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Autore: Maggie_Dreams    11/06/2012    0 recensioni
Tutto iniziò da quando Beatrice e Cecilia decisero di passare una notte in biblioteca... da lì la loro vita cambiò per sempre.
Due ragazze avranno a che fare con crisi adolescenziali, cotte e, *tuono*, un' ìrica arrabbiata. Conosceranno un popolo particolare e riusciranno a superare le loro paure ed i traumi, grazie ad una bellissima medicina chiamata amicizia.
Cos' altro dirvi, a questo punto... spero che apprezziate il mio delirio messo nero su bianco.
Buona lettura!
Maggie_Dreams
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La biblioteca era illuminata dalla luce dolce e dorata delle quattro di un soleggiato pomeriggio primaverile.
Cecilia e Beatrice se ne stavano nel loro rifugio, la loro tana segreta, dove nessun lettore a parte loro era mai entrato: la porticina per accedervi era nascosta da una enorme pila di libri, e le due amiche erano le uniche che ebbero provato a scostarla, un sabato lontano, convinte che avrebbero trovato qualcosa di sorprendente, ed i loro pensieri si avverarono.
Quel dì raccolsero tutto il loro coraggio ed andarono a chiedere alla commessa loro amica, Teresa, se potevano aprire quella porticina. Lei acconsentì, e da quel giorno ogni sabato lo passavano lì dentro, in compagnia di tantissimi libri di ogni genere solo per loro.
Beatrice stava leggendo un libro di Laura Intorno, la sua scrittrice preferita, mentre Cecilia contemplava le pagine di una guida turistica per bambini.
Ad un certo punto si accorse che il sole, battendo su un libro con un’ immagine argentata, ne provocava il riflesso sul muro. Cominciò a fissarlo senza sapere perché e quando l’ amica se ne accorse disse, speranzosa: -Sembra una magia, vero?-
-No.- rispose asciutta Cecilia.
Lei non credeva più alla magia da quando suo nonno, tre mesi prima, era mancato. Da allora era molto disincantata su tutto, ed era cambiata, all’ apparenza sembrava più fredda.
Il nonno era il suo mito. Si chiamava Gianni, ed era lui che le faceva scoprire la magia ovunque, anche se lui la chiamava “il lato curioso della realtà”. Dipingeva, e lo faceva benissimo: ogni personaggio aveva gli occhi animati dalla stessa luce che nonno Gianni aveva nei suoi quando pitturava.
Era semplicemente stupendo sentirlo parlare, con la sua voce un po’ roca e bassa, e perdersi nel suono di essa, pacato, come le note gravi di delle campane anziane e stonate.
Quando se n’ era andato, aveva portato con sé una parte del cuore di Cecilia, e tutta la magia che c’era nella sua vita, ed ecco il perché di quella risposta che fece sospirare Beatrice.
Quest’ ultima però non perse le speranze, e si avvicinò al libro che provocava quel riflesso. Cominciò a leggerlo ad alta voce:
L’ Irìa è l’unico paese situato nell’ omonimo Pianeta. Gli ìrici amano la cioccolata, e le loro case sono abitate da un topolino d’oro, che veglia su di loro durante la notte e dorme di giorno.”
-Ahahahah, che mondo. La gente si inventa di tutto pur di guadagnare.- , commentò amaramente Cecilia.
-Che ne sai? Magari esiste davvero l’ Irìa!-, esordì l’ amica, fantasticando.
-Ma sì, sì, l’importante è crederci! …Vabbè, continuiamo a leggere, va.- ribatté l’altra.
Beatrice allora, rassegnata, prese il libro e se lo mise sulle ginocchia, poi continuò a leggere per conto suo.
“L’ Irìa è un posto magico dove nessun umano è mai riuscito a penetrare.
Lì si parla con la musica, ed ogni suono varia a seconda della frase che si pronuncia. E’ anche vero, però, che seguendo questo sistema, nei luoghi pubblici ci sarebbe un frastuono terribile, ed è per questo che gli ìrici sanno leggere nel pensiero, ed è questo il modo in cui comunicano in presenza di molta gente.”
Beatrice continuava, e continuava a leggere assorta, presa, sempre più incuriosita dalle strane doti e dalle abitudini degli ìrici. Leggeva, leggeva, fino a che non si fecero le sei del pomeriggio: era un libro molto grande, pieno di illustrazioni che si alternavano ad informazioni.
Arrivata a quel punto, decise di riposare gli occhi. Cessò di leggere, e vide Cecilia sdraiata sulla moquette, che lentamente tirava fuori dallo zaino che si era portata uno… due sacchi a pelo, ed il cellulare. Poi cibo e bevande: toast al formaggio e Coca – Cola.
-Che fai?-, le chiese molto perplessa la sua amica.
Allora arrivò la risata di Cecilia: -Sto giocando a battaglia navale!-
-Lo vedo-, ribatté ironicamente Beatrice –ma perché lo stai facendo?-
-Voglio passare la notte qui.- dichiarò l’altra –E tu starai con me.-  
Allora Beatrice cercò di farla ragionare, di convincerla ad andarsene prima che la biblioteca avesse chiuso, ma lei fu irremovibile.
-E’ come un pigiama party-, aggiunse, -Anzi, tecnicamente lo è. Dài, sarà divertente!-
-Ma i nostri genitori?-, le chiese Beatrice, -Non possiamo mica dir loro: “Ciao mamma, ciao papà, noi passiamo non viste la notte in biblioteca, contro le regole. Buonanotte” ! No no no! Sicuramente poi, se non diciamo niente e non torniamo, si preoccuperanno da matti!-
-Ma dai! Siamo undicenni, e responsabili-, rispose convinta Cecilia, mettendosi la mano in tasca con aria furtiva, -e scaltre!-, e tirò fuori una chiave, con cui chiuse la porticina.
-Dove l’hai presa?!-, esclamò sorpresa l’amica.
-Ho i miei trucchetti-, fece enigmatica l’altra, portandosi una mano a lato della bocca
 –L’ho chiesta a Teresa!-.
Neanche l’avesse chiamata, si sentì la voce della commessa che, dall’ altoparlante, annunciava: -Siamo spiacenti di annunciare che tutta la gentile clientela è pregata di recarsi all’ uscita per la chiusura della biblioteca, grazie.-
Cecilia rise, divertita. Beatrice tirò fuori il suo cellulare.
-Sei un genio del male-, aggiunse, componendo un numero –ottieni sempre quello che vuoi-
E così chiamò sua madre, altamente imbarazzata.
-Ciao ma’… sì sì, sto bene… In biblioteca, sì. A proposito, posso restarci a dormire? …Sì, lo so che è una follia ma… appunto, un’ idea di Cecilia! No no, in uno stanzino… A chiave, chiuse a chiave. Sì, c’è Teresa… Ma certo… se resta anche di… Ok. Ciao ma’. Oh, e puoi convincere i genitori di Ceci? …Grazie ma’! Bacio!-
E così attaccò, sorridente. –Sono molto persuasiva- annuì, -ho un dono!-
-Se se, dono. Che cosa voleva tua madre da Teresa?-, domandò secca Cecilia.
-Vuole che le chiediamo se resta anche di notte.-
-Fantastico, vai tu, va’!- la congedò con un gesto l’ altra –io ho già abusato fin troppo di lei- e rise.
-Non è divertente!-, ribatté Beatrice, si alzò e borbottò, andandosene: -Povera Teresa, povera Teresa…-
Cecilia rise, e si guardò intorno: insieme alla sua migliore amica, circondata da un mare di libri… sembrava di stare in un sogno.
Sorrise e si mise nuovamente a fissare il riflesso dell’immagine argentata.
Così si avvicinò e prese il libro. –Ma sì, diamo un’ occhiata…-
Cominciò a sfogliarlo, ed arrivò a una pagina molto spessa, e così partì una ninnananna, la ninnananna più dolce che Cecilia avesse mai sentito… Soporifera, pacifica, orecchiabile... Intanto sentiva che le braccia cominciavano a caderle, e chiudeva gli occhi… Dlin, dlin, dlin… Senza rendersene conto, si sdraiò per terra, e cominciò a seguire il lento ritmo della canzoncina con il piede, fino a che… anche… il piede… si fermò.
 
 
 
 
Eccomi qui! Vi è piaciuto il mio delirio? Questo è solo un assaggio di quanto  matta possa essere! xD
…Bene, a questo punto potete scegliere se consigliarmi un bravo psicologo, oppure continuare a leggere, a vostro rischio e pericolo!
Maggie_Dreams
  
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