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Autore: rememberdecember    09/06/2012    9 recensioni
-Tre...due...Jake, ti prego- supplicava a bassissima voce, non poteva farsi sentire. Stava facendo tutto per me, tutto quanto. La cosa ci era sfuggita di mano, era diventata troppo grande per entrambi, ma io fino a quel momento non lo sapevo.
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Una piccola "tragica" (ma non troppo) storia, scritta di getto! Spero vi piaccia c:
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bastone quadrato, buco rotondo.

-Tre...due...Jake, ti prego- supplicava a bassissima voce, non poteva farsi sentire. Stava facendo tutto per me, tutto quanto. La cosa ci era sfuggita di mano, era diventata troppo grande per entrambi, ma io fino a quel momento non lo sapevo. 

Dieci ore prima.

-Ti ho già detto che non può funzionare, Jake- mi disse Cassie con il suo tono di voce squillante e allegro. Era bellissima anche quando mi rifiutava, non potevo fare a meno di amarla in tutti i sensi, solo che lei non amava me. Però sapevo che c'era qualcosa in me di cui non poteva fare a meno. Sentivo che in un modo o nell'altro noi saremmo stati insieme, chiamiamolo sesto senso o ciò che sia, ma lo percepivo dai suoi sguardi, dal suo tono di voce che la tradiva ogni volta mi spiaccicava in faccia un due di picche.
Infatti non capivo proprio perché lo facesse, la sua scusa era: -Perché siamo amici, non voglio rovinare la nostra amicizia-.
Vero eravamo amici, ottimi amici da pochi mesi che mi erano bastati per innamorarmi di lei. Lei mi aveva aiutato ad uscire dal tunnel della droga, lei mi aveva sostenuto durante la mia disintossicazione, lei c'era stata quando nessun altro c'era.
Cassie: una normalissima liceale dai capelli scuri e gli occhi color ghiaccio, studiosa ma non troppo, ribelle ma con le sue regole. 
-Senti, dammi una possibilità okay? Ti prometto che se non funziona ti lascerò in pace e mi limiterò ad essere tuo amico- la implorai quella mattina di aprile, durante la ricreazione. 
-Non posso- rispose Cassie scuotendo la testa affranta mostrando un sorriso smagliante. 
-Almeno dimmi il vero motivo. Perché non puoi? C'è un altro?- le chiesi prendendole una mano .
Lei si ritrasse un momento, ma poi portò le sue dita ad accarezzarmi una gota. A quel tocco rabbrividii e non potei fare a meno di sorridere leggermente. Allora Cassie passò un polpostrello sulla fossetta formatosi al lato della mia bocca.
-No, Law, non c'è nessun altro, però...- iniziò a spiegare ma venne interrotta da una mano ambrata che si poggiò brusca sulla sua spalla. Voltò lo sguardo in direzione della persona che l'aveva toccata e incontrò gli occhi scuri di Steve Jhonson che la scrutavano attentamente, leggermente divertiti. 
Lo fulminai con lo sguardo. Quel ragazzo non mi era per niente simpatico, aveva un brutta reputazione: era uno spacciatore (avevo comprato parecchia roba da lui) e si vociferava che avesse anche avuto un incontro molto ravvicinato con la legge. 
-Stasera. Alle otto- sentenziò senza staccare gli occhi dalla scollatura di Cassie. -Vieni da sola per favore- aggiunse poi, questa volta alzando leggermente lo sguardo verso di me. Dopodiché se ne andò senza nemmeno aspettare che la mora rispondesse qualcosa. 
-Ora frequenti Jhonson?- domandai a Cassie acido, non curante dell'espressione dura della ragazza. 
-Non fare il geloso- rispose lei roteando gli occhi vistosamente.
-Quel tipo non mi piace- confessai con tono sprezzante e anche leggermente arrabbiato. Non volevo che Cassie uscisse con Steve. Anzi, diciamo che l'idea mi faceva letteralmente vomitare. Sarà che associavo alla faccia di quel ragazzo tante altre sostanze stupefacienti e al solo pensarci mi sentivo male. 
-Senti, mi sono stufata di questa situazione- sbottò la mora sbattendo lo sportello del'armadietto. 
La guardai interdetto e confuso. 
-Vieni con me stasera e capirai perché tra me e te non può funzionare- sentenziò rimettendosi la cartella tracolla. 
-Se c'entra qualcosa Jhonson, no grazie- sputai inacidito dal suo tono scontroso. 
-Fidati di me!- esclamò girando i tacchi e dirigendosi in classe senza degnarmi di un'altra parola.

Quella sera io e Cassie ci ritrovammo davanti al 43 di Might Street. Conoscevo bene quel posto e la cosa non mi piaceva per niente. Era una palazzina deserta, disabitata da non ricordavo quanto tempo ed era porprio lì che i più "famosi" spacciatori della città vendevano la droga. Mi venne in mente una cosa, non molto carina. 
-Non vorrai mica comprare roba?- chiesi alla mora abbassando il tono di voce, non si poteva mai sapere se passasse qualcuno.
Cassie annuì convinta e sorrise: -Certo!- affermò voltando lo sguardo verso la porta della palazzina dalla quale uscì una figura incappucciata. 
-Ti avevo detto di venire da sola- sussurrò Steve con tono minaccioso. 
-Tranquillo, lui non darà problemi- lo rassicurò lei avanzando di qualche passo verso Jhonson, ma la bloccai per un braccio.
-Cassie, che stai facendo?- le chiesi preoccupato alzando la voce. 
-Sshh- mi zittì la mora. -Non ho i soldi, come posso pagarti?- aggiunse con tono malizioso rivolgendosi a Steve e staccandosi dalla mia presa. 
Il moro, che aveva una bustina bianca in mano, sorrise e avanzò verso di lei che fece lo stesso finché non si ritrovarono naso a naso.
-Vediamo un po'- disse Jhonson malizioso cominciando ad accarezzare un braccio nudo di Cassie con la mano libera. 
-Toglile le mani di dosso- sputai fra i denti senza pensarci due volte. Avrei voluto prenderlo per il colletto della felpa e sbatterlo al muro più violentemente possibile, tutto se non avesse immediatamente lasciato la ragazza che amavo.
-Sta zitto Law, non vedi che lei è d'accordo?- disse lui accennando a Cassie con il mento senza staccarle gli occhi di dosso. 
Vidi la mora annuire e avvicinarsi sempre di più a lui. 
Mi veniva da vomitare, avrei voluto che quello fosse tutto soltanto un incubo e che fossi in procinto di svegliarmi. 
Svegliati Jake, mi dissi tirandomi un riccio. Purtroppo però quello non era un sogno, era la realtà, la dura, cruda, brutale realtà. 
Steve e Cassie si avvicinavano l'uno all'altra snervantemente piano finché a un certo punto la ragazza strillò qualcosa, un qualcosa del quale all'inizio non riuscii a capire il significato.
-Ce l'ho!- gridando così, mise velocemente una mano in tasca, prese Steve per un braccio e lo rigirò bruscamente di spalle. Ci misi più di dieci secondi per realizzare che lo stava ammanettando e una volante della polizia si era appostata proprio dietro di noi.
-Così impari a spacciare droga tra i minorenni, schifoso- sputò Cassie spintonando Jhonson verso un poliziotto sceso dalla macchina. 
-Brutta puttanella... E lui? Non lo arresti il tuo amico drogato?!- strillò il moro ormai nelle grinfie dello sbirro che si girò verso di lei e la fulminò. 
Vidi il suo sguardo affilarsi e le sue mani schizzare di nuovo nella tasca dei pantaloni estraendo un altro paio di manette. 
Corse verso di me e mi guardò con quello sguardo, quello che una volta pensavo fosse uno sguardo innamorato, quello che credevo fosse un segno di amore. 
Avevo realizzato solo in quel momento perché tra me e lei non avrebbe mai funzionato: Cassie era una poliziotta e io un ex drogato. Buco rotondo e bastone quadrato. Mi avrebbe arrestato.
-Ti do tre secondi per scappare- sussurrò invece muovendosi con estrema lentezza per prendermi le mani. La guardai confuso puntando bene le mie iridi verdi nelle sue glaciali. Stava per piangere, ma io non dissi niente. 
-Tre...due...Jake, ti prego- supplicava a bassisima voce, non poteva farsi sentire. Stava facendo tutto per me, tutto quanto. La cosa ci era sfuggita di mano, era diventata troppo grande per entrambi, ma io fino a quel momento non lo sapevo. 
-C...Cassie- riuscii solo a balbettare il suo nome con voce flebile. 
-Scappa Jake, ti scongiuro- una lacrima solcò una sua guancia rosea facendo colare un po' la matita nera che aveva sugli occhi.
-Ma tu passerai dei guai- le dissi allontanandomi però di un passo.
-Spiegherò più in là la situazione, adesso vai-.
-Dimmi cosa provi per me.-
-Jake...-
-Dillo!- esclamai a bassissima voce.
-Lo sta lasciando andare, lo vedete cazzo?!- sentimmo Steve strillare dalla volante e solo dopo un secondo ci accorgemmo dello sbirro che si girò di nuovo ad osservarci.
-Ti amo!-
Allora corsi, corsi via più veloce che potevo e non mi voltai finché non fui sicuro che non mi sarei più trovato la faccia di Cassie davanti al naso. Avevo sentito dei piedi corrermi dietro, ma rinunciarci dopo qualche secondo.
Ero lontano, ormai. Lontanto da tutto. Presi a camminare velocemente lungo una via della quale non ricordo il nome e riflettei per poco a ciò che era appena successo.
Cassie aveva detto che avrebbe spiegato la situazione, io ero corso via senza nemmeno salutarla e per quanto la cosa risultasse strana, mi sentivo sollevato. 
Forse perché ero riuscito a scampare una scomodissima situazione, o molto più probabilmente -anzi sicuramente- perché Cassie aveva ammesso di amarmi. Avevo capito che non mi ero mai sbagliato sul suo conto, io l'amavo e lei voleva stare con me, ma non poteva. C'era qualcosa in me che voleva ardentemente, quel qualcosa ero io stesso.


Note.
Mh Giao! No, non ho niente da faaaare e questa one shot l'ho scritta di getto in un momento d'ispirazione acuta lol. Beh che ne pensate? In realtà era nata come Fanfiction sugli One Direction, ma poi mi sono detta: "che palle sempre le stesse cose" e allora ho cambiato i nomi. Ma chi li conosce saprà riconoscere chi ho descritto :') Il problema è che non sapevo come intitolarla, allora ho optato per questo. A voi che ve ne pare? Fatemi sapere se posso continuare a scrivere OS di questo genere, oppure ritirarmi per sempre e scomparire! LOL. Io comunque spero che vi sia piaciuta, lasciatemi un commento magari eh ;)
Con tanto affetto,
-Mandy.
  
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