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Autore: TooLateForU    11/06/2012    12 recensioni
"Abbiamo undici anni, siamo abbastanza grandi per passare capodanno dove vogliamo!" replicò, sicuro.
"Anche soli, sull'Empire State Building, a un minuto dalla mezzanotte e senza averlo detto a nessuno?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"shine on until tomorrow, let it be, let it be.."


"Se...se la mamma lo viene a sapere mi ucciderà!" esclamai, piegandomi leggermente sulle ginocchia e tentando di riprendere fiato.
Lui fece un gesto seccato, e si aggiustò velocemente i ricci che cadevano disordinati sulla fronte "Abbiamo undici anni, siamo abbastanza grandi per passare capodanno dove vogliamo!" replicò, sicuro.
"Anche soli, sull'Empire State Building, a un minuto dalla mezzanotte e senza averlo detto a nessuno?"
Stavolta Harry non rispose, mi prese per mano e mi trascinò velocemente più avanti, fino a che non avemmo una vista perfetta di tutta New York sotto di noi, più brillante che mai.
"Tre, due, uno.." mormorò, ed io stavo ancora fissando i suoi grandi occhi verdi quando scoppiò il primo fuoco d'artificio nel cielo. Puntai lo sguardo verso il cielo, estasiata, vedendo una cascata di luci rosse, blu, verdi, dorate illuminarlo.
Non le avevo mai viste così vicine a me.
Il mio migliore amico mi strinse la mano, più forte di prima, ed io sentii una scossa d'elettricità passarmi dalla testa ai piedi.
"Verremo qui anche l'anno prossimo?" bisbigliai, senza distogliere lo sguardo dal cielo.
"Ed anche l'anno dopo ancora. E quello dopo ancora."
"Per sempre?"
"Per sempre, Adie."

"Mancano solo dieci minuti alla mezzanotte, signori miei!" esclamò allegro Alan, indicando lo schermo della TV sintonizzato in diretta con Times Square dove si iniziava il conto alla rovescia.
Un urlo entusiasta si levò da tutto il bar, ed io alzai gli occhi al cielo rigirandomi tra le mani il caffè ormai freddo.
Odiavo Capodanno, lo odiavo sul serio. Era una festività del tutto inutile. Cosa dovrebbe rappresentare? Era solo una convenzione con la quale si passava da un anno all'altro, sarebbe potuto essere il dieci agosto, il tre aprile..un giorno qualsiasi.
Ma il mondo non sembrava pensarla così. Ooh, un momento è il 2013 e quello dopo è il 2014, compriamo mille petardi e lucine ridicole e rompiamo i coglioni tutta la notte a coloro che vogliono solo dormire in pace!
"Adie, ancora con quel muso?" domandò a voce alta, troppo alta, Alan-il-barista. In realtà era un tipo abbastanza simpatico, con quell'aria gioviale e i lunghi baffoni bianchi, ma quella sera non sopportavo nessuno.
"Se pensi che questo sia fare il muso non mi hai mai vista al mio compleanno." ribattei, incolore, mandando giù l'ultimo sorso di caffè.
Alan posò un gomito sul bancone, e mi puntò un indice contro "Tu, ragazza mia, sei troppo giovane e carina per startene tutta sola a Capodanno!" mi accusò.
"Ti prego, risparmiami la ramanzina quest'anno.."
"No, cara mia, adesso ti alzi e porti le tue belle gambine fuori dal mio bar!"
Strabuzzai gli occhi "Mi stai cacciando?!" chiesi, quasi sconvolta, e lui annuì solennemente "Assolutamente sì! Vai bella, fuori!" continuò, e prese anche a fare dei gesti eloquenti con le mani.
Io sbuffai, scendendo dallo sgabello e mettendomi apposto il cappotto "Ti odio, Alan Tucker!"
"Un giorno mi ringrazierai." rispose solo, facendomi l'occhiolino.

Freddo. Il 31 dicembre a New York faceva maledettamente freddo, e il mio cappotto sembrava fin troppo leggero.
Respirai a bocca aperta, e il mio respirò si trasformò in una nuvoletta condensata.
I grattacieli sembravano un esplosione di colori continua, e c'era talmente tanta luce che quasi sembrava giorno. Tra poco avrebbero cominciato a far esplodere i fuochi d'artificio, sicuramente.
Luci. Capodanno. Fuochi d'artificio. Sospirai, e mi imposi di non pensarci.
Cinque minuti, cinque minuti e questa schifosissima quanto inutile sarà passata. Sarà passato un altro stupido, insulso, patetico anno..senza di lui.
"Vaffanculo!" esclamai, a nessuno di preciso, anche se una mamma tappò le orecchie al figlioletto di otto anni scandalizzata, accelerando il passo.
Camminavo, camminavo, camminavo...Non sapevo neanche dove stavo andando, dato che non facevo altro che fissare i miei piedi. Il suolo era davvero molto interessante quella sera.
Alzai gli occhi, improvvisamente, e mi accorsi che i miei carissimi piedi mi avevano portato davanti al grattacielo più alto di tutta New York.
"Dannazione.." mormorai, a mezza bocca.
L'Empire State Building, in tutta la sua maestosità, mi si presentava davanti luminoso.
Tre anni. Tre anni che non salivo su quella stupida costruzione il 31 dicembre.
Che senso avrebbe avuto salire, senza di lui? Era una cosa da noi, da migliori amici, una cosa solo nostra.
Ma da sola, perdeva ogni significato. Evidentemente anche io avevo perso ogni significato per lui, dato che era sparito per darsi alla vita da cantante tre anni prima, e non si era fatto più sentire.
Non che non sapessi che fine avesse fatto, per questo i giornali scandalistici sono piuttosto utili, ma avrei preferito un messaggio, una chiamata, un'email, un fottuto piccione viaggiatore piuttosto che servirmi di stupidi giornali per sapere cosa cazzo facesse.
Guardai ancora l'Empire, e pensai a come sarebbe stato salire da sola. Almeno avrei evitato tutta la calca che si sarebbe riversata per la strada, e le urla sarebbero state meno assordanti da là sopra.
Non ci pensai un secondo di più, entrai e come mi aspettavo c'ero solo io, e due controllori. Camminai lentamente fino all'ascensore, che in quattro secondi percorse tutti i centoquarantadue piani che ci sepraravano da terra.
Le porte si aprirono con un sonoro bip, e mi immersi nuovamente nell'aria fredda della notte. Da qui si vedeva benissimo tutta Times Square, con quella palla gigante illuminata.
"Sei venuta."
Gelai sul posto, e in un secondo ripassai tutte le mosse di karate che conoscevo per stendere il possibile aggressore. Mi girai di scatto, pronta a prenderlo a ginocchiate sui denti, quando mi accorsi di chi avevo davanti.
Era alto, di gran lunga più di me. Portava dei jeans anonimi, una maglietta e una giacca di pelle nera nelle quali tasche aveva ficcato le mani. Spalle larghe, e ricci morbidi gli ricadevano sugli occhi.
Gli occhi. Verdi. Verdissimi.
Dovevo avere una faccia sconvolta, perchè passò lentamente una mano davanti al mio viso "Stai avendo un attacco epilettico o..?"
Rinvenni, e scacciai la sua mano con uno schiaffo sonoro.
"Ahia!"
"Brutto pezzo di merda, che cazzo ci fai qui?!" gridai, strozzata.
"Dio, mi sei mancata da morire anche tu."
"Non mi sembra il caso di scherzare, Styles." sibilai, stringendo le mani a pugni. Lui sogghignò, avvicinandosi di più a me.
Odio, odio quando fa così. Quando ti fa venir voglia di baciarlo e di picchiarlo ferocemente nello stesso momento.
"Wow, sei cambiata un sacco." mormorò, spostando delicatamente un riccio dalla mia fronte. Io mi allontanai infastidita.
"Sai, alle persone succede. Crescere, intendo. Mi sorprende che tu ti ricordi della mia esistenza, dopo tre anni." lo attaccai.
Harry alzò gli occhi al cielo "Mado', come la fai lunga Adie. Ti ho già detto che mi dispiace."
"No, non l'hai fatto!"
"Ah, davvero? Okay, allora mi dispiace."
Presi un lungo respiro, cercando di trattenermi da gettarlo giù dal grattacielo "Stammi bene a sentire, se pensi che essere venuto qua sopra dopo anni di assenza possa cambiare qualcosa, ti sbagli. Io ti odio!" misi in chiaro.
Purtroppo l'ultima mia parola venne coperta da un boato proveniente dalla strada, e dalla scoppio di decine di fuochi d'artificio sopra le nostre teste. Alzammo entrambi gli occhi verso il cielo, che si illuminava di mille colori.
Harry riportò l'attenzione su di me "Che hai detto?" chiese, quasi urlando per sovrastare gli scoppi.
"Che ti odio!" ripetei, a voce più alta.
"Cosa?"
"Ti odio!"
"Ti amo anche io, Adrienne!" esclamò, sorridendo a trecentocinquanta denti, e non ebbi il tempo di realizzare che aveva capito male e di ripetere che mi attirò a sè e mi tolse il fiato con un bacio.
Ci staccammo, ed io boccheggiai per qualche attimo "Io..io..no, non, ngggggh.."
"Lascia che sia, Adie. Lascia che sia così." bisbigliò lui, prima di posare di nuovo le labbra sulle mie.
Non mi disse mai se veramente aveva sentito male, o se aveva fatto finta di niente, seppi solo che i veri fuochi d'artificio li avevo sentiti dentro di me, il 31 dicembre 2013, sull'Empire State Building.



libera ispirazione da un film di cui non ricordo il nome dove due tizi si danno appuntamento a capodanno sull'Empire, e ovviamente la canzone citata above è Let it be dei Beatles.
tralasciamo il fatto che non credo si possa salire sull'empire a mezzanotte, e anche se si potesse io ricordo una fila interminabile. licenza d'autore, lol
detto questo, vado a nascondermi sotto un sasso *bye*
ah, se non si fosse capito quando si rincontrano hanno entrambi 19 anni, e Adie dice di non sentirlo da tre anni perchè quando Harry ne aveva sedici ha cominciato la carriera da cantante :)
   
 
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