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Autore: Anna Kaulitz    11/06/2012    1 recensioni
E mi dispiace non essere degna di portare in grembo un tesoro come te … e mi dispiace non avere la forza per vivere, la forza che devi avere tu. E anche se non ti conosco e sono dispiaciuta per il tuo futuro, già ti amo. Bambino mio
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 
Arrivarono a casa e, in tutta fretta, il bimbo si fiondò in cucina.
- Che mangiamo mamy? –
- Che vuoi mangiare amore? – La ragazza l’aveva seguito , chiudendo la porta d’ingresso e posando le borse ai piedi del divano.
- Volio un panino! – La donna sorrise e si sedé davanti a lui, incrociando le braccia.
- E come lo vuoi il panino?-
-  Lo volio … - Mentre il bambino si concentrava a pensare al suo paino la donna si perse nel guardare suo figlio. Si chiese quanto potesse amarlo, non riuscendo però a trovare risposta. Quello che sentiva dentro ogni volta che lo guardava era un  insieme di tante emozioni, tra cui l’orgoglio, che le scombussolavano lo stomaco. Era un amore viscerale, carnale ed aveva sempre voglia di stringerlo al suo petto, come quando era più piccolo, e non lasciarlo più.
Mentre il bambino si perdeva con lo sguardo sulla parete gialla della cucina, la donna con un balzo raggiunse l’altro lato dell’isola, per poi afferrare il bimbo per le braccia e portarlo di corsa sul divano, iniziando a fargli il solletico.
La sua risata cristallina e alta rimbombava tra le pareti e la mamma si beava di quel suono tanto bello. Quando si considerò soddisfatta smise di solleticargli il pancino, al che il bimbo si rilassò sul divano, continuando a ridere.
- Tu tei tutta mamma mamy! – Tirò su la testa e la guardò con gli occhi luccicanti e divertiti.
- Cosa hai detto della tua mamma? –
Il piccoletto saltò su e prese a correre,seguito dalla sua mamma. – Che tei mattaaaa ! – Urlava ridendo e sventolando in aria le mani.
 
Quando furono esausti di correre, si lanciarono entrambi sul divano e si strinsero l’una all’altra.
- Ti volio tanto bene mamy … - Il piccola posava la testa sul petto della donna, che cominciò ad accarezzargli la testa prima di lasciarvi sopra un bacio.
-  Anche io, amore mio … -
 
***
 
 
Durante il pomeriggio, mentre la donna se ne stava sul divano a leggere un libro, il bimbo era steso a terra, con la lingua di fuori, concentrato a fare un disegno.
Dalle finestre spalancate entrava un’aria fresca e piacevole.
- Finito !- Trillò il biondino saltando su, al che la mamma lo guardò e sorrise.
- Me lo fai vedere? –
Lui annuì, e girò il foglio. La donna rimase immobile. Un ragazzo con delle linee nere in testa, con dei grandi vestiti e una sottospecie di cane a macchie nere.
Tom e Scotty.
- Quetto è il tignole del pacco e quetto è il tuo cane … andiamo al pacco mamy? –
La donna rimase in silenzio, ancora incredula davanti al disegno.
Gli era rimasto così impresso, Tom, da disegnarlo? O era solo il cane che gli interessava?
- Mamy ? Allola? Andiamo al pacco ?-
- Non credo che … -
- Eddaiii … ti plegoo – Fece gli occhioni e cacciò il picco. Non puoi giocarmi questo colpo basso.
- Will io non … -
- Ti plometto che quando mi dici che è ola di andale a casa io vengo subito e non te lo faccio lipetele … e faccio tutto quello che mi dici mamy … ma andiamo al pacco? –
La donna sospirò e si alzò dal divano.
Non riusciva a resistergli. Aveva lo stesso potere di suo padre. Identico.
Spesso si metteva a pensare a quanto gli assomigliasse, quali aspetti del suo carattere, maturando, sarebbero diventati come quelli di Tom e ogni volta, un brivido di paura le percorreva lampante la schiena.
Sapeva che Tom era cambiato, ma nonostante le avesse donato la cosa più bella della sua vita, non poteva negare che le avesse rovinato il fegato, quando si frequentavano.
Aveva distrutto la sua vita sociale, i rapporti con la sua famiglia, il suo futuro …. Le aveva deviato la vita, spingendola verso  condizioni in cui non si sarebbe mai trovata, stando da sola.
Sganciò il giubbetto di jeans dall’appendi abiti e glielo fece indossare. Recuperò la sua borsa, le chiavi di casa ed uscì.
 
Quando arrivarono al parco Will schizzò come una scheggia verso la postazione in cui, di solito, si trovava Tom e quando vide il moro, con lo sguardo perso nel vuoto, intento a fumarsi una sigaretta, sorrise felice e si lanciò ai suoi piedi, destandolo dai suoi pensieri.
- Ciaoooo – Aveva urlato, al che Tom aveva sussultato per poi abbassare lo sguardo sul bambino e  sorridere.
- Ciao, Will … -
Il bambino gli sorrise entusiasta, prima di allontanarsi dal  cane per sfilarsi lo zainetto e posarlo sulla panchina. – Ho una cota pe te !-
- Per me? Davvero ? – Tom sbirciò curioso il suo zainetto, prima di riservare tutta la sua attenzione al bimbo che cercava tra i colori. Ne estrasse poco dopo un foglio e con gli occhi luccicanti lo votò verso di lui.
Il volto di Tom si illuminò in un sorriso splendente.
Phebe non l’aveva mai visto così, e rimase in dispare ad osservare la scena.
Tom indicò se stesso sul disegno prima di ridacchiare per le treccine. – Ma sei un artista! – esclamò entusiasta. Il piccolo gonfiò il petto  con orgoglio e gli sorrise.
- Glazie ! –
- Posso tenerlo o l’hai portato solo per farmelo vedere? –
- Nono … puoi tenello se vuoi … - Ripiegò goffamente il foglio, prima di porgerlo al moro, che lo accettò di buon grano e lo tenne in mano.
Quando si accorse di Phebe le sorrise e le fece segno di sedersi accanto a lui, a che la ragazza, eseguì il suo ordine.
- Tutto bene ?- La bionda annuì e guardò dinanzi a se.
Cosa le avrebbe riservato il futuro?  Cosa sarebbe successo?
Erano domande le logoravano lentamente lo stomaco e lei se ne rendeva conto.
Pensava che suo figlio si fosse già affezionato ed era un problema … un grande problema. Non sapeva fino a che punto Tom fosse maturato, non sapeva se si sarebbe preso le responsabilità che seguivano l’essere padre, quelle da cui lei non era potuta scappare … e non poteva permettere che suo figlio soffrisse .
  

  
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