Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: beattrie    09/06/2012    1 recensioni
i’ve never opened up to anyone, so hard to hold back when i’m holding you in my arms, we don’t need to rush this ,let’s just take this slow.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sottofondo: http://www.youtube.com/watch?v=Xs9X8NhQJF4

Avevo fatto le valigie per le vacanze estive, un afosissimo e fottutissimo luglio.
Lasciare Holmes Chapel per qualche settimana mi avrebbe fatto bene. Salutai mrs Anne Cox e sua figlia Gemma, anche se con insistenza mi avevano fatta entrare in casa loro.
Vivevo a Holmes Chapel da sempre. Mai cambiata casa, scuola, amici e vicini di casa. Con uno ero legata da ben diciassette anni, Harold Edward Styles. Il mio riccio con il nome da pensionato. Asilo, elementari, medie, superiori. Tutto insieme. Tutti i giorni io e Harry facevamo il tragitto casa – scuola e viceversa, che poi si trasformava in spaghettata, compiti, cena, film e poi tutti a nanna a casa di uno dei due.
Inseparabili. Avevamo quasi tutti i corsi uguali.
 Avevamo provato a superare la semplice amicizia, e mi era pure piaciuto. Ma poi capimmo che non poteva andare avanti e che avremmo pure rovinato la nostra amicizia. E preferiamo sia così. Almeno, fino a quando Harry aveva deciso di partecipare a X Factor. Poi se ne andò, lasciandomi sola. Arrivò terzo con i suoi amichetti cretini che me l’avevano portato via. E così fu che mi riinnamorai di lui.
Per due lunghissimi anni non ci fu una webcam, una menzione, un messaggio o un chiamata. Nulla.
Solo da quegli stupidi giornalini di gossip dovevo avere notizie del mio migliore amico.
Quanto mi rodeva vederlo passeggiare con altre. O con gli altri quattro, i carnefici della mia ferita.
Venni a sapere da una fonte vicinissima a mrs Anne che Harry sarebbe tornato per luglio. Un giorno dopo della mia partenza.
Così non ce la feci più.
Presi carta e penna e scrissi uno sfogo che sarebbe stato consegnato al riccio da sua madre, e non da ME.
Era arrivato il giorno della partenza. Dovevo salutare da buona vicina la famiglia Cox – Styles e quindi suonai il campanello. Mrs Anne mi aprì subito e con un sorriso smagliante mi accoglie in casa. Non è cambiata di una virgola, quella casa. Stesse pareti crema, con le foto di Gemma e Harry da piccoli inquadrate da cornici antiche. C’eravamo anche io e Harry all’asilo, e vicino una foto recente, prima che lui partisse. La camera del riccio me la ricordavo ancora, con le nostre foto, i nostri giochi, le nostre risate, i nostri baci sulla guancia, i nostri abbracci e il mio primo bacio sulle labbra.
Anne ogni tanto passava e spiava, poi sorrideva con la mano appoggiata allo stipite della porta e se ne andava. Con questi pensieri i miei occhi diventarono lucidi, così cercai di non darlo a vedere troppo alla signora Cox. Di solito si accorgeva quando uno piangeva, ma quel giorno invece non se ne curò tanto, o meglio, non se ne accorse. ‘Meglio così’ pensai.
Alla fine di una tazza di tè mentre dicevo alle due donne i propositi per le mie vacanze, mi avviai all’uscio per uscire.
Mi feci coraggio e tirai fuori la lettera dalla tasca dei miei shorts.
- Questa datela a Harry appena arriva. E mi raccomando, non leggetela. Voglio che sia lui il primo – esclamai tirando fuori un sorriso finto. Anne ricambiò il sorriso e mi abbracciò. Lei era la mamma che non avevo mai avuto.
Salutai con la mano Gemma e me ne andai, direzione aeroporto, destinazione New York.
 
Harry;
Finalmente finito il tour in Nuova Zelanda. Avrei rivisto mamma, Gemma e lei. Lei. Quanto mi era mancata. L’avevo lasciata così, senza scrupoli. Me ne sono pentito. Ho pianto per mesi e notti, senza darlo troppo a vedere. Ogni volta che dovevo premere un tasto tipo ‘make a webcam’, il fottuto tasto verde del telefono o il fottuto tasto azzurro ‘tweet’ mi immobilizzavo. E, scelta, peggiore, ci rinunciavo.
Per la stampa e i ragazzi ero il sorridente bello e dannato Harry Styles, ma in realtà ero uno straccio.
Mi piaceva, mi è sempre piaciuta. Ne ero certo. I primi mesi, quelli di X Factor, li ho passati a piangere con varie domande sul perché lo facevo da parte dei ragazzi.
Anche con la mia risposta, ‘Beatrice Evelyne Ferguson detta affettuosamente panda o pel di carota’ con un sorriso al ricordo, non mi avrebbero capito.
Era sera, quasi notte. Mi stavo imbarcando da solo per il Cheshire mentre gli altri prendevano nuove direzioni, da soli. E questo solo per due stupidi mesi. Dormii per dodici lunghissime ore e l’aereo atterrò.
Ci vollero solo venti minuti per raggiungere Holmes, grazie a un taxi.
Passai davanti a casa sua. Tutta chiusa. Cosa? Non era possibile. Con questi pensieri entrai. Abbracciai mamma e Gemma, distrattamente. Mi tolsi il berretto di lana e stirai la mia maglia dei Ramones nera tutta stropicciata per le troppe ore seduto. Poi, raggiante con una punta di tristezza, chiesi: - Ma panda dov’è?
Vidi mamma e Gemma guardarsi preoccupate. – E’ partita per New York ieri, per due settimane. Tu però non ti sei fatto sentire, eh – disse mia sorella.
Le guardai arrabbiato. – Si chiamano impegni quelli che ho, eh! –
Mamma urlò: - Iniziamo già a litigare, signorini Styles?! Harry, tua sorella ha ragione, sei tu quello che ha scelto di fare il cantante. E comunque vai in camera tua, c’è una lettera per te.
Corsi. Riconobbi la carta giallina e la scrittura femminile con i cerchietti sulle i leggermente inclinata a destra con la stilografica blu.
Per il mio migliore amico.” Diceva la busta. Mi detti una mossa ad aprirla e, seduto sul letto, iniziai a leggere.
“Ciao Harry,
sono Bea. La tua cara amica irlandese, amante dei lepricani, della patria, del verde, dei trifogli e credente nelle pentole piene d’oro sotto gli arcobaleni. La lentiggine umana e i capelli color carota. Ti ricordo chi sono, sai, perché per ben due lunghi anni non ci siamo mai sentiti. Un evviva agli impegni, hai ragione.
Eppure questa è una piccola parte di quello che sono. Se pensavi di conoscermi bene, ti sei sbagliato.
Prima di avere incontrato te, sapevo di essere come un bicchiere pieno a metà.
Poi sei arrivato tu. TU. Con i tuoi ricci, i tuoi occhi (ti ricordi quando tua madre ce li paragonava per vedere chi ce li aveva più azzurri e chi più verdi?), la tua risata e il tuo carattere forte, invidiabile. TU. E come per magia il bicchiere si è riempito. Tu sei come l’acqua che ha riempito la parte restante del bicchiere. E lo stesso hai fatto con la mia vita, capisci? Tu sei tutto per me.
Ricordi quando mi facevi le trecce? Una non me la sono mai slegata.
Quando mi hai regalato il tuo scoiattolo di peluche con cui siamo cresciuti? Ci dormo ancora, pensando di averti al mio fianco come quando lo eravamo veramente.
E quando mi regalasti il tuo portafortuna e io il mio? Io il tuo ce l’ho ancora, appeso al polso.
Tutti i guai che abbiamo combinato insieme? Ricordi che formano una polvere unica.
Non dimenticarti che per te ci sono e ci sarò sempre.
Non scordarti dei nostri giochi.
Non immagini quanto sei importante, credimi.
Non dimenticarti di me. Io non ti dimentico, fidati, anche se forse l’hai già fatto.
Ma tu non pensare che ti ho dimenticato, perché sei e rimarrai sempre nel mio cuore.
Prendila come vuoi, questa. Una lettera di una fan, di una persona qualunque tipo una semplice vicina di casa… o della tua migliore amica.
Ti amo.
Beatrice Evelyne Ferguson detta Bea, Eve, Lyne, panda o pel di carota.”
A quelle parole piansi a dirotto.
L’avevo persa. Forse non per sempre. No Harry, non per sempre. Presi il mio laptop e andai su google.
‘Voli Londra – New York’ furono le parole che cercai.
Presi il più economico, e rifeci la valigia un’altra volta. Dissi tutto a mamma, che mi abbracciò senza dirmi niente. Andai a dormire presto, sarei partito il giorno dopo.
 
Bea;
Secondo giorno a New York. Empire State Building e subito dopo pioggia. Che palle. Significava andare in giro per negozi. E a me lo shopping non piaceva. Di sicuro non sono venuta a New York per Tommy o per Harrods quanto per la Statua Della Libertà o Central Park. Entrai in una enorme edicola al centro della Grande Mela. Cartoline di tutti i colori invasero la mia vista. Ero attratta da una con la Statua Della Libertà con due ragazzi che si baciavano teneramente. Troppi ricordi mi offuscarono la mente. Il mio primo bacio con Harry, tutte le brutte parole che davamo alle professoresse, tutti i giochi, le cacchiate, tutto tra noi due. E oltre a offuscarmi la mentre, i miei occhi si appannarono per le lacrime.
Sentii una voce fin troppo familiare dirmi: - Che succede, pel di carota?
Mi girai. Il suo cappellino, i suoi occhi, la sua voce e la sua voce preoccupate.
Sgranai gli occhi.
Era lui. Il carnefice delle mie pene.
- Tu… tu… sei qui…? Non… è… possibile… - balbettavo, la mia rabbia andò decisamente a farsi fottere.
- Sì, Bea, sono qui, dopo due anni. Sono in vacanza.
Ma ecco che la rabbia spuntò: - Ah, e i tuoi quattro migliori amici dove sono? Non sono con te? Quelli che ti conoscono dalla nascita? – spuntò il mio sorriso sarcastico.
- Zitta – replicò lui. – Lo so che non ti ho mai chiamata. Lo so. So anche che quelle cose che mi tiravano se erano i nostri ricordi, i tuoi sorrisi, i tuoi capelli, i tuoi occhi… Tu insomma. – mi stava guardando. Dovevo per forza replicare.
- Non so come ho fatto a non suicidarmi senza di te, Harold.
- Non so come ho fatto a vivere senza di te per due anni, pel di carota.
Ci abbracciammo.
Le poche lacrime che avevo prima si trasformarono in grosse gocce che avrebbero potuto formare un piccolo lago.
- Ah, Bea un’ultima cosa… - gli si accesero gli occhi. - … Ti amo.
Mi baciò. Socchiusi le labbra. Le nostre lingue si incontrarono. Danzavano, giocavano. Era l’amore che avevo perduto. Per due lunghi anni.
- Quale ti piaceva? Questa? – disse indicando la cartolina. Sorrisi e annuii.
- Ma noi non compriamo questa. Ce la facciamo la nostra cartolina!
Risi. Così ci avviammo verso la Statua Della Libertà e mi baciò. Ci facemmo una foto. Con la mia Canon la prima foto da fidanzati insieme dopo due anni. La facemmo stampare, facemmo le righe a mano, comprammo un francobollo e ci scrivemmo: “Ciao mamma, ciao Gemma! Ci siamo beccati a New York, avete visto? Vi vogliamo bene, Harry”.
Pensavo avesse finito, ma invece mi porse la penna e mi disse: - Firma, panda. - Firmai.
Così ci rincontrammo, la mia vita ebbe di nuovo un senso.
Stemmo in tour insieme. Fu lì che conobbi i suoi amici, che devo ammettere di aver giudicato male. Erano fortissimi. E adesso quando mi dicono: “Ho perso la speranza” io rispondo: “continua a crederci, vedrai che quello che vuoi succederà.”
 

Writer corner (?)

Aluuuur, Beatrice ha rinnovato un po' il suo profilo cambiando avatar, cambiando nome (da CarrotJonas a horansoul) e... cancellando tutte le ff.
da oggi in poi farò solo più os, perchè le ff prendono tempo che io non ho. cwc
lasciate una piccolaaaa recensione o qui o su

@itsharoldbuddie on twittah. :D

#muchloveforthereaders.

Beats x
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: beattrie