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Autore: Claire Knight    09/06/2012    3 recensioni
So bene che è una pazzia, ma è raro che l'ispirazione venga spontanea e ho, come dire, colto la palla al balzo. Torno alla carica con una HiroMido molto tormentata, spero di non farla durare più di 7 capitoli (inclusi prologo ed epilogo). Ambientata in un altro universo, quello inventato da me :D, può essere a mio parere interpretata con personaggi OOC. Ma spero di non deludere le aspettative di nessuno, dati questi preavvisi. Il rating è attualmente verde. Se dovesse cambiare, tuttavia, sono certa che non supererebbe il giallo.
Dedico questa long fiction ad Alicchan, che aveva tanto voglia di leggere una HiroMido e si è ritrovata questo schifo sotto gli occhi ^^". Spero che lei e tutti coloro che avranno il coraggio di leggere possano apprezzare. Detto questo, buona lettura.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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So bene che è una pazzia, ma è raro che l'ispirazione venga spontanea e ho, come dire, colto la palla al balzo. Torno alla carica con una HiroMido molto tormentata, spero di non farla durare più di 7 capitoli (inclusi prologo ed epilogo).

Ambientata in un universo alternativo, quello inventato da me :D, può essere a mio parere interpretata con personaggi OOC. Ma spero di non deludere le aspettative di nessuno, dati questi preavvisi. Il rating è attualmente verde. Se dovesse cambiare, tuttavia, sono certa che non supererebbe il giallo.
Dedico questa long fiction ad Alicchan, che aveva tanto voglia di leggere una HiroMido e si è ritrovata questo schifo sotto gli occhi ^^". Spero che lei e tutti coloro che avranno il coraggio di leggere possano apprezzare. Detto questo, buona lettura.

 

 

L'alba interiore.

Prologo.

 

Lo destò d'improvviso un prepotente lampo di luce. Aprì gli occhi di scatto e, senza potersene rendere conto subito, ritrovò il proprio corpo già in piedi, in assetto da combattimento, un coltellino in mano.

Ma non c'era nessuno. Rimase in allerta, i sensi tesi, pronti a cogliere il primo segno di un attacco. Ma tutto era immobile, non il soffio di un respiro, solo il battere accelerato del suo cuore gli pulsava nelle orecchie. La lama, salda nella sua mano, rifletteva flebilmente il bagliore chiaro della luna, ancora alta nel cielo, attraverso uno spiraglio della finestra.
Poi un urlo nero squarciò il silenzio. Un brivido suscitò in lui il primo vero istinto di paura. Scattò in avanti. Non c'era nessuno lì, il grido veniva dai piani inferiori. Trovò la porta della sua stanza chiusa a chiave o bloccata dall'esterno. Prese la rincorsa e le diede un calcio deciso nella parte centrale, dove la sapeva più fragile. Il legno cedette fin troppo facilmente, sgretolandosi quasi. Immediatamente una vampata di calore lo travolse, portò un braccio sul viso per proteggersi gli occhi e indietreggiò di qualche passo. In pochi istanti, poco prima che quelle lingue di morte abbracciassero il suo corpo, realizzò che doveva essere scoppiato un incendio. Un altro urlo straziato si levò alto dal piano terreno fino alle sue orecchie; riconobbe la voce della giovane figlia della locandiera, che con tanta premura gli aveva offerto un letto e da mangiare sebbene conoscesse il suo nome e la sua fama. Si portò il cappuccio scuro sui capelli e lo calò sulla fronte più che poteva.

È questa la mia fine?

Si acquattò a terra, strisciò lentamente verso le scale, coprendosi sempre naso e bocca con il braccio per evitare di respirare il fumo. L'edificio era costruito pressoché tutto in legno, in poco tempo tutto non sarebbe stato altro che cenere e polvere. Altre urla disperate poco più giù della scalinata. Non aveva intenzione di morire, ma se avesse potuto far qualcosa avrebbe tentato di aiutare le giovani serve rimaste intrappolate in casa. Ricordava la bellezza della più giovane, l'accento amaro della più anziana e gli occhi brillanti della piccola di famiglia.

Giunto ai primi scalini, si dovette fermare. Come aveva previsto era tutto in fiamme, di legno non poteva dire quanto ne poteva esser rimasto. Si avvolse risoluto nella propria veste, cercando di lasciar scoperta la minor parte possibile del proprio corpo. Si alzò in piedi tenendo la schiena china, poi saltò. Atterrò rotolando di schiena e ricadde col peso sulle ginocchia. Gemette appena per la forza dell'impatto, poi si guardò intorno disperando di una via di fuga. Sentiva gli occhi lucidi per l'aria irrespirabile, poi, tenendo saldamente tra le dita le estremità del suo abito protettivo, gattonò a fatica verso dove credeva si trovasse la porta. Moriva di caldo. Non aveva mai avuto un contatto così vicino con le fiamme e senza dubbio si sarebbe risparmiato ben volentieri quell'esperienza.
< No! Aracne, Aracne! >, poi un pianto sommesso e disperato.

Si voltò di lato e tentò di vedere oltre le fiamme. La voce proveniva dai pressi del camino in pietra. Subito capì che le donne dovevano essersi rifugiate lì, consapevoli che quello era l'unico luogo in tutta la struttura che non avrebbe preso fuoco. Si trattava più che altro di una vecchia fornace, ormai inutilizzata da anni e adattata allo scopo di scaldare l'edificio nei giorni d'inverno. Non correvano il rischio di morire tra le fiamme, ma il fumo tossico era un altro tipo di minaccia altrettanto letale per corpi fragili come i loro. Le avrebbe salvate. Sebbene Aracne, la più piccola, accennasse già a star molto male, proseguì avanti. Individuò l'uscio principale, si affrettò e lo sfondò facilmente. La prima folata di aria pura che lo investì raschiò prepotentemente nei suoi polmoni. Tossì, credendo che presto avrebbe sputato fuori l'intero stomaco. Domando il proprio, egoistico istinto di sopravvivenza, si voltò e, preso un profondo respiro, si ributtò nell'inferno. Corse velocemente verso il camino.Nel vedere un'ombra avvicinarsi tra le fiamme, le due donne urlarono per lo spavento, e riconoscendo il suo volto non seppero subito se tranquillizzarsi o lasciarsi al panico.
< Datela a me > proferì, accennando con uno sguardo alla piccola Aracne che ancora respirava a fatica. Molto del fumo cominciava a defluire fuori dalla porta aperta, ma non era sicuro rimanere dentro. Era certo che il soffitto sarebbe crollato da un momento all'altro. Le altre esitarono un istante, poi decisero di fidarsi. Lui prese la bambina tra le braccia e, cercando di proteggerla con la veste, corse indietro verso l'uscita. Fuori si era radunata un po' di gente del paese che, con qualche secchiata d'acqua, tentava di spegnere almeno in parte l'incendio ormai irrimediabilmente avvampato. Appena lo videro uscire i più coraggiosi tra loro si avvicinarono. Lui cercò di non guardare in faccia nessuno, consegnò la ragazzina e sparì nuovamente. Sudava tremendamente, sentiva che presto le forze avrebbero cominciato ad abbandonarlo. Ma non poteva cedere. Aveva ancora due persone da salvare, tre incluso se stesso. E una volta fuori sarebbe dovuto fuggire il più lontano possibile.

Le due donne non si aspettavano di vederlo ritornare, non avendo ricevuto da lui alcuna promessa di salvezza. Si decise di portar fuori prima l'anziana, poi sarebbe tornato a portar via l'ultima rimasta. Non era possibile proteggere entrambi i corpi sotto quella veste, sebbene molto grande; così, la lasciò alla vecchia e, non appena fu abbastanza vicino, spinse la donna con le braccia affinché uscisse e sperando che qualcuno avesse la premura di aiutarla una volta fuori.
Prima ancora che si potesse voltare per andare a salvare l'ultima ragazza, un rumore sinistro catturò la sua attenzione e schivò appena una trave infuocata che cadeva a intralciare la strada per la salvezza. Inoltre, ora che non indossava più la propria veste sentiva molto di più gli effetti delle fiamme. Le braccia sembravano bruciare ancor prima di prendere effettivamente fuoco.
Corse indietro, verso l'unico luogo “sicuro” che potesse trovare. Raggiunse la ragazza e si gettò con la schiena contro la parete in pietra più distante dalle fiamme. Presto anche quella sarebbe diventata rovente come lava. Ansimava fortemente. Lei, notando l'ustione che si era procurato alla gamba destra, lo balbettò appena, in preda ai singhiozzi. Doveva essersi sentita persa lì, sola in mezzo alle fiamme.
< Non preoccuparti > biascicò lui, < Quando uscirò da qui sarà l'ultimo dei miei problemi >. Poi sorrise. Lei incrociò il suo sguardo e desiderò rimanere così ancora per un po', in attesa della fine. Lui si tirò un po' su con la schiena e sferrò una potente gomitata contro il muro di mattoni.
< S-signore... ma cosa fa? >.
< L'uscita è bloccata dal crollo di una delle assi del soffitto > rispose lui, < Sto solo... ricavando un'altra via di fuga >.

Continuò così per un po'. Il muro non era molto spesso, lo capiva dal rumore che emetteva quando lo colpiva. Faceva male, ma il suo corpo era forte e allenato; li avrebbe tirati fuori di lì, a costo di rompersi un braccio. Finalmente qualche mattone cominciò a cedere e si aprì un piccolo spiraglio. Entrambi si avvicinarono all'apertura, da dove filtrava aria pulita. Respirarono a pieni polmoni, lei si lasciò andare a qualche colpo di tosse.
< Usciremo vivi da qui. Te lo prometto, ma tu non piangere, chiaro? Qual è il tuo nome? >.
< F-fuyuka, signore >.
< Va bene, Fuyuka. Ora aiutami ad aprire un varco abbastanza grande per farci uscire>. Lei annuì convinta in risposta, versando ancora qualche lacrima.
Lui sorrise mesto. Non si riconosceva in quel che faceva. Rischiare la vita per salvare tre donne che conosceva appena quando aveva avuto fin da subito l'opportunità di aver salva la vita. Un tempo se ne sarebbe fregato di quelle voci che urlavano, sarebbe fuggito via senza battere ciglio: a ognuno il suo destino. Da quanto era cambiato così radicalmente?

L'aria era ormai diventata irrespirabile. Le pietre cominciavano a scaldarsi troppo e ogni volta che tentavano di rimuoverne alcune dal muro si sentivano le dita bruciare. Presto il buco fu abbastanza grande per far uscire Fuyuka, ma il resto della struttura cominciava a cedere velocemente e se non avessero fatto in fretta probabilmente non ci sarebbe stato più scampo per nessuno dei due. Finalmente dall'esterno qualcuno si accorse di loro e si propose di aiutarli. Due braccia forti afferrarono la serva per le ascelle e la tirarono fuori da quel buco infernale. Poi altre due si proposero di aiutare allo stesso modo anche lui, che si lasciò prendere e portare in salvo.

Appena fu fuori, tirò un sospiro di sollievo. Intorno a lui mille voci commentavano l'accaduto, lodavano il coraggio di quello sconosciuto che aveva salvato la vita a tre persone senza farsi scrupolo di perder la sua. La più anziana, che da sempre l'aveva visto di malocchio, gli si avvicinò per prima. Ma non fece in tempo che uno degli uomini gli alzò il viso e riconobbe negli occhi di lui un annuncio di pericolo. Si allontanò terrorizzato dal ragazzo che fino a un momento prima era un eroe. E la voce si sparse veloce. Non poteva permettersi di rimanere lì, lo avrebbero ucciso. Allungò velocemente una mano verso la vecchia donna, che portava ancora indosso la sua veste chiara. La prese e cercò di correr via. Ma una lancia si conficcò a terra sibilando, bloccando a pochi metri la sua agognata fuga. Cadde a terra e avvertì con terrore il rumore di uno strappo.

Ecco cosa succede ad esser generosi, ci si rimette sempre qualcosa.

Non tirò inoltre, con un calcio tentò di disincastrare la lancia affilata, ma subito gli furono addosso in due. Tirò al primo un calcio nello stomaco e, alzandosi velocemente in piedi, sferrò un pugno in viso all'altro. Voltatosi nuovamente verso il primo gli assestò una ginocchiata tra le gambe, con una mano afferrò la lancia e la estrasse da terra, poi con il gomito dell'altro braccio atterrò, colpendolo dietro la nuca, lo stesso povero paesano. Con un movimento rapido schivò un colpo azzardato dell'altro rimasto in piedi, si abbassò e colpì con la gamba destra la sinistra di lui, che cadde a terra senza ben capire la dinamica del movimento. Spinse nella sua pancia la parte non appuntita della lancia, si chinò per riprendersi la veste e corse di lato, lasciandolo a contorcersi dal dolore. Un combattimento veloce ma efficace, se non fosse stato colto alla sprovvista probabilmente ci avrebbe impiegato la metà del tempo a mettere fuori gioco due uomini inesperti di combattimento. Uno tentò di fermarlo, lui lo schivò e scivolò sotto il suo braccio. Mancava poco che riuscisse ad allontanarsi che un altro ancora gli si parò dinnanzi. Ma lui non aveva alcuna voglia di fermarsi: se avesse rallentato lo avrebbero senza dubbio raggiunto in altri, e lui era già molto fisicamente provato.

Tentò uno scarto di lato ma non c'era molto da fare. Si trattava di un uomo alto e robusto, probabilmente un soldato ben allenato, a giudicare dalla corporatura robusta. Lo fronteggiò abilmente, senza lasciargli vie di fuga. Il ragazzo digrignò i denti. Proprio quando cominciava a credere che non ce l'avrebbe fatta la vide, un'onda di capelli entrare nella sua visuale, il corpo di Fuyuka tendersi in avanti tra il suo corpo e quello dell'uomo.
< Lasciatelo stare! > urlò gettandosi in avanti. Non passarono che pochi attimi prima che quello la prendesse e la scaraventasse a terra, ma bastarono affinché lui trovasse uno spiraglio. Scartò a sinistra, pensò di avere via libera, finalmente. Ma non fece in tempo a percorrere due passi che sentì come se la veste tra le sue dita opponesse resistenza. Si voltò in corsa. Il soldato, nel tentativo di riprenderlo, aveva teso la mano e afferrato l'orlo dell'abito, tirandolo. Strappandolo. Si ritrovò in mano la veste a metà, avvertì l'eco di qualcosa che si spezzava dentro di sé; la sensazione che si prova nel vedere l'ago della bilancia pendere irrimediabilmente da una parte, quella avversa.
Continuò a correre senza fermarsi, lasciandosi una cicatrice profonda alle spalle. Presto non fu altro che un puntino scuro in lontananza, confuso nelle ombre della notte, protetto da un tetto di rami e foglie.




*Angolo del buio*

Buona sera a tutti. Allora? Cosa ve ne pare? Non so voi ma a me non piace granché.
Chi pensate che sia il nostro protagonista?
Comunque, voglio il vostro parere su tutto. Se avete notato un errore, anche il più piccolo, comunicatemelo. Tutte le critiche anche sono ben accette. Sono dell'opinione che si impari sempre qualcosa!
Spero non vi abbia fatto vomitare.
Un bacio!

Claire Knight.

  
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