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Autore: Clio_96    10/06/2012    4 recensioni
Questa storia è nata da un esercizio ad un corso che ho frequentato. Ognuno di noi, amanti della scrittura, possiede un autore preferito del passato, un mito letterario che sognerebbe di incontrare, anche solo per rivolgergli un saluto. Come reagireste se vi trovaste Oscar Wilde seduto davanti? Se siete curiosi, questo breve raccontino non aspetta che di essere letto e giudicato, nel bene e nel male, da voi accaniti mangialibri o lettori della domenica. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CAFFE’ E LA TORTA

Adoravo quel piccolo bar. Rispondeva perfettamente alla mia idea di romantico bistrot francese, dove un poeta poteva ritirarsi alla ricerca dell’ispirazione che veniva dai piccoli dettagli del mondo.

Quel pomeriggio di fine Ottobre entrai nel mio solito bar di quei momenti in cui volevo riposare da ore e ore di studio, sedetti al mio solito tavolo e notai che il tavolino di fronte al mio era insolitamente occupato.

Un distinto uomo sulla trentina, lisci capelli castano dorato, scuri occhi neri, fumava un sigaro dal profumo cupo e forte e sfiorava placidamente un blocchetto che teneva fermo davanti a se’.

Sembrava vestito come se fosse nato almeno 150 anni prima, come se avesse partecipato ad un gran gala’di Vienna. Ordino’ al cameriere, discreta e silenziosa figura in gilet nero, caffe’ senza zucchero e torta panna e fragole, e poi un liquorino finale per mandar giu’ il tutto.

Era distratto, assorto in un filo di pensieri tutti suoi.

Poso’ il blocchetto per giocherellare con il vassoio di cioccolatini che adornava il centro di ogni tavolino del bar.

Ero ipnotizzata dalla sua figura. Il suo tavolo era l’unico accostato alla pesante tenda rossa, con al di sopra il quadro grande che raffigurava un elegante villa che immaginavo dispersa nella campagna inglese.

Arrivo’ il suo caffe’, la sua torta e il suo liquorino color cioccolato fuso, e dopo aver assaggiato il primo pezzo di torta, per pulirsi gli angoli della bocca, tiro’ fuori un fazzoletto di seta crema con le iniziali che svettavano eleganti ricamate in rosso: O.W..

Un pensiero assurdo quanto elettrizzante mi baleno’ in mente: erano le iniziali dell’autore ottocentesco del libro che avevo in borsa. Colui che diceva di saper resistere a tutto, tranne che alle tentazioni; proprio quell’audace e scanzonato gentlement che ora giocherellava con uno cioccolatino a forma di fantasmino, e questa cosa mi faceva ridere, perche’ ricordavo il suo ‘’fantasma di Canterville’’: Oscar. La tentazione, la perdizione la lussuria e il vizio fatto letteratura. Il prendere solo il meglio della vita. Carpe Diem.

Se mai fossi diventata una scrittrice da grande, volevo essere brava almeno quanto lui. Non di piu’, perche’ la genialita’ non e’ surclassabile.

Ora sembrava lui il principe felice, con gli occhi persi all’orizzonte a cercare la sua rondinella. Fissava me. Io tremavo. Forse perche’ lo fissavo da piu’ di mezzora.

Dissimulai un colpo di tosse e mi girai per ordinare al cameriere una cioccolata calda.

Il presunto oscar Wilde era gia’ arrivato al liquorino, e lo sorseggiava lentamente, con gusto.

Non volevo riconoscere davanti a me un famosissimo scrittore morto, ma non ebbi piu’ dubbi quando, per prendere un fazzoletto nella borsa, mi scivolo’ a terra ‘’Il ritratto di Doria Gray’’ e il suo sguardo si poso’ sul mio libro, e sorrise, come a ringraziarmi della scelta. Ero io a dover ringraziare lui.

Arrivato il cameriere, gli chiesi a bassa voce di portare a me il conto del tavolo di fronte.

Pagai una cifra astronomica e mi alzai, quando mi trovai di fronte il blazer blu scuro con bottoni d’oro piu’ elegante che potesse esistere.

Due occhi neri mi fissavano, e dalle sue labbra uscirono parole cortesi dal marcato accento inglese: ‘’ Secondo il mio stile, e’ l’uomo ad offrire qualcosa ad una fanciulla, non viceversa’’.

Mi feci coraggio e risposi sforzandomi di non balbettare: ‘’Non quando la fanciulla ha un debito insanabile col suddetto uomo’’.

Lasciai sul tavolo la mia copia del suo libro e feci per uscire dal bar. Mi sentii chiamare indietro da un sobrio ‘’excuse me, girl’’. Oscar Wilde mi porse il mio libro, sorrise, si accese un sigaro con il fiammifero, e spari’ oltre il bar, tornando forse alla sua eterna lapide di Londra, eterna come la memoria e l’ammirazione che il mondo avra’ di lui.

Sulla prima pagina del mio volume era comparso un ‘’Thanks for your choise’’ e una sigla , O.W.

Ma il mio debito di riconoscenza e’ rimasto impagato, e forse, e’ meglio cosi’.

Un mito, in quanto tale, non ha bisogno di niente in cambio della sua straordinaria opera.  

Dona al mondo per il piacere di farlo. Scrive per il piacere di vivere, e di far vivere, un emozione anche nel cuore di chi vede le sue parole scorrere davanti agli occhi, e dentro l'anima.



Writer Place
Con questa mia storia non intendo in alcun modo esporre fatti, azioni o atteggiamenti veritieri sulla vita del famoso autore sopraccitato, e qualora contravvenissi a qualche regola del sito, vi prego di farmelo sapere in modo che possa porvi rimedio.
Per questa storia sono necessarie alcune dediche e dei ringraziamenti. Grazie al professor L., che mi ha messo sul giusto cammino. Dedico il mio lavoro al mio dolce F. a blackrose_96, un'anima dalla tormentata ispirazione e dalla dedizione incredibile, la mia gemella ideale; a Kristen Williams ,scrittrice di un talento inimmaginabile che non ha bisogno dell'approvazione altrui per sapere chè è speciale, e compagna di un divertentissimo scambio di mail, e a Vittorio Blackrose, un piccolo grande semieroe venuto dal passato più oscuro dell'antica Grecia, e che sa cos'è il coraggio. A tutti loro il mio più caloroso affetto.
  
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