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Autore: SusanTheGentle    09/06/2012    1 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9:
Una strana mattina

 
“Isealina aveva infine trovato il suo padrone”disse Calien una volta che la visione delle terre di Ulum fu scomparsa e fu tornata l’oscurità attorno a loro. “Da quel giorno, una volta all’anno, Solquest si reca al fiume accompagnato dai suoi Zaninoni e si immerge nelle acque dove riposavano fino a qualche tempo fa le tre Pietre Verdi dell’Eterna Giovinezza. Esse lavavano via dal suo corpo ogni traccia del tempo trascorso. E nei lunghi anni e secoli che seguirono quell’infausto giorno, troppi per ricordarli tutti, la magia zentyre continuava a essergli rivelata in tutte le sue malefiche forme. Di tutti gli incantesimi di cui dispone però, il più terribile è quello dell’ipnosi”
Bill trattenne il respiro così forte che Tom lo guardò spaventato.
“Che c’è?”
“Di tutti i suoi sortilegi, il suono della sua voce è il più temibile” disse Bill molto serio.
“Eh?” fece Tom perplesso. “Scusa, non ti seguo”
Bill alzò gli occhi al cielo e sbuffò un po’ esasperato.
“Sveglia, Tom! Le leggende Zentyre, andiamo! La nostra biblioteca ne è piena!”
“Bè, scusami se non ho mai messo piede in biblioteca!”
“Esatto Bill”disse Calien interrompendo la breve lite. “La magia Zentyre non prevede l’impiego di bacchette magiche o calderoni, ma l’impiego dell’ipnosi. Con la sua voce può far fare qualsiasi cosa a chiunque! Può bisbigliare parole cariche di sospetto nella mente degli uomini attraversi i loro incubi, facendo si che piccoli litigi  si trasformino in battaglie sanguinose. Insinua la gelosia così che l’amore e l’amicizia svaniscano. Dove c’è la pace e la bontà, lui porta odio e cattiveria e distrugge, lasciando solo disgrazie e miserie sulla sua scia. E’ un demonio, e ovunque egli faccia risuonare il suo canto malefico ci sono odio e disgrazia. Un susseguirsi continuo di battaglie infinite, senza tregua. Quante di queste cose avete visto nel vostro mondo? E tutto cominciò per colpa di Solquest. Cercate queste informazioni, se davvero sapete dove trovarle, e vi saranno utili per sapere cosa aspettarvi da lui. In parte lo sapete già, perché anche voi due avete sperimentato il potere dello Zentyre, anche se in piccola parte”
Bill e Tom la guardarono stupiti.
“Voi due, che vi amate così tanto, che fareste qualsiasi cosa l’uno per l’altro, avete provato per un attimo gli effetti di quella magia spezzando il vostro legame. Per cosa? Per un litigio che riguardava la mostra di antiquariato. Solquest vi ha scelti per far parte della sua collezione, vi ha chiamati a sé, ma voi volevate resistere.
“Bill, tu ce l’hai fatta, hai resistito.
“Tom, tu sei stato più difficile da convincere che fosse pericoloso”
“Mi dispiace” mormorò sinceramente il rasta.
“Non fa niente”disse Calien scuotendo i lunghi capelli biondi. “La magia di Solquest è potente e tu sei così giovane”
 “Non ce la possiamo fare” disse ancora Tom con sconforto. “Non ne siamo capaci”
Calien gli sorrideva con gentilezza ma senza parlare.
“Insomma, tu dici che hai aspettato noi, che hai protetto la nostra città dall’inizio dei tempi finché io e mio fratello nascessimo, ma ti assicuro che noi non abbiamo la forza sufficiente per fermare quel tipo”
“Sei davvero sicuro di quello che dici?”chiese la ragazza.
“Si, certo. Altrimenti non lo direi”
“Bill, tu cosa pensi? Sei d’accordo con tuo fratello?”
“No”
“E ti pareva…”
“No, senti Tomi, ascoltami: possiamo farcela, l’abbiamo già dimostrato, gli siamo sfuggiti quando voleva trasformarci in bambole!”
Bill aveva ragione. Tom non replicò.
Calien sorrise ancora. “Esatto!” esclamò. “Gli siete già sfuggiti, e nessuno mai è riuscito a eludere la magia di Solquest, e solo coloro che vi riescono sono quelli che lo sconfiggeranno. All’inizio del mio racconto vi ho spiegato che ero chiamata la Fanciulla Prescelta, tra lamia gente, ricordate?”
I due ragazzi annuirono.
“Ebbene, c’era un motivo perché ero chiamata così. Ero l’unica del mio popolo a poter contrastare il potere ipnotico della voce di Solquest. Là dove tutti non potevo opporsi al suo comando, io riuscivo nell’intento”
 “E noi cosa centriamo con questo?” chiese Tom. “Noi non ne siamo capaci”
“Ah no?”
“No. Tu eri la Fanciulla Prescelta, avevi un potere innato, noi invece…” Tom si interruppe e guardò gli occhi blu della ragazza improvvisamente divenuti fieri e luminosi.
“A-anche noi? C-cioè, anche noi abbiamo un potere simile al tuo?”
Calien annuì sorridendo.
“Fichissimo!” esclamò Bill al colmo della gioia.
“Non vi ho scelti a caso”
“Ah, bè…questo cambia tutto” balbettò Tom un po’ sorpreso. “E come…insomma, come si usa?”
“Mica è un medicinale!”
“Taci, Bill”
Calien sorrise ancora e poi disse: “Provate a pensarci. Nessuno si è accorto della presenza di Solquest o degli Zaninoni a Magdeburg, solo voi due. Avete percepito una vibrazione nella magia e solo coloro che ne possiedono un poco possono accorgersi di questi cambiamenti. Avete scorto il pericolo. Ma cosa ancor più importante, voi due avete sperimentato il potere di Solquest in prima persona, anche se in piccola parte, ma l’avete sconfitto. Coltivate questa forza che viene dal vostro cuore, dal vostro profondo legame e ce la farete. Non siete soli, l’uno ci sarà sempre per l’altro, è di questo che Solquest ha paura. Per questo gli preme dividervi così in fretta. Ha sempre temuto i gemelli”
“Per questo ci hai scelti” disse Bill, perché ora tutto gli era chiaro. “Perché siamo gemelli? Tu sapevi”
“E’ così”. La voce di Calien si affievolì per un istante, come se una presenza invisibile la minacciasse.
“Non c’è più tempo. Lui sa” disse la ragazza.
Bill e Tom trattennero il fiato. Solquest li aveva trovati?
“Ascoltate” disse di nuovo Calien “Solquest vi ha parlato del suo piano, non è vero? Sapete che gli servono cento giovani di Magdeburg per la prossima luna piena”
I due fratelli annuirono.
“Aspetta un po’” disse Tom. “Ma se ha già le Pietre, a cosa gli servono tutti quei ragazzi?”
Guardò Bill nella speranza che avesse la risposta. Bill ce l’aveva.
“Non le ha più”
“Giusto” disse Calien. “Gli sono state portate via dalla Natura durante la tempesta che anche voi avete avvertito alla fine di questa estate. Se Solquest avesse le Pietre non avrebbe bisogno del sortilegio del sacrificio di sangue”
I due fratelli spalancarono gli occhi inorriditi. “Sacrificio di sangue?” esclamarono in coro.
“Questa cosa credo non mi piacerà” disse Tom.
“Dovete salvare i vostri amici, e tutti i ragazzi di Magdeburg, sia che siano già stati trasformati in bambole o no. Dovete avvertirli!”
Bill allargò le braccia “E come? Non crederanno mai alla nostra storia. Non quelli ancora liberi, almeno”
“Calien, tu come sei riuscita  a sconfiggere Solquest?” chiese Tom.
“E’ questo il punto, non ci sono mai riuscita” disse lei amaramente.
Una raffica di vento fortissima arrivò alle loro spalle, così violenta che li spinse in avanti. Tom e Bill piantarono bene i piedi sulla superfice liscia del pavimento di stelle. La figura di Calien si affievoliva sempre più.
“Aspetta! Abbiamo ancora un sacco di cose da chiederti!” urlò Bill al di sopra del vento.
“Ci rivedremo e per allora vi saranno più chiare molte altre cose, così potrò continuare il mio racconto. Tenetevi stretti gli amici, e non dubitate della forze del vostro cuore. A presto”
“Calien!” gridarono i due fratelli, ma ormai la ragazza era tornata ad essere la miriade di puntini luminosi che volteggiavano ancora tutto attorno a loro. Le ombre si infittirono e Bill e Tom non capirono più dove si trovavano. Nelle loro orecchie c’era solo il fischio del vento e poi si sentirono trascinare in giù, come risucchiati da un vortice di oscurità e vento, poi caddero su una superfice dura e umida.
“La ragazza è carina, molto carina, ma ha dei modi un po’ bruschi” disse Tom massaggiandosi la testa. “Non abbiamo sognato, vero?” chiese poi a Bill.
“No, era tutto vero”
Erano di nuovo al Municipio, ma non la suo interno, si trovavano nel parco antistante l’edificio. Era la mattina dopo la loro avventura. Forse l’alba, lo si capiva dal chiarore roseo del cielo.
 “Bene , così ha scaricato la responsabilità su di noi! Bell’affare! E non ha nemmeno finito di spiegarci tutto!”
Bill si alzò in piedi e porse una mano a Tom, aiutandolo a rialzarsi a sua volta.
“Bè, che vuoi farci? E’ il destino di ogni eroe”
“Noi non siamo eroi, Bill”
“Potremmo diventarlo. Gli eroi di Magdeburg”
“Per favore, sii serio”
“Va bene, va bene, non litighiamo. Hai sentito Calien, no? Dobbiamo stare uniti”
“Si, è vero…Piuttosto, ora che facciamo?”
“Giusto…mmm…non lo so. Non possiamo tornare a casa, vero?”
Tom sospirò. “No, direi di no. Ci sono quei cosi a casa, adesso, al posto nostro”
Bill abbassò lo sguardo sull’erba. “Già”
“Quindi, com’è che funziona?” chiese Tom. “Voglio dire, il piano di Solquest”
“Ssst! Non parlare così forte, potrebbe sentirti!”
Istintivamente si voltarono verso l’entrata del Municipio,
“Spostiamoci dietro questi alberi, non vorrei che stesse sorvegliandoci”
Si inoltrarono un po’ nel parco, sedendosi su una panchina in un punto nascosto, coperti dalla siepe che girava tutto intorno al parco.
“Allora?” riprese Tom. “Come credi che stiano le cose a casa nostra?”
Bill ci pensò per un attimo, poi rispose.
“Bè, innanzitutto ricostruiamo i fatti di ieri sera. Per prima cosa non è riuscito a trasformarci in bambole di porcellana, anche se ti ci vedevo bardato di pizzi e crinoline”
Tom diede un pugno sul braccio di Bill.
“Le due bambole che ci hanno dato ai grandi magazzini erano Zaninoni, allora”
“Ahi! Si” continuò il moro. “I due Zaninoni che ci avrebbero dovuto sostituire una volta che noi due fossi stati tramutati in giocattoli. Noi nelle bambole, loro nei nostri corpi, o qualcosa del genere”
“Che orrore!”
“Puoi dirlo forte!”
“E ora che sarà successo? I due Zaninoni saranno ugualmente diventati come noi?”
“Mi spiace dirtelo, Tom, ma credo proprio di si”
“E le bambole?”
“Forse sono rimaste vuote, si insomma, senza nessuno che le occupi, diciamo. Ma non credo. E’ più probabile che abbia usato altri due mostriciattoli”
“Non capisco” disse Tom sistemandosi il berretto sul capo. “Le bambole sono gli Zaninoni o sono solo bambole? Sono giocattoli reali o no?”
“Non lo so. E’ strano in effetti, ma credo siano Zaninoni che abbiano preso le sembianze di bambole. Non penso che Solquest si sia preso il disturbo di acquistare cento bambole di porcellana vere e proprie. Meglio usare la magia, no? Meglio trasformare direttamente le sue creature in giocattoli. Si risparmia tempo”
“Quindi la mia idea non è valida” disse Tom sprofondando nel cappotto.
“Che idea?”
“Mi era venuto in mente che potevamo distruggere tutte le bambole. Ma non so se va bene. Se non si rompessero? Le hai viste anche tu muoversi. Non sembravano più così fragili, nel Municipio, come quando erano nelle loro scatole”
Bill storse le labbra. “No, è vero. Non so se sia fattibile distruggerle. O forse si”
Un sordo brontolio spezzò l’aria immobile.
I fratelli dissero in coro: “Ho fame” poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Bè, non possiamo andare a casa, ma possiamo andare in un bar a prenderci qualcosa” propose Tom.
“No, non dobbiamo muoverci, o potrebbero vederci” disse Bill in fretta afferrandolo per un braccio
“Prima di tutto dobbiamo avvertire Maddy, Georg e Gustav”
“E come, se non possiamo mettere piede a casa?”
“Non li incontreremo a casa”
Tom era perplesso. “E allora dove?”
“Alla mostra”
 
 
Maddy venne svegliata dalla luce abbagliante di una bella giornata invernale.
Il ricordo della sera prima era ancora vivo e chiarissimo anche dopo una notte di sonno.
Ricordava, poco dopo essersi messa a letto, di aver sentito finalmente rientrare Gordon a casa. Maddy si era alzata e in punta di piedi era andata a sbirciare dall’alto della scala. Simone aveva abbracciato suo marito assicurandolo che tutto era finito e i ragazzi stavano bene. Allora Maddy, provando un po’ di vergogna per averli spiati, si era di nuovo ritirata in camera sua.
Poveretti, dovevano aver passato momenti di pura angoscia…
Ma ora la ragazza non voleva più pensarci. Il ricordo della sera passata era un brutto sogno che svaniva come neve al sole.
Sì, perché quella mattina finalmente cominciavano davvero le vacanze di Natale e c’erano un sacco di cose a cui pensare.
Maddy andò alla finestra balzando giù dal letto con un salto. Scostò le tende e sorrise al nuovo giorno. Era una giornata davvero meravigliosa, l’ideale per andare giù al fiume Elba dove tutti gli anni allestivano una pista di pattinaggio sul ghiaccio.
La giovane si voltò verso l’armadio per cercare qualcosa da mettersi. Alla fine scelse un paio di jeans chiari e un bel maglione a collo alto, bianco con sottili ricami a rombo azzurri, pieni di brillantini. I capelli biondi erano sciolti sulle spalle e le scendevano in graziose onde lungo la schiena.
Dalla stanza accanto, quella di Tom e Bill, non proveniva nessun rumore. Meglio non disturbarli, pensò Maddy.
Mentre scendeva le scale sentì due voci conosciute provenire dalla cucina. Vi si precipitò e scorse i volti sorridenti di Georg e Gustav, seduti al tavolo e intenti a conversare.
“Ciao!”
“ ‘Giorno!”
“Toglimi una curiosità Gustav”
“Sì?”
“Ma tu non mangi mai a casa tua?” chiese Maddy con un mezzo sorriso, perché il ragazzo si stava divorando una ciotola di cereali extra.
“Ehm…”
“Non fate complimenti, ragazzi” disse Gordon entrando nella stanza, pronto per andare al lavoro. “Ce n’è in abbondanza. Simone ha preparato tutto appositamente”
“Che santa donna!” esclamò Maddy ridendo, gli altri la imitarono.
“Vuoi un toast?”
“Due, grazie Gordon, sono affamata”
“Vi siete svegliati presto anche se è vacanza, come mai?”
“L’abitudine, credo” disse ancora la ragazza alzando le spalle e raggiungendo il padre di Bill e Tom ai fornelli. “Ti aiuto?”
“No, no, vai pure a sederti con gli altri. Preparo io per tutti”
Maddy esitò, poi chiese: “Simone dov’è?”
“Dorme ancora” rispose Gordon. “La scorsa notte è stata dura per tutti, ma lei è davvero stremata”
“Si capisco. Allora le porto su la colazione quando è pronta!”
Gordon le sorrise. “Grazie Maddy, sarebbe davvero carino”
Mentre l'uomo armeggiava con i fornelli (era veramente bravo), i tre ragazzi si misero a parlare.
“Mi sembri più allegra, stamattina” disse Georg.
“Sì, decisamente” rispose la ragazza. “Meglio scordarsela la scorsa notte, non vi pare? Oggi iniziano ufficialmente le mie vacanze. Voglio andare giù all’Elba a pattinare! Ci venite?”
“Sicuro!” esclamarono in coro gli altri due.
“Ecco qua” li interruppe Gordon per un momento, posando sul tavolo la colazione di Maddy, la quale spalmò una buona dose di marmellata sulle sue fette di toast, addentando con gusto la prima.
“Ragazzi, è tardi. Io devo scappare al lavoro” annunciò l’uomo. “Non distruggete la casa, ok?”
Tutti risero.
“A stasera” salutò Gordon e poi uscì di corsa.
“Ma Bill e Tom dove sono?” chiese Georg guardando verso la porta della cucina, come se dovesse aspettarsi di vederli apparire da un momento all’altro.
“Ancora di sopra, credo” rispose la ragazza.
“Dovevano essere distrutti ieri sera. Forse hanno bisogno di riposare un po’ ” disse Gustav.
“Sì, ma è meglio che oggi siano di umore normale, non vi pare?” disse ancora Georg.
Maddy non rispose.
“Erano solo un po’ scossi, tutto qui” replicò Gustav. “Quando siamo arrivati, Gordon ci ha detto che la buona notte di sonno li avrebbe rimessi a posto e io credo che abbia ragione”
“Me lo auguro” disse Georg. “Ve lo immaginate che bel Natale con quei due in quello stato? Sono già abbastanza insopportabili di natura”
“Credo che preferirei tornare in collegio, piuttosto” disse Maddy bevendo un sorso di succo di frutta.
“Sentite, ragazzi” disse Gustav a un certo punto, divenendo molto serio. “C’è qualcosa…non so che cosa, ma c’è qualcosa di strano in quei due. Avete visto Bill ieri sera come si è comportato con il cane? Lui adora Scotty”
“Non farmici pensare, o gli avrei tirato un pugno se non fossi rimasto troppo scioccato per quello che stavo vendendo” disse Georg furioso.
“Già, povero Scotty. Sembrava proprio che Bill l’odiasse”
“Insomma, non sembravano nemmeno loro quando sono tornati” continuò Gustav “E sono sicuro di non essere l’unico ad aver avuto questa sensazione, dico bene?” fissò gli altri due con uno sguardo eloquente, e Maddy e Georg non poterono dire di no. In effetti era quello che avevano pensato tutti.
“Ieri è andato tutto storto fin dal mattino presto. Non pensiamoci più” disse Georg alla fine.
Maddy ebbe un pensiero improvviso. Esitò un secondo ma poi parlò.
“Chissà che fine avranno fatto le bambole?” disse più a sé stessa che agli altri.
Tutti e tre si guardarono negli occhi, avvertendo una strana sensazione. Parve loro, per un momento, che la cucina si allontanasse, che si trovassero in un altro luogo. Gli sembrò che una strana nebbia li avvolgesse e sentirono in lontananza il rumore come di onde che si infrangono sugli scogli. E una voce che li chiamava…
Un raspare insistente e un uggiolare alla porta sul retro li risvegliò da quell’improvviso torpore
Senza dire nulla, Maddy si alzò ed aprì.
Scotty balzò letteralmente addosso ai tre ragazzi, scodinzolando e poi buttandosi a pancia all’aria.
“Certo che per essere grande e grosso non ha la minima dignità” disse la ragazza grattandolo dietro le orecchie.
“Vieni anche tu alla pista con noi, oggi? Eh, bello?” fece Georg assestando una piccola pacca sul dorso del cane.
Per tutta risposta Scotty abbaiò una volta.
“Direi che è un sì”
“Speriamo che i gemelli siano d’accordo” commentò Maddy pensierosa.
“Lo saranno, vedrai” disse Gustav sorridendole. “Non fare quel faccino triste, Blondie, o Bill si preoccuperà”. Le fece l’occhiolino e Maddy arrossì pensando al ragazzo.
Quando fu rimasta sola (Scotty si era accoccolato nel suo cesto in salotto), decise che era ora di combattere le sue paure ed andare a parlare con Bill e Tom.
Simone dormiva ancora, ma la ragazza pensò che fosse bene svegliarla nonostante avesse bisogno di riposare. Le portò la colazione a letto, parlarono un poco e poi Simone chiese: “Ti spiace se chiudo gli occhi ancora per cinque minuti, cara?”
“Ma ti pare. Non preoccuparti di niente, penso a tutto io”.
Poco dopo, la madre di Bill e Tom era di nuovo addormentata.
Maddy guardò la sveglia e vide che erano solo le otto e mezza. Pensò che, se da un lato in vacanza era bello dormire quanto si voleva, dall’altro era altrettanto bello svegliarsi presto e godersi la mattinata senza il pensiero delle lezioni. Certo, avrebbe dovuto cominciare i compiti, che erano davvero una valanga, ma quel giorno proprio non ne aveva voglia. Sapeva che si sarebbe ridotta all’ultimo momento, come sempre.
Era sempre stata piuttosto bava a scuola, non una secchiona, ma più in su della media. Purtroppo avere come amici i terribili quattro di Magdeburg equivaleva a venire influenzate negativamente. Bill, Tom, Gustav e Georg, visto il loro abbigliamenti non proprio convenzionale (specialmente i gemelli) venivano etichettati dai vicini, e da compagni e professori, come i teppisti di turno. Cosa che non era affatto. E Maddy, facendo parte della banda, veniva etichettata anche lei, ma poco le importava.
Aveva sempre avuto solo loro come amici, e non le mancava per niente la compagnia di un’altra ragazza. Forse perché aveva già Simone con cui confidarsi e spettegolare, e poi c’era la sorella di Gustav, che di tanto in tanto la invitava a uscire. Però Maddy stava bene così, i suoi amici erano loro e lei non li avrebbe cambiati con nessun altro per tutto l’oro del mondo.
Una volta si erano giurati quasi per gioco, quando erano piccoli, che sarebbero rimasti amici fino alla fine del mondo, e ora lei era sicura che sarebbe stato davvero così.
Con questi pensieri in testa si avviò verso la stanza di Tom e Bill. Si fermò davanti alla porta, fece un bel respiro e si stampò sul volto un sorriso enorme. Poi aprì la porta decisa.
“Forza, dormiglioni! E’ ora di alzarsi!”
Ma i due ragazzi erano già in piedi.
Bill stava davanti allo specchio e, a testa china, si spazzolava i capelli. Il suo collo sembrava più lungo e sottile, pallido e bianco…
Per un nanosecondo, un pensiero fluttuò attraverso la mente della ragazza e subito svanì, prima che lei riuscisse ad afferrarlo.
Per uno strano gioco di luce, il sole del mattino picchiava proprio sulla superfice dello specchio e non permetteva alla giovane di vedere bene il riflesso del ragazzo attraverso di esso.
Bill si raddrizzò e le lanciò un’occhiata, i cappelli gli ricaddero sulle palle, dritti e lisci. Quella mattina non aveva la sua solita pazza pettinatura.
‘In effetti stamattina sembra un essere umano come gli altri’pensò Maddy sorridendo tra sé.
“Che c’è?” chiese lui brusco.
“Niente, scusa” Maddy fece sparire il suo sorriso. “Sono venuta a svegliarvi, ma vedo che tu sei già in piedi. Tom dov’è?”
“Fuori…Voglio dire, in bagno” si corresse Bill in fretta, vedendo l’espressione perplessa di Maddy.
“Ehi!” fece una voce arrabbiata alle spalle di Maddy, le si voltò e vide Tom.
“Ciao!”
“Come ti permetti di entrare in camera nostra senza permesso?”
“Oh, ma….io…sono sempre entrata senza bussare” si giustificò Maddy.
Tom la prese per un polso e la cacciò di malo modo fuori dalla porta.
“Te l’abbiamo già detto ieri sera: se vorremo parlare con te, saremo noi a chiedertelo”
Maddy fissava Tom come se non lo riconoscesse. Spostò poi lo sguardo verso Bill, in cerca di aiuto, ma lui si voltò di spalle, ignorandola. Si sentì salire le lacrime agli occhi.
“Scu-scusate, volevo solo sapere come stavate stamattina”
“Stiamo bene, grazie” rispose Tom laconico.
“Non volevo disturbarvi” riprovò lei, decisa a capire cosa non andasse in quei due. “Pensavo che magari, se ve la sentite, potete raccontarmi qualcosa di ciò che è successo ieri sera”.
Nessuna risposta.
“Ragazzi, che c’è che non va? Se ho fatto qualcosa, io…”
“Quel che non va è che sei una gran maleducata, Madeline” disse Bill guardandola fissa per la prima volta da molto tempo.
“Gustav ha ragione” disse lei in tono d’accusa, “è successo davvero qualcosa ieri sera. Vi siete comportati in modo strano da quando siete tornati”
I due fratelli si lanciarono un’occhiata e a lei sembrò di scorgere un lampo d’avvertimento in quel gesto, come se si stessero comunicando qualcosa.
Poi, improvvisamente, le sorrisero. Ma non era un sorriso amichevole, sembrava stirato, forzato, quasi di convenienza.
“Ci dispiace” disse Tom, “ma ieri è stato molto peggio di quanto abbiamo mostrato. Siamo ancora un po’ sottosopra.
“Si, se vuoi ti raccontiamo tutto” disse Bill.
Ma Maddy rifiutò. “No grazie” disse seccata. “Tenetevelo pure per voi. Non mi faccio trattare così da voi due! Non so cosa vi sia preso, ma fareste meglio a farvela passare in fretta! Siete insopportabili!” concluse con un tono che sembrava tanto quello della madre dei ragazzi.
Poi riattraversò il corridoio e si precipitò in camera sua sbattendo la porta.
“Non trattarla così male, o se ne accorgerà” disse Bill con una voce che, se Maddy l’avesse sentita, avrebbe provato un brivido di orrore lungo la schiena. Era fredda e malvagia, senza calore.
“La odio” disse Tom con un tono molto simile.
“Si, anch’io. Non vedo l’ora che si tolga dai piedi”
Tom sorrise stringendo gli occhi in due fessure che lampeggiarono sinistramente.
“Sarà per oggi”
“Bene” fece Bill ridacchiando. “E poi toccherà agli altri due, e poi ai gemelli. Tolti di mezzo loro, nessuno potrà più intralciare i piani del padrone”.
 
Maddy si era illusa inutilmente. Aveva creduto davvero che una volta svegli, Bill e Tom sarebbero tornati come sempre, allegri e un po’ matti come erano sempre stati. Ma adesso…quei due non sembravano più nemmeno loro stessi. E poi perché tutto questo mistero sulla sera precedente? In altre circostanze non avrebbero perso occasione di raccontarle ogni singolo dettaglio, pensando alla loro scomparsa come a una straordinaria avventura.
Starno anche che fossero rimasti così sconvolti. D’accordo, avevano pur sempre solo quindici anni, erano rimasti soli per le vie della città di notte, e sarebbe potuto capitare loro chissà che cosa. Al solo pensarci, lei sarebbe morta di paura, ma i gemelli non erano mai stati due fifoni.
Si ricordava che, quando erano più piccoli, tutti e cinque assieme organizzavano delle spedizioni nei boschetti attorno al fiume Elba, facendo finta di essere esploratori in erba, oppure guerrieri coraggiosi alla scoperta di altri mondi. Si erano persi innumerevoli volte, e spesso Maddy si era messa a piangere. Ma in quei momenti Bill e Tom la prendevano per mano e si mettevano a inventare le cose più straordinarie. Maddy allora dimenticava ogni cosa e alla fine era lei stessa a non voler più tornare a casa quando era ora di rientrare.
Anche l’estate precedente, durante la grande tempesta che si era abbattuta sulla regione, quella che Bill aveva predetto nel loro nascondiglio segreto in mezzo ai cespugli del giardino, lei, che aveva terrore dei tuoni, era corsa tra le braccia rassicuranti della signora Kaulitz, mentre Bill e Tom erano rimasti svegli a parlare tranquillamente fino a tarda notte, alla luce dei lampi quasi ininterrotti.
Sì, strano…davvero strano…
D’un tratto bussarono alla porta.
Maddy, che era sdraiata sul letto a pancia in su, si alzò a sedere.
“Sì?”
"Siamo noi. Volevamo scusarci” disse la voce di Tom un po’ attutita.
Maddy sospirò e poi andò ad aprire.
“Vieni giù?” chiese Bill.
“Guardate che non vi ho ancora perdonato. Non ci si comporta così con una persona che non vi ha fatto niente!”
“Si, lo sappiamo, per questo volevamo farci perdonare” disse ancora il ragazzo.
Maddy storse le labbra e poi accettò di scendere in cucina insieme a loro. Decise che era ora di far tornare le cose come prima. In fondo aveva apprezzato che si fossero scusati, e così parlò della sua idea di andare alla pista di pattinaggio sul ghiaccio.
“No!” esclamò Bill scuotendo la testa. “Abbiamo un progetto di gran lunga migliore di questo”
“Cioè?”
“Vieni giù. Vogliamo farti vedere una cosa”
Tom spiccò una corsa e li precedette, uscendo poi a ritirare la posta, in mezzo alla quale vi era anche la copia del giornale della mattina.
Quando rientrò in cucina, Maddy e Bill lo aspettavano, lui sorridendo, lei perplessa e a braccia conserte, ancora un po’ arrabbiata.
“Guarda! Leggi qui” disse Tom mettendole davanti il giornale.
D’un tratto, l’espressione della ragazza cambiò e si trasformò da imbronciata a sorridente.
“Oh, sì! Si, mi piacerebbe un sacco!”
Si sentì come se fosse ancora addormentata, con quella sensazione che si prova nel momento del risveglio, ma quando ci pare ancora di stare sognando.
Era una sensazione di benessere, di tranquillità e lei avrebbe voluto che non finisse. Dimenticò la lite con i gemelli, dimenticò di essere stata arrabbiata. Anche l’idea di andare alla pista svanì, perché non era importante. Dimenticò tutto, c’era solo il pensiero della mostra di antiquariato, il cui articolo svettava in prima pagina.
Una sferzata di aria gelida la riportò alla realtà.
Bill e Tom, che fino a qual momento le avevano sorriso, si voltarono rabbiosi verso la porta.
“Scusa, Maddy, ho dimenticato il cappello” disse Gustav affacciandosi dentro la cucina. “Ciao!” salutò i due gemelli.
Loro ricambiarono un po’ freddamente.
“Scusa, cosa hai detto?” chiese Maddy confusa.
“Che ho scordato il capello”
“Oh, certo. Eccolo, tieni”
Un momento di silenzio in cui tutti si scambiarono strane occhiate, poi Gustav si decise e parlò per primo.
“Allora? Come state?”
“Bene” risposero meccanicamente Tom e Bill.
“Allora oggi venite con noi a pattinare? Maddy ve l’ha detto presumo”
“Bè, in verità avevamo appena cambiato programma” disse Tom, facendo leggere anche a Gustav l’articolo che parlava della mostra di antiquariato.
“Bè, io…credo che si possa fare, sì” disse il ragazzo, che pareva incapace di staccare gli occhi dalle pagine.
“Allora dimentichiamo tutto quello che è successo ieri sera, d’accordo?” fece Bill. “Amici come prima?”
“Sì, non c’è problema” sorrise Gustav restituendo il giornale a Tom. “Dovremo dirlo anche a Georg”
“Appena lo vedremo, ci puoi giurare” disse il rasta.
Simone entrò in cucina in quel momento.
“Quando metto piede qui dentro voglio vedere solo visi sorridenti” ammonì, e poco dopo Bill e Tom si lasciarono dare il bacio del buongiorno.
“Ci spiace per ieri, mamma” dissero.
“Lo spero bene” replicò lei. Poi salutò Maddy e Gustav, che uscì poco dopo diretto nuovamente a casa.
“Ci vediamo alla mostra” gli disse Bill, come per avere una nuova conferma.
“Certo. Non vedo l’ora”
La signora Kaulitz chiese ai figli se avevano già fatto colazione e i due risposero che non avevano troppa fame.
“Sciocchezze, dovete mangiare. E’ il pasto più importante del giorno”
I due ragazzi accettarono senza troppe rimostranze stavolta, e a Maddy sembrò ancora che i due si scambiassero sguardi di avvertimento, come un codice segreto per comunicarsi qualcosa che agli altri doveva restare ignoto.
‘Smettila di immaginarti le cose’si disse.
“Abbiamo deciso di andare alla mostra di antiquariato” annunciò Bill.
Simone parve sorpresa. “Davvero? Credevo non volessi, Bill. Ieri sembravi così sicuro”
Lui alzò le spalle. “Ho cambiato idea. Ci possiamo andare, per favore?”
“In realtà oggi avrei bisogno che rimaneste a casa. Prima di tutto perché voglio vedervi fare i compiti delle vacanze, e poi sapete bene che ho un mucchio di lavoro arretrato e vorrei finirlo prima dell’arrivo del padre di Maddy”. La signora Kaulitz era una bravissima sarta. “Non mi va di ridurmi alla sera della vigilia, o vostro padre darà i numeri. Non potete fare un altro giorno?”
Maddy sentì la delusione crescere dentro di lei.
“No!” disse Tom guardando fisso la madre “Noi volevamo andare oggi! E’ l’unico giorno in cui possiamo tutti” si affrettò ad aggiungere, vedendo l’espressione torva della donna.
“Sai, vengono anche Gustav e Georg” aggiunse Bill.
Simone ci pensò un attimo.
“Tu sei d’accordo, Maddy?”
“Si, certo. Anch’io ci voglio andare”
“E va bene, possiamo fare così: potete andarci nel pomeriggio, vi accompagnerò io. Le faccende di casa che non riuscite a sbrigare stamattina sono rimandate a domani, compreso lo studio”
“Fantastico!” esclamarono in coro i due fratelli.
“Ah! Evviva, Simone! Grazie, grazie!” fece Maddy saltando al collo della donna.
“Ti piacerà, vedrai” le disse Bill con un gran sorriso. “Aspetta e vedrai

 
 
Ola! Ciao cari lettori, vi sono mancata? Spero che stavolta non sia passato troppo tempo dall’ultimo capitolo, ma i miei tempi sono quelli che sono e contate che ho tempo di scrivere solo la sera e la domenica.
Come sempre vi prego di dirmi cosa pensate di questa storia lasciando qualche recensione.
L’altra volta ho avuto qualche problemuccio con il codice html e il capitolo risultava tutto attaccato, spero che stavolta si veda bene. Se ho fatto degli errori segnalateli che li correggo.
Ringrazio:
Alien__, DollyDiamondTK, Evangeline143, IwillN3v3rbEam3moRy e  moon queen
Pochi ma buoni!
 Un bacio da Susan
   
 
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