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Autore: kate95    10/06/2012    6 recensioni
Ogni cosa di lei lo attraeva, lo stregava, ogni pregio ed ogni suo difetto l’avevano fatto innamorare di lei.
Amava ogni singola espressione, ogni singolo gesto di lei.
Aveva sognato spesso loro due insieme, non poteva negarlo, l’aveva fatto così tante volte da aver perso il conto ormai.
L’unica cosa che gli rimaneva era la speranza che un giorno quelle sue fantasie sarebbero potute diventare realtà.
Aveva immaginato di poter restare a guardarla mentre lei dormiva, di poterla accarezzare dolcemente, di poter seguire con una mano il profilo del suo naso e scendere per arrivare alla sua bocca, al mento e proseguire lungo il collo, avrebbe voluto sentire il sapore delle sue labbra e il suo corpo vicino al suo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Martha Rodgers | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Capitolo 25-
"Non fare nulla di stupido!"



Castle e Beckett, ancora davanti a quella porta, iniziavano a prendere consapevolezza di quello che stava accadendo.
"Siamo rimasti solo noi due" sussurrò Castle un po' spaventato da quella situazione.
"Sì... e non sappiamo nemmeno cosa abbiano fatto a Ryan ed Esposito..."  commentò lei.
"Erano complici tutti quanti e la cosa terribile è che sapevano chi erano Ryan ed Esposito... li hanno aggrediti perché sapevano perfettamente che erano poliziotti e perché rappresentavano un ostacolo ai loro affari"
"E questo significa una sola cosa: hanno scoperto la nostra copertura" rispose sconsolata Kate.
"Che cosa facciamo?" Domandò lo scrittore.
"Continuiamo da soli"
"Che cosa?" Chiese esterrefatto "è un suicidio!"
"Non abbiamo altra scelta! Non sono venuta in questo hotel per lasciarmelo scappare.... ha ucciso due persone a New York e forse altre nella sua città. Lo dobbiamo alle famiglie delle due vittime" disse con determinazione.
"Kate è troppo pericoloso. E Parker è maledettamente astuto... se ha messo fuori combattimento Ryan ed Esposito è perché sa che tu continueresti la tua missione, è perché sa che andrai a cercarlo, e ti ucciderà. Ucciderà entrambi" tentò di convincerla guardandola negli occhi.
"No, forse solo me" rispose "ed è per questo che entrerò da sola"
"Che cosa? No, no vengo con te!" I suo occhi trasmettevano timore, paura che le potesse succedere qualcosa. Kate lo sapeva perché aveva imparato a leggerli e ora in quel mare blu leggeva tutta quella paura e quell'amore che provava nei suoi confronti. Aveva già visto quello sguardo, una sola volta. Era stato durante il funerale di Montgomery, dopo che un proiettile le aveva trafitto il petto.
"No Rick, tu resti qui fuori" disse sorreggendo il suo sguardo "se dovesse succedermi qualcosa tu sei l'unica persona che sa tutta la verità, l'unica che può dare l'allarme, l'unica che può chiedere aiuto. Anche alla Gates se fosse necessario"
"Non la Gates no..." disse giocosamente, spezzando la tensione che si era creata.
Lei sorrise all'idea che anche in punto di morte a Castle la Gates non sarebbe piaciuta.
"Dai Castle... in fondo non è così male..."
"Aspetta a dirlo quando scoprirà che hai disobbedito agli ordini creando tutto questo... immagina la sua faccia contrariata quando capirà che sono stato io a spronarti ad intraprendere questa missione"
"Mi manderà a dirigere il traffico..."
Castle sorrise prima di tornare serio: "Senti Kate... non credo sia una buona idea quella di andare da sola..."
"Castle...." cercò di fermarlo ma lui continuò a parlare.
"Se fossimo in due là dentro avremo più possibilità di..."
"...di farci uccidere entrambi. E allora questa operazione sarebbe stata sprecata. Devi rimanere fuori da questa stanza" disse.
"Ma..."
"Nessun ma... devi rimanere qui e non fare nulla di stupido! E quando dico nulla di stupido intendo che non devi fare gesti eroici né avventati. L'unica cosa che devi fare è pensare a tua figlia e fare qualsiasi cosa per tornare da lei, sano e salvo"
Rick rimase ad ascoltarla, senza interromperla.
"Io so che cosa vuol dire vivere senza un genitore e non voglio che ad Alexis accada la stessa cosa" disse guardandolo negli occhi "e non ho alcuna intenzione di andare da lei e dirle che tu non ci sei più, che non potrà mai più rivederti né abbracciarti. Non succederà mai, e il mio compito adesso è evitare che tutto questo accada. Quindi resta fuori da questa porta, qualsiasi cosa accada!"
Lo scrittore rimase in silenzio ad assimilare quelle parole. Sapeva che Alexis avrebbe dato ragione alla detective, lui era uno scrittore non un poliziotto, non avrebbe nemmeno dovuto essere lì ma era difficile pensare di rimanere fuori senza fare nulla.
Non poteva pensare di essere al sicuro mentre la sua musa rischiava la vita.
Si sentiva inutile, inerme e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Doveva proteggerla, a tutti i costi.
"Kate" la chiamò in un sussurro prendendole il viso tra le mani "ti ricordi quello che ti ho sempre detto in un questi due ultimi anni? Che cosa ti ho sempre promesso?"
Lei non rispose, troppo persa nel suo sguardo, quello che rischiava di non rivedere più dopo quella sera.
Sapeva a cosa andava in contro: era da sola contro almeno quattro o cinque persone (almeno così le sembrava dalle voci provenienti dalla stanza) e le possibilità di uscire viva da quello scontro erano davvero poche.
Ma era la cosa giusta da fare, per lei che voleva giustizia, per lui che ha sempre creduto in quello che fa con il suo lavoro e per le famiglie delle due vittime.
Dopo qualche secondo di silenzio lui riprese il suo discorso.
"Ti ho promesso che ti avrei protetto, che ci sarei stato..." prosegui senza staccare gli occhi da quelli della donna "...sempre"
"Rick, tu..." disse ma lui la interruppe.
"Voglio mantenere quella promessa, non sono solo parole dette così, io ci credo davvero... e non voglio smettere proprio ora"
"Rick anch'io ci credo. So che non sono solo parole prive di significato, so che faresti qualsiasi cosa per mantenere quella promessa. Ma tu ci sei sempre stato in questi quattro anni, sei sempre rimasto al mio fianco nei migliori e peggior momenti della mia vita e questo è molto più di quello che avrebbe fatto un semplice partner. Tu hai già mantenuto quella promessa, tutti i giorni con i piccoli gesti, come con il caffè e con i tuoi sorrisi che mi hanno aiutata a superare ogni ostacolo. Non è facendoti uccidere al posto mio che capirò quanto tu abbia fatto per me, non è con questo che capirò che hai mantenuto la tua parola. Te lo chiedo per favore: resta qui. Ho bisogno di sapere che sei al sicuro" tutta la determinazione con cui aveva iniziato il discorso ora si era trasformata in un piccolo sussurro, in quella supplica, sperando che sarebbe bastata a tenerlo fuori dai guai.
Dopo diversi attimi di silenzio lui abbassò un po' il capo sapendo di non poter fare nulla per farle cambiare idea.
"D'accordo" sospirò per nulla convinto.
"Bene" rispose la detective aprendo la pochette che aveva con sé ed estraendone la sua pistola.
"Sei la prima donna che conosco che nella borsetta nasconde una pistola" disse sorridendo.
"Te l'ho sempre detto che sono armata" rispose guardandolo poi negli occhi.
Si fissarono qualche attimo in silenzio poi lei staccò lo sguardo dal suo: "Devo andare" disse.
Tolse la sicura della pistola e dopo aver preso un profondo respiro si preparò ad entrare in azione.
"Kate, aspetta..." la richiamò lui trattenendola per un braccio e facendola voltare verso di sé.
Beckett si ritrovò stretta tra le sue braccia senza via di scampo.
Si abbandonò a quell'abbraccio passando le braccia intorno alla vita dell'uomo per avvicinarlo ancora di più al suo corpo.
Sentì le mani dello scrittore accarezzarle i capelli mentre il suo respiro le solleticava il collo.
Poco dopo lui sciolse quell'abbraccio, le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi: "Stai attenta, ti prego"
La sua voce tremò per qualche istante, chiaro segno della sua preoccupazione.
Lei annuì incapace di formulare una frase mentre guardava gli occhi dell'uomo diventare lucidi a causa delle lacrime che minacciavano di uscire.
Lui la strinse nuovamente a sé posando poi le sue labbra agli angoli della bocca della donna.
"Kate, promettimi che farai attenzione. Non posso sopportare di rischiare di perderti di nuovo..." sussurrò "vorrei che lasciassi perdere ma ho imparato che non c'è alcun modo di farti cambiare idea..."
Rimase in silenzio ad ascoltarlo, assaporando quell'abbraccio.
"Giurami che tornerai... fallo per me, ti prego" disse prendendo aria nel tentativo di tranquillizzarsi "ho bisogno di te..."
Come risposta lei lo abbracciò più stretto, sperando che sarebbe bastato a calmarlo.
Dopo attimi che a loro parvero infiniti si staccarono, guardandosi un'ultima volta negli occhi.
Poi Beckett gli diede le spalle per andare verso la porta della camera di Parker.
Fu in quel momento che lo richiamò senza pensarci due volte: "Rick"
"Sì?" chiese lui in attesa che lei parlasse.
Kate pensò che aveva voglia di dirgli quelle parole, anche se non l'aveva mai fatto prima d'ora. Era come se si sentisse pronta ad affrontare le conseguenze che quelle parole avrebbero portato.
"Ti amo, Rick" e detto ciò sfondò la porta con un calcio.





Si sentì strattonare per un braccio all'improvviso.
Aprì gli occhi, spaventata, ricordandosi solo in quel momento di essere ancora rinchiusa in quella specie di cella.
Si era addormentata, seduta sul freddo pavimento ed ora l'uomo con il passamontagna la stava obbligando ad alzarsi.
Poco gentilmente la mise in piedi dicendole: "Sveglia, è ora di andare! Al capo non piace attendere molto i suoi ospiti"
La ragazza non capì di quale capo stesse parlando il suo rapitore ma non chiese nulla.
Prima di uscire da quella stanza l'uomo prese una benda scura e le coprì gli occhi.
Cercò di dimenarsi, di opporsi, ma fu tutto inutile.
Sentì la porta della cella aprirsi e dopo qualche passo percepì l'aria fresca della sera accarezzarle il viso.
Sapeva di essere al di fuori dell'edificio dove era stata rinchiusa ma la benda non le permetteva di vedere nulla intorno a sé che potesse indicarle in che zona della città si trovasse.
Prima che potesse reagire l'uomo la prese di peso e la spostò mettendola all'interno di un portabagagli di un auto.
L'unica cosa che la ragazza riuscì a sentire fu il rumore di un portellone chiudersi e di un auto partire, sgommando.


Note: Buona domenica a tutte/i :)))
Finalmente Kate è riuscita a confessare allo scrittore ciò che prova ;)
Al prossimo, e grazie a chi avrà voglia di lasciare qualche commento! =D
   
 
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