demente metà di una moto? Mah…
Diretto alla palestra con la prospettiva di rilassarsi finalmente, vide le luci accese…e imprecò contro quelle cretine del club di ginnastica ritmica. Possibile che non erano capaci di chiudere tutto spegnendo dei semplici interruttori?
Che manica di deficienti!
Arrivato alla porta però rimase immobile…sentendo delle voci. Spiò dallo spiraglio fra una porta e l’altra e rimase di ghiaccio, sentendo l’inconfondibile voce di Raim. Stava parlando in inglese col suo accento americano…e poi finalmente inquadrò il suo interlocutore. Hansen! Il surfista!
Erano in mezzo al campo, lei in body con degli attrezzi in mano, Hansen le stava davanti e le teneva un polso.
Parlava concitato, quasi non capiva cosa diceva ma sembrava piuttosto suadente…ma la sua rossa invece sembrava come pietrificata. Stava ferma ad ascoltarlo, eppure i suoi occhi erano come infuocati.
Kaede si sentì male quando quel bastardo le prese il mento fra le mani…se l’avesse baciata e Raim gliel’avesse permesso probabilmente sarebbe entrato e avrebbe spaccato tutto…ma poi la vide alzare il braccio che teneva in mano una clavetta. Stava per colpirlo! Decise in pochi secondi.
Facendo più chiasso possibile, entrò in palestra e quel bastardo di Hansen sobbalzò, mollando la ragazza di scatto.
Quando Raim lo vide, quasi gli sorrise con gioia.
- Kirara.- disse Rukawa, improvvisando – Amore, quanto ci metti ancora? Si sta facendo buio.-
- Rukawa.- disse il loro professore arrossendo mentre a Raim quasi scendeva una spallina del body, sentendo l’artica volpe dello Shohoku rivolgersi a lei in quel modo – Non sapevo fossi qua.-
Il numero 11 lo fissò appena…ma facendolo quel tizio si sentì gelare il sangue nelle vene.
- Aspettavo la mia ragazza, prof.- si limitò a dire tranquillo, trattenendo la voglia di massacrarlo.
- Oh…oh, bene!- farfugliò il surfista, scoccando alla "sua" rossa un’occhiata lasciva – Bene, ora che so che Kotobuki non è sola sono più tranquillo. Buona serata allora, ragazzi.- e dicendo quello scappò via con la coda fra le gambe, guardandosi bene dall’alzare gli occhi su Kaede che l’avrebbe preso a pugni, se solo avesse osato farlo.
Con lontano il maniaco, Rukawa chiuse la porta e tornò a guardare Raim che si era portata le mani sui fianchi.
- Grazie.- disse pacata, per nulla impaurita da ciò che era successo.
- Che ci fai qua a quest’ora?- le sibilò fissandola storto.
Lei in risposta sollevò le clavette – Mi allenavo.-
- Che volevi fare prima? Colpirlo?- mollò il borsone e la raggiunse – Avresti passato dei guai.-
- Meglio che farsi mettere incinta da quello no?- rispose acida, disincantata – Hansen è un porco.-
- Se lo sai non stare sola di sera in palestra.- le rispose, brusco – Poteva non andarti così bene.-
- Mi so difendere.-
- Ah si?- Rukawa levò un sopracciglio.
- Si.- lo assicurò la ragazza, senza scomporsi – Ma scusa…eri venuto qua per allenarti da solo vero? Se mi dai un attimo levo le tende…-
- No…-
Raim si bloccò, fissandolo incuriosita – No?-
Cazzo. E adesso? Kaede Rukawa sei un deficiente di prima categoria!
- No…finisci. Tanto ho tempo. Sono appena le sei.- bofonchiò, desiderando restare a guardarla.
- Ok…- la rossa parve tentennare ad allenarsi di fronte a lui – Allora rimetto la musica.-
- Ti da fastidio se resto?-
Lei scosse il capo e alla volpe parve quasi di vederla arrossire ma forse se l’era solo immaginato perché quando la sua manager rimise un cd da capo di musica classica, parve dimenticare tutto.
Seduto in panchina, ascoltò solo vagamente la sinfonia della Morte del Cigno per ascoltare la musica più intensa che produceva il corpo fantastico di Raim, muovendosi dolcemente a tratti, con passione in altri.
Sembrava danzasse…e lo ammagliava, muovendo le mani e le braccia quasi verso di lui.
Si, sembrava danzasse solo per lui. Dolcemente, il nastro le scivolava sulla pelle, l’accarezzava…sembrava un’appendice stessa di Raim, che lo comandava con un silente imperativo.
Ogni singolo movimento sembrava studiato per incantarlo…per renderlo schiavo. L’agilità dei suoi salti, la curva sinuosa dei suoi fianchi, quella piccola e perfetta del suo seno…
Il suo viso poi…dannazione, sembrava tanto concentrata nella musica che pareva essere in punto di piangere. Come addolorata, volava da una parte all’altra del campetto…e volava, volava sempre più in alto.
Dannazione. Avvertì un brivido lungo la schiena quando lei posò gli occhi lucidi su di lui.
Un altro brivido, poi un altro ancora…e se solo non avesse sentito il corpo tanto pesante, si sarebbe alzato sul serio, le avrebbe strappato quel nastro di mano e l’avrebbe baciata fino a farle mancare il fiato.
L’avrebbe rovesciata a terra, baciato quel collo meraviglioso…morso le labbra…la pelle soffice…
Quasi non si accorse quando terminò la sinfonia. Vide solo Raim con espressione che poteva sembrare soddisfatta, con le guance arrossate e madida di sudore.
Se solo avesse capito qualcosa di più di ginnastica ritmica le avrebbe battuto le mani…ma non era da lui.
E poi aveva apprezzato l’esecuzione solo perché desiderava la sua rossa.
- Ho finito per stasera.- gli sorrise la ragazza, raggiungendolo e passandosi un asciugamano sulle spalle nude – Certo che per te dev’essere stato noioso starmi a vedere…- aggiunse, come per scusarsi.
Noioso? Non era il termine adatto. Libidinoso forse.
- Senti, visto che stai ad allenarti ti spiace se faccio una doccia?- gli chiese poi, dandogli la mazzata finale – Così quando finisci possiamo chiudere, ok?-
- Hn.- si limitò a dire, mettendosi in piedi e andando a prendere il pallone, mentre lei scappava negli spogliatoi. Cavolo. Lei sotto la doccia era l’ultima mazzata sulle palle che si era mai immaginato. Qualcuno in cielo doveva odiarlo davvero. O volergli bene perché il pensiero dell’acqua su Raim nuda lo stese definitivamente.
Per sfinirsi e quindi non correre il rischio di entrare nella doccia e sbatterla al muro, corse come pazzo e fece un canestro dietro l’altro ma forse aveva solo bisogno di un esorcista. Ma perché tante storie per una ragazza eh?, si chiese. Dai Kaede, non fare il coglione. Non fare come il do’aho…tu non sei il tipo da sbavare davanti alla Piattola, non sei né gentile né solare con le donne come il Tensai dei mentecatti, anzi…probabilmente dopo essertela fatta magari poi non la vedresti più neanche di striscio.
Si. Forse era quello. Forse andandoci a letto finalmente se la sarebbe tolta dalla mente.
Ma il solo pensiero di fare sesso con Raim prendeva una dimensione diversa. Non sarebbe stato sesso…
Si ritrovò così seduto davanti alla porta della palestra, a guardare le stelle e a bere avidamente dalla bottiglietta quando lei lo raggiunse alle spalle, buttandogli dolcemente un asciugamano sulla testa.
Si sedette accanto a lui, con la camicia dell’uniforme annodata sotto il seno e un paio di pantaloni di una tuta nera.
Era bellissima…e per la prima volta la vide coi capelli sciolti. Le arrivavano poco sotto le spalle.
- Hana mi ha detto che oggi sareste andati a comprare una moto, vero?- gli chiese, trafficando nella sua tracolla.
- Hn.- rispose.
- Ho visto la foto sul giornale. Quella Honda è molto bella.- ed estrasse un paio di pastiglie più una bottiglietta d’acqua ma quando fece per portarle alla bocca, Rukawa le afferrò il polso saldamente. Non per farle male…ma le aprì la mano e scrutò quelle pastiglie.
- Sono integratori.- gli disse la rossa, tranquilla – Vitamine e sali minerali.-
- Hn.- borbottò di nuovo la volpe, mollandole la mano che ora sembrava bruciargli la pelle. Così la domanda gli sorse spontanea – Perché ti riduci a prendere quelle schifezze?-
- Cosa?-
- Non basterebbe stancarsi di meno?-
Raim sorrise con aria malinconica e Kaede se ne accorse, vedendola piegare le ginocchia al petto e cingerle con le braccia, appoggiando il mento sulle rotule – A te piace solo il basket vero? Non ti stancheresti mai di giocare.-
Il moro si limitò ad annuire e la rossa sogghignò – Siete tutti così. Guardarvi mi fa stare bene. V’invidio.-
Che strano. Si stava aprendo con un’estranea…in fondo sapeva poco di lei, ma parlarle non lo metteva a disagio come di solito invece accadeva con il resto dell’umanità.
- Specialmente te e Hana invidio.- aggiunse Raim, ridendo – Amate così tanto il basket da non vedere altro. Purtroppo io non sono così…- guardò le stelle, sospirando – Non ho ancora trovato qualcosa che non mi faccia pensare a nient’altro al di fuori di questa passione. Ma la sto cercando questa cosa…-
- Ti piace la ginnastica ritmica?- le chiese finalmente.
- Non più del resto.-
- E allora perché lo fai?-
- Bella domanda.- rispose, alzando le spalle – Per ora lo faccio perché è un modo per tornare a casa alla sera e cadere a letto già addormentati. Ma mi sono ripromessa di salire sul palco, quest’anno. Ho i numeri per farlo. Sono brava con gli attrezzi e potrei vincere…per ora…si, per ora desidero solo salire sul palco e sentire il fiato sospeso. Per ora mi farò bastare questo.- concluse, abbassando sempre di più la voce.
Il fiato sospeso. Rukawa la fissò a lungo, stentando a credere ciò che aveva sentito.
Era l’adrenalina che cercava quella ragazza. Cercava…un battito del cuore che ti faceva sentire vivo. Come lui. Come lui quando andava a canestro e segnava, come quando si sentiva addosso gli occhi di tutti.
Si, la capiva.
- Secondo te esagero?- gli domandò la rossa di colpo.
- Si.- disse, senza esitare. Portò lo sguardo su di lei e vide che sembrava più magra, dentro ai pantaloni larghi della tuta. Forse toccandola avrebbe anche potuto sentirle le costole. Quello non era puro allenamento.
Quella era la fatica vera e propria che la debilitava. Perché lo faceva? Perché si stremava tanto?
Per non pensare…aveva detto così. Per arrivare a casa e assopirsi subito, in un sonno senza sogni.
- A proposito!-
Si risvegliò, sentendola cambiare tono di punto in bianco – Ehi, mi spieghi perché hai detto a Sendoh che sono lesbica?- sbraitò, assomigliando per un attimo a Sakuragi – Ma sei matto?! Non sono lesbica per niente!-
E parlando di Sendoh! Spiò sul palmo della sua mano se era rimasto il numero ma era andato via, cancellato dalla doccia. Hn, bene o avrebbe avuto un porcospino maniaco in più da uccidere.
- Ehi Rukawa! Mi ascolti o no?-
- No.-
- Dio, che cosa impossibile!- sospirò Raim mettendosi in piedi – Bene, si è fatto tardi.-
In effetti erano le sette e mezza. Era meglio andare, prima che il custode arrivasse a metterli nei casini. Sbaraccarono tutto chiacchierando, anche se parlava solo la rossa mentre il volpino rispondeva a monosillabi e finalmente uscirono dai cancelli. Mentre lui trafficava con le chiavi che Mitsui aveva rubato l’anno prima e che poi aveva regalato alla squadra, Raim s’infilò i pattini e le protezioni, sbadigliando allegramente.
- Un giorno o l’altro ucciderai qualcuno con quei cosi.- gli scappò detto, raggiungendola con la bici in mano.
- Senti chi parla.- frecciò la rossa in risposta, andandogli sotto il naso – Com’è che ci siamo conosciuti eh? La prima volta che ti sono venuta addosso non guardavi neanche dove andavi.-
Già. Si erano conosciuti e scontrati…e lei si era portata via il suo cervello. E adesso la guardava dall’alto in basso. Sarebbe bastato poco. Bastava prenderla fra le braccia, schiacciarsela addosso e baciarla, senza ascoltare proteste.
Ma poi? Cosa sarebbe successo dopo?
Il suo silenzio dovette farle intuire qualcosa perché dopo qualche istante vide i suoi occhi verdi incendiarsi.
Di nuovo…era già accaduto quella volta, quando lei non aveva preso l’attrezzo perché era rimasta imbambolata a fissarlo. Forse anche lei…si, lo riconosceva quel lampo nei suoi occhi.
Fece per abbassarsi e Raim parve quasi posargli una mano sul torace ma davanti allo Shohoku passò una macchina, che l’illuminò coi suoi fari e all’improvviso la ragazza si svegliò, rabbrividendo.
Si fece indietro e Kaede ebbe la netta sensazione che si fosse come…spaventata.
- E’ meglio andare ora!- disse con voce fintamente allegra – Ci vediamo Ru! Ciao!- e senza aspettare una risposta girò sui pattini e scappò letteralmente via, lasciandolo in mezzo alla via…con l’assurda sensazione di non poter più tornare indietro.

 

   
 
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