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Autore: Jo_The Ripper    10/06/2012    9 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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As my memory rests,
But never forgets what I lost,
Wake me up when September ends.

Green Day – Wake me up when September ends
 
[Come la mia memoria si riposa/ Ma non dimentica mai quello che ho perso/ Svegliami quando settembre è finito]

 
Una delle qualità che mi sono sempre state riconosciute è la pazienza, ma da quando sono qui i suoi livelli si sono decisamente assottigliati, e la colpa è di un’umana a caso. Diventa introvabile quando si impegna, ed io ho bisogno di conoscere altri dettagli riguardanti ciò che mi aveva accennato il giorno prima al caffè, mentre facevamo colazione, quando mi aveva riconsegnato le coordinate celesti calcolate.
Ancora non si è nemmeno presentata all’appuntamento che lei stessa mi aveva dato. E dire che avevo fatto tanto affidamento, ma la tempistica è stata del tutto sconvolta. Mi torna in mente la nostra conversazione, mentre mi faccio strada verso la mia nuova meta.
 
“…allora, le mie mappe astrali?” le dico placido senza staccare gli occhi dal giornale.
“Ciao Logan, buongiorno anche a te- commenta pungente- eccotele qua, così la smetterai di tenermi il broncio” le prende e me le restituisce. Le leggo, ed un’ombra fosca mi cade sul viso.
“Non erano le notizie che aspettavi?” chiede preoccupata
“No” rispondo secco, e molto nervoso. Prendo i fogli, posandoli con stizza sul tavolo. Lei timidamente si avvicina, e comincia a leggere concentrata.
“Pare che il tuo allineamento ci sarà tra 9 mesi esatti”
Annuisco.
“Era una cosa importante per te?”
“Sì” rispondo con stizza.
“Nove mesi passeranno in fretta, vedrai” abbozza un sorriso impacciato
“Sarà un vero e proprio parto, con tutti i suoi contro” commento sarcastico.
“Sempre il solito catastrofico… Faresti meglio ad andare al lavoro, io passerò dalla mia amica Jane, sai si è trasferita a lavorare alla Stark Tower! Ora che ci penso, la prossima volta che farai l’imbronciato potrei farti venire a prendere da Iron man in persona!” Mi dice divertita, ma questa nuova scoperta mi fa bollire il sangue nelle vene. Questa umana sa di certo come mantenere viva la mia attenzione.
“Come mai la tua amica si è trasferita?”
“Beh, le hanno dato una nuova mansione, deve studiare una sottospecie di oggetto celeste che il signor Stark ha reperito non so dove…qualcosa che non è di questo…”
“…pianeta?” concludo la frase.
“Esatto”
“E ti ha detto che tipo di oggetto è?” le domando fingendo indifferenza.
“Sì, qualcosa che sembra molto simile a…” il telefono comincia a squillare
“…a cosa?” chiedo impaziente. Lei mi fa cenno con la mano, rispondendo al telefono “…Sì sono qui, certo, arrivo subito.” Termina la telefonata, rivolgendosi a me “Logan mi dispiace, devo scappare, un’emergenza al pronto soccorso, scusami tanto, approfondiremo la questione la prossima volta, vediamoci qui domani, ok? Ciao!” scappa via dalla sala, correndo alla volta della sua emergenza.
 
Vero è che dovrò attendere per ben nove mesi, ma ho bisogno di pianificare, e mi sembra di star buttando via del tempo prezioso. La fortuna almeno ha voluto che oggi i suoi zii sapessero dove è andata a cacciarsi.
Ground Zero, mi hanno detto che è lì, alla North Pool. Ci torna ogni giorno di Ognissanti.
Una volta sceso dal taxi, mi ritrovo in uno spiazzato lastricato d’asfalto grigio, circondato da alberi dalle foglie ingiallite. In lontananza gli alti grattacieli svettano come stalattiti di cristallo. Mentre avanzo per il viale, scorgo due enormi voragini, tramutate in fontane. Posso sentire chiaramente lo scorrere dell’acqua in queste due enormi piscine. Mi dirigo verso nord, ed è lì che la vedo, poggiata al parapetto della fontana, che regge in mano una rosa bianca, con aria mesta ed angustiata. Guarda nel vuoto delle acque, triste. Chiude gli occhi, sospirando. Mi affianco a lei con calma.
 
“Ciao Gil”
Lei sobbalza, sorpresa “Logan, che ci fai qui?”
“Turismo”
Tira le labbra in un mezzo sorriso.
“Già, sei venuto a vedere il nostro magnifico National September 11 Memorial? Hai visto che belle fontanelle sorgono laddove c’erano le torri gemelle? Davvero è il tipo di turismo ideale questo.” Dal tono della voce direi che sta facendo del sarcasmo.
“Credo sia abbastanza comune visitare un luogo toccato da un evento che ha segnato la storia”
“Certo, ringraziamo i terroristi per averci regalato questo bel monumento allora!” sbotta sdegnata, voltandomi le spalle.
I suoi modi sempre gentili e pacati stanno lasciando spazio ad una personalità molto irascibile, e non capisco proprio cosa abbia detto per suscitare tale reazione. Si volta di nuovo, ha gli occhi velati di lacrime trattenute, e schiarendosi la voce parla.
“Scusami, non volevo essere così brusca. Ma sai com’è, quando perdi tua madre in un attacco terroristico ti riesce molto difficile considerare il luogo della sua morte come meta turistica”
E così è questo che la innervosiva, la perdita di sua madre, e la mia presunta mancanza di rispetto nei confronti del luogo. Ho letto qualcosa in passato riguardo questi luoghi della memoria dei midgardiani…hanno l’abitudine di fare la guerra e poi erigere monumenti alle vittime, per commemorarle. Una cosa che trovo ipocrita oltre ogni dire.
“Non lo sapevo”
“Non potevi. Scommetto che il tuo essere qui non è una coincidenza”
“Non proprio”
Sorride “Sei un libro aperto, Logan Laufeyson”
“Così ti piace credere” le rispondo, e lei si volta di nuovo a guardare l’oscuro fondale della fontana, chiudendo gli occhi al rumore dello sciabordio ritmico dell’acqua. Ora che noto con più attenzione, i bordi della piscina sono costituiti da placche di bronzo, sulle quali sono incisi moltissimi nomi.
“Beh, direi che dato che sei qui, posso presentarti a mia madre”
Inarco un sopracciglio a questa strana affermazione. Mi prende la mano, e mi conduce poco avanti, dinanzi ad un’altra placca di bronzo. Leggo il nome: Diane Russell
“Mamma, lui è il mio amico Logan. È un ghiacciolo taciturno, ma è a posto. A quanto pare riesce a sopportarmi…” sorride, e posa la rosa che aveva tra le mani alla base del pannello. “Le rose bianche le sono sempre piaciute, gliene porto una ogni anno” si allontana di nuovo, andandosi a sedere su una panchina circondata da alberi ormai spogli. Mi fa cenno di seguirla, e prendo posto accanto a lei.
“Avevo 14 anni il giorno dell’attentato. Ero a scuola quando sentimmo la notizia che i due aerei dirottati si erano schiantati contro le torri. Ricordo il sangue che mi si ghiacciò nelle vene, ricordo il battito impazzito del cuore, ricordo che avevo talmente tanta paura da non riuscire nemmeno a pensare…”
Parla tenendo lo sguardo fisso sulle mani intrecciate, quasi avesse bisogno di rievocare gli eventi per superare una sua paura, piuttosto che raccontarli a me per chissà quale altro motivo.
 Io sono qui solo per scoprire cose ne è stato del mio scettro, questo toccante racconto di una ragazzina impaurita è solo un effetto collaterale.
“La torre nord fu la prima ad essere colpita, l’aereo impattò distruggendo ogni via di fuga. Crollò due ore dopo, trascinando con sé vite innocenti. Quel giorno una parte di me è morta assieme a loro. Mio padre tornò a casa, disperato, mia madre era dispersa tra le macerie, ma sapevamo in cuor nostro che non c’era possibilità che si fosse salvata. Ci facemmo forza, e trovammo il coraggio di dirle addio. Da quando il Memorial è stato progettato, costruito, ed ultimato, vengo qui nel giorno di Ognissanti, mi sembra un modo come tanti per sentirla ancora vicino a me.”
Si prende un’altra pausa, mentre io osservo le persone sfilare dinanzi al monumento. Si fermano, osservano, scattano foto, ma nessuno potrà mai capire il vero significato del dolore, non come lo sente lei.
“Ho odiato tutti i super, sai?” mi volto ad osservarla, mentre ride piano “Sì beh, sai com’è, quando ce n’era bisogno non si sono fatti vivi. Dopo l’attentato sono cominciati a spuntare fuori uno ad uno, finché poi non si è raggiunta la massa critica con l’attacco di quei cosi alieni pochi mesi fa”
Intende il mio attacco, quello scatenato dai Chitauri. Lei non sa che ci sono io dietro quella storia. Scuote la testa, e due riccioli le cadono dinanzi al viso.
“Altri pazzoidi che non hanno nient’altro di meglio da fare che mettersi a conquistare mondi. Ma che avrà poi il nostro pianeta da essere così speciale? Avresti dovuto vedere il delirio che si è scatenato…qualcosa di terribile” rabbrividisce leggermente al ricordo.
“Vediamo, forse siete soltanto una razza inferiore, nata per essere dominata, senza doti degne di nota, fondamentalmente sciocchi incapaci, e facili da raggirare? E sì, ricordo con esattezza l’ondata di panico furioso che ho scatenato, l’unica soddisfazione impagabile che ne ho tratto. Ricordi di terrore impressi a fuoco nella mente delle persone” penso senza però dare voce a questo pensiero.
“Non ho idea del perché vogliano tutti conquistare questo pianeta. Forse vedono in…noi qualcosa di speciale” mento
“Hai davvero una risposta sempre pronta, non c’è che dire. E noi non siamo poi chissà quanto speciali” poggia le mani sulle gambe, inclinando il busto in avanti.
“Faccio quello che posso, e poi ognuno non si ritiene a modo suo un essere speciale a questo mondo?”
“Ti manca la tua famiglia da quando sei qui?” ignora la mia domanda, rispondendo con un’altra che mi coglie alla sprovvista. Sollevo gli occhi verso di lei, che mi restituisce uno sguardo interessato.
“No” affermo deciso
“Come mai?”
Ecco che torna all’attacco con le sue domande impertinenti “Non ci siamo lasciati in ottimi rapporti, quando sono partito”
“Capisco. Ma vedi, secondo il mio modesto parere, potreste provare a riappacificarvi”
“Non ci scommetterei” commento pungente.
“Va bene, va bene ho capito” mi agita la mano dinanzi al viso “Quando ti andrà di parlarne, a disposizione”
Certo, come se avessi voglia di mettermi a parlare di Odino, Thor, e tutta l’allegra combriccola di Asgard con lei! Aspetta e spera, umana!
“Visto che sono un turista, potrei anche andare alla Stark Tower, sai se è aperta al pubblico?” devio il discorso sul punto principale.
“Sì, almeno credo…dovrei chiedere meglio a Jane, lei lo saprà sicuramente. Sempre che riesca a parlarci, ormai da quando ha quel nuovo aggeggio tra le mani è felice come una Pasqua!”
A questa donna basta dare il la, e poi canta come un uccellino a primavera, non devo nemmeno sforzarmi troppo per circuirla.
“A cosa somiglia con esattezza?”
“Mah, è qualcosa che sembra molto simile ad una lancia, o uno scettro, cose così…ma come mai ti interessa?”
Spalanco gli occhi sorpreso. Allora il mio scettro è qui, e non ad Asgard come credevo! Posso finalmente riprendermelo! Probabilmente Odino deve aver detto della mia visitina a casa, e Thor deve averlo portato qui per sventare un mio possibile piano per riappropriarmene. Ma lui non sa della mia piccola, gentile informatrice…
Questa umana è davvero di un’utilità sconfinata nella sua ingenuità.
“In realtà sei stata tu a cominciare a parlarne al caffè, ricordi?”
“Già” risponde inarcando un sopracciglio, sospettosa.
“E a proposito, hai detto alla tua amica Jane che servivano a me questi quadri astrali?”
“Le ho detto che era un favore per un amico appassionato, tutto qui.”
“Eccellente. Adesso credo proprio di dover andare”
“Sì, credo sia ora anche per me di tornare a casa”
In silenzio ci avviamo verso l’uscita del Memorial, e quando siamo fuori, chiama un taxi.
“Grazie ancora per la compagnia, mi ha fatto davvero piacere.”
“No, grazie a te” commento ironico. La vedo impacciata, mentre tenta di farsi coraggio per continuare a parlare
“…e comunque se hai bisogno di una guida turistica, posso sempre accompagnarti io”
“Ti terrò in considerazione allora” le rispondo facendo un cenno con il capo.
Sorridendo mi saluta, ed entra nel taxi.
Passeggiando piano, mi avvio verso il mio piccolo antro, mentre la folla di newyorkesi mi sfreccia accanto.
Devo studiare un modo per poter entrare nella Stark Tower, devo davvero andare a prendere quel drink che l’uomo di latta gentilmente mi aveva offerto.
 
 
***
Buona domenica gente!
Bene, oggi ho dedicato un po’ di spazio a parte del passato di Gil, giusto per far capire che non è solo una povera pazza, ma un persona con una storia molto sofferta alle sue spalle. Gli eventi dell’11 settembre li ricordiamo tutti, e credo siano stati una delle pagine più terribili della storia contemporanea.
Per darvi un’idea dell’ambiente in cui si muovono i personaggi, vi lascio delle immagini:
 National September 11 Memorial
North Pool
Parco
Loki intanto sta macchinando qualcosa di cattivo nella sua testolina, la settimana prossima prevedo un capitolo molto più “attivo”…
Grazie ancora a tutti voi che seguite e commentate, mi rendete davvero felice.
Baci!!!
  
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