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Autore: nikita95    09/06/2012    3 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Damon era uscito dal bagno tra i due era sceso semplicemente un velo invisibile che li separava dal resto del mondo.
Il vampiro non aveva più parlato e si rifiutava di guardare Elena, ma la vampira non riusciva a capire se fosse troppo immerso nei suoi pensieri o semplicemente ce l’avesse con lei, anche se la seconda rimaneva la più probabile.

Avevano sceso le scale che conducevano all’ingresso e avevano osservato che il vampiro sconosciuto aveva fatto un buon lavoro, tutti quelli che erano dentro il motel li lasciarono passare senza battere ciglio.
Si diressero alla macchina ed entrambi salirono ancora senza guardarsi, l’uno arrabbiato, l’altra preoccupata.
Damon fece partire l’auto e il viaggio di ritorno ebbe inizio.
Passarono ben due ore senza che nessuno dei due parlasse.

E alla fine Elena esplose per la troppa tensione accumulata.
“Ok, lo so, ti avrei dovuto lasciare stare, forse, ma tu non ce l’avresti fatta ed io...”
Damon tacque qualche attimo continuando a fissare la strada e ignorando lo sguardo insistente di Elena.
Ma alla fine si trovò costretto a rispondere.
“Non mi hai dato modo di provare il contrario” disse freddo.
Elena non ce la fece proprio più, e rispose quasi urlando.

“E allora avrei dovuto aspettare di vederti steso a terra con un paletto nel cuore, o il tuo corpo da una parte e il cuore da un’altra, dimmelo perché evidentemente io non riesco a capire” esclamò infuriata.
Alla fine lui si girò un attimo a guardarla.
“Forse dovresti smettere per un attimo di impicciarti di ciò che succede a me, Elena, solo a me”
Ormai entrambi stavano urlando e nella macchina sembravano stessero volando scintille di pura furia.
“Non ce la faccio, ok, non ce la faccio!”

“E perché Elena? dannazione!” le urlò contro sbattendo violentemente la mano sullo sterzo.
“Perché ci tengo a te, ti risulta così difficile crederlo?”
A quella domanda Damon non ebbe il coraggio di rispondere, perché forse la risposta non la conosceva neanche lui.
Fino a quel momento nessuno si era mai preoccupato di lui, e fino a quel minuto avrebbe pensato che non sarebbe mai successo.

Ma alla fine in quegli ultimi mesi si era abituato a essere importante anche per qualcuno diverso da se stesso, ma adesso che quel vampiro appartenente alla sua vecchia vita, quella in cui squartava le ragazze bionde per hobby, era ritornato nella sua vita già tanta incasinata, si era quasi dimenticato di tutto quello che era cambiato, e non riusciva a comprendere e tanto meno a giustificare l’avventato gesto di Elena.

“Lui non ti voleva uccidere, lottava solo per difendersi, per questo ho pensato di colpirti così, tu ti saresti distratto e lui... si sarebbe fermato, ecco tutto, ero nel panico e questa è stata l’unica soluzione, non sono stupida lo so che quel vampiro era molto più forte di me e te messi assieme, quindi non provare a farmi sentire in colpa, perché questa volta non ci riesci.”
Quelle furono le ultime parole che Elena pronunciò per bel po’ di tempo, e come una sfida furono calorosamente accolte da Damon, che non fece altro se non ignorarla proprio con lo scopo di farla sentire in colpa.
Verso le nove di sera Damon fermò la macchina presso l’entrata di un auto grill.

Scesero sempre silenziosi dalla macchina ed entrarono, lui le bisbigliò freddo quello che dovevano fare, cioè rifocillarsi e poi andarsene, senza ovviamente attirare l’attenzione considerando gli ultimi eventi.
Si sedettero al bancone ed entrambi ordinarono due bourbon,  li bevvero tutti di un fiato e ne ordinarono un altro paio.
Ma nonostante questo, quello che regnava tra di loro era solo silenzio e sottintesi, e la situazione stava diventando insostenibile.

Mangiarono, ma ancora Damon non si alzava dallo sgabello del bancone.
Alla fine Elena esplose ed uscì dall’autogrill a prendere un po’ d’aria.
Damon non la seguì né le disse qualcosa, e allora lei continuò per la sua strada.
Fuori si fermò davanti l’ingresso e prese una grossa boccata d’aria, e solo allora si rese conto da quanto tempo non lo facesse.
Chiuse gli occhi quando spirò una leggera brezza serale, e si fermò ad ascoltare il dolce suono dei grilli che cantavano nella campagna aperta.

Ma nella sua mente ancora regnava il caos, chi era quello che li aveva quasi uccisi e chi era il loro salvatore, non poi così tanto sconosciuto?
Alzò gli occhi al cielo e vide la luna quasi del tutto piena brillare pallida nel cielo blu notte.
Camminò un poco e vide una panchina, senza indugiare si sedette, e rimase ad ascoltare i rumori della notte, mentre quelli della sua mente lentamente si dissolvevano.

POV DAMON
L’aveva vista uscire di corsa da quel buco dove avevano cercato di riprendersi dal viaggio, ma non si era alzato, non l’aveva fermata o inseguita, perché entrambi avevano bisogno di schiarirsi le idee.
Era rimasto quasi solo, davanti il bancone del piccolo bar a fissare il bicchiere quasi vuoto.
Il barista stava asciugando dei bicchieri con una pezza e più volte gli aveva gettato delle fugaci occhiate alle quali Damon non aveva ritardato a rispondere.
“Non dovresti lasciarla andare via” disse in una botta di coraggio l’uomo, continuando a tenere gli occhi sul suo lavoro.
Damon gli rivolse uno sguardo confuso facendo finta di non capire.

“Non fingere, hai capito, ragazzo, sono al mondo da molto tempo e so come vanno queste cose, non parlate, cresce la distanza e poi lei ne trova un altro e a te dice “Goodbye”, è triste lo so” aggiunse il barista senza ancora staccare gli occhi dal bicchiere ormai perfettamente lucido.
“Ti assicuro, vecchio, che il mondo lo conosco bene, quelle che proprio non capisco sono le donne, tutte complicate, dovrò imparare a convivere anche con quelle”
Il barista sorrise, posò il bicchiere sul bancone e si avvicinò a Damon.
“Forse dovresti, ma adesso non farti scappare questa ragazza, e te lo dice uno che ne capisce, il fuoco che c’è tra voi è magia, l’ho capito quando siete entrati e ne ho avuto la conferma ogni secondo, perché con gli anni ci fai l’abitudine, prima entra un cliente dopo due e poi tre, e allora inizi a capire tante cose, fidati”
Disse queste parole scandendole bene, come se volesse offrire a Damon una confidenza, poi prese il bicchiere e lo andò a riporre al suo posto lasciando il vampiro a riflettere su ciò che gli aveva detto.

Era vero Damon viveva sicuramente da più tempo di quel tizio, ma era  anche vero che con le donne non aveva mai avuto grandi successi se non per brevi scappatelle, non era mai riuscito a mantenere un rapporto stabile nella sua vita, neanche con Katherine che alla fine si era innamorata di suo fratello.
Senza dire nulla, lasciò una banconota sul bancone, e uscì.
L’aria era fresca e frizzante, un po’ pungente, ma il vampiro quasi non ci fece caso.
Iniziò a guardarsi attorno in cerca di una chioma castana, ma non riusciva a vederla.

Allora iniziò a camminare tra le auto, ma non riusciva proprio a individuare la neo vampira.
Non voleva ammetterlo, ma non trovarla gli stava mettendo un po’ di ansia.
“Elena!” urlò al vento.
Ma la risposta non arrivò.
La chiamò un altro paio di volte, ma ai suoi richiami disperati rispondeva solo il silenzio inesorabile.
E in Damon l’agitazione e la preoccupazione come non mai avevano preso il sopravvento.

Iniziò a correre lungo il piazzale.
Se quel dannato vampiro, aveva deciso di fargli uno dei suoi scherzi questa volta nulla avrebbe fermato la sua ira, solo un paletto dritto nel cuore.
E la cosa che più gli dava fastidio, era che lei nonostante tutto si fidava di quello sconosciuto, perché Elena era così si fidava sempre delle persone sbagliate, come aveva fatto con lui l’anno scorso.
Alla fine dietro una macchina intravide una panchina e su di questa un corpo adagiato.

Si avvicinò lentamente e rimase sorpreso nel vedere la neo vampira respirare lentamente cullata dalle ali dei sogni.
Rimase qualche secondo a fissarla, e dentro sentì qualcosa spezzarsi nel sentirla così distante.
Le scostò una ciocca di capelli facendo attenzione a non svegliarla.
Improvvisamente un movimento imprevisto lo fece tornare bruscamente alla realtà.

Prese Elena in bracciò, lei si mosse appena, ma lui fu più veloce e la depositò in macchina prima che si svegliasse completamente, poi si diresse alla panchina.
“Vedo che ti ostini, e a me solitamente le persone ostinate fanno simpatia, ma visto che sei tu farò un’eccezione”
L’altro sorrise.
“Come vedo il sarcasmo non lo perdi mai, Salvatore”
“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio” rispose Damon fissando gli occhi azzurri dello stesso vampiro che gli aveva salvato la vita quel pomeriggio, ma senza accennare neanche un sorriso.
Senza aspettare che l’altro rispondesse il vampiro continuò.

“Jasper...- pronunciò il nome in modo canzonatorio e provocatorio - con il tuo permesso ho da fare, come si dice in questi casi... arrivederci?”
Si girò e fece per andarsene, poi si voltò.
“P.S. smetti di seguirci non sei il benvenuto.”
Poi scomparve veramente dirigendosi verso l’auto.
Aprì la portiera e salì  sedendosi comodo e respirando profondamente.
“Adesso tu mi dirai tutto”
Damon guardò negli occhi Elena, poi iniziò a raccontare.



angolino autrice

eccomi di nuovo qua anche se in terribile ritardo, anche questo capitolonon presenta nessuna avvenatura particolare, ma c'è tanto Delena, il mio scopo infatti è quello di far crescere il loro rapporto giorno dopo giorno, nelle piccole cose, nei piccoli gesti, nelle piccole gelosie, perchè comunque quella che prova Damon è anche gelosia, e vi assicuro che questa gelosia non è dettata dal caso, ma ben fondata.
grazie come sempre a quelli che leggono recensiscono e aggiungono tra le preferite e le seguite la mia storia.

   
 
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