Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: Belarus    10/06/2012    3 recensioni
#13: " Sorridevano tutti in quella foto, tutti tranne Hibari poggiato al muro della casa accanto. Erano tutti insieme, c’era persino quell’irritante di Squalo con loro, la spada che brillava dietro la testa dell’idiota. La stupida mucca aveva il moccio al naso e un pacco di caramelle tra le braccia, I-pin il suo vestitino cinese, le ragazze abbracciavano i bambini, Ryohei mostrava il suo pugno estremo, Chrome pareva accennare un sorriso entusiasta, sua sorella reggeva Reborn-sama. Il Decimo rideva, rideva, rideva…
« E’ la cosa più bella che mi sia rimasta… »
"
[ Dal cap #07. 15 years later - cap #13. 20 years later ]
Mi avventuro, vediamo che combino!
Sperando che piaccia!
Baci Baci Belarus
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



#07. Past - Passato



Non era servito a nulla.
Dopo tutti quegli anni, dopo tutti quegli sforzi si era reso conto di non esser ancora abbastanza.
La sua vita era diventata un voto permanente al bene della Famiglia Vongola, al bene del Decimo, ma niente di quanto si era prefissato, era stato raggiunto.
Guardando quello stupido corridoio silenzioso, si era reso conto di aver sprecato soltanto troppi anni della sua vita. Non era riuscito a proteggere nessuno, neanche il Decimo. Lo aveva costretto a imparare a proprie spese quanto quel mondo fosse duro, quanto gli uomini che lo circondavano potessero esser pericolosi. Se solo avesse avuto un po’ più d’attenzione per il Decimo e non per quello stupido adolescente frignone, magari quella pistola non avrebbe sparato. Maledetta stupida mucca e le sue paure!
Non c’era di certo voluto molto per bloccare quell’uomo, ma le lacrime di Lambo erano rimaste e aumentate alla vista del Decimo.
Bloccò il passo. La mente si offuscò terribilmente, la moquette rossa si confuse con le pareti scure su cui spiccavano vecchie foto della Villa ai tempi dell’ottavo Boss, Daniela. Il bianco e il nero si mescolarono, la luce lontana di una finestra lo infastidì più di quanto fosse possibile. Le gambe tremarono per un istante, poi tornarono rigide com’erano state fino ad allora. Poggiò la mano, frastornato, sulla parete ruvida e fresca.
Erano passati troppi anni. Anni inutili, a vederne il risultato. Le memorie erano andate perdute, le risate non erano svanite, ma si erano fatte un po’ più pesanti, quasi gravose. I sorrisi potevano rivelarsi pericolosi in un luogo come quello in cui ormai vivevano. I giochi di Lambo e I-pin avevano svuotato la casa della mamma. Mosse dei passi rigidi lungo il corridoio, la superficie scura venne divorata sotto il suo tocco, la luce baluginosa della finestra si fece più vicina. Osservò fuori, mentre il giardino della Villa si svuotava dalla nebbia e minuscoli raggi di sole illuminavano il grigio cancello a un ettaro di distanza. C’era qualcosa di incredibilmente opprimente in quel luogo, qualcosa di cui in passato non avrebbe mai notato l’esistenza.
Eppure era sempre stato lì. Non si era mai allontanata da lui, quella sensazione. Era diventata parte integrante della sua stessa vita, ne era ormai assuefatto.
Batté furioso un pugno contro la parete. Il volto di una donna dai capelli biondi cadde dalla parete, rimbalzò con un tonfo cupo sulla moquette.
<< Dovresti essere a letto, Gokudera… >> avrebbe dovuto esser pronto, ma non lo era.
Le cose non andavano mai per come sarebbero dovute esser. La vita da braccio destro si era rivelata peggiore di quanto non avesse mai immaginato.
<< Anche tu dovresti essere a letto, idiota. >>
Si voltò cupo. Ciò che vide gli fece rimpiangere le lacrime di Lambo. Qualcosa gli crollò addosso, oppresse il suo animo per un periodo interminabile.
Il volto serio, livido, stanco di Yamamoto lo investì in pieno. Un tempo le cose non erano a quel modo.
Qualche anno addietro su quelle labbra c’era un perenne sorriso, adesso non restava che una smorfia forzata per una vita troppo dura da sopportare anche per qualcuno come lui.
<< C’ero, finché non mi sono reso realmente conto di come fossero andate le cose… >> sussurrò, raccogliendo la foto della donna.
La mano bendata di rosso, sistemò la piccola cornice grigia.
La pioggia non avrebbe cancellato poi molto. La macchia sarebbe rimasta su quella giacca scura bruciata.
La fatica avrebbe continuato a pesare sul loro corpo, l’angoscia sui loro animi.
Il suo sorriso non era adatto a momenti come quelli, Gokudera se ne rese conto quando lo vide dare una fugace occhiata oltre il vetro opaco. Yamamoto, a pensarci bene, non sorrideva più da molto tempo. Forse troppo, anche per fargli ricordare come si faceva.
Il futuro che avevano osservato da ragazzi si era rivelato orribile, tuttavia anche il più grande cambiamento non aveva per nulla risolto le cose.
Namimori era ormai troppo lontana. C’era da chiedersi se esistesse ancora una Namimori da qualche parte. La scuola era stata ridotta a delle macerie nei loro ricordi. Lambo non correva più per il parco sporco di succo all’uva ovunque, I-pin non lo richiamava più saltando dallo scivolo, Kyoko e Haru non girovagavano più per il centro alla ricerca di dolci a metà prezzo. Sua sorella aveva smesso di cucire pigiamini per Reborn-sama. Ryohei non si allenava più per le strade della città urlando incoraggiamenti a se stesso, Mukuro era svanito del tutto con la sua Chrome. Hibari non controllava più nessuna aula della scuola, a pensarci bene, la scuola si era ridotta a un cumulo di macerie nei loro ricordi. Le strade erano divenute troppo lunghe, troppo vuote per esser attraversate, il fiume si era trasformato in un mare di ombre scure fluttuanti.
Sul campo da baseball non si udiva nessun tonfo acuto di mazze, la terra aveva smesso di alzarsi rossastra sulla scia del vento fresco. I lampioni si erano spenti.
Namimori non c’era più, forse non c’era mai stata.
<< Tsuna sta bene, è preoccupato per te… >> Gokudera lo fissò come si guarda un morto.
<< Il Decimo non sta per niente bene! Nessuno starebbe bene con una Famiglia come questa! >> ringhiò con le ultime volontà che gli restavano.
<< Io sono preoccupato per te, Gokudera… >> bisbigliò, mentre gli occhi tremavano impercettibilmente.
Hayato lo avrebbe preso a pugni. Lo avrebbe fatto anni addietro, quando le cose erano ancora sopportabili, anche se si credeva il contrario. Lo avrebbe fatto se il desiderio di urlargli addosso non lo avesse bloccato, se quella mano insanguinata non gli si fosse posata addosso qualche ora prima.
<< Sto bene, non sono affari tuoi questi. >> il corridoio echeggiò dei suoi passi.
Yamamoto rimase indietro, la spada legata alle spalle. Una goccia di sangue cadde sulla moquette rossa, scivolando tristemente dalla pelle olivastra.
<< Gokudera… >> Hayato si fermò.
La voce di qualcuno in fondo al lungo budello giunse fioca alle orecchie di entrambi.
<< Hai fatto quello che dovevi, non hai nulla di cui rimproverarti. >>
<< La tua mano… >>
Yamamoto, la osservò come se fosse un corpo estraneo. La rigirò innanzi agli occhi nocciola, scrutando la scia del sangue a macchiargli la pelle ruvida.
<< La tua vita vale più della mia mano, Gokudera… >> Yamamoto sorrise rassicurante.
Hayato non credette neanche per un istante a quella maschera d’improvvisa serenità che si dipinse sul volto dell’altro. La serenità non faceva più parte della loro vita, se riuscivano a tirare avanti erano solo per la presenza del Decimo, di questo erano tutti consapevoli.
Yamamoto si mosse verso di lui. I passi si fecero più pesanti, la distanza troppo breve. Il profumo della pelle del Guardiano della pioggia gli rivoltò lo stomaco, provocandogli un intollerabile fitta al petto. Anche quello era cambiato da quando erano ragazzi, quasi non ricordava che solo quello della vecchia Namimori.
La mano sporca di sangue si poggiò sulla sua spalla, lo spinse contro la parete ruvida. Gokudera lo fissò, era sempre stato più alto di lui anche da ragazzo, lo trovò snervante. Il petto dell’altro si poggiò quasi al suo.
<< Gokudera… >> lo richiamò con un tono che sapeva di supplica.
<< Sta zitto! Sei solo un idiota che gioca a fare l’eroe! >> lo spinse indietro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Takeshi andò a sbattere contro la parete opposta, l’ennesima cornice cadde dalla parete. Il vetro si frantumò, disperdendo frammenti brillanti ovunque. L’espressione del moro si trasformò in una smorfia di puro dolore. La mano lasciò gocciolare giù un fiotto di sangue.
<< Gokudera! >> ringhiò quasi, mentre l’altro si allontanava a passi spediti.
<< Sparisci Yamamoto! >> ringhiò dalla scala poco lontana.
Non c’era niente da dire. Nulla da fare o da capire.
La loro vita era diventata un inferno, il tempo per crescere non c’era più.
Restava soltanto il ricordo disperato di liti lontane, di risate perse nei pomeriggi estivi.
Di serate prive di qualsiasi cielo a fare da tetto.









  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Belarus