Daphne, a pensarci bene, è un po’ un cliché.
Daphne ha capelli biondi come il grano maturo e un viso perfettamente ovale, dai lineamenti dolci e delicati, come quello di una bambola di porcellana. Daphne ha la pelle liscia e vellutata come una pesca e un incarnato bianco come la neve. Daphne ha una gelida maschera fatta di sarcasmo pungente e rigide buone maniere, di sguardi pieni di scherno e disprezzo e gesti disinvolti e sicuri.
Ma Daphne ha anche occhi grandi e verdi, caldi e limpidi. Occhi come specchi di smeraldo che riflettono la sua insicurezza, le sue paure, la donna dolce e amichevole che potrebbe essere se non fosse per il peso di quel cognome troppo importante per lei.
Daphne è un cliché e, come nelle storie più banali, Marcus dopo quella notte con lei dovrebbe capire che in realtà sono uguali, e che lei non è mai stata una delle tante.
Ma Marcus, in barba a tutti i cliché, ha davvero un cuore di pietra che si riscalda e si ammorbidisce unicamente per il Quidditch. E, la mattina dopo, esce in punta di piedi dall’appartamento di Daphne, chiudendosi la porta alle spalle cercando di non fare rumore.
- Potrei fare una visita anche alla piccola Astoria ... – dice tra sé e sé l’uomo con un sorriso storto che nulla ha di pentito o di romanticamente tormentato.
Note finali:
Il titolo è un gioco di parole ottenuto unendo due espressioni del sito TV Tropes: "Deconstructed Trope" e "Defrosting the Ice Queen".