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Autore: I n o r i    09/06/2012    9 recensioni
Lucy Heartphilia si trasferisce a Magnolia nell'inverno dei suoi sedici anni. Ormai abituata a cambiare città o perfino paese da quando ha ricordo, s'impone di rispettare la sua personale ed anche più importante regola: non affezionarsi a nessuno.
Questo, ovviamente, finché non inizia a frequentare la Fairy Tail High School! Amori, amicizie e momenti colmi di gioia l'aspettano...ma la sua nuova e divertente vita potrà durare per sempre?
Enjoy it! :)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levy McGarden, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La nuova casa, situata nei pressi di Sheffield, era molto più grande e lussuosa di quella che Lucy aveva a Magnolia. Vista dall'esterno, poteva sembrare una semplice villa in mezzo alla campagna, con una piscina e un giardino tanto grande da far paura.

L'arredamento era modesto ma elegante: appena entrati dal grande portone principale ci si ritrovava in un gigantesco salone, con tanto di camino; sempre al piano terra erano situate la cucina e la sala da pranzo -che in una casa così grande dovevano per forza essere due cose ben distinte- e infine un grande bagno, in cui era presente una vasca da bagno dall'aria confortante.

Le camere si trovavano al piano superiore: quella di Lucy, separata da quella di suo padre da una terza stanza -che Jude utilizzava come studio- sembrava la camera di una principessa. Non sapeva da chi suo padre l'avesse fatta arredare, ma sapeva per certo che ne era venuto fuori un vero e proprio disastro: come il resto della casa anche quella era molto grande, forse troppo per lei; i muri erano di un rosa pallido che dava alla stanza un aspetto malinconico, alla sinistra della porta stava un letto a baldacchino, e sul lato opposto, proprio di fronte ad esso, un grande armadio a muro con le ante scorrevoli; accanto alla finestra, che era più una porta che conduceva al balcone della camera, c'era una scrivania angolare bianca, e, sopra di essa, qualche mensola su cui avrebbe potuto poggiare i propri libri; il pavimento era in parquet, e ciò stonava parecchio con il colore del muro.

 

Per quanto suo padre continuasse ad insistere con il fatto che quella casa fosse stata comprata apposta per lei, per farla sentire più a suo agio in una città di cui non conosceva niente, Lucy non si sentiva per niente rasserenata.

Neanche il panorama che aveva modo di osservare dal balcone della sua stanza sembrava poterle strappare un sorriso.

Il fatto che quella casa fosse così grande, la faceva sentire ancora più sola, in realtà.

 

 

 

 

 

 

 

<< Forza, si svegli signorina Lucy, il pranzo è pronto! >> Anny entrò nella sua camera e spalancò le finestre tentando di svegliare la ragazza, che stava rintanata sotto le coperte come se fosse pieno inverno. Per sua sfortuna, si trovavano ancora a fine Agosto.

<< Non ho fame. >> Biascicò Lucy, prima che Anny le tirasse via le coperte di forza, guardandola in malo modo.

<< Ieri sera non ha cenato, è impossibile che adesso non abbia fame. L'ho lasciata riposare fino all'ora di pranzo, signorina Lucy, ma adesso dovrebbe mangiare qualcosa. >>

Lucy e suo padre si erano trasferiti appena una settimana prima, ed Anny, la cameriera ingaggiata da Jude, si era trasferita in quella casa in modo definitivo insieme a loro.

Anny era una donna bassa e grassottella, sulla cinquantina, con i capelli ricci e corti che portava coperti da una bandana bianca, la quale s'intonava con il grembiule che era solita indossare mentre cucinava. Aveva le labbra fini e le guance contornate da lentiggini.

La donna aveva preso immediatamente molta confidenza con Lucy, che forse considerava una specie di bambina di cui prendersi cura, nonostante avesse già sedici anni e non avesse bisogno di certe attenzioni.

In quel momento la guardava dall'alto del letto, con le coperte fra le mani. Lucy si sentì immediatamente rinfrescata.

<< Davvero, non ho fame, scusa Anny. >> Provò a dirle, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno accanto alla sua camera.

La donna la fermò, prendendola per un braccio. << Ma signorina Lucy, è giù troppo magra, così finirà per farsi del male...e poi suo padre è appena tornato, dovrebbe andarlo a salutare. >>

Suo padre, poco dopo il loro arrivo in Inghilterra, era ripartito per un viaggio di lavoro ed era stato via fino a quel momento, lasciandola da sola nella nuova casa, con la sola compagnia di Anny.

<< Digli che sono malata, Anny. >> Detto ciò cercò di divincolarsi dalla stretta della cameriera, la quale, però, la trascinò con più forza, facendole scendere le scale e portandola nella sala da pranzo, sotto le lamentele della bionda.

Anny era come un uragano, potente e veloce.

 

Lucy, ormai succube della forza di Anny, entrò nella sala da pranzo di malavoglia, trovandovi suo padre, seduto al tavolo rettangolare al centro della stanza.

<< Ciao, Lucy, ti stavo aspettando. >> Dicendo ciò non la guardò neanche, aveva già iniziato a mangiare e rivolgeva il suo sguardo al cibo presente nel piatto.

Lucy sospirò, sedendosi al lato opposto del tavolo.

Anny, dopo pochi attimi, le posizionò davanti agli occhi un piatto ripieno di fette di arrosto dall'aria davvero invitante.

Lucy ne prese un pezzo e ne assaporò il sapore, confermando che non era solo l'aspetto ad essere ottimo. Ma questo non le fece comunque tornare la fame -e, soprattutto, la voglia di mangiare- così, dopo pochi bocconi, appoggiò le posate nel piatto e fece per alzarsi, con l'intenzione di tornarsene in camera sua, magari a leggersi un buon libro per togliersi dalla mente pensieri spiacevoli.

<< Come ti trovi qua, Lucy? >> Purtroppo la voce dura di suo padre la bloccò all'istante, facendole voltare il viso nella sua direzione.

Lui ancora non la guardava, preferiva continuare a tagliare la carne presente nel piatto piuttosto che rivolgerle anche solo uno sguardo sfuggente.

<< Lo vuoi proprio sapere? >> Rispose lei, buttandola sul sarcastico.

A quel punto Jude alzò gli occhi, puntandoli su sua figlia.

Trascorse qualche attimo, prima che la voce dell'uomo spezzasse il silenzio che si era creato.

<< Fra poco più di una settimana comincerà la scuola. Vedrai che ti farai nuovi amici, qui in Inghilterra. >>

L'ultima cosa di cui Lucy voleva sentir parlare in quel momento, era sicuramente l'amicizia.

Così si alzò bruscamente e percorse il tragitto fino alle scale, per poi fermarsi davanti ad esse.

<< Non vedo l'ora. >> Sussurrò, sperando che suo padre fosse riuscito a comprendere la nota di sarcasmo che quelle parole contenevano, e salì al primo piano.

 

 

 

 

 

Dal balcone della sua stanza aveva modo di vedere un fitto bosco che si estendeva davanti alla casa, così colorato da avere la capacità di addolcirla almeno un poco. D'altra parte, le sembrava di essere letteralmente circondata da una barriera invisibile che suo padre aveva posto fra di lei e il resto del mondo. Si sentiva soffocare.

Appoggiandosi con la schiena al vetro della porta-finestra della sua camera, estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

Una settimana che viveva in quella casa. Una settimana che non sentiva la voce di Natsu.

Aveva pensato molte volte di chiamarlo, ma sapeva bene che il sentire la sua voce da dietro un telefono, sapendo di non poterlo vedere, né toccare, l'avrebbe sicuramente distrutta più di quanto già non fosse.

Ma la voglia di percepire la sua presenza, almeno per qualche minuto, vicino a lei...era decisamente più forte di qualunque altra cosa.

La tariffa per chiamare all'estero costava, e sapeva che Natsu non poteva permettersela, mentre lei si.

Perciò compose il numero del suo cellulare ad occhi chiusi, velocemente, e quando li riaprì, il suo cuore perse un battito: in quel preciso istante il suo telefono cominciò a squillare, emettendo la musichetta fastidiosa che lei tanto odiava.

Levi-chan. Sul suo cellulare era comparso il nome di Levi-chan.

Per poco, collegando la mente al resto del corpo e capendo cosa stava succedendo, non le sfuggì quell'aggeggio di mano.

Tremò, prima di premere il tasto verde ed avvicinarsi il telefono all'orecchio destro.

Dall'altra parte sentiva solo il silenzio più assoluto.

<< ...Levi-chan? >> Non sapeva perché stesse bisbigliando. Forse voleva solo essere cauta, l'ansia le stava divorando lo stomaco.

Ancora silenzio.

<< Levi-chan, pronto? >> Questa volta parlò più forte, forse non l'aveva sentita.

<< Lucy... >>

 

Quella voce. Quella voce non apparteneva a Levi-chan.

Le parole le morirono in gola, e si portò una mano a coprirsi la bocca, con gli occhi sgranati.

Le sue gambe stavano pian piano cedendo, così scivolò a terra, con la schiena sempre poggiata al vetro.

Il suo cuore si era fermato del tutto o stava continuando a martellarle nel petto? Non riusciva a capire neanche questo.

<< Lu...sono io. >> Sussultò nuovamente, sentendolo riparlare: aveva la voce roca, così penetrante che, nell'udirla, avvertì il suo stomaco stringersi in una morsa pungente. Come poteva pensare che non l'avesse riconosciuto?

<< Natsu... >> Questa volta la sua voce apparve spezzata e tremolante e si ritrovò ad asciugarsi gli occhi inumiditi.

Lui restò in silenzio qualche attimo, poi sospirò, come se avesse appena superato il primo ostacolo di quella telefonata.

<< Non avevo soldi per chiamarti, così ho preso in prestito il cellulare di Levi. >> La sua voce adesso appariva più rilassata e tranquilla, come se sentire quella di Lucy avesse avuto un effetto calmante su di lui.

<< Preso in prestito è sinonimo di fregare? >> Chiese l'altra, divertita.

Natsu ghignò. << Forse. >>

La bionda soffocò una risata: non sarebbe mai cambiato.

Stavano parlando normalmente, come se non fosse successo niente, come se quella settimana di lontananza non fosse mai esistita. Forse era la cosa migliore da fare.

<< Come stanno gli altri? >> Avrebbe solo voluto vederli. Solamente per qualche attimo.

<< Bene...stanno bene, Gray è ancora più rompipalle del solito in questi giorni! >> Ammise Natsu sbuffando, ma sorridendo sotto i baffi.

<< Mi fa sempre incavolare! >>

Lucy rise. << Ma tu fai altrettanto con lui, no? >>

<< Certo, e mi diverto anche! >>

Risero entrambi di gusto, e Lucy si asciugò una lacrima. Stava piangendo per il troppo ridere, giusto? Si, solo per quello.

<< E tu, Lu? Che combini laggiù? >>

Lucy rimase in silenzio qualche secondo per riprendere fiato e riorganizzare le idee. << Odio questa casa. >> Ammise infine, portandosi le ginocchia all'altezza del petto. << Ma mio padre ha ingaggiato una cameriera, si chiama Anny: è simpatica, anche se un po' strana. Ovviamente lui non c'è mai, ma è meglio così. E... >> S'interruppe un attimo, le parole le si bloccarono in gola.

<< E? >>

<< Vorrei che tu fossi qui. >>

In quel momento non era più così sicura che le lacrime che le solcavano il viso fossero dovute al troppo ridere.

Natsu strinse la propria maglia con la mano libera, respirando profondamente.

<< Anche io lo vorrei, Lucy, non sai quanto. >>

Lucy sorrise. Si sentiva strana dentro, all'altezza dello stomaco, irritato da emozioni complicate...rabbia, tristezza, e qualcos'altro che faceva più male di tutto.

<< Natsu, io... >> Ma la sua voce venne interrotta da un fastidioso rumore, proveniente dal cellulare, una specie di “Bip” ripetuto più volte.

<< Natsu? >>

Non sentiva più niente, non c'era più la sua voce calorosa a riscaldarle il cuore.

Si scostò il telefono dall'orecchio e guardò il display, stranita: chiamata terminata.

 

 

 

 

 

<< Lu? Ohi, Lucy? >>

Natsu guardò il cellulare di Levi e lo trovò spento. Provò a pigiare qualche tasto a caso -non è che se ne intendesse molto- ma la cosa non ebbe effetto e quel cellulare non si azzardò a dare cenni di vita. Ecco, perché in un momento come quello?! Stupido cellulare del cavolo.

Sbatté un calcio contro la panchina su cui stava seduto fino a pochi secondi prima: era incazzato, decisamente.

S'infilò le mani in tasca, cercando di contenere la rabbia.

Il cielo sopra di lui era limpido, era una di quelle giornate non troppo calde, in cui si sente una leggera brezzolina, a dir poco piacevole.

Fece un grande sospiro e cercò di rilassarsi.

Chissà se anche nel posto in cui viveva Lucy, adesso, si stava così bene.

<< Ohi tu, dov'eri finito? Ti abbiamo cercato dappertutto! >>

Natsu si voltò, infastidito, verso Gazille, che teneva per mano la piccola Levi.

Solitamente, in un momento come quello, si sarebbe preoccupato di non essere scoperto per averle fregato il cellulare.

Ma cosa gliene poteva importare, ormai? Cosa gliene poteva importare di tutto quello che lo circondava, in quel preciso istante?

Tanto, prima o poi, se ne sarebbero andati tutti.

Chi se ne fregava se aveva fregato un cavolo di telefono?

Levi si avvicinò, guardandolo sospettosa. << è successo qualcosa? >> Chiese, con il tono gentile e dolce che era solita avere quando si preoccupava per qualcuno.

In quei giorni lo stava trattando fin troppo bene. Tutti, in quei giorni, lo stavano trattando bene. Non veniva chiamato “stupido”, “sciocco”, deficiente”, da ormai troppo, per com'era abituato.

Cos'è, lo stavano compatendo perché era stato abbandonato per la seconda volta dalla persona di cui era innamorato?

Abbassò lo sguardo.

<< Questo aggeggio fa schifo. >> Disse, posando -non molto delicatamente- il cellulare nelle mani di Levi e andandosene via dal parco, lasciando basiti i due fidanzatini.

 

 

Non riusciva a contenerla, quella rabbia che gli avvolgeva il cuore.

E si accorse solamente in quel momento che era stato un emerito idiota: l'aveva lasciata andare, l'aveva lasciata andare pensando che la distanza che li separava non avrebbe mai potuto allontanare i loro cuori.

Lo sentiva, l'amore di Lucy. Lo sentiva premere dentro di lui, imponente.

Ma percepiva anche quella distanza così abissale che gli faceva sentire il cuore più peso.

Colmo di rabbia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve donzelle! :)

Eh già, sono ancora viva. Ormai non mi sto neanche più a scusare per i miei ritardi disumani e dannatamente irritanti, tanto lo sapete che mi dispiace.

Beh...questo capitolo devo ammettere che l'ho odiato con tutta me stessa. Non solo perché è triste -cappero, questa fic è troppo lagnosa-, ma anche perché è stato uno strazio scriverlo.

Inizialmente pensavo che sarebbe stato l'ultimo capitolo. E invece, dato che sarebbe venuto decisamente troppo, troppo lungo, ho deciso di dividerlo in due parti: questa è la prima, dove descrivo la “nuova vita” di Lucy in Inghilterra, e i sentimenti dei due poveri innamorati -quanto li sto facendo patire, quanto?!

Comunque, a questo punto il prossimo capitolo sarà l'ultimo.

Ma credo che ci sarà anche un breve epilogo per concludere la fic in un modo più carino :)

Che dire...vi ringrazio ovviamente, come sempre, perché siete davvero dei tesori, tutte quante!

Un bacio e al prossimo cap! <3

  
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