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Autore: _Luna_    09/06/2012    3 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Il principe Caspian! Non riuscivo a sopportare l'idea che Susan lo abbandonasse per sempre, così ho voluto dare una seconda opportunità a questa coppia! Spero vi piaccia :3
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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« Lucy? » aveva riconosciuto i passi piccoli ma decisi della sorella. Il soldato l’aveva portata nella segreta con la massima accortezza e l’aveva invitata ad entrare. Aveva arricciato il naso poi, capendo che non poteva scappare, entrò nella cella migliore che la guardia aveva trovato. Dopo circa una ventina di minuti vide la sorella davanti a lei. Il carceriere l’aveva lasciata passare, riconoscendo la sua autorità e si era riseduto in silenzio, con le chiavi in mano.
« Oh, Susan! » voleva tanto abbracciarla ma le sbarre glielo impedivano « Non prendertela con Caspian, davvero. Quando l’ho visto...era chiaramente dispiaciuto. Lo fa per il tuo bene »
« Vorrei allora che mi volesse bene di meno…» i suoi occhi erano persi nel vuoto « Voglio proteggerlo, perché non me lo lascia fare? Vorrei solo che si fidasse di me…prometto anche di essere meno testarda, meno stupida e meno indipendente. Ma mi deve lasciar fare quello che voglio »
La sorella inclinò la testa a sinistra e le strinse la mano attraverso le sbarre « Lo fa perché ti ama e perché non potrebbe resistere sapendoti in pericolo » Ma la maggiore ribatté che era lei a non poter resistere sapendo di non poterlo aiutare « avanti, Susan, devi stare allegra. So che andrà tutto bene, ne sono assolutamente sicura »
Si spostò un ciuffo dal volto « Cosa starà facendo, ora? Starà bene? Sarà già ferito? »
Il sorriso un po’ malefico della più piccola la spaventò « Penso che ci sia solo un modo per scoprirlo »
sussurrò poi si avvicinò lentamente alla guardia che aveva gli occhi chiusi e gli mise il suo piccolo coltello alla gola « Dammi le chiavi, subito » L’altro tentò di liberarsi dal pugnale troppo vicino ma non vi riuscì e fu costretto a dare le chiavi alla regina che, intanto, aveva preso una corda e gli legò le mani. Dopo un paio di tentativi trovò la chiave giusta e corse con la sorella verso le scuderie « E dire che avevo promesso a Caspian di non liberarti…»
« Ohoho! La regina Lucy che non mantiene le promesse! » arrossì e si giustificò dicendo che aveva incrociato le dita « Bene. Questo è il mio arco, frecce, spada. Ho tutto » montò in sella a Dakar e lanciò un ultimo sguardo alla sorella « Tornerò presto, te lo prometto »
« Non stai incrociando le dita, vero? » il sorriso di Lucy era velato di sconforto « Ah, Susan. Hai dimenticato questo » le porse il corno « Suonalo Susan. Non esitare: se sei in pericolo, suonalo… per favore. Non farti prendere dalla smania di successo. Chiedi aiuto » La sorella lo mise dietro la schiena e la guardò intensamente.
« Tu rimarrai qui, vero? »
Scosse la testa « No, Susan. C’è bisogno d’aiuto e tu lo sai »
« Cercherai Aslan? » Annuì poi sparì tra i cavalli, alla ricerca di una spada e di una sella « Buona fortuna, piccola Lucy…ora vai, Dakar. Forza! » spronò il cavallo e fu sbalzata all’indietro per la partenza velocissima ma non lasciò le redini. Caspian aveva bisogno di lei così come Peter ed Edmund, doveva fare in fretta e sarebbe andato tutto bene, o almeno, lo sperava. Arrivò dopo circa mezz’ora di corsa sfrenata e, appena in prossimità dove aveva combattuto l’ultima volta, sentì il clangore della battaglia. Non sapeva come avrebbe fatto a trovare Caspian così si gettò nella mischia senza pensarci due volte, pregando di non morire nella folle ricerca. Iniziò a lanciare frecce e ogni volta colpiva un Minotauro o un Kegar: erano queste e qualche gnomo le creature che formavano l’esercito di Jadis. Susan si concentrò e riuscì anche ad atterrare un Minotauro con l’aiuto di una spada. I Kegar li lasciava ai gruppi di soldati perché da sola non poteva farcela. Fortunatamente i nuovi mostri non erano moltissimi ma erano ancora più cattivi e feroci di quelli di due settimane prima. Si addentrò nel centro del clangore e lì il combattimento era ancora più tremendo e spietato.
Sembrava l’inferno: urla, strepitii, frecce che volavano ovunque, denti aguzzi pronti a lacerare le prede. E lì, sporco di sangue e quasi esausto, c’era il suo Caspian. Voleva correre verso di lui ed abbracciarlo ma stava combattendo assieme ad Edmund e ad altri due soldati con un Kegar. Il modo migliore per proteggerlo era fargli credere che lei fosse ancora al castello e non in mezzo a quella confusione mortale. Così iniziò a uccidere i Minotauri che volevano avvicinarsi a Caspian, sfruttando quella confusione per non farsi notare troppo. Non resistette però quando vide il ragazzo sul punto di essere colpito.
« NO! » interpose la sua spada appena in tempo tra la zampa del Kegar e il giovane. Riuscì a tenergli testa finché alcuni soldati non lo abbatterono completamente.
« Susan? » domandò con voce fievole.
« Mmm…si…» tolse il cappuccio che le copriva la testa e andò ad abbracciarlo « Scusami, non ho resistito. Come stai? »
Anche lui la strinse forte nonostante volessero riportarla di corsa al castello «Bene per quanto lo si possa stare in guerra…attenta! » la buttò a destra perché due minotauri li stavano per attaccare « Edmund, vieni! » urlò al re poco lontano che però era già impegnato con un Kegar così se la dovettero cavare da soli. Più volte Caspian protesse Susan da colpi quasi mortali e dopo molto tempo riuscirono a sconfiggerli. Ormai però erano stanchi, distrutti e i mostri non accennavano a smettere o a stancarsi « Non va bene! Non va affatto bene! » mormorò il re, tentando di uccidere un Minotauro. Furono però accerchiati da altri tre più un Kegar ed erano rimasti solo lui, Susan e due soldati. Sarebbe stato pronto a morire pur di salvare la ragazza ma nemmeno per lei c’era via di fuga.
Un fischio stridulo costrinse tutti i combattenti a tappare le orecchie e, come per magia, i mostri, i minotauri e gli gnomi rimasti scapparono verso la foresta, lasciando la pianura piena di cadaveri e soldati sporchi di sangue. Dopo qualche secondo di incredulità si levò un boato di urla di gioia e tutti si abbracciarono tra loro. La regina scosse la testa «No. Non è possibile che se ne sia andata così. Stava per vincere, perché se ne sarebbe dovuta scappare?» Anche Caspian la pensava allo stesso modo ma in quel momento si sentiva solo allegro per la presenza di Susan « Caspian…dov’è Peter? » alzò le spalle: dall’inizio della battaglia l’aveva perso di vista e non era certo corso a cercarlo. Si sentì inquieta e iniziò a vagare per il campo cosparso di morti « PETER! » no, non poteva essere morto, doveva ancora vivere, sorridere, crescere! Infine, lo trovò vivo, sporco di sangue, ma ancora in vita. Gli gettò le braccia al collo « Oh, Peter! »
« Susan! Non dovresti essere al castello? » era spaesato e il braccio gli faceva male ma abbracciò lo stesso la sorella, una faccia amica in quel mare di morti « Stai bene? Sei ferita? Ti fa male qualcosa? »
« Sto benissimo » gli sorrise e pensò per un momento che si fossero risolti tutti i problemi con lui.
« Volevo dirti che mi dispiace…non volevo trattarti male, l’importante è che tu sia fel…attenta! » un sibilo poi fu come se il tempo si fosse fermato. Peter la buttò a terra, impedendo alla freccia indirizzata a lei di colpirle il cuore. Ma fu il ragazzo a prenderla in pieno petto e il respiro gli si fermò in gola, voleva concludere quella frase, dirle che approvava la sua relazione con Caspian, perché in fine dei conti l’unica cosa che gli importava era la sua felicità e nient’altro. Il suo corpo cadde lentamente tra le braccia della sorella che gridava terrorizzata « S…sue…per…perdona…mi…» gli occhi si stavano per chiudere e non sapeva che fare. Le richieste d’aiuto erano disperse dal vento che soffiava freddo sulla pianura e sembrava che solo lei vedesse il corpo moribondo. Tentò di tirarlo su ma non ci riuscì e accarezzò i capelli biondi di Peter.
« Ti prego…non lasciarmi…» come avrebbe fatto senza di lui…non riusciva ad immaginare una vita senza quegli occhi azzurri che la incoraggiavano, che la proteggevano, che l’aiutavano « Peter…» le lacrime si andarono a posare leggere sulle guance ormai fredde del ragazzo. Voleva salvarlo, avrebbe fatto qualsiasi cosa, doveva salvarlo « Rimani con me…non andare via! Non mi abbandonare » ma erano parole che il ragazzo non poteva più udire.
Le palpebre si chiusero per sempre sul cielo azzurro degli occhi e il respiro si bloccò, non uscì più nessuna parola dalla gola immobile. La bocca non si sarebbe più allargata in quel sorriso così familiare, e ora così lontano. Le mani sporche di sangue sembravano stringere l’erba come per rimanere attaccate alla vita. Appoggiata sulle ginocchia della sorella, la testa era volta verso il suo viso, per salutarla un’ultima volta. Chiuso nel corpo senza vita, il cuore giaceva statuario dopo aver esalato l’ultimo battito. Tutt’attorno, il silenzio. Poi, l’urlo straziante di Susan lacerò l’aria.



N.d.A. Rieccomi tornata con un capitolo abbastanza triste e malinconico. Non mi uccidete, vi prego, ma Peter non mi è mai stato simpatico u.u Recensite, anche con insulti se volete per la morte di Peter e a presto!
Luna

   
 
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