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Autore: LaniePaciock    11/06/2012    6 recensioni
Rick e Kate finalmente c’è l’hanno fatta, ma a che prezzo? Le dimissioni, la rottura tra Esposito e Ryan… Kate pensava di smettere, di essere in salvo, ma se venisse assassinato Smith? Se fosse di nuovo in pericolo? Ma soprattutto, cosa succederebbe se l’uomo misterioso di nome Smith non fosse stato l’unico a ricevere i fascicoli sul caso Beckett da Montgomery?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
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Cap.6 Un amico di Montgomery

Strabuzzò gli occhi, cercando di vedere qualcosa nell’oscurità che lo circondava. Nulla. Deglutì intimorito. Non gli era mai piaciuto particolarmente il buio. Poi una luce. La sentì sulla pelle prima ancora di vederla. Si girò velocemente e cercò di mettere a fuoco il piccolo chiarore pochi metri davanti a lui. Capì che proveniva da una persona. Una persona stesa a terra che irradiava una calda luce bianca. Fece un paio di passi insicuri in quella direzione, poi la riconobbe. Kate. Il respiro iniziò a farsi veloce e si mise a correre. Ma le sue gambe non volevano collaborare. Le sentiva pesanti come macigni. Fare un passo sembrava la cosa più difficile del mondo.
“KATE!” urlò. Finalmente, dopo quelle che gli parvero ore, raggiunse la donna e si inginocchiò accanto a lei. Era immobile e la sua pelle era fredda nonostante la luce calda. Aveva addosso la divisa della polizia. Gli occhi di Rick si focalizzarono sulla macchia rosso scuro nel centro del suo petto. “Kate…” mormorò terrorizzato. Cercò di premere sulla ferita per far uscire meno sangue, ma era impossibile. C’è ne era troppo. E ne usciva sempre di più. “Kate… ti prego…” sussurrò ancora, le lacrime agli occhi, accarezzandole il viso e le braccia, cercando di svegliarla. “Ti prego Kate non mi lasciare… Ti amo Kate… Resta con me, ti prego…” Il respiro gli si era fatto affannoso. Alcune lacrime gli colavano lungo il viso e gli annebbiavano la vista. Le tolse rabbiosamente e chiamò di nuovo la sua musa. Non poteva essere morta. Non ora che stavano insieme. Non ora che gli aveva confessato che anche lei lo amava. “Kate...” Una risata lo fece voltare di scatto. Cole Maddox era in piedi poco lontano da loro, un sorriso strafottente in volto e un fucile di precisione in mano. Nel buio i suoi occhi brillavano rossi come il sangue ed erano freddi come il ghiaccio.
“Cosa vuoi ancora?” gli urlò contro lo scrittore. “Vuoi anche me? Prendi anche me allora! Uccidimi!” gridò sfidandolo, le lacrime agli occhi. Sarebbe morto lì, vicino alla sua donna. L’avrebbe raggiunta ovunque fosse andata. Ma Maddox si limitò a ridere ancora. Una risata malvagia, senza gioia. Rick si girò di nuovo verso Kate e si accorse che non aveva più la divisa ora. Era vestita normalmente, maglietta chiara e pantaloni neri sotto una giacca di pelle anch’essa nera. Come un qualsiasi giorno. Non c’era più la macchia rossa sul petto. Era stata sostituita da una serie di tagli e lividi sparsi per la faccia, ma sapeva, anche senza vederli, che c’è ne erano altri sul suo corpo. “Kate… Ti prego svegliati amore…” mormorò di nuovo, accarezzandole delicatamente il viso per tentare di destarla. Era più speranzoso ora che non c’era più la macchia, ma quando passò la mano sulle sue labbra si accorse di un’altra cosa che gli fece gelare il sangue. Non la sentiva respirare. “Kate!” la chiamò ancora, disperato. Di nuovo Maddox rise. Di nuovo Rick si voltò verso di lui, rabbioso. Ora l’uomo aveva in mano una pistola. I suoi occhi si fecero ancora più rossi e brillanti mentre alzava l’arma verso la donna a terra. “NO!” urlò lo scrittore mettendosi davanti a Kate. Forse era già morta, ma se era così non voleva che quello sporco bastardo la oltraggiasse. Maddox continuava a ridere. I suoi occhi sempre più brillanti nel buio. Poi uno sparo riecheggiò nell’oscurità e l’assassino cadde a terra. Rick lo guardò confuso, le sopracciglia aggrottate, la bocca semiaperta, il respiro pesante. La luce rossa che emanava svanì velocemente. Lentamente un’altra luce venne a rischiarare il buio. Una luce blu. Girò la testa di lato e vide un altro uomo diversi passi più in là di loro, anch’esso con una pistola puntata, ma verso Maddox. Dietro l’arma, gli occhi emanavano una intensa luce blu, calda quasi quanto quella bianca di Kate dietro di lui. L’uomo abbassò la pistola e lo guardò. Era serio e distinto. Eppure c’era qualcosa di familiare che Rick non riuscì a comprendere.
“Chi sei?” urlò dopo qualche secondo di sbalordimento. Lo vide accennare un piccolo sorriso.
“Un amico di Montgomery” rispose quello con una voce calda e rassicurante. Lo guardò combattuto. Una parte di lui voleva fidarsi, affidarsi a lui. Una voce dentro al sua testa gli diceva che in qualche modo gli avrebbe riportato Kate. Prima di riuscire a prendere una decisione però, sentì la luce bianca sparire lentamente. Tentò di voltarsi verso Kate, ma scoprì di non riuscire a muoversi. Lottò contro quei fili invisibili che lo tenevano legato. Era certo che la donna si stesse allontanando sempre più da lui. Non guardò più l’uomo di fronte a sé. La sua musa era il suo unico pensiero. Voleva stringerla ancora una volta a sé. “Kate!” Finalmente riuscì a liberarsi da quella morsa, ma nello stesso istante in cui si voltò, la luce svanì completamente, portandosi Kate con sé. Iniziò a guardarsi intorno spaventato. Il buio ora lo stava ingoiando di nuovo. Non c’era più neanche l’uomo dagli occhi blu a fargli luce. Si sentiva soffocare. Il buio lo stava schiacciando. Un solo nome gli passò per la testa e lo urlò un’ultima volta prima di venire inghiottito.

“KATE!” Si destò di soprassalto. Sudava freddo e aveva il respiro pesante. Rick si guardò intorno spaesato, non riconoscendo le pareti bianche che lo circondavano. Le sue mani erano ancorate alla scomoda sedia su cui era seduto. Aveva le nocche bianche. Dopo qualche secondo si accorse che accanto a sé c’era un letto. Su di esso riconobbe la figura sdraiata di Kate. Si alzò di scatto e la raggiunse. Non emanava luce, ma la sua pelle era calda. Respirava. Era viva. Rick chiuse gli occhi, abbandonando la testa in avanti, e si appoggiò con le mani alla sponda del letto. Respirò profondamente per calmarsi. Dopo qualche secondo rialzò la testa e si passò una mano nei capelli. Un’occhiata all’orologio gli disse che erano le 5.30 del mattino. Si ricordò che erano in ospedale a causa delle ferite che la donna aveva riportato dallo scontro con Maddox. Le guardò il viso e lo carezzò piano. Esaminò i due tagli visibili; uno era accanto all’attaccatura dei capelli, l’altro invece le attraversava una guancia. Appena sopra questo aveva anche un occhio nero. Sapeva che c’era un altro taglio anche tra i capelli, dove aveva sbattuto la testa. Si ricordò anche che era sotto osservazione per paura di lesioni interne a causa di un calcio di quell’assassino. Era già svenuta quando l’avevano prelevata dal luogo dell’attacco e l’avevano poi sedata in ospedale. Avrebbe dormito fino al giorno dopo e lui si era rifiutato di lasciarla sola. Si sedette di nuovo con un sospiro. Frammenti dell’incubo appena fatto si mescolavano nella sua testa a fatti realmente accaduti. Poggiò i gomiti alle ginocchia e si strofinò gli occhi con le mani, ripensando alla sera prima. Stava preparando la cena per sé e per la sua musa. Era contento che staccasse un po’ prima solo per stare con lui, anche se forse non l’avrebbe mai ammesso. Era pur sempre l’orgogliosa Kate Beckett, anche se ora stavano insieme. Aveva guardato l’ora e aveva deciso di chiamarla per vedere se stava tornando. Poi la notizia del messaggio. E il lamento di Kate. Quel gemito di dolore gli ronzava ancora nelle orecchie. Spaventato, era corso giù a perdifiato per le scale del palazzo. Arrivato al piano terra, aveva ripensato alle parole di Kate. Aveva detto che doveva prendere qualcosa, quindi si era girato ed era corso verso l’unico negozio che conosceva vicino a lui. Mentre correva aveva iniziato a chiamare il nome di Kate, sperando che non fosse troppo tardi. Poi aveva sentito qualcuno parlare diversi metri avanti a lui e puntando lo sguardo l’aveva visto. Sembrava un incubo tornato a tormentarli. Cole Maddox, in piedi, con qualcosa in mano. Ci aveva messo due secondi per capire che era una pistola quella che teneva e che la stava puntando verso la donna accasciata a terra davanti a lui. Kate. Aveva gridato ancora il suo nome, ma era troppo lontano. Non sarebbe mai arrivato in tempo. Poi il colpo. Per un attimo il suo cuore si era fermato. Aveva urlato ancora il nome di Kate e aveva aumentato la velocità, anche se ormai era senza fiato, per coprire gli ultimi esigui metri, quando era successa una cosa inaspettata. Maddox era crollato a terra, colpito, mentre una pozza di sangue si allargava velocemente sotto di lui. Per un secondo si era immobilizzato incredulo. Poi aveva alzato gli occhi e aveva visto la figura di un uomo pochi metri più in là di Kate. La pistola era ancora alzata verso Maddox. L’aveva visto abbassarla lentamente dopo qualche secondo. Poi aveva visto due occhi blu che si inchiodavano su di lui. Un piccolo gemito aveva quindi attirato la sua attenzione e subito si era gettato su Kate per controllare se stesse bene. Per fortuna, la stessa proprietaria del negozio in cui doveva andare la donna aveva visto tutto e aveva già chiamato l’ambulanza e avvisato la polizia. Quando Rick si era assicurato che Kate fosse solo svenuta, anche se non conciata bene, aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva alzato di nuovo la testa verso l’uomo misterioso. Non si era ancora mosso dalla sua posizione.
“Chi sei?” gli aveva domandato ad alta voce. Era troppo scosso per essere educato in quel momento e non sapeva ancora se poteva fidarsi o meno di quell’individuo. L’uomo aveva fatto un mezzo sorriso.
“Un amico di Montgomery” aveva risposto semplicemente senza dare altre spiegazioni. Poi erano arrivati Ryan ed Esposito, che avevano sentito il fatto dalla radio della polizia mentre tornavano da casa Smith. Appena dopo di loro era arrivata l’ambulanza. Kate era stata portata in ospedale e Rick era andato con lei. I due detective invece avevano preso in custodia l’uomo, mentre altri agenti appena arrivati iniziavano a recintare la zona per nascondere la vista del corpo ai curiosi e attendere il medico legale.
Fece un sospiro e si passò di nuovo una mano nei capelli. Dopo quasi un’ora un medico gli aveva detto che Kate non era grave. Le avevano messo diversi punti ai tagli, ma l’unico rischio era quello di danni interni. L’avrebbero tenuta sotto osservazione, addormentata, per la notte. Se il giorno dopo non ci fossero stati problemi, e se Kate si fosse sentita in grado, avrebbe già potuto essere dimessa. Nel frattempo aveva avvertito Jim Beckett, il padre di Kate. L’uomo era fuori città e sarebbe arrivato il prima possibile in mattinata.
Guardò la sua musa addormentata. Aveva rischiato ancora una volta di perderla. Ancora una volta era arrivato troppo tardi, come quando Maddox le aveva sparato. È il destino, la fortuna o l’universo quello che non ti permette di andare via da me? Perché qualunque cosa sia, non smetterò mai di ringraziarlo abbastanza… Un anno fa Maddox le aveva mancato il cuore per un soffio. Qualche giorno fa Ryan l’aveva recuperata appena in tempo un attimo prima che cadesse da un palazzo. Ora era arrivato un misterioso salvatore. Ripensò alla figura di quell’uomo. Un amico di Montgomery… Ora che ci penso, anche l’uomo sconosciuto del telefono si era presentato così… Doveva parlare con questo tizio. Ma non voleva lasciare Kate sola. Sospirò e iniziò a cercare una inesistente posizione comoda su quella sedia d’ospedale. Qualche minuto dopo però, quando ormai stava per assopirsi, gli vibrò il cellulare in tasca. Si alzò, lanciando un sguardo tenero alla sua donna, e si allontanò di qualche passo.
“Castle” rispose passandosi una mano sulla faccia per svegliarsi.
“Ehi Castle, sono Ryan” replicò il detective. “Come sta?” chiese subito riferendosi a Beckett, preoccupato.
“Sembrerebbe bene. I medici dicono che ha solo qualche taglio e livido. La tengono sotto osservazione stanotte, ma se non ha problemi potrebbe già uscire domani” ripeté in sintesi il discorso del medico. Sentì l’uomo tirare un sospiro di sollievo. “Avete novità voi?”
“Sì. Sembra che Maddox sia riuscito in qualche modo a clonarti il cellulare e che lo abbia usato per mandare un messaggio a Beckett.” Rick lanciò un’imprecazione sottovoce. “Ah, e hanno anche ritrovato l’auto di Smith vicino a casa tua.”
“Cosa??” domandò incredulo. “Che ci faceva lì?”
“Non lo sappiamo” rispose il detective. “L’hanno mandata subito in centrale per fare i soliti test. C’era del sangue nel bagagliaio e sembra sia dello stesso tipo di quello di Smith”
“Quindi lo avrebbero portato sotto quel ponte con la sua stessa auto” ipotizzò Castle.
“Già, ma non è questa la cosa strana.” La voce di Esposito proruppe dal telefono in vivavoce.
“E quale sarebbe?” chiese curioso.
“Hanno trovato delle impronte all’interno della macchina. Sono di Maddox” rispose Esposito.
“COSA??” esclamò di nuovo lo scrittore incredulo. Si accorse di aver urlato, quindi abbassò il tono. “Che c’entrava Maddox con Smith?” domandò confuso aggrottando le sopracciglia.
“È quello che cercheremo di scoprire” replicò Ryan.
“Maddox è un assassino professionista. Perché torturare e uccidere un medico? Cosa nascondeva di tanto importante?” domandò più a sé stesso che ai due detective. Poi gli venne un’idea. “Non è che potrebbe… insomma, forse potrebbe essere correlato con il caso Beckett” disse sottovoce, quasi per paura che Kate si svegliasse al solo pronunciare quel nome. Ci fu qualche secondo di silenzio.
“Forse... Ma per il momento non possiamo supporre molto di più del fatto che Smith sia stato torturato e ucciso da Maddox. E anche questo è da provare. Hanno trovato dei residui di olio sulle ruote che speriamo ci portino al luogo in cui era tenuto. Comunque abbiamo già richiesto tabulati e conti bancari della vittima per verificare se nascondeva qualcosa di poco pulito o se c’è qualcosa di insolito” rispose Ryan.
“Se fossero collegati, allora forse potrebbe non essere un caso che lo stesso giorno in cui avete trovato Smith morto, Maddox riprovi a uccidere Kate” suppose ancora Rick, continuando con il suo ragionamento.
“Per il momento possiamo solo aspettare le analisi. Hanno dato la priorità al caso quindi nel giro di qualche ora dovremmo avere qualcosa” dichiarò Esposito. “Ah, Castle, la Gates vuole vederti. Ha detto che vuole iniziare ad avere almeno da te un rapporto di quello che è successo.” Rick sospirò.
“Ok. Non voglio lasciare sola Kate però. Facciamo così, appena arriva il padre vengo al distretto” propose lo scrittore. Quando i due detective gli ebbero dato risposta positiva, gli venne in mente un’altra cosa. “A proposito... sapete niente dell’uomo che ha sparato a Maddox?” domandò curioso.
“Poco” rispose Esposito. “Dai documenti sembra si chiami Max Kastor, 70 anni…”
“Però! Buona mira per un settantenne…” commentò Castle divertito.
“Buona davvero. L’ha preso in pieno al petto quel bastardo” replicò Esposito con una punta di ammirazione. “Comunque a parte questo e che abita a New York non sappiamo altro. In ogni caso stiamo facendo delle ricerche anche su di lui. Non ci ha voluto dire niente, tranne che vuole parlare con Beckett.” Rick girò la testa per guardare la sua musa, pensieroso.
“Questa storia mi piace sempre meno…” mormorò lo scrittore. Sentì due approvazioni laconiche anche dall’altra parte del telefono.
“Senti Castle ancora una cosa” esclamò Ryan dopo qualche secondo. “Come mai ieri sera Beckett stava venendo a casa tua?” domandò sogghignando. Rick rimase per un momento senza parole. Kate non aveva detto a quei due che stavano insieme. E di certo non voleva essere ucciso per averglielo detto lui. Deglutì e iniziò a spostare il peso da un piede all’altro.
“Ehm… Ecco noi… io…” balbettò.
“Wow fratello, il grande scrittore senza parole! Dobbiamo dedurne particolari imbarazzanti e scottanti che non ci avete raccontato?” domandò stavolta Esposito, a metà tra il serio e il divertito. Rick sbuffò.
“Non c’è nulla da raccontare” rispose lo scrittore velocemente. “Voleva solo… voleva solo chiedermi se ricordavo qualche altro particolare su Smith, ecco!” inventò al momento. Che razza di scrittore! pensò scocciato. È tutto qui quello che sai fare?? Ha ragione Kate quando mi chiede come faccio ancora a campare di parole! Questo volta fu il turno dei due detective sbuffare.
“E noi dobbiamo crederci?” chiese Ryan scettico. Non avendo altre notizie, e non riuscendo a ricavare altro da Castle, i tre si salutarono e riagganciarono. Rick tornò a sedersi stancamente sulla sedia accanto al letto di Kate. Le nuove informazioni gli frullavano per la testa. Quindi Maddox avrebbe torturato e ucciso Smith per farsi dire chissà che cosa… Qualcosa di importante senza dubbio. Poi ha scaricato Smith sotto un ponte con la sua stessa auto. A quel punto, clonandomi il telefono, quel bastardo ha trovato un modo per far uscire allo scoperto Kate tendando di ucciderla ancora… Ma perché ora? Perché non prima o fra qualche giorno? Se c’entrasse davvero con il caso Beckett potrebbe aver ricavato informazioni da Smith tali da permettergli di eliminare definitivamente Kate. Ma cosa aveva un dottore di tanto importante?? E questo Kastor cosa c’entra in tutta questa storia? Perché vuole parlare solo con Kate? Se avesse voluto farla fuori, l’avrebbe fatto ieri sera. Quindi che cosa vuole da lei? Si passò una mano tra i capelli con un sospiro. Poi si alzò e si appoggiò di nuovo alla sbarra del letto per osservare Kate. Sfiorò lentamente con la punta delle dite i tagli sul suo viso. Maddox ha aspettato quasi un anno prima di riprovare a eliminarti e ora due volte in pochi giorni? Cosa è cambiato? Un dubbio gli passò per la mente. E se non ci fosse più alcun patto? Se non fosse più al sicuro? Scacciò quel pensiero dalla testa. Se fosse stato così, il suo contatto misterioso l’avrebbe chiamato, glielo avrebbe detto. Tornò a guardare Kate. Svegliati presto mia musa e non preoccuparti. Io resterò con te per sempre.
 
Verso le 7am arrivò in ospedale Jim Beckett e trovò Castle ancora perso a guardare con occhi teneri Kate addormentata sul lettino. Non riuscì a reprimere un sorriso. Quello scrittore era davvero l’uomo giusto per la sua bambina. Trasudava amore per lei da ogni poro. Si schiarì la voce e Rick si accorse in quel momento di lui. Si riscosse e gli andò incontro per salutarlo. Gli spiegò le condizioni di Kate e, in breve, come mai era in quello stato.
“Ehm, io dovrei andare al distretto. Mi hanno chiesto un rapporto di quello che è successo” disse infine Rick incerto. Jim annuì.
“Vai pure ragazzo. Mi prendo per un po’ cura io di Katie.” Rick sorrise riconoscente.
“Grazie mille. Per favore mi può chiamare appena si sveglia?” domandò poi ansioso, mentre recuperava la giacca appesa alla sedia.
“Solo se la smetti di darmi del lei e cominci a darmi del tu. Infondo ormai stai insieme alla mia piccola, no?” rispose Jim ridacchiando. Rick annuì, felice e un po’ imbarazzato. Si era dimenticato che la sua musa aveva raccontato di loro al padre.
“Senz’altro Jim” replicò. Quindi ritornò da Kate e le lasciò un piccolo bacio sulla fronte, attento a non toccare il taglio presente. “Torno presto amore” sussurrò piano sulla sua fronte prima di staccarsi, salutare Jim e avviarsi fuori dall’ospedale. Arrivato all’esterno, fermò un taxi e gli diede l’indirizzo del distretto. Lungo il tragitto gli squillò il telefono. Era Alexis. Era preoccupata perché aveva provato a chiamarlo a casa e non aveva risposto. Con un sospiro, raccontò anche a lei brevemente i fatti della notte prima e assicurò la ragazza sulla salute di Kate e sulla sua. Chiuse la chiamata appena prima di entrare al distretto. Meno di due minuti dopo era davanti alle scrivanie di Ryan ed Esposito. Riuscì appena a salutarli, prima di venire subito chiamato dal capitano Gates nel suo ufficio insieme ai due detective. Per l’ennesima volta, Rick raccontò i fatti della sera prima, questa volta con tutti i particolari che ricordava. Ci mise mezz’ora per fare un resoconto completo. Poi Ryan ed Esposito integrarono il racconto con le poche informazioni che avevano attenuto fino a quel momento e che avevano già condiviso con lo scrittore al telefono.
“Inoltre stiamo ancora verificando l’identità di Kastor. Ha carte di credito e tutto, anche un appartamento a suo nome, ma sembra che in realtà fino a qualche mese fa non sia mai esistito” concluse Esposito. Ci fu qualche secondo di silenzio. La Gates incrociò le mani davanti al volto, pensierosa.
“E avete detto che questo signor Kastor, se davvero questo è il suo nome, non vuole parlare?” domandò la donna. Ryan annuì.
“Vuole parlare solo con Beckett” spiegò il detective. Castle si schiarì la gola e tutti si girarono a guardarlo.
“Se permette capitano, io… io vorrei fare una prova con Kastor. Vorrei provare a parlargli” disse prima incerto poi più sicuro. Il capitano lo guardò per qualche secondo, studiando la sua proposta.
“Cosa pensa di ottenere signor Castle?” domandò. Non era un’accusa. Sembrava più incuriosita che arrabbiata e questo diede nuove energie allo scrittore.
“Forse niente, ma vorrei provare lo stesso a capire cosa vuole da K… da Beckett” si corresse velocemente all’ultimo. La Gates lo squadrò per qualche istante, poi annuì, sotto lo sguardo sbalordito dei tre uomini. Rick non pensava seriamente di riuscire a convincerla.
“Molto bene signor Castle. Veda se riesce a tirargli fuori qualcosa. Immagino che abbia visto abbastanza volte la detective Beckett all’opera per sapere come condurre un interrogatorio.” Rick aveva ancora la bocca spalancata. Scosse la testa per riprendersi e annuì vigorosamente. “Vada allora. Noi guarderemo dallo specchio” concluse la donna, alzandosi. Castle lanciò un’occhiata ai due detective vicino a lui, entrambi con la bocca ancora aperta per lo stupore. Quindi annuì di nuovo e precedette il gruppo fuori dall’ufficio. Il capitano e i due detective entrarono nella stanzetta accanto alla sala interrogatori. Rick si fermò un momento fuori dalla porta. Tutta l’energia che aveva prima sembrava improvvisamente essersene volata via. Non aveva mai condotto un interrogatorio da solo. Sperò di non fare casini. Prese un respiro e girò la maniglia per entrare. La prima cosa che lo colpì dell’uomo seduto dall’altra parte del tavolo fu la calma. Era placidamente seduto con una gamba accavallata all’altra, le mani incrociate sulla pancia, la schiena ben poggiata allo schienale della scomoda sedia degli interrogati. Aveva più l’aria di uno fermo in una sala d’aspetto che in una stanza d’interrogatorio. Indossava lo stesso completo della sera prima. Giacca e pantaloni grigio chiaro, camicia blu con un bottone aperto sul collo e senza cravatta. Nonostante l’età aveva ancora un bel fisico. Le spalle erano larghe come quelle di un nuotatore. I corti capelli erano grigi, ma non lo invecchiavano, anzi gli davano un’aria vissuta. Come anche le sottili rughe che gli contornavano il volto. Da giovane doveva essere stato un uomo davvero affascinate e anche con l’età aveva ancora quell’aura da Don Giovanni che doveva averlo caratterizzato e che sicuramente aveva fatto strage di cuori. Kastor non si girò subito a guardarlo. Sembrava particolarmente interessato alla telecamera all’angolo del soffitto. Quando sentì la porta chiudersi però, si voltò. Rick rimase per un momento immobile, mentre si studiavano a vicenda. Alla luce delle lampade ora poteva vedere bene gli occhi dell’uomo. Erano blu come i suoi, ma con una tonalità più scura, più profonda. Prese un altro respiro e si andò a sedere di fronte a lui. Kastor continuò a seguirlo con gli occhi, senza mai staccare lo sguardo dai suoi movimenti.
“Signor… Kastor, giusto? Mi chiamo Richard Castle e…” cominciò lo scrittore.
“So chi è lei” lo bloccò l’uomo. Era una constatazione, ma il suo tono era strano. Sembrava annoiato e curioso insieme. La sua voce era profonda e rimbombava leggermente nella piccola stanza. Rick rimase per un momento spiazzato, poi si riscosse.
“Beh, ehm, bene. Visto che le presentazioni sono superflue, allora direi di andare subito al sodo. Cosa vuole da Beckett?” Kastor fece un mezzo sorriso.
“Mi sembrava di essere stato chiaro con i suoi amici. Devo parlare con la detective Kate Beckett, non con lo scrittore Richard Castle, per quanto la conversazione sarebbe sicuramente piacevole” rispose ironico. Rick sbuffò.
“E perché deve parlare solo con lei? Cosa deve dirle di così segreto che non possiamo sapere?” domandò nervoso.
“Oh, non è un segreto. È solo una cosa che devo condividere con la detective urgentemente. Potrà anche assistere se vuole, e probabilmente lo farà visti i suoi legami con la detective, ma al momento devo parlare con lei. Me la porti qui o mi porti da lei e vedrà che ogni cosa le sarà chiara” replicò tranquillamente. Rick aggrottò le sopracciglia, irritato.
“Cosa intende dire con ‘i suoi legami con la detective’? Lei non sa niente di me, né della detective Beckett!” disse con veemenza Castle, i pugni stretti sul tavolo, la mascella serrata. L’uomo lo guardò a lungo prima di rispondere, inchiodando i suoi occhi a quelli dello scrittore. Rick si sentì sotto esame, ma tutta la tensione che aveva accumulato si sciolse senza che se ne accorgesse. Alla fine Kastor prese un respiro profondo, poggiò i gomiti sui braccioli della sedia e portò le mani congiunte davanti alla faccia. Sembrava indeciso se dire qualcosa o meno.
“Io so di te e di Kate molto di più di quanto pensi Richard” rispose dopo qualche secondo. Il tono non era più ironico. Era serio.
“Ma che significa? Come…” iniziò lo scrittore, ma fu subito interrotto.
“Non importa come al momento. Devo parlare con la detective Beckett. È una questione di vitale importanza” disse deciso. Rick lo squadrò per un momento, incerto.
“Come facciamo a sapere se possiamo fidarci?” domandò lo scrittore con aria di sfida dopo qualche istante. Tornò il sorriso divertito sul volto di Kastor.
“Signor Castle, se avessi voluto uccidere la detective, l’avrei fatto ieri sera non crede?” Rick continuava a studiarlo, combattuto. Non riusciva ancora a capire se poteva avere fiducia di lui o meno. Come nel suo sogno, una parte di lui lo metteva in guardia, mentre un’altra lo spingeva a fidarsi. In quel momento gli squillò il cellulare.
“Castle” rispose senza smettere di controllare Kastor, che a sua volta lo osservava attento.
“Rick, sono Jim Beckett. Kate si è svegliata.” Lo scrittore fece un balzo sulla sedia.
“Va bene, arrivo subito. Grazie di avermi avvertito Jim” disse velocemente e riagganciò, visibilmente sollevato.
“Si è svegliata?” domandò Kastor. Rick, che si era già alzato, si bloccò. “Non serve che tu risponda. Lo vedo dalla tua faccia” continuò sorridendo. Sembrava sinceramente felice. Lo scrittore sbuffò scocciato, ma non replicò. Ora aveva altro a cui pensare. Voleva rivedere gli occhi della sua donna. Ne aveva bisogno. Voleva accertarsi che stesse realmente bene. Era già alla porta quando Kastor lo fermò. “Signor Castle, ancora una cosa prima che vada dalla sua musa.” Rick si voltò verso di lui, guardandolo male, e incrociò le braccia al petto in attesa. “Non c’è più alcun patto” disse in tono grave dopo qualche secondo. Lo scrittore rimase a bocca aperta, scioccato. Poi cercò di ricomporsi.
“Non so di cosa sta parlando…” mugugnò mentre si girava per uscire.
“Richard” lo fermò di nuovo l’uomo. Rick rimase immobile, la mano sulla maniglia della porta, combattuto, spaventato. Non può essere… L’avrei saputo… Girò lentamente la testa verso Kastor. Gli occhi blu dell’uomo sembravano volerlo trapassare. “Sai benissimo di cosa sto parlando. Non c’è più alcun patto che possa tenere in vita la detective Beckett. Lei non è più al sicuro dal drago.”

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Xiao!! :D
Ecco qui un altro cap! :)
Lo so che molti di voi pensavano fosse Rick il misterioso salvatore e invece no! XD E' entrato in scena il nostro nuovo personaggio! :D Ma sarà realmente chi dice di essere?.... mistero.....
Ok la smetto! X) A parte questi piccoli miei scleri, spero vi sia piaciuto il cap! :)
Grazie a chi mi ha lasciato anche solo un commento e a chi invece mi ha scritto ben di più (anche un po' maledicendomi per l'ultimo finale XDXD)!! Continuate a dirmi che ne pensate!! (sempre in bello o in brutto, non mi arrabbio!! ;D)
Boh, dovrei aver detto tutto! Buona giornata!! E a quelli che hanno finito la scuola buone vacanze!! (beati voi! godetevela!)
Lanie 
ps: non credo di averlo detto l'ultima volta, ma nel cap precedente, quando Rick dice di aver incontrato Smith in ospedale, succede davvero!!! O.O Smith gli passa dietro mentre lui si aggiusta i capelli!! Io non lo sapevo finché non me l'hanno detto... Voi lo sapevate??
  
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