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Autore: Red Nika    08/06/2012    5 recensioni
Uchiha Itachi e suo fratello Sasuke, il primo erede della Uchiha Sound, il secondo campione mondiale imbattuto, da cinque anni, di scacchi. Uzumaki Naruto, vent'anni ed è orfano. E' andato dai nonni paterni a Konoha per cercare di dimenticare, di stare meglio e farsi una nuova vita. Campione nazionale americano di scacchi.
- Scacco Matto Uchiha...[...]-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note d'Autrice: Eccola la bastardata xD La mia Long su Naruto e Sasuke in versione Integrale! Ecco per voi la bellezza di 40 pagine tonde tonde scritte in TNR 14 °-° Penso che se lo faccio più grande ci mettete veramente una vita a leggerlo! xD Buona lettura a chi ancora non l'ha letto!



Konoha era una città come tante, con negozi alla moda, grandi centri commerciali e punti di ritrovo per i giovani. Anzi no, scusate, dimenticavo, Konoha è la città natale del campione mondiale di scacchi, Uchiha Sasuke.
 
Il campione era il minore dei due eredi dell’Impero Sound Uchiha, una casa discografica creata qualche anno prima della sua nascita dal padre Fugaku e la madre Mikoto. A soli quindici anni Sasuke e suo fratello maggiore, Itachi, decisero di comprarsi un appartamento in centro città e andare a vivere da soli, dopo che la situazione a casa si era fatta insostenibile. Casa Uchiha ormai era solo un posto dove dormire e non dove vivere; infatti, i due ragazzi, dopo che i genitori chiesero il divorzio, uscivano la mattina presto per tornare solo a notte fonda. Ci vollero ben cinque anni prima che Fugaku e Mikoto firmassero il divorzio e finalmente i due ragazzi potessero tornare a parlare normalmente con i loro genitori.
 
Se li vedeste per strada, pensereste di avere una qualche allucinazione, sono due gocce d’acqua nonostante i quattro anni che li separino. Entrambi portavano i capelli lunghi, legati in una coda bassa il maggiore, sciolti sulle spalle l'altro; gli occhi sembravano due pozzi senza fondo (o meglio quattro), la pelle di entrambi era di un pallore quasi perlaceo. Un fisico che avrebbe fatto invidia a chiunque e un intelletto altrettanto invidiabile.

 

 

20 luglio 2010
Ore 8:30 Am

 

Sasuke scostò piano le lenzuola leggere e si alzò dirigendosi in bagno. Entrò e accendendo la luce fissò il ragazzo nello specchio. Cristo, stava uno schifo, le occhiaie erano più profonde del solito e avrebbe dovuto coprirle col correttore. Ogni volta si prometteva che era l’ultima volta che si sbronzava e ogni volta non manteneva la promessa, tutta colpa di Itachi.
 
-Toc, toc…- appunto, parli del diavolo.
 
-Entra, sono sveglio. - disse alla porta dall’altra parte della stanza. Dopo essersi lavato la faccia e i denti osservò il fratello dallo specchio, decidendo, solo dopo cinque minuti buoni, di girarsi a guardarlo negli occhi.
 
-Dimmi Akatzuki…- sospirò stanco Sasuke andandosi a buttare sul letto e prendendo poi il tabacco per rollarsi una sigaretta. -Hai visto cos’hai combinato? Di nuovo?- continuò finendo di farsi la sigaretta e accendendola.
 
-Scusa Sas’ke! Prometto che non lo farò più!!- rispose Itachi ghignando e incrociando le dita dietro la schiena. Si butto a pancia in giù sul letto del fratello e gli rubò la sigaretta.
 
-Tra un paio d’ore inizia il torneo Sas’ke, muoviti a prepararti che ti accompagno e poi vado a lavoro.- Furono le ultime parole che Sasuke sentì prima che il fratello se ne andasse.
 
Ci mise un minuto buono per rispondere e quando lo fece Itachi nemmeno, lo sentì, facendolo incazzare ancora di più. Anche se si era lavato, sentiva il bisogno di farsi una doccia fredda. Dopo venti minuti uscì nuovamente dal bagno e si vestì optando per un paio di pantaloni giallo acceso e una camicia bianca. Alle 9:00 era seduto tranquillamente in macchina diretto con il fratello al centro sportivo Anbu, dove doveva per l’ennesima volta battere tutti senza difficoltà, o così sperava.
 
Ogni anno al torneo Hokage partecipavano migliaia di ragazzi e ogni anno Sasuke li batteva tutti. Ogni anno accedeva facilmente alle nazionali Sensei e ogni anno arrivava ai mondiali. Quest’anno, però, arrivato davanti all’Anbu sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco ma pensò fosse solo colpa dell’alcol.

 

20 luglio 2010
Ore 11:00 Am

 

Il torneo era cominciato ormai da mezz’ora e Sasuke si accingeva a battere il suo quinto avversario.
 
-Scusa amico, scacco matto. - Disse sorridendo alla testa rossa davanti al lui mentre spostava la regina vincendo la partita.
 
Continuò a battere, senza problemi, i suoi avversari per un’altra ora buona ma improvvisamente la palestra divenne silenziosa e Sasuke dovette guardarsi in giro per capire il motivo di quel silenzio, poi, aguzzando la vista, da sotto la montatura leggera degli occhiali, dall’altro lato della palestra, scorse un consistente gruppo di persone.
 
-Scusa lentiggini, vado un attimo a vedere che succede. - Disse alzandosi e dirigendosi in quel punto. Una volta arrivato, si fece spazio tra la gente e si avvicinò al tavolo per capire cosa ci fosse di speciale in quella partita. Si mise in mezzo ai due giocatori e li osservò attentamente, osservando poi la scacchiera, sembrava una partita normalissima tra un biondino tutto muscoli, sfacciatamente sexy, ed un nerd senza speranze. Poi accadde l’incredibile, il biondino tutto muscoli vinse la partita con una mossa che Sasuke, campione mondiale di scacchi ormai da ben cinque anni, non aveva mai visto. Quando vide il vincitore alzarsi si riscosse afferrandogli un braccio per bloccarlo e porgergli la mano.
 
-Piacere, Sasuke Uchiha, campione mondiale di scacchi.- Sorrise incoraggiante al ragazzo di fronte a lui e questi strinse la mano.
 
-Piacere, Naruto Uzumaki, campione nazionale americano. - Sorridendo sciolse la stretta di mano e accennò ad andarsene ma nuovamente Sasuke lo bloccò.
 
-Scusa Naruto, posso darti del tu, vero?- Chiese in un misto di dubbio e soddisfazione.
 
-Certo, dimmi Sasuke.-
 
-Hai detto che sei americano, che ci fai qui?- La domanda gli venne spontanea, non voleva impicciarsi degli affari di quel ragazzo ma era evidente che non era giapponese. I suoi capelli biondi sparati in aria, la sua pelle arsa dal sole, gli occhi, oh gli occhi…erano di un blu che Sasuke non seppe mai definire, continuavano a stonare e a urlare che lui non era nemmeno per sbaglio giapponese.
 
-Si, - sorrise di un sorriso disarmante e perfetto, - sono americano. Sono venuto a Konoha per stare un po’ con i miei nonni paterni e ho visto appeso a un palo l’annuncio del torneo, così mi sono iscritto ed eccomi qui a parlare con te. – Non sapeva perché, ma il campione mondiale lo attirava parecchio. Quei capelli lunghi, gli occhiali a incorniciare gli occhi scuri, i pantaloni gialli (sorrise divertito quando li notò), si mescolavano perfettamente a quella pelle diafana e a quelle labbra un po’ troppo rosse per essere del loro colore naturale.
 
-Ah…Hai nonni giapponesi, non si direbbe.- Sasuke rimase pensoso per un infinità di tempo, poi, colto da un lampo di genio sorrise al suo interlocutore e – Senti, io tra una mezz’ora quaranta minuti ho finito di gareggiare con i miei avversari, ti va se dopo andiamo a pranzo insieme?-
 
Ti prego, ti prego, ti prego, dì di sì! Pensò Sas’ke cercando di contenere l’imbarazzo e l’ansia provocati da quella richiesta. Il tempo sembrò essersi fermato, tanto ci mise la risposta dell’americano ad arrivargli.
 
-Va bene, allora alle 13:30 al parcheggio della palaestra.- Naruto sorrise e sventolando la mano all’Uchiha se ne andò.
 
Sasuke, dopo aver salutato a sua volta, tornò al suo tavolo e cercò di finire il prima possibile quelle odiose qualificazioni, riuscendo miracolosamente a finire prima del previsto. Stranamente contento si avviò al parcheggio cercando con lo sguardo la chioma bionda dell’americano. Dopo cinque minuti che cercava e girava nel parcheggio, finalmente trovò il biondino ad occhi chiusi con l’ipod a palla nelle orecchie. Facendo piano si avvicinò a lui e sfilandogli una cuffietta – Hey là! Sono cinque minuti buoni che ti chiamo! Sei un maleducato.- disse, imbronciandosi.
 
-Scusa, Sas’ke! Non volevo, pensavo che ci saremmo visti almeno tra altri venti minuti.- Il biondo, nel sentire il respiro caldo dell’altro sul suo orecchio, aveva avvertito una scarica percorrergli la schiena fino al basso ventre, procurandogli un sospiro impercettibile. Nell’istante successivo alla risposta del biondo, Sasuke avvertì un leggero calore diffondersi sulle sue guance, causa del calore rosso fragola? Il biondo lo aveva chiamato con il suo soprannome, era una coincidenza ovvio, però era dolce.
 
-Bè, a-andiamo.- Balbettò l’Uchiha, che non aveva mai (da bravo Uchiha) provato imbarazzo, balbettato e simili. Mentre camminavano si ricordò di essere senza macchina.
 
-Naruto, sono senza macchina, possiamo andare con la tua?- La sua voce non tremava più, ma un leggero brivido lo avvertì comunque. Attese che l’altro rispondesse, lo vide girare la testa, farsi una risata e – Io non ho la macchina…-  Cazzo! Imprecò mentalmente il moro, poi sorrise a sua volta al biondino e domandò – Quindi non possiamo muoverci dalla zona?-.
 
- Ahahahah…No, baka! Ho detto che non ho la macchina, non che non ho un mezzo di trasporto!- detto ciò si sposto da davanti al moro e con un gesto teatrale fece notare al ragazzo una moto rossa e nera, ma questo continuava a non capire, alche guardò Naruto e gli fece cenno di non capire.
Rise nuovamente dandogli una bottarella sulla testa, - Non ho la macchina, ma ho una bellissima Honda rossa e nera come puoi vedere. - disse sistemandosi il casco in testa e passandone un altro a Sasuke.
 
-Ah…Mh…Okay…- era dubbioso, aveva paura delle moto, - Ma sai guidare bene?- La sua paura divenne evidente al biondo che, pur di tranquillizzarlo, lo abbracciò dolcemente e, prendendolo di peso con un sorriso bastardo, lo adagiò dietro di se sulla sella.
 
-Tranquillo, teme! Non ho mai fatto un incidente.- accese il motore e partì.
 
Sasuke sorrise imbarazzato quando il vento portò fino alle sue orecchie, la parola teme, paura.
 
Forse era passata mezz’ora o forse due, non sapeva dire da quanto stessero sfrecciando sull’asfalto. Sasuke vide una curva avvicinarsi pericolosamente e istintivamente si aggrappò con più forza al giubbino di eco pelle, e di conseguenza al torace, del biondino sexy. Sentì una risata scuoterne la gabbia toracica accorgendosi solo allora di aver stretto di più e aver chiuso gli occhi.
 
-Teme, dove ti porto? Preferisci restare in città o possiamo allontanarci?- Il biondo aveva urlato nel vento per farsi sentire dall’altro; erano ormai vicini all’uscita per l’autostrada e dovevano decidersi in fretta.
 
- Hey, biondino!- disse scherzosamente incazzato il moro, - Se conosci qualche buon posto, puoi portarmi anche fuori città, tanto ormai su questo trabiccolo ci sto già. - Non voleva essere scortese, solo, non sapeva cosa fare, per cui decise di dargli corda e così lo vide imboccare l’autostrada per portarlo chissà dove.

20 luglio 2010
Ore 2:30 Pm

 

La frenata fu brusca e fece tremare il corpo magro del quasi assopito Sasuke, che non gradì affatto quel brusco risveglio.
 
-Scusa ancora Sas’ke, non volevo farti spaventare. Siamo arrivati comunque. - Sorridendo aspettò che il moro scendesse dalla moto, per poi prendergli la mano e condurlo verso un’immensa casa.
Era una villa enorme, ai cui lati spiccavano chiazze verdi del bosco retrostante; la struttura presentava due piani strapieni di finestre, una porta di un allegro rosso pomodoro si apriva al finire di alcuni gradini d’ingresso. L’interno era arredato in perfetto stile giapponese, il soggiorno era uno spazio enorme con dei divani e un tavolino davanti ad un camino, poco più avanti c’erano la cucina tutta in acciaio, uno studio con solo una scrivania e un casino di fogli sparsi ovunque ed infine la grande sala da pranzo con un enorme porta finestra che dava sul giardino/bosco retrostante, un tavolo lunghissimo in mogano scuro e dei fiori ovunque ce ne fosse posto. Sasuke guardò quella meraviglia senza sapere cosa dire, poi, ricordandosi della promessa di un pranzo buonissimo, si girò verso il biondino e sorridendo un po’ intontito disse -Naru, mi hai promesso un buon pranzo, cosa ci facciamo in questa, bellissima, casa?-. Il sorriso dell’altro era estremamente tenero, tanto che il moro scosse un poco la testa e si avvicinò di più all’altro.
 
- Esco, un secondo, torno subito-. Dicendo così Naruto sparì dietro l’angolo della finestra e Sasuke non seppe che fare se non restare impalato lì a fissare il punto dov’era sparito il biondo. Dopo una manciata di minuti lo vide tornare con al seguito una nonnina trotterellante con un sorriso che solo una nonnina come lei può donarti.
 
- Sasuke?! Sas’ke?- Lo scosse un poco Naruto e questo, imporporandosi le guance, si riebbe dal momento di trance. – Sas’ke, lei è mia nonna Tsunade. Oggi, per noi due, preparerà inarizushi, agedashi tofu, insalata di edamame e patate e per finire il wagashi-, lo guardò mentre un rivoletto piccino piccò gli colava dall’angolo della bocca e gli chiese, - Ti piacciono questi piatti vero?!-.
Il moro annuì guardando prima l’uno poi l’altro e, senza un briciolo di vergogna, saltò al collo di nonna Tsunade ringraziandola per il delizioso pranzo che gli avrebbe offerto e cucinato.
 
- Naru! Ma sono un sacco di cose da cucinare, come farà?!- Sasuke, dopo essersi accorto di quello che aveva fatto, si era nuovamente imporporato sulle guancie e si domandava come facesse una nonnina come lei a fare tutti quei piatti buonissimi e difficilissimi.
 
- Sas’ke, tranquillo, nonna Tsunade era master chef in uno dei migliori ristoranti di Tokyo fino a qualche anno fa. Vero, nonna?!- Dalla cucina giunse la voce calda della nonna - Si, è vero. Comunque non ti preoccupare, Naru-chan mi aveva avvertita appena uscito dalla palestra che sareste venuti a pranzo! Se hai fame, qui ci sono un paio di onigiri aglio e pomodoro ( xD Chissà se esistono poi! Billyna)-. Sasuke guardò Naruto negl’occhi e vedendolo sorridere, trotterellò con lui al seguito fino in cucina e si permise di assaggiare un onigiri.
-Ma è buonissimo! Naru, tua nonna è veramente bravissima-. Intanto che questo parlava e mangiucchiava, Naruto si era messo il grembiule, che, a detta di Sas’ke, lo rese ancora più sexy, e aiutò la nonna nel tagliare le verdure.
 
-Sas’ke, preferisci vino rosso o bianco?- Sorridendo l’aiuto cuoco biondo, rivolse uno sguardo a Sasuke, che pensieroso sul colore del vino, stava finendo anche il suo onigiri. Riscossosi dal dilemma del vino, disse – Rosso, se a te piace, ovvio!-
 
Naruto aprì una porta, che Sasuke non aveva notato, e scese in cantina a prendere del vino, precisamente, tornò con un Château Brane (costosissimo!), lo stappò e versò in due calici.
 
-Assaggia, devi dirmi che ne pensi-. Lo esortò Naruto, curioso di sapere cosa ne pensavo il campione mondiale di scacchi.
 
-E’ buono e delicato, ottima scelta!-. Sorrise e prese un lungo sorso.
 
Era passata sì e no una mezz’oretta quando nonna Tsunade li chiamò per il pranzo. Aveva imbandito un tavolino rettangolare in giardino con tutti i piatti, tranne il dolce. Aveva anche acceso lo stereo nella sala da pranzo e messo un po’ di musica tradizionale. Erano le tre passate quando si misero a tavola e ricominciarono a chiacchierare del più e del meno, il pranzo passò piacevolmente e una volta finito sparecchiarono, per poi spostarsi in salone continuando a parlare. In realtà non si dissero nulla di importante o vitale, parlarono di musica, sport, un po’ di cucina e di arte. Intanto fuori il sole calava tranquillo e il cielo si tingeva di colori bellissimi, passava dall’azzurro del pomeriggio, all’indaco, al rosa, per finire in un rosso fuoco e spegnersi in un blu notte.
Nonna Tsunade ricomparve in casa verso le sette e mezza otto, i due ragazzi nemmeno se ne erano accorti che era uscita, insieme a lei c’era anche nonno Jiraya, appena tornato dal lavoro. Lui era un avvocato, e durante la settimana tornava sempre verso quell’ora.
 
-Ciao Naru-chan! Vieni qua a salutare il nonno anziché stare, stravaccato sul divano con quello schianto di moro!- A quelle parole arrossirono violentemente entrambi e Naruto, non senza dispiacere, si alzò per salutare il nonno e presentarlo.
 
-Sas’ke, questo è mio nonno Jiraya. Lui come ti ho detto fa l’avvocato a Konoha-. Naruto sorrise incoraggiante al moro e questo si alzò stringendo la mano del nonno.
 
-P-p-piacere, Uchiha Sasuke. Sono un’amico di suo nipote-. Eh sì, Sasuke Uchiha era decisamente imbarazzato, e, oltretutto, non poteva fare a meno di pensare a Naruto Uzumaki come al suo migliore amico, unico migliore amico.
 
- Allora, Sasuke, ti fermi a dormire qui immagino. Ormai è troppo buio perché Naruto ti possa riaccompagnare in città con la moto-. Sorrise e si diresse nello studio a posare la valigetta che portava con se.
 
-…-
 
-Dai Sas’ke, non fare quella faccia! Io sinceramente anche fosse giorno non potei accompagnarti, ci siamo finiti due bottiglie di vino-. Con la mano fece notare le bottiglie finite sul tavolino del soggiorno.
- Okay, chiamo Itachi e lo avviso, ma domani mattina presto mi riporti a Konoha!- Disse tra l’imbarazzato e l’incazzato.
 
-Va bene, teme. Mentre tu chiami, ti vado a preparare la stanza e il bagno. Ci vediamo dopo-. Naruto, dando un piccolo bacio sulla guancia a Sasuke, si diresse verso le scale e svanì al piano di sopra. Il moro a quel contatto sentì un brivido percorrergli la schiena e pensieri poco casti affacciarsi nella sua mente, ma la voce di Itachi lo riportò alla realtà.
 
-Oi, Itachi, senti…Io dormo fuori-, fu la risposta al saluto del fratello, che lo sapeva, stava ghignando sicuramente.
 
-Ah..-disse fintamente sorpreso,- e dove scusa, quando torni?- Itachi aveva visto il fratellino andare via in moto con un biondo dalla pelle color caramello, il che lo fece sorridere divertito sapendo quanto Sasuke odiasse le moto. Itachi era tornato a lavoro aspettando quella chiamata tutto il giorno.
 
-Sono a casa di un mio amico, a un’oretta da Konoha. Torno domani mattina prima di pranzo-. Sasuke non sapeva veramente che dire al fratello. Ovviamente era maggiorenne e poteva stare fuori tranquillamente, senza preoccupare nessuno, però la situazione era pazzesca; aveva conosciuto la mattina un tipo di nome Naruto, lo aveva invitato a pranzo ed era poi finito a casa dei nonni del tipo, rimanendo pure lì a cena e per la notte. No, era troppo per il povero Uchiha Sasuke, che non faceva mai niente senza prima premeditarlo.
 
-Senti Sas’ke, io tanto oggi ho saputo che devo partire per lavoro, quindi…-, fece una pausa strategica, e ne era certo il fratello sapeva che stava mentendo, ma mentalmente lo ringraziava, - …quindi, se vuoi, puoi restare dal tuo amico anche tutta questa settimana e la prossima. Non tornerò prima del 31-.
 
Sasuke, effettivamente aveva capito il fratello, ma a quelle parole ebbe comunque un tuffo al cuore. Passare quasi due settimane a casa del biondo dalla pelle caramello di nome Uzimaki Naruto? Era un’idea fantastica!
 
-Okay, allora ci vediamo quando torni, ti vengo a prendere all’aeroporto. Buona notte Itachi-niii!- Non riusciva nemmeno più a pensare di sorridere, quel giorno non aveva fatto altro. Aveva avuto per più di dodici ore un sorrisino un po’ ebete sulle labbra e qualche volta anche malizioso!
 
-Notte Sas’ke-niii, ci vediamo quando torno-. Itachi rise malizioso mentre chiudeva la conversazione.

 

 

(Da Itachi, Casa Uchiha)
 

-Itachi!- Urlò, abbracciandolo, Shisui.
 
-Shi-chan!- Itachi ricambiò l’abbraccio dell’amante e lo fece entrare.
 
-Itachi, com’è oggi sono potuto venire qui da te? Dici sempre che c’è Sas’ke e che non vuoi che ci veda!- Shisui, era veramente eccitato per la novità, e Itachi approfittò del momento, e baciò con trasporto il suo amante
 
-Sas’ke, per le prossime due settimane, dormirà da un suo amico!-
-Oh…- fu l’unica cosa che Shisui riuscì ad articolare, ormai troppo preso dai baci bollenti che Itachi gli stava lasciando sul collo e sulle spalle.
 
(Casa Uzumaki)
 
Ormai la cena era pronta e Sasuke, per ringraziare nonna Tsunade per l’ospitalità, aveva deciss di preparare un piccolo dolce che sapeva fare, una specie di tortina fragole e menta. Nel pomeriggio Naruto gli aveva detto che in giardino c’era un piccolo orto in cui crescevano sia fragoline di bosco che menta, e lui cogliendo l’occasione aveva chiesto se poteva utilizzarle e fare il dolce.
 
-Tsunade-senpai, grazie per l’ottimo pranzo di stamattina e per la cena. Era tutto veramente buonissimo…- Il moro era seriamente in difficoltà, non sapeva come chiedere se poteva restare lì per quasi due settimane.
 
-Sas’ke, se vuoi chiedere qualcosa, puoi chiedere tranquillamente!- Naruto, era solare, felice, e voleva che l’imbarazzo di Sasuke sparisse. Era troppo per Naruto vedere quelle guancie pallide diventare rosse, e quelle labbra carnose martoriarsi per il dubbio, non ce l’avrebbe fatta a resistere, se avesse potuto se lo sarebbe già scopato sopra al tavolo in un misto di violenza e dolcezza. Dopo un’infinità, almeno così sembro ai due ragazzi, Sasuke prese coraggio.
 
-Tsunade-senpai, mio fratello Itachi oggi è dovuto partire per lavoro…-, che scusa convincente pensò mentre la ripeteva a sua volta, -…volevo chiederle se potevo restare qui finché non torna-. Finì il discorso in apnea e intanto stava guardando il biondo che senza nessun preavviso scatto in piedi urlando come un pazzo.
 
-Noooooooooooooooooooooooonnaaaaaaaaaaaa! Ti pregooooooooooo, ti prego! Fallo restare! Potremmo fare finalmente la gita al lago che stavamo programmando-. Naruto, riprendendo in mano un po’ di lucidità, si rese conto di aver rovesciato la sedia e urlato come un bambino piccolo. Le sue gote s’infiammarono mentre raccoglieva la sedia e riprendeva la calma, poi tornò a dire
 
-Nonna Tsunade, nonno Jiraya, per favore, Sasuke può rimanere qui?!-, il biondo aveva usato un tono speranzoso, e dalle facce divertite dei nonnini, non si poteva non capire che stavano acconsentendo.
 
-Certo. Sasuke-chan, fai come a casa tua-. Fu la risposta di Jiraya-senpai.
 
Dopo cena solo i ragazzi rimasero al piano di sotto, erano in cucina intenti a darsi una mano per rimette a posto stoviglie e pulire un po’ il piano di lavoro.
 
(Al piano di sopra)

 
-Hai visto Jiraya!? Naruto aveva strabuzzato gli occhi per la richiesta di Sasuke. Oddio, pensavo di morire dalle risate!- Nonna Tsunade stava sistemando il letto con Jiraya e intanto chiacchierava della cena.
 
-Si è vero…-, sorrise lui verso la moglie, -…credo che Naru-chan e Sasuke si siano presi una bella cotta, forse ancora non lo sanno, ma quando finiranno le due settimane non vorranno più separarsi!- Rise di gusto e fu felice che il nipote, dopo la morte dei genitori e della sua migliore amica Sakura, fosse riuscito, non tanto a riprendersi, ma almeno a trovare un po’ di luce in quel buio che gli attanagliava il cuore. I nonni si misero a letto e si addormentarono quasi subito. I ragazzi invece aprirono un’altra bottiglia di vino, e rimasero a parlare in salone per un’altra ora prima di farsi una doccia rilassante, darsi la buona notte e andare a letto.
 
(Flashback)
 
Naruto se ne stava seduto sul letto, guardava il vento muovere le fronde degli alberi, pensando alla sua vita.

Aveva appena compiuto vent'anni, andava in palestra, aveva molti amici, si era iscritto a psicologia sei mesi prima, era campione americano di scacchi; aveva tutto quello che poteva volere, eppure nulla aveva senso per lui.

 

25 Novembre 2009
Ore 18:30 Pm

Naruto era in macchina con i suoi genitori e Sakura, la sua migliore amica. Avevano passato il weekend in montagna, si erano divertiti a giocare con la poca neve era caduta, e passato i restanti due giorni chiusi in casa, per colpa di un diluvio, a giocare a scarabeo. I genitori di Naruto avevano deciso di ripartire visto che aveva smesso di piovere. Forse, se fossero usciti un pò prima o un pò dopo, non sarebbe successo nulla. Erano in curva e non potevano vedere se dall'altra parte arrivasse qualcuno...fu un lampo. Una macchina era slittata su di una pozza ed era finita addosso alla macchina di Naruto. Dopo lo scontro, la macchina che aveva slittato si era fermata, il conducente aveva preso una botta molto forse che gli aveva spezzato il collo; la macchina, dove si trovavano Naruto e gli altri, invece, si era ribaltata e aveva continuato a girare su se stessa per diversi metri. Naruto, prima di partire, aveva avuto un brutto presentimento e aveva deciso di mettersi la cintura.

Era passato un mese dall'incidente, lui era sopravvissuto, la sua famiglia no. Si era svegliato da un paio di giorni dal coma in cui era sprofondato, aveva sentito per tutto il tempo ciò che i medici dicevano, una delle prime era stata -Il ragazzo è fortunato, aveva messo la cintura, che gli ha impedito di volare verso il parabrezza come gli altri passeggeri. Alla ragazza che era in macchina, un pezzo di vetro schizzato dal finestrino, ha mozzato la testa-. Naruto non riusciva a credere a tutto questo e ogni volta ritornava verso l'oscurità della sua mente. Non voleva svegliarsi e sentirsi dire che erano morti tutti, tranne lui. Perchè doveva sopravvivere proprio lui? Non era speciale, non era un santo o altro. Il ragazzo biondo dopo essersi svegliato, con gran sollievo dei medici e dei nonni paterni, non fece altro che restare a letto, senza mangiare nè bere, a fissare gli alberi fuori dalla finestra. I nonni erano arrivati dal Giappone appena erano stati avvisati, avevano passato tre settimane al capezzale del nipote, e questo ora, non li lasciava nemmeno entrare. Tutti sapevano che lui non stava bene, le analisi e le radiografie erano perfetto, ma dentro, Uzumaki Naruto aveva perso una parte molto grande del suo cuore. 

 

01 Gennaio 2010
Ore 10:30 Am

Naruto si stava stiracchiando nel letto qualcuno busso alla porta.

-Chi è?- aveva chiesto il ragazzo, sapendo perfettamente chi era, ma non voleva fare lo scocciato. Una testa bianca fece capolino dalla porta socchiusa, -Tesoro, posso entrare? Vorrei parlarti-. Il biondo annuì stancamente, sapeva che quel giorno lo avrebbero fatto uscire, e, doveva decidere anche cosa fare, dove andare.

-Dimmi nonna Tsunade...- sorrise, ma era un sorriso stanco, che non si addiceva al suo viso sempre solare e ora riflesso di un dolore profondo e inesorabile.

-Naru-chan, io e tuo nonno stavamo pensando che, se vuoi, puoi venire a stare da noi in Giappone. Abbiamo una casa molto grande e ci farebbe piacere averti con noi. Che ne dici?- La nonnina gli accarezzò il viso, spostando una ciocca bionda che ricadeva pigra sopra a quegl'occhi, che una volta erano stati azzurri, ora, invece, erano di un blu tempesta.

-Come vuoi nonna, io qui non ho nulla da fare-. Naruto rispose lapidario, spostò la nonna e si alzò, per la prima volta da quando si era svegliato, prendendo i vestiti e indossandoli.

-Naru-chan, ti lascio solo, ti veniamo a prendere tra mezz'ora per andare all'aereoporto. Ciao-. Nonna Tsunade se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle. Era un pò felice, perchè il suo nipotino aveva accettato di trasferirsi, ma sapeva che la via verso la felicità sarebbe stata molto lunga e difficile per Naruto.

01 Gennaio 2010
Ore 15:30

Erano in viaggio da ormai due ore, erano partiti da Chicago alle 13:30 e sarebbe arrivati a Tokyo solo la sera dopo. Odiava quel viaggio lunghissimo verso il Giappone, ma amava quella terra e per ciò soportava anche tutte quelle ore di volo. Naruto, non lo avrebbe mai ammesso, era felice che i nonni li avessero chiesto di andare a vivere con loro, non voleva restare da solo. Per tutto il viaggio tenne le cuffiette del tablet nelle orecchie e dormì per la altrettanto tempo. Quando finalmente il giorno dopo arrivarono, l'aria fredda e frizzante di Tokyo lo fece rabbrividire, ora doveva solo aspettare altre due ore di macchina e poi...finalmente sarebbe arrivato a villa Uzumaki, a un'ora da Konoha.

02 Gennaio 2010
Ore 21:30 Pm

Naruto posò le valigie dei nonni nell'ingresso, e salutandoli, si diresse immediatamente al piano di sopra; aveva bisogno di una doccia e di dormire, anzi, non tanto di dormire, quanto di riflettere. L'acqua calda, che gli bagnava la pelle, gli rilasso i muscoli e lo fece sciogliere in un lieve pianto. Lui, che era sensibilissimo, ancora non aveva pianto la morte dei suoi genitori e di Sakura, è vero, avevano deciso di fare i funerali a metà Gennaio in Giappone, ma lui ancora non aveva realizzato che tutto fosse finito. Avrebbe dovuto farsi dei nuovi amici, ricominciare l'università, ambientarsi nuovamente in quel posto. La schiena caramello del ragazzo si alza e abbassava velocemente scossa dai singhiozzi, e Naruto, ringraziò l'acqua che copriva i suoi gemiti. Si toccò il cuore in un moto di disperazione, era ancora lì, forte, che batteva. Ma lui, il vero Naruto Uzumaki, c'era ancora, infondo a quell'abisso di disperazione? Non lo sapeva, però quel battito sotto la sua mano, egoisticamente, lo rassicurava un pò. Uscì dalla doccia, s’infilò il pigiama e andò a letto, troppo stanco anche solo per potersi mettere a pensare. 



Uzumaki Nartuo aveva perso tutto, la famiglia, la sua migliore amica, e per sfuggire all'immenso dolore, anche la sua casa, gli amici e, forse, lui stesso. 
Uzumaki Naruto aveva tutto quello che poteva desiderare un ragazzo di vent'anni, amici, ragazze, fama, ottimo rendimento scolastico, ma tutto ciò non significava nulla per lui.
Uzumaki Naruto aveva paura di essere sopravvissuto alla sua famiglia, non ne capiva il motivo, e si sentiva in colpa.
Uzumaki Naruto, era egoista, ringraziava ogni giorno di non essere morto e di aver ricevuto una seconda possibilità.
Usumaki Naruto, rinasceva. 

(Fine Flashback)

  

23 Luglio 2010
Ore 18:30 Pm

 

Naruto e Sasuke avevano passato gli ultimi tre giorni a giocare in giardino, sotto gli occhi amorevoli di nonna Tsunade, che se la rideva per il loro comportamento da bambini piccoli. Avevano continuato a chiacchierare senza parlarsi e conoscersi realmente. Era arrivato giovedì sera e i due ragazzi un po’ guardavano la tv e po’ sbirciavano l’altro. Fu il biondo a rompere il silenzio.
 
-Sas’ke, io ho una casa in riva ad un lago qui vicino. Dopo domani, è una giornata un po’ speciale e vorrei andare lì, magari restarci qualche giorno, ma non vorrei andare da solo…- lasciò la frase in sospeso, non sapendo bene come chiedere all’altro di andare con lui.
 
-Ah, hai pure una casa in riva al lago? Ma allora sei un milionario!- rise divertito il moro, poi tornando un po’ più serio aggiunse, -Comunque, se volevi chiedermi di accompagnarti, per me va bene. Dobbiamo partire presto?- , sospirò un po’ teso aspettando una risposta.
 
-Si, dobbiamo partire almeno alle 7. Non ci vado da anni e vorrei metterla un po’ apposto. Domani vado a fare la spesa e a comprare stracci, detersivi etc…- sorrise grato all’intuito dell’amico, perché sì, ormai anche lui lo considerava un amico.
 
-Okay, ti accompagno-, disse il moro alzandosi. Naruto un po’ dispiaciuto lo guardò di sottecchi e vide questo venirgli incontro, dargli un lieve bacio sulla fronte accompagnato da un abbraccio e lo sentì sospirare nel suo orecchio, - Buona notte, sole-.
 
-Buona notte, teme-. Naruto non riusciva ad articolare nulla di meglio, il cervello si era scollegato appena il respiro caldo dell’amico si era posato sul suo orecchio, donandogli un intenso brivido lungo la schiena.

 

 

24 Luglio 2010
Ore 09:15 Am

-Naruto, Sauske! E’ pronta la colazione, dai scendete! Io intanto accompagno nonno Jiraya a lavoro, così poi quando torno vi lascio la macchina!- Nonna Tsunade, che si era inconsapevolmente affezionata al moro, aveva cominciato a trattare anche lui come un nipote, alche Sasuke non sapeva più che pesci prendere. Erano tutti quanti molto gentili con lui, e la sua permanenza lì non aveva accennato a dare fastidio a nessuno.
 
-Nonna, arriviamo!- Un ragazzo moro, con un’alta coda di cavallo, degli occhiali semplice, un paio di pantaloncini blu e una maglietta bianca, stava scendendo un po’ pigramente le scale. Vi starete chiedendo perché ha detto nonna, bè…
 
(Un paio di giorni prima…)
 
-Tsunade-sempai! Grazie per l’ospitalità, veramente. Non so come potrò mai ringraziare lei e Jiraya-sempai per tutto questo!- Sasuke stava ringraziando, tutto rosso in volto, per la centesima volta i suoi ospiti, che ridevano divertiti di tutta quella buona educazione, che avevano per anni cercato di insegnare allo sciagurato biondo.
 
-Sasuke, ti prego, smettila di chiamarmi Tsunade-senpai! Per te sono nonna Tsunade da oggi, chiaro?-, lei sorrideva sempre alle facce stupite del ragazzo, - Mi fai sentire una vecchia, e non lo sono!-.
 
-O-o-okay…Nonna Tsunade-. Sasuke divenne ancora più rosso e, involontariamente, scappò senza chiedere il permesso in camera sua.
 
(…tornando al 24)
 
-Naru-chan!- urlò il moro dalla cucina, dando un bacio sulla guancia a nonna Tsunade e salutandola mentre andava via.
 
-Naruto!- ,urlò spazientito, -Ti vuoi decidere a scendere o no? Diamine, e per fortuna che dovevamo uscire presto!- Sasuke si era seduto al bancone incominciando a mangiare il suo croissant appena sfornato insieme ad un tazzone di cappuccino bollente.
 
-Sas’ke, che hai tanto da urlare? Ero in bagno-. Naruto, era già vestito, pantaloni arancioni della tuta e una maglia nera smanicata. Arrivato al bancone diede un leggero bacio sull’angolo della bocca del moro, (era sporco di marmellata!), e questi sussultò.
 
-Ma che fai! Mangia, pervertito-, il moro gli diede un buffetto sulla testa mentre l’altro si sedeva e iniziava a fare colazione, si sentiva un po’ caldo sulle guancie, ma non ci fece caso più di tanto; finito di mangiare ritornò di sopra a farsi una doccia e a vestirsi.
 
Naruto intanto aveva finito di fare colazione, si era lavato i denti, e si stava infilando la giacca di eco pelle, quando sentì il rumore di una macchina che parcheggia e si spegne. Aprì la porta e vide la nonna ritornare a casa e sorridendogli lasciargli le chiavi in mano.
 
-Tesoro, la moto te l’abbiamo messa in garage, non penso la prenderai-. Il biondo annuì e le diede un bacio sulla guancia mentre Sasuke scendeva e si avvicinava a loro.
 
-Oh, eccoti Sasuke. Divertitevi ragazzi-. Li salutò con la mano mentre salivano in macchina e chiuse la porta appena sparirono dietro gli alberi.
 
( Konoha, supermercato)
 
-Allora, sole, cosa prendiamo?- Sasuke stava tranquillamente passeggiando nel reparto dei condimenti e delle spezie con al fianco Naruto, che invece cercava quello dei detersivi ecosostenibili e cruelty free.
 
-Sasuke, pensa tu alle cibarie…- sorrise e si allontanò verso chissà dove, aggiungendo prima di scomparire -…io intanto cerco i detersivi!-
 
Restarono nel supermercato per almeno un’ora e mezza; il moro aveva deciso di comprare alcune verdure fresche e alcune surgelate, un po’ di panna di soja, del vino, ovviamente, rosso e alcune spezie. Aveva impiegato circa mezz’ora per decidere cosa prendere, aveva comprato gli ingredienti in quantità industriale, perché, come si era ricordato, il sole gli aveva detto che forse sarebbero rimasti qualche giorno. Sasuke, non trovando Naruto, aveva continuato a gironzolare per l’enorme supermercato ed era finito nel reparto farine/dolci, sbirciando un po’ i prodotti, aveva trovato dell’ottima farina di seitan, un po’ di farina 00 e delle decorazione assolutamente vegan, sorrise un po’ titubante, lui non aveva mai cucinato in quel modo, ma essendo abbastanza bravo, pensava di riuscire a sbrogliare anche questa novità. Si perché, Naruto, ( come l’autrice dopo tutto! ^^), era vegano.
 
-Eccoti teme! Allora, cos’hai presto, vediamo!-, il moro, spaventato da quell’apparizione improvvisa, aveva fatto un passetto indietro. Vide il biondo ghignare, e seguendo il suo sguardo, capì perché.
 
-Farina di seitan? Dolci vegan? O mio dio! Cos’è hai deciso di farmi impazzire?-, la domanda non voleva una risposta ma Sasuke non riuscì a trattenersi.
 
-Bè…-, cominciò un po’ rosso in volto. Ultimamente arrossisco troppo spesso! Merda, devo darmi un contegno sono pur sempre un Uchiha, pensò sentendo il calore sulle guancie.
 
-Dicevo, pensavo di farti un dolce, per ringraziarti di tutto-. Gli fece una linguaccia e si diresse verso le casse.
 
-Aspettami teme!- Naruto gli corse dietro e arrivato alle casse pagò anche la spesa del moro.
 
Uscirono dal supermercato con almeno cinque buste, le misero in macchina e partirono verso il lago, poco più avanti di dove si trovava villa Uzumaki.

 

24 Luglio 2010
Ore 13:45 Pm

 

La macchina sobbalzava appena su quella strada sterrata. Il lago, in effetti, non era lontanissimo, però per arrivarci bisognava prendere una stradina di montagna, tutta rocce e polvere. Arrivati la vista che si aprì all’Uchiha, lo lasciò senza fiato.
 
Il lago, era veramente piccolo, sembrava uno specchio per quanto era pulito. Si sentiva il rumore di un ruscelletto che, pensò Sasuke, non potendolo vedere, doveva diramarsi verso valle proprio dal lago. Tutt’intorno, oltre al ruscelletto, si sentivano uccellini cinguettare all’ombra di qualche ramo, delle querce enormi circondavano tutto il lago insieme a betulle, robinie e ogni altra specie di albero da lago. Si guardò ancora un po’ intorno, in fine notò una struttura piccola a una diecina di metri dalla riva, sulla soglia c’era Naruto che gli faceva cenno di aiutarlo con la spesa.
 
Il moro si riscosse, - Arrivo-, e si precipitò ad aiutarlo.
 
L’interno era spazioso, ma la casa, come si poteva intuire da fuori, era comporta da un unico grande ambiente, diviso solo da un paio di muri di cartongesso. L’ingresso dava direttamente in cucina, la quale aveva un piano cottura, un frigo, un forno e un bellissimo tavolo tondo al centro, sorpassando una porta scorrevole di un marrone chiaro, si entrava nella camera da letto, al centro un enorme futon rialzato in palissandro con sopra appoggiate delle coperte nere che si sposavano alla perfezione con la struttura in legno, un armadio a quattro ante, due comodini e in fondo alla stanza la porta che conduceva al bagno. La cosa più bella dell’intera casa era la finestra enorme che troneggiava sulla sinistra, dava direttamente sul lago, era veramente mozzafiato la vista.
Nel mentre che il moro apriva e chiudeva la bocca sullo spettacolo, Naruto aveva cominciato a sistemare la spesa nel frigorifero e negli armadietti, lasciando fuori panni e detersivi.
 
-Sas’ke, anziché stare impalato, vieni qui ad aiurtarmi!- Naruto, si era tolto la maglia per stare più comodo, e aveva già cominciato a lavare il pavimento.
 
-Eccomi, scusa. Il panorama è favoloso-. Disse il moro iniziando a pulire i mobili della cucina.
 
-Grazie…- Sorrise un po’ triste il biondo.
 
Passarono la restante mattinata e la prima parte del pomeriggio a ripulire, spolverarono ogni angolo della casa e riuscirono anche a smacchiare delle orribili macchie bianche sui lavandini. Alle sette meno cinque di sera, decisero che il letto lo avrebbero fatto il giorno dopo, e tornarono a casa stanchi ma soddisfatti, la casa sembrava appena fatta.
 
Appena tornati alla villa nonna Tsunade li aspettava con un piatto caldo da mettere sotto i denti, prima di andare a lavarsi e buttarsi pesantemente sul letto per una lunga nottata di sonno.

 

25 luglio 2010
Ore 6:30 Am

 

La sveglia suonò troppo presto per i gusti dei ragazzi, ma, sapendo che sarebbero andati a divertirsi, la cosa non li infastidì più di tanto. Avevano detto a nonno Jiraya di non preoccuparsi, e di restare a letto quando le sveglie sarebbero suonate, avrebbero fatto colazione direttamente alla casa sul lago.
Alle sette partirono e arrivarono lì poco dopo, fecero il letto, e si cambiarono con il costume da bagno, restando in casa fino alle dieci passate, godendosi il panorama e la colazione.
 
-Sas’ke, vado a fare il bagno, vieni?- Il biondo sorrise, e alzandosi per andare al lago, baciò la guancia del moro.
 
-Ahhhhh! Cavolo, è fredda- Naruto stava urlando per quanto era fredda l’acqua, così, desistendo dal farsi il bagno, si sedette sul bagnasciuga perdendosi nei suoi pensieri. Sasuke vedendolo così pensieroso decise di avvicinarsi e sedersi accanto a lui.
 
-A cosa pensi Naru-chan?- L’Uchiha, in un eccesso di affetto, si accoccolò sulla spalla dell’amico e attese.
 
-Penso ai miei genitori…- un lungo sospiro uscì da quelle labbra rosee.
 
-Dove sono ora?- Sasuke non sapeva se voleva veramente fare quella domanda, aveva visto un lampo di dolore in quegl’occhi azzurri.
 
-Loro, be, ecco…Sono…sono-, no Naruto non ce la faceva. Non poteva pensare a quel giorno in cui tutto finì. Erano passati esattamente otto mesi dall’incidente.
 
Il moro vide l’amico sussultare a quella domanda, balbettare per la prima volta e cominciare a tremare stringendosi le gambe al petto, era pallido, si mordeva le labbra a sangue.
 
-Naru-chan, stai...stai bene?- Il moro lo abbracciò, e questo si sciolse in quell’abbraccio piangendo come non faceva da anni. I suoi genitori e la sua migliore amica erano morti! Lui non poteva crederci. Non ci riusciva, quella mano sul suo cuore, la sentiva stringere, sentiva il cuore battere più forte, più veloce, sentiva il suo respiro e le lacrime sul proprio viso, ma…No, non riusciva a farsene una ragione.
 
Ad un certo punto Sasuke vide Naruto sussultare più forte e staccandosi dall’abbraccio alzarsi e urlare nel silenzio immobile del lago
 
-PERCHE’ IO? PERCHE’? DOVEVO MORIRE CON VOI! E INVECE SONO ANCORA QUI!- Naruto smise di urlare e voltandosi verso l’amico mormorò, -Scusa, non volevo-, prima di svenire sulla sabbia.
 
Sasuke impallidì a quella scena, grazie a dio il suo cervello e sangue freddo lo fecero agire un millesimo di secondo dopo, si era caricato Naruto sulle spalle e lo stava, ora, poggiando delicatamente sul futon, coprendolo con le coperte leggere. Poi andò in cucina a prendere una bacinella e dell’acqua per pulire il viso e il petto del biondo, che , nella caduta, si erano riempiti di sabbia.
 
Ci volle il resto della giornata e tutta quella dopo perché Naruto si riprendesse. Il suo corpo era scosso a tratti da sussulti e i suoi occhi, anche se erano chiusi e lui incosciente, continuavano a piange silenziose lacrime, che prontamente l’Uchiha asciugava delicatamente. Il secondo giorno alla casa sul lago, Sasuke vide Naruto aprire a momenti gli occhi, richiudendoli subito dopo ritornando incosciente.

 

26 luglio 2010
Ore 21:00 Pm

 

Sasuke stava seduto sul bordo della struttura in legno sotto al futon, si era appisolato, stanco per l’ansia e la preoccupazione per la salute dell’amico. Naruto svegliandosi, guardò fuori dalla grande finestra, scosse leggermente la testa, maledicendosi per la sua debolezza. Ricordava la domanda del moro e che si era messo a piangere, ma poi cos’era successo? Tentò di muovere la mano destra ma non ci riuscì, e girando nuovamente la testa vide che l’altro ragazzo, la teneva stretta tra le sue e sembrava non volesse lasciarla andare. Il biondo tentò ancora con l’unico risultato che lo svegliò.
 
Maledizione. Sono proprio un idiota.
 
Sasuke si stropicciò un po’ gli occhi. Era ancora intontito dalla stanchezza, ma appena vide che Naruto era sveglio gli saltò al collo, troppo felice per contenersi.
 
-Oddio, dobeeeeeeeeeeee!-, Sasuke gli stava baciando tutto il viso, sorrideva e intanto cercava di trattenere le lacrime, - Finalmente ti sei svegliato…Pensavo che non avrei più rivisto l’azzurro dei tuoi occhi! Ti prego, dobe, non farmi preoccupare più così-, singhiozzò nell’incavo del collo del biondino, che, anche se sorpreso da quella reazione, gli passò un braccio in vita e uno al collo, accarezzando quei capelli morbidi e neri.
 
-Shh…Teme, sono qui. Non vado da nessuna parte. Tranquillo…-, Naruto non sapeva che pensare, doveva chiedere che cos’era successo.
 
-Senti, Sas’ke…Ma cos’è successo? Ricordo di essere scoppiato a piangere, ma poi ho il vuoto totale-. L’Uzumaki coccolava ancora l’amico, che intanto si era steso accanto a lui.
 
-Naru-chan, dopo esserti messo a piangere, ti sei alzato urlando che dovevi morire con qualcuno, che volevi sapere perché tu, e poi sei svenuto, ti ho portato in casa e messo a letto. Hai dormito per quasi due giorni-. Sasuke abbracciò forte l’amico, ora, anche se l’attrazione sessuale verso quel ragazzo si era fatta insostenibile, lui sentiva anche un profondo affetto per quello stupido biondino.
 
-Mmh…- fu il monosillabo pronunciato dal biondo.
 
-Riesci a dirmi cos’è successo ai tuoi genitori?- Sasuke voleva aiutare l’amico, aveva visto in quegl’occhi una sofferenza, un abisso, che non pensava potesse esistere.
 
-Otto mesi fa io, i miei genitori e la mia migliore amica Sakura, andammo in montagna per il weekend…- aveva cominciato il racconto dall’inizio, senza dire altro, non avrebbe potuto sopportare di dire altro che non la storia così com’era.
 
-…stavamo tornando, ma il giorno prima e quasi tutto il pomeriggio aveva piovuto, per cui l’asfalto era ricoperto di pozzanghere. Stavamo facendo una curva quando, non l’aveva vista nessuno, una macchina ci venne addosso. La nostra macchina si ribaltò più volte su se stessa non finendo per un pelo nel precipizio su cui si affacciava la strada, l’altra macchina invece si era fermata pochi metri oltre il punto in cui ci aveva colpiti. Io, non so perché, ebbi una sensazione, mi misi la cintura quel giorno prima di partire. Durante l’incidente ci furono quattro vittime, il conducente dell’altra vettura, i miei genitori e Sakura. Io avevo dato una capocciata al poggia testa davanti ed ero entrato in coma, mi risvegliai un mese dopo, il giorno di Natale, in ospedale, i miei nonni al mio capezzale e i medici che sorridevano perché finalmente mi ero ripreso-. Sospirando si girò a guardare il moro, - Loro erano felici che io stessi bene, ma dentro me continuavo a chiedermi perché ero sopravvissuto. Mi ricordo che durante il coma, un giorno, avevo sentito dire ai medici che ero fortunato, Sakura era stata decapitata da un pezzo di finestrino. Arrivò la fine dell’anno e i nonni mi chiesero di trasferirmi qui in Giappone con loro, accettai. Pensavo che, anche se il dolore non sarebbe mai passato, avrei potuto tentare di farmi una nuova vita. Sull’aereo mi balenò in testa un pensiero. Ero vivo, si è stato un pensiero egoista, io ero vivo mentre loro no, ma da una parte ero felice di questa seconda possibilità-. Naruto inspirò a fondo appena finito il racconto, Sasuke lo guardava ammaliato, non poteva credere che il suo sole, potesse aver sofferto tanto.
 
-Mi dispiace, sole-. Sasuke si sporse un po’ lasciandogli un lieve bacio sulle labbra dischiuse, tornando al suo porto abbraccio ancora più forte il biondino.
 
Dopo qualche minuto, nel bosco e nella casa, tutti i rumori si erano silenziosamente eclissati, lasciando che i due ragazzi, cullati solo dal lontano ondeggiare dell’acqua nel lago, si addormentassero sfiniti, l’uno nelle braccia dell’altro.

 

27/30 luglio 2010
Orario indefinito

 

Dopo la crisi di Naruto, anche Sasuke cominciò ad aprirsi con lui. Gli raccontò di come lui e suo fratello Itachi avessero dovuto sopravvivere per cinque anni nella casa dei genitori, che quando finalmente avevano firmato il divorzio si erano trasferiti in centro, e Itachi aveva ereditato la casa discografica. Gli raccontò di come a tre anni si fosse interessato agli scacchi e al piano forte, i suoi genitori erano impressionati dalle capacità del figlio minore. Intanto Itachi era diventato un bravissimo chitarrista, componeva le melodie per un sacco di artisti famosi e aveva tanti ammiratori. Ridendo gli descrisse per filo e per segno come, appena andati a vivere da soli, entrambi avevano scoperto che all’altro non interessavano affatto le ragazze ma i ragazzi. Gli rivelò, che a insaputa del fratello, sapeva benissimo che si vedeva con un suo collega, un certo Shisui.
Dopo essersi raccontati tanto della loro vita, finalmente cominciavano a sentire che l’affetto, per una persona sconosciuta, si rafforzava e aumentava ogni volta che si scopriva qualcosa di interessante, divertente o assolutamente impensabile sull’altro.

 

30 luglio 2010
Ore 20:42

 

-Sai teme, oggi è il mio compleanno…- Naruto sorrideva come mai aveva fatto dalla morte dei genitori, quel giorno compiva ventun’anni, niente di che, ma pensava che non avrebbe mai più festeggiato una cosa stupida come il compleanno.
 
-Cosa? Oggi è il tuo compleanno?- Il moro lo guardava allibito, non poteva credere che non glielo avesse detto, avrebbe potuto preparare una torta.
 
-Teme, non ti agitare…-, ghignò quando vide l’altro torturarsi il labbro per la sorpresa, -…fino all’altro ieri pensavo che non avrei mai più festeggiato il compleanno, e invece, eccomi qui, con te al mio fianco, nel posto che secondo me è il più bello al mondo-.
 
-E, dimmi dobe, non vorresti niente per il tuo compleanno?- l’Uchiha era curioso di sapere se c’era qualcosa che poteva fare per il compleanno dell’amico, e, con impazienza mal celata, attese una risposta.
 
-Si, una cosa la vorrei. Ma non so se posso dirtela-. Naruto poggiando la testa sulle ginocchia riunite al petto sorrise al ragazzo vicino a lui.
 
-Dimmi pure-.
 
-Vorrei fare l’amore con te…- Continuava a sorridere sghembo mentre vedeva il viso di Sasuke prendere quella colorazione rosso fragola che gli piaceva tanto.
 
-Oggi? Proprio qui?- Il moro aveva la voce tremante per l’imbarazzo e l’eccitazione.
 
-Si, proprio qui, cioè sul futon dentro casa-. Rise, una risata cristallina e calda.
 
Il moro a quelle parole scattò in piedi e afferrando la mano che gli porgeva il biondo tirò su anche lui. Arrivati in casa chiusero la porta e appoggiandocisi incominciarono a darsi prima dei baci casti, caldi e sensuali, poi sempre più desiderosi; le magliette caddero a terra e i pantaloni le seguirono subito dopo. Chiusero anche la porta della stanza.

 
(Flashback)

 
The drugs begin to peak
A smile of joy arrives in me
But sedation changes to panic and nausea
And breath starts to shorten
And heartbeats pound softer
You won't try to save me!
You just want to hurt me and leave me desperate.

 
[Silverstain – My Heroine]

 

15 maggio 2006
Ora indefinite

 
Sasuke era steso sul letto sfatto, sembrava un fantasma. Tremava dalla testa ai piedi, sebbene fosse metà maggio e fosse ravvolto in diversi strati di coperte.
 
-I-i-itachi!- La voce di Sasuke era flebile, anzi era poco più di un sospiro.
 
(Un mese prima…)
 
Erano le nove passate di sera, Itachi stava rincasando dal lavoro, ma una macchia scura in un angolo poco illuminato del parcheggio lo aveva incuriosito, così si era avvicinato. La scena che si aprì ai suoi occhi era, forse, una delle più brutte, se non la più brutta, che potesse mai vedere.
Suo fratello minore, appoggiato al muro, aveva dei lividi neri e gonfi sulle braccia, gli occhi infossati nel viso, più pallido del normale, i capelli in disordine e gli occhi liquidi d’incoscienza. Inconsciamente, i suoi occhi cercarono lì intorno la causa di quello stato, subito individuarono tre siringhe, TRE! Il cervello lavorò a un ritmo, che normalmente non sarebbe sostenibile; Itachi si vide prendere tra le braccia il fratello, correre a casa e buttarlo sotto l’acqua gelida. Prima di chiudere l’acqua e mette il fratello a letto attese che gli occhi riacquistassero un bagliore di coscienza e che il corpo cominciasse a tremare. Lo asciugò e vesti con il pigiama infagottandolo nelle coperte, un secondo prima di chiudersi la porta alle spalle gli lanciò un ultimo sguardo sofferto.
 
Non aveva dormito tutta la notte, aveva paura di addormentarsi, temeva che Sasuke potesse morire da un momento all’altro, non sapeva quanto male stesse veramente e non lo avrebbe saputo finché l’altro non si fosse ripreso. Il sole stava sorgendo, lui era in cucina con una tazza di caffè nero bollente tra le mani, quando Sasuke usci dalla camera e lo raggiunse.
 
-Scusa Akatsuki. Non avresti dovuto vedermi in quello stato-. Si sede davanti al fratello attendendo paziente la sua risposta o domanda.
 
-Da quanto ti buchi?- La voce di Itachi era fredda, ma dentro voleva solo piangere, sentiva di non aver amato e protetto abbastanza il suo fratellino. Moltissime volte lo aveva visto o sentito rientrare a notte fonda, l’aspetto da malato terminale, un odore pungente di strada e gli occhi liquidi della droga, al tempo non c’aveva fatto tanto caso, pensava fosse solo stanchezza; ora, invece, si ritrovava a ringraziare che i loro genitori fossero in vacanza all’estero. Un movimento dall’altra parte del tavolo lo riscosse dai suoi pensieri. Sasuke si agitava sulla sedia grattandosi convulsamente le braccia.
 
-Da qualche mese di eroina, prima di hashish e LSD-. Non andava certo fiero del suo peccato, ma ormai Itachi l’aveva scoperto, tanto valeva dire tutta la verità.
-Perché Sas’ke?!-
 
-Non lo so, volevo solo smettere di pensare a Mikoto e Fugaku-. Snocciolò scocciato, e un po’ triste, come risposta. Si perché ormai non li considerava nemmeno più i suoi genitori.
 
Itachi si era alzato facendo il giro del tavolo, aveva abbracciato forte il fratello e al suo orecchio soffiò,  – La devi smettere. Se non ce la fai da solo, ti aiuterò io-, e, finalmente, fisso quegl’occhi, che in realtà, erano uguali ai suoi.
 
Il minore, storcendo la bocca, annuì piano sul petto del fratello. Non gli andava di disintossicarsi ma, nel profondo, ringraziava il fratello per quella mano che gli aveva teso. Si sciolsero dall’abbraccio e Sasuke, in silenzio, andò in camera sua chiudendo la porta.
Intanto Itachi, decise di non andare a lavoro finché il fratello non si fosse disintossicato.
 
Passò una settimana e sembrava andar tutto bene, Itachi si occupava del fratello, cucinava, puliva casa, riordinava, mentre l’altro lo guardava sdraiato dal divano. In realtà Itachi, semplicemente troppo preoccupato di vedere Sasuke sorridere, non si era accorto che né pallore né occhi liquidi e infossati se ne erano andati. Sasuke di notte, quando era sicuro che il fratello dormisse, scendeva nel parcheggio e comprava una dose. Andò avanti così per tre settimane, poi, destino volle, che una notte, Itachi si alzasse per andare in bagno e vedesse l’altro rientrare. Accecato dalla rabbia e dalla frustrazione, prese Sauske per il collo della maglia e lo sbatté al muro, gli assestò un pugno nello stomaco, mozzandogli il fiato, e un altro in faccia, rompendogli un labbro. Con la vista offuscata dalle lacrime, gli dispiaceva aver picchiato il fratello, portò il minore in camera, chiuse la porta a chiave dietro di se, impedendogli la fuga.
 
(…15 maggio)
 
-Dimmi Sas’ke-, Itachi si avvicinò al letto del fratello prendendogli una mano, pallidissima, tra le sue.
 
-Fallo…fallo…smettere- rantolò.
 
Itachi Uchiha, per la prima volta nella sua vita, non sapeva che fare. Doveva lasciare suo fratello, con una crisi d’astinenza, in quel letto finché i sintomi non fossero passati o doveva portarlo in ospedale? Il dubbio lo assalì, sapeva quanto il fratello tenesse alla reputazione, esattamente come i loro genitori. Poi, la presa della mano di Sasuke si allentò, il respiro rallentò facendosi meno profondo. La paura di perdere il suo fratellino gli fece mandare al diavolo l’orgoglio, la reputazione della famiglia e ogni qual si voglia scrupolo.
 
Corse per la casa cercando le chiavi della macchina e, quando le trovò, si caricò per l’ennesima volta sulle spalle Sasuke e lo portò in ospedale. Arrivati i medici strapparono il corpo dalle braccia di Itachi e lo adagiarono su di una barella per potergli mettere la maschera dell’ossigeno e riempirlo di flebo e tubicini.
 
Sasuke rimase in ospedale un mese, le prime due settimane le aveva passate dormendo la maggior parte del tempo, e nel tempo che passava sveglio fissava fuori dalla porta gli occhi del fratello. Non riusciva ad odiarlo, gli aveva salvato la vita, ma la vergogna e l’orgoglio, gravemente ferito, non gli permettevano di dirgli “Grazie”. Durante l’ultimo periodo di ricovero, il minore, ricominciò a mangiare e dormire normalmente.
 

20 luglio 2006
Ore 7:00 Am

 
-Sas’ke, oggi ti dimettono. Ti ho promesso di portarti alle qualificazioni per i mondiali, e lo farò, ma dopo tu e io ti andiamo a ricoverare alla clinica di disintossicazione Hyuga, claro?-  Itachi voleva aiutare il suo fratellino, e lo avrebbe fatto, che l’altro fosse stato volente o nolente!
Sasuke annuì piano e alzandosi si preparò con calma per andare al torneo. Avrebbe vinto lo sapeva, ma non aveva voglia di giocare a scacchi.
 

20 luglio 2006
Ore 17:15 Am

 
-Salve, benvenuti alla clinica Hyuga!- L’infermiera sorrise solare ai due arrivati.
 
La clinica non era un brutto posto, si trovava completamente immersa nel verde di un bosco, lontana dalla città e da qualsiasi tentazione, aveva la fama di aver fatto disintossicare casi che, per altre cliniche, erano stati dichiarati disperati.
 
-Salve…-, Itachi rivolse il suo miglior sorriso alla ragazza bionda,-…mio fratello vorrebbe ricoverarsi-. Prese per mano l’altro avvicinandosi al bancone per compilare i moduli.
 
L’ingresso, pieno della luce rossastra del sole, era un via vai di gente, medici e pazienti chiacchieravano allegramente e tutto si poteva pensare di quel posto tranne che fosse una clinica per disintossicarsi. Mentre Sasuke finiva di compilare i moduli, sotto ad un’enorme finestra, passò un ragazzo alto, dai capelli corti; la luce che filtrava fece risaltare gli occhi quasi bianchi di quest’ultimo, che, notata l’attenzione dell’Uchiha, si avvicinò stendendo una mano davanti a se.
 
-Piacere, Huyga Neji-. Sorrise affettuoso quando Sasuke gli strinse la mano.
 
-Piacere mio…-, stava per aggiungere “bocconcino sexy” ma si trattene, -…Uchiha Sasuke, e questo qui dietro,- indicò il fratello,- è mio fratello Itachi-.
 
-Allora, Sasuke e Itachi, chi dei due si ricovera?- Neji, tutti lo sapevano, non era un tipo che faceva giri di parole, gli piaceva la schiettezza, e se una cosa aveva un nome determinato, lui usava quello. Il moro dagli occhi di giacchio, per questa qualità, era amato da tutta la clinica.
 
Sasuke, divertito da quella domanda, rispose – Sono io l’eroinomane. Tu sei il figlio dei proprietari?-, si leccò le labbra con un po’ di malizia.
 
Bè, si disse,se devo passare qualche mese qui, almeno avrò qualcuno con cui divertirmi.
 
-No, io sono il nipote, quella laggiù- e indicò una ragazza con gli stessi occhi di ghiaccio e un camice bianco, che stava parlando appoggiata ad una porta, - è Hyuga Hinata, mia cugina e figlia dei proprietari-.
 
Dopo qualche minuto Itachi salutò il fratello e lo lasciò nelle mani di Neji.
 
-Vieni, Uchiha, ti mostro dov’è la tua camera, così posi la valigia, e dopo ti faccio fare un giro veloce della struttura-.
 
Arrivati alla camera Sasuke lasciò cadere la valigia a terra e, sorprendendo Neji, lo sbattè contro la porta baciandolo sul collo.
Sasuke Uchiha, in vent’anni, non aveva mai baciato sulle labbra nessuno, né ragazzo né ragazza. Lui scopava, non si innamorava, l’unico amore che aveva era suo fratello Itachi. Non aveva permesso a nessun’altro di conoscerlo fin nel profondo.
 
Sasuke continuò per cinque minuti buoni a suggere e leccare il collo dello Hyuga, le mani di questo, intanto, avevano cominciato a vagare sulla sua schiena pallida. Sasuke sentì la sua eccitazione spingere contro i pantaloni così decise di spogliare l’altro e spogliare se stesso. Ora erano nudi, Sasuke con la schiena alla porta e Neji in ginocchio davanti a lui che glielo succhiava avido. Quando sentì di star arrivando al limite, l’Uchiha spinse l’altro carponi sul letto e lo penetrò senza prepararlo, sapeva che faceva male, quindi prima di spingere attese un po’ che l’altro si abituasse. Neji aveva soffocato un urlo di dolore nel cuscino che si era ritrovato nelle mani e appena passato quel bruciore si spinse contro il cazzo di Sasuke, facendogli segno di poter spingere.
 
Sasuke con le mani sui fianchi dell’altro spingeva la sua erezione fin nel profondo dell’altro e, trovata la prostata, continuò a colpirla senza sosta. Dopo un’infinità lo Hyuga si riversò sulle lenzuola pulite, raggiunto subito dopo da Sasuke, che, alle contrazioni del muscolo del partner, non riuscì a resistere per più di qualche spinta. Uscì lentamente dal corpo di Neji e, girandolo, gli lasciò un caldo bacio sul cuore, era come una firma per lui. Si stese e aspettò che il respiro si regolarizzasse, sentì l’altro ragazzo mugolare di dolore quando si alzò e cominciò a rivestirsi. Prima di andare Neji sorrise a Sasuke e, imporporandosi leggermente, disse – E’ la prima volta che faccio sesso con un ragazzo. E’ stato fantastico!-.
 
Era passata mezz’ora da quando lo Hyuga se ne era andato e Sasuke, ripensando alle sue ultime parole, sorrise. Si era preso la verginità di un altro ragazzo. Si alzò dal letto, fece una doccia veloce, e sentendo lo stomaco brontolare, uscì dalla sua camera cercando la mensa.
 
(Fine Flashback)
 

30 luglio 2010
Ore 10 e qualcosa…

 
Dietro alla porta, appena chiusa, i due ragazzi avevano lasciato tutto. Sogni, desideri, speranze, fatiche, dubbi, paure e dolori. Nelle orecchie riuscivano a sentire lo schioccare dell’aria, che era percorsa da una scarica elettrica, che difficilmente si sarebbe potuto ignorare. Avevano sparso i vestiti per tutta la casa, ora stavano nudi e abbracciati a baciarsi, cullati dalla calda luce lunare che penetrava dalla grande finestra. Rimasero così per un tempo che, nemmeno io che sono l’autrice, posso narrarvi.
 
Naruto, che era poco più altro del moro, lo aveva preso in braccio, lo teneva da sotto le cosce e questo si reggeva al suo collo, ne baciava il petto glabro e lo poteva sentire ansimare ogni volta che passava vicino ai capezzoli o alle orecchie. Era un suono che entrava nella mente di Naruto conficcandosi, come schegge di luce, nel buio del suo inconscio. Sasuke strattonò il biondo per i capelli e gli posò un dolce bacio sulle labbra gonfie e rosse per l’eccitazione, non avevano fretta. Le labbra scesero dalla bocca dell’altro al suo collo suggendolo e leccandolo con infinita dolcezza e malizia. Sentiva il suo odore penetrante nelle narici e il suo gusto di…Caramello! , sorrise alla scoperta che aveva fatto e continuò a baciargli il collo. Naruto, intanto che il moro gli lasciava segno rossi sul collo, aveva adagiato l’altro sul materasso e se stesso sopra questo. Sasuke, staccatosi dal collo del biondo gli sorrise sussurrandogli all’orecchio,  dopo quella rivelazione il biondo sorrise divertito. Portò due dita alla bocca di Sasuke, che cominciò a bagnarle per bene con la propria saliva. Naruto stava impazzendo a quella vista.
 
Sasuke aveva leccato appena i polpastrelli delle dita per poi cominciare a fare su e giù con la lingua e infine prendere le due dita in bocca, separandole con la lingua, e leccando anche lì. Il moro guardava il biondo con desiderio misto a un po’ di insicurezza. Lui, aveva dato il suo primo bacio a quel ragazzo, e non contento, gli stava anche donando la sua verginità. Sorrise all’idea di essere impazzito e lasciò andare le dita, che scorrendo sul suo petto scolpito dai muscoli, si insinuarono tra le sue belle chiappe bianche.
 
Naruto fece entrare prima un dito, piano, non voleva fargli male, sentì l’anello di muscoli contrasi e dopo qualche movimento circolare rilassarsi, lasciò ancora un po’ il dito, non sentendo più nessuna resistenza nei muscoli, vi infilò il secondo dito, stavolta Sasuke sussultò e sul suo volto apparve un’espressione un po’ imbronciata, il biondo rifece la stessa cosa di prima, aspettò di non sentire più resistenze e infilò un terzo dito. Un urlo squarciò il silenzio del lago, Sasuke respirava veloce cercando di non pensare al dolore, Naruto intanto aveva ricominciato a baciargli il collo, le spalle, il petto ed era arrivato alla sua svettante erezione che, senza esitazioni, prese in bocca pompando prima lentamente e poi sempre più veloce. Sasuke a quel punto si rilassò totalmente, dimenticandosi ogni possibile collocazione spazio-temporale. Era in balia del piacere e non voleva finisse mai, tirò i capelli al biondo attirandolo a se per dargli un bacio e fargli cenno che poteva entrare.
 
Naruto, ribaltando le posizioni, si ritrovò seduto sul bordo del letto con Sasuke in grembo. Fece cingere i suoi fianchi dalle gambe del moro e, lentamente, aiutandosi con una mano, entrò nell’altro. Si fermò non appena sentì le dita di Sasuke conficcarsi nelle sue spalle, sapeva che, anche se preparato, faceva comunque un gran male prenderlo nel culo. Aspettò che l’altro si riprendesse dal dolore e ricominciò a spingersi dentro l’altro solo quando lo sentì impalarsi da solo. Con un’ultima spinta entrò totalmente in quel buco caldo e stretto, un urlo di piacere uscì dalle labbra di entrambi.
 
Sasuke abbracciò il biondo sotto di lui, infilando la testa nell’incavo del collo, mentre quello gli poggiava le mani sui fianchi per dargli il ritmo. Le spinte, inizialmente lente, aumentarono gradualmente di velocità facendo sì che Sasuke cominciasse ad urlare senza ritegno il nome dell’altro. Era una danza, che seguiva una melodia e un ritmo tutto suo, i due ballerini, che non l’avevano mai danzata insieme, però sapevano perfettamente i passi da compiere, le prese e le pause.
 
Sasuke, che aveva oltrepassato il limite, quando sentì l’altro chiamarlo in maniera erotica e passionale venne; Naruto, quando sentì il caldo sperma del moro colargli addosso, vi intinse un dito, che portò alla bocca, assaggiando il seme dell’altro.
 
-Sai di fragole e menta…- rise il biondino nell’orecchio del moro, poco prima di riversarsi dentro a quel corpo caldo, che molto dopo l’orgasmo, continuava a contrarsi. Gli lasciò un morso rosso sulla spalla pallida e si sdraiò sul letto, soddisfatto ma non stanco. Sasuke, dopo aver fatto uscire il pene dell’altro da se, si accucciò al fianco di Naruto.
Si coccolarono dolcemente non pensando a nulla che non fosse quel momento. Naruto, stava scomodo senza cuscini, si era spostato sedendosi con la schiena al muro e Sasuke accucciato ancora tra le sue braccia. Fissavano tutti e due lo spettacolo fuori dalla finestra.
Il lago sembrava rapito da un incantesimo, l’acqua era piatta e tinta d’argento dalla luna che, splendendo tra mille stelle, quella notte era grande e vicina, nella foresta circostante si sentivano solo il soffio del vento e qualche gufo solitario. Quella notte era magica.
 
-Sas’ke, sai…Questo l’altro giorno non te l’ho detto, questa casa l’ho costruita insieme a mio padre. Ero piccolo, avrò avuto nove anni, e un giorno mentre rientrava in casa gli dissi “ Papà, io voglio costruire una casa sulla riva del lago delle montagne con te!”, lui sorrise e spettinandomi i capelli mi rispose “ Bene, allora quest’estate andremo lì e costruiremo la casa sul lago.”- il biondo sorrise a quel ricordo mentre una lacrima gli solcava il viso. Sasuke a quelle parole si era fatto più vicino e con un bacio stava asciugando la lacrima, attendendo che l’altro continuasse.
 
-Così l’estate venimmo qua in vacanza, io e mio padre lavorammo per tre mesi senza sosta, tutto il giorno. Quando la finimmo, gli promisi che, quando fossi diventato grande, ci avrei portato la mia anima gemella e ci avrei fatto l’amore-. Si girò e sorridendo al moro s’imporporò.
 
-A distanza di dieci anni e dopo la sua morte, sentivo il bisogno di mantenere quella promessa. Tu sei la prima persona che porto qui, non ci sono mai venuti né i nonni né mia madre, era solo mio e di papà questo incanto. Ora è nostro. Sas’ke…- il biondo accarezzò la testa nera del suo compagno aspettando che si girasse.
 
-Dimmi sole…- il moro lo stava osservando incuriosito, aveva sentito come una nota d’imbarazzo nella voce dell’altro.
 
-Bè, ecco, tu sei la prima persona con cui vado a letto. Cioè, con te ho fatto l’amore però...Insomma, hai capito-. Dopo aver detto ciò il biondino avvampò per l’imbarazzo e fece ridere l’altro che, prendendogli il viso tra le mani, lo baciò con trasporto.
 
La melodia precedente ricominciò a vibrare nell’aria facendo ripartire quella danza mai ballata che tutti conoscono.
 
Sasuke si sistemò cavalcioni sul biondo mordicchiandogli piano un lobo, le mani scesero sulla sua schiena disegnando forme astratte su quella pelle d’orata. Le mani di Naruto fecero altrettanto e con enorme dolcezza strinsero i glutei sodi del moro, poi passarono ad accarezzargli il petto e a giocare piano con quei bottoncini rosa. I baci si fecero più intensi facendo muovere i bacini l’uno verso l’altro. Sasuke si staccò, con dispiacere, dalle labbra del biondo e alzandosi si diresse in cucina. Aveva comprato del Baylies e quella gli sembrava l’occasione giusta per aprirlo.
 
Tornato in camera svitò il tappo dalla bottiglia, versandone un po’ nell’ombelico del compagno che, a contatto con il liquido freddo, rabbrividì. Si rimise a cavalcioni sul letto e iniziò a leccare quel liquore ambrato, fece partire una linea umida dall’ombelico fino ad arrivare alla base del membro semi eretto dell’altro. Prendendo un sorso del liquore cominciò a suggerlo lentamente, sentì le mani del biondo insinuarsi tra i suoi capelli e imporgli il ritmo, i brividi scuotevano il corpo di entrambi.
Finito di occuparsi dell’erezione del biondo, il moro fece bere un lungo sorso anche all’altro baciandolo; riprendendo la bottiglia in mano si versò un po’ di liquido sulla mano e cominciò a preparare il suo compagno, prima un dito, lentamente, dentro-fruori, poi un secondo dito e infine un terzo, lo fece girare di spalle, penetrandolo lentamente, gli lasciò una scia di baci sulla schiena, sulle spalle e sul collo, poi, una volta entrato tutto, appoggiò il sedere sui talloni facendo abbassare i fianchi anche a Naruto e cominciò a masturbarlo. Quando Naruto sentì quella mano, sul suo membro eretto, non fece più caso al dolore lancinante al fondo schiena, cominciò a muoversi con quella mano calda e, involontariamente, anche a impalarsi sul pene eretto di Sasuke che, preso dal piacere del movimento del compagno, non mosse altro che non fosse la mano.
 
I gemiti e le urla riempivano il silenzio di quel luogo, nessuno poteva giudicarli o fargli del male, erano solo loro e la loro passione, non sapevano se era amore, in quel momento volevano solo fondersi nuovamente, annichilirsi e donarsi all’altro.
 
-Sas’ke…-
 
Il nome del moro, urlato da Naruto mentre veniva, echeggiò per tutta la valle e si disperse dalle loro orecchie solo dopo molto, moltissimo tempo. Sasuke, che perse il controllo a quell’urlo caldo e profondo, si spinse ancora più affondo nel corpo bollente del biondo, diede delle spinte violente, sentì distintamente un gemito di dolore uscire dalle labbra rosee dell’altro, non ci fece troppo caso, si sarebbe fatto perdonare. Scopò per un’altra mezz’ora il culo caldo di Naruto, venendo solo quando sentì il ragazzo sotto di se implorarlo di venirgli dentro. Con un ringhio eccitato il moro si riversò nel corpo dell’altro, si spostò e, facendo stendere nuovamente Naruto di schiena, gli massaggiò la parte abusata.
 
Lo guardò negli occhi e – Scusa sole, non volevo farti male-, gli disse con gli occhi un po’ lucidi.
 
-Tranquillo teme, non mi hai fatto poi così male-. Il biondo sorrise sincero e stavolta fu lui ad accoccolarsi nelle braccia calde dell’altro, si addormentarono poco dopo, erano esausti.
 

31 luglio 2010
Ore 9:05 Am

 
Sasuke si era svegliato presto e aveva preparato una colazione in perfetto stile americano. Frittata di seitan con sciroppo d’acero, spremuta d’arancia e tazza di caffè. Trovato il vassoio che cercava si diresse in camera, entrò piano e poggiando il vassoio sul comodino diede un leggero bacio sulle labbra schiuse di Naruto, che, al contatto, aprì gli occhi sorridendo e stiracchiandosi un poco.
 
-Buongiorno teme!- Si alzò a sedere e gli schioccò un bacio leggero sulle labbra.
 
-Tieni, ti ho preparato la colazione. Frittata di seitan, aranciata e caffè, spero sia buona la frittata-. Poggiando il vassoio sulle gambe del biondo gli si sedette di fronte e cominciò ad assaggiare la sua creazione, sorrise, era buono!
Naruto anche iniziò a fare colazione ma era un po’ pensieroso.
 
-Ehi, dobe, a che pensi?- Sasuke si era accorto che l’altro stava pensando a qualcosa.
 
-Niente, teme, solo che stasera ti devo riportare a Konoha e, forse, non ti rivedrò mai più. Non voglio, solo questo-. Naruto sorrise all’altro e gli schioccò un altro bacio.
 
-Teme, è buona questa roba che ti sei inventato!- Si leccò le dita dallo sciroppo e si diresse in bagno.
 
Sasuke, non sapeva che rispondere all’affermazione di quel dobe. Era vero, quella sera lui sarebbe tornato a Konoha e forse non si sarebbero più visti.
 
Perché non ci dovremmo vedere più? Mica riparte lui…E’ proprio un dobe! Mi ha messo intesta un dubbio che nemmeno esiste! Sasuke formulato questo pensiero si fiondò in bagno, spogliatosi entrò nella doccia insieme al biondo.
 
-Sei un dobe! Perché non dovremmo rivederci? Sai cosa!? Stasera vieni a cena da me-. Soffiò Sasuke a un centimetro dalle labbra dell’altro abbracciandolo. Naruto, felice, ricambiò l’abbraccio e cullò il ragazzo che, probabilmente, gli aveva cambiato la vita.
 
 

31 luglio 2010
Ore 14:00

 

I due ragazzi erano tornati a villa Uzumaki per lasciare la macchina e riprendere la moto del biondo. I nonni non c’erano, era venerdì pomeriggio e sicuramente erano andati al mercatino dell’usato in centro città.
 
Appena la moto partì Sasuke si strinse al petto del biondo, questa volta non arrossì bensì sorrise a quel contatto. Non c’era niente di più perfetto dei loro corpi che si incastravano completandosi. Nessun’odore o sapore era più buono della pelle dell’altro, niente poteva essere lontanamente comparato al calore dei loro corpi abbracciati. Il viaggio di ritorno non fu abbastanza lungo da permettere a Sasuke di appisolarsi di nuovo, maledetta legge di Murphy!
 
Naruto fermò la moto ad un semaforo rosso e, girandosi verso il moro, - Dove la porto signor principe?- , sorrise .
 
-Lasciami davanti alla casa discografica, a quest’ora Itachi sarà ancora lì, tornerò a casa con lui-. Finito di parlare Sasuke fece una linguaccia al biondo che ripartì sgasando.
 
Erano arrivati alla Uchiha Sound. Dovevano salutarsi e mettersi d’accordo per la sera, ma nessuno dei due voleva. Fu proprio Itachi a farli decidere di salutarsi.
 
-Hey fratellino! Sei tornato vedo, e il tuo amico sexy chi è?- Itachi ghignò guardando Naruto a cavalcioni della sua moto.
 
-Ciao Itachi, lui è Uzumaki Naruto, campione americano di scacchi. Naruto, mio fratello Itachi-.
 
-Piacere, Sas’ke mi ha parlato molto di te-. Naruto aveva stampato in faccia un sorriso a trenta due denti.
 
-Piacere mio, Naruto. Ci vediamo tra cinque minuti Sas’ke, vado a prendere delle carte che ho lasciato in ufficio e andiamo a casa-. Il maggiore degli Uchiha salutò sventolando la mano e scomparve dietro le porte girevoli dell’edifico.
 
-Sole, allora stasera alle otto e mezza. Ricordati, appena arrivi alla piazza della stazione gira a destra e vai sempre diritto, sulla sinistra ti troverai un condominio colorato. A dopo, ciao-.
 
Naruto annuì alla spiegazione del moro e, prima di andarsene, lo strinse in un abbraccio baciandolo con passione.
 
-A dopo teme-. Sorrise e, calandosi nuovamente il casco in testa, Naruto sparì nel traffico della città

 
31 luglio 2010
Ore 18:45 Pm

 
Naruto vagava per i negozi del centro alla ricerca di qualche bella camicia e di un nuovo paio di pantaloni. Erano due ore che girava come un fesso e non trovava nulla, poco prima si era avventurato per una stradina e, quando pensava di non trovare più niente, aveva notato un negozietto piccolo. Entrò e rimase stupito da ciò che vide, da ogni angolo penzolavano magliette, camice, jeanse e gonne, guardandosi intorno notò una camicia semplice di colore viola, era a maniche lunghe ma il tessuto era leggero perciò si poteva mettere tranquillamente anche d’estate. Spizzicò ancora un po’ in giro per il negozietto finché non trovo i pantaloni perfetti. Una paio di pantaloni, bianco panna, di flanella era stato nascosto sotto a degli orribili pantaloni con una stampa a fiori. Decise di aver trovato l’abbigliamento perfetto e pagò, uscendo dal negozietto si convinse che doveva anche portare un regalino al suo ospite, così continuò a girare per un’altra buona mezz’ora, ad un certo punto notò nella vetrina di una gioielleria un piccolo ciondolo d’argento a forma di cuore, ma al suo interno, si potevano benissimo distinguere le forme della chiave di violino e di quella di basso. Era il regalo che cercava, al moro sarebbe sicuramente piaciuto da morie. Entrò nel negozio e senza fare tante storie comprò proprio la collana con il ciondolo che stava in vetrina, uscendo guardò l’orologio, erano le otto meno cinque, doveva andarsi a cambiare e volare verso l’appartamento degli Uchiha.
 

31 luglio 2010
Ore 15:20 Pm

 
-Allora Sas’ke, che mi dici di questo Naruto?- Itachi era intento a guidare verso casa mentre chiedeva informazioni sulla nuova fiamma del fratellino.
 
-Bè, lui è molto dolce, quando si arrabbia mette su un broncio a cui nessuno potrebbe resistere. Akastuki, stasera l’ho invitato a cena, perché non senti Shisui e inviti anche lui?-
 
Itachi frenò bruscamente sull’ultima domanda del fratello.
 
-Co-cosa? Tu sai di me e si Shisui?- Sospirò, doveva immaginarlo, lo conosceva troppo bene e conosceva bene anche i dipendenti della casa discografica.
 
-Lo so da almeno un paio d’anni Ita-nii. Allora, pensi di invitarlo?- Sasuke sorrise incoraggiante al fratello, anche lui voleva conoscere il ragazzo dell’altro.
 
-E va ben Sas’ke, inviterò anche Shisui-.
 
Arrivati a casa, Itachi si fiondò a chiamare il suo ragazzo per invitarlo a cena, con grande sopresa di Shisui, mentre Sasuke si infilava sotto la doccia pensando a cosa mettersi quella sera. Non voleva essere sciatto ma nemmeno troppo provocante, gli faceva ancora male il fondoschiena tra l’altro. Uscito dalla doccia e posizionatosi davanti all’armadio, infine, scelse una maglietta blu scuro con uno scollo a V e dei pantaloni neri non troppo stretti, si vestì e andando in cucina, per cominciare a preparare la cena, si infilò il grembiule.
 
Dalla cucina sentiva il fratello chiacchierare al telefono e sorrise all’idea di conoscere, finalmente, questo benedettissimo Shisui.
 

31 luglio 2010
Ore 20:35 Pm

Sasuke e Itachi stavano finendo di preparare la tavola quando suonò il campanello. Andò ad aprire Itachi, Shisui era arrivato.
 
-Tin…Ton- Il campanello anticipò la voce squillante di Shisui che urlava al suo ragazzo un – Ciao moooore!-
 
Sasuke rise di gusto a quella scena, Itachi non era tipo da smancerie, come lui del resto, ma con quel ragazzo il fratello era completamente diverso, aveva risposto sorridendo a quel saluto e lo aveva baciato.
 
-Fratellino, questo è Shisui. Shisui, lui è Sasuke-. Il ragazzo di Itachi sorrise e abbracciò forte Sasuke che, a dispetto di tutto, ricambiò l’abbraccio facendo una linguaccia al fratello.
 
-Sai, Shisui, assomiglio moltissimo a noi…- Sasuke parve pensieroso quando si fu resto conto di questa somiglianza e venne riscosso solo dal nuovo suono prodotto dal campanello.
 
-Arriva Naruto, comunque, qui qualcosa mi puzza-. Disse toccandosi il naso mentre apriva.
 
Naruto stava composto davanti alla porta, indossava una camicia viola e dei pantaloni di flanella, il tutto oltre a far risaltare la sua carnagione caramellata face si che la prima cosa che si notasse fosse gli occhi, quel bellissimo azzuro.
 
-Nacchan! Finalmente…- Sasuke baciò delicatamente il ragazzo e gli fece segno di accomodarsi.
 
Shisui si era, fiondato, a salutare l’ultimo arrivato.
 
-Piacere, Shisui, il ragazzo di Itachi-. Indicò con la testa il ragazzo dietro di lui e Naruto, solare come sempre ricambiò il saluto.
 
-Piacere mio, Naruto, il ragazzo dell’altro Uchiha-.
 
Un pensiero squarciò la mente dell’unico biondo della stanza.
 
Cazzo, ho detto di essere il ragazzo di Sasuke, e se lui non volesse? Oddio.
 
-Ciao Itachi, scusate un attimo ma devo dire una cosa a Sas’ke-. Naruto scusandosi si diresse in cucina e prese per una mano Sasuke, lo fissò negli occhi e prendendo un gran respiro disse
 
-Ho appena detto a tuo fratello e ragazzo che io e te stiamo insieme. E’ un problema?- Il biondo stava sudando freddo non sapeva che fare, Sasuke lo guardava divertito ma non sembrava voler rispondere, scosse la testa e ritornò a cucinare.
 
-Sole, tranquillo, puoi dire quello che vuoi di noi due, basta che siano cose belle-. Si girò un’ultima volta a sorridere al biondo prima di finire di condire e impiattare l’insalata.
 
La serata proseguì tranquillamente, ma a Sasuke, e un po’ anche a Naruto, sembrava che Shisui fosse un volto conosciuto, non sapevano dire esattamente per quale caratteristica in particolare, ma a entrambi sembrava di conoscerlo quel ragazzo. Itachi, che aveva letto per tutto il tempo quella domanda negli occhi del fratello, finito di mangiare la tortina fragole e menta, si alzò andando a prendere i necessario per rollarsi una canna e sospirando disse
 
-Sas’ke, lo so cosa stia pensando, Shisui ha un viso noto. Te lo abbiamo letto negli occhi tutta la serata-, attese che il fratello gli volgesse lo sguardo e continuò, - hai mai sentito parlare di Incesto Uchiha?-, quell’appellativo lo faceva sempre sorrider, era veramente buffo che qualcuno avesse dato un nome a quella storia, Sasuke annuì e il fratello continuò, - Bè, ecco, Shisui è nostro cugino di secondo grado-. Ghignò quando vide sia suo fratello che Naruto aprire e chiudere la bocca, guardarsi, guardare i due mori dall’altra parte e, infine, riguardarsi tra loro.
 
-Scusa Sas’ke! Te lo volevamo dire prima, ma non sapevamo come l’avresti presa, così abbiamo aspettato per farti avere questa notizia-. Shisui era tutto rosso in volto anche se aveva parlato con voce sicura.
 
-Okay, ora capisco la storia dell’Incesto Uchiha. Ita-nii, Shisui, io non voglio sapere nulla di quello che fate in camera da letto, non m’interessa, già il fatto che siamo tutti e tra cugini mi basta a farmi rabbrividire. Nulla contro di te Shisui, ma tutto a un limite-.
 
Naruto semplicemente fissava i tre Uchiha, stava mentalmente segnando ogni piccola somiglianza o differenza, quando Sasuke finì il suo discorso non poté fare a meno di annuire d’accordo con il proprio ragazzo. Decisamente non voleva sapere nulla della vita amorosa di quei due, l’incesto bastava per tutta la sua vita.
 

 
31 luglio 2010
Ore 00:05 Am

 
Sasuke e Naruto se ne stavano, tranquillamente, stesi sul letto quando Naruto, preso da una certa curiosità, prese di peso il moro e lo fece sedere davanti al pianoforte che aveva in camera, chiuse la porta e sedendosi accanto a lui gli posò un leggero bacio su entrambe le mani.
 
-Sas’ke, suoneresti per me?- Il biondo sorrideva nella luce lunare come un bambino davanti al gelato. Sasuke non seppe che fare e  sorridendo a sua volta prese posto davanti allo strumento.
 
Naruto, che se ne intendeva un poco di musica, riconobbe immediatamente il Lauda Sion di Mendelsshon. Sasuke muoveva sicuro le dita su quei tasti bianchi e neri, gli occhi chiusi nella concentrazione. Aveva una posa bellissima, stava ritto con la schiena, le gambe leggermente aperte per permettere ai piedi libero movimento sui pedali e la bocca leggermente dischiusa intonando piano le parole dell’opera. Suonò per un’ora filata, senza mai dare segni di stanchezza, la luce lunare conferiva solo grazia a quel corpo diafano.
 
Nell’altra stanza, intanto, Itachi e Shisui facevano l’amore accompagnati da quella melodia. Si erano ritirati subito dopo cena e gli altri due non li avevano più visti uscire dalla porta infondo al corridoio.
 
Non avevano intenzione di fare l’amore quella sera, volevano solo coccolarsi un po’, sapevano che di lì a poco nella stanza accanto ci sarebbero stati i due ragazzi, che ora stavano sorseggiando vino (!) in salone. Ma, sapete, una cosa tira l’altra. Quella sera faceva caldo e quindi i due mori si erano buttati a letto solo coi boxer, ma avevano caldo anche così e avevano finito per togliere anche quelli. Si ammirarono sotto quella luce argentea, che poteva solo donare alla loro carnagione pallida. Si baciarono abbracciandosi e poco dopo stavano già assaggiando la pelle dell’altro con bocca desiderosa e famelica. Le labbra rosse e gonfie lasciavano scie umide ovunque passassero; poi era cominciata quella musica stupenda, quelle note erano entrate nei due amanti e li avevano stregati, cingendoli amorevolmente in una danza. I bacini cominciarono a muoversi all’unisono, le mani di Itachi erano allacciate dietro al collo dell’altro, che intanto gli stava coccolando i capezzoli con la lingua. I respiri si fecero meno profondi e più veloci, la testa dell’Uchiha si buttò all’indietro quando le mani esperte dell’altro, più delle sue, cominciarono a giocare con l’anello di muscoli tra i suoi glutei sodi. Lo sentiva creare piccolo circonferenze e penetrare lentamente, cercando di fargli meno male possibile. Itachi mosse il suo corpo contro quell’unico dito chiedendo di più, bramando di più; sentiva l’immensa eccitazione dell’altro strusciargli sulla pancia, incastrandosi qualche volta nella piega dell’ombelico, e procurargli prolungati gemiti. Shisui ribaltò le posizioni e si sdraiò sotto Itachi, lasciandogli campo libero, non lo faceva quasi mai, ma quella notte era così, e l’altro ne approfittò per andare a suggere quel cazzo, che sapeva non gli sarebbe mai entrato tutto in bocca. Iniziò lasciandogli lappate veloci sotto al glande per scendere poi per tutta l’asta e solo infine prenderlo in bocca fino alle tonsille. Dovette trattenersi per non vomitare, (che imbecille!), e sussultò impercettibilmente. Pompò su e giù per dieci minuti, sentiva Shisui inarcare la schiena e scopargli più profondamente la bocca, quando sentì le prime gocce di liquido preorgasmico si staccò andando a dedicarsi all’anello di muscoli mai violato dell’altro.
 
Itachi prima di conoscere Shisui era sempre stato l’attivo, poi, quando decise di provarci con questo, si era ritrovato ad essere lui quello sbattuto violentemente al muro, la cosa lo aveva eccitato non poco. Mai nessuno si era messo contro di lui e meno che mai aveva preso in mano la situazione sbattendosi l’Uchiha al posto di farsi sbattere.
 
Sorrise al ricordo e sentì il suo membro pulsante fare decisamente male, non ce l’avrebbe fatta oltre, si alzò sulle ginocchia e lentamente penetrò nell’altro. Prima che potesse protestare era sceso a baciarlo sulle labbra, le mordicchiava un po’ e poi infilava, prepotente, la lingua e cercava quella dell’altro. Shisui, a differenza di quello che pensava l’Uchiha, quella sera voleva essere riempito. Voleva donarsi all’altro, e quando lo sentì spingersi in lui respirò a fondo e cercò di rilassarsi il più possibile; la sensazione di pienezza che colpì i suoi nervi lo lasciò senza fiato, involontariamente, si strinse disperatamente al corpo dell’altro mordendogli una spalla, per soffocare un urlo, quando Itachi entrò completamente.
 
Il corpo asciutto di Itachi tremava di piacere. Non aveva mai osato sperare di poter possedere quel corpo così simile al suo, sorrise stringendo Shisui a se e cominciò, con dolcezza, a muoversi dentro l’altro. Quando finalmente sentì che l’altro si era rilassato del tutto e aveva cominciato a godere, si permise di uscire del tutto e rientrare, cambiando leggermente l’angolo. Shisui urlò, quel suono non sarebbe mai potuto rimanere nella sua gola. Itachi gli aveva afferrato le natiche mentre continuava a spingere proprio dove si trovava la prostata. Shisui, che solitamente aveva un’autocontrollo smisurato, venne gemendo nell’orecchio dell’altro il suo nome. Itachi si abbassò a leccare il seme dell’altro continuando a legarsi più profondamente con l’altro. Itachi sentì la potenza dell’orgasmo diramarsi dal cuore fino agli arti e, liberandosi in quel corpo caldo, sussurrò all’orecchio di Shisui.
 
-Ti amo, Shisui-.
 
Shisui a quelle parole non seppe come reagire, in quasi tre anni che stavano insieme Itachi non aveva mai accennato a dirgli cosa provasse, e ora tutto insieme gli sussurrava che lo amava. Qualche lacrima bastarda gli scese dagli occhi scuri, facendo preoccupare Itachi.
 
-Shi, ti ho fatto male?- chiese all’armato Itachi.
 
-No, Ita. Solo…- sorrise mentre l’altro si sdraiava accanto a lui e lo abbracciava protettivo. – Solo, che in tre anni, non mi avevi mai detto cosa provavi per me e sta notte mi hai reso il ragazzo più felice della terra-. Gli stampò un bacio umidiccio sulle labbra e, tirando un po’ il lenzuolo per coprirsi, chiuse gli occhi sereno.
Intanto che i due Uchiha si amavano, Sasuke aveva finito di suonare l’opera e Naruto non poteva far altro che guardarlo con ammirazione. Non sapeva che dire, anche se l’opera era di un’altra persona, sembra scritta dal moro davanti ai suoi occhi; per l’ennesima volta Sasuke aveva fatto penetrare delle schegge di luce nell’immenso buio che, ancora, attanagliava il suo cuore.
Lo strinse in un dolce abbraccio e si permise di far vagare le sue mani scure in mezzo a quei lunghi capelli neri, sapeva che Sasuke odiava quando glieli si toccava, ma in quel momento non gliene fregava un cazzo. Sasuke lo scostò un po’ e sorridendo si alzò dalla panchetta, facendoci sistemare il biondo. Con pazienza e amore prese quelle mani forte che lo avevano posseduto e le condussero sui tasti bianchi e neri. Una mano alla volta insegnò a Naruto la scala di Do e un paio di semplici accordi. Dopo un po’ che stavano lì, in quello strano abbraccio, Naruto che tentava di coordinare le mani e Sasuke che rideva piano nel suo orecchio, il biondo finalmente, per chissà quale miracolo, riuscì a muovere le mani insieme dando dei tocchi delicati ma decisi ai tasti e facendo risuonare nell’appartamento buio una melodia sconosciuta.
 
-Sas’ke, queste note, di chi sono?- Naruto guardava stupito le loro mani, intrecciate sul pianoforte, muoversi.
 
-Sole, vengono dal mio cuore. Le ho buttate giù nei due giorni in cui era incosciente. Devo ammettere, che non so se questo sentimento sia amore o meno, ma finché farà stare bene entrambi voglio assecondarlo-. Sasuke diede un lieve bacio sull’orecchio del biondo e si stese sul letto sfinito. Naruto lo raggiunse gattonando sulle coperte e, appena arrivato alla sua meta, prese le coperte ripetendo il gesto di Shisui, dopo cinque minuti tutti i quelli che si trovavano nell’appartamento erano tra le braccia di Morfeo.
 
 
Il weekend passò tranquillamente, i quattro, rintanati in casa, non avevano voglia di fare nulla, agosto era arrivato e faceva troppo caldo anche solo per pensare. Rimasero due giorni a parlare del più e del meno, Shisui e Naruto intanto imparavano da Sasuke a suonare il piano forte, mentre sia Naruto che Sasuke insegnavano agli altri due Uchiha come giocare a scacchi. Era domenica sera, e, dopo aver passato buona parte del pomeriggio a, tentare, d’insegnare l’Arrocco ai due principianti, Sasuke e Naruto avevano deciso di fare una partita tra loro. Avevano iniziato che il sole stava calando e a luna ormai alta nel cielo ancora non avevano finito. Poi il biondino, utilizzando la mossa che l’altro aveva visto al torneo, vinse la partita.
 
-Scacco Matto, Uchiha. Allora, il campione del mondo di scacchi è stato appena battuto. Come la mettiamo?-, il ghignò che si aprì sul volto di Naruto non fece presagire nulla di buono al moro, - Allora, Sas’ke, qual è il mio premio?-
 
-Dobe, che ne so! Dai, decidi tu-, il moro si era arreso, negli ultimi cinque minuti aveva fatto di tutto per trovare un modo per vince e alla fine aveva perso. Doveva riconoscere che il biondino era bravo, l’aveva fregato a dovere. Sorrise guardando il ragazzo di fronte a se, era bellissimo quando era assorto in qualche pensiero. Lo vide sbattersi una mano sulla coscia e guardarlo, doveva aver deciso cosa voleva per premio.
 
-Okay, allora, voglio farmi il bagno con te nella mega jacuzzi che hai in bagno-. Era deciso a godersi almeno una volta nella vita le comodità di una fottutissima jacuzzi (con i contro cazzi aggiungerei). -Su, cosa aspetti ad alzarti?-
 
Il biondo era già senza maglietta davanti al bagno, Sasuke sospirò e alzandosi sorrise a quegli occhi che non avrebbe mai più dimenticato.
 
Aprirono l’acqua e, mentre si riscaldava, si svestirono. Tutti e due si scrutavano cercando qualcosa che in quelle due settimane non avevano visto sul corpo dell’altro. Il moro notò delle invisibili cicatrici a forma di baffo su viso dell’altro e guardando complessivamente il visto dell’altro notò che gli davano una certa felinità. Sogghignò coperto dalla cappa di vapore che intanto si era formata ( si hanno messo l’acqua su mooolto calda come me! ><).
 
Naruto invece non trovò niente che non avesse già notato nell’altro, tranne per un minuscolissimo neo sulla chiappa destra. Non lo aveva notato perché non si era mai fermato a guardare veramente il sedere del moro, il neo aveva una forma strana, dovette aguzzare la vista e avvicinarsi di un passo per intravedere una forma a cuoricino, sorrise, era una cosa dolcissima.
 
-Sas’ke…-
 
-Mmh…- il moro lo guardò incuriosito mentre s’infilava nell’acqua calda della jacuzzi.
 
Naruto lo seguì in acqua e sedutosi sul fondo continuò, - sai che hai un neo a forma di cuoricino sulla chiappa destra?-, gli baciò il collo risalendo fino al lobo. Sentì l’altro sospirare sotto di se.
 
-Te ne sei accorto allora. Mi stavo giusto chiedendo come mai non me lo avessi ancora detto-. Sasuke s’imporporò e per far passare almeno un po’ d’imbarazzo infilò la testa sottacqua.
 
-E’ veramente tenero-, Naruto aveva preso l’altro per i fianchi e ora gli coccolava i glutei con le mani, giocherellando un pochino con quel lembo marroncino e rialzato. Gli occhi del moro risaltavano in maniera impressionante quando le guancie arrossivano, sembrava un gelato alla vaniglia con un po’ di sciroppo e due amarene nere e grandi. Il contatto con l’acqua calda li aveva fatti leggermente rabbrividire e ora di nuovo sentivano i brividi percorrerli la schiena. Le bocche si baciarono, le lingue giocavano a rincorrersi  e le mani s’intrecciavano. I capelli bagnati di entrambi si appiccicavano alle loro spalle ma non ci fecero caso. Sasuke con calma prese ad accarezzare la semi erezione del compagno, scese dalle sue labbra sul collo e lì vi lasciò un bel cerchio rosso. Le mani forti di Naruto intanto scorrevano delicate sulla sua schiena pallida. Le “ lezioni ” di pianoforte a qualcosa allora erano servite! Si staccarono per riprendere fiato e si lessero negli occhi la voglia di unirsi nuovamente. Il moro porto le mani dell’altro sulle sue natiche facendogliele aprire leggermente, messosi più comodo, poi cominciò ad accogliere senza fretta il membro del compagno. Quando sentì entrare la punta si morse il labbro per soffocare il gemito che gli premeva in gola, poi mentre lo faceva scivolare tutto dentro pensò che, quel santissimo affare, era diventato più grosso!
 
Naruto lasciò fare al moro, non voleva interromperlo mentre lo accoglieva in quella strettezza. Una volta entrato tutto attirò nuovamente la bocca rosea dell’altro alla sua cominciando a morderla e succhiarla senza sosta, la mano destra vagò sul petto pallido e giocò bastarda con i capezzoli già duri, scese ancora fin quando non trovò quello che cercava. L’erezione dell’altro pulsava all’inverosimile, e mentre il biondo faceva su e giù e un poco ruotava il polso così lo seguiva il moro impalandosi sempre più. Si fecero cullare dall’acqua calda e dalle ondate di piacere che i loro corpi li trasmettevano. Era strano farlo nell’acqua, sembrava quasi fossero in un altro mondo. Vennero insieme sussurrandsi a vicenda.
 
Avevano fatto l’amore con calma e tenerezza sta volta, a differenza della prima dove il ritmo era stato dettato dalla passione e da nient’altro. Uscirono dalla vasca, si asciugarono e accoccolarono nuovamente a letto.
 

03 agosto 2010
Ore 8:28 Am

 
I quattro ragazzi quella mattina avevano deciso di andare in piscina, il calore anche la mattina presto era insostenibile; mentre passeggiavano diretti alla piscina comunale avevano cominciato a notare che tutti i passanti intorno a loro li fissavano con ribrezzo. All’inizio non ci fecero caso ma quando entrarono nella piscina la situazione si fece insostenibile.
 
Avevano preso quattro lettini, tre all’ombra e uno al sole. Ovviamente Naruto, abituato al sole californiano, era ben felice di stendersi nuovamente al sole, i tre Uchiha, per colpa della loro pelle pallida, invece non potevano stare al sole o rischiavano di diventare tre aragoste. Dopo un quarto d’ora passato a sistemare le cose i ragazzi cominciarono a buttare lo sguardo intorno a loro, quando erano arrivati lì, dove avevano preso posto, c’era un sacco di gente che adesso si era spostata altrove, si guardarono tra loro facendo spallucce e continuarono ciò che stavano facendo.
 
La lucertola color caramello e la medusa dai capelli neri si stavano tranquillamente schizzando e rincorrendo, quando un bagnino si avvicinò a loro e gli intimò di prendere baracca e buratti e andarsene, avevano già infranto troppe regole dello stabilimento. Lì per lì pensarono che gli altri due avessero combinato qualche guaio e una volta fuori dal posto avevano cominciato a bisticciare per capire che cazzo avessero fatto per farli cacciare in quel modo. Solo Naruto però sembrava seriamente preoccupato, aveva notato gli stessi sguardi anche nei vicini degli Uchiha e un’idea gli era immediatamente balenata in testa come ovvia.
 
-Ragazzi…-, disse bloccandosi in mezzo alla strada, - Ragazzi!-, aveva urlato e gli altri lo guardarono perplessi. Ora che aveva la loro completa attenzione poteva parlare.
 
-Io credo di sapere cosa sia successo-.
 
Tutti si erano fatti improvvisamente attentissimi.
 
-Ho già visto quello sguardo quando stavo in America. Lo vedevo tutti i giorni a scuola, nei locali, per la strada, mi perseguitava in poche parole. Qualche volta era anche accompagnato da qualche commento poco carino. Ammettiamolo, noi siamo quattro ragazzi gay, due sono pure cugini! E’ normale che ci disprezzino, per loro siamo malati-. Naruto si morse il labbro, non voleva piangere però si era sentito preso in giro da quel paese che amava tanto.
Itachi lo guardò e riflettendo annuì. Si lui in piscina aveva sentito qualche commento aleggiare nell’aria ma non aveva voluto preoccuparsene.
 
-Nacchan ha ragione. Noi giriamo tranquilli per le strade di Konoha come se nulla fosse ma agli occhi di molti siamo solo dei mostri. Siamo gay, quindi contro natura. Io non mi ero mai posto il problema di avere problemi con gli omofobi, tanto tutti quelli con cui sono stato li ho visti si e no due volte-. Shisui diede un piccolo buffetto sulla testa del cugino.
 
-Ita-nii, non sono uno dei tanti io! Però è vero, nemmeno io mi sono mai soffermato a pensare all’omofobia e agli omofobi, so che in città in questo periodo c’è una manifestazione per la parità dei diritti ma non ho mai partecipato-.
 
Sasuke sembrava l’unico a non aver capito, sentiva i tre parlare di omofobi, omofobia e manifestazioni per i pari diritti ma tutto gli sembrava cozzare con le sue idee.
Avevano ripreso a camminare e ora si trovavano sotto il portone, continuarono a parlare della stessa cosa fino a casa e, appena arrivati, sia il biondo che Shisui si misero a cercare su internet la data precisa della manifestazione, scoprendo che sarebbe stata di lì a una settimana.
I tre ragazzi, Sasuke non proferiva parola sull’argomento, continuarono a parlare di quello che era successo il lunedì per strada e in piscina, ogni volta ognuno diceva la propria, si confrontava con gli altri e poi annuivano d’accordo sul fatto che fosse una cosa orribile. Avevano anche preparato striscioni e slogan per la manifestazione.
 

10 agosto 2010
Ore: Sera

 
Il giorno dopo ci sarebbe stata finalmente la manifestazione contro l’omofobia, tutti vi avrebbero preso parte, Sasuke compreso sebbene andasse contro voglia. Naruto, che voleva sapere le idee del compagno, aveva intavolato il discorso dopo cena e aveva chiesto cosa pensasse il moro si sarebbe dovuto fare per andare incontro a un qualche cambiamento.
 
-Sole, secondo me i gay, le lesbiche, i trans, tutte le minoranze hanno pari diritti e penso che questo lo pensi tutto il mondo, nessuno escluso. Le manifestazioni non servono a un cazzo, fanno solo parlare di se e non conducono a niente. La disparità di diritti nel mondo è data solo dalla convenienza che questa fa. Crea audience, spettacolo e introiti. Per cambiare il mondo e dare parità a chiunque bisogna lottare dall'interno, bisogna infiltrarsi capillarmente nel sistema e cambiarlo. Questo è quello che penso io. Se dopo ciò vuoi ancora andare vai! Non infilarti troppo nella calca e stai attento-. Sasuke aveva esposto le sue idee e sperava sinceramente fosse finito lì il discorso.
 
-Hai ragione, più o meno la penso come te. Però amarsi in silenzio è orribile!- Naruto aveva tirato all’infuori il labbro inferiore e incrociato le braccia.
 
Sospirando Sasuke si costrinse a continuare quella conversazione.
 
-Non ho detto di amare in silenzio…-
 
-Sì, però, se non combattiamo rimane tutto uguale, no?-
 
- Nacchan siamo esseri liberi e se vogliamo scoparci la lingua del nostro partner in pubblico possiamo farlo. Nessuno è omofobo, più che altro è che nessuno vuole ammettere che tutti prima o poi facciamo pensieri omo! E' l'ipocrisia del mondo in tutto quello che si fa e basta-.
 
Il biondino mugugnò pensoso ritornando subito all’attacco.
 
-Cazzo ma tu hai idea di quanti suicidi avvengono in media ogni anno per bullismo omofobo del cazzo?- Era decisamente alterato e Sasuke, non sapendo che fare, continuò a dire ciò che pensava.
 
 
-Ovvio che lo so. Non pensare che faccia finta di non vedere, lo so. Ma con le manifestazioni si aggrava solo la situazione. C'è poco da fare, il sistema va cambiato dall'interno. E' un processo lungo ma è quello che va fatto. Pensi che domani che manifesterete un sacco di "omofobi" non imbratteranno la città con pestaggi e suicidi?-
 
Il biondino sgranò gli occhi e poi annuì. Lo sapeva fin troppo bene quanto le manifestazioni peggiorassero le cose.
 
-E allora, cazzo manifesti se sai che aggravi la situazione? E' un cazzo di controsenso! Io non potrei manifestare per nessun diritto se so che rischio solo di aggravare la già precaria situazione-. Sauske cominciava ad essere stufo di quella conversazione, era scomoda e non era un argomento di cui gli piaceva parlare.
 
-Ma, Sas’ke, la situazione è già grave-.
 
-Preferisci che da 100 incidenti “omofobi” si passi a 1000? Secondo me, è inutile. Questo è il mio parere sulla manifestazione. Non mi sono espresso sul tuo andare o meno. Ti ho esposto delle ragioni per cui, io non andrei. Sta a te decidere-.
 
Il moro, spossato da quella conversazione/litigata, si alzò dirigendosi in camera e, prima di chiudere la porta, rivolse un caldo sorriso al biondo e disse, - Dai, non ci pensare, domani mattina decidi, per il momento vieni a letto-.
 
Naruto sospirò, sapeva che l’altro aveva ragione, alla fine la pensava come lui, ma sentirsi fissati e additati da tutti non gli piaceva. Mal volentieri si alzò dal divano e si andò a chiudere in camera col suo ragazzo.
 
 

Giorno della Manifestazione 11 agosto 2010
Ore 7:30 Am

 
Alla fine Naruto aveva deciso di partecipare a quella stramaledettissima manifestazione. Si erano alzati tutti all’alba a avevano indossato “la divisa” contro l’omofobia. Una semplice maglietta bianca e degli, altrettanto semplici, pantaloni neri, con su scritto in diversi colori “No all’omofobia”, “Siamo tutti uguali”, etc. Avevano fatto colazione ed erano usciti.
Alle otto e un quarto dovevano essere nella piazza centrale di Konoha ma Sasuke non voleva saperne di correre, così Naruto, Itachi e Shisui si erano ritrovati a correre mentre l’ultimo Uchiha restava indietro camminando tranquillo. Arrivati a cinquanta metri dalla piazza si potevano già sentire i cori, le urla e vedere una marea di gente, vestita come loro, camminare per la grande via principale.
 
-Non siamo mostri! Siamo come voi, smettetela con l’ipocrisia!- era solo uno degli slogan che si sentivano riecheggiare per la piazza. Tutto intorno tre squadre della polizia tenevano d’occhio la folla, tutti sapevano, compresi i manifestanti testa di cazzo, a detta di Sasuke, che quel trambusto avrebbe creato non pochi problemi. Stavano cominciando ad allestire il palco per i rappresentanti che quel giorno avrebbero parlato e intanto la folla cominciava ad accalcarsi pericolosamente. Sasuke, che era decisamente scocciato a tutto quel casino, si issò su di una colonnina all’entrata della piazza e si sede lì, avendo anche la possibilità di controllare quegli scalmanati che quel giorno avevano deciso di fare le prime donne. Vennero attaccati gli amplificatori e, all’inizio si sentiva solo il fruscio di casse accese, misero su i Queen. Sasuke a quel punto stava andando fuori di testa. Non aveva nessun senso tutto ciò, cosa avrebbero ottenuto? Che i giornali parlassero di loro? E poi? Nulla, non sarebbe cambiato nulla, la maggior parte si sarebbero scambiati i numeri di cellulare o facebook e si sarebbero tenuti in contatto. Ecco a cosa serviva manifestare, a conoscere nuova gente. A quel pensiero un brivido fece rizzare la schiena al moro che aguzzò la vista, doveva stare attento a Naruto, così come aveva subito fatto amicizia con lui, l’avrebbe potuta fare con qualcun altro! Ma che palle, oltre a dover stare tutto il giorno accovacciato su una colonnina, doveva anche fare da cane da guardia, sbuffò sonoramente e stizzito si infilò le cuffie dell’i-pod.
 
E’ un eresia utilizzare come sottofondo i Queen ad una manifestazione, del cazzo, gay!
 
Intanto, con grande fastidio del piccione moro, Itachi e gli altri due avevano cominciato a chiacchierare con il gruppo di ragazzi accanto a loro. Naruto era tutto esaltato, beato lui che si divertiva, non faceva altro che sorridere, fare buffe smorfie e salutare nuove persone.
 
-Ciaooooooooooooo!-, la voce, acutissima in quel momento, di Naruto arrivò alle orecchie del piccione ferendole, non poteva crederci, stava facendo il papero con quei deficienti. Naruto si voltò a guardarlo e gli fece una linguaccia notando il suo viso trasfigurato dalla rabbia. Poi ridendo disse col labiale a Sasuke, - Se tu devi stare lassù a fare il piccione, io sto qui a fare il pavone!- e si girò nuovamente verso i suoi nuovi “amichetti”. Sasuke si annotò mentalmente di picchiare a sangue quel coglione biondo che si ritrovava come ragazzo. Dopo almeno un’ora e mezza che la folla si era riversata nella piazza finalmente qualcuno salì sul palco. Era una donna, non troppo brutta, con capelli viola; era alta e slanciata, effettivamente, per essere una delle tante lesbiche presenti alla manifestazioni, la tale disse di chiamarsi Natsushi, non rientrava affatto nel range di bellezza lesbo al di fuori dei porno. Sasuke sorrise, forse qualche speranza per il genere umano c’era.
 
Uno dei primi argomenti su cui la folla, prevalentemente gay, trans e bisessuale, discusse era la religione, soprattutto le tre grandi religioni monoteiste. Fu un dibattito che, a detta di una persona aperta mentalmente come Sasuke, portò solo ad aizzare il “mondo dell’altra sessualità”, come lo avevano chiamato i presentatori, contro il mondo dei normali. Avevano iniziato prendendo dei passi proprio dalla Bibbia, ma come si poteva cambiare il mondo se a partecipare erano solo i gay? Sasuke, dall’altro della sua postazione di piccione, aveva notato che gli etero che erano arrivati si erano, se possiamo, divisi, alcuni, al massimo una cinquantina, davano man forte ai manifestanti, il resto, cioè la maggioranza, stava sul limitare esterno della cerchia di persone e guardavano in cagnesco quella setta, era una delle parole usate da un tipo pelato che non si era accorto di Sasuke. Poi passarono alla politica, come potevano tanti stati che si dichiaravano laici, permettere alla Religione di fare da sovrana sui diritti di una persona? Come potevano indire un mucchio di eventi, come quello a cui stavano partecipando loro, e poi non alzare mai un dito per promuovere leggi a favore dell’omosessualità? Sasuke se la rideva, guardava tutta quella gente parlare di ipocrisia dei politici, della religione, degli atei addirittura eppure non si accorgeva di essere ipocrita a sua volta. Sul palco un mega striscione portava la scritta “ NO ALL’IPOCRISIA, SI ALLA LIBERTA’ ”, e sotto, in un angolino, c’era il simbolo del comune, lo stesso comune che la settimana prima aveva cacciato lui, Naruto, Itachi e Shisui! Intanto che la folla parlava, discuteva, urlava e un po’ pogava per arrivare più vicino al palco, si era fatta l’una e la presentatrice di prima, quella coi capelli viola, aveva annunciato che avrebbero ripreso la manifestazione alle tre, così tutti avrebbero avuto il tempo di andare a mangiare. Sasuke scese dalla sua posizione di piccione e aspettò gli altri che, quando arrivarono, gliene dissero di tutti i colori. Naruto in particolare sembrava offeso dal suo comportamento.
 
-Sasuke Uchiha, il tuo comportamento è imperdonabile! Sei stato tre ore e mezza su quella cazzo di colonna anziché manifestare la tua indignazione per la discriminazione che subbiamo-. Il biondo mise il broncio. L’ex piccione sospirò e lanciando uno sguardo irato al fratello, si allontanò sotto braccio con il compagno.
 
-Senti Nacchan, per farmi perdonare ti porto a mangiare il miglior ramen della zona, okay?-
 
-No, non è okay! Tu vuoi comprarti il mio silenzio-.
 
-Oddio Naruto, quanto la fai lunga. Poi parli tu!? Sei stato tre ore a civettare con degli sconosciuti e non ti ho detto niente, nel mentre che civettavi hai anche urlato a vanvera con il resto della folla, nessuno, manco un colgione, che si sia accorto che gli striscioni attaccati in piazza erano tutti sponsorizzati dal comune, quel comune, ti ricordo, che una settimana fa c’ha malamente cacciati dalla piscina. Dai, ora togliti il broncio, così possiamo andare a mangiare-.

Intanto che parlavano Sasuke aveva condotto, inconsciamente, Naruto al ristorante di Kakashi, uno dei migliori cuochi di ramen, se lo dice Sasuke a cui non piace c’è da fidarsi. Naruto, infastidito dalla risposta, morse il moro sul braccio, lasciandogli un vistoso segno rosso, e entrò nel locale sedendosi a un tavolino sotto la grande finestra. Non si era accorto quanto fosse bella quella giornata, non faceva particolarmente caldo per essere metà agosto, sorrise, alla villa i nonni sicuramente se la stavano spassando.
 
Kakashi, che aveva fatto capolino con la testa per chiedere una cosa alla cassiera, quando vide Sasuke prendere posto si fiondò a salutarlo.
 
-Sasuke! Quanto tempo-. Sorrise e strinse in un abbraccio il moro. Naruto, già irritato, sbuffò sonoramente facendo staccare quei due.
 
-Kakashi questo è il mio ragazzo, Naruto. Naruto, lui è il cuoco di ci ti avevo parlato, è stato lui a insegnarmi tutto quello che so sull’arte culinaria-. Si perché Sasuke, oltre ad essere un fenomeno a letto, col piano e con gli scacchi, era anche un cuoco straordinario. Naruto storse il naso a quella constatazione e strinse un po’ troppo forte la mano che il cuoco gli porgeva.
 
-Piacere Naruto-.
 
Finiti i saluti il cuoco portò due menù e attese con pazienza che ordinassero, il primo fu proprio il biondino scazzato.
 
-Per me tre porzioni di ramen, una con tofu e soja, l’altra con verdure e l’ultima senza condimenti, poi una porzione di alghe fritte, grazie-. Stizzito e un po’ incazzato chiuse il menù e lo porse in malo modo al cuoco. Sauske a quella scena chiuse il menù e – Il solito Kakashi, grazie- sorrise cordiale prima di girarsi verso l’altro.
 
-Naruto, ti sembra il modo di trattare le persone? Ma che ti passa per quel cervello bacato eh?- Il moro stava decisamente perdendo la pazienza una buona volta per tutte, non gli importava in quel momento di ferire il biondo, voleva solo che si comportasse bene.
 
-Mpf…Io, no niente-. Naruto aveva deciso di lasciar perdere, alla fine lui glielo aveva detto, non sapeva se quello era amore, quindi perché incazzarsi per le sciocchezze?
 
-Uzumaki, dimmi quello che ti passa per la testa, immediatamente-, non era una richiesta ma un ordine. Naruto ebbe paura, non aveva mai visto Sasuke incazzato, lo conosceva da poco infondo.
 
-Bè, ecco, io pensavo t’importasse di noi, eppure te ne sei stato tutta la mattina lì appollaiato a fissarmi in cagnesco e a giudicare ipocrita la gente che era con noi. Sei gay quanto me e sembra non fregartene nulla dei nostri diritti, tutto qui. Scusami, non volevo essere scortese-. Naruto si sentiva un cane bastonato con la coda tra le gambe. Sasuke a quel discorso pretese da se stesso la calma, non voleva litigare in pubblico, erano nel miglior ristorante di ramen del quartiere, e sapeva che appena avesse cominciato a mangiare il biondo sarebbe tornato di buon umore. Mangiarono in silenzio, troppo presi dal trattenere le emozioni, e alle due e mezza erano già davanti alla colonna-piccionaia del moro. Itachi e Shisui arrivarono dopo poco e ridendo presero sotto braccio Naruto portandolo nella folla. Sasuke riprese la sua posa accovacciata da piccione.
 

Giorno della Manifestazione 11 agosto 2010
Ore 15:00 Pm

 
Nella folla intanto Itachi e Shisui cercavano di consolare Naruto.
-Dai Naru, non te la prendere, è che  mio fratello è una testa di cazzo. Non gli piace manifestare le proprie convinzioni, preferisce vivere la sua vita e se da fastidio a qualcuno se ne sbatte. Tieni, soffiati il naso-, Itachi aveva abbracciato dolcemente il biondino scosso da piccoli sussulti, a causa delle lacrime che avevano cominciato a bagnarli il viso appena si erano allontanati da Sasuke.
 
-Si…Lo so, oramai dopo quasi un mese l’ho capito, però! Mi ha detto che sono un coglione, che non devo difendere i miei diritti…- singhiozzò nuovamente. Shi e Ita rimasero lì a consolarlo, finchè non ricominciò la manifestazione e un gruppo di ragazzini schiamazzanti li divise. Naruto era troppo scosso per mettersi a cercare i due amici, così si mise un po’ in disparte dalla folla, sempre osservato da Sasuke, era il suo modo di scusarsi, doveva per lo meno proteggerlo.
 
Naruto rimase in quell’angolino a rimuginare per quasi tutto il pomeriggio. In un punto troppo lontano da lui poco prima era iniziata una rissa che, quando si decise a spostarsi, lo investì in pieno. Urlò come una femminuccia, non si spaventava facilmente, ma era stato colto di sorpresa. Il tipo pelato che li aveva definiti setta era uno di quelli che avevano aizzato la rissa e la stava propagando. Sasuke, avvertiti i primi sussulti della folla, si era precipitato accanto al biondo riuscendo per un pelo a spostarlo prima che un pugno lo prendesse in piena faccia. Aveva salvato la faccia della sua metà ma non la sua, il pugno diretto a Naruto lo aveva preso in pieno rompendogli il naso. Si piegò tenendosi il viso sanguinante e imprecando a mezza voce contro il cretino che l’aveva preso, dopo un primo momento di stupore si girò e a sua volta cominciò a tirare pugni e a difendere con le unghie il suo cucciolo biondo; non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male, sapeva che era forte e sapeva difendersi ma in quel momento era troppo sconvolto per reagire. Quando ormai il sole aveva cominciato a calare a Sasuke si aggiunse Itachi, Shisui stava portando Naruto lontano dalla calca. La polizia aveva cominciato a sedare la rissa solo dopo che questa si era dilagata tra tutti i partecipanti, agli ingressi della pizza c’erano tre ambulanze che aspettavano i feriti, tra cui proprio gli Uchiha. Naruto stava aspettando vicino ad un’ambulanza mentre Shi si faceva medicare qualche piccolo taglio che si era procurato portandolo via, alzò lo sguardo e vide un Sasuke decisamente messo male ad un’altrettanto malconcio Itachi avvicinarsi all’ambulanza. Anche l’infermiera li vide e, facendoli salire tutti e quattro, fece partire la vettura. Arrivati in ospedale i due fratelli vennero sottoposti a TAC, raggi X e esami vari. Sasuke oltre al naso rotto aveva un dito slogato e un paio di costole incrinate, Itachi invece era ridotto meglio, due costole incrinate e un labbro rotto, erano però entrambi pieni di lividi e non potevano essere toccati. Nel letto uno accanto all’altro se la ridevano, il minore aveva commentato dicendo che alla fine aveva avuto ragione lui e che era scoppiata la rissa, erano ridotti male ma si rincuoravano pensando di aver salvato dalla stessa fine i restanti due ragazzi.
 
Naruto era pallido, non avrebbe mai pensato che potesse andare così, sapeva che le risse erano una cosa normale per le manifestazioni, solo sperava che non ne scoppiasse una proprio quando c’era lui. Seduto accanto a Sasuke, gli coccolava la mano ancora sana e gli lasciava piccoli baci sulla fronte.
 
-Teme, scusa. Non avrei dovuto trascinarvi alla manifestazione. Sapevo che era pericoloso eppure ci sono voluto andare lo stesso. Mi dispiace-, il biondo ricominciò a piangere, non sapeva che fare, aveva costretto il suo ragazzo a due settimane d’ospedale e altre due di riposo.
 
-Dai sole, non ti preoccupare. Ho la pelle dure io, non saranno un paio di graf…coff,coff-, un attacco di tosse soffocò la frase e il biondo corse a prendere un bicchiere d’acqua, il viso del minore era contratto in una smorfia di dolore.
 
Cazzo, non pensavo potessero fare così male un paio di costole incrinate…mpf.
 
Sasuke si stese nuovamente nel letto, respirando tranquillo bevve l’acqua portagli da Naruto. Anche Shisui se ne stava accanto al suo ragazzo coccolandolo e, a differenza del biondo, ridendo con Itachi. Si erano divertiti a prendere a calci un paio di testa di cazzo che gli erano sbucate da dietro. Alla fine andare alla manifestazione, anche se non aveva cambiato un cazzo e lo sapevano, non era stata una cattiva idea, erano finiti in ospedale però almeno avevano dato una lezione a quelle teste di cazzo, oh!
 
(...)


Le due settimane di ricovero passarono relativamente bene, a casa Uchiha Naruto e Shisui si occupavano delle faccende domestiche la mattina presto, il pomeriggio stavano in ospedale con i due allettati. Naruto era ancora dispiaciuto per l’accaduto ma il suo ragazzo riusciva a farlo sorridere comunque, quando voleva sapeva fare davvero delle facce buffe. Un giorno, a metà della seconda settimana, Naruto aveva trasportato con se tre libri, a settembre sarebbe ricominciata l’università e per due mesi non avevano fatto un cazzo. Alla scena del biondo seduto sul letto a gambe incrociate con un libro di psicologia in mano e il minore degli Uchiha nella stessa condizione Ita e Shi si misero a ridere. I due studenti universitari li fulminarono con lo sguardo, loro se la ridevano, avevano finito da un pezzo l’università, mentre loro ancora la dovevano iniziare seriamente. Studiarono per tutto il pomeriggio e i giorni a venire finché i medici non dissero che potevano tornare a casa.

 
26 agosto 2010
Ore 17:08 Pm

 
Sasuke si aspettava il caos più assoluto nella casa, aveva imparato in quel poco tempo, quanto il dobe potesse essere disordinato, non sapeva com’era Shi, ma sicuramente insieme al biondino avrebbe fatto fatica a tenere l’ordine per più di due minuti. Invece, con sorpresa dei due fratelli, la casa era in perfetto ordine, profumava di pulito, le lenzuola dei letti erano state cambiate, il pavimento lavato e la cucina sistemata, Naruto disse che avevano anche fatto la spesa, il frigo era sempre vuoto. Sasuke ghignò a quella affermazione, l’Uzumaki aveva uno stomaco senza fondo, lo sapeva benissimo. Quella sera cenarono con insalata di tofu e del gelato di soja, tutti, inconsapevolmente o meno, avevano smesso di mangiare carne, il biondino quando cucinava, per lo meno i piatti veg, era un vero fenomeno, in tutto quel tempo si era inventato una quantità inaudita di piatti, e tutti si erano leccati i baffi. Mentre cenavano Shi, che era curioso di natura, chiese a Naruto il perché di quella scelta.
 
-Shi…-, sorrise alla domanda, contentissimo di esporre la sua idea, -…avevo sedici anni quando lessi in un fantasy di una religione pagana chiamata Wicca. Mi incuriosiva, si parlava di sacerdoti e sacerdotesse, incantesimi e magia. Io all’epoca ero molto legato al mondo del soprannaturale, se così vogliamo definirlo, e cominciai a fare delle ricerche. Scoprii che era una religione prettamente legata alla natura, e non credendo io né nel Buddha né in altra divinità poiché non avevo prove della loro esistenza, volevo credere nella natura. Cercai un sacerdote o comunque una qualche guida nella mia città e trovai un anziano, era di origini cherokee. Le sue storie sulle antiche divinità naturali mi appassionarono tantissimo e iniziai un percorso di meditazione. Un giorno, era inizio estate e la scuola era appena finita, mi venne a prendere e mi condusse per un lungo viaggio attraverso gli ex territori cherokee, m’insegnò ad intrecciare la lavanda con la salvia bianca per purificare l’ambiente dagli influssi negativi e a creare dei piccoli talismani con le foglie di moltissime piante. Una notte arrivammo ad una caverna, all’interno, nel centro esatto, un cerchio di pietre per il fuoco era già pronto ad accoglierci, ci sedemmo e dopo aver buttato giù qualcosa lui mi disse che dovevo iniziare la meditazione, dovevo imparare a percepire la vita intorno a me. Restammo due settimane in meditazione, lui non mi aveva detto che una volta entrato in contatto con le vite intorno a me avrei potuto percepire ogni energia passante per quel corpo. Imparai da solo a classificare le energie in tre grandi gruppi, le energie positive, tutte quelle che si creano e vibrano quando due vite si toccano provocandosi solo del bene, le energie negative, opposte alle positive, e le energie necessarie. Queste sono le più difficili da individuare, possono essere scambiate sia per positive che negative, ma in nessun modo possono essere cambiate, semplicemente le vite in questione devono andare nella direzione prescelta dall’energia. Dopo un mese di viaggio tornai a casa, ero felice, avevo imparato a convivere veramente con il mondo circostante, i miei mi vedevano felice come non mai, ero anche diventato boyscout, lo so fa ridere. Poi un giorno però, proprio mentre ero fuori con gli scout, avvertì una vita spegnersi, era la prima volta che sentivo un’energia negativa tanto potente, quando mi girai alla ricerca della causa di quella vibrazione notai che uno dei marmocchi del gruppo aveva ucciso un coniglietto con il suo coltellino svizzero. Mi arrabbiai e gli chiesi perché l’avesse fatto, lui mi rispose candidamente che il padre gli aveva insegnato a cacciare e che se era fuori con il gruppo e aveva fame poteva uccidere un altro essere vivente per mangiarselo. Lo guardai inorridito, come può un padre istigare il proprio figlio di sei anni ad uccidere gli animali? Era una cosa da pazzi, così strappai il corpo inerme dalla mani del ragazzi e lo portai lontano. Cercai salvia e lavanda per purificare il luogo, e seppellì la povera bestiola, le chiesi scusa da parte del ragazzino e purificandomi a mia volta tornai indietro. Appena tornati dall’escursione chiesi le dimissioni. Da quel giorno non ho più mangiato né carne né derivati. Ovviamente, per curiosità, mi spulciai internet per sapere come venissero trattati gli animali da allevamento e il mondo che mi si aprì mi spinse ad aderire alla causa veg, portandomi inevitabilmente alla mia stessa etichettatura-. Aveva fatto tutto il discorso d’un fiato, i tre commensali lo guardavano stupiti, nessuno pensava potesse essere una cosa così affascinante la causa di quel cambiamento alimentare.
 
Sasuke, che come tutti gli Uchiha, era di indole curiosa, si fece più vicino a Naruto e gli chiese piano, - Mi insegneresti a meditare? La tua filosofia di vita, più che religione, mi affascina moltissimo!-, Il biondo sorrise e gli spettinò i capelli annuendo.
 

27 agosto 2010
Ore 5:30 Am

 
Naruto aveva preso in parola Sasuke e la mattina dopo lo sveglio poco prima dell’alba. Dovevano andare nel bosco dietro la villa dei nonni e se volevano veramente meditare la cosa migliore era farlo la mattina presto. Sasuke si strascinò fino all’armadio prendendo qualcosa di comodo, andò in bagno a lavarsi e alle sei era in moto con Naruto. Arrivarono alla villa che nonna Tsunade si era appena svegliata, entrando la salutarono, Sasuke rimase lì a parlarle mentre il biondino andava di sopra al suo balcone a prendere la salvia bianca e la lavanda. Tornato giù prese un accendino e, prendendo per mano il moro, uscì sul giardino retrostante. Naruto non parlava, semplicemente camminava e il moro lo seguiva, non sapeva dove stessero andando ma sembrava che il biondino davanti a lui sapesse perfettamente dove, come e quando svoltare. Ad un certo punto un enorme radura si aprì davanti ai due ragazzi, Naruto si spogliò e si avvicino alla polla d’acqua che stava alla fine della radura, ci si immerse completamente e fece segno all’altro di fare lo stesso.
 
Per prima cosa Naruto gli insegnò come lavarsi dalle impurità in modo da cacciare via anche i residui di attività impure, sesso compreso. Il bagno purificatore fu lungo e complesso. Sasuke doveva prima di tutto bagnare la testa con l’acqua gelida e lasciarla scivolare sul viso, poi con un po’ di forza doveva frizionarsi la pelle, il movimento doveva partire dall’articolazione e arrivare alla fine dell’arto. Cominciò a frizionare dalla spalla verso le dita, poi dal bacino alle dita dei piedi e infine dall’ombelico fino all’esterno ripetendo poi i movimenti su braccia e gambe. Era strano per Sasuke dedicare tanta attenzione a un semplice bagno, però, quando poi uscì, si senti più leggero. Naruto intanto aveva intrecciato i rami di lavanda e salvia e aveva iniziato a bruciarli come incensi. Si passò la treccia di erbe con gli stessi movimenti che aveva fatto per lavarsi e una volta finito sorrise all’altro passandogliela. Si rimise i boxer e si sedette davanti alla polla d’acqua chiudendo gli occhi, il moro lo seguì a ruota e una volta sedutosi sentì la mano del biondo cercare la sua. Le loro mani si strinsero e lentamente Naruto, per primo, Sasuke, poi, sentirono l’aria vibrare. Nelle palpebre chiuse di Sasuke passò una luce, la prima volta era bianca, sorrise, si sentiva felice. La seconda volta che la luce passò fu rossa e, non seppe mai perché, cominciò a pensare che voleva fare l’amore con Naruto. Ma non volendo disturbarlo fantasticò e basta. Ma non sapeva…
 

I was walking in the shadows
So nobody cared
You smiled at me from the distance
And we felt there’s more to share
 
[Cinema Bizarre – Silent Scream]

 
Ma non sapeva che il biondo stava pensando la stessa cosa. Il biondo strinse di più la mano al moro attirandone l’attenzione. Si girò per guardare il viso del compagno, lo stava guardando, un’espressione lasciva negli occhi, le labbra rosse e gonfie, il petto si alzava e abbassava velocemente, il biondo si aprì in un sorriso.
 
-Ho visto il tuo io-, Naruto sorrideva, era decisamente accaldato anche se faceva fresco.
 
Cavolo, è veramente sexy così.
 
-Il mio che?- Sasuke lo guardò storto, di che cavolo stava parlando quel matto?
 
-Il tuo io interiore, il tuo subconscio-. Ancora sorridente, si sporse verso il moro baciandolo.
 
Rimasero così, Naruto, appoggiato su un braccio, proteso verso Sasuke, e lui fermo con le gambe incrociate e una mano abbandonata sull’erba. Chiuse gli occhi, sentivano il bisogno di appartenersi. I loro corpi si stesero su quel materasso umido e morbido. La pelle di entrambi bruciava, le loro mani intrecciate sopra la testa di Sasuke, e le loro bocche fameliche che si mordevano e succhiavano. Si staccarono per riprendere fiato.
 
-Il tuo inconscio mi ha svelato una cosa-, Naruto stava riempiendo di baci il petto del compagno, soffermandosi sui capezzoli per sentirlo gemere più forte; l’altro tra un gemito e l’altro riuscì a chiedere, -Ah si? Cosa?-, era in balia di quella bocca bastarda che non gli lasciava tempo per respirare, e, sinceramente, non gliene fregava niente di ciò che aveva scoperto il biondo, ma la domanda era uscita da se.
 
Sentì le mani di Naruto afferrargli i glutei, la sua lingua era scesa a giocare con i boxer, ma non rispose alla domanda. Percepì una mano cominciare a prepararlo, l’altra gli aveva sfilato i boxer per permettere alla bocca calda del biondo di accogliere il suo membro. Sasuke inarcò la schiena gemendo più forte, ormai anche il suo respiro era corto. La chioma bionda si muoveva su e giù sull’asta pulsante del moro, la lingua giocava con il glande impossessandosi di quelle poche goccie preorgasmiche che lo imperlavano.
 
Con dispiacere del moro Naruto si stacco, obbligandolo a girarsi a pancia in giù, e si degnò di rispondere alla domanda.
-Mi ha detto che ti piace, violento-, quell’ultima parola sibilatagli nell’orecchio. Un brivido percorse la schiena di Sasuke e una risata non troppo rassicurante uscì dalle labbra rosse di desiderio del biondo.
 
Naruto si sistemò sulla schiena dell’altro, muoveva il suo bacino lentamente, la sua eccitazione conficcata tra le natiche di Sasuke, il quale, stranamente, si lasciò andare del tutto cominciando ad boccheggiare. Ansimava forte, tanto che nella radura era l’unico suono che si sentisse.
 
-Allora, Sas’ke, sei pronto per un po’ di violenza?- Sibilò il biondo, il moro deglutì a vuoto annuendo.
 
Naruto s’inginocchiò tra le gambe dell’altro lasciandogli dei graffi rossi e, abbastanza, profondi da far uscire qualche goccia di sangue, deliziosamente leccate via dalla lingua bastarda, così aveva deciso di chiamarla Sasuke, del biondo.
 
Gli cinse i fianchi facendogli alzare un po’ il sedere, era sodo e pericolosamente invitante, gli aprì le gambe con le ginocchia penetrandolo, un grido squarciò il silenzio che si era creato, Sasuke strinse i pugni tanto da conficcarsi le unghie nel palmo, Naruto dietro di lui rideva divertito. Accarezzandogli sensualmente la schiena arrivò alla nuca, infilò la mano tra i capelli e lì tirò cominciando a muoversi dentro a quel corpo caldo. Sasuke semplicemente urlava ad occhi chiusi, il piacere che aumentava ad ogni spinta o stretta sui sui capelli. Il biondo, con un ghigno sul viso, godeva da matti, per lui era una situazione molto eccitante, aveva già dominato a letta ma non si era mai trovato nella condizione di poter far soffrire/godere qualcuno. Era una persona calma e gentile, però, qualche volta, aveva sentito il bisogno di essere violento.
 
-Na…Na…vengo!- Sasuke rosso in faccia, si era voltato a guardare il suo amante. La vista di Naruto con quel ghigno sadico sulle labbra, la fronte imperlata di sudore, gli occhi socchiusi e luccicanti di lussuria mista a violenza lo mandarono in estasi. Non aveva mai goduto così tanto in vita sua, stava seriamente per venire quando, con una risatina, Naruto uscì dal suo corpo.
 
-Pensavi davvero che ti avrei fatto venire così facilmente?- Il ghignò ancora stampato in volto. Si alzò posizionando la sua virilità davanti alla bocca dischiusa di Sasuke che, con un sorrise, l’accolse. Ciò che non si aspettava era di ritrovarsi le mani bloccate, si stacco un secondo cercando di capire. Spalancò gli occhi, non poteva crederci, il bastardo gli aveva legato i polsi con la sua stessa maglietta, e con una mano tra i capelli lo esortava a continuare ciò che aveva cominciato. Riprese l’eccitazione del proprio compagno in bocca, pompò prima lentamente, poi aumentò il ritmo e rallentò nuovamente. Sapeva anche lui come far impazzire il biondo.
 
I membri dei due ragazzi pulsavano da far male e quando Naruto non ce la fece più riprese possesso del sedere pallido di Sauske. Lo penetrò con più forza di prima e un rivoletto di sangue colò sulla coscia bianca. Il ritmo del biondo era incalzante, il moro sapeva che era eccitatissimo, non avrebbe resistito per molto.
 
-Sole…slegami-, per quanto stesse godendo, il tono con cui parlò era quello di un ordine che, senza aspettare, fu eseguito.
 
Si staccarono nuovamente e cambiarono posizione. Sasuke fece stendere l’altro sull’erba portandosi su di lui, lo baciò dolcemente, e si impalò ancora una volta sull’eccitazione del compagno. Si abbracciarono fissandosi negli occhi liquidi di piacere, raggiunsero l’orgasmo lentamente e insieme. Naruto aveva completamente perso la testa e giunto all’apice sussurrò nell’orecchio del moro.
 
-Ti amo, Sas’ke!-
 
Si accasciarono sfiniti uno nelle braccia dell’altro. Dopo un po’ Sasuke si staccò rotolando di lato. Guardò Naruto, gli occhi chiusi per regolarizzare il respiro, la bocca leggermente aperta e la lingua a inumidire le labbra. Sorrise e lo abbracciò nuovamente.
 
-Sole…-
 
-Mmh…-
 
-Mi ami veramente?- Sasuke era preoccupato, lui non si innamorava, aveva dato il suo primo bacio e la sua verginità a quel ragazzo che ora abbracciava, ma in quel momento era felice che il biondo si fosse ripreso, non si pentiva, solo non sapeva che cosa fare.
 
-Si, Sas’ke, ti amo davvero!- Il sorriso che Naruto rivolse all’altro fu come miele per il suo cuore che, improvvisamente, seppe cos’era quella sensazione calda, piacevole ed appagante che sentiva alla bocca dello stomaco. Amore. Sasuke Uchiha si era follemente innamorato del biondo Uzumaki Naruto.
 
Sorrise e accoccolandosi sul petto sporco di sperma del biondo annuì.
 
-Anche io ti amo-.
 
Rimasero lì a coccolarsi per il resto della giornata. Niente parole, solo il suono del bosco, i loro respiri e le coccole. Si ripulirono e vestirono solo quando il sole cominciò a calare. Dovevano tornare ognuno a casa sua per fare le valigie. Arrivati a villa Uzumaki si salutarono a malincuore, ma il giorno dopo si sarebbero rivisti, così non fecero tante storie. Naruto, che non poteva riaccompagnare Sasuke, gli diede le chiavi della mini parcheggiata in garage e con un ultimo bacio rientro in casa.
 
Gli ultimi giorni a Konoha passarono tranquillamente e il dieci settembre arrivò in fretta. I due fidanzati ( sì perché Sasuke aveva comprato due collanine con le iniziali e aveva chiesto a Naruto di diventare il suo ragazzo), avevano già mandato gli scatoloni al campus dell’università di Tokyo, dovevano solo farsi un paio d’ore di treno e portare a mano le valigie. Per Naruto era il primo anno di università in Giappone, aveva superato tutti gli esami di ammissione per il secondo anno con ottimi voti e quello di giapponese con il massimo. Avrebbe dovuto rifarsi degli amici, ma con il moro al suo fianco non sarebbe stato difficile.
 

10 settembre 2010
Ore 8:05 Am

 
Erano tutti e sei alla stazione centrale di Konoha. Itachi e Shisui stavano salutando i due ragazzi con abbracci e battutine mentre i nonni Uzumaki aspettavano. Quando i quattro ragazzi finalmente si staccarono i nonni abbracciarono calorosamente tutti e due i ragazzi, sorridevano.
 
-Nacchan, Sas’ke, mi raccomando fate i bravi e comprate i preservativi!-, nonna Tsunade e nonno Jiraya se la ridevano davanti alle loro espressioni imbarazzate, solo il biondo riuscì a dire qualcosa.
 
-Nonna! Ma che dici!- Era diventato una specie di peperone isterico, non credeva che i suoi nonni potessero aver capito.
 
Cavolo, dovevo stare più attento! Pensò sconsolato Naruto.
 
-Dai, amore, andiamo o perderemo il treno-. Sasuke sorrideva, era imbarazzato anche lui, ma a quel punto che male c’era a lanciarsi tenere effusioni davanti ai nonni?
 
Si incamminarono verso il binario con le tre valigie, due erano solo del biondo, e girandosi videro gli altri salutarli con la mano. Nonna Tsunade prima che scomparissero dietro all’entrata ai binari urlò.
 
-Ragazzi! Non dimenticatevi di andare qualche volta al mio vecchio ristorante!- I due annuirono e sparirono dietro le porte.
 
I nonni e i due ragazzi sorrideva, erano felici anche loro, Itachi se ne stava abbracciato a Shisui e i due nonnini pensavano a quando sarebbero arrivate le vacanze di dicembre per poter rivedere i due ragazzi. Si salutarono a loro volta tutti e quattro promettendosi di rivedersi prima del ritorno dei due scalmanati e se ne andarono dalla stazione.
   
 
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