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Autore: yu_gin    08/06/2012    5 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Lima Side Story



Capitolo 15: i've been changed for good



Lo sguardo di Rachel era dannatamente serio. Stringeva le braccia al petto e tamburellava la scarpina di vernice contro la gamba del tavolo, forse pensando di sembrare più aggressiva.

In realtà Blaine doveva trattenersi per non ridere. Certo, il fatto che in quel momento fosse seduto affianco al suo ragazzo nuovo di zecca e che si stessero tenendo per mano, non aiutava a togliergli quel sorrisetto da ho-trovato-il-paradiso dalla faccia.

«Sto aspettando.»

«Volevo fare qualcosa di romantico e stupido allo stesso tempo per richiamare la sua attenzione» disse semplicemente Blaine.

«E c'è riuscito» aggiunse Kurt.

«Sfido, amico! Hai richiamato l'attenzione di mezzo locale» disse Puck, ridacchiando. «Avete intenzione di fare qualcosa del genere anche alle Regionali?» chiese.

«No, pensiamo di battervi tenendoci il blazer addosso» puntualizzò Blaine.

Puck non si scoraggiò e si allungò per dare una pacca sulla schiena a Kurt: «E che dire del nostro piccolo controtenore. Pensavo di essere il più trasgressivo del Glee, ma ora mi devo inchinare a te.» Con quel commento si guadagnò un calcio agli stinchi da parte di Quinn. «Che ho detto?» protestò.

«E' tutto okay» rise Kurt, stringendosi al braccio di Blaine. «Mi dispiace di avervelo tenuto nascosto, ragazzi, ma avevo paura che non mi avreste più guardato allo stesso modo o che mi avreste allontanato.»

«Kurt! Come puoi averlo pensato? Insomma, se sopportiamo Puck tutti i santi giorni con le sue battute a sfondo sessuale, i suoi tradimenti, i suoi soggiorni in riformatorio, le risse e i furti alla mensa...pensi davvero che avremmo potuto criticare te?» disse Mercedes.

Lui alzò le spalle: «L'importante è che tutto ora sia venuto a galla» disse.

«Non è ancora venuto a galla tutto» precisò Rachel. «Non mi è ancora chiaro cosa ci faceste nel parcheggio dello Scandals, insieme, abbracciati.»

Blaine e Kurt si guardarono un istante prima di scoppiare a ridere. «Non credo ci sia molto da spiegare, Rachel. Ho messo in pratica i consigli di Sebastian e quelli di Wes e sono riuscito a fare la cosa più stupida – e per questo l'unica sensata della mia vita.»

«Aspetta, c'era un piano sotto?» chiese Kurt, guardandolo curioso.

«Non hai idea! Se non fosse stato per Seb a quest'ora probabilmente non avrei fatto altri che dire stupidaggini ad ogni nostro incontro voluto dal karma e noi ci staremmo odiando ancora di più.»

Kurt rise: «Già, ricordami di ringraziarlo, un giorno di questi.»

«Non posso credere che quel Sebastian abbia fatto qualcosa di buono. Immagino di averlo...valutato male.»

«Lo fanno tutti. Ma sotto gli strati di sarcasmo pungente e apparente egoismo, si nasconde un buon amico. Forse il migliore che abbia mai avuto. Insieme a Wes, ovviamente.»

Rachel sorrise. Non le dispiaceva più la presenza di Sebastian nella vita di suo fratello. Lei non aveva potuto fare nulla per aiutarlo perché non conosceva neppure il problema, non aveva neppure immaginato cosa Blaine stesse passando. Invece Sebastian c'era stato per lui – in un modo o nell'altro.

«Immagino che ora non potrò farmi più scappare neppure una parola riguardo alle regionali in casa» disse Finn, facendo alzare gli occhi al cielo a Kurt.

La sua reazione fece scoppiare a ridere tutti gli altri.

Il pensiero che di lì a qualche settimana si sarebbero scontrati non li sfiorava nemmeno. Quella sera Blaine non era il ragazzo del Glee avversario o un nemico da battere. Era un ragazzo come un altro, il fratello di una loro compagna, il ragazzo di un loro amico.

Mentre Blaine sollevava il bicchiere per brindare alle Regionali che si avvicinavano e a “che vinca il migliore” pensò ai suoi amici della Dalton. Pensò a Wes che gli aveva detto: “Fa' qualcosa che lo renda orgoglioso di te. Fagli capire che lo conosci nel profondo.”

E poi pensò a Sebastian e a come sarebbe stato fiero di lui quando gli avesse detto che finalmente aveva conquistato il cuore del “bel commesso GAP”.

Non vedeva l'ora di assistere alla sua reazione!


La schiuma della birra si era ormai sciolta e le goccioline della condensa scivolavano lungo il bicchiere, bagnandogli la mano.

Tuttavia Sebastian non riusciva a distogliere gli occhi dallo spettacolo che aveva davanti. Normalmente l'avrebbe fatto sorridere, magari avrebbe aggiunto una battuta sagace ed una pacca sulla spalla al suo amico. Non in quel momento. Non dopo quello che gli aveva detto Dave.

Quello sul palco era Blaine, il suo compagno di stanza – anche se con quella giacca di pelle e quei capelli ribelli aveva qualche difficoltà a riconoscerlo – e quello al suo fianco era il ragazzino per bene che aveva conosciuto al negozio GAP, il commesso con le guance da bambino che sembrava uscito da un sussidiario tanto era candido.

«Ora capisci di cosa parlavo?» disse Dave, al suo fianco.

«Capisco.»

«Stenti a riconoscerlo, vero?»

«Quello non è lo stesso Blaine con cui divido la stanza da anni. È cambiato.»

«E continuerà a cambiare. Comincerà a venire qui più spesso, studierà di meno, cambierà il suo giro di amici.»

«E finirà per spazzare i pavimenti in un officina» concluse. «Invece di andare al college o di frequentare una scuola di musica al suo livello.»

«Diciamocelo, io e te – come Kurt e Blaine – veniamo dalle parti opposte della città. Possiamo fingere di appartenere all'altro lato per qualche ora, per un giorno, ma alla fine torneremo sempre alle nostre origini. Kurt non lascerà mai Lima. Ora odia questa città perché è solo, ma so di poterlo rendere felice.»

Sebastian lo guardò scettico: «Continuando a nasconderti?»

«Troverò il coraggio di uscire allo scoperto. Con Kurt al mio fianco posso farcela.»

L'altro annuì. Alla fin fine non gli importava di cose ne sarebbe stato di Dave. Gli importava solo che Blaine non finisse per gettare via la sua vita.

«Va bene. Ti aiuterò. Dimmi cosa devo fare.»

Dave sorrise. «Tanto per cominciare, quanto spesso Blaine lascia incustodito il suo cellulare?»


Santana salutò i ragazzi con un sorriso sulle labbra.

Le era parso strano tornare ad essere circondata da adolescenti. Seguire le vicende di Kurt la faceva sentire ancora giovane, ma nulla in confronto a quello che era successo quella sera.

Un pizzico di gelosia le aveva solleticato le guance nel vedere con Finn e Kurt potessero cavarsela anche senza di lei, in fondo, poiché avevano dei buoni amici, ma era stato solo un momento. Era stata felice per loro. E anche per se stessa.

Non poteva negare di essersi divertita, soprattutto nel respingere le avance del ragazzo con la cresta.

Prima di andarsene si diresse verso il bagno. Si piazzò davanti allo specchio, osservando con una certa apprensione i propri occhi stanchi e l'accenno di occhiaie. Aprì il rubinetto per rinfrescarsi le mani quando, nell'angolo dello specchio, notò il riflesso di qualcuno.

Si voltò di scatto.

C'era una ragazza bionda accucciata per terra. Quella visione le ricordò dannatamente il momento in cui aveva trovato Kurt per terra nel bagno degli uomini dopo la lite con Dave. Le si avvicinò preoccupata.

«Tutto bene?»

«Mi hanno abbandonata» mormorò.

«Chi?»

«Ma come chi? I miei amici. Mi hanno dimenticata qui e se ne sono andati senza di me.»

Santana provò a figurarsi cosa fosse successo: «Aspetta, ma tu non eri venuta qui con gli altri ragazzi del McKinley?»

«Appunto.»

«E ti hanno dimenticata qui?»

«Già» disse. «Loro lo fanno sempre. Dimenticarmi, intendo. È perché parlo poco e quando lo faccio dico sempre cose stupide e quindi cerco di non parlare mai.»

«Ma dai!» provò a consolarla Santana. «Carina come sei scommetto che metà dei ragazzi della scuola ti seguono ad ogni passo che fai.»

La ragazza alzò lo sguardo verso di lei: «No. O meglio, lo fanno finché non vado a letto con loro, poi mi dimenticano. Sai, credo di essere una con cui è bello andare a letto ma sono davvero difficile da sopportare.»

Santana si sedette al suo fianco: «Non credo che tu sia difficile da sopportare. Anzi, mi sembri simpatica. Un po' triste in questo momento, ma simpatica.» Le sorrise e l'altra fece altrettanto. «Come ti chiami?»

«Brittany.»

«Io sono Santana.»

«Sei l'amica di Kurt, giusto? Lavori qui con lui. Come lui.»

Santana esitò un attimo prima di rispondere: «Sì, normalmente non è Blaine a dare spettacolo al suo fianco.»

Brittany ridacchiò: «Sai, avrei preferito vedere te, sul palco. Scommetto che saresti stata molto più forte.»

«Ah sì?»

«Decisamente. Si vede subito che sei una diva.»

Una diva? Santana in quegli anni si era sentita chiamare in molto modi. Sgualdrina, stronza, puttana, donna di facili costumi, e la lista poteva proseguire in un escalation di offese sempre meno sopportabili. Ma in quegli anni nessuno le aveva mai dato della diva.

«Intendo, quando entri in una stanza richiami subito l'attenzione su di te, quando parli ti fai ascoltare e poi hai quel modo di mettere la mano sui fianchi e agitare l'indice...da diva, ecco.»

«Nessuno me l'aveva mai detto» confessò.

«Nessuno mi aveva mai detto che sono simpatica. Direi che siamo pari» disse.

«Direi di sì» sorrise. «Che ne dici ora di alzarti da questo bagno? È piuttosto sporco e i tuoi si staranno preoccupando.»

«Oh, dubito si siano accorti che non ci sono. Una volta ho dormito nella cuccia del mio gatto tutta la notte perché mi avevano chiusa fuori. Potrei semplicemente addormentarmi su un divanetto del locale e farmi venire a prendere domani.»

«Non se ne parla! E' fuori questione che tu dorma qui» disse Santana. La afferrò per un braccio e la fece alzare. «Ti riporto a casa io.»

«Sul serio? Ma non sai neppure dove abito» le fece notare.

Santana a questo non aveva pensato. Chissà, magari abitava dalla parte opposta della città. «Non importa. Mi darai le indicazioni strada facendo.»

Brittany la seguì sorridendo. Santana salutò la padrona del locale e accompagnò Brittany fino alla sua macchina. Era una vecchia automobile sgangherata e, per un secondo, si vergognò del disordine sui sedili e della puzza di acetone.

«E' un po' sporca» si giustificò.

«E' un passaggio a casa» rispose, alzando le spalle e sedendosi sul sedile affianco al guidatore.

Santana allacciò la cintura e accese il motore. «Mi fai strada?»

Brittany annuì. Nonostante il buio riuscirono ad orientarsi senza problemi e, una volta imboccata la statale, proseguirono dritte per svariati minuti, durante i quali calò il silenzio.

«Sei gentile ad accompagnarmi. Chiunque altro mi avrebbe detto “chiama un taxi”.»

«Per me non è un problema, non sei poi così distante da casa mia.»

«Dove abiti?» chiese curiosa.

Santana si mordicchiò le labbra. «Hai presente Lima Heigh?»

Brittany annuì, ma non aggiunse altro.

Santana era abituata ad altre reazioni. Di solito degli “oh” imbarazzati o degli “accidenti, che postaccio” o a dei silenzi intimoriti. Non certo alla tranquillità con cui Brittany aveva recepito l'informazione.

«Non so se hai presente» aggiunse.

«Sì, più o meno» disse.

«Una volta l'inquilina sopra di me ha spinto dalla finestra il suo fidanzato che è caduto sul mio terrazzo. Nudo» disse Santana.

«Ma pensa! Una volta Lord Tubbington ha vomitato sulla mia ricerca di spagnolo.»

«Chi?»

«Lord Tubbington. Il mio gatto» disse con naturalezza.

«Lui-» si interruppe. Okay, era davvero strana. Ora capiva come potesse avere dei problemi a relazionarsi con gli altri. Però le piaceva. Era strana e un po' matta, ma era simpatica.

«E' un gran ciccione» aggiunse, ridacchiando. «E ha una dipendenza da droghe che sto cercando di fargli passare.»

«Brutto affare» commentò Santana, sorridendo.

«Già.» Dopo pochi minuti Brittany indicò una casa e disse: «Eccola, è quella.»

Santana parcheggiò l'auto davanti a casa sua. «Aspetto qui finché non entri in casa» assicurò.

«Grazie di tutto» disse Brittany. Poi si sporse sul sedile, schioccandole un bacio all'angolo delle labbra. «Buona notte!»

Poi aprì la porta e sgattaiolò via. Santana rimase basita a fissare la ragazza infilare una mano nella porticcina del gatto e aprire la porta, per poi richiudersela alle spalle.

Si sfiorò l'angolo della bocca con le dita.

Mise in moto il motore, ma senza riuscire a scordare quella sensazione stupenda.

Il profumo di Brittany era ancora in quell'auto.


Wes batté più volte il martelletto sul tavolo per richiamare l'attenzione.

«Warblers, prego, un po' di attenzione. Diamo inizio alla riunione. Per prima cosa, abbiamo valutato più volte le proposte fatte e le audizioni di ognuno di voi e infine abbiamo redatto da scaletta per le regionali.»

Mormorii di curiosità si diffusero fra le fila.

«L'assolo iniziale andrà a Blaine Anderson.»

Nessuna sorpresa, nessun colpo di scena. Insomma, un po' tutti se lo aspettavano. Se era riuscito ad ottenere tutti gli assoli degli ultimi due anni non c'era motivo per cui non riuscisse ad ottenere anche quello.

«Per quanto riguarda il brano finale il solista sarà Sebastian Smythe, accompagnato ovviamente da tutto il coro.»

E anche lì, nessuna sorpresa.

«E ora passiamo al secondo assolo. È stata una scelta davvero, davvero difficile. Io, David e Thad abbiamo discusso a lungo-»

«Arrivando quasi alle mani» aggiunse David.

«Poco elegante, ma veritiero» convenne Thad.

«-e infine» continuò Wes, seccato per l'interruzione «abbiamo deciso di arrangiare la canzone per un duetto, così da avere due solisti.»

L'informazione fu accolta da mormorii confusi.

«Un duetto? Ma non è un po'...rischioso?» chiese Trent.

«In che senso?»

«Beh, siamo in Ohio e noi siamo una scuola maschile. Insomma, se faremo cantare due maschi non rischiamo di essere penalizzati da una possibile giuria bigotta. Senza offesa, Sebastina. E Blaine» aggiunse. I due scossero la testa. Capivano le motivazioni di Trent.

«Ci abbiamo pensato. Ma siamo sicuri che Nick e Jeff riusciranno a dissipare ogni indecisione da parte di qualsiasi giuria.»

«Eh?» esclamarono i due, in sincronia perfetta.

«Credo stia dicendo che i due solisti designati siete voi» disse Sebastian. «E personalmente, penso che se riuscirete a mantenere una parvenza etero per la durata del brano potrebbe anche funzionare.»

«E' una follia» protestò Jeff, scattando in piedi. «Insomma, quello che ha detto Trent non è sbagliato. Finiranno per penalizzarci.»

«Oppure apprezzeranno il coraggio. O comprenderanno che, essendo una scuola maschile, non possiamo che fare duetti maschili

«Ma non abbiamo neppure una canzone pronta come duetto» continuò.

«Che c'è, Jeff, non vuoi duettare con me?» chiese Nick.

Jeff si voltò a guardarlo. Il suo sguardo era...ferito. La sua reazione aveva ferito il suo migliore amico e la cosa che faceva più male era che lui voleva duettare con Nick, più di ogni altra cosa al mondo. Ma sapeva che, lì sul palco, quando le loro voci si fossero fuse insieme e i loro sguardi si fossero incontrati, non sarebbe più riuscito a nascondere i suoi sentimenti. E questo avrebbe rovinato la sua amicizia con Nick, allo stesso modo in cui, rifiutandosi di cantare con lui, lo avrebbe ferito.

«Se ti rifiuti di cantare con lui, l'assolo va a Nick» disse Wes. «Fa' la tua scelta, ma ricorda: prima di decidi, più tempo avrete per lavorare alla canzone.»

Jeff tornò a sedersi, tenendo lo sguardo basso.

Le prove cominciarono. Blaine e Sebastian provarono i loro assoli, accompagnati dalle voci perfettamente intonate dei Warblers.

Nel brano che sarebbe stato cantato da Sebastian incontrarono qualche difficoltà nella coreografia, particolarmente complicata, ma Wes era fiducioso: entro le Regionali sarebbero stati pronti a battere anche le New Direction.

Le prove erano concluse e tutti si stavano dirigendo verso le proprie camere quando Wes lasciò il proprio prezioso martelletto per fermare Blaine prima che lasciasse la stanza.

«Aspetta un secondo» disse, afferrandolo per la spalle. «Non è che mi devi dire qualcosa? Tipo perché oggi sei dannatamente sorridente e perché per i corridoi cammini guardando il telefono e ridendo ogni volta che si illumina.»

«Oh, quello» disse, non riuscendo a trattenere un sorriso. «Penso sia perché l'ho baciato.»

Wes strabuzzò gli occhi: «Tu l'hai...?»

«Baciato.»

Wes non riuscì a trattenersi. Di solito manteneva un certo contegno nei confronti dei suoi amici, ma quella volta era davvero troppo e finì per abbracciarlo. «Il nostro bambino cresce!» disse, fieri di Blaine.

«Il nostro bambino?» chiese Sebastian, avvicinandosi a loro. «Non credevo di aver mai riconosciuto la paternità di questo hobbit. Anche se i leggeri tratti euroasiatici porterebbero a pensare che tu sia effettivamente la madre biologica.»

Wes storse il naso: «Era un “nostro” generico. Plurale maiestatis.»

«Come no» commentò Sebastian, prendendo la propria borsa e lasciando l'aula coro.

Blaine rimase sorpreso dalla sua reazione. Ovviamente quella mattina, nel momento stesso in cui aveva visto Sebastian, gli aveva raccontato della sera precedente.

Ma l'amico, invece che attaccarlo con qualche battutina sagace o dichiararsi contento per lui, si era limitato a qualche frasi di circostanza. Blaine aveva imputato quella reazione al sonno che l'amico doveva avere – conoscendolo doveva aver passato la notte in qualche locale a flirtare con i ragazzi più belli.

Ora però non aveva scuse. Blaine ebbe come l'impressione che fosse seccato dalla cosa. Escluse che potesse essere geloso. Insomma, era stato lui stesso a spingerlo letteralmente fra le braccia di Kurt - o viceversa – o entrambi. Si scusò con Wes e seguì il compagno di stanza lungo i corridoi.

«Sebastian, vuoi fermarti?» esclamò, afferrandolo per il braccio.

«Cosa c'è? Le tue gambine troppo corte non riescono a tenere il mio passo?»

«Ecco, lo vedi? Lo fai di nuovo.»

«Blaine, pensavo fossi abituato alle mie battute sull'altezza o sui tuoi capelli o sui papillon. Insomma, è sempre stato così fra noi.»

«No, di solito mi prendi in giro e poi sorridi e poi mi dici “dai, non prendertela” e io non me la prendo. Invece poco fa te ne sei andato seccato e non so neppure che cosa ho fatto per irritarti.»

«Oh, dimenticavo il Blaine Anderson Show, dove tu sei sempre al centro delle nostre vite!» esclamò, sbuffando. «Seriamente, non ti è neppure passato per la mente che possa essere irritato per qualcosa di non legato a te?»

Blaine tacque, attonito. «Quindi non sei arrabbiato con me?»

Sebastian riprese a camminare, ignorandolo. «Non sono arrabbiato con te, va bene?» disse. Dopo un po' aggiunse: «Sono preoccupato.»

«E per cosa? Per la prima volta la mia vita sembra avere un dannato senso!»

Sebastian si fermò e si voltò verso di lui, guardandolo dritto negli occhi: «Blaine, possibile che tu non te ne renda conto? In quest'ultimo mese sei...sei diventato un'altra persona. Sei cambiato e a volte stento a riconoscerti.»

«E non è un bene?»

«Forse. Ma non è da te distrarti in continuazione durante le lezioni. Di solito, quando ti disturbavo, mi richiamavi dicendomi: “stai attento”. Invece da un mese a questa parte sei tu che non fai altro che parlare, ignorando i professori. E quando non parli scrivi con quel dannato telefono. E passi tutti i pomeriggi al Lima Bean o al negozio GAP.»

«Solo perché la mia vita è passata dall'essere una noia ad essere entusiasmante non significa che debba pentirmene. Anzi, non eri tu quello che mi diceva: goditi la vita finché sei alle superiori.»

«Beh, le cose ora sono cambiate. Goditi la vita, ma pensa al futuro. Dimmi, Blaine, come vanno i tuoi voti ultimamente?»

A quella domanda fu Blaine ad abbassare lo sguardo, evitando quello dell'amico: «Sono in leggero calo.»

«Leggero calo? Blaine, hai preso una F in inglese. Una F?! Sembrava che il tuo compito fosse stato scritto da Trent. Da Trent ubriaco.»

«Stai esagerando» minimizzò.

Lo sguardo di Sebastian parlava chiaro.

«Va bene, hai ragione, sono stato distratto. Ma che importa un voto in meno al diploma se ho l'occasione per essere felice?»

«Un voto in meno? Blaine, sei sicuro di arrivarci al diploma? Perché se continui così l'anno prossimo sarai ancora fra queste mura con questo blazer.»

«Giuro di impegnarmi a studiare» disse, abbastanza seriamente per far tacere Sebastian. «Sto passando una fase di transizione. La supererò, con l'aiuto tuo e di Wes. E di Kurt. È solo una fase.»

«Mi sembri uno di quei genitori che dicono: “Mio figlio non è gay, è solo una fase. Certo, l'ho beccato a pomiciare con un suo amico sul tavolo della cucina, ma è solo una fase”» disse. Sapeva quanto potente fosse la sua ironia.

«E' diverso.»

«Dimostramelo. Dimostrami che ci tieni al tuo futuro. Dimostrami che sei ancora il Blaine che, ad inizio anno, mi disse: “Voglio andarmene di qui per realizzare i miei sogni”.»

«E se i miei sogni ora fossero cambiati? Se comprendessero qualcun altro?» chiese. «Se ora i miei sogni fossero un po' più vicini geograficamente a Lima.»

«Vicini quanto?» chiese Sebastian, già temendo la risposta.

«N-non so. Ci sono dei buoni college in Ohio...»

Tanto bastò. Sebastian ripensò alle parole di Dave e – anche se a malincuore – riconobbe che le sue predizioni si stavano avverando.

«Io vado in camera nostra. A studiare. Immagino tu passerai il pomeriggio al Lima Bean o con i tuoi nuovi amici delle New Direction, quindi buon divertimento.»

Blaine guardò l'amico andarsene e rimase a fissare la sua schiena sparire dietro l'angolo del corridoio.

Solo dopo pensò: I miei nuovi amici delle New Direction?


Kurt lasciò il lavoro alla solita ora. Vedere Blaine dall'altra parte della strada e pensare: “Quello è il mio ragazzo” gli fece accelerare il passo fino a raggiungerlo.

Non ci fu neppure un secondo di esitazione prima che le loro labbra si incontrassero. Non si guardarono neppure intorno: probabilmente quel loro scambio di affetto aveva scandalizzato qualche passante - o forse neppure quello. A loro non importava più.

«Come sono andate le prove dei Warblers?» chiese Kurt, sistemandosi meglio la cartella sulla spalla.

«Che c'è? Cerchi di carpire informazioni per le New Direction?» chiese, scherzando.

«Sinceramente, penso che nel ruolo di spia basti Rachel» rispose.

«Tutto bene, comunque. Le Regionali si avvicinano e hanno già assegnati i ruoli da solisti.»

«Fammi indovinare: uno l'hai ottenuto tu, vero?»

Blaine non poté reprimere un sorriso, che Kurt interpretò come un sì.

«E un altro dev'essere andato a Sebastian.»

Nel sentire quel nome, il ragazzo ripensò al litigio avuto neppure un'ora prima con l'amico. La sua espressione rivelò i suoi pensieri.

«Qualcosa non va con lui?»

«Non proprio» ammise. «Oggi abbiamo avuto una discussione. Lui sostiene che sto cambiando, ma che lo sto facendo troppo in fretta e che questo potrebbe essere un male.»

«Dipende in che senso stai cambiando» disse Kurt. «Dipende che cosa stai cambiando di te.»

«Lui ha scoperto che ho preso dei voti abbastanza bassi ultimamente.»

«Tu? Pensavo fossi una specie di...sai, secchione sexy.»

«Secchione sexy?» chiese divertito. «Diciamo che aveva una buona media, soprattutto in Inglese. Ma ultimamente ho cominciato a perdere colpi.»

«Fammi indovinare: da un mese a questa parte?»

«Kurt, non è assolutamente legato al fatto che ti ho conosciuto.»

«Invece lo è, Blaine» disse. «Ascolta, l'anno scorso anche a me è capitato di vedere i miei voti abbassarsi. E sai quand'è successo?»

«Quando hai cominciato ad uscire con Dave?»

«Già. Tornavo a casa e mi mettevo a studiare ma poi finivo per pensare a dove e a cosa avremmo fatto quella sera, cosa avrei potuto indossare, cosa avrei dovuto dirgli, le solite cose, insomma. All'inizio non ci ho dato molto peso. Poi però hanno cominciato ad arrivare delle insufficienze e io mi vergognavo a tal punto che non l'ho neppure detto a mio fratello. A quel punto mi sono reso conto che dovevo recuperare perché non c'era cosa al mondo che volessi di più che lasciare quel maledetto istituto.»

«E alla fine ti sei diplomato» disse.

«Credimi, non c'è soddisfazione più grande che stringere il diploma in mano e pensare: “Ce l'ho fatta”.»

«Con questo vorresti dire che devo studiare di più?» chiese Blaine.

«Voglio dirti di pensare al tuo futuro. Possiamo stare insieme anche senza scriverci SMS durante le ore di lezione o senza vederci tutti i pomeriggi. Mi mancheranno i nostri pomeriggi al Lima Bean, ma penso potrò sopravvivere vedendoti tre volte a settimana invece che sei.»

«Mi secca costringerti ad aspettarmi.»

Kurt gli prese le mani, stringendole: «Blaine, sono stato per mesi con un ragazzo che neppure aveva il coraggio di stringermi le mani in pubblico. Avere questo» disse, sollevando le loro mani «avere te per me è già abbastanza.»

Blaine sorrise, cercando nuovamente le sue labbra. «Forse potrei riuscire a sopravvivere.»

«Guarda che terrò d'occhio i tuoi voti!» lo avvertì, puntandogli contro il dito. «Altrimenti scommetto che Rachel verrà a cercarmi per farmi la pelle.»

«Fidati, nell'eventualità di una mia bocciatura penso sarei io il suo primo bersaglio» disse ridendo. «Ad ogni modo, se ritieni che non minerà ulteriormente la mia media scolastica, vorresti uscire con me mercoledì sera?»

«Certo che lo voglio, ma sei sicuro di riuscire a non addormentarti giovedì mattina sul banco?»

«Rischierò. Non è proprio possibile rimandare ad un altro giorno.»

«Ah no? E perché?» chiese Kurt, curioso.

«Ma come» rispose, accennando ad un sorriso: «pensavo che un inguaribile romantico come te non avrebbe mai potuto dimenticare che giorno è il quattordici febbraio.»

Kurt sussultò.

Ho un appuntamento per San Valentino?




A/N


Aiuto. Non avrei dovuto fare un Sebastian così simpatico che ora tutte adorano. Non uccidetemi, per favore. Ci tengo a precisare che la fanfiction avrà un lieto fine, quindi tutto si risolverà.

In compenso posso dire che il prossimo capitolo sarà un vero concentrato di fluff. Da far vomitare arcobaleni.



Ora, non c'entra molto con la storia, ma ci tenevo per così dire a trarre delle conclusioni.

Per molti oggi (o domani) è l'ultimo giorno di scuola. Per me (come per molti altri) questo è stato l'ultimo giorno di scuola della mia vita.

Non so voi, ma penso che senza Glee quest'anno scolastico sarebbe stato molto più triste e noioso. Molti lo definirebbero un discorso infantile, ma seguire le avventure dei ragazzi del Glee club – in particolare di Kurt e Blaine – mi ha aiutato ad andare avanti, ad affrontare più serenamente l'idea del futuro che incombe, dei possibili insuccessi, degli amici che se ne vanno e dell'amore che a volte fa male.

Anche scrivere A Lima Side Story mi ha aiutato e in particolare leggere le vostre recensioni o i vostri messaggi.

È un po' come se quest'anno scolastico l'avessi passato un po' anche con voi.

Quindi grazie per esserci state!


Scusate la parentesi, sono una inguaribile sentimentale...


Buona vacanze a tutte/i e in bocca al lupo per gli esami (scolastici, universitari, musicali...)


Al prossimo capitolo!


yu_gin


coming next


Kurt si immerse nel proprio armadio, sfiorando con le dita i vestiti e ripensando alle occasioni in cui li aveva indossati, finché fra scorse fra gli altri abiti un completo a lui molto familiare che ricordava di aver indossato esattamente un anno prima.

Quando aveva detto che quello era il suo primo San Valentino da impegnato aveva mentito. Non una bugia poi così grave, visto che di quel San Valentino non aveva potuto parlare con nessuno.

Era passato un anno ma non aveva ancora dimenticato.


//////////////////////////////////////////////////////////


Blaine finì di vestirsi e si abbottonò le maniche della camicia con le dita tremanti.

Kurt era arrivato. Il suo ragazzo in quel momento lo stava aspettando nella sala comune della sua scuola, vestito di tutto punto per uscire con lui per il loro primo San Valentino. Ed era anche arrivato in anticipo! Come se non avesse potuto aspettare, come se anche lui non vedesse l'ora.


   
 
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