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Autore: Soly_D    09/06/2012    7 recensioni
[Mirai!Gohan x Mirai!Videl]
Ho immaginato che Gohan e Videl si fossero conosciuti anche nell'universo di Mirai!Trunks. In questa storia troviamo quindi un Gohan appena ventenne che non ha potuto frequentare il liceo a causa della distruzione seminata dai due cyborg, ma conoscerà ugualmente Videl in circostanze diverse. Nel complesso, la storia non sarà triste. Nonostante Gohan (come ben sapete) muore, ci sarà un lieto fine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

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Promessa

“Grazie, Gohan. Per il vestito e le scarpe” disse Videl, dando il buongiorno a Gohan con un bacio sulla guancia. Il giovane saiyan arrossì lievemente, già consapevole che la sorpresa le avrebbe fatto piacere e contento di aver portato un sorriso sul volto della ragazza.
“Che ci facevi ieri sera sui Monti Paoz?” esordì addentando un bignè alla crema.
Videl si irrigidì improvvisamente.
“Ehm... io...” non poteva mentire “Ero solamente curiosa di sapere dove stavi andando, tutto qui”
Gohan inarcò un sopracciglio e sorrise appena.
“Quindi... non hai notato nulla di strano?”
“Beh...” rispose lei, fissandolo negli occhi “Ti ho visto combattere con Trunks... E non credevo che fossi così esperto... ”
Gohan tirò un sospirò di sollievo e si concentrò sulla colazione, ora più tranquillo.
“Gohan, cos’è un saiyan?”
La domanda arrivò schietta e senza fronzoli, solo poche parole per permettere a Gohan di soffocare con il bignè incastrato nella gola. Lentamente, cercò di riprendersi attraverso qualche sorso d’acqua e qualche colpo al petto.
“Un... saiyan? Dove l’hai sentito?” ripetè con una risatina alquanto isterica.
“Durante il combattimento tra te e Trunks”
Gohan si grattò la testa. Nessuna via d’uscita da quella brutta situazione.
“Beh, un saiyan è... una persona”
Non avrebbe potuto dare risposta più stupida.
“Che genere di persona?” chiese la ragazza, sempre più curiosa.
“Una persona che...” cominciò Gohan, roteando gli occhi per tutta la stanza, alla ricerca di qualche suggerimento. “Una persona....che... che... è...”
“GOHAN!” la voce di Chichi rimbombò per tutta la stanza, salvando il giovane saiyan da un brutto guaio e deludendo la speranzosa e curiosa Videl.
La ragazza fece una smorfia e continuò a far colazione, mentre Gohan saltellava tutto allegro verso la madre. Ma prima o poi avrebbe scoperto tutto sui saiyan, Videl ne era certa.

La tv non faceva altro che informare la gente sui danni provocati dai cyborg distruttori e avvisarla di rimanere in casa, per non correre il rischio di imbattersi in quelle due spietate macchine da guerra. Ma una volta che c-17 e c-18 arrivavano in città, nascondersi era del tutto inutile.
Videl osservava sconvolta le immagini e i filmati trasmessi tv: uno spettacolo orribile che aveva come protagonisti i due androidi senza cuore e la loro mania di distruzione, intere città rase al suolo e vite di persone innocenti crudelmente stroncate.
Si riteneva fortunata a vivere sui monti Paoz, lontana dalla caoticità e dalla confusione delle città in subbuglio per la costante presenza dei cyborg. C-17 e c-18 l’avrebbero potuta raggiungere in qualsiasi momento, ma si sentiva stranamente sicura e protetta a casa Son: un po’ perché l’abitazione era situata in un posto quasi “sperduto” rispetto alla città, un po’ perché viveva sotto lo stesso tetto di un esperto di arti marziali, Videl non si era mai sentita preoccupata o angosciata pensando ad una probabile visita da parte degli androidi.
Era stata davvero fortunata ad aver incontrato Gohan, quel fatidico giorno. Ricordava bene il terrore provato alla vista dei due androidi, lo sgomento nell’attimo in cui si era accorta di essere in trappola, la rassegnazione di andare incontro a morte certa ed infine quella sensazione di gioia e liberazione nel momento in cui Gohan l’aveva tolta dalle grinfie dei due cyborg.
In realtà, ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che Gohan provasse di tanto in tanto a battersi con i nemici. Ogni giorno usciva di casa per allenarsi e diventare sempre più forte, in modo che un giorno sarebbe stato in grado di sconfiggere gli androidi e riportare la pace sulla Terra. Sembrava un sogno stupido, un sogno irrealizzabile e insensato, ma Gohan ci credeva fermamente e Videl lo stimava molto per questa sua audacia e determinazione. D’altronde, aveva tutte le capacità per contrastare c-17 e c-18 e Videl era quasi sicura che queste sue potenzialità fossero collegate alla parola saiyan, di cui non aveva ancora scoperto il significato a causa delle continue assenze di Gohan. Sembrava che la facesse apposta, che volesse sfuggire dalla fatidica discussione.
“Chichi, cos’è un saiyan?”
Videl aveva spento la tv ed ora fissava insistentemente la figura della donna che gironzolava per la cucina con l’intenzione i cucinare una sana cena per la sua famiglia.
Nel momento in cui Chichi captò la parola saiyan le venne in mente Goku e tutto ciò che avevano passato insieme, avventure e disavventure che erano sempre terminate nel migliore dei modi. Tutte tranne una: l’ultima. E la cosa peggiore era ricordare che suo marito non era stato ucciso da nessun orribile nemico con manie di grandezza o capacità innate, ma dal nemico peggiore degli essere umani, il più temibile e oscuro: la malattia.
Il piatto che Chichi stava accuratamente asciugando tra le sua mani, venne improvvisamente lasciato cadere e infrangersi contro il pavimento freddo e immacolato della stanza, provocando un fastidioso rumore cristallizzato e un assordante silenzio rotto solo dal ticchettio delle lancette sull’orologio appeso al muro.
La donna si voltò verso Videl, l’espressione sconvolta e lo sguardo perso.
“Un saiyan?” ripetè, ingoiando a vuoto.
Videl annuì, nonostante lo stupore provocato dalla reazione della madre di Gohan alla sua domanda.
“Io...” sussurrò impercettibilmente Chichi “Io non lo so. Dovresti chiedere a Gohan”
Videl, rimasta fin ad allora con il fiato sospeso, annuì rassegnata e decise di uscire di casa. Il tempo di schiarirsi le idee e poi sarebbe tornata immediatamente a casa per l’ora di cena.

Camminava a testa bassa, lentamente, con le mani unite dietro la schiena.
Non aveva mai visto Chichi reagire in quel modo. Anzi, solo una volta le era parsa così triste e pensierosa: il giorno in cui le aveva raccontato chi e dove fosse suo marito.
Videl aveva capito all’istante che Chichi sapeva cosa fosse un saiyan, altrimenti non avrebbe reagito in quel modo. Forse suo marito e i saiyan erano collegati in qualche modo?
La ragazza alzò lo sguardo, guardandosi intorno. Aveva percorso un bel po’ di strada senza nemmeno rendersene conto, infatti cominciava a sentirsi stanca ed assonnata. L’unica sua consolazione era il tramonto che tingeva il cielo di sfumature rosa-arancio, preannunciando l’arrivo di una calda notte estiva. Rimase a contemplare il cielo per qualche minuto, finché si rese conto che era ora di tornare a casa e cominciò a percorrere a ritroso la direzione che aveva preso per arrivare fin lì. Ma, stranamente, man mano che proseguiva il percorso, la debolezza e la stanchezza diventavano sempre meno sopportabili.
Pochi attimi dopo, le si annebbiò la vista, le gambe cedettero, la fronte bagnata venne a contatto con il morbido prato sul quale stava camminando e infine il buio più assoluto.

“Che ce ne facciamo di lei?”
“Giochiamoci un po’, potrebbe essere divertente”
Due ragazzi dall’aspetto angelico, ma dallo sguardo freddo e impenetrabile se ne stavano fermi al centro della strada con le braccia conserte e l’aria di chi la sa lunga.
“Ehi ragazzina!” urlò la bionda, tirando un calcio alla ragazza stesa ai suoi piedi.
Videl si portò una mano al fianco, lì dove era stata colpita, e strizzò gli occhi per il dolore. Infine li aprì e cercò di focalizzare le immagini che aveva davanti.
Non appena si accorse della presenza dei due cyborg, una terribile sensazione di panico e smarrimento si impossessò di tutto il suo corpo e la ragazza urlò con tutto il fiato che aveva in gola, nel vano tentativo che qualcuno la aiutasse. Ma nel momento in cui provò a indietreggiare, il cyborg dai capelli neri la prese per il colletto della maglia e la sollevò da terra, lasciandola sospesa a mezz’aria.
“Urla di nuovo così e ti finirò all’istante” la avvertì c-17, con sguardo apparentemente amichevole. Era un dato di fatto che i due androidi avessero un aspetto maledettamente attraente e angelico, in contrasto con il loro cuore privo di pietà e la loro indole feroce e crudele.
“Mi chiedo cosa ci faccia una ragazzina come te, qui tutta soletta...” esordì c-18 cominciando a gironzolare intorno al fratello e a Videl.
La ragazza inghiottì a vuoto, i muscoli del viso tesi e la fronte imperlata di sudore.
Fu in quel momento che tutte le sue certezze crollarono.
Era davvero sola. Nessun ragazzo dai capelli neri nei dintorni.
“Non è quella che ci è sfuggita l’ultima volta che abbiamo combattuto con Gohan?” chiese c-17 alla sorella, osservando meglio la ragazza in questione.
Videl sussultò non appena sentì il nome del suo salvatore.
Ma lui ora non c’era. Non era lì, pronto a salvarla.
Era sola. Dannatamente sola e impotente.
Debole. Ecco come si sentiva. Se fosse stata forte, se la sarebbe cavata da sola e avrebbe potuto fuggire da quella terribile situazione. Se fosse stata forte, ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di nessuno. E Gohan sarebbe stato fiero di lei.
Invece no, lei era sempre stata la donzella in pericolo a partire dall’arrivo dei cyborg. Credeva che ciò che avesse imparato da suo padre riguardo al combattimento, sarebbe stato sufficiente a sconfiggere i cyborg. Ma loro non erano comuni esseri umani e lei, in confronto, non era nessuno. Debole, continuava a ripeterselo mentalmente Sei debole.
“Non ci sfuggirai questa volta, bambolina” ribatté il cyborg moro, con uno strano bagliore negli occhi ardenti.
“Dai, fratellino, falla finita. Abbiamo da fare, noi” aggiunse la bionda, sorridendo.
Il cyborg ricambiò il sorriso e ritornò a fissare Videl, pallida e smorta.
Era davvero giunto il suo momento?
Chissà cosa stavano facendo Gohan, Chichi, Trunks e Bulma. Chissà se stavano pensando a lei, se erano preoccupati...
“Addio” pronunciò c-17, solenne.
Un colpo secco, un dolore stranamente impercettibile e poi il nulla davanti agli occhi della ragazza.

Videl gettò un urlo disumano che riecheggiò per le pareti della stanza, prima ancora di aprire gli occhi e capire realmente cosa stesse succedendo. Gohan si affrettò a tamponarle la fronte accaldata con un panno bagnato e a stringerle forte la mano.
“Videl, svegliati!”
La ragazza continuò a dimenarsi e a strillare per qualche secondo, poi si svegliò di soprassalto mettendosi immediatamente a sedere. Aveva mal di testa, caldo, gli occhi prossimi alle lacrime e una tale debolezza da costringerla a rimettersi distesa.
Gohan era seduto accanto a lei e le sorrideva.
“Era solo un incubo, tranquilla”
Videl si sentì rincuorata dalle parole di Gohan e chiuse gli occhi.
Un incubo?
Aveva solamente sognato la sua morte?
Era stato tutto frutto della sua immaginazione?
Fece una smorfia di disappunto e aprì nuovamente gli occhi.
“Cosa è successo? Ricordo di essere uscita prima di cena e poi...”
“Poi sei svenuta perché avevi la febbre” continuò Gohan, serio.
Videl annuì debolmente.
Eppure, nel suo sogno, le immagini erano così vivide! Così reali!
“Gohan...” cominciò lei, la voce rotta dal pianto “Tu devi insegnarmi a combattere. Non quelle quattro mosse che ho imparato da mio padre, intendo il combattimento quello vero.”
Gohan rimase spiazzato. Non si aspettava una richiesta del genere al suo risveglio.
“Hai la febbre alta. Stai delirando” affermò il giovane saiyan, toccandole la fronte.
“NO!” si impuntò lei, sbattendo i pugni sulle gambe “Ti prego, Gohan, devo diventare forte. Non ci sarai sempre tu a proteggermi.”
“E’ per via del sogno che hai fatto, vero?”
Videl abbassò lo sguardo.
“Non posso fare sempre affidamento su di te. Voglio imparare a cavarmela da sola.”
Gohan sorrise lievemente. Poi la abbracciò e la ragazza si lasciò cullare dalle braccia forti del saiyan, che le donavano pace e sicurezza, cancellando ogni lacrima dalle sue guance.
“Io ci sarò sempre per te, Videl. Non devi preoccuparti di nulla”
Videl sorrise, rincuorata. Ma i suoi dubbi persistevano.
“Allora voglio diventare forte per aiutarti. Così potremo sconfiggere i cyborg insieme.”
I suoi occhi brillavano. Sembrava molto sicura di sé.
“E’ pericoloso”
Videl inarcò un sopracciglio e strinse i pugni.
“TU MI ALLENERAI” urlò mettendosi in piedi sul materasso e slegando i capelli “OK?!”
Gohan annuì, sorpreso. Quella ragazza era imprevedibile.
“Me lo prometti, Gohan?”
“Le lo prometto”
Raggiunto il suo obiettivo, Videl si lasciò andare e perse l’equilibrio cadendo da un lato del letto. Velocemente, Gohan la afferrò e la posò delicatamente sul letto.
Infine le baciò la fronte e uscì dalla stanza.
Aveva bisogno di riposare prima di iniziare il suo allenamento, no?









Note dell'autrice:
Eccomi, sono tornata! Scusate il lieve ritardo ^.^ Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sono rifatta alla storia di Videl e Gohan nell'universo di Dragon Ball che conosciamo tutti...
Ringrazio chi segue la storia e chi recensirà questo capitolo!
A presto
Soly Dea
  
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