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Autore: Talucc    11/06/2012    2 recensioni
Una miiiini disavventura di Harry e Ron, in ritardo per la lezione di Trasfigurazione!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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  «Muoviti, Ron!»
Harry era uscito dal suo dormitorio alla bene e meglio. Aveva i capelli alla rinfusa, un’espressione sbigottita e si stava asciugando le mani ancora bagnate sul mantello nero. L’alzataccia, accompagnata dalla brutta sorpresa dell’ora tarda, era stata terribile.
  «Un momento, arrivo!»
Ron sbucò dal bagno con un asciugamano in spalla e un pettine in mano. Si guardò frettolosamente intorno e appurò che la sua valigia era dall’altra parte della stanza. Senza pensarci due volte, gettò tutto sul letto di Neville, promettendosi che avrebbe sistemato più tardi. Correndo verso Harry, si aggiustò i pantaloni, che presentavano la zip ancora aperta.
  «Ci sono, ci sono, andiamo!»
I due si precipitarono lungo le scale per poi finire in sala comune, dove il camino emanava un meraviglioso torpore, che ricordava ai ragazzi quanto è bello rimanere sotto le coperte fino a tardi. Ma non si fecero corrompere, anzi, per evitarlo accelerarono il passo.
  «La McGranitt ci punirà sicuramente! Lo sai come andrà a finire!»
Diceva Ron, ma venne subito zittito da Harry che non voleva nemmeno pensarci:
  «No, che non lo farà, arriveremo in tempo, lo giuro!»
Ma più che giurarlo Harry cercava di convincere se stesso che per un po’ di fortuna la professoressa sarebbe arrivata in ritardo. La lezione di trasfigurazione delle ore 9 stava per iniziare.
I due si erano alzati alle 8 e 45, tranquilli e beati dai loro due lettini, fino a quando Harry, guardando meglio il dormitorio, si accorse che non c’era nessuno per poi esordire urlando:
  «OH RON! E’ TARDI!!!»
Ed ora stavano percorrendo ad enormi falcate i corridoi del settimo piano, quando la lezione si sarebbe dovuta tenere al piano terra. Arrivarono al pianerottolo della grande torre ma le scale non erano presenti.
  «Maledette scale!»
Urlò Harry in un attimo di follia, quando una terza voce si aggiunse:
  «Ehi voi!»
Si girarono. Da un quadro un vecchio li squadrava. Era un ritratto di medie dimensioni, il soggetto era un anziano seduto ad una scrivania con una pila di libri affianco. Sarà stato un quadro rappresentante uno studioso del passato, ce ne erano a migliaia lì dentro. Ma Ron lo riconobbe:
  «Lei è il signor Shitbomb, inventore e sviluppatore delle Pallottole Puzzole? L’ho vista in un libro tempo fa...»
  «In carne ed ossa, ragazzo! O meglio, in tela e... Olio... Beh, sono io! Vorrei essere schietto perché ho visto che siete in ritardo per la lezione della Mc, non è vero?»
  «Tutto vero» confermò Harry «Ci potrebbe aiutare?» chiese, domandandosi se aveva capito le intenzioni del tale
  «Certo! Mi sono sempre stati simpatici gli studenti! Dovreste risolvere un piccolo indovinello per entrare...»
I due si fecero attenti, la cosa li incuriosiva abbastanza da accantonare il sentimento del ritardo.
  «Ditemi: se non parli per primo tu, lui non dice niente. Chi è?»
Harry si prese il mento con la mano e si mise a pensare. “Questo qualcuno parla dopo di me... Uno che gli piace star zitto! Non ha senso...”
Ron, nel frattempo, era nella stessa situazione, pensava e ripensava. “Dopo di me... Dopo di me... E che ne so?”
Nel frattempo le scale non erano arrivate al pianerottolo. Forse che il quadro c’entrasse qualcosa? Decisero di mettere in condivisione le loro idee e rifletterono sull’indovinello per un minuto o due. Dopo, Harry esordì, schioccando le dita:
  «Ma sì! L’eco! Dopo che tu dici qualcosa lui ti risponde!»
  «Molto bene, molto bravo! Entrate pure!» rispose il quadro
Il signor Shitbomb tirò una leva dietro la sua scrivania e un vano si aprì affianco a loro, abbastanza grande da far entrare una persona per volta, che conduceva ad un breve corridoio, largo circa due metri, fino ad una rampa di scale a chiocciola. I due ragazzi ringraziarono ad alta voce il ritratto, felici della nuova scoperta, ma non videro il ghigno del vecchio che li seguiva con lo sguardo. Non appena si precipitarono dentro, l’entrata dietro di loro si chiuse di colpo, lasciandoli da soli in quella strana avventura.
  «Che succede?» disse Harry, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
  «Eheheh ragazzi, ragazzi... Sapete, era da parecchio che non mi divertivo! Voi oggi farete la parte dei miei intrattenitori e anche se dovete andare a lezione... Beh... A me non importa!»
E si mise a ridere di gusto, la voce riecheggiava nel corridoio.
Ron, in risposta, prese per una manica Harry e lo spronò per muoversi verso la scalinata.
  «AH NO!»
La voce urlò nell’aria e una grata di ferro, rapidissima, occluse loro il passaggio. Ron si aggrappò alle sbarre e fece un’espressione adirata verso il nulla.
  «FACCI PASSARE, DANNAZIONE!»
  «Ohohohoh, con calma, ragazzo, con calma! Dovrete risolvere un piccolo indovinello anche stavolta, altrimenti... Vedete quei piccoli fori sopra di voi?»
Harry e Ron alzarono lo sguardo, curiosi, e notarono delle piccole aperture larghe all’incirca dieci centimetri. Dentro, il buio.
  «Bene, proprio quelli. Indovinate dove conducono?»
Harry aveva un’idea, ma sperava vivamente di sbagliarsi. L’uomo riprese:
  «Esattamente nel vostro adorato bagnetto! Quindi se la cosa non andrà a buon fine vi ritroverete a fare i conti con la vostra stessa m...»
  «Abbiamo capito, grazie!!!» finì Ron, infuriato
  «Quanta rabbia! Calmati, la pazienza è la virtù dei forti, come dicono i babbani, no? Dunque, il gioco consiste in questo: avete due contenitori. Il primo da tre galloni, il secondo da cinque e avete tutta l’acqua che volete. Dovete porre su una bilancia il contenitore grande contenente esattamente quattro galloni d’acqua. Attenti a non forare troppo, mi raccomando, altrimenti... SPLASH!!!»
L’uomo terminò con una grassa risata, evidentemente era da davvero tanto tempo che non si divertiva con qualcuno.
  «Sia dia inizio alle danze! Ah, vi suggerisco di finire entro un minuto e mezzo, altrimenti... Beh, ci siamo capiti! Buona fortuna!»
Rise ancora e una pietra del muro affianco ai due ragazzi si scansò per mostrare uno scompartimento dove c’erano due bottiglioni di peltro e un rubinetto attaccato al muro. Affianco, una roccia perfettamente tonda faceva intuire che si trattasse della bilancia. Una clessidra stava attaccata alla parete e una volta che il meccanismo fu fermo si girò automaticamente, i granelli scorrevano veloci.
  «Forza, Ron, non voglio presentarmi alla McGranitt sporco della mia stessa m...»
  «Ho capito, Harry! Nemmeno io voglio! Allora, vediamo...»
In volto, Ron aveva un’espressione impaurita, al solo pensiero di sbagliare e di subirne le conseguenze.
  «Riflettiamo» disse, iniziando a sudare «Abbiamo due contenitori senza tacche, dovremmo fare una serie di passaggi tra un bottiglione e l’altro, non c’è altra spiegazione!»
  «Sì, iniziamo riempiendo quello da cinque, su!»
Il rubinetto agiva molto velocemente, in pochi secondi il contenitore fu pieno.
  «Bene» riprese Ron «Ora potremmo versarne tre galloni in quello da tre, in questo modo avremmo due galloni qui, no? Poi ripeteremo tutto!»
  «No! Quello da cinque sarebbe di nuovo pieno, non si potrebbe!»
  «Hai ragione! Allora facciamo il contrario! Riempiamo quello da tre, forza!»
Mentre svuotavano a terra quello da cinque, la voce dell’uomo li fece sobbalzare:
  «Più veloci, ragazzi, più veloci, manca un minuto!» per poi continuare a ridere come un pazzo.
  «STA' ZITTO!» urlò Harry, quasi nel panico «Bene, adesso versiamolo in quello da cinque, in questo modo avremmo tre galloni! Poi ripetiamo la stessa cosa e avremmo cinque galloni in quello da cinque e uno in quello da tre! E poi... Ma sì!» urlò Harry, dandosi uno schiaffo in fronte «Svuoteremo quello da cinque, verseremo il gallone rimasto e altri tre dopo! Ci siamo! Svuota quello da cinque galloni»
Ron si girò per svuotarlo in modo da non bagnarsi, ma poiché la tensione era alta, distrattamente lo fece cadere a terra, spezzandolo a metà.
  «NOOOO!!!» urlò. Immediatamente rovistò nel suo mantello per cercare la bacchetta, inveendosi contro: “Dove diavolo l’ho messa?!”
Una volta trovata pronunciò l’incantesimo “Reparo!” per farla tornare alle sue condizioni originarie.
Harry girò su sé stesso e riempì il contenitore da cinque galloni, tenuto in mano da Ron. Ripeté il passaggio le altre volte necessarie e quando fu certo di aver finito controllò la clessidra. Mancavano pochissimi granelli, forse il corrispondente di dieci, forse quindici secondi.
  «Dai, Harry, manca poco!»
Insieme, appoggiarono il contenitore sulla roccia rotonda e improvvisamente i granelli della clessidra, da pochi che erano, si fermarono di colpo, molti dei quali sospesi in mezzo al foro centrale. La risata del vecchio si attutì lentamente, per poi tornare a parlare come prima:
  «Uhm... Vediamo un po’...»
Harry e Ron erano con il fiato sospeso, attendevano solamente il verdetto finale, sudati e quasi tremanti per la tensione.
  «Congratulazioni! Sembra che siano proprio quattro galloni, ben fatto! Bravi ragazzi!»
Dopotutto, l’uomo era leale, infatti tenne fede alla promessa fatta:
  «Beh, visto che ci siete riusciti vi siete meritati la libertà. Peccato, mi sarei divertito ad osservarvi anche se sbagliavate...» la sua voce presentava un’inclinazione rattristata, ma veniva smorzata dalle esclamazioni di felicità di Harry e Ron.
I ragazzi, ora sorridenti, esultarono per essere riusciti nell’impresa. Avrebbero raccontato tutto a Hermione e chissà se ci avrebbe creduto?
La grata si alzò e mostrò loro l’uscita, attraverso la scala a chiocciola che conduceva direttamente al piano terra. Senza perdere un briciolo di tempo, i due si fiondarono lungo le scale, ringraziando l’uomo:
  «Grazie!» dicevano, ma solo per fare in modo che non ritorcesse loro contro un altro dei suoi infidi scherzi.
Una volta in fondo, una leva sul muro presagiva la fine di quella piccola avventura. Harry prese la parola:
  «Però... E’ stato divertente! Non credevo di pensarla così, prima, ma devo ammettere che mi è piaciuto.»
  «Ci è andata solo bene, credimi» disse Ron con il suo solito pessimismo «Per fortuna non ha infierito»
Tirò la leva e la parete di pietra di fronte a loro si aprì, mostrando il volto severo della McGranitt. I due ragazzi, allibiti, rimasero di sasso a fissare la donna, che li squadrava da capo a piede, poi esordì:
  «Spero che la piccola lezione vi sia piaciuta. Non vorrei usare questi inganni, ma non mi lasciate altra scelta... Siete due ritardatari! E poi scomodare il signor Shitbomb, poveretto...»
Ma nella sua voce non c’era la sua classica nota di rimprovero, infatti, qualche attimo dopo fece una risata compiaciuta
  «Forza, in classe, aspettavo solo voi due...»
Fece loro strada verso l’aula. Harry, prima di muoversi dal posto, disse, rassegnato:
  «Mi sento un idiota.»
E Ron lo seguì:
  «A chi lo dici»
Ed entrarono in classe.
  
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